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Viaggi, esposizioni e istruzione tecnica in Piemonte

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Università degli Studi di Tor<strong>in</strong>o<br />

FACOLTÀ DI SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI<br />

Corso di Laurea <strong>in</strong> Matematica<br />

TESI DI LAUREA MAGISTRALE<br />

<strong>Viaggi</strong>, Esposizioni e <strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> <strong>in</strong> <strong>Piemonte</strong><br />

(1844-1906)<br />

Candidata Relatrice<br />

Chiara Pizzarelli Prof. Clara Silvia Roero<br />

Anno accademico 2011-2012<br />

Controrelatrice<br />

Prof. Erika Luciano


R<strong>in</strong>graziamenti<br />

Desidero <strong>in</strong>nanzitutto esprimere la mia gratitud<strong>in</strong>e alla mia relatrice, la Professoressa<br />

Clara Silvia Roero, non solo per il tempo e il ricco materiale concessomi, ma per la<br />

costante cortesia, la fiducia nei miei confronti, e soprattutto per avermi trasmesso f<strong>in</strong> dal<br />

primo <strong>in</strong>contro la passione verso una discipl<strong>in</strong>a affasc<strong>in</strong>ante come la Storia delle<br />

Matematiche.<br />

Inoltre, vorrei ricordare e r<strong>in</strong>graziare il personale della Biblioteca Storica della<br />

Prov<strong>in</strong>cia di Tor<strong>in</strong>o, per la collaborazione e la disponibilità durante tutti i mesi di lavoro.<br />

R<strong>in</strong>grazio di cuore i miei genitori, mia sorella e tutta la mia famiglia, il mio più grande<br />

sostegno <strong>in</strong> ogni aspetto di questo lungo percorso, vissuto <strong>in</strong>sieme tra gioie, dolori e tanta<br />

pazienza. In particolare, devo un grazie speciale alla mia preziosa nonna Stella, la mia<br />

migliore amica, la mia forza, nonché la prima ad avermi <strong>in</strong>fuso l’amore per la matematica.<br />

R<strong>in</strong>grazio i miei amici per essermi stati vic<strong>in</strong>i <strong>in</strong> questi anni così impegnativi, per le<br />

pausette, gli abbracci saltati, i sorrisi e i respiri di sollievo condivisi; a Stefano, <strong>in</strong><br />

particolare, un grazie per tutti i “ce l’abbiamo fatta!”, i “febbrai quasi f<strong>in</strong>iti” e per il suo<br />

essere sempre stato il mio pensiero felice.<br />

Inf<strong>in</strong>e, r<strong>in</strong>grazio i miei compagni per avermi aiutata <strong>in</strong> questi anni, per avermi fatto<br />

conoscere il vero lavoro di squadra e per gli storici momenti passati <strong>in</strong>sieme. A Stum va un<br />

r<strong>in</strong>graziamento speciale per essere stato un compagno di viaggio <strong>in</strong>sostituibile, per la<br />

compagnia, per l’immenso aiuto e per tutte le nostre <strong>in</strong>dimenticabili risate.<br />

2


Indice<br />

Introduzione ........................................................................................................................... 5<br />

L’ISTRUZIONE TECNICO-SCIENTIFICA PRIMA DI C.I. GIULIO ............................... 7<br />

Antico regime .................................................................................................................... 7<br />

L’età giacob<strong>in</strong>a ................................................................................................................ 10<br />

Studenti piemontesi <strong>in</strong> Francia ........................................................................................ 12<br />

La Restaurazione .............................................................................................................. 17<br />

Periodo Albert<strong>in</strong>o ............................................................................................................. 21<br />

C.I. GIULIO E GLI INTERVENTI NELL’UNIVERSITÀ DI TORINO ........................... 24<br />

La vita di C.I. Giulio ........................................................................................................ 24<br />

Anni Quaranta: riforma degli studi tecnico-scientifici all’Università di Tor<strong>in</strong>o ............. 31<br />

La Classe di Matematica e Architettura ........................................................................... 38<br />

Il corso di Meccanica di Giulio: riferimenti bibliografici ................................................ 45<br />

LE ESPOSIZIONI E I VIAGGI D’ISTRUZIONE ............................................................. 52<br />

1844: “Notizie sulla patria <strong>in</strong>dustria” .............................................................................. 52<br />

Il pensiero liberista di Giulio ........................................................................................... 57<br />

Il viaggio di Giulio del 1847 ............................................................................................ 64<br />

I viaggi d’<strong>istruzione</strong>: l’esempio di Sella e Giordano ....................................................... 71<br />

1855: l’Esposizione universale di Parigi ......................................................................... 78<br />

VERSO L’ISTRUZIONE TECNICA ................................................................................. 81<br />

L’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> come riscatto sociale ....................................................................... 81<br />

La scuola per Misuratori e Agrimensori .......................................................................... 86<br />

Le Scuole di Meccanica e Chimica applicate alle Arti .................................................... 88<br />

Il metodo didattico <strong>in</strong>duttivo ............................................................................................ 93<br />

Altre esperienze di scuole tecniche ................................................................................ 102<br />

3


LA LEGGE BONCOMPAGNI E IL R. ISTITUTO TECNICO ....................................... 105<br />

La legge Boncompagni .................................................................................................. 105<br />

La Società d’Istruzione e di Educazione (1849-1852) ................................................... 109<br />

Il Regio Istituto Tecnico (1852) ..................................................................................... 119<br />

Legami con il mondo del lavoro e l’Università ............................................................. 132<br />

LA LEGGE CASATI E LA VIA VERSO IL POLITECNICO ........................................ 136<br />

La Scuola di applicazione per gli Ingegneri (1859) ....................................................... 137<br />

Da Giulio a Sella: un nuovo ord<strong>in</strong>amento dell’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> ................................. 141<br />

Il Regio Museo <strong>in</strong>dustriale italiano di Tor<strong>in</strong>o (1862) .................................................... 148<br />

Il Regio Politecnico di Tor<strong>in</strong>o (1906) ............................................................................ 152<br />

Conclusioni e sviluppi successivi ...................................................................................... 156<br />

APPENDICI ...................................................................................................................... 164<br />

Gli <strong>in</strong>dici dei testi di Meccanica di Giulio, Venturoli, Poisson, Francoeur ................... 164<br />

Scritti di C. I. Giulio relativi alle Scuole di Meccanica e Chimica applicate alle arti ... 171<br />

Selezione di lettere di C.I. Giulio alla moglie Carlotta, tra agosto e novembre 1847 ... 177<br />

Lettere di Giulio e Sella a Carlotta Pollone durante il viaggio a Parigi del 1855 .......... 187<br />

La Società d’Istruzione e di Educazione ........................................................................ 190<br />

La II Riunione degli Scienziati italiani (Tor<strong>in</strong>o, 1840).................................................. 211<br />

FONTI BIBLIOGRAFICHE ............................................................................................. 216<br />

4


Introduzione<br />

L’obiettivo di questo lavoro è di rilevare il contributo dei matematici italiani nella<br />

formazione tecnico-scientifica del periodo che va dagli anni Quaranta dell’Ottocento agli<br />

<strong>in</strong>izi del Novecento. Accomunati da un forte spirito patriottico, il loro impegno fu vario e<br />

si esplicò <strong>in</strong> più direzioni, dalla ricerca scientifica ad attività <strong>in</strong> ambito politico,<br />

istituzionale ed educativo.<br />

Grazie al ritrovamento d’<strong>in</strong>teressanti lettere e documenti, presso l’Archivio Storico di<br />

Tor<strong>in</strong>o, appartenenti all’<strong>in</strong>gegnere sabaudo Carlo Ignazio Giulio, cercheremo di analizzare<br />

le modalità con cui prese l’avvio un lungo processo di riord<strong>in</strong>o degli studi tecnico-<br />

scientifici nell’era preunitaria e postunitaria. Evidenzieremo, <strong>in</strong> particolare, i viaggi di<br />

perfezionamento all’estero, l’attività dei matematici <strong>in</strong> politica, la nascita di Scuole, di<br />

Società d’<strong>in</strong>segnanti e di scienziati, e il fiorire di riviste specializzate; e vedremo come nei<br />

decenni tutte queste <strong>in</strong>iziative s’<strong>in</strong>trecciarono e posero le premesse per gli straord<strong>in</strong>ari<br />

sviluppi tecnologici e scientifici del Regno di Sardegna prima, e quello d’Italia dopo.<br />

Nei primi due capitoli ci concentreremo maggiormente sulla situazione scolastica del<br />

Regno di Sardegna, facendo un particolare riferimento all’Università di Tor<strong>in</strong>o. Passeremo<br />

poi a del<strong>in</strong>eare il contributo di Carlo Ignazio Giulio nel dare maggior peso agli studi di<br />

Scienze applicate, prima presso l’Università, poi entro le nuove Scuole di Meccanica e<br />

Chimica applicate alle arti. Tali Scuole, proponendo un nuovo metodo didattico di tipo<br />

<strong>in</strong>duttivo, erano rivolte a operai e artigiani; esse saranno la base del Regio Istituto Tecnico<br />

di Tor<strong>in</strong>o, primo nucleo del Regio Politecnico di Tor<strong>in</strong>o.<br />

Nei capitoli tre e quattro rileveremo <strong>in</strong> che misura tali istituti scolastici siano legati, da<br />

un lato alle Esposizioni <strong>in</strong>dustriali e ai viaggi di studio all’estero, dall’altro a <strong>in</strong>iziative di<br />

carattere caritativo e assistenziale, ma anche di divulgazione scientifica popolare, che<br />

caratterizzarono la “Tor<strong>in</strong>o benefica” tra gli anni Quaranta e Ottanta dell’Ottocento.<br />

Nei due capitoli successivi vedremo come l’impegno dei matematici postunitari<br />

appartenenti alle Commissioni per il riord<strong>in</strong>o dell’<strong>istruzione</strong>, e membri della Società<br />

d’Istruzione e di Educazione, portarono alla nascita delle prime scuole politecniche di<br />

Tor<strong>in</strong>o: la Scuola di applicazione per gli <strong>in</strong>gegneri di Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella e il Regio Museo<br />

<strong>in</strong>dustriale di Tor<strong>in</strong>o di Giuseppe DeV<strong>in</strong>cenzi; nel 1906 esse diedero orig<strong>in</strong>e al Regio<br />

5


Politecnico di Tor<strong>in</strong>o, grazie al contributo di Vito Volterra. Elencheremo gli illustri<br />

professori e studenti di queste scuole, spesso membri d’importanti Società di scienziati, che<br />

contribuirono a dare prestigio alla nazione; e tra questi ricorderemo la punta di diamante<br />

Galileo Ferraris.<br />

Nelle conclusioni tireremo le fila delle diverse storie e vari <strong>in</strong>trecci presi <strong>in</strong><br />

considerazione, e mostreremo l’effettivo contributo che i matematici risorgimentali diedero<br />

nella def<strong>in</strong>izione della figura dell’<strong>in</strong>gegnere, nel riord<strong>in</strong>o delle scuole tecniche, e<br />

nell’acquisizione di dignità e onore della scienza italiana all’<strong>in</strong>terno del panorama<br />

<strong>in</strong>ternazionale.<br />

6


L’ISTRUZIONE TECNICO-SCIENTIFICA PRIMA DI C.I. GIULIO<br />

Tutto ciò che tende a promuovere l’<strong>istruzione</strong> del popolo,<br />

a svolgere <strong>in</strong> lui l’elemento della vita <strong>in</strong>tellettuale<br />

è una vittoria della luce sulle tenebre,<br />

una conquista della civiltà sulla barbarie,<br />

un <strong>in</strong>camm<strong>in</strong>amento verso uno stato migliore. 1<br />

[P. Richelmy]<br />

Il quadro storico <strong>in</strong> cui si situa il primo protagonista del nostro viaggio, Carlo Ignazio<br />

Giulio, è la città di Tor<strong>in</strong>o del XIX secolo, governata da regnanti della casa dei Savoia<br />

illum<strong>in</strong>ati, che avviarono un primo processo di sistemazione, laicizzazione e<br />

statalizzazione del sistema scolastico, con lo scopo di creare abili funzionari statali. La<br />

formazione tecnico-scientifica universitaria si rafforzò durante l’età giacob<strong>in</strong>a, con il<br />

confronto diretto con gli <strong>in</strong>gegneri francesi e i seguenti viaggi d’<strong>istruzione</strong> di studenti<br />

piemontesi <strong>in</strong> Francia. Si posero così le basi per l’avvio del periodo albert<strong>in</strong>o e della<br />

modernizzazione dello Stato sabaudo.<br />

Antico regime<br />

I Savoia governarono <strong>in</strong> <strong>Piemonte</strong> dal Quattrocento: nel 1404 fondarono l’Università e<br />

nel corso del secolo trasformarono la città nel polo amm<strong>in</strong>istrativo ed economico dei loro<br />

dom<strong>in</strong>i italiani. Nel corso del secolo successivo il ducato era ancora privo di strutture<br />

funzionanti e stremato da guerre e carestie; fu Emanuele Filiberto 2 a dare <strong>in</strong>izio alla<br />

r<strong>in</strong>ascita del Paese. Emanò un decreto con cui obbligava i dotti piemontesi che<br />

<strong>in</strong>segnavano <strong>in</strong> altre università a far ritorno <strong>in</strong> <strong>Piemonte</strong> e dedicarsi <strong>in</strong> patria alla loro<br />

attività. Inoltre, promise privilegi ed esenzioni a tutti gli esperti nelle “arti meccaniche” che<br />

si fossero trasferiti nel suo territorio per avviare nuove attività <strong>in</strong>dustriali. Il ricorso ai<br />

privilegi e agli stranieri sarà una costante nella politica <strong>in</strong>dustriale del governo sabaudo, e<br />

sarà particolarmente adottato dal Re Vittorio Amedeo 3 . Quest’ultimo portò il Ducato al<br />

rango di Regno e rese competitive le <strong>in</strong>dustrie locali grazie ai privilegi e alla manodopera<br />

1<br />

Prospero Richelmy, Commemorazione di Carlo Ignazio Giulio, letta alla Reale Accademia delle Scienze di<br />

Tor<strong>in</strong>o, il 21 novembre 1869, Estratto dagli Atti della Reale Accademia delle Scienze di Tor<strong>in</strong>o, Vol. V,<br />

Adunanza del 21 Novembre 1869, Tor<strong>in</strong>o, Stamperia Reale; p. 36<br />

2<br />

Emanuele Filiberto (1528-1580), figlio di Carlo III di Savoia e di Beatrice di Portogallo, duca di Savoia dal<br />

1553 al 1580.<br />

3<br />

Vittorio Amedeo (1587-1637), figlio secondogenito di Carlo Emanuele I, duca di Savoia dal 1630 al 1637.<br />

7


straniera. Fu fondato il Consolato (1701) e il Consiglio di Commercio (1729), organismi<br />

responsabili dello studio di strategie imprenditoriali per lo sviluppo delle manifatture<br />

locali, di fondamentale importanza per la promozione di attività economiche e<br />

amm<strong>in</strong>istrative per tutto il Settecento.<br />

Con il diffondersi delle idee illum<strong>in</strong>istiche, si assistette nei secoli Sette e Ottocento a<br />

una lunga serie d’<strong>in</strong>iziative volte alla sistemazione, laicizzazione e statalizzazione delle<br />

istituzioni scolastiche, manifestando una crescente attenzione verso l’<strong>istruzione</strong> popolare.<br />

Occorreva, però, far fronte a numerosi problemi: maestri di levatura mediocre, la<br />

mancanza di personalità rilevanti per orig<strong>in</strong>alità di risultati e profondità di cultura,<br />

l’<strong>in</strong>efficienza delle scuole per la formazione degli <strong>in</strong>segnanti e l’<strong>in</strong>esistenza di una ricerca<br />

teorica e sperimentale sulla didattica. Inoltre, mancava totalmente l’idea che l’educazione<br />

potesse concorrere alla formazione culturale del cittad<strong>in</strong>o, sia da parte del popolo, oberato<br />

dai problemi di sopravvivenza per le sue misere condizioni, sia da parte dello Stato, che<br />

non <strong>in</strong>vestiva nell’<strong>istruzione</strong>.<br />

Il Regno di Sardegna, <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con altri Paesi europei, aveva compreso come fosse<br />

necessario un cambiamento radicale, che partisse dal riord<strong>in</strong>o dell’Università e puntasse <strong>in</strong><br />

particolare su una formazione tecnico-scientifica dei propri funzionari di Stato. Tale<br />

processo era stato avviato già da Vittorio Amedeo II (1666-1732) e, grazie alla chiamata di<br />

G. Beccaria 4 alla cattedra di Fisica sperimentale a Tor<strong>in</strong>o nel 1748, si assistette a una<br />

graduale r<strong>in</strong>ascita dallo stato di estrema decadenza <strong>in</strong> cui versavano le istituzioni<br />

scolastiche e le conoscenze scientifiche.<br />

Nel 1729 furono emanate da Vittorio Amedeo II le Costituzioni Generali per<br />

l’Università di Tor<strong>in</strong>o, poi perfezionate nel 1772 da Carlo Emanuele III con le Regie<br />

Costituzioni e i Regolamenti; provvedimenti che ampliarono il sistema scolastico<br />

piemontese e che posero l’<strong>in</strong>tero ord<strong>in</strong>amento dell’<strong>istruzione</strong> statale alle dipendenze del<br />

Magistrato della Riforma, <strong>in</strong>caricato di vigilare, quasi con spirito poliziesco, per prevenire<br />

qualsiasi libertà d’<strong>in</strong>segnamento e apprendimento. Il corpo docente cont<strong>in</strong>uò a essere<br />

costituito prevalentemente da religiosi, <strong>in</strong> base ad accordi presi con la Santa Sede previsti<br />

nel Concordato del 1727.<br />

Per quanto riguarda la formazione tecnico-scientifica, la carica d’<strong>in</strong>gegnere e di<br />

architetto spesso erano co<strong>in</strong>cise; segno della volontà di operare tra esigenze militari e<br />

4 Giambattista Beccaria (1716-1781)<br />

8


istanze civili, al f<strong>in</strong>e di rafforzare l’impianto assolutistico dello Stato e la particolare<br />

posizione del <strong>Piemonte</strong>, piccolo stato di frontiera nel contesto geopolitico europeo.<br />

Una prima dist<strong>in</strong>zione delle cariche si ebbe con le Costituzioni tra il 1717 e il 1730:<br />

andavano del<strong>in</strong>eandosi le figure dell’<strong>in</strong>gegnere per la sfera militare e dell’<strong>in</strong>gegnere e<br />

architetto per la sfera civile; organizzati <strong>in</strong> corpi. Non essendo ancora def<strong>in</strong>ito un corso di<br />

studi, lo Stato poteva reclutare i propri tecnici, conferendo loro una patente, sia tra i<br />

giovani che <strong>in</strong>iziavano una carriera, sia tra chi ne aveva una già avviata; per entrambi era<br />

necessario un controllo delle competenze. Un collegamento tra formazione, accertamento<br />

delle competenze ed esercizio professionale si ebbe nel 1762 con il Manifesto del<br />

Magistrato della Riforma riguardante gli studi, esami ed esercizio delle professioni di<br />

agrimensore, misuratore, architetto civile ed idraulico e le successive Costituzioni del<br />

1772 emanate da Carlo Emanuele III (1701-1773). Si del<strong>in</strong>earono così figure professionali<br />

più specifiche e piani didattici dedicati. Per esempio gli agrimensori e misuratori, oltre a<br />

esami teorici, erano tenuti a seguire un apprendistato, rispettivamente, biennale e<br />

trimestrale, presso un professionista già patentato, mentre architetti civili e idraulici<br />

dovevano <strong>in</strong>traprendere studi universitari. Era, <strong>in</strong>oltre, previsto un corso di studi per gli<br />

<strong>in</strong>gegneri, dove, però, vi era un unico professore di matematica, che nei c<strong>in</strong>que anni<br />

doveva <strong>in</strong>segnare: analisi algebrica, sezioni coniche, analisi <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itesimale, istituzioni di<br />

architettura, teoria del moto dei solidi, teoria del moto dei liquidi. F<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e del<br />

Settecento la matematica era, <strong>in</strong>fatti, un complesso di discipl<strong>in</strong>e pure e applicate, dove<br />

predom<strong>in</strong>ava l’<strong>in</strong>fluenza illum<strong>in</strong>ista, per cui si propendeva verso problemi direttamente<br />

ispirati alla realtà fisica e tecnologica.<br />

È da ricordare, <strong>in</strong>oltre, che il 25 luglio 1783 il Re Vittorio Amedeo III 5 autorizzò, con<br />

Regie Patenti, la fondazione dell’Accademia Reale delle Scienze, nata dalla Società<br />

scientifica privata, creata nel 1757 dal conte G.A. Saluzzo 6 , L. Lagrange 7 e G.F. Cigna 8 , a<br />

cui collaborarono molti studiosi piemontesi e stranieri, dapprima solo esperti <strong>in</strong><br />

matematica, meccanica e fisica, poi aderirono anche personalità di spicco della cultura<br />

locale e figure em<strong>in</strong>enti dell’Illum<strong>in</strong>ismo francese, come J.B. D’Alembert 9 e J.<br />

5 Vittorio Amedeo III (1726-1796), figlio di Carlo Emanuele III, duca di Savoia dal 1773 al 1796.<br />

6 Giuseppe Angelo Saluzzo (1734-1810), studiò alle Reali Scuole di Artiglieria di Tor<strong>in</strong>o, fu un chimico e<br />

generale dello Stato sabaudo. Nel 1788 fu presidente dell’Accademia delle Scienze.<br />

7 Joseph- Louis Lagrange (1736-1810), matematico e astronomo tor<strong>in</strong>ese.<br />

8 Giovanni Francesco Cigna (1734-1790), medico e chimico di Mondovì.<br />

9 Jean Baptiste Le Rond d’Alembert (1717-1783), enciclopedista, matematico e fisico francese.<br />

9


Condorcet 10 . Il motto dell’Accademia presto divenne Veritas et utilitas, ossia porre le<br />

verità della scienza, basata sugli esperimenti, al servizio del regno, per la risoluzione di<br />

problemi tecnico-scientifici e per migliorare le conoscenze tecniche. In particolare gli<br />

accademici si occuparono dell’illum<strong>in</strong>azione della città, del problema della conservazione<br />

dei grani e della seta, della disoccupazione degli operai, e <strong>in</strong> seguito anche del problema<br />

dell’<strong>istruzione</strong>.<br />

L’età giacob<strong>in</strong>a<br />

Dopo l’<strong>in</strong>vasione napoleonica del triennio 1796-1799 e una breve restaurazione austro-<br />

russa, fra il 1800 e il 1813, vi fu una nuova occupazione francese, durante la quale il<br />

territorio italiano fu <strong>in</strong> parte annesso alla Francia e diviso <strong>in</strong> diversi stati, tra cui a Nord la<br />

Repubblica italiana, dal 1805 trasformata <strong>in</strong> Regno d’Italia. In questo periodo si assistette<br />

non solo a un mutamento territoriale, ma anche della stessa società: il popolo com<strong>in</strong>ciava a<br />

essere visto dal governo come una componente attiva della società, al quale qu<strong>in</strong>di si deve<br />

assicurare una corretta formazione. Pertanto, l’eredità più importante che ci ha lasciato<br />

questo periodo non è tanto l’attuazione di riforme, bensì la presa di coscienza da parte<br />

dello Stato del concetto di scuola popolare, lontana dalla precettistica privata, cui la<br />

penisola italica era stata abituata da secoli.<br />

Un primo <strong>in</strong>tervento realizzato <strong>in</strong> questo periodo <strong>in</strong> vista di un ord<strong>in</strong>amento scolastico<br />

fu l’istituzione di una Commissione per il riord<strong>in</strong>o degli studi. Il 4 settembre 1802 fu<br />

approvata una legge organica sull’<strong>istruzione</strong> che divideva l’<strong>in</strong>segnamento pubblico <strong>in</strong><br />

superiore (a carico economico dello stato), medio ed elementare (entrambi a carico<br />

economico dei comuni). I primi quattro anni dell’<strong>istruzione</strong> primaria divennero obbligatori<br />

e gratuiti (legge del 12 febbraio 1812). Le uniche università riconosciute erano solo quelle<br />

di Pavia e Bologna.<br />

Per l’<strong>in</strong>segnamento medio furono istituiti i licei (biennali, ma anche triennali per un<br />

breve periodo), ispirati a quelli francesi, anche se spesso si trattava di università m<strong>in</strong>ori,<br />

riconvertite al grado medio, ma con <strong>in</strong>segnamenti aggiuntivi di livello universitario.<br />

L’eredità francese dei licei ebbe un ruolo fondamentale <strong>in</strong> Italia nel dare un posto centrale<br />

alle Scienze pure e applicate per la formazione dei giovani. I licei furono affiancati a<br />

g<strong>in</strong>nasi (quadriennali), scuole secondarie con un curriculum più limitato rispetto ai licei.<br />

10 Jean-Anto<strong>in</strong>e Caritat de Condorcet (1743-1794), enciclopedista, matematico, economista e politico<br />

francese.<br />

10


Per tale grado scolastico furono banditi concorsi per numerose borse di studio per<br />

agevolare i giovani meritevoli, ma economicamente bisognosi.<br />

Per quanto concerne la formazione tecnico-scientifica, l’occupazione prima e<br />

l’annessione poi del <strong>Piemonte</strong> all’Impero napoleonico, nell’aprile del 1801, costr<strong>in</strong>se il<br />

sistema sabaudo a confrontarsi con l’ormai consolidata <strong>in</strong>gegneria francese e con la<br />

tradizione formativa dell’ancien régime, <strong>in</strong> quegli stessi anni r<strong>in</strong>novata con la fondazione<br />

dell’École polytechnique da parte di Gaspard Monge (1746-1818) nel 1784.<br />

Gli <strong>in</strong>gegneri civili, gli idraulici e gli architetti piemontesi ebbero così modo di<br />

realizzare un proficuo scambio di esperienze e <strong>in</strong>formazioni con i loro omologhi francesi,<br />

di verificare le rispettive competenze e abilità, e di acquisire nuove tecniche e modalità<br />

d’<strong>in</strong>tervento ed esecuzione dei lavori; <strong>in</strong> particolare trassero notevole beneficio dalla loro<br />

esperienza <strong>in</strong> fatto di rigore nel coord<strong>in</strong>amento delle opere sul territorio.<br />

La riorganizzazione universitaria presenta forti analogie con la passata esperienza<br />

sabauda 11 , nella quale l’università era concepita come un’istituzione fortemente<br />

centralizzata e sotto controllo statale. Entro il primo decennio dell’Ottocento, l’Università<br />

imperiale raggiunse l’assetto def<strong>in</strong>itivo, grazie all’opera del rettore Prospero Balbo (1762-<br />

1837), da cui dipendevano l’ateneo e tutte le scuole e collegi del Dipartimento. A Tor<strong>in</strong>o<br />

risiedeva quella che era ormai diventata la seconda università dell’Impero, la sola che<br />

ancora rilasciava patenti. Le facoltà ivi istituite erano c<strong>in</strong>que: giurisprudenza, medic<strong>in</strong>a,<br />

lettere, teologia e scienze, <strong>in</strong> cui confluivano scienze naturali e scienze matematiche.<br />

Nella formazione <strong>in</strong>gegneristica, <strong>in</strong> particolare, si assistette a una separazione dei rami<br />

civile e militare, e a un ripensamento complessivo della formazione. Il professore di<br />

geometria dell’Università di Tor<strong>in</strong>o, Ignazio Michelotti (1764-1846), nei primi mesi del<br />

1799, presentò il suo Piano di studi matematici volto a modificare l’<strong>in</strong>tero corso di studi<br />

matematici e ridef<strong>in</strong>ire le figure professionali, a esso collegate, <strong>in</strong> funzione del loro<br />

servizio per lo Stato. Le sue proposte erano <strong>in</strong>fluenzate dalla crisi economica e f<strong>in</strong>anziaria<br />

dell’epoca, ma anche dall’eco dell’École polytechnique <strong>in</strong> Francia e dalla volontà di<br />

def<strong>in</strong>ire formalmente l’<strong>in</strong>gegneria “civile”.<br />

11 G.P. Romagnani, L’<strong>istruzione</strong> universitaria <strong>in</strong> <strong>Piemonte</strong> dal 1799 al 1814, <strong>in</strong> All’ombra dell’aquila<br />

imperiale; cit, vol. II.<br />

11


Il provvedimento di maggior portata per gli studi d’<strong>in</strong>gegneria <strong>in</strong> <strong>Piemonte</strong> è varato nel<br />

1802 a seguito delle proteste al Consiglio d’Istruzione del generale francese Jourdan 12 per<br />

il basso livello dell’<strong>in</strong>segnamento impartito dalle scuole di matematica. Esso consentì la<br />

partecipazione al concorso di ammissione all’École polytechnique di Parigi anche a<br />

studenti piemontesi. Dal settembre del 1802 f<strong>in</strong>o al 1813, nell’aula magna dell’ateneo,<br />

davanti a uno o due esam<strong>in</strong>atori giunti da Parigi e <strong>in</strong> presenza di autorità costituite, si<br />

svolsero regolarmente tali esami. La prima promozione avvenne due anni dopo e f<strong>in</strong>o al<br />

1813 ventidue studenti piemontesi superarono la prova, si trasferirono a Parigi,<br />

frequentarono i corsi all’École polytechnique e, la maggior parte, proseguirono gli studi<br />

nelle scuole di applicazione. Al loro ritorno <strong>in</strong> <strong>Piemonte</strong>, svolsero brillanti carriere nei<br />

rispettivi settori.<br />

Studenti piemontesi <strong>in</strong> Francia<br />

L’École polytechnique nacque dall’idea di dare una formazione scientifica, fondata sulla<br />

Geometria Descrittiva, che permettesse ad artigiani e <strong>in</strong>gegneri di comunicare tra loro. Se<br />

Gaspard Monge, fondando la scuola, prediligeva per gli <strong>in</strong>gegneri un ruolo di “liberi<br />

professionisti”, dal 1806 Napoleone rese l’École il luogo di formazione di “<strong>in</strong>gegneri<br />

funzionari dell’impero”, <strong>in</strong> cui apprendere il sapere teorico da applicare poi nello sbocco<br />

naturale di tali studi: le amm<strong>in</strong>istrazioni tecniche. Il matematico Pierre-Simon Laplace<br />

(1749-1827), direttore della scuola, s’impegnò aff<strong>in</strong>ché essa divenisse un centro di<br />

formazione di scienziati di alto livello; tra i primi allievi troviamo: A.L. Cauchy (1789-<br />

1857), S.D. Poisson (1781-1840), J.V. Poncelet (1788-1867), J.B. Biot (1774-1862), J.L.<br />

Gay-Lussac (1778-1850), A.J. Fresnel (1788-1827) e G.G. De Coriolis (1792-1843). I<br />

corsi di Analisi e Meccanica furono affidati a Joseph-Louis Lagrange (1736-1813), il quale<br />

la rese una scuola “superbement analytique”, 13 la Meccanica e la Geometria erano trattate<br />

da un punto di vista analitico e l’Analisi era ridotta a un calcolo puramente algebrico. In un<br />

rapporto ufficiale del 1808 si scrive: l’analyse mathématique appliquée à la physique<br />

forme la base de l’enseignement. 14<br />

12 Jean-Baptiste, conte Jourdan (1762 –1833) è stato un generale francese, maresciallo dell’Impero con<br />

Napoleone Bonaparte, capo della ventisettesima Divisione militare della Repubblica francese, ossia il<br />

<strong>Piemonte</strong>.<br />

13 B. Belhoste, Un modèle à l’épreuve, Paris, 1994; cit. p. 9.<br />

14 C. Gillispie, Un enseignement hégémonique: les mathématiques, <strong>in</strong> La formation polytechnicienne, Paris,<br />

1994; cit., p.37.<br />

12


Gli studenti piemontesi che giunsero a Parigi <strong>in</strong> questi anni poterono, qu<strong>in</strong>di,<br />

approfittare di questo periodo di trasformazione e acquisire una peculiare formazione<br />

matematica che permise loro, al rientro <strong>in</strong> patria, di porre le basi per il successivo sviluppo<br />

tecnico-scientifico del Regno di Sardegna.<br />

Tra questi troviamo Giovanni Plana (1781-1864), studente presso l’École polytechnique<br />

dal 1800 al 1803, dove ebbe <strong>in</strong>segnanti illustri tra cui Laplace, A. M. Legendre (1752-<br />

1833) e lo stesso Lagrange, del quale fu l’unico allievo italiano e con cui si creò un<br />

rapporto di profonda stima e affetto. Al suo rientro <strong>in</strong> Italia, nel 1803, <strong>in</strong>iziò subito la sua<br />

carriera universitaria: nel 1811, proprio sotto suggerimento di Lagrange, ottenne la cattedra<br />

di Astronomia all’Università di Tor<strong>in</strong>o e, <strong>in</strong> seguito alla sua soppressione durante la<br />

restaurazione, passò a quella di Calcolo <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itesimale (1815), che mantenne per tutta la<br />

vita. Per qualche anno, dal 1816, <strong>in</strong>segnò anche Meccanica razionale all’Accademia<br />

militare di Tor<strong>in</strong>o. Nel suo <strong>in</strong>segnamento Plana riprende l’impostazione lagrangiana e<br />

dimostra eccezionali doti come docente; ciò traspare da molti suoi allievi, come Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o<br />

Sella (1827-1884), Felice Chiò (1813-1871), Ercole Ricotti (1816-1883) e Luigi Federico<br />

Menabrea (1809-1896), studente di “matematica” tra il 1828 e il 1832:<br />

Un des professeurs le plus habiles et le plus entraînant qui aient illustré une université<br />

[…] il fasait assister … l’élève à la naissance des theories et en développait les<br />

consequences avec una lucidité extraord<strong>in</strong>aire; il savait y <strong>in</strong>téresser par des application<br />

<strong>in</strong>génieuses qui en démontraient l’utilité. 15<br />

Le pubblicazioni di Plana furono numerose, di altissimo livello, e su diverse branche<br />

della matematica (teoria dei numeri, funzioni ellittiche, sviluppi <strong>in</strong> serie, calcolo delle<br />

probabilità, teoria delle equazioni algebriche, equazioni differenziali), della fisica<br />

(acustica, ottica, magnetismo, termod<strong>in</strong>amica, gravimetria, elettricità), e della meccanica<br />

celeste (lo resero celebre i suoi studi sul movimento della luna).<br />

La sua carriera fu costellata di numerose onorificenze: fu membro dell’Accademia delle<br />

Scienze di Tor<strong>in</strong>o (1811), di cui poi divenne vicepresidente (1842) e presidente (dal 1851<br />

f<strong>in</strong>o alla morte), fu direttore dell’Osservatorio astronomico (1816), ottenne da Carlo<br />

Alberto la decorazione dell’Ord<strong>in</strong>e Civile di Savoia e il titolo di barone (1844), fu<br />

nom<strong>in</strong>ato senatore del primo senato (1848) e <strong>in</strong>signito dal Re Vittorio Emanuele II del<br />

Gran Cordone dell’Ord<strong>in</strong>e dei Santi Maurizio e Lazzaro. Fu, <strong>in</strong>oltre, socio dell’Accademia<br />

15 L.F. Menabrea, Memoire, a cura di L. Briguglio, L. Bulferetti, Firenze, 1971, cit., p.12.<br />

13


delle Scienze di Tor<strong>in</strong>o (1851 f<strong>in</strong>o alla morte), dell’Accadémie des Sciences di Parigi e<br />

della Royal Society di Londra (1827).<br />

Plana divenne, dunque, una personalità di spicco non solo a Tor<strong>in</strong>o, ma anche all’estero,<br />

circondato della massima stima e ammirazione dai suoi contemporanei, pose le basi per<br />

una formazione scientifica di alto livello nell’università piemontese e contribuì a<br />

sviluppare il settore astronomico tor<strong>in</strong>ese.<br />

Se Plana all’uscita dall’École polytechnique tornò subito <strong>in</strong> patria, altri studenti<br />

piemontesi <strong>in</strong>vece proseguirono i loro studi specializzandosi nel ramo militare o civile,<br />

frequentando alcune delle nuove École d’application, nate nel 1795 sempre da un progetto<br />

di Monge, volte a formare i corpi tecnici statali; tra queste troviamo: l’École des ponts et<br />

chaussées (1748), l’École des m<strong>in</strong>es (1783) a Parigi, l’École d’application de l’artillerie et<br />

du génie a Fonta<strong>in</strong>ebleau (1794).<br />

Alcuni degli studenti piemontesi che, <strong>in</strong> particolare, si specializzarono nel ramo dei<br />

ponts et chaussées furono Giovanni Antonio Carbonazzi (1792-1873) e Carlo Bernardo<br />

Mosca (1792-1867).<br />

Carbonazzi, al term<strong>in</strong>e dei suoi studi (entrò all’École polytechnique nel 1808), com<strong>in</strong>ciò<br />

a lavorare <strong>in</strong> Francia, e solo nel 1820 tornò <strong>in</strong> patria, dove contribuì allo sviluppo della rete<br />

idraulica e stradale <strong>in</strong> <strong>Piemonte</strong> e Sardegna, la quale era al tempo un’isola quasi<br />

completamente priva di vie di comunicazione. In particolare egli studiò la navigazione<br />

fluviale e i progetti ferroviari alp<strong>in</strong>i e appenn<strong>in</strong>ici, ed è ricordato per aver contribuito alla<br />

nascita della figura del cantoniere e del pontoniere nel Regno di Sardegna, ruoli essenziali<br />

per la manutenzione delle carreggiate e dei ponti. Sembra solesse ripetere al suo aiutante<br />

“una strada senza cantonieri è come un ospedale senza medici”, 16 questa concezione<br />

deriva dalla sua formazione parig<strong>in</strong>a; <strong>in</strong> Francia, <strong>in</strong>fatti, già all’epoca del Re Sole, ma<br />

soprattutto con Napoleone, tali mestieri erano ritenuti fondamentali non solo per la<br />

normale manutenzione delle vie di comunicazione, ma anche per il controllo generale del<br />

territorio. Nel 1849 Carbonazzi fu eletto deputato al Parlamento per il collegio della sua<br />

città natale, Felizzano, e nel 1859 divenne Vicepresidente onorario del Consiglio Superiore<br />

dei Lavori Pubblici.<br />

Anche la carriera di C. B. Mosca fu <strong>in</strong>centrata nel campo delle <strong>in</strong>frastrutture. Dopo gli<br />

studi all’École polytechnique (1809-1811) e all’École des ponts et chaussées, v<strong>in</strong>se il<br />

16 Anas SpA, Nota storica sui Cantonieri, Roma<br />

14


primo premio per il concorso di Idraulica e il secondo per l’Architettura Civile, e com<strong>in</strong>ciò<br />

a lavorare come <strong>in</strong>gegnere <strong>in</strong> Francia. Alla caduta di Napoleone rientrò nel Regno di<br />

Sardegna, dove fu <strong>in</strong>signito della laurea <strong>in</strong> Ingegneria Idraulica presso l’Università di<br />

Tor<strong>in</strong>o nel 1819, e fu <strong>in</strong>caricato di numerosi progetti edili, di costruzione e di<br />

manutenzione di strade e ponti. In particolare la prov<strong>in</strong>cia di Tor<strong>in</strong>o è ricca di opere<br />

pubbliche eseguite sotto la sua direzione, tra le tante ricordiamo: il piano della strada per<br />

Chieri e Piacenza, e quello delle circonvallazioni per Rivoli (1817), il ponte sulla Dora<br />

Riparia, che lo rese celebre e prende il suo nome (1822), il progetto di ricostruzione della<br />

diga alimentatrice delle acque presso la Manifattura Tabacchi al Regio Parco (1826) e il<br />

progetto dei Murazzi sul Po (1829). Le cariche e onorificenze conseguite nel corso della<br />

sua carriera furono <strong>in</strong>numerevoli, tra queste: segretario del Congresso Permanente e del<br />

Consiglio Superiore dei Ponti e Strade (dal 1820 al 1848), ispettore di seconda classe del<br />

Genio Civile per le prov<strong>in</strong>ce di Alessandria e Genova, e professore presso l’Accademia<br />

militare di Tor<strong>in</strong>o (1825), <strong>in</strong>gegnere dell’Ord<strong>in</strong>e dei SS. Mauriziano e Lazzaro (1831),<br />

membro onorario dell’Accademia Albert<strong>in</strong>a (1837), ispettore di prima classe del Genio<br />

Civile (1838), membro del Consiglio Speciale delle Strade Ferrate (dal 1845 al 1854) e<br />

senatore per meriti scientifici (1848). È da ricordare, <strong>in</strong>oltre, che Mosca fu <strong>in</strong>viato da Carlo<br />

Alberto, il 13 marzo 1833, <strong>in</strong>sieme al suo allievo Giuseppe Bella (1808-1884) <strong>in</strong> Francia e<br />

Inghilterra per apprendere un nuovo metodo per la costruzione dei ponti sostenuti da fasci<br />

di cavi metallici, ideato dall’<strong>in</strong>gegner Isimbard K<strong>in</strong>gdom Brunel (1806-1859). Mosca,<br />

dunque, è un esempio di come la formazione all’estero di studenti piemontesi giocò un<br />

ruolo fondamentale per lo sviluppo del Regno di Sardegna.<br />

Tra gli studenti che, term<strong>in</strong>ata l’École polytechnique, frequentarono l’École des M<strong>in</strong>es è<br />

da ricordare il savoiardo Charles Marie Joseph Desp<strong>in</strong>e (1792-1856), allievo di Johann-<br />

Gottfried Schreiber (1746-1827). Quest’ultimo, figlio di un m<strong>in</strong>atore tedesco, portò le<br />

conoscenze e tecnologie dell’avanzata <strong>in</strong>dustria m<strong>in</strong>eraria tedesca <strong>in</strong> Francia, e compì<br />

numerose ispezioni <strong>in</strong> m<strong>in</strong>iere europee contribuendo così a un <strong>in</strong>nalzamento del livello<br />

francese <strong>in</strong> campo m<strong>in</strong>erario sia <strong>in</strong> fatto di tecniche, sia di amm<strong>in</strong>istrazione. L’École des<br />

M<strong>in</strong>es di Parigi e l’École pratique des M<strong>in</strong>es di Pesey (1802), poi trasferita a Moûtier<br />

(1803-1815), divennero scuole di alto prestigio anche grazie al suo contributo.<br />

L’<strong>in</strong>segnamento che ne trasse Desp<strong>in</strong>e (entrò nella scuola di Moûtier nel 1812) giovò al<br />

Regno sabaudo; al suo rientro <strong>in</strong> patria (verso la f<strong>in</strong>e del 1815) ottenne la direzione della<br />

15


stessa Scuola teorica-pratica di m<strong>in</strong>eralogia di Moûtier (1825), istituita con le Regie<br />

Patenti del 18 ottobre 1822, che prevedeva un corso biennale volto alla formazione<br />

d’<strong>in</strong>gegneri aspiranti a entrare nel Corpo o esercitare al servizio dei privati. Per accedervi<br />

erano necessari corsi <strong>in</strong>tegrativi universitari di Chimica e M<strong>in</strong>eralogia, durante il biennio la<br />

parte più consistente del programma era basata su esercitazioni e lavori pratici svolti<br />

durante “viaggi metallurgici” e “scorse geologiche”. 17 Nel 1833 fu decisa la chiusura della<br />

scuola, realizzatasi poi nel 1837, a causa della scarsa affluenza di allievi esterni, non<br />

coperti da borsa di studio dallo Stato (i posti <strong>in</strong>terni erano sei nei primi anni e due dal<br />

1828), ma anche per le prospettive di carriera limitate rispetto agli <strong>in</strong>gegneri, e per la<br />

progressiva crisi del settore m<strong>in</strong>erario pubblico, acuitasi negli anni Trenta. Desp<strong>in</strong>e si<br />

prodigò aff<strong>in</strong>ché i futuri <strong>in</strong>gegneri delle m<strong>in</strong>iere acquisissero appropriate competenze<br />

attraverso la specializzazione presso la stessa École des M<strong>in</strong>es <strong>in</strong> gioventù frequentata. È<br />

da ricordare, <strong>in</strong>oltre, che nel 1828 Desp<strong>in</strong>e fu nom<strong>in</strong>ato Ispettore nel Corpo Reale degli<br />

Ingegneri delle M<strong>in</strong>iere 18 , fu anche amm<strong>in</strong>istratore del debito pubblico del Regno di<br />

Sardegna, ispettore dei pesi e delle misure (1835) e deputato alla Camera nella IV<br />

legislatura (1849-1853), dove fu membro della commissione di bilancio. Contribuì<br />

all’<strong>in</strong>troduzione del sistema metrico nel Regno, ed era un forte sostenitore della<br />

laicizzazione dello stato e della democratizzazione dell’<strong>in</strong>segnamento.<br />

Gli studenti piemontesi che <strong>in</strong>trapresero la carriera militare dopo l’École polytechnique<br />

furono numerosi, essi entrarono nei corpi di artiglieria e del Genio. Tra questi è<br />

particolarmente degno di nota Giovanni Antonio Ferd<strong>in</strong>ando Prat (1792-1862), si dist<strong>in</strong>se<br />

già nella scuola di Parigi tra i migliori alunni, entrò nell’esercito napoleonico, ma dovette<br />

r<strong>in</strong>unciare agli studi <strong>in</strong> Francia a causa della caduta dell’Impero. Tornato <strong>in</strong> <strong>Piemonte</strong> nel<br />

1814, fu nom<strong>in</strong>ato Tenente e avviò la sua brillante carriera nel Corpo di artiglieria<br />

arrivando alla carica di Vicecomandante generale. Nel 1848 fu nom<strong>in</strong>ato Senatore del<br />

Regno di Sardegna, occupandosi <strong>in</strong> particolare del progetto di legge sul reclutamento<br />

militare (1853), fu <strong>in</strong>oltre Membro del Congresso consultivo permanente di guerra e<br />

Presidente del Tribunale supremo di guerra e mar<strong>in</strong>a.<br />

Agost<strong>in</strong>o Chiodo (1791-1861) <strong>in</strong>traprese una carriera simile. Dopo un esordio<br />

nell’armata napoleonica, fu arruolato <strong>in</strong> quella del Regno di Sardegna nel 1814, la sua<br />

17<br />

Regolamento della Scuola teorico-pratica di M<strong>in</strong>eralogia stabilita a Moutiers (Regie Patenti del 24<br />

febbraio 1824)<br />

18<br />

Gazzetta piemontese, n° 82, nella sezione Interno, Tor<strong>in</strong>o, 8 luglio 1828.<br />

16


carriera fu brillante e ricca di onorificenze e cariche importanti, f<strong>in</strong>o a quella di Senatore<br />

(1848), Presidente del Consiglio del Genio militare (1849–1861), Membro del Congresso<br />

consultivo permanente di guerra. È importante ricordare che si dedicò per alcuni anni<br />

anche all’<strong>in</strong>segnamento: fu professore alla Scuola di Applicazione del Genio (1820), di cui<br />

poi divenne Direttore (1824-1825), e all’Accademia militare di Tor<strong>in</strong>o (1822-1826).<br />

