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Per una retorica del cibo nella poesia comicorealistica

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Giuseppe Crimi<br />

Da segnalare, ancora di Simone de’ Prodenzani, il sonetto <strong>Per</strong> introduttion,<br />

quel buon macario, un’invocazione alla gola e al <strong>cibo</strong> attraverso la parodia di<br />

formule sacre 116 , che rappresenta uno degli antecedenti volgari <strong>del</strong> cosiddetto<br />

Credo di Margutte.<br />

Infine non dimentichiamo che la dietetica medievale considerava il <strong>cibo</strong><br />

come un elemento utile alla salute. Un testo <strong>del</strong>l’anonimo genovese – ci troviamo<br />

tra la fine <strong>del</strong> Duecento e i primi anni <strong>del</strong> Trecento – testimonia l’uso di<br />

soluzioni fortemente realistiche: «Chi, per vila e per montagne, / usa tropo le<br />

castagne, / con vim brusco e con vineta, / sona(r) speso la trombeta. / E<br />

Lavicena comanda / de no usar tar vianda / chi fa tanto vento agrego: / schivaila<br />

ch’e’ ne prego» 117 . Testi simili dovevano circolare in numero maggiore rispetto a<br />

quelli tràditi: si prendano i versi «Nulla cosa è, più lo stomaco uccida / Se la<br />

sentenza d’Avicenna accogli, / Che ’l <strong>cibo</strong> e ’l vino sanza regola o guida» 118 o<br />

quelli di Giovan Matteo di Meglio:<br />

L’uom ch’è avezzo a potar chol pennato<br />

o a zappar, de! no gli dar penniti,<br />

s’egl’è ’nfreddato, né polli spenuti.<br />

Ma dàgli per mangiar porrina o more,<br />

chon pan di miglo, e no gli dar <strong>del</strong> mero<br />

se vuoi che stie più san che pesce in muro<br />

dov’abbi un foro, e sia fondato in mare 119 .<br />

Sull’argomento si veda anche il piacevole sonetto di Antonio di Meglio Giovanni,<br />

i’ mi parti’ non meno offeso, nel quale il poeta fornisce il rimedio culina-<br />

116 In Rime, cit., vol. II, p. 300. Testi di questo tipo hanno alle spalle <strong>una</strong> ricca tradizione<br />

medievale, soprattutto di stampo goliardico: si veda la Letanie des Bons Compagnons (cfr. F.<br />

NOVATI, La parodia sacra nelle letterature moderne, in ID., Studi critici, Torino, Loescher,<br />

1889, pp. 189-90 e Parodies de thèmes piexu dans la poésie française du Moyn Age. Pater –<br />

Credo Ave Maria-Laetabundus, textes critique précédés d’une introduction par E. Ilvonen,<br />

Paris, Champion, 1914, pp. 115-22). Testi simili a quello di Simone de’ Prodenzani si trovano<br />

nel Libro di carnevale dei sec. XV e XVI, raccolto da L. Manzoni, Bologna, Romagnoli, 1881.<br />

117 Anonimo genovese, Poesie, edizione critica, introduzione, commento e glossario a<br />

cura di L. Cocito, Roma, Ateneo, 1970, VIII, p. 120.<br />

118 Versi inediti pubblicati in C. GUTKIND, Cosimo de’ Medici il vecchio, Firenze, Giunti<br />

Martello, 1982, p. 234. Dovevano circolare un buon numero di testi nei quali il <strong>cibo</strong> era utilizzato<br />

con fini terapeutici: si veda anche il sonetto di Feo Belcari Se vuoi campar dalla<br />

cruda epidimia (in FLAMINI, La lirica toscana <strong>del</strong> Rinascimento…, cit., p. 371) e quello di<br />

Nicolò Malpigli Guglielmo mio, da poi che l’andare (ne Le rime <strong>del</strong> codice isoldiano<br />

(Bologn. Univ. 1739), pubblicate per cura di L. Frati, vol. II, Bologna, Romagnoli –<br />

Dall’Acqua, 1913, p. 25).<br />

119 G. M. DI MEGLIO, Rime, cit., D III, vv. 1-7, p. 129.<br />

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