Fate clic qui per scaricare il PDF - Frati Minori di Lombardia
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E tutta la vicenda shakespeariana la ve<strong>di</strong>amo nel tempo delle prove, nella<br />
quoti<strong>di</strong>anità della vita reclusa che <strong>di</strong>venta la vera possib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong> <strong>di</strong>re quelle parole e<br />
compiere quei gesti che l‟o<strong>per</strong>a ha reso immortali. La vita dei detenuti è tutt‟uno con la<br />
vicenda che rappresentano, <strong>il</strong> tempo delle prove è <strong>il</strong> tempo della memoria: della loro<br />
storia, del ri<strong>per</strong>correre <strong>il</strong> passato reso presente dal linguaggio dell‟arte.<br />
Solo la parte finale della trage<strong>di</strong>a viene consegnata, sulle tavole del<br />
palcoscenico del teatro <strong>di</strong> Rebibbia, a spettatori che varcano i confini del carcere <strong>per</strong><br />
assistere a ben più che a uno spettacolo. E lì tornano i colori, la vita entra e i detenuti<br />
ri<strong>di</strong>ventano <strong>per</strong>sone in uno spazio a<strong>per</strong>to. E quel colore che l‟arte restituisce a vite<br />
monotoniche ri<strong>di</strong>pinge le celle dove i carcerati ritornato dopo aver respirato la passione<br />
<strong>per</strong> qualcosa che rende vivi. Ma quella fugace forma <strong>di</strong> libertà ha un peso da portare:<br />
“dopo aver conosciuto l‟arte la cella <strong>di</strong>venta una prigione”.<br />
Attraverso le scene rappresentate, l‟esistenza dei detenuti sembra trovare<br />
un‟a<strong>per</strong>tura, una forma <strong>di</strong> redenzione. Le parole recitate hanno dato un nome alle loro<br />
vicende sbagliate, hanno fatto vedere che la ricerca della libertà quando chiama in<br />
gioco <strong>il</strong> tra<strong>di</strong>mento, la brutalità, si <strong>di</strong>ssolve e resta la pena da scontare. Alcuni<br />
preferiscono affrontare la morte, altri attendo una fine che possa essere un inizio.<br />
I fratelli Taviani realizzano un f<strong>il</strong>m ra<strong>di</strong>cale sulla libertà che l‟arte può far toccare,<br />
sulla potenza della trage<strong>di</strong>a che può parlare all‟uomo in ogni luogo e tempo e<br />
ricondurlo a se stesso. Un f<strong>il</strong>m da vedere.<br />
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Anno XXXIV ● N. 223 ● Marzo 2012