Domenico Botto (1791-1865), dopo gli studi all’Università di Genova e poi all’ École<br />

polytechnique, <strong>in</strong>traprese anch’egli la carriera militare, divenendo capitano del Genio, ma<br />

per il suo co<strong>in</strong>volgimento nei moti del 1821, fu espulso dall’esercito. Ciononostante, le sue<br />

conoscenze scientifiche gli consentirono una brillante carriera come docente: nel 1828 fu<br />

nom<strong>in</strong>ato professore alla cattedra di Fisica generale e sperimentale all’Università di<br />

Tor<strong>in</strong>o, e divenne socio dell’Accademia delle Scienze di Tor<strong>in</strong>o dal 1835. Botto fu, <strong>in</strong>oltre,<br />

uno dei fisici italiani che contribuirono a rendere la scienza tor<strong>in</strong>ese all’avanguardia nel<br />

settore dell’elettromagnetismo, con la costruzione di motori elettrici 19 , e lo sviluppo della<br />

telegrafia. Di quest’ultima lui stesso riconobbe subito l’importanza a livello politico, tanto<br />

da considerarla una ”applicazione stupenda e d’immensa importanza che sebbene possa<br />

dirsi ancora recente, pure raggiunse un sì alto grado di perfezione e di pratica utilità, che<br />

già trovasi su vasta scala attuata nei più colti paesi d’Europa e d’America.” 20<br />

Inf<strong>in</strong>e è da ricordare che Botto, con le sue conferenze e pubblicazioni popolari, svolse<br />

una notevole opera di diffusione della cultura scientifica <strong>in</strong> <strong>Piemonte</strong> 21 .<br />

In conclusione, anche grazie a questi primi esempi, il governo sabaudo comprese subito<br />

l’importanza della formazione tecnico-scientifica di studenti meritevoli all’estero, <strong>in</strong><br />

term<strong>in</strong>i di concreto progresso per il Paese nei campi più svariati, e cont<strong>in</strong>uò i f<strong>in</strong>anziamenti<br />

negli anni successivi.<br />

La Restaurazione<br />

Con la Restaurazione e il ritorno al potere di Vittorio Emanuele I 22 , si aprì un periodo<br />

d’imponente riorganizzazione dello Stato, di ampliamento dei servizi tecnico-<br />

19 Nel 1834 Botto pubblicò “Notizie sull’applicazione dell’elettromagnetismo alla meccanica”, <strong>in</strong> cui riferì<br />

sulla realizzazione di un prototipo di motore elettrico, e nel febbraio del 1836 la Memoria“Mach<strong>in</strong>e Locomotive<br />

mise en mouvement par l’électro-magnétisme”, presentata all’Accademia di Tor<strong>in</strong>o.<br />

20 G. D. Botto, Elementi di fisica generale e sperimentale ad uso delle Regie Scuole di Filosofia. Quarta<br />

edizione, Tor<strong>in</strong>o, Stamperia Reale, 1850, p. 359.<br />

21 Di particolare <strong>in</strong>teresse è la sua nota sull’importanza della diffusione di tecniche volte al miglioramento<br />

dell’agricoltura piemontese: “Catechismo agro logico. Ossia pr<strong>in</strong>cipii di Scienza applicati all’Agricoltura”,<br />

Tor<strong>in</strong>o, Stamperia Reale, 1846.<br />

17


amm<strong>in</strong>istrativi e di r<strong>in</strong>novamento urbanistico, per cui non si poteva ignorare l’esperienza<br />

francese, di cui gli <strong>in</strong>gegneri piemontesi avevano fatto tesoro. Nel settore della grande<br />

viabilità, furono aperti cantieri per la costruzione di strade m<strong>in</strong>ori, ponti e canali;<br />

organizzati da una Direzione generale, dipendente dal M<strong>in</strong>istero dell’<strong>in</strong>terno. In questo<br />

contesto si osservò come il contatto tra <strong>in</strong>gegneri e “architetti civili” e “idraulici”<br />

piemontesi fu essenziale per un coord<strong>in</strong>amento rigoroso dei lavori, che univa competenze<br />

tecniche e direttive di alto livello.<br />

Per quanto concerne gli <strong>in</strong>gegneri, con la ricostituzione nel 1814 dell’esercito sabaudo<br />

vi fu anche quella del Corpo del Genio militare, dal quale nel 1818 si distaccarono gli<br />

<strong>in</strong>gegneri civili, che confluirono nel Corpo Reale del Genio civile: aventi entrambi<br />

specifici settori di azione.<br />

L’università resta nel Regno di Sardegna il luogo privilegiato per il conferimento di<br />

patenti di libero esercizio dei tecnici “civili”; <strong>in</strong> particolare le patenti di architetto civile,<br />

misuratore e agrimensore erano assegnate a Tor<strong>in</strong>o, Genova e Cagliari, mentre quella<br />

d’<strong>in</strong>gegnere idraulico era ottenibile solo nelle prime due sedi. Un elemento da rilevare <strong>in</strong><br />

questo periodo è la riconferma della volontà di strutturare i corsi universitari <strong>in</strong> vista di una<br />

specifica formazione professionale degli studenti. Nella classe di Matematica, pertanto, vi<br />

è l’idea di <strong>in</strong>serire corsi utili per dare una solida base teorica ai futuri <strong>in</strong>gegneri, per cui le<br />

cattedre erano così assegnate:<br />

GEOMETRIA Antonio Marta (1779-1850)<br />

ANALISI Giuseppe Bianchi (1791-1866)<br />

MECCANICA Giovanni Plana (1781-1864)<br />

IDRAULICA<br />

ARCHITETTURA<br />

Tommaso Cisa As<strong>in</strong>ari di Gresy (1769-1846)<br />

Giorgio Bidone (1781-1839)<br />

Ferd<strong>in</strong>ando Bonsignore (1760-1843)<br />

Giuseppe Talucchi (1782-1863)<br />

FISICA SUBLIME Amedeo Avogadro (1776-1856)<br />

22 Vittorio Emanuele (1759-1824), fratello di Carlo Emanuele IV, costretto ad abdicare nel 1802, fu duca di<br />

Savoia, Re di Sardegna, dal 1802 al 1821.<br />

18


Intanto tra il 1820 e il 1821 le idee rivoluzionarie dei “costituzionalisti” <strong>in</strong> Spagna si<br />

diffusero, e l’8 marzo 1821 i liberali del Regno Sardo chiesero al Re la costituzione.<br />

L’<strong>in</strong>surrezione tor<strong>in</strong>ese portò il Re Vittorio Emanuele I ad abdicare <strong>in</strong> favore del fratello<br />

Carlo Felice 23 . Poiché quest’ultimo si trovava temporaneamente a Modena, la reggenza fu<br />

affidata al giovane Carlo Alberto, il quale concesse la Costituzione con la riserva<br />

dell’approvazione regia, che però non arrivò. Dopo i moti del 1821, che videro le<br />

università temporaneamente chiuse e molti studenti impegnati attivamente nella lotta<br />

politica (alcuni di loro persero anche la vita), si assistette a un complessivo riord<strong>in</strong>o della<br />

pubblica <strong>istruzione</strong>, improntato su un pesante controllo sulla condotta morale e religiosa<br />

degli studenti.<br />

Il Regolamento per la Facoltà di scienze e lettere (3 ottobre 1822) era volto a<br />

organizzare il settore degli studi scientifici, tecnici, artistici e delle professioni a essi<br />

collegate. Lo stretto legame tra studi e <strong>in</strong>teressi tecnico-applicativi dello Stato era<br />

particolarmente evidente nella classe di Matematica, dove il Regolamento manteneva<br />

un’identificazione tra matematica e <strong>in</strong>gegneria, giustificata dalla lunga tradizione e<br />

dall’<strong>in</strong>fluenza lagrangiana proveniente dalla Francia.<br />

Il Regolamento non solo programmava <strong>in</strong> modo accurato l’anno accademico, ma mirava<br />

a una maggiore severità dei professori; l’obiettivo era combattere “le reiterate assenze di<br />

molti studenti nel corso dell’anno e l’<strong>in</strong>opportuna <strong>in</strong>dulgenza negli esami”. 24<br />

Gli esami f<strong>in</strong>ali da sostenere divennero molto duri e il loro giudizio, riportato poi sulle<br />

patenti, si differenziava nei seguenti tre livelli: a pluralità di voti, a pieni voti, con lode. Fu<br />

<strong>in</strong>oltre ord<strong>in</strong>ato ai professori di ridurre al m<strong>in</strong>imo l’abitud<strong>in</strong>e a concedere dispense sui<br />

programmi ai figli dei notabili. Tale durezza della discipl<strong>in</strong>a e l’esame di Magistero come<br />

strumento di valutazione effettiva delle capacità dei futuri universitari, ebbe esito positivo<br />

per quanto concerne il livello scolastico e, <strong>in</strong>aspettatamente, anche sul numero degli<br />

iscritti.<br />

Nella tabella sottostante è riportato il percorso scolastico per la formazione<br />

dell’<strong>in</strong>gegnere idraulico.<br />

23 Carlo Felice (1765-1831), re di Sardegna dal 1821 al 1831.<br />

24 Regie Patenti riguardanti la soppressione del Collegio delle Prov<strong>in</strong>ce e i Regolamenti per le Regie<br />

Università di Tor<strong>in</strong>o e di Genova e per le scuole tanto comunali che pubbliche e Regie, supplemento alla<br />

“Gazzetta <strong>Piemonte</strong>se”, 22 settembre 1822.<br />

19


BIENNIO<br />

3° ANNO<br />

4° ANNO<br />

ESAME<br />

FINALE<br />

1° ANNO<br />

Regolamento del 3 ottobre 1822<br />

Specializzazione per <strong>in</strong>gegneri idraulici<br />

MATEMATICA PURA (f<strong>in</strong>o al calcolo differenziale e <strong>in</strong>tegrale)<br />

DISEGNO<br />

ARCHITETTURA<br />

GEOMETRIA PRATICA<br />

MECCANICA e applicazioni alle macch<strong>in</strong>e e alle costruzioni<br />

ARCHITETTURA<br />

IDRAULICA (comprendente: Idrostatica, Idrod<strong>in</strong>amica, Idrometria,<br />

Macch<strong>in</strong>e e Costruzioni idrauliche)<br />

ESERCITAZIONI (ciclo di esercitazioni sperimentali tenute alla<br />

Parella 25 )<br />

PROGETTO IDRAULICO E RELAZIONE SCRITTA (discusso<br />

pubblicamente, davanti alla classe di matematica)<br />

Specializzazione per architetti civili<br />

MATEMATICA PURA (f<strong>in</strong>o al calcolo differenziale e <strong>in</strong>tegrale)<br />

DISEGNO<br />

ARCHITETTURA<br />

2° e 3° ANNO ARCHITETTURA<br />

GEOMETRIA PRATICA<br />

Nel 1825 per gli aspiranti alla patente d’<strong>in</strong>gegnere idraulico, gli esami di Magistero e<br />

quello di ammissione vertevano su tutta la matematica elementare, aritmetica, geometria e<br />

algebra. Sembra fosse necessario a quasi tutti gli studenti un <strong>in</strong>tero anno di studi<br />

prelim<strong>in</strong>ari per riuscire a superare una prova così selettiva. 26<br />

25 Nel 1765 Re Carlo Emanuele III, “per il bene della comune società” decretò la nascita di uno Stabilimento<br />

per le Sperienze idrauliche. Fu fondata nel 1763 per <strong>in</strong>iziativa del professore d’idraulica dell’Università,<br />

Francesco Domenico Michelotti. Sorse presso la tenuta della Parella, lungo la strada di Francia, a ovest della<br />

città, dove si poteva prelevare l’acqua corrente dal canale Cossola, dove le acque provengono dalla Dora<br />

Riparia, presso Collegno.<br />

26 L.F. Menabrea, Memoire, a cura di L. Briguglio, L. Bulferetti, Firenze, 1971, p.5.<br />

20


Periodo Albert<strong>in</strong>o<br />

Il regno di Carlo Alberto 27 (dal 1831 al 1849) ebbe una funzione preparatoria per la<br />

successiva modernizzazione dell’epoca cavouriana. Il miglioramento progressivo delle<br />

condizioni del bilancio dello Stato fecero da supporto all’importante politica di riforme<br />

che, dal 1835 <strong>in</strong> poi, <strong>in</strong>vestì gradualmente i campi dell’economia, delle f<strong>in</strong>anze,<br />

dell’<strong>in</strong>segnamento, dei codici, della riorganizzazione dell’apparato statale,<br />

dell’amm<strong>in</strong>istrazione e dell’assistenza.<br />

Si sviluppò a Tor<strong>in</strong>o una società civile di tipo moderno, fatta sempre più di cittad<strong>in</strong>i e<br />

sempre meno di sudditi 28 .<br />

Ricordiamo che siamo nel periodo della piena diffusione delle idee di Giuseppe Mazz<strong>in</strong>i<br />

(1805-1872), che con la sua Giov<strong>in</strong>e Italia (1831) promuoveva il sogno dell’unità d’Italia,<br />

della repubblica e dell’<strong>in</strong>dipendenza dai governi assolutistici. I tentativi <strong>in</strong>surrezionali del<br />

1833 <strong>in</strong> <strong>Piemonte</strong> furono duramente repressi, ma negli anni Quaranta le idee liberali<br />

acquisirono sempre maggiori consensi tra la popolazione.<br />

Da questo clima fortemente <strong>in</strong>triso di volontà di r<strong>in</strong>novamento, emerse una nuova classe<br />

dirigente, formata <strong>in</strong> parte dalla borghesia, <strong>in</strong> parte dall’aristocrazia, caratterizzata da un<br />

forte impegno morale e da grandi capacità tecniche. La sp<strong>in</strong>ta pr<strong>in</strong>cipale era la volontà di<br />

ammodernamento sulla base dei modelli stranieri, ma nello stesso tempo, per non rischiare<br />

un fallimento simile a quello parig<strong>in</strong>o, si tendeva a conservare svecchiando 29 .<br />

Dietro l’obiettivo di tout améliorer et tout conserver confluivano, <strong>in</strong> una felice s<strong>in</strong>tesi<br />

negli uom<strong>in</strong>i, […], una capacità pragmatica di commisurare e di adattare, di volta <strong>in</strong><br />

volta, i modelli stranieri alle reali possibilità del <strong>Piemonte</strong> […], un’attenzione<br />

particolare per l’<strong>istruzione</strong> scientifica, agraria, <strong>tecnica</strong> e professionale; un grande<br />

sforzo di letture, di studio, di assimilazione di libri e periodici stranieri cercati con<br />

avidità, raccolti con abbondanza, discussi, divulgati; una capacità di scienziati sociali<br />

di collegare i propri <strong>in</strong>terventi concretamente alle <strong>in</strong>iziative di riforma, svolgendo nello<br />

stesso tempo una funzione di divulgazione presso gli strati medio- alti e di stimolo al<br />

loro consenso. 30<br />

27 Carlo Alberto Amedeo (1789-1849), re di Sardegna dal 1831 al 1849.<br />

28 G.P. Romagnani, Storiografia e politica culturale nel <strong>Piemonte</strong> di Carlo Alberto, Tor<strong>in</strong>o, 1983, p.37.<br />

29 U. Levra, Da una modernizzazione passiva a una modernizzazione attiva, <strong>in</strong> U. Levra, Storia di Tor<strong>in</strong>o. VI.<br />

La città nel Risorgimento (1798-1864), Tor<strong>in</strong>o, E<strong>in</strong>audi, 2000; p. XCIV.<br />

30 U. Levra, Malati, folli e crim<strong>in</strong>ali nella Tor<strong>in</strong>o carlo-albert<strong>in</strong>a. Premessa: Tor<strong>in</strong>o “città malata?” <strong>in</strong><br />

Rivista di storia contemporanea, XI, 1982, n.3, p.354.<br />

21


Tra le manifestazioni di questo <strong>in</strong>dirizzo vi fu l’istituzione del Consiglio di Stato (31<br />

agosto 1831), suddiviso <strong>in</strong> tre sezioni: Interno, Giustizia, F<strong>in</strong>anze; e la r<strong>in</strong>ascita nel 1825<br />

della Camera di agricoltura e commercio, di età napoleonica, soppressa dalla<br />

Restaurazione. Lo Stato <strong>in</strong>tervenne anche nel settore delle opere pubbliche, contribuendo<br />

ad assorbire <strong>in</strong> parte l’enorme disoccupazione, e a creare <strong>in</strong>frastrutture <strong>in</strong>dispensabili per<br />

migliorare le comunicazioni anche con l’estero, e stimolare gli <strong>in</strong>vestimenti pubblici e<br />

privati. La politica statale dei lavori pubblici, l’organizzazione e la gestione delle<br />

<strong>in</strong>frastrutture territoriali andarono identificandosi con un’idea di civilizzazione e<br />

amm<strong>in</strong>istrazione della ricchezza del Paese, realizzata <strong>in</strong> maniera sapiente, grazie al<br />

supporto di tecnici. Esemplare a tal proposito fu la sistemazione della gestione delle acque,<br />

per la quale fu chiamato Giorgio Bidone (1781-1839), <strong>in</strong>gegnere e professore di Idraulica<br />

all’Università di Tor<strong>in</strong>o. Con la collaborazione di altri esperti <strong>in</strong>gegneri, Bidone si occupò<br />

del controllo degli articoli concernenti la distribuzione e la misura delle acque. Nel 1817,<br />

con Ignazio Michelotti (1764-1846), redasse il Regolamento delle acque. Giorgio Bidone<br />

aveva pubblicato tra il 1819 e il 1830 le Memorie dell’Accademia delle Scienze di Tor<strong>in</strong>o,<br />

sul fenomeno del rigurgito delle acque <strong>in</strong> un canale a forte pendenza, la dimostrazione<br />

sperimentale della teoria di Poisson riguardante la propagazione delle onde e la misura<br />

delle acque <strong>in</strong> diverse condizioni sperimentali.<br />

In generale, si assiste a un periodo <strong>in</strong> cui molti altri uom<strong>in</strong>i di scienza, grazie ad una<br />

piena consapevolezza delle loro possibilità <strong>in</strong> campo politico e sociale e grazie alla fiducia<br />

dello stato, f<strong>in</strong>alizzarono le loro ricerche su temi che avevano un’immediata ricaduta nella<br />

vita quotidiana e nel progresso del Paese. Vedremo come ciò accadrà anche per il settore<br />

dell’<strong>istruzione</strong>.<br />

L’attività didattica di Giorgio Bidone<br />

Giorgio Bidone dette importanti contributi anche <strong>in</strong> ambito scolastico. Laureatosi <strong>in</strong><br />

Matematica e Idraulica presso l’Università di Tor<strong>in</strong>o nel 1804 e nel 1806 <strong>in</strong> Architettura<br />

civile, fu membro dell’Accademia delle Scienze di Tor<strong>in</strong>o, divenne professore di Idraulica<br />

nel 1815 e nove anni dopo com<strong>in</strong>ciò a <strong>in</strong>segnare Geometria descrittiva al terzo anno degli<br />

studenti del corso di Matematica dell’Università di Tor<strong>in</strong>o. Le sue lezioni consistevano <strong>in</strong><br />

esercitazioni giornaliere di disegno, facendo uso, dapprima, di un suo trattato manoscritto<br />

e, dal 1830 <strong>in</strong> poi, del Trattato di geometria descrittiva (1826) di Carlo Sereni. Per il corso<br />

di Idraulica del quarto anno, <strong>in</strong>vece, il libro di testo era Elementi di meccanica e di<br />

22


idraulica di G. Venturoli 31 . Bidone considerava tali testi “adattissimi all’<strong>istruzione</strong> degli<br />

<strong>in</strong>gegneri idraulici”. In effetti, specialmente il Venturoli era usato <strong>in</strong> quasi tutte le<br />

università italiane per la sua impostazione didattica di tipo geometrico e lo stesso L. F.<br />

Menabrea a tal proposito riteneva che, seppure fosse poco adatto “à former des analiste<br />

[…] il avit l’avantage de fixer dans la mémoire les théorèmes et les pr<strong>in</strong>cipes de<br />

mécanique dont l’application était la plus usuelle dans la profession d’<strong>in</strong>génieur”. 32<br />

L’elemento di maggiore spicco nel corso di Bidone era poi il costante confronto tra<br />

l’approccio analitico delle teorie e le loro applicazioni ai casi concreti del movimento dei<br />

liquidi. Egli dava molta importanza alla futura attività professionale degli studenti e, per<br />

facilitarne il passaggio, durante il suo corso, nel giro di una o due settimane, presentava<br />

agli studenti lo stabilimento della Parella:<br />

le sperienze tendono specificamente a verificare e dimostrare praticamente i pr<strong>in</strong>cipii<br />

dai quali dipende e si deduce la misura dell’acqua, e si danno le regole da osservarsi<br />

nell’eseguirla. Si mostra l’uso ed il maneggio pratico degli stromenti idrometrici, e si<br />

eseguiscono i diversi metodi conosciuti per misurare le acque correnti nei canali,<br />

secondi i varii casi. […] nel corso di queste e delle altre svariatissime esperienze si ha<br />

l’opportunità di fare molte e importanti osservazioni teoriche e pratiche, le quali sono<br />

da ciascun allievo notate. 33<br />

Dai contenuti degli esami di Bidone, tra il 1815 e 1837, si osserva come egli dedicasse<br />

la parte applicativa del corso, non solo allo studio delle macch<strong>in</strong>e idrauliche, ma anche dei<br />

mul<strong>in</strong>i a vento e delle macch<strong>in</strong>e a vapore. Ciò mostra come all’epoca, alcuni docenti<br />

universitari particolarmente attenti alle esigenze del proprio Paese, tendevano a mutare i<br />

propri corsi anche <strong>in</strong> funzione della realtà sociale e <strong>in</strong>dustriale tor<strong>in</strong>ese.<br />

La figura di Bidone esercitò su molti dei suoi studenti una grande <strong>in</strong>fluenza e una<br />

volontà di porlo come modello di vita sia per la sua condotta morale, si per i suoi contributi<br />

nella didattica. Tra questi, come vedremo, vi fu proprio Carlo Ignazio Giulio.<br />

31 Giuseppe Venturoli (Bologna 1768 – 1846) a 23 anni fu nom<strong>in</strong>ato aggregato all’Accademia delle Scienze<br />

di Bologna, gli fu assegnata la cattedra di Matematiche applicate nell’Università di Bologna, nel 1802, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e<br />

fu chiamato a Roma da Papa Pio VII, che il 23 ottobre 1817 lo nom<strong>in</strong>ò Presidente del Consiglio Idraulico e<br />

Direttore della Scuola degli Ingegneri; qui rimase f<strong>in</strong>o alla morte. La sua opera più celebre Elementi di<br />

meccanica e d’idraulica fu tradotta <strong>in</strong> <strong>in</strong>glese su consiglio di C. Babbage e J. F. Herschel, nel 1822 e 1823.<br />

32 L.F. Menabrea, Memoire, 1971, cit., pp. 13-14.<br />

33 Calendario generale, II, 1825, pp. 437-438, Regia Università di Tor<strong>in</strong>o. Edifizio idraulico.<br />

23


C.I. GIULIO E GLI INTERVENTI NELL’UNIVERSITÀ DI TORINO<br />

Sia l’arte come la mano che opera,<br />

la scienza come l’occhio che regge la mano e la governa. 34<br />

[C.I. Giulio]<br />

Il capitolo presenta la vita di Carlo Ignazio Giulio e i suoi primi <strong>in</strong>terventi come professore<br />

di Meccanica razionale (1828), <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con quelli del suo maestro G. Bidone, e come<br />

Rettore (1844) dell’Università di Tor<strong>in</strong>o. Conscio dell’importanza del servizio pubblico<br />

svolto dagli <strong>in</strong>gegneri, nel processo di trasformazione e sviluppo del Paese, Giulio<br />

contribuì a creare un percorso universitario improntato maggiormente sul lato applicativo<br />

delle diverse discipl<strong>in</strong>e, e volto a formare professori <strong>in</strong> grado di elevare lo scarso livello<br />

scolastico dei gradi <strong>in</strong>feriori <strong>in</strong> campo scientifico.<br />

La vita di C.I. Giulio<br />

Carlo Ignazio Filippo Alessandro Giulio nacque a Tor<strong>in</strong>o l’11 agosto 1803 dal medico<br />

Carlo Stefano (1757-1815) e da Barbara Millet, figlia di commercianti di orig<strong>in</strong>e francese.<br />

Il nonno paterno, Domenico, aveva esercitato la professione notarile, e aveva avuto tre<br />

figli: Giacomo, sacerdote, Filippo, notaio, e Carlo Stefano. Quest’ultimo, padre di Carlo<br />

Ignazio Giulio, era molto conosciuto all’epoca: fu avviato dallo zio, Carlo Giulio, a studi di<br />

medic<strong>in</strong>a, ben presto divenne medico, professore di anatomia e fisiologia presso<br />

l’Università di Tor<strong>in</strong>o, s’<strong>in</strong>teressò di elettricità animale, di demografia e di economia<br />

agraria e fondò il Giornale scientifico, letterario e delle arti 35 , i Commentarij<br />

bibliografici 36 e la Bibliothèque italienne 37 . Dal 1794 fu socio nazionale della R.<br />

Accademia delle Scienze di Tor<strong>in</strong>o. Assunse <strong>in</strong>carichi governativi durante l’occupazione<br />

34<br />

BPT, Archivio Giulio (d’ora <strong>in</strong> poi AG), contenitore 63 (d’ora <strong>in</strong> poi cont.), Lezione per l’apertura delle<br />

Scuole di Meccanica e di Chimica applicate alle Arti, 1845; 15.12.1845; cit., p. 34.<br />

35<br />

Giornale scientifico-letterario e delle arti di una società filosofica di Tor<strong>in</strong>o, raccolto e posto <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e da<br />

Giovanni Antonio Giobert e Carlo Giulio, membri di varie accademie, tra il 1789 e il 1791, scritto <strong>in</strong><br />

collaborazione con il chimico G.A. Giobert (1761-1834), pubblicato mensilmente a dispense di circa 100<br />

pag<strong>in</strong>e.<br />

36<br />

Commentarii bibliografici, giornale scientifico e letterario, scritto da Giulio, Giobert e Botta, pubblicati 8<br />

fascicoli <strong>in</strong> tutto, mensilmente, nell’anno 1872, da gennaio ad agosto.<br />

37<br />

Bibliotèque italienne &c. Biblioteca italiana, ossia quadro de’ progressi delle Scienze e delle Arti <strong>in</strong> Italia,<br />

scritto da C. Giulio, Giobert, Vassalli-Eandi e Rossi, Tor<strong>in</strong>o, giornale scientifico, pubblicato mensilmente nel<br />

1803 (pubblicati 12 volumetti <strong>in</strong> tutto), a dispense di 6 pag<strong>in</strong>e, di divulgazione sule produzioni italiane <strong>in</strong><br />

Francia.<br />

24


francese del <strong>Piemonte</strong>, <strong>in</strong>oltre, affiliato alla massoneria di Tor<strong>in</strong>o, contribuì a fondare la<br />

prima loggia massonica di Vercelli, denom<strong>in</strong>ata “Coeurs unis”.<br />

Tra gli antenati è da ricordare anche Ignazio Antonio Giulio (1733-1817), il figlio<br />

dello stesso zio Carlo, che divenne abile <strong>in</strong>gegnere, dist<strong>in</strong>tosi particolarmente per i suoi<br />

esperimenti idraulici, per la costruzione di strumenti meccanici e ottici, come orologi,<br />

cannocchiali e pendoli.<br />

Nel 1804, quando Carlo Stefano fu nom<strong>in</strong>ato Prefetto del Dipartimento della Sesia, la<br />

famiglia si trasferì a Vercelli, dove Carlo Ignazio trascorse la sua <strong>in</strong>fanzia, frequentò le<br />

scuole elementari e il g<strong>in</strong>nasio, e qui rimase f<strong>in</strong>o all’età di dieci anni. Sembra che, a causa<br />

della sua salute cagionevole, a Giulio fu impedito dal padre di imparare a leggere f<strong>in</strong>o<br />

all’età di sette anni. Giulio visse f<strong>in</strong> dalla nascita nell’agiatezza, ricevette un’educazione<br />

letteraria e una severa discipl<strong>in</strong>a dalla madre, <strong>in</strong>oltre, i suoi ideali patriottici si formarono<br />

f<strong>in</strong> dalla tenera età, come scrisse nella sua Autobiografia, nacque nel periodo<br />

dell’occupazione francese: “quand’io nacqui, adunque, il <strong>Piemonte</strong> era morto”. 38<br />

Dopo la caduta dell’Impero napoleonico, con la conseguente destituzione del padre<br />

dalle cariche che occupava, la famiglia si trasferì a Tor<strong>in</strong>o; <strong>in</strong>tanto entrambi i genitori<br />

morirono, e Giulio fu affidato prima a una parente materna, poi alla zia Giusepp<strong>in</strong>a Millet,<br />

vedova Calandra. Negli studi mostrò sempre il suo <strong>in</strong>gegno e la sua determ<strong>in</strong>azione; nella<br />

sua commemorazione scritta da Prospero Richelmy (1813-1883) si legge:<br />

Allorché seguiva nell’Università il corso di Matematica gli accadde di essere una<br />

volta resp<strong>in</strong>to <strong>in</strong> un esame. Non si lasciò scoraggiare per questo, raddoppiò lo studio<br />

e riprese l’esame con pieno successo. Divenuto <strong>in</strong> seguito Professore, veniva assai<br />

sovente citando il suo esempio a quei giovani cui toccasse una disgrazia simile alla<br />

sua, e li <strong>in</strong>vitava così a non smarrirsi, ma a confortarsi piuttosto a maggior lavoro. 39<br />

L’11 luglio 1823 Giulio conseguì la laurea <strong>in</strong> Matematica e Idraulica teorica e<br />

sperimentale. Come il padre, era affiliato alla loggia massonica di Tor<strong>in</strong>o, e la sua carriera<br />

accademica si svolse nell’ambito dell’Università di Tor<strong>in</strong>o. All’epoca si accedeva alla<br />

carriera universitaria con la nom<strong>in</strong>a a Dottore Collegiato, una carica em<strong>in</strong>ente all’<strong>in</strong>terno<br />

delle Facoltà che svolgeva un ruolo di assistenza al professore cui era associato. Per le<br />

38 Cfr. A. Gar<strong>in</strong>o-Can<strong>in</strong>a, Il pensiero politico-economico di Carlo Ignazio Giulio, R. Accademia delle<br />

Scienze, Tor<strong>in</strong>o, 1935. Il riferimento è alla sua Autobiografia, scritta negli ultimi anni di vita; p. 27.<br />

39 Prospero Richelmy, Commemorazione di Carlo Ignazio Giulio, 21.11.1869, Atti della Reale Accademia<br />

delle Scienze di Tor<strong>in</strong>o, 5, 1869; cit, pp. 5-6.<br />

25


facoltà di Teologia, Giurisprudenza e Medic<strong>in</strong>a il titolo si acquisiva per mezzo di un duro<br />

esame, mentre per altre, come Matematica, era necessaria la nom<strong>in</strong>a regia. Il professor<br />

Bidone si adoperò per elim<strong>in</strong>are questa disparità, così il 29 luglio 1827 Giulio sostenne con<br />

successo l’esame di aggregazione, ottenendo il titolo di <strong>in</strong>gegnere collegiato. Com<strong>in</strong>ciò<br />

presto a farsi conoscere sia nell’ambiente universitario, sia da chi si occupava di pubblica<br />

<strong>istruzione</strong> <strong>in</strong> <strong>Piemonte</strong>.<br />

Nel 1828 sposò Carlotta Pollone, figlia di Ignazio Pollone (1803-1862), matematico,<br />

professore di analisi nella Classe di Matematica dell’Università di Tor<strong>in</strong>o (1845), che<br />

divenne una figura rilevante nel mondo scolastico. Richelmy descrisse la moglie molto<br />

bella e solare, dal carattere forte, attiva e generosa. Il loro matrimonio fu felice ed ebbero<br />

due figli: Emilio (1829-1877), che entrò al M<strong>in</strong>istero della Pubblica Istruzione e <strong>in</strong> quello<br />

di Agricoltura e Commercio, ma term<strong>in</strong>ò i suoi giorni <strong>in</strong> una casa di cura dopo la perdita<br />

della moglie e del piccolo figlio; e Carlo Giuseppe Pietro (1838-1903) che esercitò per un<br />

certo periodo l’attività di avvocato.<br />

Nell’autunno del 1828 gli fu affidato l’<strong>in</strong>segnamento di Meccanica razionale. Nel 1832<br />

divenne professore ufficiale di Scienze fisiche e matematiche e di Meccanica e, nel 1834<br />

docente presso la facoltà di Scienze fisiche e matematiche (classe di matematiche per gli<br />

studenti di matematica e architettura) e nel 1844 fu nom<strong>in</strong>ato Rettore 40 .<br />

Nel suo <strong>in</strong>segnamento universitario, Giulio, prendendo come modello i suoi migliori<br />

professori, fu sempre attento alla precisione e chiarezza dell’esposizione, approfondendo a<br />

tal scopo anche gli studi di letteratura, e si aggiornò costantemente riguardo alla scienza e a<br />

molti suoi possibili campi di applicazione, pers<strong>in</strong>o il disegno, per rappresentare gli oggetti<br />

su cui si basavano alcune sue lezioni e facilitare così l’apprendimento ai suoi studenti. A<br />

tal proposito Richelmy, <strong>in</strong> occasione della commemorazione di Giulio, morto il 29 giugno<br />

1859, scrive:<br />

Degno successore di Bidone ebbe la virtù rara <strong>in</strong> uom<strong>in</strong>i dist<strong>in</strong>ti di farsi protettore ed<br />

aiutatore di tutti i suoi colleghi ed allievi <strong>in</strong> cui ravvisasse capacità, od almeno buona<br />

volontà di far bene. Ciò faccio, ei dicevami una volta, perché guardo come gloria mia il<br />

40 Dal 1823 la procedura per la nom<strong>in</strong>a del rettore prevedeva che il presidente del magistrato <strong>in</strong>dicasse una<br />

rosa di c<strong>in</strong>que candidati da lui scelti fra i professori ufficiali delle c<strong>in</strong>que facoltà (chirurgia, legge, lettere,<br />

medic<strong>in</strong>a, scienze e teologia), al Re spettava poi la decisione def<strong>in</strong>itiva.<br />

26


loro successo, imperciocché, non ho mai, la Dio mercè, sofferto una passione da cui<br />

molti son travagliati, l’<strong>in</strong>vidia. 41<br />

Pubblicazioni e riconoscimenti<br />

Nel 1839 Giulio pubblicò due memorie, che contribuirono ad aumentare la sua fama<br />

nell’ambiente accademico: “Di un caso particolare della Dottr<strong>in</strong>a dell’Efflusso dell’acqua<br />

dai vasi” (Tor<strong>in</strong>o, 1839), dove riprende le ricerche di Giuseppe Venturoli sull’efflusso<br />

dell’acqua da vasi conici a sezione circolare, per ampliarle considerando il caso di vasi<br />

dalla forma data dalla superficie di rotazione generata da un’iperbole cubica, <strong>in</strong>torno<br />

all’asse delle x; e “Sur la déterm<strong>in</strong>ation du Centre de Gravité d’une portion quelquonque<br />

de surface sphèrique par Ch. Ign. Giulio” (Parigi, 1839, stampato nel Journal de<br />

Mathématique pures et appliques di Liouville), che consiste <strong>in</strong> una nota sulla posizione del<br />

centro di gravità di una porzione qualsiasi di alcune superfici, a partire da quella sferica.<br />

Tali memorie, scritte elegantemente e <strong>in</strong> maniera semplice, <strong>in</strong>sieme al suo impegno<br />

lodevole come professore, gli fecero ottenere l’anno stesso l’elezione come socio<br />

dell’Accademia delle scienze di Tor<strong>in</strong>o, alla serie delle cui Memorie contribuì attivamente<br />

e per lungo tempo, su temi scientifici e tecnici. A tal proposito, ricordiamo: “Sur la<br />

déterm<strong>in</strong>ation de la densité moyenne de la terre déduite de l'observation du pendule faite à<br />

l'Hospice du Mont-Cenis par M. Carl<strong>in</strong>i en septembre 1821” (s. 2, vol. II, 1840, pp. 379-<br />

384), dove sono presentate alcune correzioni al calcolo con cui Domenico Carl<strong>in</strong>i aveva<br />

tentato di dedurre il valore medio della densità della terra, tramite osservazioni della<br />

lunghezza del pendolo a secondi sessagesimali fatte sul Moncenisio. Con tre precise<br />

correzioni alla formula utilizzata, Giulio mutò il valore da 4,39 a 4,95, avvic<strong>in</strong>andosi così<br />

molto di più ai valori sperimentali dati da Henry Cavendish (1731-1810) e Ferd<strong>in</strong>and<br />

Reich (1799-1882) con la bilancia di torsione.<br />

Negli anni seguenti, 1840-1841, Giulio pubblicò tre memorie riguardanti i risultati di<br />

molte sue accurate ricerche sperimentali. La prima fu “Expériences sur la résistance à la<br />

flexion et sur la résistance à la rupture des fers forgés, dont on fait le plus d'usage en<br />

Piémont” (Tor<strong>in</strong>o, 1840), riguardante gli esperimenti sulla resistenza alla flessione e alla<br />

rottura dei ferri fuc<strong>in</strong>ati (di cui si faceva uso frequente <strong>in</strong> <strong>Piemonte</strong>). La memoria fu<br />

41 P. Richelmy, Commemorazione …, 1869; cit., p. 35.<br />

27


presentata durante la Seconda Riunione degli Scienziati Italiani del 1840, 42 nella sezione di<br />

“Scienze, fisiche e matematiche” (nell’Appendice F è descritto più <strong>in</strong> dettaglio il<br />

Congresso). Ciò gli permise di acquisire notorietà nell’ambiente scientifico <strong>in</strong>ternazionale,<br />

<strong>in</strong> particolare conobbe <strong>in</strong> quell’occasione il britannico Charles Babbage (1791-1871). La<br />

seconda memoria fu “Expériences sur la force et sur l'elasticité des fils de fer ” (Tor<strong>in</strong>o,<br />

1841), che presentava alcuni risultati sperimentali sulla forza e sull’elasticità dei fili di<br />

ferro sollecitati da potenze che agiscono nel senso della loro lunghezza. Inf<strong>in</strong>e, ricordiamo<br />

“Sur la torsion des fils métalliques et sur l'elasticité des ressorts en hélices ” (Tor<strong>in</strong>o,<br />

1842), sulla resistenza alla torsione dei fili metallici, e dell’elasticità delle molle metalliche<br />

piegate a forma di elica.<br />

Da queste memorie emerge <strong>in</strong> maniera spiccata non solo la passione che Giulio aveva<br />

per la scienza, ma anche e soprattutto per le sue applicazioni; nei suoi scritti s’<strong>in</strong>travede<br />

una costante attenzione a coloro che nei loro mestieri potrebbero utilizzare tali risultati.<br />

Anche per questi motivi, fu sempre più apprezzato e consultato dal Governo, tanto che nel<br />

1840 fu nom<strong>in</strong>ato membro della Commissione superiore di statistica del Regno di<br />

Sardegna. Pubblicò numerosi lavori di Statistica e Demografia, grazie ai suoi <strong>in</strong>teressi<br />

verso lo sviluppo civile, <strong>in</strong>dustriale e commerciale dello Stato sabaudo; tra questi “Sulle<br />

leggi del movimento della popolazione negli Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna”<br />

(Tor<strong>in</strong>o, 1843), “Della tassa del pane” (Tor<strong>in</strong>o, 1847) e “La banca ed il Tesoro” (Tor<strong>in</strong>o,<br />

1853).<br />

Nel 1841 fu eletto Consigliere e poi Preside della Facoltà di Scienze Fisiche e<br />

Matematiche. Nel 1844, <strong>in</strong>sieme a C. Cavour 43 , L. Menabrea e A. Sobrero 44 , divenne<br />

Commissario della quarta Esposizione dei prodotti <strong>in</strong>dustriali, che si tenne a Tor<strong>in</strong>o nel<br />

Castello del Valent<strong>in</strong>o e poi ne divenne Relatore generale. Grazie all’opera “Giudizio della<br />

Regia Camera di Agricoltura e di Commercio di Tor<strong>in</strong>o sull’Esposizione del 1844 e<br />

Notizie sulla patria <strong>in</strong>dustria” (Tor<strong>in</strong>o, 1844), Giulio ottenne grande fama presso i<br />

contemporanei.<br />

42 In Memorie dell’Accademia delle Scienze di Tor<strong>in</strong>o, Notizia storica <strong>in</strong>torno ai lavori della Classe delle<br />

Scienze Fisiche e Matematiche nel corso dell’anno 1840, scritta dall’Accademico Professore Giuseppe Gené,<br />

Segretario aggiunto di essa Classe, 5 luglio 1840; p. LXV (dove si enuncia che Giulio ha dato lettura della<br />

Memoria durante l’adunanza), p. 175 (dove è riportata <strong>in</strong>tegralmente la Memoria).<br />

43 Camillo Benso Conte di Cavour (1810-1861).<br />

44 Ascanio Sobrero (1812-1888) medico e chimico.<br />

28


Nel 1845 fu eletto membro della Commissione dei pesi e delle misure, alla quale<br />

contribuì anche con lavori scientifici <strong>in</strong> collaborazione con Amedeo Avogadro, sulla<br />

determ<strong>in</strong>azione del nuovo sistema metrico decimale. Tra gli scritti al riguardo troviamo:<br />

“Quattro lezioni sul sistema metrico decimale dette nella Scuola di meccanica applicata<br />

alle arti le sere delli 20, 23, 27 e 30 giugno 1846” (Tor<strong>in</strong>o, 1846), le “Tavole di<br />

ragguaglio” (Tor<strong>in</strong>o, 1849), realizzate con estrema precisione e completezza da tutta la<br />

Commissione, ma con un grande contributo da parte di Giulio, e l’”Appendice sulla misura<br />

delle acque”.<br />

Tra i riconoscimenti giuntigli da altre Accademie <strong>in</strong> questi anni, si ricorda la nom<strong>in</strong>a a<br />

socio corrispondente del Regio Istituto di scienze, lettere ed arti di Venezia (1845),<br />

dell’Accademia delle Scienze di Bologna (1845), della Commission centrale de Statistique<br />

del Belgio (1845), dell’Accademia pontificia dei Nuovi L<strong>in</strong>cei (1849), dell’Accademia di<br />

Arti e Manifatture di Firenze (1858), della Societé physique d’histoire naturelle di G<strong>in</strong>evra<br />

(1859). Si ricordano, <strong>in</strong>oltre, tra gli <strong>in</strong>carichi istituzionali e le onorificenze: le medaglie<br />

dell’Ord<strong>in</strong>e Mauriziano (1844) e dell’Ord<strong>in</strong>e al merito civile di Savoia (1846), la nom<strong>in</strong>a a<br />

“primo ufficiale” del M<strong>in</strong>istero dei Lavori pubblici (1848-49), sotto il governo Balbo 45<br />

r<strong>in</strong>unciando a quella di M<strong>in</strong>istro per favorire L. Des Ambrois, a membro del Consiglio<br />

superiore della Pubblica Istruzione (dal 1848), vice-presidente della Commissione di<br />

vigilanza per l’amm<strong>in</strong>istrazione del debito pubblico (dal 25 marzo 1859) e consigliere di<br />

Stato (dal 9 aprile 1859).<br />

Attività nella Pubblica Istruzione<br />

Giulio <strong>in</strong>iziò la sua carriera universitaria nell’autunno del 1838, quando gli fu affidata la<br />

cattedra di Meccanica razionale, lasciata vacante dal Cavaliere Tommaso Cisa As<strong>in</strong>ari di<br />

Gresy (1769-1846). Già dai primi anni del suo <strong>in</strong>segnamento osserviamo una forte<br />

<strong>in</strong>fluenza del suo maestro Giorgio Bidone per quanto riguarda l’idea della scienza e il ruolo<br />

degli <strong>in</strong>gegneri. Ne abbiamo un’evidenza esplicita nella prima lezione del corso di<br />

Meccanica del 1839, anno della morte di Bidone. Giulio, <strong>in</strong>fatti, rievoca il suo essere stato<br />

un “cittad<strong>in</strong>o zelante e religioso osservatore delle leggi”, un “Accademico dotto e<br />

modesto”, un “Consigliere illum<strong>in</strong>ato e fedele”, 46 una figura che auspica i suoi studenti<br />

possano porre “a norma” della loro futura vita professionale:<br />

45 Cesare Balbo (1789-1853) fu primo m<strong>in</strong>istro del Regno di Sardegna dal 16 marzo al 27 luglio 1848.<br />

46 BPT, AG, cont. 48, Prelezione, 6.11.1839, manoscritto (d’ora <strong>in</strong> poi ms.); c. 1r<br />

29


[…] e quando usciti dalle scuole eserciterete la professione cui vi sarete così<br />

degnamente preparati, imitatene il maturo giudizio, la senile prudenza la probità<br />

<strong>in</strong>temerata, che a questo modo acquisterete a voi clienti e fame, e crescerete<br />

splendore alla scienza e decoro all’arte dell’<strong>in</strong>gegnere. 47<br />

Nonostante il riord<strong>in</strong>o da parte dello Stato sabaudo della struttura universitaria, e gli<br />

<strong>in</strong>carichi statali di tipo non solo esecutivo, ma anche direzionale degli <strong>in</strong>gegneri, dalle<br />

memorie di Giulio e da quelle degli studenti dell’epoca, emerge chiaramente come il loro<br />

ruolo non avesse ancora ottenuto il giusto riconoscimento sociale. Giulio, f<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio<br />

della sua carriera, sia come <strong>in</strong>segnante, sia come politico, si adoperò aff<strong>in</strong>ché si<br />

diffondesse l’idea che la figura dell’<strong>in</strong>gegnere, e qu<strong>in</strong>di l’<strong>istruzione</strong> scientifica, doveva<br />

essere profondamente rivalutata, <strong>in</strong> virtù del suo ruolo fondamentale nel progresso del<br />

paese:<br />

ciò che quasi per ispregio si chiama materiale progresso è conseguenza <strong>in</strong>sieme e<br />

cagione di progresso <strong>in</strong>tellettuale […] l’arte, o come or si dice l’<strong>in</strong>dustria, può<br />

servire a ricchezza senza nuocere a virtù, ed è necessario elemento d’ord<strong>in</strong>e, di<br />

potenza, e di felicità, purché si svolga sotto la triplice e concorde <strong>in</strong>fluenza della<br />

Religione, della Scienza e della Legge. 48<br />

Secondo Giulio l’arte dell’<strong>in</strong>gegnere esigeva una prelim<strong>in</strong>are formazione non solo<br />

teorica, ma anche etica. Gli <strong>in</strong>gegneri sono depositari della scienza meccanica, “lo<br />

strumento più possente pel perfezionamento della specie umana”, 49 devono pertanto<br />

applicare il loro sapere a tanti altri campi: l’architettura, l’agricoltura, le arti e mestieri, il<br />

commercio, l’arte militare, le scienze naturali, la medic<strong>in</strong>a e l’astronomia 50 .<br />

Così come il suo maestro, anche per Giulio l’<strong>in</strong>segnamento delle scienze deve puntare<br />

molto sulle sue applicazioni nella vita quotidiana. Nel 1845 nella prima lezione che tenne<br />

delle Scuole di Meccanica e di Chimica applicata alle Arti, si legge:<br />

ma che gioverebber mai gli studi e i consigli de’ dotti, se la voce loro o non fosse<br />

udita o non fosse <strong>in</strong>tesa da coloro per opera de’ quali soltanto i più <strong>in</strong>gegnosi<br />

