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Per esempio, la forza de Movimenti è dovuta al fatto che sono stati una grande scorciatoia<br />

<strong>per</strong> <strong>il</strong> Vaticano <strong>per</strong> riac<strong>qui</strong>stare potere, poiché governare le parrocchie è molto <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e. I<br />

Movimenti avevano bisogno <strong>di</strong> sottrarsi all‟autorità <strong>di</strong>ocesana, <strong>per</strong> organizzare le cose come<br />

volevano, e d‟altro canto <strong>il</strong> Vaticano aveva bisogno <strong>di</strong> avere questi strumenti <strong>di</strong> presenza. Le<br />

due istanze si sono incrociate, <strong>per</strong> cui i Movimenti sembrano molto forti <strong>per</strong>ché sono celebrati <strong>di</strong><br />

continuo, ma è un assegno in bianco che stiamo anche pagando moltissimo, <strong>per</strong>ché se voi<br />

ricordate, guardando un po‟ la storia, i Movimenti sono nati <strong>per</strong> creare esattamente quella<br />

nuova generazione <strong>di</strong> cattolici che non usciva più dall‟Azione Cattolica e dalle parrocchie, e<br />

dopo trent‟anni siamo peggio <strong>di</strong> come eravamo messi prima.<br />

Non si è accettata la debolezza, che si era già segnalata con i referendum su aborto e<br />

<strong>di</strong>vorzio. Ma la debolezza non ci deve spaventare. In fondo <strong>il</strong> messaggio bello del Cristianesimo<br />

è proprio che Dio ha un debole <strong>per</strong> te. Questa è la cosa interessantissima del Cristianesimo. A<br />

partire da questa certezza, da questa bene<strong>di</strong>zione che c‟è sulla tua vita tu puoi affrontare<br />

tran<strong>qui</strong>llamente l‟esistenza, puoi essere coraggioso, come è stato Massim<strong>il</strong>iano Kolbe, puoi<br />

essere capace <strong>di</strong> affrontare ciò che succede.<br />

Ed è <strong>per</strong> questo che facciamo liturgia. Il senso della liturgia è celebrare un Dio che ha un<br />

debole <strong>per</strong> me a tal punto che accetta la Croce. Dio ci ama così tanto e rimane fedele<br />

all‟avere un debole <strong>per</strong> l‟uomo anche rispetto a coloro che mettono i chio<strong>di</strong> nella carne del<br />

Figlio, anche rispetto a coloro che pongono una corona <strong>di</strong> spine sul capo del Figlio, anche<br />

rispetto a coloro che con una lancia ne squarciano e ne trafiggono <strong>il</strong> petto. Dio è talmente<br />

fedele a questo sentire un debole <strong>per</strong> l‟uomo che non cambia neppure quando l‟uomo <strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

no. Il no dell‟uomo non sposta <strong>di</strong> un m<strong>il</strong>limetro <strong>il</strong> sì che Dio ha detto a ciascuno.<br />

La nostra liturgia dovrebbe esprimere questo, come una festa. Facciamo festa a un Dio che<br />

ha un debole <strong>per</strong> noi. C‟è molto da riflettere sul valore della festa. La festa è la grammatica<br />

elementare della liturgia. E non vi sfugga quel passo dell‟A.T. dove Mosè dà inizio a tutta questa<br />

grande storia, dà un nuovo inizio: <strong>il</strong> momento in cui Mosè va dal Faraone e gli <strong>di</strong>ce che Dio che<br />

chiesto tre giorni <strong>di</strong> festa con <strong>il</strong> popolo. Il Faraone non li concede, <strong>per</strong>ché sa <strong>il</strong> valore politico,<br />

umano della festa. Un uomo capace <strong>di</strong> fare festa: <strong>qui</strong> io vedo un motivo <strong>per</strong> cui<br />

nell‟immaginario dei giovani i francescani colpiscono. Un uomo capace <strong>di</strong> fare festa è un uomo<br />

riconc<strong>il</strong>iato con la vita, un uomo che non ha bisogno <strong>di</strong> tacchi, <strong>di</strong> trapiantarsi i capelli, <strong>di</strong> p<strong>il</strong>lole<br />

<strong>per</strong> essere felice. Un uomo capace <strong>di</strong> accettare quella gioia elementare <strong>di</strong> cui Francesco è <strong>il</strong><br />

patrono, gioia elementare <strong>di</strong> esistere, <strong>di</strong> partecipare al flusso dell‟essere, questo è <strong>il</strong> valore<br />

fondamentale della festa. Un uomo capace <strong>di</strong> libertà. Sono <strong>di</strong> <strong>di</strong>namismi elementari presenti<br />

nella nostra vita. Per questo la liturgia, la festa è importante. Festa come luogo politico <strong>di</strong><br />

liberazione degli uomini da tutti questi falsi miti e idoli che si sono fatti.<br />

Questo ci impegna a riappropriarci con maggiore serietà e amore <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>spositivo<br />

straor<strong>di</strong>nario che è la liturgia, che va trattato anche con molta delicatezza, con molta finezza <strong>di</strong><br />

spirito. Chi anima la liturgia non può arrivare all‟ultimo minuto. Nella richiesta forte del<br />

<strong>di</strong>vertimento da parte dei giovani c‟è proprio la richiesta <strong>di</strong> una Chiesa della festa. Almeno voi<br />

<strong>per</strong>metteteci <strong>di</strong> riconc<strong>il</strong>iarci con la verità della vita. Così, non <strong>per</strong> piaggeria, è quel “pace e<br />

bene” che si cerca. Grazie.<br />

Un immenso grazie a sr. Maria Chiara (Monastero <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano) che con <strong>il</strong> suo paziente<br />

lavoro <strong>di</strong> sbobinatura ci <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> accedere a queste interessanti riflessioni sul mondo<br />

giovan<strong>il</strong>e e sul problema dell‟adultità.<br />

Il testo non è stato rivisto dal relatore e nella sua stesura conserva i tratti caratteristici del<br />

<strong>di</strong>scorso parlato.<br />

Quanti desiderano contribuire alla riflessione possono inviare risonanze, commenti,<br />

proposte… che verranno pubblicate sui prossimi numeri del Notiziario.<br />

22<br />

Anno XXXIV ● N. 223 ● Marzo 2012

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