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Per una retorica del cibo nella poesia comicorealistica

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<strong>Per</strong> <strong>una</strong> <strong>retorica</strong> <strong>del</strong> <strong>cibo</strong> <strong>nella</strong> <strong>poesia</strong> comico-realistica fra Tre e Quattrocento<br />

Battezzaron pippion due colombelle<br />

che bolliron <strong>del</strong>l’ore ben diciotto,<br />

poi furon per fuggir dalle sco<strong>del</strong>le;<br />

missimi in bocca l’alie <strong>del</strong> più cotto,<br />

ch’a mesticar parean proprio ban<strong>del</strong>le:<br />

isfondolati, voti e aperti sotto 84 .<br />

A questo dobbiamo aggiungere quello <strong>del</strong> Pulci Cenando anch’io con uno a<br />

queste sere 85 , quelli di Franco Mangiavo pastinache in diadema 86 , I’ sono a<br />

Siena, qua fra questi bessi 87 e Signor, seguir non posso il vostro stilo, nel quale<br />

il poeta elenca le cibarie, umili rispetto a quelle consumate dall’Arcivescovo di<br />

Firenze Piero Riario 88 ; quello di Jacopo Paganelli Io son nel fondo <strong>del</strong>la magna<br />

altezza 89 , alcuni versi <strong>del</strong> Bellincioni 90 , fino al capitolo di Giacomo Cataldini di<br />

Cagli <strong>del</strong> 1483 e al sonetto pseudo-burchielleso Volete voi conoscere compagnoni,<br />

nei quali sono elencati i miseri cibi consumati in pessime condizioni di<br />

alloggio 91 . Il tema è sviluppato dal Pistoia in sette sonetti: Habbiam fatto senza<br />

occa l’Ognisanti, Non mi chiamati più, ch’ò disinato, Signor, il tuo suscalco,<br />

hoggi fa un giorno, Quel desinar ch’io ebbi fu perfetto, Cenando, Fi<strong>del</strong> mio,<br />

hersira in corte, Cosmico, io cena’ her cum Gianfrancesco, Io allogiai hersira a<br />

l’oste a Siena 92 .<br />

E ancora per rimanere tra le cene, nel sonetto attribuito ad Antonio Pucci<br />

Non vidi mai che ’n corte di papa si narra di <strong>una</strong> beffa durante un banchetto<br />

84 M. FRANCO, No’ andammo ier, Lorenzo, a un convito, vv. 1-14, in L. PULCI – M.<br />

FRANCO, Il “Libro dei Sonetti”, cit., XCII, pp. 86-87.<br />

85 Ivi, cit., CXLII, p. 122. Un accenno ad <strong>una</strong> cena grottesca anche nel sonetto Io seggo a<br />

mensa qua con certe dame, in ivi, CXXXVI, pp. 117-18. Cfr. anche E. VERGA, Saggio di<br />

studi su Bernardo Bellincioni poeta cortigiano di Lodovico il Moro, Milano, Cooperativa<br />

Editrice Italiana, 1892, pp. 114-16.<br />

86 Il “Libro dei Sonetti”, cit., CXXXIII, pp. 115-16.<br />

87 Ivi, LXXXIII, p. 79.<br />

88 Ivi, LXXII, p. 71.<br />

89 Si legge in F. FLAMINI, La lirica toscana <strong>del</strong> Rinascimento anteriore ai tempi <strong>del</strong><br />

Magnifico, Pisa, Nistri, 1891, p. 546.<br />

90 BELLINCIONI, Le rime, cit., parte II, XC, vv. 9-14, p. 96. «Tocchian <strong>del</strong>l’altre tue zanzaverate:<br />

/ Quegli uccellin con l’uova nel tocchetto / Li parvon proprio a masticar granate. / <strong>Per</strong> discrezion<br />

intendo, un certo letto / L’anguille vi sarebbono infreddate / Acciughe in gelatina per dispetto».<br />

91 Si leggono rispettivamente in G. VITALETTI, <strong>Per</strong> il tema <strong>del</strong> «malo alloggio», in<br />

«Giornale storico <strong>del</strong>la letteratura italiana», LXXXIII (1924), pp. 376-80 e in Sonetti <strong>del</strong><br />

Burchiello <strong>del</strong> Bellincioni…, cit., p. 208. Cfr. anche il sonetto <strong>del</strong> «malo alloggio» di<br />

Bellincioni Questo, Signor, ti fo in <strong>una</strong> osteria, nel quale parla anche di pessimo pane (ne Le<br />

rime, cit., parte II, CXXXVIII, pp. 143-44).<br />

92 I sonetti faceti di Antonio Cammelli cit., XIX, pp. 62-63; XX, pp. 63-64; XXI, pp. 64-<br />

65; XXII, p. 65; XXVIII, pp. 71-72; XXIX, pp. 72-73; XXXI, p. 75. Si aggiunga l’anonimo<br />

Anda’ne a cena com el compar mio (in ROSSI, Tre sonetti..., cit., p. 9).<br />

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