47 BPT, AG, cont. 48, Prelezione, 1839, ms.; c. 1r-1v.<br />

48 C.I. Giulio, Relazione sul primo anno di corso …, 1846, cit.; p. IV.<br />

49 A. Ferraresi, Stato, amm<strong>in</strong>istrazione, scienza, saperi: dalla facoltà delle arti alla scuola di applicazione<br />

per gli <strong>in</strong>gegneri di Tor<strong>in</strong>o (1729-1859), Pavia, Aurora, 2000; cit. p.237<br />

50 BPT, AG, cont. 48, Prelezione, 6.11.1839, ms.; c. 1v.<br />

30


pensamenti ponno uscir dal regno delle astrazioni per entrar nel novero de’ fatti<br />

sensati? 51<br />

Il servizio pubblico che gli <strong>in</strong>gegneri offrono contribuisce attivamente alla<br />

trasformazione della realtà e al progresso del paese; è giusto dunque dar loro un’opportuna<br />

dignità sociale:<br />

or che manca a questa perch’ella possa sempre più rapidamente, sempre più<br />

sicuramente arricchire? Signori … le mancano più numerosi collaboratori, le<br />

mancano più giusti estimatori de’ suoi pregi e de’ suoi bisogni: le mancano, non già<br />

il cieco e quasi superstizioso omaggio della ignorante moltitud<strong>in</strong>e, ma il rispetto<br />

illum<strong>in</strong>ato, il ragionato amore del popolo. 52<br />

Questa idea di fondo sp<strong>in</strong>se Giulio ad attivarsi negli anni per la formazione di base dei<br />

futuri <strong>in</strong>gegneri, <strong>in</strong> modo che ricevessero un titolo di studio più qualificato e fossero forniti<br />

di una preparazione maggiormente <strong>in</strong>tegrata nei suoi contenuti scientifici, applicativi e<br />

tecnici. Conscio dello stato di arretratezza del Paese, specialmente riguardo all’<strong>istruzione</strong>,<br />

Giulio propose una serie di riforme che co<strong>in</strong>volsero tutti i gradi di scolarizzazione, volte a<br />

migliorare una scuola all’epoca ancora patrimonio di pochi, limitata all’<strong>in</strong>segnamento nei<br />

collegi della l<strong>in</strong>gua italiana e lat<strong>in</strong>a e quasi totalmente priva delle conoscenze più utili.<br />

Non solamente lascia molta parte della società priva delle più utili cognizioni, ma<br />

rende, quel ch’è peggio, troppo ristretti quegli abiti di razioc<strong>in</strong>io e di severo studio,<br />

che sono condizione <strong>in</strong>dispensabile perché un popolo si sollevi a un alto grado di<br />

coltura <strong>in</strong>tellettuale, e possegga i necessari elementi di una robusta <strong>in</strong>dustria. 53<br />

Anni Quaranta: riforma degli studi tecnico-scientifici all’Università di Tor<strong>in</strong>o<br />

Negli anni Quaranta dell’Ottocento si avvertiva nello Stato sabaudo l’<strong>in</strong>feriorità dei<br />

paesi agricoli e la necessità di passare da un’economia a base prevalentemente artigianale a<br />

una manifatturiera il più possibile meccanicizzata; l’<strong>istruzione</strong> doveva all<strong>in</strong>earsi a questa<br />

realtà economica <strong>in</strong> rapida trasformazione. All’epoca, per quanto concerne l’<strong>in</strong>segnamento<br />

professionale tor<strong>in</strong>ese, esistevano solo le scuole di Disegno: rivolte a un pubblico<br />

eterogeneo, volte a una formazione artigianale di alto livello (oreficeria, <strong>in</strong>tagliatura legno,<br />

manifattura di stoffe, disegni di mappe, disegni di carrozze, ecc.), qu<strong>in</strong>di fortemente<br />

51 C.I. Giulio, Lezione... 1845; p. 23.<br />

52 C.I. Giulio, Lezione …, 1845; pp. 31-32.<br />

53 C.I. Giulio, Relazione sul primo anno di corso …, 1846 cit., p. XI.<br />

31


specializzate e non sufficienti per i bisogni di una realtà economica <strong>in</strong> così rapida<br />

trasformazione.<br />

Secondo Sacchi (1796-1840), filosofo, giornalista e direttore degli Annali universali di<br />

statistica, occorreva un ripensamento complessivo del sistema d’<strong>istruzione</strong>, mentre le<br />

riforme scolastiche sabaude dei primi anni Quaranta avevano provveduto solo<br />

all’<strong>istruzione</strong> elementare:<br />

la sola <strong>istruzione</strong> elementare o primaria non basta per un paese em<strong>in</strong>entemente<br />

<strong>in</strong>dustre: voglionsi istituti che prepar<strong>in</strong>o artefici, agronomi, direttori di fabbriche e<br />

capi di negozi. Per avviare la gioventù a queste quattro importantissime funzioni<br />

della vita civile non sono sufficienti le scuole elementari, e riescono assolutamente<br />

<strong>in</strong>opportune, per non dire perniciose, le così dette scuole di lat<strong>in</strong>ità. Colla sola<br />

scienza dell’abbici e coll’<strong>in</strong>far<strong>in</strong>atura filologica delle l<strong>in</strong>gue morte non si possono<br />

creare uom<strong>in</strong>i utili, come li vuole il secolo delle macch<strong>in</strong>e a vapore e delle strade<br />

ferrate. 54<br />

Coerentemente con il quadro storico <strong>in</strong> cui si situa, si può osservare come Giulio sfrutti<br />

le sue conoscenze e gli <strong>in</strong>carichi governativi acquisiti, facendo sempre attenzione al<br />

rapporto tra scienza e le sue ricadute <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di progresso culturale del paese.<br />

In particolare, per quanto concerne il profilo scientifico, negli anni Quaranta Giulio<br />

com<strong>in</strong>ciò a dedicarsi pr<strong>in</strong>cipalmente a ricerche teorico-sperimentali su temi di Meccanica<br />

applicata; come nelle sue tre memorie, citate <strong>in</strong> precedenza, pubblicate tra il 1841 e il<br />

1842, sulla resistenza dei ferri fuc<strong>in</strong>ati, la resistenza e la torsione dei fili di ferro e<br />

l’elasticità delle molle a elica. Tali risultati, <strong>in</strong>centivati dall’<strong>in</strong>dustria siderurgico-<br />

meccanica, furono sfruttati, ad esempio, per migliorare la qualità della produzione locale<br />

dei prodotti per la realizzazione di ponti sospesi 55 . Inoltre, sempre <strong>in</strong> questi anni, Giulio fu<br />

<strong>in</strong>signito d’<strong>in</strong>carichi governativi prestigiosi che gli consentirono di partecipare attivamente<br />

al r<strong>in</strong>novamento dell’<strong>istruzione</strong> pubblica tor<strong>in</strong>ese.<br />

Nel 1842, <strong>in</strong> qualità di Preside della Facoltà di Scienze e Lettere dell’Università di<br />

Tor<strong>in</strong>o, Giulio avviò il suo progetto partendo dal mondo universitario. Esso consisteva non<br />

solo di un processo di riforma degli studi tecnico-scientifici, ma anche di una<br />

riorganizzazione della Facoltà, con la ridef<strong>in</strong>izione dei contenuti discipl<strong>in</strong>ari,<br />

54 F. Aporti, Scritti pedagogici editi e <strong>in</strong>editi, I, a cura di A. Gambaro, Tor<strong>in</strong>o, Chiantore, 1945; cit., p.336.<br />

55 Cfr. M. Abrate, L’<strong>in</strong>dustria siderurgica, “Ricerche sulla fabbricazione del filo di ferro negli Stati di S.M. il<br />

Re di Sardegna”, Tor<strong>in</strong>o, 1843; cit., p.107.<br />

32


l’istituzionalizzazione dei diversi saperi, dell’amm<strong>in</strong>istrazione scolastica e procedette verso<br />

una graduale liberalizzazione della vita universitaria. Si tratta di un lungo processo che si<br />

concluderà solo con la legge Casati.<br />

Un elemento alla base di tali cambiamenti fu la necessità di una dist<strong>in</strong>zione dei diversi<br />

saperi all’<strong>in</strong>terno della scienza, <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con lo sviluppo scientifico dell’epoca che andava<br />

sempre più articolandosi <strong>in</strong> molteplici specializzazioni. Ne fu prova il Secondo Congresso<br />

degli scienziati italiani, riunitosi a Tor<strong>in</strong>o nel 1840, dove i partecipanti si suddivisero <strong>in</strong> sei<br />

sezioni, con il carattere applicativo dom<strong>in</strong>ante (riportate al fondo dell’Appendice E), o il<br />

Qu<strong>in</strong>to Congresso di Lucca, nel 1843, dove si assistette alla separazione delle sezioni di<br />

Fisica e di Matematica. Pertanto, <strong>in</strong> un contesto d’<strong>in</strong>cessante evoluzione e di cont<strong>in</strong>ua<br />

diversificazione discipl<strong>in</strong>are e tematica delle scienze fisico-matematiche, si palesava<br />

sempre più la necessità di una nuova articolazione discipl<strong>in</strong>are e tematica delle Scienze<br />

fisico-matematiche della Facoltà e della creazione di un nuovo sistema d’<strong>istruzione</strong><br />

<strong>tecnica</strong>.<br />

L’Università di Tor<strong>in</strong>o, <strong>in</strong> seguito ai due successivi riord<strong>in</strong>amenti del 1833 e del 1836,<br />

offriva corsi per Ingegneri idraulici, per Architetti civili e per Professori delle scuole<br />

secondarie di materie letterarie e filosofiche, a loro volta articolati <strong>in</strong> corsi di Filosofia<br />

razionale, dalla connotazione generalista, e di Filosofia positiva, di carattere più<br />

scientifico.<br />

Con il Regio decreto 629 del 4 ottobre 1847 del m<strong>in</strong>istro dell’Interno Luigi Francesco<br />

Des Ambrois (1807-1874), si arrivò a stabilire una vera e propria suddivisione della<br />

Facoltà di Scienze e Lettere dell’Università di Tor<strong>in</strong>o <strong>in</strong> 4 corsi di laurea: Filosofia<br />

razionale (5 anni), Filosofia positiva (4 anni), Matematica (4 anni) e Architettura (4 anni).<br />

La classe di Filosofia positiva<br />

La classe di Filosofia superiore raccoglieva tutto il sapere che non fosse letterario o<br />

matematico-applicativo ed era di fondamentale importanza per la formazione d’<strong>in</strong>segnanti<br />

che avvic<strong>in</strong>assero i giovani alla scienza, e dessero nozioni basilari di matematica e fisica<br />

tali da consentire loro di poter sostenere l’esame di ammissione ai corsi universitari.<br />

Giulio <strong>in</strong>dividua <strong>in</strong> tale classe l’elemento di maggior debolezza del sistema didattico<br />

universitario, il punto di partenza per un riord<strong>in</strong>amento volto a modernizzare e rivalutare lo<br />

33


studio delle Scienze. Benché <strong>in</strong> <strong>Piemonte</strong> vi fosse un gran numero di scuole di Filosofia<br />

razionale e/o positiva 56 , si dimostrano poco efficaci:<br />

[…] esse lasciano a desiderare non poco, per potere efficacemente contribuire, non<br />

dico al progresso della scienza, ma alla <strong>in</strong>tellettuale educazione delle classi di<br />

persone cui sono dest<strong>in</strong>ate, ed alla progressiva diffusione di utili lumi <strong>in</strong> tutte le<br />

altre. 57<br />

Le cause che hanno condotto a tale condizione, secondo Giulio, sono: l’<strong>in</strong>sufficiente<br />

<strong>istruzione</strong> degli allievi, la scarsa qualità degli <strong>in</strong>segnanti, che <strong>in</strong>duce a un’attenuazione<br />

dello spirito di emulazione, la poca severità durante le procedure di esame, il numero<br />

eccessivo di scuole e, qu<strong>in</strong>di, l’errata distribuzione di f<strong>in</strong>anziamenti statali.<br />

Per quanto riguarda la preparazione degli <strong>in</strong>segnanti, si agì modificando l’articolazione<br />

dei corsi per ogni anno, <strong>in</strong> particolare, come mostra la tabella seguente, Giulio procede con<br />

un sostanziale snellimento del piano di studi, realizzato elim<strong>in</strong>ando materie <strong>in</strong> eccesso,<br />

spostando o riducendo la durata di alcuni corsi e cercando di garantire una corretta<br />

sequenzialità delle discipl<strong>in</strong>e.<br />

Corso di Filosofia positiva<br />

Anno Attuali Regolamenti Proposta di Giulio (1842)<br />

1°<br />

2°<br />

3°<br />

Fisica sperimentale, Chimica, Analisi<br />

Algebrica<br />

Analisi <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itesimale, Chimica, Fisica<br />

Sublime<br />

Analisi <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itesimale, Zoologia e<br />

M<strong>in</strong>eralogia, Fisica Sublime<br />

Chimica, Algebra<br />

Analisi <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itesimale, Chimica<br />

Meccanica, Fisica Sublime<br />

4° Meccanica e Fisica Sublime Storia naturale, Fisica Sublime<br />

56 Secondo i dati forniti da Giulio nella sua relazione Osservazioni sul corso di filosofia positiva e<br />

sull’<strong>in</strong>segnamento della Geometria pratica, lette nella seduta tenuta dall’Illustrissimo Mag.to della riforma<br />

con <strong>in</strong>tervento de’ presidi il Agosto 1842 (BPT, AG, cont. 42, ms., cit., p.1v) all’epoca si contavano nel<br />

Regno di Sardegna (escludendo le isole): 20 Collegi diretti da congregazioni religiose, 33 scuole di filosofia<br />

positiva, 25 di filosofia razionale, 7 di entrambi gli <strong>in</strong>dirizzi, più ancora alcune scuole speciali di Geometria<br />

pratica e di Matematiche elementari.<br />

57 BPT, AG, Osservazioni …, 1842, cont. 42, ms.; cit., p. 2r.<br />

34


In particolare, si osserva che per Giulio occorra ridurre di un anno il corso di Analisi<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>itesimale, così da anticipare quello di Meccanica; <strong>in</strong>oltre è <strong>in</strong>serito <strong>in</strong> modo che il<br />

corso di Fisica Sublime non abbia <strong>in</strong>izio prima che esso sia concluso, si sarebbe altrimenti<br />

perso “quel carattere che essenzialmente dee dist<strong>in</strong>guerla dalla Fisica Sperimentale” 58 .<br />

Analogamente il professore voleva evitare che il corso di Fisica Sublime, ridotto di un<br />

anno, com<strong>in</strong>ciasse prima di quello di Meccanica, <strong>in</strong> quanto quest’ultima “dee riguardarsi<br />

come <strong>in</strong>dispensabile <strong>in</strong>troduzione alla fisica Matematica” 59 . Inf<strong>in</strong>e, si nota la soppressione<br />

del corso di Fisica Sperimentale, a favore del corso di Chimica che è lasciato immutato.<br />

L’idea alla base di questi cambiamenti è la volontà di dist<strong>in</strong>guere un livello medio e uno<br />

universitario, separando il corso filosofico delle scuole secondarie da quello di Filosofia<br />

universitario. Basti pensare che f<strong>in</strong>o ad allora il professore di Fisica generale e<br />

sperimentale, G.D. Botto, <strong>in</strong>segnava sia a studenti delle scuole secondarie, sia <strong>in</strong> corsi<br />

universitari, sia a coloro che studiavano a Tor<strong>in</strong>o Fisica per il Magistero; nonostante il<br />

corso svolto all’università fosse qualitativamente superiore, restava il fatto che<br />

formalmente non erano ancora stati <strong>in</strong>dividuati contenuti e livelli discipl<strong>in</strong>ari dist<strong>in</strong>ti.<br />

Non mancarono però le critiche; il Magistero della Riforma chiese un parere sul<br />

riord<strong>in</strong>amento del corso ai professori le cui discipl<strong>in</strong>e erano state maggiormente<br />

modificare. Tra questi emerse lo stesso professor Botto, il quale difese il ruolo della sua<br />

discipl<strong>in</strong>a, che, elim<strong>in</strong>ata dal piano di studi, doveva <strong>in</strong>vece essere una parte predom<strong>in</strong>ante<br />

della formazione dei primi anni degli studenti di tale classe. Per lui il progetto di Giulio è<br />

volto a produrre “non fisici, ma matematici”, mentre l’idea alla base dovrebbe essere quella<br />

di formare studenti che sfrutt<strong>in</strong>o i metodi matematici appresi per <strong>in</strong>dagare la “natura dei<br />

dati fisici e sperimentali che loro servir devono, al postutto, di fondamento”. La fisica<br />

sperimentale è, secondo Botto, una risorsa preziosa per la Fisica Sublime “nella<br />

<strong>in</strong>vestigazione delle leggi fisiche, distendendo d<strong>in</strong>nanzi a loro il quadro del vasto suo<br />

dom<strong>in</strong>io, d<strong>in</strong>faccia a cui spariscono le conquiste, comecché importanti, fatte dalla fisica<br />

matematica” 60 . Anche A. Avogadro (1776-1856) 61 mosse alcune critiche: pur accettando<br />

58 BPT, AG, Osservazioni …, 1842, cont. 42, ms.; cit., p. 3v.<br />

59 BPT, AG, Osservazioni …, 1842, cont. 42, ms.; cit., p. 3v.<br />

60 Archivio centrale di Stato (d’ora <strong>in</strong> poi ACS), M<strong>in</strong>istero della Pubblica Istruzione (MPI), Consiglio<br />

Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI), cart. 6, Leggi e Regolamenti per la Facoltà di scienze fisiche e<br />

matematiche, doc. 4, G. Botto al Magistero della Riforma, 2.12.1842.<br />

61 Amedeo Avogadro fu professore di Fisica Sublime dal 6.11.1820 (data del decreto di Vittorio Emanuele I<br />

per l’istituzione dell’Università di Tor<strong>in</strong>o) f<strong>in</strong>o al 1821, quando fu soppressa la cattedra a causa dei moti<br />

rivoluzionari, e dal 1834 al 1850.<br />

35


l’ord<strong>in</strong>e sequenziale tra discipl<strong>in</strong>e, riteneva necessario un corso di Fisica Sublime della<br />

durata di tre anni, nel quale è doveroso trattare delle notizie storiche dei lavori sperimentali<br />

<strong>in</strong> ciascuno dei numerosi rami <strong>in</strong> cui essa si suddivide, su di essi sono, <strong>in</strong>fatti “fondati i<br />

pr<strong>in</strong>cipali risultati che formano il corpo della scienza fisica”; 62 tutto ciò, dice Avogadro,<br />

non può essere trattato <strong>in</strong> soli due anni. Inoltre, tenendo conto dello scopo della classe,<br />

ossia la formazione di professori di filosofia nelle prov<strong>in</strong>ce, che dovranno <strong>in</strong>segnare ad<br />

allievi che conoscono solo gli elementi di aritmetica e geometria, era opportuno realizzare<br />

un corso che permettesse loro di mostrare, con chiarezza e precisione, <strong>in</strong> che modo risultati<br />

e procedimenti sperimentali siano stati dedotti dall’Analisi matematica <strong>in</strong> varie branche<br />

della Fisica. Avogadro voleva rendere, dunque, il suo corso di Fisica Sublime tale da dare<br />

una “profonda cognizione prelim<strong>in</strong>are di tutte le parti della matematica istessa”, e<br />

l’efficacia di tale <strong>in</strong>segnamento poteva essere migliorata anche grazie alla creazione di<br />

laboratori, dove gli studenti potessero fare esperienze “sotto la direzione del professore”.<br />

La discussione cont<strong>in</strong>uò negli anni successivi e, anche grazie alle esperienze didattiche<br />

di tali anni, il 4 ottobre 1847 faticosamente si raggiunse un compromesso tra le diverse<br />

posizioni con il Manifesto 63 del Magistrato della Riforma. Il nuovo ord<strong>in</strong>amento dei corsi<br />

di Filosofia prevedeva il seguente piano quadriennale: 64<br />

Anno Proposta di Giulio (1842) Manifesto del Magistrato della Riforma (1847)<br />

1°<br />

2°<br />

3°<br />

4°<br />

Chimica, Algebra Fisica sperimentale, Analisi algebrica, Disegno<br />

Analisi <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itesimale,<br />

Chimica<br />

Meccanica, Fisica<br />

Sublime<br />

Storia naturale, Fisica<br />

Sublime<br />

l<strong>in</strong>eare<br />

Chimica generale, Analisi <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itesimale, Geometria<br />

descrittiva<br />

Fisica Sublime, Meccanica, Etica, Esercizi pratici di<br />

Fisica<br />

Fisica Sublime, Idraulica (4 mesi), M<strong>in</strong>eralogia e<br />

Zoologia, esercizi pratici di Fisica e di Chimica<br />

62 ACS, MPI, CSPI, cart. 6, Leggi e Regolamenti …, doc. 4 bis, Avogadro al Magistero della Riforma, 21<br />

dicembre 1842 (da qui sono tratte anche le successive citazioni).<br />

63 Manifesto del Magistrato della Riforma col quale si rende noto al Pubblico il Sovrano provvedimento del<br />

18 settembre ultimo scorso relativo ai corsi di studio e agli esami di Filosofia superiore, di matematica e di<br />

architettura <strong>in</strong> questa regia Università, 4 ottobre 1847, a firma di Des Ambrois.<br />

64 Manifesto del Magistrato…, 1847, cit., art. 4.<br />

36


Viene dunque ridata la dignità di discipl<strong>in</strong>a universitaria al corso di Fisica sperimentale<br />

e accettata la proposta di Avogadro di un metodo d’<strong>in</strong>segnamento improntato sulla<br />

dialettica tra teoria e pratica:<br />

il Magistero della Riforma determ<strong>in</strong>erà gli esercizi pratici di Fisica e di Chimica <strong>in</strong><br />

modo che gli allievi, dopo aver acquistato una giusta cognizione delle macch<strong>in</strong>e e<br />

degli apparecchi, ed averne imparato l’uso, si addestr<strong>in</strong>o nello sperimentare. 65<br />

Tornando ai problemi <strong>in</strong>dicati da Giulio nel 1842 al term<strong>in</strong>e della sua Osservazione sul<br />

corso di Filosofia positiva, egli evidenzia la necessità d’<strong>in</strong>traprendere una serie d’<strong>in</strong>iziative<br />

volte a rendere più onorevole e dignitosa la carriera di professori e studenti di tali scuole.<br />

In particolare pone l’attenzione sulla retribuzione dei professori, non solo per il bisogno di<br />

maggiori mezzi per aggiornarsi, studiare e contribuire allo sviluppo della scienza, ma<br />

anche perché i giovani siano sp<strong>in</strong>ti a sfruttare il loro <strong>in</strong>gegno, certi di un appropriato<br />

vantaggio economico e di una carriera considerata onorevole. Le misure che Giulio<br />

propone per realizzare tale scopo sono improntate su un impianto meritocratico, <strong>in</strong><br />

particolare: una maggior severità durante gli esami, la pubblicazione ufficiale dei nomi<br />

degli alunni più lodevoli e la trasmissione al M<strong>in</strong>istero di memorie manoscritte sui<br />

resoconti e progressi di ciascun professore. Anche <strong>in</strong> questo caso, un concreto<br />

cambiamento da un punto di vista legislativo si ebbe grazie al Manifesto del 4 ottobre<br />

1847.<br />

Nel Manifesto, <strong>in</strong>oltre, si sanciva che alla f<strong>in</strong>e del corso degli studi era assegnato il<br />

titolo di “Dottore di Filosofia positiva coll’uso della toga”, 66 ossia era previsto il<br />

conseguimento di una vera e propria laurea e non più la sola ‘approvazione’ per diventare<br />

professore. La formazione dei futuri <strong>in</strong>gegneri era così affidata a professori aventi un titolo<br />

di studio più qualificato, e forniti di una preparazione adeguata nei contenuti scientifici,<br />

applicativi e tecnici.<br />

La tabella sottostante mostra l’articolazione e le modalità di svolgimento degli esami<br />

nei quattro anni di studi.<br />

65 Manifesto del Magistrato…, 1847, cit., art. 5.<br />

66 Regolamento …, 1847, cit., art. 12.<br />

37


Anno Modalità d’esame 67<br />

1°, 2°, 3°<br />

4°<br />

Prova scritta su questioni assegnate dai professori di ciascun anno (tranne di<br />

Disegno l<strong>in</strong>eare).<br />

Presentazione lavori eseguiti per Disegno l<strong>in</strong>eare e valutati durante l’anno.<br />

Prova orale (45 m<strong>in</strong>uti) e visione delle prove precedenti.<br />

Esame privato<br />

Esame pubblico<br />

(solo dopo<br />

approvazione <strong>in</strong><br />

quello privato)<br />

Prova orale e lettura dei lavori (60 m<strong>in</strong>uti).<br />

Prova scritta su questioni assegnate dai 4 professori del<br />

corso.<br />

Visione prima dell’esame di 12 proposizioni proposte<br />

dai professori di Aritmetica e Geometria, e di<br />

altrettante dal professore di Fisica sperimentale.<br />

Prova orale con 4 membri dell’<strong>in</strong>tera Classe di<br />

Filosofia, estratti a sorte, su alcune delle tesi proposte<br />

(60 m<strong>in</strong>uti).<br />

La Classe di Matematica e Architettura<br />

Lettura di 4 lavori del candidato, scelti dai professori<br />

durante l’esame privato.<br />

Nel 1844 una Commissione formata dai professori: C. Promis 68 , G.A. Tecco 69 , Luigi<br />

Menabrea e Giulio; fu <strong>in</strong>caricata dal Magistrato della Riforma di realizzare un progetto di<br />

coord<strong>in</strong>amento per gli studi architettonici e matematici. Fu proprio Giulio a stendere nel<br />

giugno del 1847 la relazione f<strong>in</strong>ale. Nonostante non fosse stata proposta una vera e propria<br />

riforma degli studi, i cambiamenti proposti nell’ord<strong>in</strong>e logico dei corsi e nei rapporti tra le<br />

discipl<strong>in</strong>e, lasciavano trasparire una chiara volontà di porre la scienza al servizio dello<br />

Stato, e di elevare e def<strong>in</strong>ire la fisionomia dell’<strong>in</strong>gegnere piemontese. Si osserva, dunque,<br />

67<br />

Regolamento per i corsi di Filosofia superiore, di Matematica e di Architettura, <strong>in</strong> Manifesto del<br />

Magistrato …, 1847, art. 12.<br />

68<br />

Carlo Promis (1804-1874), laureatosi presso la Facoltà di Architettura di Tor<strong>in</strong>o nel 1828, si trasferì a<br />

Roma per dedicarsi a studi di archeologia e disegno di edifici antichi.<br />

69<br />

Giuseppe Andrea Tecco (1805-1846), ricevuto il titolo d’<strong>in</strong>gegnere idraulico e architetto civile presso<br />

l’Università, si specializzò nel disegno applicato alla professione militare. Fu professore all’Accademia<br />

militare.<br />

38


una volontà di dare maggior peso agli studi teorici, posti a fondamento di quelli pratici, e<br />

fu attribuita maggiore importanza al disegno tecnico-scientifico, e non solo architettonico.<br />

Il piano di studi proposto dalla Commissione fu quasi del tutto accolto dal Magistrato.<br />

La legge Boncompagni del 1848 prescisse poi che il Consiglio Universitario, <strong>in</strong> accordo<br />

con i professori, doveva occuparsi di formare i programmi di ciascun corso, i quali<br />

dovevano poi essere approvati dal Consiglio superiore della pubblica <strong>istruzione</strong>. In questo<br />

modo possiamo osservare come le idee proposte dai professori della Commissione<br />

rimasero immutate. La tabella riporta l’offerta formativa universitaria dal 1847.<br />

Regolamento del 4 ottobre 1847 70<br />

Matematiche<br />

Architettura<br />

1° Anno 1° Anno<br />

Prof. Pollone<br />

Prof. Pollone<br />

Analisi algebrica<br />

Analisi algebrica<br />

Prof. Promis<br />

Prof. Promis<br />

Ord<strong>in</strong>i Architettonici<br />

Ord<strong>in</strong>i Architettonici<br />

2° Anno 2° Anno<br />

Prof. Plana<br />

Prof. Giulio<br />

Analisi <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itesimale<br />

Elementi di Statica (non approvato nel Reg.)<br />

Prof. Pollone<br />

Prof. Pollone<br />

Geometria descrittiva<br />

Geometria descrittiva<br />

Prof. Promis<br />

Prof. Promis<br />

Architettura<br />

Architettura<br />

3° Anno 3° Anno<br />

Prof. Giulio<br />

Prof. Giulio<br />

Meccanica razionale e macch<strong>in</strong>e Meccanica razionale (primi 4 mesi) (non<br />

previsto dalla Commissione)<br />

Prof. Promis<br />

Prof. Promis<br />

Architettura<br />

Architettura<br />

Prof. Tecco<br />

Prof. Tecco<br />

Geometria pratica. Materiali.<br />

Geometria pratica<br />

4° Anno 4° Anno<br />

Prof. Agod<strong>in</strong>o<br />

Prof. Promis<br />

Idraulica<br />

Architettura<br />

Prof. Tecco<br />

Prof. Tecco<br />

Costruzioni<br />

Costruzioni<br />

70 Per la relazione della Commissione, redatta da Giulio: BPT, AG, Parere sull’ord<strong>in</strong>amento<br />

dell’Architettura Civile, senza data (d’ora <strong>in</strong> poi s.d.), cont. 69, cam. 3, ms.; cit., p. 4r. Per il Regolamento<br />

def<strong>in</strong>itivo: Regolamento …, 1847, art. i 15-16.<br />

39


Gli studenti del primo anno, una volta superato il selettivo esame di ammissione sulle<br />

conoscenze matematiche di base, frequentavano il corso del professor I. Pollone, <strong>in</strong> cui si<br />

apprendeva l’Analisi algebrica, la Trigonometria e la Geometria analitica, con i testi di S.F.<br />

Lacroix (tre testi di algebra e trigonometria: Éléments d’algèbre, Traité élémentaire de<br />

trigonométrie rectiligne et sphérique, et d’application de l’algèbre à la geometrie, e<br />

l’aggiunta di un terzo volume, sempre di Lacroix, di Analisi <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itesimale: Complements<br />

d’algèbre).<br />

Il corso di Architettura di C. Promis durava tre anni per gli studenti di Matematica e<br />

l’<strong>in</strong>tero quadriennio per quelli di Architettura. Il primo anno era dedicato ai primi elementi<br />

di disegno grafico e ornato, allo studio dei quattro ord<strong>in</strong>i architettonici del Vignola, alle<br />

proiezioni, alla teoria delle ombre e alla <strong>tecnica</strong> dell’acquerello per tracciarle. Nel secondo<br />

anno, dopo un approfondimento sugli ord<strong>in</strong>i, si avviava lo studio dettagliato degli edifici<br />

del R<strong>in</strong>ascimento italiano. L’ultimo anno era dedicato alla realizzazione di un progetto<br />

assegnato, diverso per ogni studente, <strong>in</strong> modo da applicare gli studi anteriori<br />

all’architettura moderna. Per il quarto anno, chi eccelleva sui compagni poteva dedicarsi<br />

all’architettura religiosa.<br />

Il corso di Giovanni Plana, dedicato al Calcolo differenziale e <strong>in</strong>tegrale, rappresentava<br />

uno scoglio per gli studenti di Matematica. Il corso di Geometria descrittiva di Ignazio<br />

Pollone comprendeva una parte teorica e una applicata (costruzione di viti,<br />

rappresentazioni di volte, taglio delle pietre, ombre, prospettiva, gnomonica, metodo dei<br />

piani quotati). L’aspetto pratico era particolarmente rilevante, tanto da non essere<br />

necessario un libro, bastavano, <strong>in</strong>fatti, le costruzioni fatte a lezione sotto la supervisione<br />

del docente.<br />

Il corso del professor G.A. Tecco di Geometria pratica e Costruzioni fu suddiviso <strong>in</strong> due<br />

cattedre dist<strong>in</strong>te, giacché discipl<strong>in</strong>e fondamentali per la formazione sia di abili <strong>in</strong>gegneri,<br />

sia di costruttori, e che qu<strong>in</strong>di non potevano essere limitate nei tempi e nell’esposizione<br />

teorica. In particolare, dal 1846-47 il corso di Costruzioni fu affidato al professor F.<br />

Menabrea. Quest’ultimo fu particolarmente attento alla parte applicativa della discipl<strong>in</strong>a,<br />

erano previste lezioni orali ed esercitazioni, una volta la settimana, nel giorno di vacanza,<br />

presso magazz<strong>in</strong>i, depositi di materiali da costruzione, offic<strong>in</strong>e, fabbriche <strong>in</strong> costruzione e<br />

edifici tor<strong>in</strong>esi term<strong>in</strong>ati. Anche la parte teorica non perdeva mai la f<strong>in</strong>alità applicativa: si<br />

affrontavano i temi dei materiali per costruzioni, le norme per l’esecuzione di lavori<br />

40


specifici (come la ventilazione e il riscaldamento degli abitati, le fondazioni delle<br />

fabbriche, la sp<strong>in</strong>ta delle terre, …), le pr<strong>in</strong>cipali vie di comunicazione (strade ord<strong>in</strong>arie,<br />

ponti fissi, gallerie sotterranee, strade ferrate, navigazione <strong>in</strong>terna, …).<br />

È da notare una progressiva coerenza nei contenuti per l’<strong>in</strong>segnamento della Geometria:<br />

<strong>in</strong>iziando con quella analitica nel primo anno, si passava a quella descrittiva nel secondo e<br />

quella pratica nel terzo, per term<strong>in</strong>are poi con la loro applicazione nei corsi di Costruzioni<br />

e Idraulica. Giulio diede, <strong>in</strong>oltre, direttive specifiche sulla distribuzione di questi corsi nel<br />

3° e 4° anno, per il piano di studi di Architettura Civile: 71<br />

3° Anno<br />

(2 lezioni a<br />

settimana)<br />

4° Anno<br />

(3 lezioni a<br />

settimana)<br />

Geometria pratica (da novembre a marzo)<br />

Proprietà dei materiali (da marzo a giugno)<br />

Esercizi pratici <strong>in</strong> campagna (nei giorni di vacanza primaverili ed<br />

Costruzioni, Leggi e<br />

Regolamenti<br />

Compilazione dei progetti,<br />

stime, contabilità, etc.<br />

estivi)<br />

(da novembre alla metà di maggio)<br />

Si osserva la volontà di dedicare un semestre <strong>in</strong>tero alla teoria, mentre le parti term<strong>in</strong>ali<br />

dei corsi, <strong>in</strong> entrambi gli anni, erano rivolte all’applicazione pratica. Per quest’ultima<br />

l’articolo 3° del Regolamento del 1847 prevedeva la presenza di un assistente del<br />

professore, che approfondisse i pr<strong>in</strong>cipi del disegno architettonico e topografico, e che<br />

proponesse esercizi di planimetria e livellazione 72 . Si nota, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, come sia stato posto il<br />

term<strong>in</strong>e del 4° anno a maggio “per dar luogo agli esperimenti Idraulici, e lasciare liberi<br />

gli studenti nel tempo che apparecchiano i loro lavori per l’esame pubblico.” 73<br />

Anche il corso di Meccanica subì alcune modifiche, volute fortemente dallo stesso<br />

professor Giulio, titolare del corso, il quale contribuì ad accrescere la consapevolezza nelle<br />

autorità governative dell’importanza di tale materia per gli Ingegneri.<br />

L’<strong>in</strong>dustria manifattrice, che com<strong>in</strong>cia a svilupparsi fra noi, esige che gli studj<br />

universitari si modifich<strong>in</strong>o e si compiano <strong>in</strong> guisa, che i giovani <strong>in</strong>gegneri possano,<br />

mercè le cognizioni acquistate nel corso, applicarsi con successo alla pratica della<br />

71 BPT, AG, Parere sull’ord<strong>in</strong>amento dell’Architettura Civile, s.d., cont. 69, cam. 3, ms.; cit., p.3v.<br />

72 Manifesto del Magistrato …, 1847, art. 2.<br />

73 BPT, AG, Parere …, s.d.; cit., p. 3v.<br />

41


Meccanica <strong>tecnica</strong>, cioè alla costruzione delle macch<strong>in</strong>e impiegate nelle arti, e alla<br />

direzione delle offic<strong>in</strong>e. E sarebbe facile l’addur qui, se fosse necessario, molti<br />

esempli recenti, che dimostrano quanto sia dannosa alla prosperità di questi paesi,<br />

l’<strong>in</strong>sufficienza dell’<strong>in</strong>segnamento di Meccanica applicata che si dà nelle nostre<br />

Scuole. 74<br />

Con un’esperienza di diciassette anni d’<strong>in</strong>segnamento, egli era conv<strong>in</strong>to che fosse<br />

impossibile dare agli studenti un’appropriata conoscenza dei pr<strong>in</strong>cipi della Meccanica<br />

avendo a disposizione solo 140 ore di lezione; essa, <strong>in</strong>fatti, comprendeva: la Meccanica<br />

razionale, Meccanica fisica, e le pr<strong>in</strong>cipali applicazioni della Meccanica alla Statica delle<br />

fabbriche, alla Statica e alla D<strong>in</strong>amica delle macch<strong>in</strong>e. La proposta di Giulio prevedeva la<br />

suddivisione del corso nell’arco di due anni, e che le cattedre fossero tenute dallo stesso<br />

professore:<br />

3° anno<br />

(una lezione per giorno)<br />

Meccanica razionale Meccanica fisica<br />

Equilibrio delle fabbriche Meccanica applicata<br />

Equilibrio delle macch<strong>in</strong>e semplici<br />

4° anno<br />

(due lezioni a settimana)<br />

La proposta era sicuramente legittima, anche tenendo conto dello sviluppo della<br />

Meccanica applicata alle costruzioni, realizzato di recente da Claude-Louis Navier (1785-<br />

1836). Il Magistrato della Riforma nel 1847 tenne conto di tali consigli, e si decise di<br />

scorporare dal corso la parte riguardante la Statica architettonica, facendola confluire<br />

nell’<strong>in</strong>segnamento di Costruzioni, mentre l’Idrod<strong>in</strong>amica teorica e sperimentale e le sue<br />

applicazioni divennero parte del corso di Idraulica. In questo modo il corso di Meccanica<br />

poteva garantire un opportuno approfondimento della Meccanica razionale (105 lezioni<br />

divise <strong>in</strong> 45 di Statica e 60 di D<strong>in</strong>amica) e della “Scienza delle Macch<strong>in</strong>e” (35 lezioni). La<br />

prevalenza data alla d<strong>in</strong>amica rispetto alla statica <strong>in</strong>dica l’adesione di Giulio alla<br />

Meccanica analitica di Lagrange, re<strong>in</strong>terpretata da Poncelet alla luce del concetto<br />

energetico di lavoro; alla base della Meccanica vi era, dunque, il pr<strong>in</strong>cipio di<br />

74 BPT, AG, cont. 69, cam. 3, Nota rimessa al Magistrato della Riforma, sull’ord<strong>in</strong>amento da darsi<br />

all’<strong>in</strong>segnamento della Meccanica, s.d., ms.; cit., p. 1v.<br />

42


conservazione della forza viva. Nel capitolo successivo sarà analizzato più <strong>in</strong> dettaglio il<br />

progetto per il corso e i riferimenti bibliografici di Giulio.<br />

Inf<strong>in</strong>e, il corso di Idraulica era affidato al professor G. Agod<strong>in</strong>o 75 nel 1847, ma fu tenuto<br />

da P. Richelmy, dal 1848 come supplente, e dal 1850 come professore ord<strong>in</strong>ario. Il libro di<br />

testo era quello già adottato <strong>in</strong> precedenza dal professor Bidone, ossia il Venturoli,<br />

aggiornato, però, dal professore con le teorie più recenti. In particolare s’<strong>in</strong>sisteva ancora<br />

sul pr<strong>in</strong>cipio delle forze vive, <strong>in</strong> base all’elaborazione di Poncelet e Coriolis, e i pr<strong>in</strong>cipi di<br />

Coriolis sul moto assoluto, relativo e di trasc<strong>in</strong>amento. Una parte del corso (26 lezioni su<br />

122) era dedicata alle macch<strong>in</strong>e e le ruote idrauliche. Alla f<strong>in</strong>e dell’anno era previsto un<br />

breve ciclo di esercitazioni pratiche (10 o 12 giorni) presso lo stabilimento Parella, di cui<br />

Richelmy divenne direttore, dotato di macch<strong>in</strong>e idrauliche e attrezzi per esperienze sulla<br />

resistenza dei fluidi, sui rigurgiti e su strumenti idrometrici.<br />

Nel complesso, dunque, si tratta di un piano di studi per l’<strong>in</strong>gegneria volto a creare una<br />

figura professionale <strong>in</strong> grado di porre rigorose basi scientifiche a fondamento di quelle<br />

tecniche e artistiche.<br />

La Commissione stabilì, <strong>in</strong>oltre, che gli esami di ammissione restassero uguali sia per<br />

<strong>in</strong>gegneri, sia per architetti 76 , e che fosse previsto per il secondo anno un corso<br />

propedeutico a quelli di Meccanica e Costruzioni, sui pr<strong>in</strong>cipi fondamentali del Calcolo<br />

differenziale e sulle parti più elementari della Statica fisica, tenuto da un dottore di<br />

Collegio come “professore straord<strong>in</strong>ario”. Per quanto concerne gli esami alla f<strong>in</strong>e di ogni<br />

anno, essi dovevano riguardare tutti i corsi seguiti nel semestre; <strong>in</strong>oltre, era previsto che<br />

durante gli esami privati gli studenti presentassero tutti i disegni prodotti e valutati durante<br />

l’anno, assegnati dai professori di Architettura, di Geometria descrittiva, di Costruzioni e<br />

di Geometria pratica 77 . È da notare che l’<strong>in</strong>segnamento dell’Architettura fu rivalutato<br />

all’<strong>in</strong>terno del piano di studi di matematica; ciò grazie all’impegno del professor Promis e<br />

dello stesso Giulio, che puntarono aff<strong>in</strong>ché l’esame di tale materia fosse reso obbligatorio,<br />

<strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con la volontà di creare un giusto equilibrio tra arte e scienza.<br />

75<br />

Giovanni Agod<strong>in</strong>o, <strong>in</strong>gegnere, dottore collegiato <strong>in</strong> Matematica, fu professore di matematica nella R.<br />

Accademia militare.<br />

76<br />

L’esame di ammissione fu stabilito nel 1833, doveva essere uguale per architetti e studenti di matematica e<br />

limitato alla sola Aritmetica e Geometria elementare.<br />

77<br />

Regolamento per i corsi di filosofia superiore, di matematica e di architettura, 4 ottobre 1847, Tor<strong>in</strong>o, art°.<br />

20.<br />

43


Siccome però importa moltissimo che gli studenti (così di Matematiche come di<br />

Architettura) attendano con diligenza lungo l’anno ad eseguire i disegni che<br />

verranno loro prescritti dal Professore di Architettura, così sarà bene ord<strong>in</strong>are che<br />

alla f<strong>in</strong>e di ciascun bimestre sieno essi tenuti di rappresentargli la serie de’ disegni<br />

da esso loro eseguiti. 78<br />

Gli articoli 24° e 25° del Regolamento prevedono che l’esame pubblico del quarto anno<br />

d’Ingegnere Idraulico e di Architetto civile consista nella risoluzione scritta di un tema<br />

proposto alcuni mesi prima dai professori, rispettivamente, di Idraulica e di Architettura, e<br />

di altri tre temi, estratti a sorte, venti giorni prima dell’esame, dal Preside o dal<br />

Vicepreside, da liste di qu<strong>in</strong>dici argomenti proposte dal professore di Meccanica e<br />

Costruzioni, e da quello di Idraulica per i matematici e di Geometria pratica per gli<br />

architetti.<br />

Grazie all’obbligatorietà dell’esame di Architettura per gli studenti di Matematica, il<br />

nuovo Regolamento, prevedeva che essi potessero, una volta ottenuto il grado di Ingegnere<br />

Idraulico, conseguire anche la nom<strong>in</strong>a di Architetto, senza frequentare ulteriori corsi, ma<br />

sostenendo gli esami pubblici e privati previsti. Il cambiamento di corso o l’acquisizione<br />

della doppia nom<strong>in</strong>a per gli studenti di Architettura era, <strong>in</strong>vece, molto più difficile: era<br />

necessario rendere completa la formazione con gli studi di Analisi e Meccanica. 79<br />

Vi era dunque una disparità tra i due curricoli, l’Architettura appariva, <strong>in</strong>fatti, <strong>in</strong><br />

secondo piano e un’evidenza di questo fatto si riscontra anche nei dati sulle iscrizioni:<br />

Anno scolastico n° iscritti: Matematica n° iscritti: Architettura<br />

1848-1849 106 3<br />

1850-1851 125 8<br />

Uno dei motivi di questa differenza può essere spiegata proprio dalla comodità<br />

dell’acquisizione della doppia nom<strong>in</strong>a d’Ingegnere e di Architetto per gli studenti di<br />

Matematica, gradi accademici importanti per essere <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con la tendenza sempre più<br />

diffusa della figura di tecnico-<strong>in</strong>tellettuale “polivalente”.<br />

78 BPT, AG, Parere sull’ord<strong>in</strong>amento dell’Architettura Civile, s.d., cont. 69, cam. 3, ms.; cit., p. 2r.<br />

79 Regolamento per i corsi di filosofia superiore, di matematica e di architettura, 4 ottobre 1847, Tor<strong>in</strong>o; art. i<br />

dal 28 al 31.<br />

44


Il corso di Meccanica di Giulio: riferimenti bibliografici<br />

Il primo anno scolastico <strong>in</strong> cui Giulio ebbe la possibilità di attuare le disposizioni<br />

previste dal Regio decreto del 4 ottobre 1847, fu soltanto quello del 1850-1851 a causa di<br />

vicende politiche. Fu un periodo di grande fermento e trasformazioni per la politica<br />

piemontese: tra il 1847 e 1848 Carlo Alberto culm<strong>in</strong>ò il suo programma liberale di riforme,<br />

di ogni ramo della pubblica amm<strong>in</strong>istrazione, con la promulgazione dello Statuto e di leggi<br />

e decreti, riguardanti anche la pubblica <strong>istruzione</strong>. La Facoltà di Scienze e Lettere<br />

dell’Università di Tor<strong>in</strong>o fu radicalmente modificata, specialmente nella sua struttura<br />

amm<strong>in</strong>istrativa, <strong>in</strong> particolare fu divisa <strong>in</strong> due Facoltà dist<strong>in</strong>te: Belle Lettere e Filosofia e<br />

Scienze Fisiche e Matematiche, quest’ultima comprendente le Classi di Matematica e di<br />

Scienze Fisiche; nelle cattedre previste per gli anni scolastici 1847-1848 e 1848-1849 non<br />

