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Per una retorica del cibo nella poesia comicorealistica

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<strong>Per</strong> <strong>una</strong> <strong>retorica</strong> <strong>del</strong> <strong>cibo</strong> <strong>nella</strong> <strong>poesia</strong> comico-realistica fra Tre e Quattrocento<br />

I’ ho un padre sì compressionato,<br />

che, s’e’ gollasse pur pezze bagnate,<br />

si l’avrebb’anz’ismaltit’e gittate<br />

ch’un altro bella carne di castrato.<br />

Ed i’ era sì sciocch’e sì lavato<br />

che, s’i’ ’l vedea mangiar pur du’ derrate<br />

di fichi, sì credea in veritate<br />

il dì medesmo red’esser chiamato 103 .<br />

In Simone de’ Prodenzani si trovano <strong>una</strong> serie di sonetti nei quali la moglie<br />

<strong>del</strong> poeta è descritta come un essere smisuratamente vorace e goloso (Alle noççe<br />

ch’io feci mi convenne, Io l’ò fatta vedere al’albachieri, Spese fiate mi<br />

mostra el viso fiero, Se voi udiste come sa ben dire) 104 .<br />

Nel Bellincioni analogamente alcuni sonetti sono vòlti a esagerare la golosità<br />

<strong>del</strong> cortigiano Francesco Tapone 105 . Non sempre però il <strong>cibo</strong> diviene elemento<br />

portante <strong>del</strong>la caricatura, come nei sonetti Chi vuol che roba avanzi a un<br />

convito (al v. 11 è citato soltanto un fegatello), o <strong>Per</strong> sua umanità non vostro<br />

merto (compaiono al v. 10 un’anguilla e al v. 12 un lupino), o in I’ sento che ’l<br />

Tapon la bestia matta (è citato «un grasso fegatello» al v. 12) 106 . Più riuscito,<br />

<strong>nella</strong> direzione che a noi interessa, è il sonetto Questo nostro Francesco non è<br />

quello: «Questo nostro Francesco non è quello / Che fece la dieta in su el cappone<br />

/ È pur un altro il qual proprio è un Tapone / Che mangere’ i quadretti col<br />

piattello» (vv. 1-4) 107 , versi seguìti dalla gustosa immagine «Se Francesco a’ dui<br />

pesci e cinque pani / Fusse stato con Cristo, è da sapere / Che non ce n’avanzava<br />

per dui cani» (vv. 9-11) 108 . Un intero sonetto è dedicato all’ingordigia di<br />

Tapone:<br />

senso e Belzebù v’inganna: / sotto color di crescer devozione, / voi vi trovate con messer cappone,<br />

/ cantando laude a Dio, gloria ed osanna» (in Lirici toscani <strong>del</strong> Quattrocento, cit., vol.<br />

I, p. 229) o di Simone de’ Prodenzani, il quale, in un testo sulla gola, presenta <strong>una</strong> donna che<br />

«Non mangiava troppo pane, / ma, per ber, cosa salsetta / usava molto, la porchetta, / polli<br />

arrosto e buona cibata» (Simone de’ Prodenzani, De gula, vv. 17-20, in ID., Rime, cit., vol. I,<br />

p. 74).<br />

103 ANGIOLIERI, Le rime, cit., LXXIX, p. 157.<br />

104 Nelle Rime, cit., vol. II, alle pp. 319, 321-22, 323 e 324.<br />

105 Cfr. anche VERGA, Saggio di studi su Bernardo Bellincioni…, cit., p. 110.<br />

106 Le rime cit., parte I, CX, p. 158; CXXXII, pp. 183-84; CXXXIII, p. 184.<br />

107 Ivi, p. 141.<br />

108 Ivi, p. 142. Cfr. anche il sonetto I’ sento che ’l Tapon la bestia matta, vv. 12-14, (parte<br />

I, CXXXIII, p. 184): «Chi gli mostrassi un grasso figatello, / Se lo fare’ venir dietro carpone /<br />

Al monte Sinaì per aver quello».<br />

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