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Per una retorica del cibo nella poesia comicorealistica

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Giuseppe Crimi<br />

Nei versi emerge un aspetto che contrasta con un’abitudine: Sacchetti vuole<br />

evitare che il banchetto divenga il luogo conviviale di discussione, di scambio<br />

culturale; cibi, come il bue e i maccheroni, quindi, devono essere consumati<br />

senza la presenza dei discorsi dei filosofi e dei sapienti. Nel secondo caso il<br />

sonetto è impiegato come menu per <strong>una</strong> cena imminente (il pesce è adatto al<br />

venerdì):<br />

Compare, el nostro Mari dotto magno,<br />

che ben si può chiamar lo ’mperadore,<br />

presentito di voi un vostro errore,<br />

dispon trattarvi come buon compagno:<br />

dice di darci venerdì un ragno<br />

di libre venti, lesso, col savore,<br />

sogliole poi e muggine a furore,<br />

e altri pesci assai, e non di stagno;<br />

capperi prima e menta per coverta,<br />

di riso la sco<strong>del</strong>la ben fornita,<br />

con vin solenni come il mangiar merta,<br />

con torte, marzapane e treggea trita 68 .<br />

Sulla preparazione dei cibi per la cena troviamo il sonetto di Franco Non<br />

intuoni la Magna alcun per boria 69 o quello pseudo-burchiellesco Se nanti carnascial<br />

non ci dai cena 70 . L’invito a cena prevede anche la scelta <strong>del</strong>le pietanze:<br />

il Burchiello, inviando un sonetto a Leon Battista Alberti, chiede di organizzare<br />

<strong>una</strong> cena insieme a Rosello Roselli: «Fa di darci capponi lessi et arrosto, / giovani,<br />

grassi e non sien cotti al forno, / ma vòlti al fuoco adagio adagio e scosto»<br />

71 . In Simone de’ Prodenzani i sonetti Posto silençio, lavati et assisi 72 e<br />

Tortelli in scu<strong>del</strong>la e bramangieri 73 rappresentano le liste dei cibi da consumare.<br />

Uno dei banchetti più importanti <strong>del</strong>l’anno è quello <strong>del</strong> carnevale: il seguente<br />

testo di Anselmo Calderoni è interessante, perché ribalta l’abbondanza e la<br />

magnificenza generalmente legate al consueto momento con la presenza di cibi<br />

modesti, anche a causa <strong>del</strong>la povertà <strong>del</strong> poeta stesso:<br />

68 N. TINUCCI, Rime, a cura di C. Mazzotta, Bologna, Commissione per i testi di lingua,<br />

1974, 35 a , vv. 1-12, p. 39. Il «ragno» indica la spigola (non è quindi in Pulci la prima attestazione,<br />

come si sostiene in G. FOLENA, Nomi di pesci, fra cucina e zoologia, in ID., Il linguaggio <strong>del</strong><br />

caos. Studi sul plurilinguismo rinascimentale, Torino, Bollati Boringhieri, 1991, p. 175), il «savore»<br />

indica <strong>una</strong> salsa, mentre il muggine è un pesce ricoperto da scaglie che sembrano d’argento,<br />

da cui l’allusione allo stagno <strong>del</strong> verso successivo. Infine la «treggea» significa “dolciumi”.<br />

69 In Il “Libro dei Sonetti”, cit., CXXXV, pp. 116-17.<br />

70 In Sonetti <strong>del</strong> Burchiello <strong>del</strong> Bellincioni…, cit., p. 166.<br />

71 I sonetti <strong>del</strong> Burchiello, cit., LVI, vv. 9-11, p. 53.<br />

72 Rime, cit., vol. I, pp. 280-81.<br />

73 Ivi, vol. II, p. 302.<br />

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