è prevista quella di Meccanica. In tale biennio si assistette, <strong>in</strong>fatti, alle vicende politiche e<br />

militari legate alla prima guerra d’<strong>in</strong>dipendenza, per la quale vi fu un’ampia partecipazione<br />

da parte degli studenti universitari. In seguito la Facoltà di Scienze fisiche e matematiche<br />

accolse nel suo corpo docenti scienziati di alto livello, tra cui A. Avogadro, G. Plana, F. De<br />

Filippi, A. Sobrero e L.F. Menabrea, che contribuirono a modernizzare il piano di studi e<br />

rendere più severi e selettivi gli esami. La cattedra di Meccanica fu ristabilita nell’anno<br />

scolastico 1850-51, non senza difficoltà per il professore al quale:<br />

manca perciò l’esperienza, che pure è sola guida sicura, sia per la scelta e l’ord<strong>in</strong>e<br />

delle materie da spiegare, sia per l’ampiezza relativa con cui ciascuna merita di<br />

essere svolta. 80<br />

Oltre ai problemi riguardanti il programma del corso, Giulio riscontrò nel primo anno<br />

una scarsa assiduità e attenzione da parte degli studenti. Dei 35 studenti iscritti, 30 erano<br />

del 3° anno di Matematica e 5 del 3° anno di Architettura; tra gli uditori vi erano anche<br />

studenti del 4° anno. Al term<strong>in</strong>e dell’anno solo 24 sostennero l’esame (20 di Matematica e<br />

4 di Architettura) e 17 furono approvati (15 di Matematica e 2 di Architettura). 81<br />

Giulio stese il programma del corso di Meccanica, della breve durata di 140 lezioni,<br />

suddividendolo <strong>in</strong> una prima parte di Meccanica razionale, a sua volta ripartita <strong>in</strong> Statica e<br />

80 BPT, AG, cont. 48, cam. 2, Regia Università di Tor<strong>in</strong>o, Facoltà di Scienze fisiche e Matematiche, Classe<br />

di Matematiche, 3° anno di corso, Scuola di Meccanica Razionale e Teoria delle Macch<strong>in</strong>e del chiarissimo<br />

Professore Commendatore Giulio. Programma anno scolastico 1850-1851, 11.8.1850, Tor<strong>in</strong>o, Stamperia<br />

Reale; cit., p.4.<br />

81 BPT, AG, cont. 60a, cam.1, Relazione al Consiglio dell’attività della Scuola di Meccanica. Rendiconto<br />

dell’anno 1850-51, ms.; cit., p.1v.<br />

45


D<strong>in</strong>amica, <strong>in</strong>troduttive alla seconda parte, più applicativa, di Meccanica <strong>tecnica</strong>.<br />

Quest’ultima parte consisteva nella trattazione delle macch<strong>in</strong>e, non solo quelle classiche,<br />

basate sull’equilibrio e sull’attrito, ma erano previste anche otto lezioni sui motori, qu<strong>in</strong>di<br />

sul problema del vapore dal punto di vista della Meccanica. Erano escluse dal corso le<br />

macch<strong>in</strong>e idrauliche, fatta eccezione per quelle, dove era previsto il “sollevamento<br />

dell’acqua come fosse un solido”. 82 Nelle note <strong>in</strong>troduttive al Programma Giulio dichiarò<br />

di averlo steso conscio della sua natura provvisoria, giacché mancante di sufficiente<br />

esperienza; egli temeva fosse troppo lungo, e per questo motivo <strong>in</strong>serì alcuni asterischi per<br />

<strong>in</strong>dicare gli argomenti che eventualmente si possono tralasciare. Nella compilazione di<br />

questo programma, che è un vero e proprio sunto delle sue lezioni, l’<strong>in</strong>tento del professore<br />

era di dare uno strumento utile non solo agli studenti, per seguire con maggior chiarezza e<br />

ord<strong>in</strong>e le lezioni durante l’anno 83 .<br />

L’<strong>in</strong>segnamento della Meccanica razionale, nella formazione degli <strong>in</strong>gegneri, esisteva<br />

già dall’Ottocento sia <strong>in</strong> Francia sia <strong>in</strong> Italia e, come possiamo notare dalla sua biblioteca,<br />

Giulio possedeva diversi testi particolarmente utili per la trasposizione didattica della<br />

discipl<strong>in</strong>a.<br />

Sicuramente il testo di cui fece maggior uso fu Elementi di Meccanica e di Idraulica (con 3<br />

edizioni: 1806-7, 1809, 1817, a Milano) del professore di Matematica Applicata<br />

dell’Università di Bologna G. Venturoli; su cui lui stesso studiò, poiché fu adottato dal suo<br />

maestro G. Bidone. Nella dichiarazione d’<strong>in</strong>tenti “Agli studiosi” Venturoli afferma che il<br />

suo scopo era fornire “un compiuto trattato di Meccanica teorica e formare ed istruire così<br />

il giovane allievo, onde potesse poi da sé stesso, e senz’altra <strong>in</strong>troduzione, passare alla<br />

lettura delle sublimi Meccaniche di LAGRANGE e di LAPLACE, e così poggiare alle più<br />

alte cime della scienza”. 84<br />

Venturoli mostra, qu<strong>in</strong>di, di essere attento alla parte teorica, riferendosi <strong>in</strong> particolar<br />

modo a Lagrange e Laplace, ma nello stesso tempo comprende l’importanza delle<br />

applicazioni che tale discipl<strong>in</strong>a ha nella vita quotidiana:<br />

dalla contemplazione della quantità astratta i bisogni della società ci richiamano ad<br />

ogni tratto alla quantità concreta e sensibile, e dal mondo <strong>in</strong>tellettuale ci ritraggono<br />

82 BPT, AG, cont. 48, cam.2, Regia Università di Tor<strong>in</strong>o…, 1850; cit., p.5.<br />

83 Nell’appendice (A) è riportato il programma delle lezioni.<br />

84 G. Venturoli, Elementi di Meccanica e d’Idraulica, Vol. 1, Terza edizione, Milano, Stamperia di P. E.<br />

Giusti, 1817, p. 1 della sezione Agli studiosi.<br />

46


al mondo fisico. […] fra gl’<strong>in</strong>f<strong>in</strong>iti sistemi e leggi di forze che la Meccanica<br />

Razionale f<strong>in</strong>ge e compone ad arbitrio, basterà allora trasceglier quelle che abbiam<br />

trovato aver luogo <strong>in</strong> natura, e per tal via gli astratti dogmi della Scienza con sicuro<br />

successo s’applicheranno alla pratica. 85<br />

L’opera è apertamente rivolta agli Ingegneri, che avrebbero potuto trarre beneficio dalle<br />

applicazioni pratiche contenute nel trattato, con un’attenzione specifica alla parte<br />

riguardante le macch<strong>in</strong>e:<br />

riord<strong>in</strong>andosi la parte teorica si è voluto del pari avvantaggiare la parte pratica con<br />

l’aggiunta di molti <strong>in</strong>segnamenti utili agl’Ingegneri, particolarmente nel trattato<br />

delle macch<strong>in</strong>e. 86<br />

La volontà dell’autore era di scrivere un testo <strong>in</strong> grado di fornire le basi ai giovani<br />

allievi per affrontare, eventualmente, lo studio di letture delle Meccaniche sublimi di<br />

Lagrange e Laplace, e così “poggiare alle più alte cime della scienza” 87 . Nonostante i<br />

buoni propositi, il testo non era accessibile a tutti a causa della sua eccessiva concisione.<br />

Nel confronto dell’<strong>in</strong>dice dell’opera con quello del corso di Giulio (si veda l’Appendice<br />

A.2) si osserva una forte corrispondenza non solo dei contenuti, ma anche della<br />

sequenzialità degli argomenti 88 . L’unica differenza, forse dovuta a motivi di tempo, fu che<br />

Giulio <strong>in</strong>serì nel corso solo dei cenni del Pr<strong>in</strong>cipio delle velocità virtuali nell’ultima parte<br />

del corso, relativa alle macch<strong>in</strong>e, mentre saltò i libri III e IV (Delle forze moventi e<br />

resistenti e Dell’equilibrio delle fabbriche), troppo applicativi per un corso universitario.<br />

Nella biblioteca personale di Giulio vi erano però anche molti dei testi al tempo<br />

utilizzati all’École Polytechnique, redatti da scienziati e professori di alto livello. Primo fra<br />

tutti il Traité des mécanique, (prima edizione 1811, seconda del 1833, Parigi; entrambe<br />

possedute da Giulio) di D. Poisson 89 , considerato all’epoca di Giulio il più completo,<br />

sistematico e adatto all’<strong>in</strong>segnamento; tanto che nel corso di Meccanica all’École le lezioni<br />

seguivano l’ord<strong>in</strong>e del testo. Nell’<strong>in</strong>troduzione della prima edizione si legge:<br />

85 G. Venturoli, Elementi…, 1817, pp. 2-3 della Prefazione.<br />

86 G. Venturoli, Elementi di …, 1817; cit. dalla sezione Agli studiosi, p.1.<br />

87 G. Venturoli, Elementi di …, 1817; cit., dalla sezione Agli studiosi, p. 2.<br />

88 A volte i titoli stessi quasi co<strong>in</strong>cidono, come l’ultimo della parte delle macch<strong>in</strong>e: <strong>in</strong> Giulio “Veri vantaggi<br />

delle macch<strong>in</strong>e”, e nel Venturoli “De’ veri vantaggi delle Macch<strong>in</strong>e”.<br />

89 Denis Poisson (1781-1840), entrò all’École Polytechnique di Parigi nel 1798, ne divenne poi docente<br />

grazie anche al sostegno di Laplace. Nel 1816 ebbe la cattedra di Meccanica alla Sorbonne.<br />

47


dans un livre dest<strong>in</strong>é à l’<strong>in</strong>struction, j’ai dû rechercher surtout la clarté et la<br />

simplicité, et préférer toujours les démonstrations qui jettent le plus de lumière sur<br />

les vérités qu’on veut prouver; je me suis donc servi de tous les moyens qui m’ont<br />

paru propes à m’approcher de ce but. 90<br />

Il trattato ebbe larga diffusione e <strong>in</strong> esso sono presenti molti problemi di applicazione,<br />

presi perlopiù dall’astronomia, dalla fisica e alcuni anche dall’artiglieria. Come si può<br />

vedere nell’Appendice (A.3), le parti per cui Giulio può aver tratto spunto per il suo corso<br />

sono la sezione <strong>in</strong>iziale di Statica e per la seconda parte della D<strong>in</strong>amica, ossia il momento<br />

d’<strong>in</strong>erzia e i diversi movimenti di rotazione di un corpo e di un sistema rigido.<br />

L’opera, di alto livello tecnico, fu elogiata da N. Hachette 91 nella prefazione del suo<br />

Traité élémentaire des mach<strong>in</strong>es (Parigi, 1811):<br />

cet ouvrage, digne de la réputation de son auteur, M. Poisson, fait époque comme<br />

monument des progrès de l’enseignement des sciences mathématiques 92 .<br />

Un’altra importante opera francese dal carattere didattico, conservato nella biblioteca di<br />

Giulio, è il Traité de mécanique élémentaire, à l’usage des élèves de l’École polytechnique<br />

di L. B. Francoeur 93 , (Parigi, prima edizione, 1801) e utilizzato, prima ancora del Poisson,<br />

all’École Polytechnique. Nella Prefazione è dichiarata l’<strong>in</strong>tenzione dell’autore di redigere<br />

un testo che permettesse agli allievi di comprendere meglio la Meccanica. F<strong>in</strong>o ad allora,<br />

<strong>in</strong>fatti, pochi erano <strong>in</strong> grado di seguire le lezioni dei grandi professori dell’École, J.L.<br />

Lagrange, G. Monge, o G. Prony 94 . La prima edizione ebbe subito un grande successo,<br />

tanto che il governo francese decise di adottarlo come testo per l’<strong>in</strong>segnamento presso i<br />

Lycées. È <strong>in</strong>teressante notare come vi sia una forte attenzione di Francoeur nell’aiutare gli<br />

allievi, <strong>in</strong> particolare mediante l’uso di molti esempi e l’<strong>in</strong>serimento di asterischi <strong>in</strong>dicanti<br />

le parti di teoria che sono richieste all’esame d’<strong>in</strong>gresso all’École Polytechnique. Giulio<br />

90 D. Poisson, Traité des mécanique, Primo tomo, Parigi, Courcier, Prima ed., 1811; p.1.<br />

91 Jean Nicolas Pierre Hachette (Mézières 1769 – Parigi 1834) ebbe un ruolo attivo nel costituire l’École<br />

Polytechnique usando la sua esperienza come <strong>in</strong>segnante di idrografia e matematica. Fu nom<strong>in</strong>ato professore<br />

assistente per la Geometria Descrittiva nel novembre del 1794 e nel 1799 fu promosso professore titolare.<br />

Curò la pubblicazione della Géométrie descriptive di Monge nel 1799, pubblicò su un’ampia gamma di<br />

argomenti tratti dai suoi lavori di geometria, nella meccanica applicata, nella teoria delle macch<strong>in</strong>e e sulla<br />

storia della macch<strong>in</strong>a a vapore.<br />

92 M.Hachette, Traité élémentaire des mach<strong>in</strong>es, Parigi, Klostermann Libraires, 1811; cit., Préface, p.XIX.<br />

93 Louis Benjam<strong>in</strong> Francoeur (1773-1849), allievo di G.Monge all’École Centrale des Travaux Publics,<br />

scrisse il suo Traité de méchanique élémentaire (1801) quando era ancora assistente del professore di<br />

meccanica De Prony all’École Polytechnique, come aiuto per <strong>in</strong>trodurre gli allievi al corso.<br />

94 Gaspard Francois Claire Marie Le Riche barone di Prony (1755-1839), <strong>in</strong>gegnere capo del servizio ponti e<br />

strade di Perpignan, fu poi professore di Meccanica all’École Polytechnique di Parigi.<br />

48


possedeva il Traité élèmentarire de mécanique (4° ed., Parigi, 1807), analogo a quello<br />

dedicato agli studenti dell’École Polytechnique. Il fatto che tale testo fosse stato scritto<br />

come <strong>in</strong>troduzione al corso di Meccanica dell’École Polytechnique, mostra come <strong>in</strong> Italia<br />

le nozioni fossero ancora molto limitate rispetto a quanto veniva svolto <strong>in</strong> Francia nei corsi<br />

specifici (nell’Appendice A.4 è riportato l’<strong>in</strong>dice del testo).<br />

Per la terza sezione del corso di Giulio, <strong>in</strong>centrata sull’applicazione della Meccanica<br />

allo studio delle macch<strong>in</strong>e, i riferimenti sono ancora a testi piuttosto recenti e, perlopiù,<br />

francesi. Tale studio, <strong>in</strong>sieme allo sviluppo degli strumenti tecnologici, è una branca della<br />

Meccanica che si sviluppò proprio <strong>in</strong> questo periodo. A riguardo, troviamo nella biblioteca<br />

personale di Giulio l’opera di C. Navier 95 Résumé des leçons données à l'École des ponts et<br />

chaussées sur l'application de la mécanique à l'Établissement des constructions et des<br />

mach<strong>in</strong>es. Prémière partie, contenant les leçons sur la resistance des matériaux, et sur<br />

l’établissement des constructions en terre, en maçonnerie et en charpente (Parigi, 1826).<br />

Si tratta di una trasposizione didattica delle applicazioni della teoria meccanica alla pratica<br />

delle costruzioni. Navier dette importanti contributi alla discipl<strong>in</strong>a <strong>in</strong>gegneristica, <strong>in</strong><br />

particolare sulla teoria dell’elasticità e della resistenza dei solidi; il testo elabora tali<br />

contenuti <strong>in</strong> maniera sistematica, cercando di filtrarli <strong>in</strong> modo da renderli accessibili agli<br />

allievi. I primi due libri, sulla Statica e la D<strong>in</strong>amica, si estendono per circa 400 pag<strong>in</strong>e e gli<br />

argomenti sono tipici della Meccanica Razionale. I libri successivi <strong>in</strong>vece, sull’Idrostatica<br />

e l’Idrod<strong>in</strong>amica hanno un approccio più applicativo allo studio delle Macch<strong>in</strong>e. Un<br />

elemento fondamentale di tale opera è che si presenta <strong>in</strong> forma di dispense didattiche<br />

litografate.<br />

Inf<strong>in</strong>e, mancava nella biblioteca personale di Giulio il testo di J.V. Poncelet 96 “Cours de<br />

mécanique appliquée aux mach<strong>in</strong>es” (prima edizione nel 1826, la seconda nel 1832, la<br />

terza, def<strong>in</strong>itiva, nel 1836). Seppur molte altre opere ne facciano riferimento, da quanto<br />

deduciamo dalla corrispondenza di Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella 97 , sembra che Giulio non utilizzasse il<br />

95 Claude Louis Marie Henry Navier (1785 –1836) frequentò l’École Polytechnique e si diplomò all’École<br />

des ponts et chaussées, fu membro dell’Académie des Sciences, professore di Analisi e Meccanica all’École<br />

Polytechnique. Oggi è considerato uno dei padri della moderna scienza delle costruzioni, diede importanti<br />

contributi alla meccanica dei fluidi.<br />

96 Jean Victor Poncelet (1788-1867), anche lui allievo di G. Monge all’École Polytechnique, è considerato<br />

uno dei fondatori della moderna geometria proiettiva e nel 1824 fu <strong>in</strong>caricato dal M<strong>in</strong>istro della Guerra di<br />

creare un corso sulla scienza delle macch<strong>in</strong>e, presso la scuola di Applicazione di Metz. Fu poi professore di<br />

Meccanica applicata alle macch<strong>in</strong>e, a Metz, dal 1825 al 1835.<br />

97 G. Quazza e M. Quazza, Epistolario di Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella (d’ora <strong>in</strong> poi ES), vol. I, lettera di Sella a Giacomo<br />

Antonio Rey, datata 1.3.1849, dalla Scuola delle M<strong>in</strong>iere di Parigi; cit., p. 97.<br />

49


testo per le sue lezioni. Si legge, <strong>in</strong>fatti, che lo studente apprese tali teorie solo presso<br />

l’École des M<strong>in</strong>es di Parigi, dove si recò <strong>in</strong> viaggio di studio. Poncelet e il suo seguace A.J.<br />

Mor<strong>in</strong> (1795-1880) posero le basi della moderna geometria proiettiva, assoggettando la<br />

Meccanica elementare a regole del calcolo geometrico, rendendola così “applicabile” e<br />

“pratica” 98 . Fu, dunque, uno dei primi a proporre l’uso della matematica nella<br />

progettazione delle macch<strong>in</strong>e; nel testo sono presentati i pr<strong>in</strong>cipi della meccanica dal punto<br />

di vista delle applicazioni <strong>in</strong>dustriali. Il suo obiettivo era spiegare il loro reale<br />

funzionamento, nel tentativo di migliorarne l’efficienza.<br />

In conclusione, possiamo dire che com<strong>in</strong>ciò a sentirsi <strong>in</strong> questo periodo l’esigenza di un<br />

percorso universitario per gli <strong>in</strong>gegneri, che per il momento co<strong>in</strong>cideva con quella dei<br />

matematici. La legge Boncompagni del 1848 non modificò le disposizioni prese nell’anno<br />

precedente, ma riformò l’Università da un punto di vista amm<strong>in</strong>istrativo. In particolare, si<br />

stabilì che il Consiglio Universitario di ciascuna sede, <strong>in</strong> accordo con i professori,<br />

presentasse un programma per i diversi corsi e lo facesse approvare al Consiglio superiore<br />

della pubblica <strong>istruzione</strong>, per cui come vicepresidente fu nom<strong>in</strong>ato G. Plana. Fu, però,<br />

<strong>in</strong>caricata da quest’ultimo una Commissione (di cui facevano parte Avogadro, Giulio,<br />

Pollone e Botto) per la stesura di un progetto di Regolamento per la facoltà di scienze<br />

fisiche e matematiche dell’Università di Tor<strong>in</strong>o. Nonostante un lungo dibattito, <strong>in</strong> cui si<br />

propose anche l’allungamento a c<strong>in</strong>que anni del corso per <strong>in</strong>gegneri idraulici, il 4<br />

novembre 1851 fu pubblicato il Regolamento provvisorio per la facoltà di scienze fisiche e<br />

matematiche di Tor<strong>in</strong>o, dove erano lasciati sostanzialmente <strong>in</strong>variati i corsi quadriennali<br />

(prescritti dal Regolamento del 1847) per <strong>in</strong>gegnere idraulico e architetto civile, ed era<br />

ampliato il programma per l’esame di ammissione, secondo la proposta di Menabrea. Il<br />

corso di Filosofia positiva, <strong>in</strong>vece, fu sostituito dal corso di Fisica e Geometria, e da quello<br />

di Storia naturale; i rispettivi percorsi scolastici sono riassunti nella tabella sottostante.<br />

98 Ibidem.<br />

50


Regolamento del 4 novembre 1851 99<br />

Fisica e Geometria Storia naturale<br />

1° anno Algebra e Geometria complementare<br />

Fisica<br />

2° anno Fisica<br />

Disegno l<strong>in</strong>eare<br />

Geometria analitica (nozioni elementari<br />

di analisi <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itesimale)<br />

Zoologia<br />

3° anno Fisica<br />

Chimica<br />

4° anno Fisica<br />

M<strong>in</strong>eralogia<br />

Chimica<br />

Botanica<br />

Algebra e Geometria<br />

complementare<br />

Fisica<br />

Chimica<br />

Chimica<br />

M<strong>in</strong>eralogia<br />

Zoologia<br />

Botanica<br />

Zoologia<br />

M<strong>in</strong>eralogia<br />

Botanica<br />

Zoologia<br />

M<strong>in</strong>eralogia<br />

La scelta di un ord<strong>in</strong>amento ancora provvisorio degli studi tecnico-scientifici era dovuta<br />

a un dibattito e a cont<strong>in</strong>ue proposte provenienti una parte sempre più vasta dell’op<strong>in</strong>ione<br />

pubblica piemontese; ricordiamo a tal proposito la Società d’Istruzione e di Educazione<br />

(1849-1852), di cui parleremo <strong>in</strong> seguito, associazione che faceva da tramite tra classe<br />

dirigente e mondo scolastico. Inoltre, i viaggi all’estero più frequenti, e che la stessa<br />

Società proponeva, arricchivano il quadro di riferimento <strong>in</strong>ternazionale, i parametri di<br />

valutazione e le idee d’<strong>in</strong>novazione.<br />

99 Regolamento provvisorio per la facoltà di scienze fisiche e matematiche di Tor<strong>in</strong>o, a firma del M<strong>in</strong>istro<br />

Far<strong>in</strong>i, Tor<strong>in</strong>o, Stamperia Reale, 4.11.1851; art. i 13 e 14.<br />

51


LE ESPOSIZIONI E I VIAGGI D’ISTRUZIONE<br />

Quanto mi preme di essere fra voi,<br />

e di recare il mio granell<strong>in</strong> di sabbia alla fabrica! 100<br />

[C.I. Giulio]<br />

In questo capitolo analizzeremo come la volontà di Giulio di rafforzare la formazione<br />

tecnico-scientifica <strong>in</strong> ogni suo livello derivi non solo dalla sua conoscenza dei Paesi<br />

stranieri (grazie a <strong>in</strong>carichi come commissario presso Esposizioni universali e viaggi <strong>in</strong><br />

Europa), ma anche dal suo pensiero politico ed economico, che presentò nelle Notizie sulla<br />

patria <strong>in</strong>dustria (1844), e che consiste <strong>in</strong> un vero e proprio programma<br />

d’<strong>in</strong>dustrializzazione, basato sul libero mercato e sull’<strong>istruzione</strong>.<br />

Inquadramento storico<br />

Verso la f<strong>in</strong>e degli anni Trenta i tentativi dei mazz<strong>in</strong>iani d’<strong>in</strong>surrezione entrarono <strong>in</strong> crisi, a<br />

causa dei numerosi fallimenti che portarono alla morte molti giovani cospiratori. Nel 1844<br />

fu repressa nel sangue la spedizione dei fratelli Bandiera, avente lo scopo di unificare<br />

l’Italia. Tuttavia, nel 1846 l’elezione al pontificato di Pio IX <strong>in</strong>augurò una nuova stagione<br />

di speranze per i riformatori moderati italiani: si diffonde il neoguelfismo, su proposta di<br />

V<strong>in</strong>cenzo Gioberti (1801-1852), ossia l’unificazione dell’Italia sotto la guida del pontefice.<br />

1844: “Notizie sulla patria <strong>in</strong>dustria”<br />

Nel progetto del Regno sabaudo di riformismo e modernizzazione delle strutture<br />

economiche, politiche e culturali dello Stato, Carlo Alberto trovò il supporto e l’attiva<br />

collaborazione di una nuova classe dirigente, composta d’illustri personalità come V.<br />

Gioberti, M. D’Azeglio 101 e lo stesso Carlo Ignazio Giulio. Essi davano voce a una<br />

consistente parte dell’op<strong>in</strong>ione pubblica, che <strong>in</strong>iziò a guardare con <strong>in</strong>teresse e<br />

preoccupazione alle trasformazioni d’oltralpe e agli effetti che ne stavano derivando. I<br />

cambiamenti tecnico-economici e l’esigenza di modernizzazione furono oggetto di<br />

maggiori attenzioni non solo da parte di esponenti della classe dirigente, ma anche della<br />

stampa e degli <strong>in</strong>tellettuali, i quali <strong>in</strong>tensificarono i viaggi d’<strong>istruzione</strong> <strong>in</strong> Europa e<br />

100 Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Tor<strong>in</strong>o (d’ora <strong>in</strong> poi MNRIT), AG, cart. 44 e cart. 36.<br />

101 Massimo D’Azeglio (1798-1866) fu primo m<strong>in</strong>istro del Regno di Sardegna (1849-’52) e senatore dal<br />

1853.<br />

52


aprirono dibattiti sull’argomento <strong>in</strong> occasione dei Congressi degli scienziati italiani (1838-<br />

1847 e 1862-1863). Esemplare è l’<strong>in</strong>tervento tenuto <strong>in</strong> occasione del qu<strong>in</strong>to Congresso,<br />

organizzato a Lucca nel 1843, del lombardo Luigi Parravic<strong>in</strong>i 102 , direttore delle scuole<br />

<strong>tecnica</strong> di Venezia istituite nel 1843.<br />

Chi <strong>in</strong> Italia sa applicare il gas all’illum<strong>in</strong>azione? Chi la forza gigantesca del<br />

vapore alle arti? Chi sa costruire le macch<strong>in</strong>e più utili alle manifatture del l<strong>in</strong>o e del<br />

cotone? 103<br />

Con la crescente <strong>in</strong>dustrializzazione, accanto alle grands écoles francesi, <strong>in</strong> attività dalla<br />

f<strong>in</strong>e del Settecento e diventate modello di riferimento, sorsero <strong>in</strong> tutta Europa nuove<br />

strutture superiori f<strong>in</strong>alizzate all’avanzamento e alla diffusione dei saperi applicati; esse si<br />

distaccavano dagli antichi Atenei, legati all’idea humboldtiana dell’università come<br />

comunità di studiosi rivolti al sapere teorico e alla ricerca dis<strong>in</strong>teressata.<br />

Con l’<strong>in</strong>tento di stare al passo con i Paesi europei più avanzati, il cui confronto si<br />

avvertiva non solo con i viaggi di studio, ma anche con le Esposizioni universali nascenti,<br />

il Regno sabaudo sentiva l’esigenza di tecnici esperti, che fossero <strong>in</strong> grado di realizzare<br />

quelle <strong>in</strong>novazioni tecnologiche all’avanguardia, che tanto avevano fatto progredire<br />

nazioni come l’Inghilterra e la Francia: le ferrovie a vapore, le macch<strong>in</strong>e operatrici,<br />

l’illum<strong>in</strong>azione a gas o i concimi chimici.<br />

Giulio s’<strong>in</strong>serì <strong>in</strong> questo contesto, sostenendo che l’unica alternativa che l’<strong>in</strong>dustria<br />

sabauda aveva era “abbracciare i moderni perfezionamenti, oppure languire e perire” 104 .<br />

Egli era conv<strong>in</strong>to che uno dei mezzi per superare tale <strong>in</strong>feriorità dovesse essere una<br />

crescente <strong>in</strong>terazione tra la formazione di grado superiore e il mondo delle imprese; le<br />

università, da sempre occupate da ristrette élite di pensatori e aspiranti alle professioni<br />

liberali o amm<strong>in</strong>istrative, dovevano porre a servizio di tutto il popolo la loro scienza.<br />

Il professor Giulio diede voce a questa esigenza sempre più crescente <strong>in</strong> occasione<br />

dell’Esposizione Universale del 1844, durante la quale emersero sia i recenti progressi<br />

102 Luigi Alessandro Parravic<strong>in</strong>i (1800-1880), studiò a Brera e Pavia, lavorò presso l’istituto topografico di<br />

Milano. Interessatosi alla pedagogia, fu maestro elementare a Bergamo e pubblicò testi per la scuola e<br />

sillabari.<br />

103 L.A. Parravic<strong>in</strong>i, Rapporto sulle scuole tecniche del Regno Lombardo-Veneto e specialmente sulla scuola<br />

<strong>tecnica</strong> di Venezia, <strong>in</strong> Atti della qu<strong>in</strong>ta riunione degli Scienziati italiani tenuta <strong>in</strong> Lucca nel novembre del<br />

MDCCCXLIII, Lucca, Tipografia Giusti, 1844; pp. 164-165.<br />

104 Archivio storico Politecnico di Tor<strong>in</strong>o (d’ora <strong>in</strong> poi ASPT), C.I. Giulio, Giudizio della R. Camera di<br />

agricoltura e commercio di Tor<strong>in</strong>o e notizie sulla patria <strong>in</strong>dustria, Tor<strong>in</strong>o, Stamperia Reale, 1844; cit., p.<br />

117.<br />

53


delle arti dello stato sabaudo, sia l’evidente scarsa <strong>istruzione</strong> tecnico-scientifica di<br />

manifattori e artigiani, dovuta alla mancanza di specifici istituti, rendendo manifesto<br />

quanto fosse necessario per lo sviluppo e l’onore della nazione porre rimedio a tale<br />

problema.<br />

Le macch<strong>in</strong>e, non solamente si importano, ma si imitano, si costruiscono nel paese<br />

con successo crescente: dall’imitare si viene al migliorare, dal migliorare<br />

all’<strong>in</strong>ventare, e l’<strong>in</strong>dustria camm<strong>in</strong>a con passo fermo e sicuro verso la perfezione. 105<br />

La tradizione europea delle Esposizioni è figlia della Rivoluzione francese; il m<strong>in</strong>istro<br />

dell’Interno François de Neufchateau (1750-1828) fu <strong>in</strong>caricato dal Direttorio di<br />

organizzare celebrazioni <strong>in</strong> cui enormi mercati rievocassero le fiere medievali. La prima<br />

Esposizione pubblica di prodotti nazionali si tenne il 4 settembre 1798 e, nonostante la<br />

scarsa affluenza di espositori, ebbe successo. La tradizione presto dilagò <strong>in</strong> tutta Europa, e<br />

con il tempo varcò anche l’Atlantico.<br />

Furono <strong>in</strong>izialmente organizzate <strong>in</strong> edifici preesistenti, occupati temporaneamente, e<br />

raggiunsero l’apice del successo quando furono ospitate <strong>in</strong> strutture realizzate per<br />

l’occasione e dest<strong>in</strong>ate a essere abbattute. Tale dest<strong>in</strong>o non toccò a due costruzioni simbolo<br />

come il Borgo medievale di Tor<strong>in</strong>o, padiglione dell’Esposizione di Tor<strong>in</strong>o del 1884, e la<br />

Tour Eiffel, entrata dell’Esposizione universale del 1889 a Parigi.<br />

Tor<strong>in</strong>o s’<strong>in</strong>serì f<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio nel vasto alveo della moda espositiva; già dal 1805 la<br />

Camera di commercio organizzò una pubblica Esposizione, presso le sale di Palazzo<br />

Madama, <strong>in</strong>vitando “tous les Artistes, Manufacturiers et Ouvriers à présenter dans le<br />

Salon d’exposition un objet appartenant à chaque manufacture, art ou métier”. 106 Tale<br />

rassegna si svolse nell’ambito dei festeggiamenti per il passaggio di Napoleone, diretto a<br />

Milano, dove avrebbe c<strong>in</strong>to la corona ferrea.<br />

L’<strong>in</strong>iziativa non ebbe grande successo, e non fu ripetuta f<strong>in</strong>o al 1811, ancora <strong>in</strong><br />

occasione dei festeggiamenti per Napoleone (<strong>in</strong> particolare era la festa di San Napoleone,<br />

istituita il 15 agosto 1805 per il genetliaco dell’imperatore) e per la nascita del Re di Roma.<br />

Insieme a regate sul Po, a balli <strong>in</strong> piazza, lum<strong>in</strong>arie, corse di cavalli, alberi della cuccagna e<br />

giochi di destrezza, fu riallestita l’Esposizione al pianterreno di Palazzo Madama.<br />

105<br />

C.I. Giulio, 1844. Quarta esposizione d’<strong>in</strong>dustria e di belle arti al real Valent<strong>in</strong>o, Tor<strong>in</strong>o, Stamperia<br />

Reale, 1844; cit., p. 378.<br />

106<br />

Biblioteca Reale di Tor<strong>in</strong>o, Misc., 177, Objets d’arts manufactures et métiers dans le salons d’exposition<br />

honorés de l’auguste présence de LL. MM. II et RR. Napoleone et Joseph<strong>in</strong>e – Hommage offert par la<br />

Chambre de Commerce de Tur<strong>in</strong> – Le 4 floréal an 13, Tur<strong>in</strong>, F. Buzan, 1805; cit., pp. 3-4.<br />

54


Nonostante la debolezza del sistema produttivo piemontese e il numero esiguo di<br />

espositori, l’<strong>in</strong>iziativa diede occasione a Tor<strong>in</strong>o di offrire ai suoi visitatori un’immag<strong>in</strong>e di<br />

serietà, di un Paese preoccupato a porre le basi per un progresso <strong>in</strong>dustriale.<br />

Con la sconfitta def<strong>in</strong>itiva di Napoleone per parecchi anni a Tor<strong>in</strong>o non furono<br />

organizzate altre Esposizioni di prodotti nazionali, f<strong>in</strong>ché la Camera di Commercio,<br />

riprist<strong>in</strong>ata nel 1825, propose con forza al Re Carlo Felice la ripresa di tale tradizione.<br />

L’<strong>in</strong>tento era di rilanciare l’economia piemontese, prostrata, oltre che dall’occupazione<br />

francese, dalla politica conservatoria di Vittorio Emanuele I. Nel 1827 Carlo Felice<br />

autorizzò l’istituzione di Esposizioni, cadenzate dapprima su un <strong>in</strong>tervallo triennale, poi<br />

elevato a sei anni, volte alla promozione dell’<strong>in</strong>cremento delle arti e dell’<strong>in</strong>dustria, a “far<br />

meglio conoscere il numero, l’importanza e lo stato delle patrie manifatture, di spandere<br />

l’amore e la stima delle arti e di coloro che le coltivano e le promuovono, di onorare i<br />

manifattori, di premiare i loro successi, di <strong>in</strong>coraggiarli a nuovi sforzi.” 107<br />

La prima edizione si tenne nella primavera del 1829, presso il castello del Valent<strong>in</strong>o. Il<br />

loro successo fu decretato dall’impegno organizzativo costante della Camera di<br />

commercio, ma anche dal forte <strong>in</strong>teressamento di Carlo Alberto, che succedette a Carlo<br />

Felice, e che fu un assiduo frequentatore delle Esposizioni <strong>in</strong>sieme alla sua famiglia. In<br />

forte distacco dal suo predecessore, il pr<strong>in</strong>cipe di Carignano fu descritto <strong>in</strong> diversi articoli<br />

della Gazzetta <strong>Piemonte</strong>se 108 , come curioso e m<strong>in</strong>uzioso <strong>in</strong>dagatore di ogni s<strong>in</strong>golo aspetto<br />

dei prodotti esposti. Il suo <strong>in</strong>tento era sicuramente quello di suscitare nei sudditi<br />

l’immag<strong>in</strong>e di un sovrano attento ai problemi, sollecito del bene comune, attento a<br />

promuovere un sentimento nazionale nei ceti produttivi. Inoltre, l’<strong>in</strong>teresse verso le<br />

Esposizioni rispondeva anche a un’<strong>in</strong>tima conv<strong>in</strong>zione del regnante della necessità di uno<br />

sforzo teso ad accreditare l’immag<strong>in</strong>e di un <strong>Piemonte</strong> <strong>in</strong> grado di confrontarsi con i paesi<br />

più <strong>in</strong>dustrialmente avanzati, come la Francia e l’Inghilterra.<br />

Se la terza Esposizione del 1838 mostrò i segni del r<strong>in</strong>novamento riguardo alla tipologia<br />

dei prodotti (fu presentata per la prima volta la lavorazione dell’acciaio) e le dimensioni<br />

delle imprese, il salto di qualità si ebbe nell’ultima Esposizione del periodo albert<strong>in</strong>o, che<br />

consacrò l’avvenuta trasformazione del sistema produttivo piemontese; si tenne<br />

nuovamente presso il castello del Valent<strong>in</strong>o, dal 20 maggio al giugno del 1844, e furono<br />

107 C.I. Giulio, Notizia storica sull’Esposizione del 1844, <strong>in</strong> Giudizio della Regia Camera di Agricoltura e di<br />

Commercio di Tor<strong>in</strong>o e Notizie sulla patria <strong>in</strong>dustria, Stamperia Reale, Tor<strong>in</strong>o, 1844; cit., p. IV.<br />

108 Gazzetta <strong>Piemonte</strong>se, Tor<strong>in</strong>o, Stamperia Reale, 23.6.1829 e 2.6.1832.<br />

55


<strong>in</strong>vitati all’<strong>in</strong>iziativa anche artisti stranieri. La Gazzetta piemontese riporta la seguente<br />

descrizione:<br />

l’Esposizione del 1844 fa di sé la più bella e la più splendida mostra. Molti capi<br />

della nazionale nostra <strong>in</strong>dustria attestano, <strong>in</strong> modo irrecusabile, il progresso che<br />

ella ha fatto dall’ultima esposizione <strong>in</strong> qua. Le arti più specialmente o coltivate o<br />

necessarie, quelle de’ cuoi e pelli, quelle dei metalli sì fusi che altramente lavorati,<br />

delle macch<strong>in</strong>e, dei mobili, delle tarsie, dei cristalli, delle opere di cotone, di l<strong>in</strong>o, di<br />

lana, di seta, ecc., ecc., presentano, si può ben dirlo, molteplicità, bontà, varietà ed<br />

eleganza 109 .<br />

La testimonianza più eloquente dei risultati compiuti fu fornita da Carlo Ignazio Giulio,<br />

il quale apparteneva alla qu<strong>in</strong>ta commissione, “Macch<strong>in</strong>e e Stromenti di Scienze e d’Arti e<br />

mestieri, Armi e Mobili”, di cui facevano parte per volontà del Presidente<br />

dell’Associazione Agraria di Tor<strong>in</strong>o A. di Sostegno; 110 il marchese Vittorio Colli di<br />

Felizzano, come membro della Camera, e come membri aggiunti G. A. Carbonazzi, G.<br />

Cavalli, L. F. Menabrea, il conte Roggero di Salmour, il cavalier Britannio di San<br />

Marzano, C. I. Giulio, e A. Sobrero, come “relatore generale” dalla Camera di Agricoltura<br />

e di Commercio di Tor<strong>in</strong>o 111 . Con la collaborazione di C.M. Desp<strong>in</strong>e, Giulio stese il<br />

Giudizio della Regia Camera di Agricoltura e di Commercio di Tor<strong>in</strong>o e notizie sulla<br />

patria <strong>in</strong>dustria, un corposo testo sul lavoro delle giurie <strong>in</strong>caricate di assegnare i premi<br />

degli espositori, corredato di precise notizie di tipo storico e statistico sulla condizione<br />

presente e passata dei diversi rami dell’economia sabauda. In particolare, l’opera si divide<br />

<strong>in</strong> sette classi, ognuna divisa <strong>in</strong> sezioni: “prodotti m<strong>in</strong>erali”, “arti chimiche”, “carta,<br />

impressioni, ecc.”, “pelli, peli e piume”, “fili e tessuti”, “macch<strong>in</strong>e e strumenti di scienze e<br />

d’arti e mestieri” e “legnami e tarsie”. In ogni sezione sono <strong>in</strong>dicati i nomi dei v<strong>in</strong>citori<br />

delle medaglie d’oro, d’argento e di rame, oltre a menzioni speciali, e le ricompense<br />

assegnate.<br />

L’autore nella parte <strong>in</strong>troduttiva del testo, rivela le difficoltà riscontrate <strong>in</strong> un lavoro che<br />

non era mai stato affrontato prima di allora: la brevità del tempo concesso, la scarsità e,<br />

109 P.L. Bassignana, Tor<strong>in</strong>o effimera. Due secoli di grandi eventi, Tor<strong>in</strong>o, Ed. del Capricorno, 2006; cit., p.16.<br />

110 Conte Cesare Alfieri di Sostegno (1799-1869), fu m<strong>in</strong>istro della Pubblica Istruzione nel 1847, senatore del<br />

Regno e poi Presidente del Consiglio nel 1848. Inf<strong>in</strong>e, fu presidente del Senato dal 1855 al 1860.<br />

111 Walter Canavesio, Della stereotipia: una relazione di Giac<strong>in</strong>to Marietti a Carlo Ignazio Giulio, estratto<br />

da: Bibliofilia subalp<strong>in</strong>a, quaderno 2001, Regione <strong>Piemonte</strong>, Centro studi <strong>Piemonte</strong>si; conservato presso<br />

l’Archivio storico della prov<strong>in</strong>cia di Tor<strong>in</strong>o.<br />

56


spesso, l’assoluta mancanza di documenti autentici e sicuri, ma anche le questioni più<br />

sp<strong>in</strong>ose riguardanti la pubblica economia. Ciononostante evidenzia l’impegno di molti<br />

autorevoli colleghi, nell’<strong>in</strong>coraggiarlo, consigliarlo e nel fornirgli preziosi documenti 112 .<br />

Con l’<strong>in</strong>tento di fare un dettagliato bilancio dei progressi compiuti, dei problemi da<br />

risolvere e delle potenzialità ancora da sviluppare, Giulio arrivò a dare un vero e proprio<br />

programma per l’<strong>in</strong>dustrializzazione del paese, il cui elemento propulsore doveva essere il<br />

libero mercato.<br />

Il pensiero liberista di Giulio<br />

Sulla sp<strong>in</strong>ta del liberismo avviato dalla Rivoluzione francese e culm<strong>in</strong>ato <strong>in</strong> Inghilterra<br />

con la rivoluzione <strong>in</strong>dustriale, Giulio si fece portatore <strong>in</strong> <strong>Piemonte</strong> di tale ideologia<br />

politica. Lo stesso Petitti di Roreto 113 , suo collega nella Commissione superiore di<br />

statistica, nel recensire l’opera sugli Annali universali di statistica, lo def<strong>in</strong>ì aderente a<br />

“quella economica liberalità, che i canoni della vera scienza <strong>in</strong>segnano” 114 . In particolare,<br />

Giulio era un fermo sostenitore dell’abolizione del sistema protettivo, attuato dal governo<br />

sabaudo f<strong>in</strong>o ai primi anni del regno di Carlo Alberto. Egli sostiene che la “libertà<br />

commerciale […] è il solo mezzo di conseguire una sicura prosperità.” 115<br />

Egli riteneva che il sistema daziario, proteggendo il mercato nazionale, avesse messo i<br />

produttori nella condizione di non doversi preoccuparsi della concorrenza. Ciò non solo<br />

aveva frenato l’efficienza del sistema economico e lo stimolo al costante perfezionamento,<br />

ma aveva <strong>in</strong>ciso anche sul malessere della collettività.<br />

La preoccupazione pr<strong>in</strong>cipale di Giulio, <strong>in</strong> realtà, non era quella di tutelare il libero<br />

mercato, ma il popolo. Nel suo Giudizio <strong>in</strong>siste, <strong>in</strong>fatti, nel sostenere che la politica della<br />

lenta ma progressiva abolizione dei dazi doganali, pur avendo complicato e, <strong>in</strong> alcuni casi,<br />

messo a serio rischio l’economia di molte fabbriche nazionali, garantisce prosperità al<br />

paese. Esso porta progresso e l’elim<strong>in</strong>azione del problema del contrabbando, nato per<br />

112 C.I. Giulio, Notizia storica sulla Esposizione del 1844, <strong>in</strong> Giudizio della Regia Camera di Agricoltura e di<br />

Commercio di Tor<strong>in</strong>o e Notizie sulla patria <strong>in</strong>dustria, Stamperia Reale, Tor<strong>in</strong>o, 1844; cit., p. XVIII. Una<br />

copia manoscritta di questa parte <strong>in</strong>troduttiva è conservata presso l’Archivio storico della prov<strong>in</strong>cia di<br />

Tor<strong>in</strong>o, cont. 39, cam. 1.<br />

113 Carlo Ilarione Petitti, conte di Roreto (1790-1850), laureato <strong>in</strong> legge all’Università di Genova, è<br />

considerato tra i più em<strong>in</strong>enti liberali del <strong>Piemonte</strong>; fu un economista, scrittore, politico, senatore del Regno<br />

di Sardegna e accademico.<br />

114 C.I. Petitti, Notizia sull’esposizione pubblica de’ prodotti dell’<strong>in</strong>dustria de’ regi Stati di terraferma di<br />

S.M. il Re di Sardegna, seguita <strong>in</strong> Tor<strong>in</strong>o dal 20 maggio al 30 giugno 1844, <strong>in</strong> Annali universali di statistica,<br />

, vol. LXXXI, Milano, 1844; cit., p. 947.<br />

115 C.I. Petitti, Notizia sull’esposizione…, 1844; cit., p. 948.<br />

57


effetto dei dazi doganali, e tale da condurre alla rov<strong>in</strong>a fabbriche nazionali e onesti<br />

commercianti; ciò, spiega Giulio, <strong>in</strong>dipendentemente dalla politica del libero scambio.<br />

