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Scarica il libro in pdf - 7 mosse x l'Italia

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72<br />

la pa r o l a a i n av i g a n t i<br />

tare servizio e basta. Oscar Far<strong>in</strong>etti tende a proporre soluzioni<br />

che saltano le obiezioni prefigurando un paesaggio <strong>in</strong> cui quelle<br />

obiezioni non avrebbero più senso. Per usare un gergo contad<strong>in</strong>o<br />

che non gli dispiacerebbe, “mette <strong>il</strong> carro avanti ai buoi”. Per<br />

quel che ne capisco io, è l’unico modo di pensare, se quello che<br />

vuoi ottenere è una qualche rivoluzione. Il sistema, quando è così<br />

marcio, non si modifica registrandone alcune viti un po’ lasse. Lo<br />

si sposta di forza oltre se stesso. Senza violenza, <strong>in</strong>ut<strong>il</strong>e e controproducente.<br />

Ma con un’acrobazia del pensiero che salta qualche<br />

passaggio e rimette tuti i pista <strong>in</strong> un campo da gioco diverso.<br />

La seconda cosa che mi attira delle <strong>mosse</strong> di Oscar è che capovolgono<br />

i term<strong>in</strong>i del problema. I più, oggi, <strong>in</strong> Italia, credono che<br />

<strong>il</strong> problema sia politico, di leadership, di mancanza di un progetto<br />

politico maggioritario. Le 7 <strong>mosse</strong> <strong>in</strong>vece partono dal basso:<br />

quelli sono i problemi, queste potrebbero essere le soluzioni. Poi,<br />

semmai, dopo aver lavorato duro, verrà <strong>il</strong> momento di capire se<br />

quella rete di soluzioni ha un colore politico o addirittura una sua<br />

matrice culturale, se non addirittura ideologica. Ma <strong>in</strong>tanto si tratta<br />

di far tornare dei numeri, di risolvere problemi, non di immag<strong>in</strong>are<br />

alleanze elettorali. Forse <strong>in</strong> un altro momento storico una<br />

posizione del genere mi avrebbe <strong>in</strong>sospettito. Ma qui ci troviamo<br />

a mollo da anni <strong>in</strong> un dibattito muro contro muro <strong>in</strong> cui due<br />

italie contrapposte si occupano sostanzialmente di delegittimarsi<br />

reciprocamente, nella quasi completa assenza di programmi che<br />

producano soluzioni e non consenso elettorale: un sano ritorno a<br />

uno sguardo pragmatico non mi suona così male. Con vig<strong>il</strong>anza,<br />

ma lo sto ad ascoltare.<br />

Terza cosa. Quasi <strong>in</strong> ogni mossa si <strong>in</strong>voca un ritorno alla competenza.<br />

Facciamo fare le cose a chi le sa fare. E quasi sempre<br />

chi le sa fare è gente che viene dalla società civ<strong>il</strong>e e le ha fatte<br />

con successo, rischiando sulla propria pelle. Il famoso “tecnico”,<br />

si dirà. Non so. A me piace la suddivisione dei compiti. I politici<br />

a creare <strong>il</strong> consenso necessario, a coagulare la sensib<strong>il</strong>ità collettiva,<br />

a salvaguardare gli equ<strong>il</strong>ibri istituzionali del Paese, e dei supermanager<br />

che per pura passione gestiscono piccole rivoluzioni e poi<br />

se ne tornano a casa. Non è un modello male. F<strong>in</strong>ita la bufala del<br />

premier imprenditore, e del Paese-azienda, nel modo di pensare di<br />

Far<strong>in</strong>etti si affaccia un modo di impostare le cose che peraltro non<br />

è solo suo e che comunque merita un po’ di attenzione. Una sor-

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