Per una retorica del cibo nella poesia comicorealistica

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Giuseppe Crimi Saper ti fo, Cucco, ch’io mi godo, racconti a proposito del suo stato: «E se anguille o ténche o lucci o pesce sodo / si trova in Prosa, già non vène al Ponte, / ch’el signor nostro spende più che conte / che sia in crestentà, per quel ch’io odo» (vv. 5-8) 28 . Abbandoniamo i sensi traslati e addentriamoci in quei versi nei quali il cibo è utilizzato in maniera descrittiva. Il mercato è il luogo ideale e più naturale dove trovare le cibarie: nella poesia comico-realistica esso è connesso al cibo con prospettive differenti. Tra i più celebri testi spicca il resoconto di Antonio Pucci sul Mercato Vecchio di Firenze (vv. 46-63): Ancor da parte stanno i pollaiuoli forniti sempre a tutte le stagioni di lepre e di cinghiali e di cavriuoli, di fagiani e di starne e di capponi e d’altri uccelli, ch’al conte d’Isprecche si converrian, sparvieri e falconi. Sempre di più ragion vi stanno trecche: diciam di quelle con parole brutte che tutto il dì per due castagne secche garrono insieme chiamandosi putte e sempre son fornite di vantaggio, secondo il tempo, lor panier di frutte. Ed altre vendon uova con formaggio per far de gli erbolati e de torte o raviuoli o altro di paraggio. Appresso a queste son le trecche accorte che vendon camangiare e senapina e d’ogni ragion erbi, dolce e forte 29 . Il punto di vista è esterno, puramente descrittivo, differente rispetto all’esplosione del discorso diretto nei seguenti testi, nei quali il lettore è pienamente partecipe del momento in cui il cibo viene procacciato e venduto. Il primo è romagnolo mentre il secondo, attribuito a Nicola Zaccaria da Brindisi, è costituito da voci appartenenti all’area mediana: 70 In forma quasi tra ’l veghiar e ’l sonno Io stava stanco. De dormir disio, quando questa tempesta ci appario. 28 In Poeti perugini del Trecento. I. Marino Ceccoli, Cecco Nuccoli e Altri Rimatori in Tenzone, edizione a cura di F. Mancini, con la collaborazione di L. M. Reale, Perugia, Guerra, 1996, p. 142. 29 In Rimatori del Trecento, cit., pp. 872-73.
Per una retorica del cibo nella poesia comico-realistica fra Tre e Quattrocento – O de la barca, premi e ’nvia. – – De, sta forte! – – Volgi man, guard’al tuo remo. – – Là. Qua. Mo stalli, stalli. – – Ve’ ch’i’ premo. – – Gambarelli, gambarelli – – Chi vuol pesce e sarcine secche? – – O ti, arriva, arriva. – Ell’è fatto. – – Che val l’una? – – Anco sentiva dir: – Chi vòl aceto, o chi vol acet’aceto? – E così chi comprava e chi vendea; I pur volea dormir e non potea30 . –tasta[n]do et odorando li più belli, et una voce crida: – Alli gammarielli, a l’ergantarielli argentarielli! Alle lactalini fieschi, fieschi, fieschi so’, che anche frecciano! A le telline fieschi! Tutte gicciano la lingua fore! – – Et so fieschi quessi lactalini? – Damme .ij. derrate de gamarielli! – Et so’ fieschi como dice? – A la arfusaglia dolce! – – O tu da l’uoglio, che bal lu petecto? – – Voyne cinque. – – Alle bone melangole, una a denaro: – Custa .vj. suolli lu centinaro. – 31 Intorno al mercato ruota il sonetto del Burchiello in dialetto veneziano Demo a Viniesa siei cappuzi al soldo 32 , in cui si narra l’acquisto di salsicce, cipolle, pane e vino, così come nel sonetto burchiellesco di parodia dialettale Iesso la parte di duonna Mathienza 33 la situazione ambientata nel mercato consente rife- 30 V. DA RIMINI, In forma quasi tra ’l veghiar e ’l sonno, vv. 1-16, in Poesie musicali del Trecento, a cura di G. Corsi, Bologna, Commissione per i testi di lingua, 1970, p. 83. Voci di venditori di cibarie sono registrate anche nel sonetto di Pulci Chi levassi la foglia, il maglio e ’l loco, v. 17 (in Il “Libro dei Sonetti”, cit., XCIII, p. 88). 31 In F. A. UGOLINI, Voci di venditori in un mercato romano alla fine del Trecento, in «Contributi di Dialettologia Umbra», III/6, 1986, p. 11, vv. 5-20; per il significato dei termini rinvio allo stesso Ugolini. Corsi (in Rimatori del Trecento, cit., p. 1097) ricorda che questo tipo di componimenti nascono sull’influenza di testi francesi. 32 I sonetti del Burchiello, cit., XCVIII, p. 98. 33 Ivi, LII, p. 49. 71
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