Il popolo paga caro, ed è mal servito, e i contrabbandieri s’<strong>in</strong>caricano di provvedere<br />

a’ suoi bisogni meglio […]. Le leggi daziarie sono dappertutto violate […]. I<br />

fabbricanti però, che sentono male ma non veggono o non ne vogliono riconoscere<br />

la cagione vera, non cessano di domandar protezione, privilegi, esenzioni per sé,<br />

proibizioni per altrui, dazi. 116<br />

Tuttavia, Giulio sostiene la stretta relazione tra libertà e <strong>istruzione</strong>, ossia “non basta per far<br />

bene, l’essere sciolto: è mestieri ancora sapere e volere: e l’<strong>istruzione</strong> sola ci dà il sapere,<br />

ci fa comprendere la necessità del voler far bene” 117 . Giulio, dunque, una volta evidenziati<br />

i problemi che affliggono l’economia del paese, per ciascun ramo dell’<strong>in</strong>dustria propose<br />

dei rimedi; <strong>in</strong> generale essi consistono nel potenziamento dell’<strong>istruzione</strong> tecnico-<br />

scientifica, nella meccanicizzazione dei settori produttivi, nella cont<strong>in</strong>uazione del processo<br />

di graduale abbattimento delle barriere doganali e nella diffusione dello spirito di<br />

associazione.<br />

Prosperità senza progresso non è possibile, e i progressi nascono non già dalla<br />

protezione de’ dazi, ma da’ suggerimenti della scienza, dall’uso de’ grandi capitali<br />

che l’associazione somm<strong>in</strong>istra, e dallo sprone di una concorrenza <strong>in</strong>traprendente e<br />

illum<strong>in</strong>ata. 118<br />

Sulla base di questi tre elementi, nella sezione terza del Giudizio (dal titolo “macch<strong>in</strong>e<br />

e strumenti d’arti e mestieri”), Giulio diede prova delle sue qualità non solo di scienziato,<br />

ma anche di esperto <strong>in</strong> economia politica e amm<strong>in</strong>istrazione, proponendo una s<strong>in</strong>tesi dei<br />

diversi stadi di evoluzione del progresso dei Paesi, basata sui “pr<strong>in</strong>cipi della vera scienza<br />

economica applicata”. 119<br />

Il primo stadio consiste, secondo Giulio, <strong>in</strong> un popolo <strong>in</strong> cui la produzione non eccede i<br />

bisogni primari, dove non vi è una suddivisione del lavoro organizzata, gli strumenti e i<br />

prodotti sono di bassa qualità.<br />

Il secondo livello è quello <strong>in</strong> cui il governo si assume il compito di proteggere<br />

l’economia del paese tramite dazi, proibizioni e regolamenti sui prezzi, “mancando ancora<br />

116 C.I. Giulio, Notizia storica …, 1844; cit., p. 377.<br />

117 C.I. Giulio, Notizia storica …, 1844; cit., p. 243.<br />

118 C.I. Giulio, Notizia storica …, 1844; cit., p. 312.<br />

119 C.I. Petitti, Notizia sull’esposizione…, 1844; cit., p. 948.<br />

58


nel popolo l’<strong>istruzione</strong> necessaria per pensare e provvedere da sé”. 120 In questo stato<br />

l’<strong>in</strong>dustria aumenta i suoi prodotti, ma non li migliora.<br />

Il governo sabaudo, <strong>in</strong> questi anni, si trovava secondo Giulio nella via verso il terzo<br />

stadio, realizzato mediante l’abolizione dei privilegi e, qu<strong>in</strong>di, caratterizzato dalla<br />

concessione di libertà di lavoro e di commercio. Più volte e <strong>in</strong> diverse sezioni del Giudizio,<br />

l’autore dà esempi di come gli altri paesi, liberandosi dal protezionismo statale, abbiano<br />

ricavato grossi vantaggi, spesso anche a nostro discapito. Per esempio, nella sezione<br />

riguardante le sete, settore ritenuto da secoli di alto livello nel nostro paese, si parla di<br />

come lo stato di crisi attuale sia stato causato dell’eccellente qualità dei setifici lombardi e<br />

francesi, e parallelamente dall’aver trascurato <strong>in</strong> <strong>Piemonte</strong> le novità sul settore, a causa di<br />

uno stretto protezionismo. Se <strong>in</strong> Italia vi erano rigidi regolamenti sulla produzione serica,<br />

<strong>in</strong> Francia la nuova “libertà dell’<strong>in</strong>dustria” 121 rese possibile il rapido progresso<br />

dell’<strong>in</strong>dustria francese nel settore.<br />

Inf<strong>in</strong>e, spiega Giulio, l’unico mezzo per giungere al più alto grado di progresso per il<br />

popolo è l’<strong>istruzione</strong>:<br />

la superiorità dell’<strong>istruzione</strong> sulla cieca pratica si fa manifesta agli occhi di tutti:<br />

que’ medesimi, che sparlano della scienza come di curiosità vana, vengono ora a<br />

domandarle lumi e consigli. Non potendosi importare come le merci, l’<strong>istruzione</strong> e la<br />

scienza s’importano almeno i frutti loro; le nuove macch<strong>in</strong>e, le nuove pratiche<br />

penetrano <strong>in</strong> tutte le offic<strong>in</strong>e, ma vi penetrano lente, imperfette, guaste. Si tentano<br />

nuove fabbricazioni, nuove <strong>in</strong>dustrie; ma fabbricatori, m<strong>in</strong>istri (contre maître),<br />

operai e pubblico, tutti s’accorgono che quegli strumenti, che que’ metodi che sono<br />

così potenti, così fecondi, come quando son retti da una mente illum<strong>in</strong>ata e destra,<br />

divengono deboli e sterili fra le mani degli imperiti 122 .<br />

Il pieno sviluppo <strong>in</strong>dustriale è, dunque, possibile solo se tutte le classi di lavoratori<br />

hanno acquisito una giusta formazione <strong>tecnica</strong>. In questo modo gli operai, grazie agli<br />

strumenti e ai metodi imitati e appresi, non solo saranno <strong>in</strong> grado di utilizzarli nel modo<br />

più efficiente possibile, ma potranno migliorarli, renderanno così l’<strong>in</strong>dustria italiana<br />

120 C.I. Giulio, Notizia storica…, 1844; cit., p. 376.<br />

121 C.I. Giulio, Notizia storica…, 1844; cit., pp. 240.<br />

122 C.I. Giulio, Notizia storica…, 1844; cit., pp. 377-378.<br />

59


competitiva a livello <strong>in</strong>ternazionale. In questo senso Giulio riteneva che l’<strong>in</strong>dustria fosse<br />

da considerare come un “prezioso strumento di civiltà, di potenza e di gloria”. 123<br />

Per questi motivi, comprendiamo la forte volontà che lo sp<strong>in</strong>se per tutta la vita a<br />

cercare di r<strong>in</strong>forzare il sistema scolastico <strong>in</strong> ogni suo livello, dal miglioramento<br />

dell’<strong>in</strong>segnamento primario, medio e universitario, f<strong>in</strong>o alla creazione di quello tecnico.<br />

I nostri prodotti d’<strong>in</strong>dustria, gli oggetti chimici e fisici usciti dalle nostre fabbriche,<br />

gli attrezzi utili o necessari agli usi della vita, sono da noi meno perfetti, […] non<br />

perché manchi l’<strong>in</strong>telligenza, che già fummo maestri ad altri nelle cose che oggi<br />

abbiamo disimparato a fare, ma perché il governo non cura l’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> dei<br />

lavoratori. 124<br />

Un settore esemplare che poteva essere rivoluzionato con l’<strong>in</strong>troduzione di un’adeguata<br />

<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> è quello <strong>in</strong>dicato nella sesta classe del Giudizio, <strong>in</strong>titolata “macch<strong>in</strong>e e<br />

strumenti di scienze e d’arti e mestieri”. Giulio si concentra dapprima sulle macch<strong>in</strong>e<br />

agricole, sezione che nell’Esposizione del 1844 fu molto più ricca delle passate edizioni.<br />

L’autore racconta di come i possidenti di terreni, mancanti di un’<strong>istruzione</strong> scientifica e<br />

tecnologica, si siano affidati da secoli alle tecniche tramandate di padre <strong>in</strong> figlio; solo con<br />

le guerre e lo sviluppo delle vie di comunicazione e dei commerci, appresero da nazioni<br />

più colte che l’agricoltura poteva trarre giovamento dalla scienza. Pertanto Giulio non<br />

manca di osservare la dannosa mancanza di specifiche scuole:<br />

quando apposite scuole agrarie e tecnologiche avranno dimostrata a tutti<br />

l’importanza e l’applicazione di questi pr<strong>in</strong>cìpi a’ bisogni cotidiani della vita e al<br />

miglioramento d’ogni <strong>in</strong>dustria; allora, e allora solamente, i buoni metodi, le buone<br />

macch<strong>in</strong>e agrarie si diffonderanno nelle nostre campagne e ne accresceranno la<br />

fecondità. 125<br />

Sono poi citati nella sezione delle “macch<strong>in</strong>e e strumenti di scienze e d’arti belle” tecnici e<br />

scienziati che hanno contribuito con le loro costruzioni allo sviluppo dell’<strong>in</strong>dustria<br />

europea: G. von Reichenbach 126 e J. Von Fraunhofer 127 di Monaco, J.G. Repsold 128 di<br />

123 C.I. Giulio, Notizia storica…, 1844; cit., pp. 378.<br />

124 L. Parola, V. Botta, Del pubblico <strong>in</strong>segnamento <strong>in</strong> Germania, Tor<strong>in</strong>o, Favale, 1851; cit., p. 991.<br />

125 C.I. Giulio, Notizia storica…, 1844; cit., pp. 349.<br />

126 Georg von Reichenbach (1772-1826), <strong>in</strong>ventore meccanico, nel 1809 impiantò uno stabilimento per la<br />

costruzione di cannocchiali. Ricoprì numerose cariche scientifiche <strong>in</strong> Baviera.<br />

127 Joseph von Fraunhofer (1787-1826) ottico, membro dell’Accademia bavarese delle scienze.<br />

128 Johann Georg Repsold (1771-1830) si occupò di problemi di meccanica e astronomia.<br />

60


Amburgo, M. Meyerste<strong>in</strong> 129 di Gott<strong>in</strong>ga, e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e cita anche un ottico modenese, G.<br />

Amici 130 . Giulio <strong>in</strong>coraggia così gli scienziati italiani a non perdere la fiducia <strong>in</strong> loro stessi:<br />

quando una migliore e più generale <strong>istruzione</strong>, penetrando <strong>in</strong> tutti gli ord<strong>in</strong>i della<br />

società, li avrà tutti persuasi che gli alti studi scientifici sono pei popoli la più bella,<br />

la più pura, la più feconda sorgente non solamente di gloria ma di potenza, e che <strong>in</strong><br />

questi tempi le nazioni primeggiano non men con l’<strong>in</strong>gegno, che colle armi […] i<br />

nostri macch<strong>in</strong>isti acquisteranno quella fama che è stato f<strong>in</strong>ora più facile per loro di<br />

meritare che di ottenere. 131<br />

Vedremo nel prossimo capitolo come il governo agì concretamente, coerentemente con tale<br />

politica di formazione, mediante viaggi d’<strong>istruzione</strong> all’estero di tecnici e la creazione del<br />

Regio Istituto tecnico (1852) e l’idea di una Scuola di applicazione per gli <strong>in</strong>gegneri<br />

(realizzata grazie a Sella nel 1859).<br />

Per quanto riguarda il sistema dei dazi, sappiamo che le idee liberiste <strong>in</strong>dicate nell’opera<br />

trovarono un forte sostegno da parte di economisti dell’epoca. Tra questi ricordiamo C.I.<br />

Petitti, il quale nella lettera con cui <strong>in</strong>viò a Giulio la bozza del suo articolo sugli Annali<br />

universali di statistica, scrisse che l’opera realizzava quella “statistica ragionata della<br />

<strong>in</strong>dustria nazionale, che pote[va] servire al governo d’utile norma pegli occorrenti futuri<br />

provvedimenti da promulgare; agli <strong>in</strong>dustriali di guida e d’<strong>in</strong>citamento negli sforzi<br />

ulteriori cui volessero <strong>in</strong>tendere per migliorare l’arte rispettiva” 132 . L’<strong>in</strong>tento di Petitti non<br />

era solo quello di <strong>in</strong>coraggiare l’ala riformista dell’amm<strong>in</strong>istrazione sabauda, ma di<br />

persuadere gli imprenditori dell’importanza della graduale liberalizzazione dei rapporti<br />

commerciali.<br />

Le idee liberoscambiste e di affrancamento dal sostegno statale per lo sviluppo<br />

economico erano condivise anche dal napoletano A. Scialoja 133 , come si legge nei suoi<br />

Pr<strong>in</strong>cipii della economia sociale (Napoli, 1840). Nell’edizione tor<strong>in</strong>ese, del 1846, egli<br />

r<strong>in</strong>graziò Giulio per l’aiuto datogli nel capitolo sulle Condizioni economiche del diverso<br />

impiego delle forze, nel quale erano applicati concetti di meccanica alla realtà economico-<br />

129<br />

Moritz Meyerste<strong>in</strong> (1808-1882) fu meccanico, ispettore delle macch<strong>in</strong>e dell’Università di Gott<strong>in</strong>ga e<br />

costruttore di strumenti di precisione.<br />

130<br />

Giovanni Amici (1786-1863) fu astronomo a Firenze nel museo di fisica e di storia naturale.<br />

131<br />

C.I. Giulio, Notizia storica…, 1844; cit., pp. 359.<br />

132<br />

BPT, AG, cont. 33, fasc. 27, lettera di C.I. Petitti di Roreto a Giulio, 22.4.1845; cit., p. 1r.<br />

133<br />

Antonio Scialoja (1817-1877), laureato <strong>in</strong> giurisprudenza nel 1841 a Napoli. Nel 1848 fu m<strong>in</strong>istro<br />

dell’Agricoltura e Commercio per il governo liberale di Carlo Troja (1784-1858).<br />

61


sociale. Scialoja fu importante per la storia di Tor<strong>in</strong>o anche per il riprist<strong>in</strong>o del corso di<br />

economia politica all’Università di Tor<strong>in</strong>o, da lui realizzato nel 1846. Il suo testo di<br />

economia politica fu letto anche da Q. Sella, il quale rimase meravigliato nel vedere come<br />

tale discipl<strong>in</strong>a traesse forza dall’applicazione del Calcolo sublime 134 .<br />

Il Giudizio fruttò, dunque, a Giulio fama <strong>in</strong> patria e oltralpe, garantendogli anche la<br />

nom<strong>in</strong>a a membro della Camera di Agricoltura e di Commercio (da cui si dimise nel 1850)<br />

e a consigliere del Re “per gli affari dell’<strong>in</strong>dustria e del commercio”, il cavalierato al<br />

merito civile di Savoia, una pensione annuale e la medaglia d’oro dell’Esposizione, “pari a<br />

quella consegnata <strong>in</strong> premio agli espositori”. 135 Nell’elogiare l’autorevole op<strong>in</strong>ione di<br />

Giulio, si può dire che il governo piemontese puntava ad arg<strong>in</strong>are il malcontento che le<br />

misure di liberalizzazione avevano suscitato tra imprenditori e artigiani, molti dei quali si<br />

trovarono <strong>in</strong> difficoltà a causa della crescente concorrenza straniera.<br />

A mostrare ammirazione verso l’opera di Giulio e concordanza d’idee vi fu anche<br />

Cavour; ciò è segnalato da diverse lettere e dal commento che scrisse su una copia che egli<br />

aveva dell’opera.<br />

Ce livre d’un rare mérite, ouvrage du chevalier Giulio, est un événement marquant<br />

dans l’histoire économique du pays. Pour la première fois, il fais connaître au public<br />

l’état de l’<strong>in</strong>dustrie, les causes de ses progrès, les dangers qui la menacent et les<br />

conditions de ses futur succès. […] dans son genre c’est un modèle de lucidité, de<br />

précision et d’élégance. […] Mr. Giulio a su tirer de l’histoire de notre <strong>in</strong>dustrie de<br />

précieux enseignement qui jettent un jour éclatant sur les pr<strong>in</strong>cipes trop souvent<br />

méconnus de la sa<strong>in</strong>e économie politique. C’est ce qui fait que, sous un titre modeste,<br />

son ouvrage est un véritable manuel scientifique qu’on ne saurait trop recommander<br />

à la méditation non seulement des agriculteurs mais encore à celle des<br />

adm<strong>in</strong>istrateurs, des hommes publics, de tous ceux enf<strong>in</strong> qui par leur position<br />

peuvent contribuer à un degré quelconque au développement de la richesse<br />

nationale, et aux progrès <strong>in</strong>tellectuels et moraux des classes les plus nombreuses de<br />

la société. 136<br />

134<br />

Cfr. G. e M. Quazza, ES, vol. I, lettera di Sella al fratello Giuseppe Venenzio, Tor<strong>in</strong>o, 2.12.1845; pp. 22-<br />

23.<br />

135<br />

BPT, AG, cont. 31, fasc. 60, copia dattiloscritta della lettera di Des Ambrois a Giulio, 3.10.1846.<br />

136<br />

C. Cavour, Scritti <strong>in</strong>editi e rari, 1828-1850, a cura di R. Romeo, Santena, Fondazione Cavour, 1971; cit.,<br />

pp. 146-147.<br />

62


Ricordiamo che anche le opere seguenti di Giulio, Della tassa del pane (Tor<strong>in</strong>o, 1847) e<br />

“La banca ed il Tesoro” (Tor<strong>in</strong>o, 1853), furono espressione della sua politica liberista e dei<br />

suoi studi precisi e particolareggiati <strong>in</strong> rami del sapere esterni e applicabili a quelli<br />

scientifici. Citiamo anche un curioso documento conservato nel Museo del Risorgimento di<br />

Tor<strong>in</strong>o: si tratta di un primo numero del “Diario domestico universal”, o come lui lo<br />

chiamava il “Giornale politico-economico-critico-enciclopedico”, un progetto di Giulio<br />

che non fu mai realizzato, che rivela l’importanza che l’autore dava alla scienza economica<br />

e ai problemi economici del Paese. Come spiegò anche nella Relazione sul 1° anno di<br />

corso nella R. Scuola di meccanica applicata alle arti (Tor<strong>in</strong>o, 1846), l’<strong>in</strong>eguaglianza è<br />

<strong>in</strong>sita nella natura della società, è necessaria per l’ord<strong>in</strong>e e la sua stessa esistenza, “tuttavia<br />

essa non deve essere tale da portare felicità ad alcuni <strong>in</strong>dividui a costo di sacrifici per<br />

altri; Giulio mirava al benessere <strong>in</strong>dividuale e collettivo ottenuto con il mettere <strong>in</strong> grado i<br />

s<strong>in</strong>goli di svolgere nel miglior modo le loro libere facoltà” 137 . Possiamo dire che questo<br />

pensiero è, <strong>in</strong> fondo, l’anima che ispirò il suo progetto di riforma degli studi tecnico-<br />

scientifici, che <strong>in</strong> seguito vedremo.<br />

In conclusione, il lavoro di Giulio per l’Esposizione del 1844 appare come un manifesto<br />

programmatico della sua politica liberista e dell’<strong>in</strong>dustrializzazione del <strong>Piemonte</strong>, la cui<br />

attuazione sembrava, <strong>in</strong>oltre, realizzabile concretamente. Un timido esempio fu<br />

l’Esposizione piemontese seguente, quella del 1850, l’ultima del periodo albert<strong>in</strong>o, che<br />

registrò un notevole mutamento d’<strong>in</strong>dirizzo. Seppur non mancassero le produzioni<br />

spettacolari e fantasiose create per l’occasione, dim<strong>in</strong>uì il settore artistico e aumentarono le<br />

produzioni di beni di qualità media e di larga diffusione. L’<strong>in</strong>teresse del pubblico e della<br />

giuria, allontanatosi dalle tradizionali sete e broccati, s’<strong>in</strong>dirizzò maggiormente verso<br />

padelle, chiodi, spilli, stufe, griglie, panch<strong>in</strong>e da giard<strong>in</strong>o, viti meccaniche e fiammiferi<br />

fosforici. Avvenne, dunque, <strong>in</strong> tale occasione la trasformazione delle Esposizioni da<br />

strumento di propaganda sabauda a mezzo di promozione economica.<br />

Negli anni successivi si accentuò la partecipazione degli abituali espositori tor<strong>in</strong>esi alle<br />

grandi Esposizioni <strong>in</strong>ternazionali, che proprio allora <strong>in</strong>iziavano la loro esplosione; <strong>in</strong><br />

particolare quelle di Londra (1851) e di Parigi (1855).<br />

La realizzazione dei progetti di Giulio fu resa possibile anche grazie alla condivisione<br />

delle sue idee da parte di molti illustri personaggi che caratterizzarono il Risorgimento<br />

137 Cfr. A. Gar<strong>in</strong>o-Can<strong>in</strong>a, Il pensiero politico-economico di Carlo Ignazio Giulio, R. Accademia delle<br />

scienze, Tor<strong>in</strong>o, 1935; p. 67.<br />

63


italiano, periodo che seguì anni di repressione da parte dei regnanti, di restrizioni, e<br />

censura civile ed ecclesiastica. Con le idee ispirate dalla Rivoluzione francese, si<br />

svilupparono i pr<strong>in</strong>cipi liberisti di F. Ferrara 138 , A. Scialoja, Petitti, G. La Far<strong>in</strong>a 139 , L.<br />

Valerio 140 , F. Sclopis 141 , e molti altri, che culm<strong>in</strong>arono con l’ascesa al potere di Cavour,<br />

nel 1848. Quest’ultimo, forte dell’appoggio di tecnici e scienziati, come lo stesso Giulio, di<br />

soggiorni all’estero, di studi specifici e della sua esperienza, avviò una serie di riforme<br />

improntate sui pr<strong>in</strong>cipi della libera concorrenza e della libera circolazione delle merci.<br />

Grazie alla sua <strong>in</strong>telligenza, conoscenza e verve nei dibattiti su temi f<strong>in</strong>anziari e militari,<br />

Cavour assunse un ruolo di leadership nella maggioranza sostenitrice del governo di<br />

Massimo d’Azeglio 142 , primo m<strong>in</strong>istro dal 1849 al 1852, e nel 1850 gli fu offerto il<br />

dicastero dell’Agricoltura. Nel novembre del 1852, grazie al “connubio” con il centro-<br />

s<strong>in</strong>istra di U. Rattazzi 143 , assurse al ruolo di Presidente del Consiglio del governo<br />

costituzionale del Regno di Sardegna. Tuttavia, proprio a causa dell’accordo dovette<br />

scendere a compromessi e prendere decisioni non coerenti con il suo pensiero liberale. Ciò<br />

attirò le critiche di Giulio, nom<strong>in</strong>ato Senatore nel 1851.<br />

Nonostante un primo avvio della cosiddetta «modernizzazione attiva» dell’età<br />

cavouriana, caratterizzata da un progresso tecnologico e dagli sviluppi nella formazione<br />

tecnico-scientifica, il sogno di Giulio e di Cavour del liberismo economico non si realizzò.<br />

Dalla metà degli anni Settanta dell'Ottocento, i rapporti economici <strong>in</strong>ternazionali si<br />

orientarono <strong>in</strong> senso protezionista. L'Italia si convertì a un moderato protezionismo con la<br />

riforma doganale del 1878, e a uno più deciso nel 1887.<br />

Il viaggio di Giulio del 1847<br />

La formazione <strong>tecnica</strong>, proposta nel Giudizio come strumento per giungere al progresso,<br />

poteva realizzarsi <strong>in</strong> maniera efficiente, prima di tutto, con la comprensione e imitazione<br />

138 Francesco Ferrara (1810-1900) fu senatore del Regno d’Italia nella XIV Legislatura (1881), professore di<br />

economia politica all’Università di Tor<strong>in</strong>o (1848-49) e di economia sociale all’Università di Pisa (1859-60).<br />

139 Giuseppe La Far<strong>in</strong>a (1815-1863) fondò la Società nazionale italiana (1856), avente come obiettivo di<br />

orientare l’op<strong>in</strong>ione nazionale verso il <strong>Piemonte</strong> di Cavour.<br />

140 Lorenzo Valerio (1810-1865) fu capo dell’opposizione al Parlamento subalp<strong>in</strong>o per molte legislature,<br />

conv<strong>in</strong>to sostenitore di un severo liberalismo contro i privilegi della Chiesa, dell’Austria e di tutti gli stati<br />

assolutistici che impedivano l’Unità d’Italia.<br />

141 Federico Sclopis di Salerano (1798-1878), laureato <strong>in</strong> giurisprudenza all’Università di Tor<strong>in</strong>o, fu m<strong>in</strong>istro<br />

per gli affari ecclesiastici, e poi di grazia e giustizia nel governo Balbo (1848).<br />

142 Massimo d’Azeglio (1798-1866) fu m<strong>in</strong>istro del Regno di Sardegna dal 1849 al 1852, senatore dal 1853.<br />

143 Urbano Rattazzi (1808-1873), fu deputato del primo parlamento subalp<strong>in</strong>o nelle fila della s<strong>in</strong>istra-storica<br />

(1848), m<strong>in</strong>istro della Pubblica Istruzione nel governo Casati (1848), m<strong>in</strong>istro di Grazia e Giustizia nel<br />

governo Gioberti (1849) e nel governo Cavour (1852), poi m<strong>in</strong>istro degli Interni (1855).<br />

64


dei modelli delle nazioni più avanzate, e solo <strong>in</strong> seguito con la creazione di opportuni<br />

istituti. Pertanto, nel 1847 Giulio fu <strong>in</strong>caricato dalla Camera di agricoltura e di commercio<br />

di compiere un viaggio ufficiale <strong>in</strong> Europa (Svizzera, Germania, Belgio, Inghilterra e<br />

Francia) per studiare il livello <strong>in</strong>dustriale e scolastico delle altre città.<br />

L’it<strong>in</strong>erario fu molto lungo (riportato nella cart<strong>in</strong>a) e, visto i tempi brevi (circa 4 mesi,<br />

da agosto a novembre), anche piuttosto faticoso.<br />

65


La corrispondenza che Giulio tenne con la moglie <strong>in</strong> questo periodo ci ha permesso di<br />

vedere, attraverso gli occhi del personaggio, non solo la realtà europea <strong>in</strong> divenire, ma<br />

anche il grosso impegno che gravò su un padre di famiglia, portato grazie al suo forte<br />

spirito patriottico e il suo grande amore per le Scienze (nell’Appendice C sono riportate<br />

alcune lettere).<br />

Giulio partì dal suo paese, Montafia, nell’estate del 1847 144 assieme al figlio<br />

primogenito Emilio, e <strong>in</strong>iziò il suo it<strong>in</strong>erario a nord-ovest della Svizzera e <strong>in</strong> Francia (tappe<br />

pr<strong>in</strong>cipali: G<strong>in</strong>evra, Losanna, Neufchâtel, Basilea, Colmar e Strasburgo). I viaggiatori<br />

furono colpiti dalla “grande attività commerciale” e dal contrasto tra paesi <strong>in</strong> cui si sentiva<br />

una forte “<strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>e politica”, 145 e altri, <strong>in</strong>vece, più attivi e animati dal radicalismo.<br />

Siamo, <strong>in</strong>fatti, nel periodo della breve rivoluzione di s<strong>in</strong>istra guidata dal partito radicale di<br />

James Fazy (1794-1878), che rovesciò il governo e stabilì una nuova costituzione nel<br />

maggio del 1847, e che seguiva una serie di scioperi e sommosse da parte di operai e<br />

artigiani. Si evidenzia, <strong>in</strong>oltre, la sosta presso un’importante manifattura tessile <strong>in</strong> Alsazia<br />

(oggi trasformata <strong>in</strong> un Ecomuseo del tessile), il cui proprietario dette una cordiale<br />

accoglienza a Giulio, e la visita a Strasburgo di una biblioteca, ricca di preziosi manoscritti<br />

e stampe del XV secolo, e di una scuola <strong>in</strong>fantile, per la quale nota una netta somiglianza<br />

con quelle tor<strong>in</strong>esi.<br />

Il viaggio proseguì verso la Germania (Bruxelles, Heidelberg, Francoforte, Wiesbaden,<br />

Bieberich e Magonza), dove si rivelarono subito le sue difficoltà legate alla l<strong>in</strong>gua.<br />

Arrivarono presso Heidelberg per via ferrata, che Giulio descrisse come ben costrutta, ben<br />

servita, ma noiosa come una via di ferro 146 . La noia arrecata dai viaggi, molto lunghi, su<br />

strade sempre dritte e con paesaggi monotoni, sarà uno dei temi ricorrenti nelle diverse<br />

lettere, <strong>in</strong>sieme con quello della fretta e, spesso, dell’<strong>in</strong>utilità di alcune sue visite.<br />

Quella che facciamo veramente è una vita da cani: non istiamo seduti altro tempo<br />

che quello che passiamo <strong>in</strong> carrozza, <strong>in</strong> nave, o a pranzo. Il resto del viaggio va tutto<br />

<strong>in</strong> passeggiate, <strong>in</strong> corse, sovente <strong>in</strong>utili quanto all’acquisir cognizioni […]. 147<br />

La descrizione delle città rivela l’<strong>in</strong>timo pensiero di Giulio per ognuna di esse; elenca con<br />

enfasi le bellezze, come a Wiesbaden, ricca di grandi fabbriche, o le sponde del Reno,<br />

144<br />

La prima lettera che Giulio <strong>in</strong>viò alla moglie è dell’agosto del 1847.<br />

145<br />

MNRIT, AG, cart. 36, lettera di Giulio a Carlotta Pollone, Francoforte, 16.8.1847; cit., p. 1r. (analogo per<br />

la precedente citazione).<br />

146<br />

MNRIT, AG, cart. 36, lettera di Giulio a Carlotta Pollone, Heidelberg, 15.8.1847; cit., p. 1r.<br />

147<br />

MNRIT, AG, cart. 36, lettera di Giulio a Carlotta Pollone, Colonia, 19.8.1847; cit., p. 1r.<br />

66


mentre non manca di evidenziare i difetti e l’<strong>in</strong>feriorità di alcuni luoghi <strong>in</strong> confronto a<br />

Tor<strong>in</strong>o, come a Colonia. L’elogio alla sua patria è presente <strong>in</strong> moltissime lettere di Giulio,<br />

ed è significativo del suo forte spirito patriottico, unico propulsore di un viaggio così<br />

faticoso.<br />

[…] il bello, il grande, il poetico, il pittoresco, oibò! Ch’esso non è per loro, ed essi<br />

non sono per lui. Insomma, evviva l’Italia! // Ella ci è […] una civiltà che coltiva<br />

l’<strong>in</strong>gegno, e non <strong>in</strong>aridisce il cuore, e non agghiaccia l’immag<strong>in</strong>azione; che studia la<br />

meccanica e non ispregia la polizia, che non sagrifica Archimede a Virgilio, né<br />

Virgilio ad Archimede, né la Bibbia ai conti fatti, né Raffaello alle strade ferrate: la<br />

civiltà che conviene all’Italia […]. 148<br />

In questa parte di viaggio, Giulio fece la conoscenza di diversi personaggi, come il docente<br />

universitario di legge e giurisprudenza, C.J.A. Mittermaier (1787-1867), presso<br />

Heidelberg, che accolse i due viaggiatori <strong>in</strong>sieme alla sua famiglia, mentre a Francoforte<br />

<strong>in</strong>contrò Eugenio Artraud, il cognato di A. Scialoja.<br />

Verso la f<strong>in</strong>e di agosto, Giulio e il figlio Emilio si spostarono verso la Germania<br />

occidentale e il Belgio, allora territorio francese (Colonia, Verriers, Liegi, Louva<strong>in</strong>,<br />

Bruxelles, Mal<strong>in</strong>es, Anversa, Gand, Bruges, Ostanda). In quel periodo, egli ripete alla<br />

moglie di non amare il viaggio, perché lo allontana dalla sua famiglia e non gli permette di<br />

acquisire utili <strong>in</strong>formazioni come sperava, a causa dell’eccessiva fretta e, qu<strong>in</strong>di, delle<br />

visite troppo superficiali.<br />

[…] je me trouve très mal dispose pour tirer parti de mon voyage: je ne suis pas<br />

assez ignorant pour qu’une observation superficielle me puisse beaucoup apprendre:<br />

mai je suis lo<strong>in</strong> d’être assez <strong>in</strong>struit pour pouvoir rien approfondir en courant le<br />

monde comme je suis forcé de le faire. 149<br />

Tra le soste più significative ricordiamo: la filatura di l<strong>in</strong>o a Liegi e la manifattura di<br />

Verviers di William Cockerill (1759-1832), uomo d’affari britannico che fondò <strong>in</strong> Belgio<br />

una delle più grandi compagnie europee attive nel settore tessile, che sfruttavano la<br />

tecnologia sviluppata con la rivoluzione <strong>in</strong>dustriale <strong>in</strong>glese. Anche Bruxelles fu una tappa<br />

ricca di avvenimenti, <strong>in</strong>nanzitutto per le nuove conoscenze: diversi professori<br />

dell’Università di Liegi, tra cui quello di m<strong>in</strong>eralogia e geologia, A.H. Dumont (1809-<br />

148 MNRIT, AG, cart. 36, lettera di Giulio a Carlotta Pollone, Bruxelles, 29.8.1847; cit., p. 1r-1v.<br />

149 MNRIT, AG, cart. 36, lettera di Giulio a Carlotta Pollone, Bruxelles, 26.8.1847; cit., p. 2v.<br />

67


1857), l’<strong>in</strong>ventore di un apparecchio per la fabbricazione e la concentrazione dell’acido<br />

solforico, il segretario della commissione di statistica e il consigliere delle M<strong>in</strong>iere, che gli<br />

donarono molti libri, e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e i direttori delle ferrovie, dell’Istituto geografico e del museo<br />

d’<strong>in</strong>dustria. La visita di quest’ultimo fu molto deludente per Giulio, poiché non sfruttato a<br />

dovere, come si farebbe fatto a Tor<strong>in</strong>o, con l’annessione di opportune scuole.<br />

[…] il museo dell’<strong>in</strong>dustria, che vorrei poter rubare a questi cani di belgi che non ne<br />

fanno nulla non ci avendo annesso scuole di meccanica, né di geometria, né di fisica,<br />

né di chimica, né d’altro, // mentre noi che abbiamo le Scuole non abbiamo il museo<br />

né l’istituto geografico che ha prodotto già e produce molte ed utili carte […]. 150<br />

Come vedremo, con la nascita dell’Istituto tecnico e delle sue Collezioni, si concretizzò il<br />

desiderio di Giulio. Altre visite <strong>in</strong>teressanti <strong>in</strong> questa regione furono: i mul<strong>in</strong>i a vapore<br />

nelle Fiandre, una tessitoria meccanica, la zecca e l’armeria; nel paese di Mal<strong>in</strong>es, a<br />

quaranta m<strong>in</strong>uti di treno da Bruxelles, Giulio ammirò diverse offic<strong>in</strong>e e la stazione<br />

centrale. In quest’ultima occasione <strong>in</strong>contrò l’<strong>in</strong>gegnere capo della stazione e l’<strong>in</strong>gegnere<br />

direttore della l<strong>in</strong>ea ferroviaria del nord della Francia.<br />

Term<strong>in</strong>ata la visita nei Paesi Bassi, dopo un faticoso attraversamento della Manica <strong>in</strong><br />

nave, il viaggio proseguì nel Regno Unito (Ramsgate, Londra, Battersea, Woolwich, Eton,<br />

Greenwich). In questa fase la maggiore difficoltà riguardò la l<strong>in</strong>gua <strong>in</strong>glese.<br />

Parlano il loro <strong>in</strong>glese con una furia, fischiando le vocali e mangiando le consonanti<br />

con una rabbia, che io, con tutto il mio buon <strong>in</strong>glese imparato sui libri, mi rimango<br />

allibito e stupido, e capisco di dieci parole una. E non ho il coraggio, tranne <strong>in</strong> casi<br />

di urgente necessità, di provarmi a rispondere <strong>in</strong> <strong>in</strong>glese anch’io, e fò la più sciocca<br />

figura che possa fare un Cristiano. 151<br />

Una volta trovato un <strong>in</strong>terprete, Giulio visitò molti luoghi turistici e <strong>in</strong>dustriali lond<strong>in</strong>esi. In<br />

particolare esam<strong>in</strong>ò la manifattura di Henry Maudslay (1771-1831), abile artigiano, famoso<br />

per aver contribuito allo sviluppo dell’<strong>in</strong>gegneria meccanica, <strong>in</strong> particolare con la<br />

costruzione di macch<strong>in</strong>e di precisione. A lui si deve il perfezionamento della pressa<br />

idraulica, <strong>in</strong>ventata da Joseph Bramah (1748-1814), presso cui lavorava, la creazione di un<br />

tornio per metalli molto preciso, un tornio per la filettatura delle viti, e il micrometro;<br />

<strong>in</strong>oltre ridusse le dimensioni dei motori mar<strong>in</strong>i a vapore. In generale le sue <strong>in</strong>novazioni<br />

150 MNRIT, AG, cart. 36, lettera di Giulio a Carlotta Pollone, Bruxelles, 29.8.1847; cit., pp. 1v-2r.<br />

151 MNRIT, AG, cart. 36, lettera di Giulio a Carlotta Pollone, Londra, 8.9.1847; cit., p. 3r.<br />

68


ivoluzionarono il lavoro <strong>in</strong> offic<strong>in</strong>a. Presso di lui si formarono molti validi <strong>in</strong>gegneri, tra<br />

cui R. Roberts 152 , D. Napier 153 , J. Clement 154 , J. Whitworth 155 , J. Nasmyth 156 e molti altri.<br />

Giulio visitò, <strong>in</strong>oltre, la tipografia di Cloves, la Scuola di Meccanica applicata a Battersea,<br />

il College di Eton, per la prima <strong>istruzione</strong> dei figli dei nobili <strong>in</strong>glesi, l’osservatorio di<br />

Greenwich, e gli arsenali di Woolwich, che lo colpirono particolarmente per la potenza e<br />

l’energia 157 di cui il popolo lond<strong>in</strong>ese dispone.<br />

Nell’osservare i dotti <strong>in</strong>glesi, Giulio notò come essi, a differenza dei piemontesi,<br />

riuscissero a dedicarsi a più attività contemporaneamente, unendo scienza e <strong>in</strong>teressi<br />

personali, traendo dal legame tra campi, spesso anche molto diversi, non pochi vantaggi.<br />

I dotti <strong>in</strong> questo paese non sono quella razza di m<strong>in</strong>chioni che sono da noi, tutti<br />

sciupati dalla scienza, e niente dal proprio <strong>in</strong>teresse: oibò! Essi qui attendono alle<br />

due cose ad un tempo […]. 158<br />

L’elenco degli esempi è lungo, ma ricordiamo: R. Cobden 159 , economista e fabbricante di<br />

tele stampate, C. Wheatstone 160 , professore di fisica e mercante di strumenti musicali e Sir<br />

J. W. Lubbock 161 , matematico e banchiere. Con quest’ultimo Giulio passò molto tempo e<br />

visitò le fabbriche lond<strong>in</strong>esi, di cui ammirò l’ord<strong>in</strong>e, la cura e la costante vigilanza dei<br />

padroni 162 . Assieme a Emilio visitò poi l’University College, dotata di scuole di geometria,<br />

fisica, chimica, meccanica e scienze mediche, sosta molto utile poiché vide “molte cose<br />

degne di imitazione, molte buone ad averle vedute per non imitarle”. 163 Un’altra<br />

152 Richard Roberts (1789-1864), costruttore di strumenti di alta precisione, contribuì alla nascita della<br />

produzione di massa.<br />

153 David Napier (1785-1873), dette contributi alla produzione di macch<strong>in</strong>e per la creazione di bulloni, di<br />

armi, di monete, si occupò anche di macch<strong>in</strong>e da pressa e, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, di automobili.<br />

154 Joseph Clement (1779-1844), eccellente <strong>in</strong>dustriale nella meccanica di precisione, lavorò nel 1823 con<br />

Charles Babbage (1791-1871) alla macch<strong>in</strong>a differenziale.<br />

155 Joseph Whitworth (1803-1887), famoso per la creazione di macch<strong>in</strong>e utensili con un elevato standard di<br />

lavorazione e precisione, sviluppò una <strong>tecnica</strong> di filettatura adottato poi a livello nazionale, utile soprattutto<br />

alle imprese ferroviarie.<br />

156 James Nasmyth (1808-1890), fu l’<strong>in</strong>ventore del martello a vapore.<br />

157 MNRIT, AG, cart. 36, lettera di Giulio a Carlotta Pollone, Londra, 21.9.1847; cit., p. 2r.<br />

158 MNRIT, AG, cart. 36, lettera di Giulio a Carlotta Pollone, Londra, 24.9.1847. Cfr. aggiunta alla lettera<br />

datata 27.9.1847; cit., p.2r.<br />

159 Richard Cobden (1804-1865), fu economista e uomo di Stato <strong>in</strong>glese, e si batté per l’abolizione delle leggi<br />

protezionistiche e l’<strong>in</strong>staurazione di un regime economico basato sul libero scambio.<br />

160 Charles Wheatstone (1802-1875), ricoprì un ruolo fondamentale nello sviluppo della telegrafia e nella<br />

tecnologia per gli strumenti musicali.<br />

161 Sir John William Lubbock (1803-1865), membro della Royal Astronomical Society (1828), considerato il<br />

primo tra i matematici <strong>in</strong>glesi ad adottare l’impostazione di Laplace <strong>in</strong> probabilità, fu due volte tesoriere<br />

(1830-35, 1838-45) e tre volte Vicepresidente (1830-35, 1836-37, 1838-46) della Royal Society.<br />

162 MNRIT, AG, cart. 36, lettera di Giulio a Carlotta Pollone, Londra, 27.9.1847; cit., p.3 r.<br />

163 MNRIT, AG, cart. 36, lettera di Giulio a Carlotta Pollone, Londra, 27.9.1847; cit., p.3v.<br />

69


importante conoscenza fatta durante questa tappa del viaggio fu quella di E. Chadwick 164 ,<br />

da lui def<strong>in</strong>ito come “uno de’ promotori più zelanti de’ miglioramenti fatti o tentati pel<br />

risanamento della città, e pel sollievo delle classi meno agiate”. 165<br />

Nel mese di ottobre Giulio ed Emilio si spostarono più a nord, e le tappe pr<strong>in</strong>cipali<br />

furono: Birm<strong>in</strong>gham, Manchester, Liverpool, Sheffield e Nott<strong>in</strong>gham, per poi ritornare a<br />

Londra. In questo periodo la stanchezza dei due viaggiatori e la nostalgia di casa<br />

aumentarono, tanto che Giulio confessò di essere stato più volte tentato di tornare a casa 166 .<br />

Durante il viaggio di ritorno passarono per la Francia, diretti pr<strong>in</strong>cipalmente a Parigi,<br />

dove le visite più rilevanti furono quelle presso il conservatorio di arti e mestieri, <strong>in</strong> cui<br />

ottenne i disegni dello stabilimento, la Biblioteca Reale, la Stamperia Reale, l’École des<br />

M<strong>in</strong>es, la scuola militare. Assistette, <strong>in</strong>oltre, a una lezione di fisica di A. E. Becquerel 167<br />

presso il Museo di Storia Naturale, e ad alcune sedute dell’Académie des sciences morales<br />

et politiques.<br />

In generale il viaggio fu molto faticoso, specie pensando al lungo it<strong>in</strong>erario e alla breve<br />

durata, e alla cont<strong>in</strong>ua sensazione di Giulio d’<strong>in</strong>utilità circa il viaggio, per lui utile solo per<br />

rendersi conto ancor di più di quanto fosse bella la sua Tor<strong>in</strong>o.<br />

[…] l’<strong>in</strong>utilità di questo viaggio, che mi ha servito a men che nulla, partito ignorante<br />

da Tor<strong>in</strong>o io ci tornerò ignorantissimo, e la gente crederà ch’io me ne porti la pietra<br />

filosofale. […] io ho imparato, viaggiando, una cosa che <strong>in</strong> niun luogo si sta felici<br />

fuorché <strong>in</strong> Patria: che tutti i paesi hanno i loro vizi e le loro magagne, ma pochi<br />

hanno tanto di bello e di buono come il nostro. 168<br />

Ciononostante, i luoghi visitati e gli illustri personaggi <strong>in</strong>contrati, esperti dei più disparati<br />

campi, con i quali Giulio, grazie alle sue conoscenze e molteplici <strong>in</strong>teressi, riuscì a<br />

dialogare, costituirono un prezioso strumento di confronto e un utile bagaglio di<br />

conoscenze, fondamentali per contribuire a gettare le basi dell’<strong>in</strong>dustrializzazione sabauda<br />

e della formazione tecnico-scientifica.<br />

164<br />

Edw<strong>in</strong> Chadwick (1800-1890), britannico, promosse riforme a favore delle classi meno agiate e di<br />

miglioramenti nella sanità pubblica.<br />

165<br />

Ibidem.<br />

166<br />

MNRIT, AG, cart. 36, lettera di Giulio alla moglie Carlotta, Londra, 20.10.1847; cit., p.1r.<br />

167<br />

Alexandre Edmond Becquerel (1820-1891), padre del più famoso Anto<strong>in</strong>e Henri Becquerel (1852-1908),<br />

dette contributi sul magnetismo, l’elettricità e l’ottica; <strong>in</strong> particolare sono famosi i suoi studi sulla<br />

lum<strong>in</strong>escenza e la fosforescenza dei materiali.<br />

168<br />

MNRIT, AG, cart. 44 e cart. 36, lettera di Giulio alla moglie Carlotta, Parigi, 26.10.1847; cit., p.2v.<br />

70


Conscio di questo vantaggio, negli anni successivi Giulio non solo <strong>in</strong>traprese lui stesso<br />

altri viaggi <strong>in</strong> Europa, come quello a Parigi <strong>in</strong> occasione dell’Esposizione del 1855, ma<br />

sp<strong>in</strong>se molti suoi allievi a seguire il suo esempio; come Sella, F. Giordano (1825-1892), S.<br />

Grandis (1817-1892), S. Grattoni (1815-1876), G. Sommeiller (1815-1871), G.V.<br />

Schiaparelli (1835-1910), G.D. Fenolio (?-?), i quali, al loro ritorno, contribuirono allo<br />

sviluppo delle Scienze e all’onore del Paese.<br />

I viaggi d’<strong>istruzione</strong>: l’esempio di Sella e Giordano<br />

La modernizzazione auspicata dal governo sabaudo poteva essere realizzata solo<br />

mediante l’appoggio di tecnici esperti. Come si è detto, f<strong>in</strong> dai primi anni dell’Ottocento,<br />

gli studenti piemontesi migliori erano <strong>in</strong>viati presso le scuole francesi. Nel 1847 Giulio<br />

diede <strong>in</strong>dicazioni al M<strong>in</strong>istro degli Interni F. L. Des Ambrois, aff<strong>in</strong>ché i suoi allievi<br />

Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella e Felice Giordano (1825-1892), della facoltà d’<strong>in</strong>gegneria idraulica<br />

dell’Università di Tor<strong>in</strong>o, fossero <strong>in</strong>viati a compiere un viaggio d’<strong>istruzione</strong>, f<strong>in</strong>anziato dal<br />

governo, presso l’École des M<strong>in</strong>es.<br />

Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella nacque a Mosso Santa Maria (Biella) il 27 luglio 1827 da una ricca<br />

famiglia d’<strong>in</strong>dustriali lanieri. Nel corso degli studi dimostrò grandi capacità mnemoniche,<br />

un particolare amore per i classici lat<strong>in</strong>i e per Dante e una naturale propensione per la<br />

matematica. Tra il 1844 e il 1847, presso la Facoltà di Scienze e Matematiche<br />

dell’Università di Tor<strong>in</strong>o, si dist<strong>in</strong>se e ottenne la stima dei suoi professori, pr<strong>in</strong>cipalmente<br />

di G. Plana e di C. I. Giulio, che lo <strong>in</strong>dicava come l’allievo “di più vasto e di più eletto<br />

<strong>in</strong>gegno”, 169 anche per la sua cura negli studi non solo matematici, ma di cultura generale.<br />

