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Per una retorica del cibo nella poesia comicorealistica

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<strong>Per</strong> <strong>una</strong> <strong>retorica</strong> <strong>del</strong> <strong>cibo</strong> <strong>nella</strong> <strong>poesia</strong> comico-realistica fra Tre e Quattrocento<br />

I’ ho fornito in questo carnasciale<br />

la casa mia d’un capo di castrone,<br />

e non arà gallina né cappone,<br />

né tordi grassi; e’ mi farebon male.<br />

E’ non vi arà né legne, olio né sale,<br />

[e] anzi <strong>una</strong> barletta di cercone,<br />

e menerò a cena un compagnone,<br />

e farollo godere alla reale.<br />

E non v’arà né torta né migliaccio,<br />

perch’io non ho né tegghia né pa<strong>del</strong>la,<br />

e non v’ho lardo né ancora sugnaccio;<br />

ma di quel capo torrò le cervella,<br />

e farolle rinvolte in uno staccio,<br />

e mangerolle in <strong>una</strong> cati<strong>nella</strong>.<br />

Gli occhi e le cervella<br />

noi metteremo in <strong>una</strong> buona tegghia,<br />

e goderem tutta la sera a vegghia 74 .<br />

Hanno <strong>una</strong> buona diffusione i sonetti che descrivono il pranzo o la cena: si<br />

vedano quelli <strong>del</strong> Burchiello Sabato Tessa ci fu mona Sera 75 e Achi con Bachi e<br />

Cachi, di brigata 76 , quelli di Simone de’ Prodenzani Po’ che Sollaçço fu bene<br />

onorato e Posto già fine a que’ lor canti belli 77 , quelli <strong>del</strong> Pistoia Con Marco<br />

Nigrisollo ho disinato e Cenai cum Gioan Francesco Gianninello 78 oppure<br />

quello <strong>del</strong> Braccesi Acciò tu sappi ’l nostro buon viaggio 79 , in cui si descrive il<br />

<strong>cibo</strong> consumato durante le soste di un viaggio. In Simone de’ Prodenzani troviamo<br />

anche un piacevole resoconto dei dolci alla fine <strong>del</strong> pasto (Poscia che furon<br />

lassi, ogniun si posa) 80 .<br />

74 In Lirici toscani <strong>del</strong> Quattrocento, cit., vol. I, pp. 339-40. Si veda anche la barzelletta<br />

di C. NAPPI, Su piangèmo el poveretto, vv. 41-73, in Rimatori bolognesi <strong>del</strong> Quattrocento, a<br />

cura di L. Frati, Bologna, Romagnoli – Dall’Acqua, 1908, pp. 263-64, in cui si elencano le<br />

cibarie consumate durante il carnevale.<br />

75 I sonetti <strong>del</strong> Burchiello, cit., CCII, p. 192. Il resoconto <strong>del</strong>la cena trascorsa, con l’elenco<br />

<strong>del</strong>le vivande consumate, ha in Orazio, Satirae, II, 8, uno tra i più celebri antecedenti.<br />

76 I sonetti <strong>del</strong> Burchiello, cit., CCXXII, p. 207.<br />

77 Rime, cit., vol. I, p. 231 e vol. II, p. 246.<br />

78 I sonetti faceti di Antonio Cammelli, cit., XXVII, pp. 69-70 e XXX, pp. 74-75.<br />

79 In AGNOLETTI, Alessandro Braccesi…, cit., p. 73.<br />

80 Rime, cit., vol. I, p. 242. Fabio Carboni ricorda in nota che, ad esempio, in Sacchetti (Il<br />

Libro <strong>del</strong>le Rime, cit., CCCX, vv. 53-59, p. 509) troviamo un elenco di dolci, ma nel Prodenzani<br />

il testo si riferisce all’usanza di consumare dolci post-pasto, alla ‘collatione’, in voga dalla<br />

prima metà <strong>del</strong> Quattrocento: cfr. C. BENPORAT, Feste e banchetti…, cit., pp. 97-99.<br />

79

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