Si laureò nel 1847 <strong>in</strong> Ingegneria Idraulica e fu nom<strong>in</strong>ato allievo <strong>in</strong>gegnere nel Regio Corpo<br />

delle m<strong>in</strong>iere. Già dalle lettere di Sella durante gli studi tor<strong>in</strong>esi avvertiamo come lo<br />

studente avesse compreso l’importanza della scienza per qualsiasi ramo del sapere, anche<br />

politico. Al fratello Giuseppe Venanzio scrisse “Non puoi capire lo spirito del secolo senza<br />

sapere l’Algebra: non puoi studiare bene la Chimica, non la Fisica, e le idee del secolo sai<br />

perché sono sì bene ord<strong>in</strong>ate, sì generali eccetera [?]” 170 . La proposta di Giulio del<br />

viaggio di perfezionamento a Parigi arrivò ancor prima di concludere il corso di<br />

matematica (una prima proposta il 28 giugno e la successiva il 3 agosto 1847, la partenza<br />

169 Giovanni Curioni, Commemorazione di Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella, letta <strong>in</strong>nanzi alla Società degli Ingegneri e degli<br />

Industriali di Tor<strong>in</strong>o nella seduta dell’11 aprile 1884, <strong>in</strong> Atti della Società degli Ingegneri e degli architetti <strong>in</strong><br />

Tor<strong>in</strong>o, 1900, pp. 1-8, cit. p. 1.<br />

170 G. e M. Quazza, ES, vol. I, lettera di Sella al fratello Giuseppe Venenzio, Tor<strong>in</strong>o, 2.12.1845; cit., p. 23.<br />

71


avvenne il 26 ottobre 1847). Presso l’École Royale des M<strong>in</strong>es Sella trovò un ambiente<br />

brillante e stimolante al quale dovrà molta della sua preparazione scientifica; <strong>in</strong> particolare<br />

manifesterà sempre gratitud<strong>in</strong>e al professor Henri Hureau de Sénarmont (1808-1862),<br />

allievo di August<strong>in</strong>-Jean Fresnel (1788-1827), il quale lo avvic<strong>in</strong>ò agli studi di<br />

cristallografia.<br />

Felice Giordano fu compagno di studi di Sella, anche lui <strong>in</strong>viato nel 1847, subito dopo<br />

la laurea <strong>in</strong> <strong>in</strong>gegneria idraulica e architettura, all’École per volere del professor Giulio. I<br />

due studenti str<strong>in</strong>sero una profonda amicizia, che durerà negli anni, come testimonia la<br />

ricca corrispondenza, conservata presso gli archivi della Fondazione Sella a Biella.<br />

Ricordiamo, <strong>in</strong>oltre, che entrambi erano appassionati di alp<strong>in</strong>ismo, e fondarono nel 1865 il<br />

Club alp<strong>in</strong>o.<br />

L’École des M<strong>in</strong>es prevedeva un piano di studi triennale. Durante il primo anno i due<br />

studenti, come raccontano <strong>in</strong> una lettera al professor Giulio, frequentarono i corsi di<br />

em<strong>in</strong>enti scienziati: Elie de Beaumont 171 (Geologia, Cartografia geologica), P.A.<br />

Dufrénoy 172 (M<strong>in</strong>eralogia, strade ferrate, Diritto e Legislatura m<strong>in</strong>eraria), H.H. de<br />

Senarmont 173 (Cristallografia applicata), J.J. Ebelmen 174 (Docimastica, controlli analitici,<br />

sviluppo <strong>in</strong>dustriale), Rivot 175 (Chimica, risorse m<strong>in</strong>erarie). Se f<strong>in</strong>o alla metà del XIX<br />

secolo l’impostazione didattica della scuola era em<strong>in</strong>entemente teorica, dagli anni<br />

Quaranta, come raccontano i due studenti, aveva preso un taglio più applicativo e attento<br />

alle novità tecnologiche; erano previste esercitazioni pratiche di preparazione di disegni e<br />

progetti, e analisi chimiche <strong>in</strong> laboratorio. Gli allievi si dividevano <strong>in</strong> tre gruppi: quelli<br />

provenienti dall’École Polytechnique, che “sanno ammirabilmente le matematiche, la<br />

fisica, la chimica ed il disegno”, 176 gli allievi esterni, con conoscenze sui pr<strong>in</strong>cipi base<br />

171 Jean-Baptiste Armand Louis Léonce Elie de Beaumont (1798-1874), studiò presso l’École Polytechnique<br />

e all’École des m<strong>in</strong>es, dove approfondì gli studi <strong>in</strong> geologia.<br />

172 Pierre Armand Dufrénoy (1792-1857), allievo dal 1811 dell’ l’École Polytechnique e, dal 1813, dell’Ecole<br />

des m<strong>in</strong>es. Oltre all’École des M<strong>in</strong>es, fu docente di geologia e m<strong>in</strong>eralogia anche all’École des ponts et<br />

chaussées. Particolarmente attento all’evoluzione della società <strong>in</strong>dustriale, <strong>in</strong>trodusse l’<strong>in</strong>segnamento delle<br />

strade ferrate. Fu il Conservatore delle collezioni dell’École. Insieme a de Beaumont realizzò la carta<br />

geologica della Francia. È celebre per il suo Trattato di m<strong>in</strong>eralogia (Parigi, 1844-1847, <strong>in</strong> 4 volumi).<br />

173 Henri Hureau de Sénarmont (1808-1862), fu direttore degli studi presso l’École des M<strong>in</strong>es di Parigi.<br />

174 Jacques-Joseph Ebelmen (1814-1852), uscito nel 1831 dall’École Polytechnique e nel 1833 dall’École des<br />

M<strong>in</strong>es, fu nom<strong>in</strong>ato professore aggiunto (1840) e poi ord<strong>in</strong>ario (1845) di docimasia presso l’École des M<strong>in</strong>es.<br />

Nel 1847 fu direttore della manifattura di Sèvre, dove ottenne importanti risultati nella creazione di pietre<br />

preziose artificiali.<br />

175 Rivot (1852-1869)<br />

176 G. e M. Quazza, ES, vol. I, lettera di Sella al fratello Giuseppe Venenzio, Parigi, 31.1.1848; cit. p. 63.<br />

72


delle matematiche elementari, della fisica e della chimica, e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e gli allievi stranieri, i<br />

quali “sanno quel che sanno […]”. 177<br />

Pertanto, anche se usciti entrambi con esito positivo dagli esami, dalla corrispondenza<br />

di Sella e Giordano con i parenti o con lo stesso Giulio, emerge che ebbero non poche<br />

difficoltà ad adattarsi al livello richiesto. Sella, <strong>in</strong> una lettera a Giuseppe Venanzio del 3<br />

novembre 1848, racconta di come le assicurazioni di Giulio sulla buona riuscita del viaggio<br />

fossero <strong>in</strong>fondate.<br />

[…] quando penso a Giulio, cui dicendo io a Tor<strong>in</strong>o che non mi pareva essere noi<br />

preparati alla Scuola delle M<strong>in</strong>iere, tanto più rimpetto ai Politecnici di cui<br />

conoscevo <strong>in</strong> parte gli studi fatti, a Giulio che mi diceva gli studi dell’Università di<br />

Tor<strong>in</strong>o essere di gran lunga sufficienti a frequentare questi e altri corsi, e quando mi<br />

vedo qua condotto a penare per mettermi <strong>in</strong> stato di capire quello che si fa, e<br />

vegliare al lume di candela, non posso esprimerti quali sentimenti mi<br />

sorprendano. 178<br />

Sella ritiene, dunque, <strong>in</strong>sufficiente la formazione impartita <strong>in</strong> patria, specialmente se<br />

confrontata con quella degli allievi provenienti dall’École Polytechnique, e per quanto<br />

concerne la pratica <strong>in</strong> laboratorio, che i tor<strong>in</strong>esi sperimentarono per la prima volta. Inoltre,<br />

il carico di studio e la mole di lavori da compiere erano spesso troppo gravosi per gli<br />

studenti, i quali, di conseguenza, eseguivano i compiti con superficialità, “non colla<br />

precisione debita, e con più apparenza che fondo”. 179 Si aggiunge, <strong>in</strong>oltre, che i professori,<br />

pur essendo generalmente molto capaci, spiegavano molto velocemente, “che conviene per<br />

seguirli e prendere le note opportune, essere veri stenografi”. 180 A tale <strong>in</strong>conveniente si<br />

affiancava, seppur con m<strong>in</strong>or danno per gli studenti, la mancanza di un Consiglio<br />

superiore, posto a controllo dell’idoneità dei programmi; i corsi erano dunque affidati al<br />

talento dei professori.<br />

Nelle estati di ciascun anno gli allievi dovevano scegliere una dest<strong>in</strong>azione per viaggi di<br />

studio <strong>in</strong> altre zone d’Europa, i quali dovevano essere approvati dal governo sabaudo.<br />

Nell’estate del 1849, Giordano studiò approfonditamente uno stabilimento siderurgico nel<br />

dipartimento dello Yonne, a sud-est di Parigi, e seguì un corso di geologia del professor<br />

177 Ibidem.<br />

178 G. e M. Quazza, ES, vol. I, lettera di Sella al fratello Giuseppe Venenzio, Parigi, 3.11.1848; cit., p. 95.<br />

179 MNRIT, AG, cart. 44 e cart. 36, lettera di Sella e Giordano a Giulio, 8.6.1851, Parigi; cit., p. 1v.<br />

180 Ibidem.<br />

73


Elie de Beaumont, nei d<strong>in</strong>torni di Parigi. Sella, <strong>in</strong>vece, decise di proseguire la preparazione<br />

teorica ed effettuare escursioni più prolungate negli anni successivi.<br />

Il viaggio d’<strong>istruzione</strong> previsto per il secondo anno si tenne, per Giordano, nell’Alta<br />

Marna, l’Alta Loira e sui Pirenei, e gli diede modo di visitare i pr<strong>in</strong>cipali giacimenti e<br />

stabilimenti siderurgici nei dipartimenti dove ancora si utilizzava il carbone di legna. Sella<br />

visitò il centro-sud della Francia, <strong>in</strong> particolare la m<strong>in</strong>iera e fonderia di galena argentifera<br />

di Pontgibaud <strong>in</strong> Alvenia (Puy-de-Dôme), che proprio nel 1850 era il primo giacimento<br />

argentifero <strong>in</strong> Francia per produzione d’argento. Il viaggio, però, fu <strong>in</strong>terrotto prima del<br />

previsto, poiché non fu ritenuto dallo studente “degno di speciale menzione”. 181<br />

Per l’estate del 1851 era previsto un viaggio <strong>in</strong>sieme a Sella <strong>in</strong> Inghilterra e Germania.<br />

L’it<strong>in</strong>erario prevedeva la partenza da Parigi l’11 giugno, e un soggiorno a Londra f<strong>in</strong>o al<br />

26 per approfittare dell’Esposizione Universale. La brevità della sosta <strong>in</strong> Inghilterra fu<br />

dovuta al fatto che il Paese, seppur ricchissimo di sostanze m<strong>in</strong>erali e primo nell’impianto<br />

<strong>in</strong>dustriale, basava molta parte della sua economia sull’abbondanza di combustibile<br />

m<strong>in</strong>erale che il loro terreno concedeva, rendendo <strong>in</strong>utile una visita approfondita da parte<br />

dello studente, dal momento che il <strong>Piemonte</strong> era quasi totalmente sprovvisto della sostanza.<br />

Al contrario, gli studi compiuti nella Germania meridionale e <strong>in</strong> Svezia risultarono molto<br />

<strong>in</strong>teressanti e utili per la patria, <strong>in</strong> quanto basati sul combustibile ricavato dalle foreste,<br />

presenti <strong>in</strong> larga misura <strong>in</strong> <strong>Piemonte</strong>. Notiamo, dunque, come tali viaggi si compiano con il<br />

preciso <strong>in</strong>tento di dare concreta utilità al proprio Paese. A tal proposito riportiamo le parole<br />

di Giordano e Sella che, che <strong>in</strong> proc<strong>in</strong>to di partire, chiedono nella lettera dell’8 giugno<br />

1851 al loro professore quali possano essere le più utili visite da farsi <strong>in</strong> Germania e<br />

Svezia.<br />

Volesse <strong>in</strong>dicarci la sua idea sulla miglior direzione che potremmo dare alle nostre<br />

ricerche <strong>in</strong> accordo colla circostanza del nostro paese. 182<br />

Il viaggio, dunque, proseguì a Verviers, e passando per Colonia, arrivarono l’1 luglio a<br />

Clausthal, centro della regione m<strong>in</strong>eraria dello Harz. Durante quest’ultimo soggiorno<br />

Giordano decise di term<strong>in</strong>are il viaggio, a causa della scarsa conoscenza dell’<strong>in</strong>glese e<br />

tedesco, mentre Sella rimase f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e di gennaio 1852, più del previsto; scrive al<br />

181<br />

D. Brianta, Europa m<strong>in</strong>eraria. Circolazione delle élites e trasferimento tecnologico (secoli XVIII-XIX),<br />

Franco Angeli, Milano, 2007; cit., p.392.<br />

182<br />

MNRIT, AG, cart. 44 e cart. 36, lettera di Sella e Giordano a Giulio, Parigi, 8.6.1851; cit., p. 2r.<br />

74


fratello “non so se andremo <strong>in</strong> Sassonia perché qua c’è veramente troppo da vedere”. 183 Il<br />

viaggio term<strong>in</strong>ò nell’<strong>in</strong>verno del 1852, proprio <strong>in</strong> Sassonia, dopo un passaggio per<br />

l’Inghilterra.<br />

Inf<strong>in</strong>e, Giordano, nell’estate del 1852, doveva compiere l’ultimo viaggio <strong>in</strong> Inghilterra,<br />

per l’approfondimento degli studi di geologia, arte m<strong>in</strong>eraria e metallurgia e per<br />

impratichirsi con la l<strong>in</strong>gua <strong>in</strong>glese. Tuttavia, fu richiamato a Tor<strong>in</strong>o per prendere servizio<br />

<strong>in</strong> patria.<br />

Una volta diplomatisi nel 1851, Sella e Giordano misero a frutto le conoscenze<br />

acquisite, riconosciute e sfruttate dal governo sabaudo. In particolare, nel 1852 Giordano<br />

fu dest<strong>in</strong>ato a Cagliari con l’<strong>in</strong>tento di attirare capitali stranieri e <strong>in</strong>crementare la<br />

produzione dell’<strong>in</strong>dustria estrattiva. Alla f<strong>in</strong>e del suo mandato, nel 1859, essa era salita da<br />

150.000 lire di produzione annua, a oltre tre milioni. Inoltre, aveva aperto promettenti<br />

m<strong>in</strong>iere di lignite presso i paesi di Bacu Abis, Terras Collu e Montevecchio, e realizzato un<br />

bac<strong>in</strong>o e un acquedotto per risolvere il problema dell’approvvigionamento idrico di<br />

Cagliari, e per permettere alla città di avvantaggiarsi dell’apertura del canale di Suez.<br />

Nom<strong>in</strong>ato <strong>in</strong>gegnere di prima classe nel 1856, fu promosso tre anni dopo a <strong>in</strong>gegnere capo<br />

di prima classe e membro del Consiglio delle m<strong>in</strong>iere di Tor<strong>in</strong>o. Insieme a Sella, allora<br />

capo del distretto m<strong>in</strong>erario della Savoia, realizzò la nuova legislazione sulle m<strong>in</strong>iere,<br />

emanata il 20 novembre 1859, considerata una delle più avanzate <strong>in</strong> Europa. Dal 1860 fu<br />

impiegato <strong>in</strong> diverse missioni tecniche di grande importanza, come la verifica dello stato<br />

delle m<strong>in</strong>iere di zolfo <strong>in</strong> Sicilia, durante il quale ebbe anche l’occasione di agire <strong>in</strong>sieme a<br />

Sella contro le associazioni mafiose. Inoltre, nel 1864 term<strong>in</strong>ò uno studio sull’Industria del<br />

ferro <strong>in</strong> Italia (Tor<strong>in</strong>o, 1864), valutò la necessità di forniture estere di ferro e carbone,<br />

fondamentali per l’<strong>in</strong>dustrializzazione; si occupò, poi, dal 1867 dell’assetto urbanistico<br />

della nuova capitale d’Italia, Roma, <strong>in</strong> particolare sulle questioni riguardanti la rete<br />

ferroviaria e la bonifica dell’Agro pont<strong>in</strong>o. Partecipò con perizie e relazioni tecniche ai<br />

lavori per il traforo del San Gottardo e del Fréjus 184 e fu commissario italiano<br />

dell’Esposizione <strong>in</strong>ternazionale di Parigi nel 1867.<br />

183 G. e M. Quazza, ES, vol. I, lettera di Sella a Giuseppe Venanzio Sella, Clausthal, 23.7.1851; cit., p. 130.<br />

184 F. Giordano, Esame geologico della catena alp<strong>in</strong>a del San Gottardo che deve essere attraversata dalla<br />

galleria della ferrovia italo-elvetica, <strong>in</strong> Memorie descrittive della Carta geologica d’Italia, vol. II, 1873, pp.<br />

61-93.<br />

75


Sella, <strong>in</strong>vece, una volta rientrato <strong>in</strong> Italia nel settembre del 1852, ebbe subito<br />

l’opportunità di applicare le conoscenze acquisite <strong>in</strong> fatto d’<strong>istruzione</strong>. Molte delle sue<br />

lettere degli anni giovanili, sia mentre frequentava l’Università di Tor<strong>in</strong>o, sia durante il<br />

viaggio di studio, rivelano un forte <strong>in</strong>teressamento dello studente verso le riforme<br />

strutturali del sistema scolastico piemontese. Per il resto della sua vita gli esempi del<br />

sistema francese e i contatti con gli ambienti scientifici e produttivi esteri saranno preziosi<br />

aiuti per la sua carriera e per il suo paese. Al suo ritorno nel 1852 fu nom<strong>in</strong>ato professore<br />

di Geometria applicata alle arti all’Istituto Tecnico di Tor<strong>in</strong>o, appena fondato. Nel<br />

novembre dello stesso anno fu anche nom<strong>in</strong>ato professore sostituto di Matematica presso la<br />

Facoltà di Scienze dell’Università di Tor<strong>in</strong>o.<br />

Gli anni tra il 1854 e 1861 videro il fiorire della sua produzione scientifica. Introdusse <strong>in</strong><br />

Italia il disegno assonometrico, il regolo calcolatore e la cristallografia matematica. Le<br />

pubblicazioni a riguardo 185 accrebbero la sua fama di scienziato di grande valore a livello<br />

<strong>in</strong>ternazionale. Nel 1852 <strong>in</strong>ventò la cernitrice elettromagnetica per separare i m<strong>in</strong>erali di<br />

rame dalla magnetite, per la quale nel 1855 ottenne la medaglia d’oro all’Esposizione<br />

universale di Parigi.<br />

Nel 1859 fu nom<strong>in</strong>ato, dal M<strong>in</strong>istro Gabrio Casati (1798-1873), membro del Consiglio<br />

superiore della Pubblica <strong>istruzione</strong>; gli impegni politici lo costr<strong>in</strong>sero a rallentare la<br />

produzione scientifica e abbandonare l’<strong>in</strong>segnamento. Nel 1862, all’età di trentac<strong>in</strong>que<br />

anni, divenne M<strong>in</strong>istro delle F<strong>in</strong>anze, destando stupore e <strong>in</strong>credulità tra i politici del tempo,<br />

soprattutto per la sua giovane età; tuttavia conservò la carica anche negli anni 1864-65,<br />

1869-73, sotto i governi C. Cavour, U. Rattazzi, A. La Marmora 186 e G. Lanza 187 ;<br />

dimostrando grande abilità e lungimiranza. Promosse manovre fiscali piuttosto rigide, che<br />

lo resero impopolare, specie durante il suo ultimo mandato, ma che portarono lo Stato<br />

185<br />

Q. Sella, Sui pr<strong>in</strong>cipi geometrici del Disegno e Specialmente dell’Axonometrico, Milano, Tipografia Salvi,<br />

1861. Si tratta di lezioni litografate, dove Sella <strong>in</strong>troduce, per la prima volta <strong>in</strong> Italia, il metodo delle<br />

proiezioni assonometriche. Sempre di Sella ricordiamo il volume di divulgazione didattica scientifica Teoria<br />

e pratica del regolo calcolatore, (Tor<strong>in</strong>o, Stamperia Reale, 1859), che ebbe vasta diffusione <strong>in</strong> Italia e<br />

all’estero e fu adottato nelle Scuole Tecniche e di applicazione per <strong>in</strong>gegneri. Nel trattato Sella descrive con<br />

precisione e semplicità lo strumento e ne illustra l’utilità pratica attraverso regole ed esempi.<br />

186<br />

Alfonso La Marmora (1804-1878), fu m<strong>in</strong>istro della Guerra nei governi Gioberti (1849) e Cavour (1855).<br />

Fu poi capo del governo tra il 1864 e 1865.<br />

187<br />

Giovanni Lanza (1810-1882), fu m<strong>in</strong>istro della Pubblica Istruzione nel governo Cavour (1855-1859),<br />

Presidente della Camera dei deputati (1860, 1867-1868 e 1869), m<strong>in</strong>istro dell’Interno nel governo La<br />

Marmora (1865) e Presidente del Consiglio (1869-1873).<br />

76


Italiano a raggiungere il pareggio di bilancio. Fu <strong>in</strong> questi anni che si decise, anche grazie<br />

ai suoi <strong>in</strong>terventi, di rendere Roma la capitale d’Italia.<br />

Dopo un breve periodo <strong>in</strong> cui fu m<strong>in</strong>istro della Pubblica Istruzione (maggio-agosto<br />

1872), dedicò tutte le sue energie alla diffusione e al progresso della cultura scientifica. Il<br />

1° marzo 1874 fu eletto Presidente dell’Accademia dei L<strong>in</strong>cei, promosse importanti<br />

<strong>in</strong>iziative culturali e scientifiche di livello <strong>in</strong>ternazionale, a vantaggio della pubblica<br />

<strong>istruzione</strong> e della ricerca scientifica italiana; <strong>in</strong> particolare propose un generale riassetto<br />

delle istituzioni culturali, tale da rendere Roma un centro scientifico di livello<br />

<strong>in</strong>ternazionale.<br />

Le vite esemplari di questi personaggi evidenziano il ruolo fondamentale che giocò<br />

un’<strong>istruzione</strong> di alto livello, e qu<strong>in</strong>di la necessità di dotare il proprio Paese di scuole<br />

ispirate al modello francese. Per quanto riguarda lo specifico settore m<strong>in</strong>erario, però, fu lo<br />

stesso Sella a frenare la nascita di luoghi di formazione analoghi all’École des M<strong>in</strong>es,<br />

comprendendo l’impossibilità di uno sviluppo dell’<strong>in</strong>dustria m<strong>in</strong>eraria per un Paese molto<br />

povero nel sottosuolo, sia <strong>in</strong> fatto di m<strong>in</strong>erali metallici, sia <strong>in</strong> combustibili, ma soprattutto<br />

<strong>in</strong> materie prime, come il ferro e il carbone.<br />

Una speciale scuola d’applicazione per gli <strong>in</strong>gegneri [delle m<strong>in</strong>iere] non esiste <strong>in</strong><br />

Italia e per altra parte non sarebbe opportuno consigliarne per ora l’istituzione per<br />

difetto di apposito corpo <strong>in</strong>segnante che alla perfetta conoscenza della materia<br />

congiunga l’esercizio pratico, e di un grande istituto con copiosi materiali e<br />

collezioni, e per la spesa annua <strong>in</strong>gentissima, egli è perciò che trattandosi ora di<br />

compiere il numero degli <strong>in</strong>gegneri, ancora troppo scarso di fronte alle esigenze del<br />

nuovo Regno […] si ravvisò opportuno sottoporre alla attenzione di S.M. un decreto<br />

che facesse facoltà al M<strong>in</strong>istero di <strong>in</strong>viare all’estero quattro allievi scelti fra gli<br />

<strong>in</strong>gegneri laureati […]”. 188<br />

A Palermo nel 1872 fu istituita la Scuola superiore delle zolfare, l’unica scuola post-laurea<br />

a <strong>in</strong>dirizzo m<strong>in</strong>erario riconosciuta <strong>in</strong> Italia. Tuttavia, gli sconfortanti risultati conseguiti<br />

dalla scuola (si diplomarono solo undici <strong>in</strong>gegneri <strong>in</strong> qu<strong>in</strong>dici anni) confermarono l’idea di<br />

Sella, per cui la grande specializzazione poteva essere garantita solo nei paesi europei di<br />

spicco nella rivoluzione <strong>in</strong>dustriale.<br />

188 G. Pepoli (1825-1881), Relazione del M<strong>in</strong>istro di agricoltura, <strong>in</strong>dustria e commercio sopra gli istituti<br />

tecnici, le scuole di arti e mestieri, le scuole di nautica, le scuole delle m<strong>in</strong>iere e le scuole agrarie, presentata<br />

alla Camera dei Deputati nella tornata del 4.7.1862, Tor<strong>in</strong>o, Eredi Botta, 1862; cit., p.151.<br />

77


Tra gli altri studenti <strong>in</strong>gegneri che Giulio volle mandare a studiare all’estero ci furono<br />

Sebastiano Grandis, Germa<strong>in</strong> Sommeiller e Sever<strong>in</strong>o Grattoni (1815-1876). Furono <strong>in</strong>viati<br />

nel 1846 <strong>in</strong> Belgio, uno dei paesi più avanzati <strong>in</strong> campo ferroviario. Essi ebbero un ruolo<br />

fondamentale nella costruzione del “compressore a colonna”, un apparato <strong>in</strong> grado di<br />

applicare la forza generata dalla caduta dell’acqua e trasportare l’energia così prodotta a<br />

grandi distanze; <strong>in</strong> questo modo era possibile l’uso della macch<strong>in</strong>a perforatrice. Il professor<br />

Giulio sarà membro relatore della Commissione che giudicò idoneo il progetto del traforo<br />

nel 1857, <strong>in</strong> seguito a sperimentazioni condotte presso un’antica cava di calcare vic<strong>in</strong>o a<br />

Genova, La Coscia. Resero, dunque, possibile la costruzione della galleria ferroviaria del<br />

Fréjus, tra Bardonecchia e Modane, di 12 chilometri (1857-’70).<br />

Tra le generazioni successive di studenti che seguirono tale percorso di studi<br />

ricordiamo: Pelopida Ferreri (1852), Costant<strong>in</strong>o Perazzi (1854), Guido Goano e Giulio<br />

Axerio (1856), Eugenio Marchese (1857), Carlo Felice Perr<strong>in</strong> (1858) e Camillo Ferrua<br />

(1859).<br />

La scelta della Francia come tappa successiva alla laurea a Tor<strong>in</strong>o fu spiegata da<br />

Richelmy 189 come un’automatica conseguenza dell’equivalenza posta tra il corso<br />

matematico e l’École Polytechnique.<br />

1855: l’Esposizione universale di Parigi<br />

Nel 1851 Londra aveva <strong>in</strong>augurato la Grande Esposizione dell’Industria di tutte le<br />

Nazioni, avvenuta tra il 1° maggio e il 15 ottobre 1851, presso il Crystal Palace.<br />

L’<strong>in</strong>iziativa fu senza precedenti, le Esposizioni da allora divennero “universali”, qu<strong>in</strong>di<br />

non più solo vetr<strong>in</strong>e di una o più regioni, ma confronto e competizione fra tutti i sistemi<br />

produttivi a livello mondiale. L’Inghilterra, <strong>in</strong> tale occasione, diede prova della sua potenza<br />

e mostrò all’Europa, con il suo apparato produttivo del prim’ord<strong>in</strong>e, i frutti della<br />

rivoluzione <strong>in</strong>dustriale. Fu un evento memorabile, occasione di esaltazione del progresso<br />

tecnico, <strong>in</strong> cui le macch<strong>in</strong>e potevano essere ammirate anche <strong>in</strong> funzione; la<br />

spettacolarizzazione era funzionale agli <strong>in</strong>teressi liberoscambisti dell’Inghilterra, unico<br />

paese <strong>in</strong> grado di esportare prodotti f<strong>in</strong>iti di alto livello.<br />

Sella, nella sua breve sosta a Londra, scrisse di aver trovato “<strong>in</strong> fatto di macch<strong>in</strong>e più<br />

cose ad imparare di quel che troverò <strong>in</strong> un mese di viaggio”. 190 Come lui molti altri tecnici<br />

189 P. Richelmy, Intorno alla Scuola di applicazione per gli <strong>in</strong>gegneri fondata a Tor<strong>in</strong>o nel 1860 – Cenni<br />

storici e statistici, Tor<strong>in</strong>o, Tipografia Fodratti, 1872, pp. 7-8.<br />

78


e operai, riuniti <strong>in</strong> delegazioni e provenienti non solo dal Regno di Sardegna, ma anche<br />

dalla Francia o dal Granducato di Toscana, furono <strong>in</strong>viati a istruirsi sulle macch<strong>in</strong>e e sul<br />

loro funzionamento, consci della necessità di impadronirsi di una <strong>tecnica</strong> garante del<br />

progresso dei popoli.<br />

La successiva Esposizione universale si tenne a Parigi, durante l’impero di Napoleone<br />

III, aperta il 15 maggio e term<strong>in</strong>ata il 15 novembre del 1855, per la prima volta <strong>in</strong> strutture<br />

espositive permanenti, ossia presso il Palais de l’Industrie agli Champs-Elysées e il Palais<br />

des Beaux Arts al Trocadero.<br />

Giulio e Sella, il cui rapporto di stima e amicizia era ormai consolidato, furono chiamati<br />

come Commissari e si recarono assieme a Parigi. Sella, <strong>in</strong> un primo momento molto<br />

impegnato con l’Esposizione e con la raccolta di materiali per le Collezioni tor<strong>in</strong>esi,<br />

dovette <strong>in</strong>terrompere il suo mandato <strong>in</strong> agosto, poiché la moglie era partoriente 191 . Giulio,<br />

<strong>in</strong>vece, rimase f<strong>in</strong>o al term<strong>in</strong>e dell’evento, come commissario della sesta classe, relativa<br />

alla “meccanica speciale e materiali degli edifici <strong>in</strong>dustriali”. Nelle lettere che <strong>in</strong>viò alla<br />

moglie (nell’Appendice D sono riportate <strong>in</strong> estratto), emerge un’<strong>in</strong>iziale meraviglia del<br />

senatore verso l’enorme quantità di prodotti di alto livello provenienti da tutto il mondo;<br />

raccontò che le cose da vedere erano così tante che per esam<strong>in</strong>arle tutte sarebbe servito un<br />

anno <strong>in</strong>tero. Lo stupore si unì poi all’orgoglio per i progressi così rapidi dell’uomo, ormai<br />

“padrone assoluto delle forze della natura”. 192 Tuttavia f<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio Giulio evidenziò la<br />

disorganizzazione e la difficoltà che avrebbe avuto, nel caso <strong>in</strong> cui gli avessero dato il<br />

compito di redigere un eventuale giudizio.<br />

Ieri ho com<strong>in</strong>ciato a poter lavorare un poco alla esposizione. Uh! Che pasticcio, che<br />

guazzabuglio, che confusione, che parapiglia // tra espositori, delegati, custodi,<br />

segretarii, ispettori, commissarii, giurati e supplenti! E come vanno questi giudizii!<br />

E quanti mali umori, e gare, e broglii, ed <strong>in</strong>trighi! Io m’era dato a credere che tutti<br />

questi Signori fossero eroi sovrumani, e veggo con <strong>in</strong>credibile sorpresa che sono pur<br />

uom<strong>in</strong>i come noi. 193<br />

Nonostante Giulio passasse <strong>in</strong>tere giornate al Palazzo d’<strong>in</strong>dustria, il suo lavoro fu f<strong>in</strong>o<br />

alla f<strong>in</strong>e gravato dai problemi della confusione, dovuta a una complicata classificazione dei<br />

190 G. e M. Quazza, ES, vol. I, lettera di Sella alla madre Rosa Maria Sella, Claustahl, 1.7.1851; cit., p.127.<br />

191 Cfr. BPT, AG, cont. 33, lettera di Sella a Carlotta Pollone, 27.8.1855; p. 1r.<br />

192 MNRIT, AG, cart. 36, lettera di Giulio a Carlotta Pollone, Parigi, 18.7.1855; cit., p.1v.<br />

193 MNRIT, AG, cart. 36, lettera di Giulio a Carlotta Pollone, 20.7.1855, Parigi. Il brano è contenuto <strong>in</strong><br />

un’aggiunta del 22.7.1855; cit., p. 1v.<br />

79


prodotti, della mancanza di documenti sugli oggetti da giudicare e sulle fabbriche da cui<br />

provenivano, <strong>in</strong>oltre, lo esasperava il fatto che la manifestazione fosse smaccatamente<br />

propagandistica verso l’imperatore; tutto ciò protrasse l’impegno parig<strong>in</strong>o.<br />

Tuttavia, benché durato più del previsto, il viaggio gli diede modo di <strong>in</strong>contrare illustri<br />

personaggi del periodo.<br />

[…] io andrò di necessità virtù, e mi consolerò pensando che ho qui occasione di<br />

conoscere molti uom<strong>in</strong>i coi quali è utile, piacevole ed onorevole di essere <strong>in</strong><br />

relazione, e che posso imparare di molte cose che a Tor<strong>in</strong>o sarebber fuori de’ mia<br />

portata. 194<br />

In particolare, fu <strong>in</strong>vitato a un pranzo, durante il quale ebbe l’occasione di seguire i<br />

discorsi del chimico J.B.A. Dumas 195 , del matematico, <strong>in</strong>gegnere e generale J.V. Poncelet e<br />

del Pr<strong>in</strong>cipe Napoleone 196 , cug<strong>in</strong>o dell’imperatore Napoleone III, presidente<br />

dell’Esposizione e autore del Rapport sur l’Exposition Universelle. Il testo comprende una<br />

lunga parte dedicata ai risultati delle Esposizioni, <strong>in</strong>tese come strumento centrale per il<br />

progresso morale e materiale dell’umanità, un’osservazione sulla maggiore utilità e m<strong>in</strong>or<br />

dispendio economico nell’organizzazione di Esposizioni specializzate <strong>in</strong> un unico settore,<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e Napoleone si all<strong>in</strong>ea alla tendenza liberoscambista, già esaltata dallo stesso Giulio<br />

nel suo Giudizio.<br />

194 MNRIT, AG, cart. 36, lettera di Giulio a Carlotta Pollone, Parigi, 26.7.1855; cit., p. 1v.<br />

195 Jean-Baptiste-André Dumas (1800-1884), famoso chimico, mise a disposizione di Parigi e della comunità<br />

scientifica le sue capacità tecniche e divulgative.<br />

196 Napoléon Joseph Charles Paul Bonaparte (1822-1891), cug<strong>in</strong>o dell’imperatore Napoleone III.<br />

80


VERSO L’ISTRUZIONE TECNICA<br />

Il ver maestro è l’esperienza<br />

illum<strong>in</strong>ata dalla scienza. 197<br />

[C.I. Giulio]<br />

Nella metà dell’Ottocento i progetti di Giulio com<strong>in</strong>ciano a prendere forma. In questo<br />

capitolo vedremo come l’istituzione della sua Scuola di Meccanica e di Chimica applicate<br />

alle arti diede l’avvio alla nascita di altre simili scuole tecnico-scientifiche per l’avvio alle<br />

professioni, che <strong>in</strong>sieme alle opere caritative e assistenziali della “Tor<strong>in</strong>o benefica” degli<br />

anni Quaranta, contribuirono a fornire alle classi medio-basse i mezzi per il loro riscatto<br />

sociale, e al Paese un primo nucleo del progetto promosso da Giulio per uno sviluppo<br />

economico, realizzato con la riforma dell’<strong>istruzione</strong> tecnico-scientifica.<br />

L’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> come riscatto sociale<br />

Sul f<strong>in</strong>ire del Settecento, anche grazie alle idee diffuse dalla Rivoluzione francese, <strong>in</strong><br />

tutta Europa aumentò sempre più la consapevolezza di come l’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> dovesse<br />

essere preservata e accresciuta, <strong>in</strong> ragione della sua utilità sia per lo sviluppo del Paese, sia<br />

per il progresso sociale. Le classi medio-basse che non potevano permettersi una<br />

formazione universitaria, vedevano, dunque, nell’<strong>istruzione</strong> tecnico-scientifica un mezzo<br />

per la loro ascesa sociale: le loro abilità tecniche li rendevano protagonisti e promotori di<br />

un processo d’<strong>in</strong>dustrializzazione e progresso, la cui utilità era sempre più visibile.<br />

Tuttavia <strong>in</strong> Italia l’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> faticò a distaccarsi dall’<strong>in</strong>segnamento puramente<br />

pratico, derivante dalla lunga tradizione artigianale; tale arretratezza fu evidente anche<br />

nell’Esposizione universale del 1844 di Parigi. Il processo per il raggiungimento di una<br />

determ<strong>in</strong>ata e chiara entità istituzionale e culturale, che basasse i suoi <strong>in</strong>segnamenti pratici<br />

su solidi pr<strong>in</strong>cipi scientifici, durò quasi due secoli e prese le mosse da gruppi di<br />

aristocratici e <strong>in</strong>tellettuali, <strong>in</strong>teressati all’<strong>istruzione</strong> per la formazione della classe dirigente.<br />

Nella metà degli anni Trenta alcuni giornali, come Il Subalp<strong>in</strong>o 198 , le Letture popolari 199 , la<br />

197<br />

BPT, AG, cont. 33, lettera di Giulio al suocero Ignazio Pollone, Tor<strong>in</strong>o, 27.6.1855, copia dattiloscritta <strong>in</strong><br />

seguito; cit., p. 4.<br />

198<br />

Il Subalp<strong>in</strong>o (Tor<strong>in</strong>o, 1836-1840), giornale qu<strong>in</strong>dic<strong>in</strong>ale, 32-40 pp. di stampa, di carattere scientifico e<br />

letterario, fondato da Massimo Pio Giuseppe Cordero di Montezemolo (1807-1879), si preoccupò del<br />

problema dell’educazione e dell’unità culturale del popolo italiano. Tra i collaboratori ci furono Gaspare<br />

81


Gazzetta piemontese 200 , com<strong>in</strong>ciarono a occuparsi del mondo della scuola: della diffusione<br />

d’<strong>in</strong>novative forme metodologiche (Johann He<strong>in</strong>rich Pestalozzi 201 e Raffaello<br />

Lambrusch<strong>in</strong>i 202 ), del problema della formazione degli <strong>in</strong>segnanti e dei libri di testo.<br />

Nacquero <strong>in</strong>oltre giornali dedicati all’<strong>istruzione</strong>, come l’Educatore primario, 203 un vero e<br />

proprio luogo di discussione per la preparazione di riforme, specialmente <strong>in</strong> ambito di<br />

educazione primaria.<br />

Giulio partecipò attivamente a tale processo di r<strong>in</strong>novamento, <strong>in</strong>izialmente all’<strong>in</strong>terno<br />

dell’Università, attivandosi, dapprima per la realizzazione di un piano di studi per gli<br />

aspiranti al titolo di Misuratore e Agrimensore, negli anni successivi con la creazione di<br />

nuove scuole specializzate, che confluirono <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e nel grande progetto del Regio Istituto<br />

tecnico. Questo distacco dal mondo accademico era coerente con uno dei pr<strong>in</strong>cipi alla base<br />

della concezione scolastica per Giulio: il diritto alla formazione tecnico-scientifica del<br />

popolo, una formazione libera e gratuita, che poteva garantire un riscatto sociale, un<br />

<strong>in</strong>vestimento per le famiglie meno abbienti.<br />

Era bello il vedere così associati all’<strong>in</strong>segnamento popolare gli ottimati, ormai<br />

conv<strong>in</strong>ti come sia men fondata la vieta pregiudicata idea di riservare la scienza qual<br />

privilegio monopolio di pochi, pretendenti a conoscere soli gli arcani della<br />

medesima, lasciando la plebe <strong>in</strong> braccio alla ignoranza, quasicché la provvidenza ve<br />

l’avesse irrevocabilmente condannata. 204<br />

Gorresio, Cesare Balbo, Carlo Ilarione Petitti di Roreto, Carlo Boncompagni, Pietro Alessandro Paravia,<br />

Nicolò Tommaseo e Cesare Cantù.<br />

199 Letture popolari (1837-1841), giornale settimanale, curato da Lorenzo Valerio, f<strong>in</strong>alizzato alla raccolta di<br />

documenti e scritti dedicati all’<strong>istruzione</strong> popolare. Sono presenti racconti su opere di beneficienza, sulla vita<br />

di alcuni personaggi virtuosi, ma anche testi di divulgazione scientifica. Cfr. dal giornale La Fama, rassegna<br />

di Scienze, Lettere ed Arti, anno V, n. 86, 8 maggio 1840, articolo presente nella sezione “Critica”, <strong>in</strong>titolato<br />

“Letture popolari, l’Omnibus”; p. 223.<br />

200 Gazzetta <strong>Piemonte</strong>se (1720-1861), quotidiano, giornale ufficiale del Regno di Sardegna.<br />

201 Johann He<strong>in</strong>rich Pestalozzi (1746-1827), noto pedagogista e riformista svizzero.<br />

202 Raffaello Lambrusch<strong>in</strong>i (1888-1873), pedagogista e educatore dell’area del cattolicesimo liberale.<br />

203 “L’Educatore primario” (1845-1848), rivista scolastica pubblicata da Paravia, usciva tre volte al mese <strong>in</strong><br />

fascicoli di 16 pag<strong>in</strong>e. Nacque nell’ambiente del riformismo scolastico e pedagogico piemontese, formata<br />

perlopiù da un gruppo di allievi ed estimatori di Ferrante Aporti (1791-1858), <strong>in</strong>fluente pedagogista, che si<br />

attivò nel campo della formazione degli <strong>in</strong>segnanti delle elementari. Era dedicata agli <strong>in</strong>segnanti e a tutti<br />

coloro che erano impegnati nella formazione morale, religiosa e culturale nelle scuole <strong>in</strong>fantili, domenicali,<br />

serali e primarie.<br />

204 C.I. Petitti, Apertura delle scuole di meccanica e di chimica applicate alle arti, seguita <strong>in</strong> Tor<strong>in</strong>o il 15<br />

dicembre 1845. Lezione proemiale detta dal professore di meccanica Cav. Carlo Ignazio Giulio, apparso <strong>in</strong><br />

“Annali universali di statistica”, Milano, 1846, vol. LXXXVII, pp. 75-81; raccolto <strong>in</strong> Petitti, Opere scelte,<br />

Tor<strong>in</strong>o, Fondazione Luigi E<strong>in</strong>audi, 1969; cit., p. 1006.<br />

82


Nonostante le critiche di alcuni suoi contemporanei, Giulio era conv<strong>in</strong>to che, con<br />

l’accortezza di spiegazioni chiare, di concetti appropriati e dell’uso del metodo didattico<br />

<strong>in</strong>duttivo, gli <strong>in</strong>segnamenti scientifici potessero essere compresi da ogni tipo d’<strong>in</strong>telligenza.<br />

L’attività di Giulio <strong>in</strong> questo campo si situa nella Tor<strong>in</strong>o degli anni Trenta e Quaranta,<br />

ancora popolata <strong>in</strong> vastissima parte da lavoratori poveri 205 , <strong>in</strong> una variegata stratificazione<br />

della miseria, che andava dal disoccupato all’<strong>in</strong>abile al lavoro per età o per malattia, ai<br />

numerosissimi mendicanti saltuari o di professione, alle circa 2000 prostitute, ai ladri<br />

occasionali o a tempo pieno, ai ciarlatani e venditori ambulati, vi erano poi i lavoratori <strong>in</strong><br />

bottega (facch<strong>in</strong>i, barcaioli, lustrascarpe, lavandaie, muratori, …), apprendisti, garzoni e<br />

molti operai di manifatture. In tutto il Regno, nella seconda metà degli anni Quaranta, la<br />

popolazione era afflitta da gravi problemi: una persona su dieci viveva di elemos<strong>in</strong>a, la<br />

durata media della vita era <strong>in</strong>torno ai trent’anni, vi erano pessime condizioni sanitarie,<br />

alimentazione scarsa, epidemie ricorrenti, un elevato tasso di mortalità <strong>in</strong>fantile e di nascite<br />

illegittime, orari di lavoro sfibranti (da 12 a 14 ore), ma anche un analfabetismo popolare<br />

elevato (il 32% dei maschi e il 49% delle femm<strong>in</strong>e non sapeva né leggere, né scrivere). In<br />

questo scenario si moltiplicano gli <strong>in</strong>terventi caritativi e assistenziali, pubblici e privati; <strong>in</strong><br />

breve la città divenne famosa come “Tor<strong>in</strong>o benefica” grazie alla sua fitta rete di luoghi di<br />

beneficenza. Ricordiamo, a tal proposito, il Regio Ospedale di Carità (1787, ospitava una<br />

sezione dedicata all’<strong>in</strong>segnamento ai sordomuti), la Piccola Casa della Div<strong>in</strong>a<br />

Provvidenza (1832 grazie a G.B. Cottolengo, per l’assistenza degli <strong>in</strong>fermi), il Pio<br />

Ricovero di Mendicità (istituito con lettere patenti nel 1840 per il problema dei mendicanti<br />

a Tor<strong>in</strong>o, nacque però già nel 1430 da un’ord<strong>in</strong>anza di Amedeo VII), il Monastero delle<br />

povere Orfane (eretto a Tor<strong>in</strong>o f<strong>in</strong> dal 1550), l’Opera pia del Rifugio (1822, fondata dalla<br />

marchesa Giulia Falletti di Barolo, per rifugio a donne uscite dal carcere), l’Opera pia del<br />

monastero del Rosario (detto anche Ritiro delle Sappell<strong>in</strong>e, istituito nel 1822, per<br />

l’educazione di bamb<strong>in</strong>e orfane o abbandonate), e molte altre ancora. In particolare, con<br />

l’<strong>in</strong>tento di un riscatto sociale delle classi più povere, e nell’ambito di un impegno<br />

pastorale di cristianizzazione della società, nascono scuole serali e festive, dette Scuole di<br />

arti e mestieri; come ad esempio quelle nate dall’attività dei salesiani, avviata nel 1853 da<br />

Don Bosco (1815-1888) per i ragazzi dell’oratorio di Valdocco, o il Collegio degli<br />

205 U. Levra, Da una modernizzazione passiva a una modernizzazione attiva, <strong>in</strong> U. Levra, Storia di Tor<strong>in</strong>o.<br />

VI. La città nel Risorgimento (1798-1864), Tor<strong>in</strong>o, E<strong>in</strong>audi, 2000; p. XCV.<br />

83


Artigianelli, fondato <strong>in</strong>torno alla metà del secolo da don Giovanni Cocchi (1813-1895) e<br />

diretto da Don Leopoldo Murialdo (1828-1900).<br />

Dall’obiettivo orig<strong>in</strong>ario di curare la formazione religiosa, si passò a <strong>in</strong>iziative più<br />

articolate, alla creazione di laboratori per la formazione professionale, volti ad andare<br />

<strong>in</strong>contro ai bisogni degli strati urbani più deboli. Erano <strong>in</strong> realtà ancora lontani dal<br />

configurarsi come moderne scuole professionali, ma permisero di arricchire l’<strong>istruzione</strong><br />

tecnico-professionale, che andava così distaccandosi dalla difficile situazione<br />

dell’<strong>in</strong>segnamento pratico di arti e mestieri, dest<strong>in</strong>ato all’apprendistato <strong>in</strong> bottega.<br />

Ove nessuna cura si ha ord<strong>in</strong>ariamente dell’educazione sia morale che <strong>in</strong>tellettuale,<br />

e si adopera il più sovente nei più abbienti servizii domestici e <strong>in</strong> maniera da trarne<br />

immediato profitto per il padrone più che <strong>in</strong> maniera a procurargli l’<strong>in</strong>segnamento e<br />

tanto meno il perfezionamento del mestiere. 206<br />

Esempi di questo tipo d’istituzioni furono le Scuole serali di Mendicità istruita (1846),<br />

rivolte alle “classi <strong>in</strong>dustriose del popolo”, 207 dove i Fratelli delle scuole cristiane<br />

proponevano l’avviamento alle arti, impartendo lezioni di Geometria, Disegno, Ornato,<br />

Francese e Tenuta dei libri commerciali. Nel 1850 nacque la scuola serale di Disegno<br />

<strong>in</strong>dustriale Dora, aperta dal municipio. Fu poi riorganizzato l’Albergo di virtù 208 , antica<br />

istituzione volta all’<strong>in</strong>segnamento pratico delle arti <strong>in</strong>dustriali ai giovani del popolo,<br />

affiancato da alcune lezioni di scrittura, lettura, di Aritmetica, impartite il giovedì e la<br />

domenica. 209 Nel 1857 fu collocata presso l’Albergo anche la Scuola pratica di Tessitura,<br />

grazie al contributo del municipio e della Camera di commercio.<br />

Furono fondate poi scuole professionalizzanti private, come quella per macch<strong>in</strong>isti di<br />

strade ferrate, sorta alla f<strong>in</strong>e degli anni Quaranta su <strong>in</strong>iziativa del direttore generale delle<br />

ferrovie governative, e la Scuola di Metrologia e Geometria l<strong>in</strong>eare, fondata grazie a<br />

Gabriele Capello 210 , consigliere municipale e fabbricante di mobili pregiati.<br />

206 C.I. Petitti di Roreto, Opere scelte, Tor<strong>in</strong>o, Fondazione Luigi E<strong>in</strong>audi, 1969; cit., p. 738.<br />

207 A.Ferraris, 1845-1995. Cento c<strong>in</strong>quantenario dell’istituzione delle prime scuole serali <strong>in</strong> Tor<strong>in</strong>o ad opera<br />

dei Fratelli delle Scuole Cristiane, <strong>in</strong> “Rivista lasalliana”, LXII, 1995, n. I, pp. 18-36.<br />

208 L’Albergo di virtù fu fondato nel 1580 dalla compagnia di San Paolo. Dal 1679 fu unito al Rifugio dei<br />

cattolizzati provenienti dalle valli valdesi. Nello stesso periodo l’istituto si trasferisce <strong>in</strong> Piazza Carl<strong>in</strong>a, dove<br />

rimarrà s<strong>in</strong>o al 1890, per poi traslocare nella sede di via San Secondo 29. Rimase attivo s<strong>in</strong>o al 1954,<br />

configurandosi come una delle istituzioni più longeve sul territorio tor<strong>in</strong>ese.<br />

209 D. Sacchi, Instituti di beneficienza a Tor<strong>in</strong>o, <strong>in</strong> “Annali universali di statistica”, XLIV, 1835; cit., p.96.<br />

210 Gabriele Capello, detto Moncalvo (1806-1877), ebanista, artigiano e <strong>in</strong>tagliatore di grande fama,<br />

trasferitosi a Tor<strong>in</strong>o, fonda nel 1827 una bottega artigianale e si occupa della costruzione di mobili ed<br />

84


In questo contesto si situa anche l’opera scientifica e caritativa di Francesco Faà di<br />

Bruno (1825-1888). Egli era un matematico, militare e sacerdote; fece due soggiorni di<br />

studio <strong>in</strong> Francia (1849-51 e 1854-56), durante i quali non solo si formò come matematico<br />

(assistendo alle lezioni di prestigiosi matematici come, alla Sorbona, August<strong>in</strong> Cauchy,<br />

Charles Duhamel, Charles F. Sturm; e, all’École Polytechnique, Charles Hermite e Joseph<br />

Liouville), ma comprese l’importanza della divulgazione scientifica a vari livelli e la<br />

visione della chiesa militante, impegnata anche sul piano educativo e sociale. Al suo<br />

ritorno a Tor<strong>in</strong>o non solo <strong>in</strong>traprese la carriera come professore universitario, ma avviò<br />

<strong>in</strong>iziative volte alla volgarizzazione della scienza e l’educazione del popolo; tra queste<br />

ricordiamo: la pubblicazione di un almanacco con semplici nozioni di scienza popolare<br />

(sistema metrico decimale, meteorologia, agronomia), l’organizzazione di corsi di fisica<br />

per signore e damigelle, l’istituzione di una Biblioteca mutua circolante (1863) con libri<br />

scientifici e religiosi, e l’<strong>in</strong>venzione di sussidi didattici per l’<strong>in</strong>segnamento di Fisica e<br />

Chimica. 211<br />

La volontà sempre crescente di approfondire la proficua collaborazione tra mondo<br />

operaio e mondo scientifico, raggiunse un più alto livello grazie all’<strong>in</strong>tervento di Carlo<br />

Ignazio Giulio, il quale portò a compimento il programma esposto nel Giudizio<br />

dell’Esposizione del 1844, e promosse la creazione di scuole con uno specifico <strong>in</strong>tento<br />

professionalizzante, più che assistenziale.<br />

Carlo Ilarione Petitti, negli “Annali universali di statistica”, sottol<strong>in</strong>eò come Giulio<br />

ripetutamente <strong>in</strong>sistesse sulla “necessità d’educare e d’istruire gli artefici, <strong>in</strong>iziandoli a<br />

que’ canoni della scienza, senza la conoscenza de’ quali l’arte è un cieco empirismo più<br />

soggetto a fallire che a riuscire nel proprio <strong>in</strong>tento, e segnatamente a progredire <strong>in</strong> modo<br />

veramente proficuo.” 212<br />

elementi di arredamento per le pr<strong>in</strong>cipali dimore sabaude del <strong>Piemonte</strong> e della Liguria. All’Esposizione<br />

Universale di Londra, nel 1851, fu premiato con la medaglia d’oro per la categoria delle arti applicate<br />

all’<strong>in</strong>dustria. Collaborò alla fondazione delle Scuole Operaie San Carlo di Tor<strong>in</strong>o, a lui è dedicata ancora<br />

oggi una sede.<br />

211 L. Giacardi, Francesco Faà di Bruno, la Scienza al servizio della scuola e della società, <strong>in</strong> Nuova<br />

Secondaria, Ed. La Scuola, n. 5, 2011, anno XXVIII; pp. 98-102.<br />

212 C.I. Petitti, Apertura delle scuole…, 1846, pp. 75-81; raccolto <strong>in</strong> C.I. Petitti, Opere scelte, Tor<strong>in</strong>o,<br />

Fondazione Luigi E<strong>in</strong>audi, 1969; cit., p. 1005.<br />

85


La scuola per Misuratori e Agrimensori<br />

Un primo passo avanti verso la formalizzazione della formazione teorico-pratica delle<br />

professioni tecniche avvenne per i mestieri di Misuratore e Agrimensore. Nel 1845 fu<br />

emanato il Regolamento per la pratica da farsi dagli allievi misuratori e agrimensori,<br />

grazie al quale, partendo da alcune proposte di Giulio, fu avviato un processo di crescente<br />

statalizzazione del sistema d’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> per tali professioni. Occorre notare come<br />

tale esigenza sia una conseguenza diretta del progetto generale di modernizzazione del<br />

Regno di Sardegna; nonostante Misuratori e Agrimensori avessero una lunga tradizione<br />

alle spalle, erano richieste competenze tecniche all’avanguardia, <strong>in</strong> grado di far fronte ai<br />

mutamenti nelle campagne, allo sviluppo di nuove culture agricole, alla<br />

meccanicizzazione, ma anche al progressivo processo di urbanizzazione e alla crescita<br />

d’<strong>in</strong>frastrutture e servizi.<br />

L’importanza che hanno le professioni di Misuratore e di Agrimensore per la estesa<br />

loro <strong>in</strong>fluenza <strong>in</strong> affari di pubblico e di privato <strong>in</strong>teresse […]. 213<br />

I Regolamenti precedenti prevedevano che gli aspiranti al titolo di Misuratore e<br />

Agrimensore, dopo aver frequentato un corso di grammatica superiore, e averne sostenuto<br />

con successo l’esame, dovessero fare un tiroc<strong>in</strong>io, rispettivamente, triennale e biennale,<br />

presso un Ingegnere, Architetto, Misuratore o Agrimensore, al term<strong>in</strong>e del quale era<br />

previsto un esame da tenersi a Tor<strong>in</strong>o. Tuttavia, la preparazione degli studenti al term<strong>in</strong>e<br />

del praticantato era molto spesso <strong>in</strong>sufficiente: chi era addetto alla loro formazione aveva<br />

abbandonato gli studi da molto tempo (se com<strong>in</strong>ciati) e non era né aggiornato, né <strong>in</strong> grado<br />

di impartire gli <strong>in</strong>segnamenti richiesti all’esame f<strong>in</strong>ale. Inoltre, esisteva il fenomeno per cui<br />

i maestri spesso temevano di mettere a rischio il loro posto di lavoro, quello che Giulio<br />

def<strong>in</strong>ì “gelosia, che <strong>in</strong> ciascun allievo gli fa scorgere un rivale”. 214 Inoltre, capitava spesso<br />

che gli allievi ricevessero un certificato di pratica triennale, pur avendo fatto pochi mesi; o<br />

accadeva che alcuni mesi prima dell’esame essi prendessero lezioni private di Aritmetica e<br />

Geometria da un ripetitore approvato.<br />

213 Manifesto del Magistrato della Riforma sopra gli studi col quale si rende noto al Pubblico il Regolamento<br />

per la pratica da farsi dagli Allievi Misuratori ed Agrimensori, 10 settembre 1845, segretario Sobrero,<br />

Tor<strong>in</strong>o, Stamperia Reale, 1845, cit., nota <strong>in</strong>iziale.<br />

214 BPT, AG, cont. 42, Osservazioni sul Corso di Filosofia positiva e sull’<strong>in</strong>segnamento della Geometria<br />

pratica, lette nella seduta tenuta dell’Eccel.mo Mag.to della Riforma con <strong>in</strong>tervento de’ presidi il Agosto<br />

1842, s.d., ms.; cit., p.6v.<br />

86


Per questi motivi, data anche l’importanza e la penuria di tali professioni nel Paese,<br />

Giulio e altri professori della classe di Matematica dell’Università di Tor<strong>in</strong>o, richiesero f<strong>in</strong><br />

dagli <strong>in</strong>izi degli anni Quaranta la creazione di una Scuola centrale teorico-pratica di<br />

Geometria, da stabilirsi a Tor<strong>in</strong>o, alla quale potessero accedere studenti di tutte le<br />

prov<strong>in</strong>ce. L’obiettivo era ancora lontano, ma nel 1845 furono già presi alcuni<br />

provvedimenti per il miglioramento di questa situazione, consistenti perlopiù nell’aumento<br />

dei controlli sullo svolgimento della pratica: per essere ammessi all’esame da Misuratore<br />

occorreva un praticantato di 3 anni (2 per gli Agrimensori) presso un Ingegnere, Architetto<br />

o Misuratore (art.1°), i quali dovevano spedire al richiedente e al Riformatore prov<strong>in</strong>ciale<br />

uno specifico Certificato di accettazione (art.4°), egli veniva così <strong>in</strong>serito nel Registro degli<br />

Allievi di Geometria pratica (art. 5°). Ogni sei mesi doveva essere <strong>in</strong>viata una relazione<br />

sull’andamento degli studi e della pratica dell’aspirante Misuratore (art. 6°). Al<br />

praticantato si poteva accedere solo dopo aver seguito il corso e superato l’esame di<br />

grammatica superiore presso un pubblico Collegio (art.3°). Un anno di studio alla pubblica<br />

scuola di Geometria pratica equivaleva a un anno di pratica (art. 2°), pertanto superatone<br />

l’esame si riduceva di un anno il tiroc<strong>in</strong>io. Al term<strong>in</strong>e dei tre anni il Riformatore<br />

prov<strong>in</strong>ciale doveva spedire un Certificato di ammissione all’esame f<strong>in</strong>ale (art. 8°).<br />

Per facilitare lo studio degli allievi, <strong>in</strong> vista dell’esame di patente, era prevista la<br />

stesura di un libro di testo di Geometria pratica per uso degli aspiranti Misuratori e<br />

Agrimensori, che sarebbe stato utilizzato come testo per l’esame verbale f<strong>in</strong>ale; tuttavia il<br />

progetto non fu mai realizzato. Le direttive per l’esame f<strong>in</strong>ale furono specificate nel Regio<br />

decreto dell’8 aprile 1850 e prevedevano che gli allievi presentassero una trattazione scritta<br />

sulla risoluzione di un problema di misura, di livellazione o, <strong>in</strong> generale, di un esercizio<br />

pratico tipico della professione cui il candidato aspirava. Nell’esame verbale, <strong>in</strong>vece, i<br />

misuratori erano tenuti a dar prova delle loro conoscenze <strong>in</strong> Aritmetica, Geometria piana e<br />

solida, misura dei terreni, rilevamento dei piani, livellazione e misura pratica dei solidi e<br />

delle fabbriche; gli Agrimensori erano esam<strong>in</strong>ati sull’Aritmetica, la Geometria piana, la<br />

misura dei terreni e delle fabbriche rustiche 215 .<br />

215 Regio decreto dell’8 aprile 1850, col quale si prescrive il tempo opportuno per gli esami di misuratore e<br />

di agrimensore nell’università di Tor<strong>in</strong>o, a firma del m<strong>in</strong>istro Mameli, Tor<strong>in</strong>o, 1850; art. 5.<br />

87


Le Scuole di Meccanica e Chimica applicate alle Arti<br />

Il 31 ottobre 1844 Giulio fu nom<strong>in</strong>ato Rettore dell’Università di Tor<strong>in</strong>o, carica che<br />

mantenne f<strong>in</strong>o al 1847, e che gli permise di riunire le esperienze didattiche degli anni<br />

precedenti e le sue idee sulla formazione <strong>tecnica</strong>, per promuovere e partecipare attivamente<br />

alla creazione delle Scuole di Meccanica applicata alle arti e di Chimica applicata alle<br />

arti; istituite con il Regio brevetto, n° 488, del 3 maggio 1845, e avviate il 15 dicembre<br />

1845 216 . Erano situate presso l’Accademia delle scienze di Tor<strong>in</strong>o, <strong>in</strong> tre sale al pianterreno<br />

dell’isolato di San Francesco da Paola. La scelta della sede era temporanea, <strong>in</strong> attesa che<br />

fosse eretto un edificio apposito. Si trattò di un “esperimento” di scuola professionale, un<br />

primo prudente passo verso un più ampio progetto di diffusione dell’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> <strong>in</strong><br />

tutto il Regno.<br />

L’<strong>in</strong>iziativa fu accolta con grande sostegno da parte del m<strong>in</strong>istro dell’Interno Luigi Des<br />

Ambrois, dal presidente del Magistrato della Riforma, Cesare Alfieri di Sostegno (1799-<br />

1869), e dallo stesso sovrano Carlo Alberto. Carlo Ilarione Petitti, <strong>in</strong> un articolo degli<br />

“Annali universali di statistica”, descrive l’<strong>in</strong>iziativa come “una nuova prova<br />

dell’illum<strong>in</strong>ata maniera con cui il governo sardo ha provveduto all’uopo”. 217 Le due<br />

scuole erano alle dipendenze del M<strong>in</strong>istero dell’<strong>in</strong>terno e sottoposte alla vigilanza della<br />

Camera di agricoltura e commercio 218 . I professori erano nom<strong>in</strong>ati dal governo, su proposta<br />

di Des Ambrois.<br />

A Giulio era affidata la Scuola di Meccanica applicata alle Arti, mentre quella di<br />

Chimica fu diretta da Ascanio Sobrero, figura autorevole <strong>in</strong> campo scientifico, formatosi<br />

“alle più celebri scuole d’Europa ne’ più recenti progressi della scienza”, 219 fu assistente<br />

alla cattedra di Chimica all’Università. Le due scuole erano volutamente riunite, <strong>in</strong> quanto,<br />

come scrisse Sobrero <strong>in</strong> una lettera a Giulio, erano accomunate da un unico scopo: sfruttare<br />

216 L’apertura delle Scuole era prevista per il 15.12.1845 (Manifesto della R. Camera d’Agricoltura e di<br />

Commercio di Tor<strong>in</strong>o, n° 529, Tor<strong>in</strong>o, 2.12.1845, art. 6, a firma del Presidente della R. Camera N. Di<br />

Pollone), <strong>in</strong> tale giorno si tenne la lezione di apertura; gli appunti di C. I. Giulio risalgono al 22.12.1845<br />

(BPT, AG, cont. 49, cam. 1, “Lezioni di meccanica applicata, svolte presso l’Istituto Tecnico, da C. I.<br />

Giulio”, 1845-1852).<br />

217 C.I. Petitti, Brevetto col quale S.M. sarda stabilisce <strong>in</strong> Tor<strong>in</strong>o, sotto la dipendenza della regia segreteria<br />

di stato per gli affari dell’<strong>in</strong>terno, due pubbliche scuole, una di chimica e l’altra di meccanica applicata alle<br />

arti, apparso <strong>in</strong> “Annali universali di statistica”, Milano, 1845, vol. LXXXIV; pp. 203-205. Raccolto <strong>in</strong><br />

Opere scelte, Tor<strong>in</strong>o, Fondazione Luigi E<strong>in</strong>audi, 1969; cit., p. 988.<br />

218 Regio Brevetto col quale S.M. stabilisce <strong>in</strong> Tor<strong>in</strong>o sotto la dipendenza della Regia Segreteria di Stato per<br />

gli affari dell’Interno due pubbliche scuole una di chimica, e l’altra di meccanica applicate alle arti, a firma<br />

di Des Ambrois, 3.5.1845, Stamperia Reale, Tor<strong>in</strong>o; art. 2.<br />

219 C.I. Petitti, Opere scelte, Tor<strong>in</strong>o, Fondazione Luigi E<strong>in</strong>audi, 1969; cit., p. 988.<br />

88


le Scienze applicate alle arti per “l’<strong>in</strong>civilimento dei popoli” e il “miglioramento delle sorti<br />

loro”, egli sosteneva che per questo motivo “le due scuole non potranno essere gelose<br />

l’una dell’altra e poste allo stesso livello”. 220<br />

Le scuole erano rivolte a un pubblico molto ampio e vario <strong>in</strong> fatto di età, di condizione<br />

e anche di prelim<strong>in</strong>are <strong>istruzione</strong>. Tra gli artigiani e gli operai, erano presenti alle lezioni<br />

alcuni “dilettanti”, curiosi o desiderosi di acquisire generiche conoscenze sulle <strong>in</strong>dustrie<br />

meccaniche e chimiche, ma anche studenti del corso di Matematica all’Università, <strong>in</strong>vitati<br />

dallo stesso Giulio; esemplare a tal proposito la testimonianza di Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella, allora<br />

studente del terzo anno d’<strong>in</strong>gegneria:<br />

“[…] Giulio ci vuole alla scuola di meccanica applicata alle arti […]. Le scuole di<br />

meccanica e di chimica applicata alle arti […] seguono ad essere frequentate con<br />

assiduità particolare: quella di Giulio <strong>in</strong> specie è così stivata di persone che un<br />

quarto d’ora prima non è possibile trovar posto: quella di Sobrero è un po’ più<br />

rilassata, sicché ci si trova sempre posto […].” 221<br />

La collaborazione da parte della popolazione fu subito forte e <strong>in</strong>aspettata. Giulio<br />

raccontò di come ci fossero dubbi sulla riuscita del progetto, rivolto pr<strong>in</strong>cipalmente a<br />

lavoratori adulti, qu<strong>in</strong>di non abituati allo studio e alla costante attenzione richiesta da una<br />

scuola. L’<strong>in</strong>fondatezza di tali dubbi si dimostrò ben presto grazie allo straord<strong>in</strong>ario e<br />

<strong>in</strong>aspettato numero di persone presentatisi alle iscrizioni: oltre 600 <strong>in</strong> pochi giorni, e molti<br />

altri nei giorni successivi, di cui solo 189 furono ammessi, a causa della capacità ristretta<br />

dell’aula e delle particolari condizioni necessarie per l’<strong>in</strong>segnamento. È <strong>in</strong>teressante<br />

leggere la ripartizione degli alunni della Scuola nel primo anno tra le diverse professioni. 222<br />

Professione N°<br />

Legnaiuoli, ebanisti, carrozzai, tornitore 12<br />

Macch<strong>in</strong>isti 11<br />

Gioiellieri, orefici 12<br />

Orologiai 7<br />

220<br />

BPT, AG, cont. 34, lettera di Ascanio Sobrero a C. I. Giulio, 2.12.[1845]; cit., p. 1r. L’anno è desunto dal<br />

contenuto della lettera, riguardante la lezione di apertura delle Scuole di Meccanica e di Chimica applicate<br />

alle Arti, tenuta il 15 dicembre 1845.<br />

221<br />

Q. Sella, Epistolario, cit.; brano tratto dalle lettere familiari del 2.12.1845, p.22; del 24.1.1846, p.27; del<br />

3.4.1846, p.31.<br />

222<br />

C.I. Giulio, Relazione sul primo anno di corso ..., 1846 cit., pp. XVI.<br />

89


Fabbricanti di stoffe e passamani 12<br />

Fabbricanti di tappezzerie di carta 3<br />

Fabbri ferrai, fonditori, ottonaio, lattonaio, coltellato, armaiuolo 10<br />

Disegnatori, pittori, scultori, stuccatori, <strong>in</strong>cisori 22<br />

Misuratori ed allievi misuratori 18<br />

Muratori 3<br />

Compositori tipografici, cappellaio, vetraio, pellicciaio 3<br />

T<strong>in</strong>tore, stampator di stoffe, liquorista, saponaio, candelaio, verniciatore,<br />

giard<strong>in</strong>ieri<br />

Applicati alla Regia fabbrica dei tabacchi, ed al laboratorio dell’Arsenale 9<br />

Impiegati diversi 25<br />

Senza <strong>in</strong>dicazione precisa 23<br />

Carlo Ilarione Petitti di Roreto <strong>in</strong> una lettera del 1847 a Michele Erede raccontò di<br />

come nell’anno 1846 dei 600 uditori, solo 70 fossero “veri operai”, e che l’anno<br />

successivo il loro numero raddoppiò, anche grazie all’allargamento dei locali, ma che molti<br />

rimanevano comunque fuori per mancanza di posto “f<strong>in</strong>ché non siano fatte ancora altre<br />

scuole, che avrei voluto trovare nelle 24 ore, se fossi stato al luogo di coloro, cui<br />

apparteneva provvedere”. 223<br />

La scuola che immag<strong>in</strong>ava Giulio non voleva creare geometri, fisici, chimici o<br />

matematici, ma voleva far acquisire una scienza accomodata ai bisogni pratici. A riguardo,<br />

nell’Archivio Giulio della Biblioteca storica della Prov<strong>in</strong>cia di Tor<strong>in</strong>o è conservato un<br />

bellissimo manoscritto dal titolo Dell’<strong>in</strong>segnamento tecnico (riportato <strong>in</strong>tegralmente<br />

nell’Appendice B), <strong>in</strong> cui il professore fa l’esempio di come la Geometria descrittiva, la<br />

Chimica, la Meccanica debbano essere considerati degli amici per falegnami, t<strong>in</strong>tori o<br />

pentolai, amici da cui si può trarre un sicuro aiuto al bisogno.<br />

Voi siete falegname, mio buon amico! […] Non vi è mai succeduto di sbagliare, e di<br />

sprecare il tempo, la fatica ed il legno? Quando avete da fare una scala, un lavoro di<br />

Architettura, non siete sovente imbrogliato voi medesimo a farvi una giusta idea<br />

della forma e della commessura delle parti che dovete impiegare. E non accettereste<br />

223 Cfr. A. Codigliona, Dagli albori della libertà al proclama di Moncalieri. Lettere del conte I. Petitti di<br />

Roreto, Tor<strong>in</strong>o, 1931; contenente le lettere del conte Petitti a Michele Erede dal marzo del 1846 all’aprile<br />

1850.<br />

8<br />

90


con premura l’aiuto di un amico discreto e saggio che sciogliesse tutti i vostri dubbi,<br />

e vi <strong>in</strong>segnasse una regola sicura e chiara, di far bene e presto? Quest’amico lo<br />

vorreste voi resp<strong>in</strong>gere, perché ha un nome che non comprendete, perché <strong>in</strong>vece di<br />

chiamarsi Marco, o Bernardo // si chiama la Geometria Descrittiva? 224<br />

Si ricordi, <strong>in</strong>oltre, che al term<strong>in</strong>e del primo anno scolastico, nel giugno del 1846, nelle<br />

ore serali, Giulio tenne presso la Scuola di Meccanica quattro lezioni sul sistema metrico-<br />

decimale 225 , appena <strong>in</strong>trodotto a livello legislativo; l’<strong>in</strong>tento era farne comprendere i<br />

vantaggi, le differenze dal vecchio, e aiutare nella comprensione delle tavole di<br />

conversione. La lezione sul nuovo sistema, <strong>in</strong> particolare, affrontava con cura le misure<br />

l<strong>in</strong>eari, superficiali, dei solidi, di capacità, di peso, e per ognuna si soffermava sulla<br />

scrittura e lettura delle unità di misura, sul loro significato, sui prefissi per i loro multipli e<br />

sottomultipli.<br />

L’obiettivo di Giulio era istituire una scuola pubblica nel più ampio significato della<br />

parola. Per quanto riguarda l’accesso, fu approvato il decreto del 2 dicembre 1845, <strong>in</strong> cui<br />

si dichiarava che la frequenza alle lezioni doveva essere facoltativa (art.° 1), così come<br />

l’esame f<strong>in</strong>ale (art°. 4); i vantaggi di tale ord<strong>in</strong>amento furono subito visibili grazie alla<br />

frequenza costante e la diligenza degli uditori:<br />

“questo fatto è prova novella, che gli uom<strong>in</strong>i si conducono meglio con la fiducia e la<br />

dolcezza, che co’ rigori e con le m<strong>in</strong>acce, e che la miglior precauzione contro il<br />

disord<strong>in</strong>e consiste sovente nel non prenderne alcuna.” 226<br />

Le lezioni erano previste per le ore serali, due o tre volte a settimana, per venire<br />

<strong>in</strong>contro alle esigenze lavorative di molti studenti. Essi erano, <strong>in</strong>fatti, suddivisi <strong>in</strong><br />

“dilettanti” e “frequentanti”; questa seconda classe era tenuta ad assistere assiduamente<br />

alle lezioni e agli esercizi pratici, e a svolgere i lavori assegnati dai professori; al term<strong>in</strong>e<br />

del corso ricevevano un attestato di frequenza e dovevano sostenere un esame verbale.<br />

Erano, <strong>in</strong>oltre, previste alcune medaglie d’argento “a titolo di <strong>in</strong>coraggiamento” 227 per gli<br />

studenti più diligenti e dist<strong>in</strong>tisi negli studi.<br />

224 BPT, AG, cont. 46, Dell’<strong>in</strong>segnamento tecnico, ms., senza data (posteriore al 1852); cit., pp. 2r-2v.<br />

225 C. I. Giulio, Quattro lezioni sul sistema metrico decimale, dette da C. I. Giulio nella Scuola di Meccanica<br />

applicata alle arti le sere delli 20, 23, 27 e 30 giugno 1846, Pomba e Editori, Tor<strong>in</strong>o, 1846.<br />

226 C.I. Giulio, Relazione sul primo anno di corso …, 1846 cit., p. XIII.<br />

227 BPT, AG, cont. 69, cam. 3, lettera di Giulio, datata 20.3.1844, scritta probabilmente al Magistrato della<br />

Riforma, dal titolo Per l’apertura delle scuole di Meccanica e Chimica applicata alle arti, ms., cit.; p. 4v.<br />

91


Nel primo anno, dei 189 alunni, 51 s’iscrissero all’esame, ma soli 39 si presentarono.<br />

L’esame consisteva <strong>in</strong> una prova pratica: era mostrata all’alunno una figura e richiesto il<br />

nome e le parti del modello, era prevista <strong>in</strong>oltre la risoluzione di due o tre questioni o per<br />

via grafica o aritmetica. Tra gli esam<strong>in</strong>andi otto furono rimandati a un’ulteriore prova<br />

all’<strong>in</strong>izio di novembre, sette ottennero ottimi risultati e altri otto dimostrarono lodevoli<br />

capacità. Giulio nella relazione <strong>in</strong>serisce i loro nomi, accompagnati dal relativo mestiere.<br />

La democratizzazione della scuola si esplicava anche nella scelta di adottare la l<strong>in</strong>gua<br />

italiana (e non il lat<strong>in</strong>o come all’Università), nei contenuti delle lezioni e nei metodi<br />

didattici. L’idea alla base del progetto era d’<strong>in</strong>fondere nel pubblico l’amore per le Scienze<br />

e la stima per quelle professioni che ne sfruttano le applicazioni per i bisogni della vita<br />

civile, pr<strong>in</strong>cipalmente per contribuire al progresso delle fabbriche e <strong>in</strong>dustrie, ma anche al<br />

benessere delle famiglie.<br />

I corsi previsti da Giulio dovevano essere strutturati <strong>in</strong> modo da associare all’arte<br />

pratica i pr<strong>in</strong>cipi scientifici <strong>in</strong> essa sottesi, <strong>in</strong> modo da differenziarsi dall’<strong>in</strong>segnamento<br />

simile a quello delle botteghe r<strong>in</strong>ascimentali, e mantenere il rigore e la certezza delle basi<br />

matematiche. In questo modo permettevano di dare un’<strong>istruzione</strong> a manifattori e operai,<br />

che garantisse la piena comprensione delle potenzialità e dei miglioramenti apportabili<br />

nelle macch<strong>in</strong>e.<br />

Dannoso può venir loro, da un <strong>in</strong>segnamento che non sia fondato su’ giusti pr<strong>in</strong>cipj<br />

della Scienza, essendo essi purtroppo corrivi a concepire degli effetti delle macch<strong>in</strong>e<br />

esagerate e vane speranze, le quali traggonli soventi volte, <strong>in</strong> <strong>in</strong>utili e dispendiosi<br />

tentativi, ed <strong>in</strong> ispecolazioni rov<strong>in</strong>ose. 228<br />

Inoltre, con la crescita dell’<strong>in</strong>dustrializzazione si aggravarono i fenomeni <strong>in</strong>fortunistici e<br />

l’<strong>in</strong>sorgere di malattie, Giulio vedeva negli scopi dell’<strong>istruzione</strong> tecnico-scientifica anche<br />

quello della sicurezza a lavoro, un tema di cui la classe dirigente com<strong>in</strong>ciò a occuparsi<br />

proprio <strong>in</strong> questo periodo. In una lezione tenuta nel giugno del 1846, dopo aver enumerato<br />

i vantaggi delle macch<strong>in</strong>e e ricordato i contributi di Babbage, disse:<br />

228 BPT, AG, cont. 69, cam. 3, Parere sulla domanda del sig. Candido Mejnardi per aprire a Tor<strong>in</strong>o un<br />

pubblico studio di Meccanica, ms., Tor<strong>in</strong>o, 6 giugno 1837; cit., p. 2r.<br />

92


Le macch<strong>in</strong>e possono tutelare la salute e la vita dei lavoratori, sia scemando la loro<br />

fatica, sia guardandoli da imm<strong>in</strong>enti pericoli, sia sottraendoli all’azione di nocive<br />

esalazioni e ad altre lente ma sicure cagioni di malattie e di morti immature 229 .<br />

Il metodo didattico <strong>in</strong>duttivo<br />

Il raggiungimento degli scopi prefissi nella creazione di tali scuole era un obiettivo<br />

molto ambizioso, visto l’uditorio cui erano rivolte.<br />

Come si parlerà di Chimica e di Meccanica a povera gente che appena appena<br />

fra<strong>in</strong>tendono l’italiano? Che non hanno l’occhio e la mente avvezze all’<strong>in</strong>telligenza<br />

dei disegni? Che non sono <strong>in</strong> grado di copiare bene o male una figura? Che non<br />

sognano neppur l’esistenza di una proposizione di Geometria? 230<br />

In diverse occasioni, Giulio sottol<strong>in</strong>eò il bisogno di un’attenzione costante da parte dei<br />

professori, i quali dovevano garantire <strong>esposizioni</strong> chiare e semplici, ma che non perdessero<br />

di rigore scientifico. Il pr<strong>in</strong>cipale mezzo per realizzare questa <strong>in</strong>dicazione era l’utilizzo di<br />

oggetti di vita quotidiana, o di strumenti di lavoro, come ausilio nelle spiegazioni teoriche.<br />

In questo modo le astrazioni, che le materie imponevano, potevano diventare meno ostiche<br />

e si poteva scorgere con più facilità la loro importanza nelle applicazioni alle arti.<br />

[…] bisogna prima di tutto dare l’idea sensata dell’oggetto che si prende a<br />

considerare, e far nascere così il desiderio di seguir il filo de’ ragionamenti che si<br />

vogliono proporre, di ben comprendere le conseguenze che se ne deggiono trarre.<br />

[…] Guai a chi dello studio vorrà farne un gioco! Ma guai egualmente a chi<br />

ripudierà ogni amenità, ogni piacevolezza, ogni gioco: egli sem<strong>in</strong>erà noia e<br />

scoraggiamento, e gli sbadigli degli uditori puniranno la gravità del maestro. 231<br />

Gli appunti delle lezioni di Meccanica applicata, tenute da Giulio tra il 1845 e il 1858,<br />

(fogli manoscritti conservati presso la Biblioteca storica di Tor<strong>in</strong>o 232 ), e i quadernetti di<br />

Sunti delle Lezioni di Meccanica applicata alle arti, dette l’anno 1846-47 (Tor<strong>in</strong>o, G.<br />

Pomba, 1847) 233 sono esemplari del metodo proposto dal professore. Le lezioni prelim<strong>in</strong>ari<br />

229<br />

A. Gar<strong>in</strong>o-Can<strong>in</strong>a, Il pensiero politico-economico di Carlo Ignazio Giulio, R. Accademia delle Scienze,<br />

Tor<strong>in</strong>o, 1835; cit., p. 35.<br />

230<br />

BPT, AG, cont.69, cam. 3, Rimessa al Cavalier di Pollone, ms., giugno 1845; cit., p. 1v.<br />

231<br />

BPT, AG, cont. 69, C.I. Giulio, Relazione sul primo anno di corso ..., 1846 cit., p. XVIII.<br />

232<br />

BPT, AG, cont. 49, cam. 1 (1845-1852) e cont. 50 (1852-53, 1853-54, 1854-55, 1856-57, 1857-58)<br />

233<br />

Presso la Biblioteca storica di Tor<strong>in</strong>o sono conservati 10 quadernetti di “Sunti delle lezioni di meccanica<br />

applicata alle arti, dette l’anno 1846-47nelle Regie Scuole Tecniche di Tor<strong>in</strong>o da C.I. Giulio”, con correzioni<br />

93


di Geometria sono particolarmente <strong>in</strong>teressanti; Giulio, <strong>in</strong>fatti, <strong>in</strong>troduce le prime<br />

def<strong>in</strong>izioni di punto e retta partendo dai sensi. Egli spiega che l’osservazione dei corpi ne<br />

rivela le proprietà generali, come l’estensione, impermeabilità e l’<strong>in</strong>erzia, e quelle<br />

particolari, ossia il colore, l’odore, il sapore, il suono o la temperatura. Dall’osservazione<br />

occorre effettuare un’astrazione, cosicché ai corpi fisici siano associati corpi geometrici; è<br />

<strong>in</strong>teressante vedere come il professore scelga di spiegare la loro differenza tramite esempi<br />

pratici, ossia mediante l’analogia con le forme e i modelli che usano i fonditori, con il vano<br />

di una cupola, e con le ombre e immag<strong>in</strong>i ottiche 234 . Per la descrizione degli enti<br />

geometrici fondamentali, la retta e il punto, Giulio, pur affermando che per def<strong>in</strong>ire i corpi<br />

non abbiamo sempre bisogno di considerare tutte le dimensioni (usa come esempi i campi,<br />

le piazze, la grandezza di un foglio, etc.), evita la def<strong>in</strong>izione euclidea e parte da quella di<br />

superficie, facendo derivare da essa quelle <strong>in</strong>tuitive di l<strong>in</strong>ea (l’odierno segmento, manca il<br />

concetto di retta) e punto.<br />

“Superficie_ è il limite dello spazio occupato dal corpo.<br />

L<strong>in</strong>ea_ è il conf<strong>in</strong>e di due Superficie. Spigoli di un Poliedro. Perimetro della base di<br />

un cil<strong>in</strong>dro, Pallone. Figura piana di due colori.<br />

Punto è il term<strong>in</strong>e o limite di due l<strong>in</strong>ee. Figura di 4 colori. Vertice di un cono. Angoli<br />

solidi dei poliedri.<br />

[…] La l<strong>in</strong>ea retta è la più breve tra due punti. Strade di pianura e di montagna. Filo<br />

teso tra due punti si stende <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea retta. Tra due punti una sola retta ed <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ite<br />

curve, la retta è asse di rotazione. Filo della S<strong>in</strong>opia 235 . Filo a piombo”. 236<br />

Giulio decide, dunque, di sacrificare l’aspetto rigoroso della Geometria, per favorire la<br />

piena comprensione di tali enti fondamentali. Si rileva un uso abbondante di esempi<br />

provenienti dalla vita quotidiana e lavorativa degli uditori; è <strong>in</strong>teressante l’uso della figura<br />

con più colori per def<strong>in</strong>ire la retta (<strong>in</strong> realtà segmento, la dist<strong>in</strong>zione non è spiegata) e il<br />

punto; e del filo a piombo per la l<strong>in</strong>ea retta.<br />

e aggiunte a penna (BPT, AG, cont. 51); è possibile consultare i testi <strong>in</strong> un volume unico (di 345 pag<strong>in</strong>e)<br />

presso la Biblioteca digitale dell’Accademia delle Scienze di Tor<strong>in</strong>o.<br />

234 BPT, AG, cont. 49, cam. 1, Scuola di Meccanica applicata, Lezione Seconda, della Geometria, 3.1.1846<br />

[<strong>in</strong> realtà sul testo è scritto 1845, vista la data formale di istituzione della Scuola e le Relazioni successive<br />

dello stesso Giulio, è sicuramente un errore]; p. 9.<br />

235 L<strong>in</strong>ea guida che i falegnami segnano sul legno per segare <strong>in</strong> modo preciso.<br />

236 BPT, AG, cont. 49, cam. 1, Lez. 2°, Mecc. Applic., 3.1.1846; p. 10.<br />

94


Nelle lezioni, Giulio, dopo aver dato le varie def<strong>in</strong>izioni e proprietà, corredate sempre di<br />

molti esempi, ne descrive le applicazioni tramite alcuni metodi utilizzati da diversi<br />

artigiani (per esempio taglialegna, giard<strong>in</strong>ieri e aratori, per tracciare l<strong>in</strong>ee rette usano la<br />

riga o le proprietà della luce). 237<br />

Un altro punto <strong>in</strong>teressante delle lezioni prelim<strong>in</strong>ari di Geometria è quello riguardante il<br />

parallelismo e la perpendicolarità. Una volta def<strong>in</strong>iti gli angoli e, qu<strong>in</strong>di, le rette<br />

perpendicolari, Giulio pone la seguente domanda:<br />

Due rette perpendicolari ad una terza comunque prolungate non s’<strong>in</strong>contrano;<br />

perché? Si dicono Parallele. Solchi dei campi. Aiuole de’ giard<strong>in</strong>i, viali di alberi. Vie<br />

di Tor<strong>in</strong>o. Pett<strong>in</strong>e da tessitore. […]<br />

Le perpendicolari comprese fra parallele sono tutte eguali fra loro, sono la misura<br />

della distanza delle due parallele, sono anche parallele fra loro (dimostrasi per<br />

ripiegamento). 238<br />

Sono, dunque, presenti proposizioni teoriche, spiegate non solo tramite esempi pratici,<br />

ma anche “dimostrate” <strong>in</strong> maniera <strong>in</strong>tuitiva con l’uso di oggetti.<br />

Alla def<strong>in</strong>izione degli enti fondamentali, Giulio faceva seguire le lezioni <strong>in</strong>troduttive<br />

alla C<strong>in</strong>ematica: il concetto di tempo, di punto mobile, di velocità, def<strong>in</strong>izione di moto<br />

equabile (“o uniforme”, per cui fa l’esempio dell’acqua di un canale e delle macch<strong>in</strong>e nelle<br />

manifatture 239 ) ed equabilmente accelerato, il moto assoluto e relativo (esempio con treni<br />

e navi), 240 la rappresentazione del moto tramite l<strong>in</strong>ee curve e tabelle, la def<strong>in</strong>izione di curva<br />

concava, convessa, e di punto di flesso (tramite il movimento di un punto ancorato a un filo<br />

rettil<strong>in</strong>eo legato a un cuneo e il grafico del suo moto). 241<br />

Il passaggio dalla C<strong>in</strong>ematica alla D<strong>in</strong>amica, e qu<strong>in</strong>di alle parti più applicative della<br />

Meccanica, è realizzato con l’enunciato del Pr<strong>in</strong>cipio di causalità, con la def<strong>in</strong>izione di<br />

forza e delle diverse cause di moto. È <strong>in</strong>teressante la frase con cui esordisce nella prima<br />

lezione di D<strong>in</strong>amica, durante il corso dell’anno scolastico 1849-50.<br />

237<br />

BPT, AG, cont. 49, cam. 1, Lez. 3°, Mecc. Applic., 3.1.1846; p. 12.<br />

238<br />

BPT, AG, cont. 49, cam. 1, Lez. 4°, Mecc. Applic., 10.1.1846; p. 15.<br />

239<br />

BPT, AG, cont. 49, cam. 1, Delle varie specie di moto, rispetto alla velocità, Sunto della Lezione terza,<br />

ms., s.d.; p. 3v.<br />

240<br />

BPT, AG, cont. 49, cam. 2, Mecc. Applic., Lez. 13°, ms., 24.1.1850; p.1r.<br />

241<br />

BPT, AG, cont. 49, cam. 2, Mecc. Applic., Lez. 8°, ms., 7.1.1850; p.1r.<br />

95


F<strong>in</strong>ora ci siamo occupati di Astrazioni. Veniamo adesso ai fatti. Abbiamo preparate<br />

le armi. Veniamo al combattere. 242<br />

Se nella prima parte del corso, più <strong>in</strong>troduttiva, Giulio non cita alcun autore di libri di<br />

testo, né <strong>in</strong>ventori e scienziati, <strong>in</strong> questa sezione fa riferimento a teorie, metodi e strumenti<br />

d’illustri personaggi. Tra gli scienziati italiani sono citati: Galileo Galilei, per<br />

l’isocronismo del pendolo, 243 di cui è riportato il racconto del lampadario nel Duomo di<br />

Pisa, e per il piano <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>ato; 244 e Nicolò Tartaglia per il moto di un proiettile, 245 di cui sono<br />

date alcune notizie biografiche.<br />

Si fa poi riferimento alla macch<strong>in</strong>a di George Atwood (1746-1807), per la verifica delle<br />

leggi di caduta dei gravi 246 , alla macch<strong>in</strong>a di Richard Arkwright (1732-1792), 247 alla<br />

macch<strong>in</strong>a a vapore di James Watt (1736-1819), 248 ai pendoli a compensazione di John<br />

Harrison (1693-1776) e dell’orologiaio George Graham (1673-1751), e al pendolo di ferro<br />

e piombo di Johann Friedrich Benzenberg (1777-1846). 249<br />

Negli appunti di Giulio troviamo diverse figure (negli appunti a fianco del testo, nel<br />

Sunti delle lezioni al fondo del volume, secondo l’usanza del tempo), specialmente nella<br />

parte di Geometria; non sono utilizzate formule (per esempio la formula per ricavare la<br />

velocità di un mobile è spiegata a parole), 250 né sono citati libri di testo. L’uso di esempi<br />

pratici e la raccolta di dati sperimentali abbondano durante tutte le lezioni.<br />

In questo senso il metodo didattico proposto dalla scuola si poteva def<strong>in</strong>ire di tipo<br />

<strong>in</strong>duttivo, 251 come Giulio stesso affermò nella Lezione per l’apertura della Scuole di<br />

Meccanica e di Chimica applicate alle arti (Tor<strong>in</strong>o, 1845). Partendo da oggetti materiali si<br />

242 BPT, AG, cont. 49, cam. 2, Mecc. Applic., Lez. 14°, ms., 28.5.1850; p.1r.<br />

243 BPT, AG, cont. 49, cam. 2, Corso di Meccanica applicata alle arti, Lez. 37°, ms., 3.6.1850; p. 1r.<br />

244 BPT, AG, cont. 49, cam. 2, Mecc. Applic., Lez. 32°, ms., 6.5.1850; p.1r.<br />

245 BPT, AG, cont. 49, cam. 2, Mecc. Applic., Lez. 37°, ms., 3.6.1850; p. 2r. Giulio lo chiama Tartalea, e<br />

riporta alcuni dati biografici. Dalla data di morte 1557 e la provenienza bresciana, riconosciamo che si tratta<br />

proprio di Nicolò Tartaglia. Il nome Tartalea compare anche <strong>in</strong> un testo di balistica dello stesso Tartaglia:<br />

Inventione novamente trovata da Nicolo Tartalea bresciano: utilissima per ciascuno speculativo Matematico<br />

Bombardiero e altri <strong>in</strong>titolata Scientia nova divisa <strong>in</strong> c<strong>in</strong>que libri: nel primo di quali se dimostra<br />

theoricamente la natura e effetti de corpi egualmente gravi <strong>in</strong> li dui contrarij moti che <strong>in</strong> essi posson<br />

accadere e de lor contrarij effetti [...], più conosciuto come Scientia nova (Venezia, 1537).<br />

246 BPT, AG, cont. 49, cam. 2, Mecc. Applic., Lez. 32°, ms., 6.5.1850; p.1r.<br />

247 BPT, AG, cont. 49, cam. 1, Lez. Mecc. Applic., ms., 1845, fogli sparsi.<br />

248 Ibidem.<br />

249 BPT, AG, cont. 49, cam. 2, Mecc. Applic. Lez. 38°, ms., 6.6.1850; p. 1r.<br />

250 BPT, AG, cont. 49, cam. 1, Delle varie specie di moto, rispetto alla velocità, Sunto della Lezione terza,<br />

ms., s.d.; p. 3r.<br />

251 BPT, AG, cont. 63, Lezione di C.I. Giulio per l’apertura delle Scuole di Meccanica e di Chimica<br />

applicate alle Arti, 15.12.1845 (due copie); p. 37.<br />

96


arrivava all’enunciato astratto tramite successive osservazioni e deduzioni; la<br />

dimostrazione rigorosa era realizzata solo se ritenuto necessario.<br />

[…] metodo <strong>in</strong>duttivo, il quale appoggiandosi alla testimonianza de’ sensi,<br />

<strong>in</strong>terrogando passo passo la sperienza, chiamando <strong>in</strong> suo soccorso que’ lumi che si<br />

posson trarre dall’esempio delle cose più note, si fa scala da’ fatti particolari alle<br />

leggi generali; il quale metodo quanto è men breve e meno ambizioso del primo,<br />

tanto è più sicuro e più accomodato alle facoltà de’ fanciulli // e di coloro che non si<br />

sono per tempo rivolti a’ severi studi della scienza. 252<br />

Giulio, <strong>in</strong> questo modo, voleva sostituire al “tedio del leggere” il “diletto<br />

dell’ascoltare”, 253 alla teoria f<strong>in</strong>e a se stessa le verità che si celano dentro gli strumenti di<br />

uso quotidiano, e qu<strong>in</strong>di la volontà e capacità di migliorarli. L’entusiasmo che Giulio<br />

mostrava per il suo metodo si rifletteva negli studenti stessi; egli raccontò, <strong>in</strong>fatti, che nel<br />

momento <strong>in</strong> cui dalla riflessione astratta si “piombava <strong>in</strong> mezzo alle realtà quotidiane,<br />

facevamo brillar come un lampo alla <strong>in</strong>telligenza degli uditori mille usi di quella verità<br />

medesima 254 .”<br />

Tale metodo si differenziava da quello deduttivo adottato nelle Università, molto più<br />

elegante e ambizioso, che, partendo da pochi assiomi, arrivava a verità generali per via di<br />

ragionamenti. L’esperienza diventava, qu<strong>in</strong>di, un caso particolare delle proposizioni<br />

astratte, una loro conferma, di cui non sempre ci si occupava; sicuramente un approccio<br />

didattico adatto a menti allenate all’astrazione. Giulio riteneva, pertanto, più sicuro il<br />

metodo <strong>in</strong>duttivo, conscio del fatto che non conduceva a una scienza perfetta, ma garantiva<br />

la comprensione delle cognizioni base dell’arte <strong>tecnica</strong>.<br />

Dall’altra parte il metodo si avvic<strong>in</strong>ava a quello <strong>in</strong>tuitivo, proposto dal pedagogista<br />

svizzero Johann He<strong>in</strong>rich Pestalozzi (1746-1827), molto apprezzato dai pedagogisti<br />

dell’epoca, diffuso <strong>in</strong> Italia agli <strong>in</strong>izi dell’’800, perlopiù nelle scuole elementari o<br />

nell’educazione professionale nelle botteghe o nelle scuole degli oratori. Il metodo,<br />

<strong>in</strong>fluenzato dalle idee di Rousseau e Kant, proponeva un’elementarizzazione delle<br />

conoscenze, fondato su tre pr<strong>in</strong>cipi base: l’organicità, ossia strutturare i contenuti<br />

dell’<strong>in</strong>segnamento <strong>in</strong> modo da preparare il terreno per nuovi e più complicati argomenti; la<br />

252<br />

BPT, AG, cont. 63, Lezione per l’apertura delle Scuole di Meccanica e di Chimica applicate alle Arti,<br />

1845; pp. 37-38.<br />

253<br />

BPT, AG, cont. 63, Lezione per l’apertura delle Scuole di Meccanica e di Chimica applicate alle Arti,<br />

1845; p. 38.<br />

254<br />

C.I. Giulio, Relazione sul primo anno di corso …, 1846; cit., p. XX<br />

97


cont<strong>in</strong>uità, qu<strong>in</strong>di partire dalle nozioni più semplici e, gradualmente, senza lacune,<br />

giungere alle più difficili, mettendo però sempre <strong>in</strong> evidenza le idee generali; e, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, il<br />

pr<strong>in</strong>cipio di vic<strong>in</strong>anza, lontananza, vale a dire, avviare un <strong>in</strong>segnamento partendo da ciò<br />

che era più vic<strong>in</strong>o all’allievo, rispettando le sue <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>azioni e abilità preesistenti. 255<br />

Il metodo di Giulio partiva da questi pr<strong>in</strong>cipi base, <strong>in</strong> particolar modo da quello di<br />

vic<strong>in</strong>anza e lontananza, che si traduceva nell’associazione delle pratiche artigianali,<br />

<strong>in</strong>dustriali o agricole con quelle della scienza, realizzando così una “volgarizzazione del<br />

sapere”, come scrisse nel 1878 il giornalista, direttore della Gazzetta <strong>Piemonte</strong>se, Vittorio<br />

Bersezio (1828-1900) nel suo libro “Il regno di Vittorio Emanuele II”.<br />

Se mai vi fu <strong>in</strong> Italia uomo che valesse a rendere accessibile alle menti della<br />

generalità le cognizioni un po’ astruse della scienza, a volgarizzare, come si dice, il<br />

sapere, quello fu Giulio. 256<br />

Il carattere che dist<strong>in</strong>se il metodo di Giulio era, però, la volontà di mantenere lo spirito<br />

di precisione e di rigore delle Scienze; l’attività pratica non doveva, qu<strong>in</strong>di, divenire un<br />

“gioco”, 257 la scuola doveva essere una “vera scuola e non teatro”, dove gli strumenti e le<br />

macch<strong>in</strong>e, anche se s<strong>in</strong>golari e curiose, dovevano essere presentate più alle “<strong>in</strong>telligenze”<br />

che agli “occhi”.<br />

Un altro elemento che accomunava Giulio con Pestalozzi era l’amore per gli allievi, e la<br />

volontà di ergersi come un padre e un educatore morale; scriveva A. Scialoja 258 a Stanislao<br />

Manc<strong>in</strong>i 259 nel 1846, parlando delle sue lezioni serali agli artigiani: “egli sembra un buono<br />

ed affettuoso padre di famiglia dest<strong>in</strong>ato a consolarli della fatica co’ diletti di un piacevole<br />

racconto; poiché tale ei sa rendere la sua lezione”. 260<br />

L’educazione morale si esplicitava anche nel portare gli studenti alla comprensione<br />

della nobiltà e dignità delle arti e di chi le coltiva, ad abolire la conv<strong>in</strong>zione del popolo che<br />

255<br />

Cfr. N. Natoli, L. De Santis, S. Giann<strong>in</strong>i, Lezioni di Pedagogia, Picc<strong>in</strong>, Padova, 2006, cap. I, Breve storia<br />

della pedagogia, Pestalozzi; pp. 26-28.<br />

256<br />

V. Bersezio, Il regno di Vittorio Emanuele II, Roux e Favale, Tor<strong>in</strong>o, 1878, libro I; cit., p. 31.<br />

257<br />

BPT, AG, cont. 69, C.I. Giulio, Relazione sul primo anno di corso ..., 1846 cit., p. XIV (come per le<br />

seguenti citazioni).<br />

258<br />

Antonio Scialoja (1817-1877), economista e politico, fu professore di Economia politica all’Università di<br />

Tor<strong>in</strong>o nel 1846 e consultore legale presso il M<strong>in</strong>istero delle F<strong>in</strong>anze.<br />

259<br />

Stanislao Manc<strong>in</strong>i (1817-1888), giurista e politico italiano, fu più volte M<strong>in</strong>istro dell’Istruzione pubblica<br />

nel Regno d’Italia, M<strong>in</strong>istro degli esteri e primo presidente dell’Istituto di diritto <strong>in</strong>ternazionale, che ottenne<br />

il Premio Nobel per la pace nel 1904.<br />

260<br />

Lettera del 25 maggio 1846 di A. Scialoja a Stanislao Manc<strong>in</strong>i. Fu pubblicata per la prima volta da<br />

Raffaele De Cesare, <strong>in</strong> Antonio Scialoja: memorie e documenti (1845-77), Città di Castello: S. Lapi, 1893;<br />

cit., p. 16.<br />

98


le uniche professioni prestigiose siano quelle clericali e gli impieghi statali. Inoltre, si<br />

apprendeva l’importanza di divenire “signori” e non “servi” 261 degli strumenti e dei<br />

metodi che s’impiegavano; tutto ciò non solo per il bisogno materiale di comprendere<br />

un’arte, ma anche perché ciò poteva condurre a un perfezionamento delle proprie facoltà<br />

<strong>in</strong>tellettive.<br />

Questo tipo d’<strong>in</strong>segnamento richiedeva professori istruiti e appassionati sia della loro<br />

discipl<strong>in</strong>a, sia del loro mestiere, ma anche di opportuni f<strong>in</strong>anziamenti. I professori avevano<br />

a disposizione una determ<strong>in</strong>ata somma per l’acquisto del materiale necessario alle lezioni,<br />

di cui dovevano rendere conto al M<strong>in</strong>istero ogni tre mesi. I libri e gli strumenti così<br />

acquistati rimanevano alla Scuola per gli anni successivi. Inoltre, essi erano autorizzati a<br />

dedicare un paio di lezioni a settimana a esercizi pratici, rivolti ai soli studenti<br />

“frequentanti”. I fondi stanziati dal Governo per tali materiali erano, pertanto, essenziali<br />

per la scuola.<br />

I mezzi pecuniari generosamente largiti dal Governo, per provvedere la scuola di un<br />

buon numero di disegni, di modelli, di strumenti, di prodotti d’<strong>in</strong>dustria, hanno più<br />

d’ogni altra cosa forse contribuito a rendere accessibili al maggior numero le verità<br />

della scienza e le loro applicazioni alle arti. 262<br />

I pr<strong>in</strong>cipali problemi <strong>in</strong>contrati<br />

Nonostante gli accorgimenti nel metodo didattico e l’uso di oggetti, i corsi erano<br />

piuttosto complicati per il pubblico cui erano rivolti. Le lezioni di Giulio pur com<strong>in</strong>ciando<br />

con le più elementari def<strong>in</strong>izioni e considerando teoremi d’immediata applicazione agli<br />

oggetti di uso comune, presupponevano conoscenze di Geometria, Fisica e, <strong>in</strong> alcuni casi,<br />

anche di Calcolo differenziale 263 . Nell’<strong>in</strong>troduzione ai sunti delle sue lezioni tenute<br />

nell’anno scolastico 1846-’47, Giulio elencò gli autori di cui si era servito per strutturare il<br />

corso. Tra questi troviamo J.N.P. Hachette con il Traité élémentaire des Mach<strong>in</strong>es (edito<br />

per la prima volta a Parigi nel 1811, Giulio possedeva la seconda edizione del 1819).<br />

L’obiettivo del trattato era la descrizione esatta e l’analisi delle proprietà delle pr<strong>in</strong>cipali<br />

macch<strong>in</strong>e <strong>in</strong> uso all’epoca, facendo particolare attenzione a quelle basate sulla<br />

261 Ibidem.<br />

262 C.I. Giulio, Relazione sul primo anno di corso …, 1846 cit., pp. XVIII.<br />

263 BPT, AG, cont. 51, Sunti delle lezioni di meccanica applicata alle arti, date nell’anno 1846-47, nelle<br />

Regie Scuole tecniche di Tor<strong>in</strong>o, Giuseppe Pomba e comp., Tor<strong>in</strong>o, 1846; riferimento al capitolo Dei cunei e<br />

della rappresentazione geometrica o grafica del movimento, nota al paragrafo 57 relativo a cunei con filo<br />

curvil<strong>in</strong>eo.<br />

99


conservazione delle forze. Lazar Carnot 264 scrisse una relazione molto positiva su tale<br />

testo:<br />

je pense qu’on doit savoir gré à M. Hachette d’avoir adopté une marche qui aplanit<br />

beaucoup de difficultés dans la pratique, et d’être entré sur chaque objet dans des<br />

détails suffisants, pour rendre accessible aux hommes d’art, une sciences qui es<br />

<strong>in</strong>dispensable pour eux et <strong>in</strong>téressante pour le monde. 265<br />

Altri testi di Meccanica, posseduti e utilizzati da Giulio, furono: “Essai sur la<br />

Composition des Mach<strong>in</strong>es” di Lanz e Bétancourt 266 (1° ed.: Parigi, 1808, 2° ed.: Parigi,<br />

1819), il “Traité elementaire de Mécanique <strong>in</strong>dustrielle” di E. Flachat 267 (2° edizione,<br />

Parigi, 1835) e il “Traité complet mécanique appliquée aux Arts” di G.A. Borgnis 268 .<br />

Giulio dichiarò anche il suo debito nei confronti del professore di Filosofia sperimentale<br />

all’Università di Cambridge, R. Willis 269 , che scrisse Pr<strong>in</strong>ciples of mechanism (Cambridge,<br />

1841), a Giulio particolarmente utile per le lezioni sulle ruote dentate e per i capitoli IX e<br />

X, sull’azione degli organi meccanici e i teoremi sulla trasmissione del movimento.<br />

Nell’Appendice A.5 è riportato l’<strong>in</strong>dice della prima parte delle lezioni di Meccanica<br />

applicata alle arti date da Giulio nel 1846-47 presso la Scuola. Si osserva lo sforzo di<br />

Giulio nell’<strong>in</strong>trodurre nelle prime lezioni il concetto di moto, la sua classificazione e i<br />

teoremi fondamentali sulla trasmissione del moto, per poi arrivare a trattare delle<br />

applicazioni nelle macch<strong>in</strong>e e nelle sue diverse componenti. La parte sulle ruote dentate è<br />

piuttosto ampia e si articola a partire dallo studio geometrico degli epicicli (generazione e<br />

proprietà).<br />

Il motivo pr<strong>in</strong>cipale delle difficoltà dell’uditorio era la scarsa preparazione fornita dalle<br />

scuole elementari, ancora disorganizzate, poco frequentate e, soprattutto, non dotate di<br />

professori esperti <strong>in</strong> Meccanica e Chimica applicata alle arti.<br />

264 Lazare Nicolas Marguérite Carnot (1753-1823), studiò sotto Gaspard Monge, laureatosi all’Accademia<br />

militare di Mézières, partecipò alla fondazione dell’École Polytechnique <strong>in</strong>sieme al suo maestro Monge. È<br />

conosciuto nell’ambiente scientifico per la sua legge della conservazione del lavoro, la legge degli urti e per i<br />

suoi contributi alla nascita della geometria moderna.<br />

265 L. Carnot, Rapport fait par M. Carnot, à la classe des Sciences Physiques et Mathématiques de l’Institut,<br />

sur le Traité élémentaire des Mach<strong>in</strong>es, par M. Hachette, <strong>in</strong>stituteur à l’école Impériale Polytechnique, Paris,<br />

Klostermann Libraires, 1811; cit., p. 4.<br />

266 José Marìa Lanz y Zaldìvar (1764-1839), <strong>in</strong>gegnere spagnolo-messicano, che sviluppò la classificazione<br />

delle macch<strong>in</strong>e <strong>in</strong>iziata da Hachette. August<strong>in</strong> de Betancourt y Mol<strong>in</strong>a (1858-1824), <strong>in</strong>gegnere spagnolo<br />

267 Stephane Flachat (1800-1884)<br />

268 Gian Antonio Borgnis (1871-1863), dopo essere stato studente all’École Polytechnique di Parigi, avviò la<br />

sua carriera accademica presso l’Università di Pavia.<br />

269 Robert Willis (1800-1875)<br />

100


Come si parlerà di Chimica e di Meccanica a povera gente che appena appena<br />

fra<strong>in</strong>tendono l’italiano? Che non hanno l’occhio e la mente avvezza all’<strong>in</strong>telligenza<br />

dei disegni? Che non sono <strong>in</strong> grado di copiare bene o male una figura? Che non<br />

sognano neppure l’esistenza di una proposizione di Geometria? 270<br />

Pertanto, le conoscenze scientifiche prelim<strong>in</strong>ari <strong>in</strong>sufficienti, specialmente <strong>in</strong><br />

matematica, sp<strong>in</strong>sero i professori negli anni successivi a prendere la decisione di<br />

ammettere solo alunni che avessero dimostrato <strong>in</strong> un test <strong>in</strong>iziale di non essere<br />

completamente digiuni delle più elementari nozioni di Geometria. Inoltre, nei mesi<br />

autunnali del 1845 furono tenute lezioni prelim<strong>in</strong>ari di Aritmetica e Geometria dai<br />

professori Ascanio Sobrero e Pietro Palmieri, erano previste lezioni aggiuntive per coloro<br />

che all’esame f<strong>in</strong>ale fossero risultati non idonei. Dal secondo anno di attività della Scuola<br />

fu deciso di dedicare 45 lezioni di Geometria applicata nelle ore serali, per due giorni a<br />

settimana.<br />

Mi parea per altra parte conveniente, prima d’<strong>in</strong>traprendere l’<strong>in</strong>segnamento della<br />

meccanica, di mostrare quante fossero le applicazione della geometria elementare, e<br />

quanto vantaggio questo studio così umile e piano potesse avere per coloro che si<br />

danno all’esercizio delle arti. 271<br />

Vista l’esperienza positiva, si decise di ripetere la pratica anche negli anni successivi e<br />

di affidare il corso, f<strong>in</strong> dal 1847 a uno speciale <strong>in</strong>segnante, con il titolo di “Assistente alla<br />

Cattedra di Meccanica”. 272<br />

Un’altra difficoltà emersa dai primi anni della Scuola fu la mancanza di un libro di testo<br />

adeguato, che fosse conciso e chiaro, e permettesse di completare e correggere eventuali<br />

errori delle note che gli studenti prendevano a scuola. Già dal secondo anno Giulio mise a<br />

disposizione degli studenti delle copie manoscritte di riassunti, che migliorò di anno <strong>in</strong><br />

anno. I primi sunti distribuiti agli allievi <strong>in</strong> questo periodo furono la Teorica delle figure<br />

simili, la Misura delle aree piane, le Sezioni coniche, i Raggi di curvatura e Quattro<br />

lezioni sul sistema metrico-decimale (queste ultime più famose, pubblicate a Tor<strong>in</strong>o nel<br />

1846 e nel 1861).<br />

270 BPT, AG, cont. 69, cam. 3, Giulio, Memoria trasmessa al Cav. Pollone sulle scuole di Chimica e<br />

Meccanica applicate alle arti, giugno 1845, Tor<strong>in</strong>o, cit., p. 1v.<br />

271 C.I. Giulio, Relazione sul primo anno di corso ..., 1846; cit., p. XIV.<br />

272 Archivio Politecnico di Tor<strong>in</strong>o (APT), Notizie storiche sul Regio Istituto tecnico di Tor<strong>in</strong>o, Tor<strong>in</strong>o, 1855,<br />

ms, cit., p.4.<br />

101


Un altro grave ostacolo fu la l<strong>in</strong>gua italiana, non abbastanza conosciuta e compresa, che<br />

rendeva difficile la comunicazione. Giulio vedeva, dunque, nell’istituzione di queste scuole<br />

un’occasione di miglioramento per il suo Paese, anche da questo punto di vista, <strong>in</strong><br />

particolare, per la classe operaia.<br />

Io spero all’<strong>in</strong>contro che queste spiegazioni animate dallo sguardo e dall’azione,<br />

illustrate dalla presenza degli oggetti cui esse si riferivano, possano aver contribuito<br />

a diffondere l’<strong>in</strong>telligenza della l<strong>in</strong>gua italiana, e che dopo alcuni anni di questo<br />

<strong>in</strong>segnamento, il l<strong>in</strong>guaggio delle nostre botteghe e delle nostre offic<strong>in</strong>e sarà per<br />

trovarsene migliorato. 273<br />

Il progetto di una simile scuola era nato proprio dalla consapevolezza di un’allarmante<br />

situazione scolastica del Paese, pertanto Giulio e coloro che la gestirono, non furono colti<br />

impreparati da questi molteplici problemi; l’esperienza del primo anno fu decisamente<br />

positiva. Nella “Relazione sul primo anno di corso nella R. Scuola di Meccanica applicata<br />

alle Arti”, del 1846, Giulio raccontò con orgoglio l’importanza di tale istituzione.<br />

I progressi delle arti chimiche e meccaniche <strong>in</strong> questi ultimi tempi sono stati sì<br />

rapidi, sì importanti, sì prodigiosi; l’azione loro sul benessere de’ particolari<br />

<strong>in</strong>dividui, e sulla potenza delle nazioni si è dimostrata <strong>in</strong> modo così evidente e così<br />

stupendo, che nissuno potè oramai riguardarli con <strong>in</strong>differenza. 274<br />

Da queste parole emerge una grande fiducia verso le nuove Scuole, che per Giulio<br />

rappresentavano un importante passo, capace di contribuire a un <strong>in</strong>nalzamento non solo del<br />

livello scolastico, ma anche del benessere e del progresso dell’Italia.<br />

Altre esperienze di scuole tecniche<br />

Le Scuole di Meccanica e Chimica applicate alle arti non furono un’esperienza isolata,<br />

<strong>in</strong> questo periodo nacquero, <strong>in</strong>fatti, diverse istituzioni scolastiche con lo stesso f<strong>in</strong>e, ossia<br />

l’<strong>istruzione</strong> di chi <strong>in</strong>tendeva dedicarsi alle arti, all’agricoltura e al commercio. Alcune<br />

dipendevano dal governo, altre erano nate e sostenute per volontà di altri enti, direttamente<br />

<strong>in</strong>teressati alla formazione di figure professionali specifiche.<br />

273 C.I. Giulio, Relazione sul primo anno di corso ..., 1846; cit., p..XXII.<br />

274 BPT, AG, cont. 63, Relazione sul primo anno di corso nella R. Scuola di Meccanica applicata alle arti,<br />

fatta all’Illustrissimo Signor Reggente la R. Segreteria dell’<strong>in</strong>terno, Tor<strong>in</strong>o, Stamperia sociale degli artisti<br />

tipografi, 1846; p. I.<br />

102


La Scuola di diritto commerciale, per esempio, fu istituita dalla Camera di Commercio e<br />

di Agricoltura di Tor<strong>in</strong>o il 22 maggio 1845, e chiusa alla f<strong>in</strong>e dell’anno 1854. La cattedra<br />

fu dapprima affidata al Cavalier G.F. Galvagno 275 , e poi passò a A. Scialoja. Si trattava di<br />

un corso biennale, ogni anno accademico durava sei mesi, nei quali si tenevano quattro<br />

lezioni (tre negli ultimi due mesi) da un’ora per settimana. Nel primo anno il corso era<br />

<strong>in</strong>centrato sulle convenzioni delle società e sulle lettere di cambio, nel secondo anno si<br />

affrontava lo studio del 3° e 4° libro del Codice di commercio. Le disposizioni sulla<br />

frequenza e l’ammissione all’esame erano simili a quelle per le Scuole di Meccanica e<br />

Chimica applicate alle arti: erano pubbliche e ad accesso libero, coloro che frequentavano<br />

assiduamente le lezioni, e che all’<strong>in</strong>izio dell’anno avevano dato il loro nome al professore,<br />

una volta concluso con esito positivo l’esame f<strong>in</strong>ale, potevano ottenere un attestato<br />

d’idoneità. Inoltre, i loro nomi erano pubblicati sulla Gazzetta <strong>Piemonte</strong>se, iscritti <strong>in</strong> una<br />

tabella affissa presso la Segreteria della Regia Camera, e la Borsa di Commercio di<br />

Tor<strong>in</strong>o 276 . In questo si garantiva il tramite tra Scuola e mondo del lavoro. Nell’anno 1850-<br />

51 erano iscritti 12 allievi e 78 uditori, mentre nell’anno 1851-52 si ebbero 6 allievi e 64<br />

uditori 277 .<br />

Un ulteriore istituto per la formazione <strong>tecnica</strong> fu proposto nel 1842 dall’Associazione<br />

Agraria, rivolto ai giovani <strong>in</strong> modo che potessero, con lo studio delle Scienze e la pratica di<br />

metodi nuovi, acquisire conoscenze necessarie a sollevare lo stato dell’agricoltura<br />

nazionale. Sulla base di questo progetto, il 24 luglio 1846 fu stabilito l’Istituto Agrario-<br />

forestale e Veter<strong>in</strong>ario, con sede a Venaria. Essa era dest<strong>in</strong>ata a formare “abili conduttori<br />

di vasti tenimenti, Professori d’agricoltura di cui abbisognano le Prov<strong>in</strong>cie, Ispettori<br />

forestali e periti agricoli”. 278 Fu, tuttavia, soppresso <strong>in</strong> breve tempo, con il Regio Decreto<br />

del 9 settembre 1851, <strong>in</strong> seguito ad un dibattito <strong>in</strong> Parlamento cui presiedette il M<strong>in</strong>istro di<br />

mar<strong>in</strong>a, d’agricoltura e commercio, Camillo Benso conte di Cavour (1810-1861). Le<br />

ragioni della soppressione furono diverse: i locali erano poco adatti per pratiche agricole<br />

speciali e allo stanziamento del bestiame, erano troppo lontani da Tor<strong>in</strong>o, e troppo vic<strong>in</strong>i<br />

275<br />

Giovanni Filippo Galvagno (1801-1874), tenne la cattedra di Diritto Commerciale, fu poi m<strong>in</strong>istro e<br />

senatore del Regno di Sardegna e s<strong>in</strong>daco di Tor<strong>in</strong>o.<br />

276<br />

In Atti del governo di S.M. il Re di Sardegna, vol. 14, Manifesto della Regia Camera di Agricoltura e di<br />

Commercio di Tor<strong>in</strong>o, Tor<strong>in</strong>o, Stamperia Reale, 7-11-1846, a firma del Vice Presidente della Regia Camera<br />

Di Pollone.<br />

277<br />

Guglielmo Stefani, Annuario italiano storico-statistico pel 1852, Anno 1°, Tor<strong>in</strong>o, Tipografia Favale<br />

editrice, 1852.<br />

278<br />

Relazione della Commissione d’<strong>istruzione</strong>, sulle basi dell’Istituto agrario forestale divisato alla Venaria<br />

Reale, del Cav. Mosca, nella Gazzetta dell’Associazione Agraria, Tor<strong>in</strong>o, 23 febbraio 1846; cit., p.78.<br />

103


alla caserma militare, le cui operazioni arrecavano disturbo, e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, lo stabilimento<br />

riuniva tre scuole molto diverse tra loro e avevano un carattere molto pratico. Si propose<br />

pertanto una loro collocazione nella Capitale, <strong>in</strong> modo da elim<strong>in</strong>are i problemi relativi al<br />

locale, e da ripartire <strong>in</strong> maniera più equa gli studi teorici e pratici 279 .<br />

Sull’esempio di quelle di Tor<strong>in</strong>o, furono erette le Scuole di Meccanica e Chimica<br />

applicate alle arti di Genova, su richiesta della Camera di Commercio della città ligure.<br />

Nel Regio Brevetto del 28 novembre 1846, con cui furono istituite, si vede come tali<br />

istituzioni erano ormai ben percepite come un mezzo necessario per il progresso del Paese:<br />

“ci siamo di buon grado disposti ad assecondare queste viste rivolte al bene di una<br />

popolazione laboriosa, ed all’<strong>in</strong>cremento della pubblica prosperità”. 280 Tali scuole furono<br />

poste sotto la dipendenza del M<strong>in</strong>istero dell’Interno e della Camera di Commercio di<br />

Genova. Esse furono aperte il 20 novembre 1847 e, come quelle di Tor<strong>in</strong>o, erano scuole<br />

serali rivolte ad artigiani e operai. Grazie ai miglioramenti successivi divennero “fra le<br />

prime del regno”, 281 <strong>in</strong> particolare nel 1848 fu aggiunto il corso di Geometria <strong>in</strong>dustriale,<br />

nel 1852 quello di Disegno <strong>in</strong>dustriale, nel 1853 i tre corsi di nautica, di costruzione navale<br />

e di matematica (aritmetica, algebra, geometria e trigonometria); <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, nel 1858 fu<br />

<strong>in</strong>trodotto anche l’<strong>in</strong>segnamento di Economia politica <strong>in</strong>dustriale. In tali Scuole<br />

<strong>in</strong>segnavano “valenti professori 282 ”: la cattedra di Meccanica era affidata a G. Ansaldo 283 ,<br />

quella di Chimica applicata alle arti fu, <strong>in</strong>vece, del professor Michele Peyrone (1814-<br />

1883), formatosi presso laboratori esteri e scienziati di fama europea, quali J.B. Dumas 284<br />

e J. Von Liebig 285 .<br />

279 Discorsi parlamentari del Conte Camillo di Cavour, a cura di A. Omodeo e L. Russo, vol. 3, Firenze,<br />

Editrice La nuova Italia, 1851; dalla sessione dell’11.2.1851, p.26.<br />

280 In Atti del governo di S.M. il Re di Sardegna, vol. 14, Regio Brevetto col quale S.M. stabilisce <strong>in</strong> Genova<br />

due pubbliche scuole, l’una di Chimica, l’altra di Meccanica applicate alle arti, e determ<strong>in</strong>a il modo di<br />

provvedere alle relative spese tanto di personale che di materiale, n° 548, Genova, 28-11-1846, a firma di<br />

Des Ambrois.<br />

281 G. Pepoli (1825-1881), Relazione del M<strong>in</strong>istro di agricoltura, <strong>in</strong>dustria e commercio sopra gli istituti<br />

tecnici, le scuole di arti e mestieri, le scuole di nautica, le scuole delle m<strong>in</strong>iere e le scuole agrarie, presentata<br />

alla Camera dei Deputati nella tornata del 4.7.1862, Eredi Botta, Tor<strong>in</strong>o, 1862; p.23.<br />

282 APT, Notizie storiche sul Regio Istituto tecnico di Tor<strong>in</strong>o, Tor<strong>in</strong>o, 1855, ms., cit., p. 5.<br />

283 Giovanni Ansaldo (1814-1859), professore di Analisi <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itesimale all’Università di Genova, membro<br />

della Società Economica di Manifatture e dell’VIII Congresso degli Scienziati, fu <strong>in</strong>oltre tra gli organizzatori<br />

dell’Esposizione del 1846.<br />

284 J.B. Dumas (1800-1884), illustre chimico francese, cui si deve il metodo di determ<strong>in</strong>azione dei pesi<br />

molecolari e la scoperta delle reazioni di sostituzione <strong>in</strong> chimica.<br />

285 Justus von Liebig (1803-1873), chimico tedesco che dette importanti contributi alla chimica applicata<br />

all’agricoltura, alla biochimica e all’organizzazione della chimica organica.<br />

104


LA LEGGE BONCOMPAGNI E IL R. ISTITUTO TECNICO<br />

Il bisogno suggerisce le arti, l’ist<strong>in</strong>to le crea, la pratica le migliora;<br />

ma la Scienza sola le porta alla perfezione. 286<br />

[C.I. Giulio]<br />

In questo capitolo ci occuperemo della legge Boncompagni (1847) e delle discussioni che<br />

da essa seguirono, <strong>in</strong> particolare, sull’<strong>in</strong>segnamento tecnico-scientifico, fonte d’<strong>in</strong>teresse e<br />

di preoccupazione non solo da parte di Giulio e Sella, ma anche di una parte sempre più<br />

consistente dell’<strong>in</strong>telligentia <strong>tecnica</strong> (non più solo piemontese) e del mondo dell’<strong>istruzione</strong>,<br />

riuniti nella Società d’Istruzione e di Educazione. Le nuove idee e proposte confluirono nel<br />

progetto del Regio Istituto tecnico, il primo nucleo del futuro Politecnico di Tor<strong>in</strong>o.<br />

Inquadramento storico<br />

La crisi economica che <strong>in</strong>vestì l’Europa negli anni Quaranta provocò vaste agitazioni<br />

popolari. Nel 1847 il Regno di Sardegna reagì attuando piani moderati di riforme, f<strong>in</strong>ché<br />

l’8 marzo 1848 Carlo Alberto fu costretto a concedere uno Statuto, che istituiva una<br />

camera dei deputati (eletta dal popolo <strong>in</strong> base al censo) e un senato (di nom<strong>in</strong>a regia). Il 23<br />

marzo dello stesso anno ebbe <strong>in</strong>izio la prima guerra d’<strong>in</strong>dipendenza, diretta da Carlo<br />

Alberto contro l’Austria, allo scopo di liberare il Lombardo-Veneto; conclusasi con la<br />

vittoria austriaca e con l’abdicazione del re <strong>in</strong> favore del figlio Vittorio Emanuele II.<br />

La legge Boncompagni<br />

Con le Regie Patenti del 30 novembre 1847, Carlo Alberto istituì il M<strong>in</strong>istero<br />

dell’Istruzione Pubblica <strong>in</strong> sostituzione del Magistrato della Riforma di Tor<strong>in</strong>o, della<br />

Deputazione agli Studi di Genova e dei Magistrati sopra gli Studi di Cagliari e Sassari;<br />

organi collegiali che esercitarono funzioni direttive e di controllo degli studi nell’epoca<br />

della Restaurazione:<br />

[…] è creato per sovra <strong>in</strong>tendere agli studi un apposito Dicastero col titolo di Regia<br />

Segreteria di Stato per l’<strong>istruzione</strong> pubblica […]. Le attribuzioni del Dicastero della<br />

286 BPT, AG, cont. 46, Giulio <strong>in</strong> Dell’<strong>in</strong>segnamento tecnico, ms., senza data; cit., p. 1r.<br />

105


pubblica <strong>istruzione</strong> abbracciano tutte le scuole universitarie, secondarie ed<br />

elementari, comprese quelle degli adulti. 287<br />

La scelta di un’istituzione m<strong>in</strong>isteriale per il settore scolastico, al pari di quello degli<br />

affari <strong>in</strong>terni, esteri, delle f<strong>in</strong>anze e della giustizia, denotava il crescente <strong>in</strong>teresse della<br />

classe politica per l’<strong>istruzione</strong>, sempre più concepita come parte fondamentale per un paese<br />

volto al progresso, allo sviluppo economico e alla maturazione politica e civile.<br />

Il primo titolare del M<strong>in</strong>istero della Pubblica Istruzione, nel 1847, fu Cesare Alfieri di<br />

Sostegno, sostituito nell’anno successivo da C. Boncompagni 288 , sotto il governo Balbo e<br />

Perrone 289 . Grazie ai pieni poteri del governo dovuti allo stato di guerra con l’Austria,<br />

Boncompagni presentò l’8 giugno del 1848 una prima legge organica di riforma dell’<strong>in</strong>tero<br />

sistema scolastico, pubblico e privato, d’<strong>in</strong>dirizzo centralistico e laicistico. La legge, che<br />

porta il suo nome, fu emanata il 4 ottobre, entrò <strong>in</strong> vigore tre mesi dopo, e decretava il<br />

passaggio delle scuole di ogni ord<strong>in</strong>e e grado dal controllo dell’autorità ecclesiastica a<br />

quello del M<strong>in</strong>istero. Quest’ultimo era affiancato, a seconda degli ord<strong>in</strong>i, dai Consigli<br />

universitari e dalle Commissioni permanenti per le scuole secondarie, con a capo il<br />

presidente del Consiglio universitario; ciò garantiva una stretta <strong>in</strong>tegrazione tra scuole<br />

secondarie e università. Fu, <strong>in</strong>oltre, istituito il Consiglio Superiore della Pubblica<br />

Istruzione, che ebbe un ruolo fondamentale nella storia della scuola italiana, dal momento<br />

che le sue competenze erano: l’ord<strong>in</strong>amento degli studi, i piani didattici, l’approvazione dei<br />

programmi dei corsi e dei libri di testo adottati, la valutazione dei titoli per gli aspiranti a<br />

cattedre vacanti nell’Università, le ispezioni; tutto ciò per le scuole di ogni ord<strong>in</strong>e e grado,<br />

statali e private 290 . I suoi membri, di nom<strong>in</strong>a regia, erano prevalentemente professori<br />

universitari, molti dei quali scienziati; come Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella (dal 1859), Luigi Federico<br />

Menabrea (dal 1859 al 1861), Enrico Betti (dal 1867 al 1881 e dal 1885 al 1886), Luigi<br />

Cremona (a <strong>in</strong>tervalli tra il 1881 al 1894), Enrico D’Ovidio (a <strong>in</strong>tervalli dal 1892 al 1910),<br />

287<br />

Regie Lettere Patenti colle quali S.M. crea un apposito Dicastero per la suprema divisione degli studi col<br />

titolo di Regia Segreteria di Stato per l’<strong>istruzione</strong> pubblica, abolendo così il Magistrato della Riforma ed i<br />

Consigli della Riforma, la Deputazione agli studii di Genova ed i Magistrati sopra gli studii dell’isola di<br />

Sardegna (30 novembre 1847), <strong>in</strong> Raccolta di leggi, decreti, circolari ed altre provvidenze de’ magistrati ed<br />

uffizi, XI (1848-1859), Tor<strong>in</strong>o, Speirani, cit., p. 516.<br />

288<br />

Carlo Boncompagni di Mombello (1804-1880)<br />

289<br />

Ettore Perrone di San Mart<strong>in</strong>o (1789-1849) fu primo m<strong>in</strong>istro del Regno di Sardegna dall’11 ottobre al 16<br />

dicembre 1848.<br />

290<br />

Regio decreto del 13 novembre 1859, n° 3725 del Regno di Sardegna, Titolo I, “Dell’Amm<strong>in</strong>istrazione<br />

della pubblica <strong>istruzione</strong>”, paragrafo “Del Consiglio Superiore”; art. i dal 9 al 16.<br />

106


il chimico Raffaele Piria (dal 1860 al 1865) e il fisico Carlo Matteucci (1811-1868,<br />

membro dal 1864 al 1868).<br />

Il sistema scolastico fu diviso <strong>in</strong> tre gradi: elementare (<strong>in</strong>feriore e superiore, entrambi<br />

biennali), secondario, a sua volta ripartito nei corsi di grammatica (3 anni), retorica (2<br />

anni), filosofia (2 anni); e universitario. Furono <strong>in</strong>oltre istituiti, <strong>in</strong> via sperimentale, corsi<br />

speciali, o scuole tecniche (qu<strong>in</strong>quennali), per l’avvio alle professioni nei Collegi-Convitti<br />

nazionali, istituiti a Tor<strong>in</strong>o, Genova e Nizza, negli edifici degli ex-collegi dei Gesuiti.<br />

Nell’articolo 4 del Regio Decreto del 1848 era data la seguente def<strong>in</strong>izione:<br />

Sono scuole speciali quelle che, cont<strong>in</strong>uando l’<strong>istruzione</strong> elementare, preparano<br />

all’esercizio delle professioni per le quali non è dest<strong>in</strong>ato alcuno speciale<br />

<strong>in</strong>segnamento nelle Università. 291<br />

Tali studi tecnici dovevano essere suddivisi <strong>in</strong> un corso speciale <strong>in</strong>feriore triennale e<br />

uno superiore di due anni. L’<strong>in</strong>troduzione di corsi speciali, dal carattere scientifico, dava<br />

un’alternativa agli studi prettamente classici delle scuole secondarie. F<strong>in</strong>ora, <strong>in</strong>fatti, la<br />

credenza comune, sostenuta soprattutto dal clero, era che il lat<strong>in</strong>o e una buona grammatica<br />

italiana fossero il “fondamento dell’umano sapere”. 292 Replicava il Giornale della Società<br />

d’Istruzione e di Educazione 293 nel 1850: “Che classicume!”, 294 sostenendo come tale<br />

<strong>in</strong>segnamento non desse poi grandi risultati a livello didattico e, soprattutto, sottol<strong>in</strong>eando<br />

che un percorso di studi scientifico tornava molto più utile a futuri mercanti, artieri, operai<br />

o artigiani, i quali <strong>in</strong> genere non erano figli di abbienti proprietari terrieri o <strong>in</strong>dustriali, e<br />

non potevano permettersi di term<strong>in</strong>are gli studi classici 295 . I corsi speciali, <strong>in</strong> particolare,<br />

prevedevano i seguenti <strong>in</strong>segnamenti: Religione, Lettere italiane, Matematica elementare,<br />

Storia antica e moderna, Geografia <strong>in</strong> servizio della Storia, Geografia statistica e<br />

commerciale, Disegno, Storia naturale, Fisico-chimica applicata alle arti, Meccanica<br />

applicata alle arti, e le l<strong>in</strong>gue francese, <strong>in</strong>glese e tedesca. Le lezioni di Matematica<br />

291 Regio Decreto 4-10-1848, n° 818, Titolo I, Dell’amm<strong>in</strong>istrazione della pubblica <strong>istruzione</strong>, art. 4.<br />

292 G. Barberis, Ord<strong>in</strong>amento dell’Istruzione <strong>in</strong> <strong>Piemonte</strong>, <strong>in</strong> Giornale della Società d’Istruzione e di<br />

Educazione (d’ora <strong>in</strong> poi GSIE), anno I, vol. I, parte I, <strong>in</strong>titolata “Studi critici, scientifici, letterari, statistici<br />

relativi all’<strong>istruzione</strong> e all’educazione”, Tor<strong>in</strong>o, Tipografia Paravia, 1850; p. 304.<br />

293 La Società d’Istruzione e di Educazione (1850-1852) fu fondata da un gruppo di 127 soci, tra cui i<br />

redattori dell’Educatore primario (1845-1848) ed esponenti del mondo della cultura e della scuola. Il<br />

Giornale usciva ogni 15 giorni, <strong>in</strong> fascicoli di due fogli. (Approfondimento <strong>in</strong> Appendice E)<br />

294 G. Barberis, Ord<strong>in</strong>amento …, <strong>in</strong> GSIE 1,1850, P.I,; p. 309.<br />

295 Il Magistrato della Riforma aveva stabilito negli anni ’30 una legge per cui gli studenti delle scuole<br />

secondarie erano tenuti a pagare un m<strong>in</strong>ervale, cioè una tassa stanziata per le pensioni dei professori; spesso<br />

era troppo gravosa e proibitiva per le famiglie più povere. Cfr. GSIE, 1, 1850, vol. I, P. II, Atti, Breve<br />

Rendiconto delle tornate del Comitato centrale ai 15, 17, 22 di marzo, ed ai 12 di aprile, 1850; cit., p. 102.<br />

107


elementare erano previste per tutto il piano di studi qu<strong>in</strong>quennale, ed erano suddivise <strong>in</strong><br />

c<strong>in</strong>que lezioni a settimana di aritmetica commerciale e geometria piana, corredata delle<br />

prime applicazioni alle arti 296 . Dal secondo anno si doveva <strong>in</strong>trodurre l’Algebra, dall’anno<br />

successivo diveniva sussidiaria alla Fisica e Meccanica, la Geometria e la Trigonometria,<br />

<strong>in</strong>serite al terzo anno, dovevano essere <strong>in</strong>trodotte con le rispettive applicazioni. Le lezioni<br />

di Fisico-chimica, previste per il terzo e quarto anno, e Meccanica applicate alle arti, nel<br />

quarto e qu<strong>in</strong>to, dovevano “dirigere le une e le altre costantemente allo scopo pratico della<br />

sua scuola”. 297 Nel decreto legge si specificava, per esempio, che si poteva far uso delle<br />

teorie fisiche per la spiegazione dei fenomeni meteorologici “sì importanti per<br />

l’agricoltura”. Inf<strong>in</strong>e, è da notare che fu specificato come libro di testo per le lezioni di<br />

Meccanica quello pubblicato e adottato dal professor Giulio per la sua Scuola di<br />

Meccanica applicata 298 .<br />

In generale queste scuole speciali non avevano corsi specifici, ma di cultura generale,<br />

ed erano rivolte a giovani di condizioni agiate, dest<strong>in</strong>ati a dirigere l’attività dei padri. Come<br />

si legge <strong>in</strong> un articolo della Gazzetta piemontese del 1852, 299 mancavano istituti pubblici<br />

più specifici e professionalizzanti, rivolti a un pubblico più vasto e vario, <strong>in</strong> età, <strong>in</strong><br />

condizione sociale e lavorativa, che sopperisse alle lacune del popolo <strong>in</strong> fatto d’<strong>istruzione</strong><br />

tecnico-scientifica.<br />

Negli anni successivi, anche grazie al contributo di Giulio 300 e di suo cognato, Ignazio<br />

Pollone (1803-1862), segretario generale al M<strong>in</strong>istero della Pubblica Istruzione (dal 1851<br />

al 1855), sotto il M<strong>in</strong>istro Luigi Cibrario 301 , com<strong>in</strong>ciarono a nascere idee per una maggiore<br />

differenziazione dei corsi speciali, formalizzata solo <strong>in</strong> seguito con la legge Casati il 13<br />

novembre 1859.<br />

296<br />

Regio Decreto 9/10/1848, n° 834, sezione Corso speciale, <strong>in</strong> Raccolta degli atti del Governo di S. M. il Re<br />

di Sardegna, vol. 16, parte II, pp. 1049-1064.<br />

297<br />

Ibidem.<br />

298<br />

Ibidem.<br />

299<br />

MNRIT, Gazzetta piemontese, n° 184, nella sezione Parte non ufficiale, Italia, Interno, e anche: BPT,<br />

AG, cont. 46 (testo di Giulio manoscritto) dal titolo Relazione presentata al M<strong>in</strong>istero dell’Istruzione<br />

Pubblica dalla Commissione <strong>in</strong>caricata di proporre il riord<strong>in</strong>amento delle Scuole tecniche di Tor<strong>in</strong>o,<br />

mercoledì 4 agosto 1852. Nell’articolo della Gazzetta è firmato dalla Commissione (I. Pollone, C.I. Giulio,<br />

Giuseppe Moris, Luigi Federico Menabrea, Ascanio Sobrero, Giuseppe Capello).<br />

300<br />

BPT, AG, cont. 33, lettera di Giulio al cognato Ignazio Pollone, 27 giugno 1855, Tor<strong>in</strong>o. Si tratta di una<br />

raccolta delle idee esposte da molti anni da Giulio a Ignazio Pollone e altri professori su un ipotetico progetto<br />

di Regolamento Generale dell’Istituto tecnico.<br />

301<br />

Giovanni Antonio Luigi Cibrario (1802-1870), fu m<strong>in</strong>istro delle f<strong>in</strong>anze nel governo d’Azeglio (1852) e<br />

della Pubblica Istruzione nel primo governo Cavour (1852-1855).<br />

108


In particolare, secondo Giulio occorreva dist<strong>in</strong>guere tra i corsi speciali: i<br />

“professionali”, 302 pensate come scuole di specializzazione per laureati, che aprivano ai<br />

giovani le porte per professioni nella pubblica amm<strong>in</strong>istrazione; le scuole “speciali”, <strong>in</strong> cui<br />

s’impartiva un’<strong>istruzione</strong> specifica, come le scuole militari, nautiche, di ostetricia, o delle<br />

m<strong>in</strong>iere; e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e le scuole “tecniche”, per l’<strong>in</strong>segnamento delle applicazioni scientifiche<br />

alle “Arti e Mestieri”, a cui era data maggior libertà d’azione, con corsi, orari e metodi<br />

differenti, a seconda dei movimenti <strong>in</strong>dustriali e commerciali della città, <strong>in</strong> cui risiedevano.<br />

Esse erano rivolte a chi aveva “tempo e voglia di un’<strong>istruzione</strong> scientifica […] accomodata<br />

ai bisogni della pratica: che occupati la maggior parte del giorno nell’esercizio di qualche<br />

professione od <strong>in</strong> altri studi, son pur disposti di spendere nell’acquisto di quella, le poche<br />

ore che potrebbero dare al riposo od ai sollazzi, o quelle che i parenti e i capi di offic<strong>in</strong>a o<br />

di uffizi voglion loro concedere; che hanno bisogno di guida e non di sprone, di consiglio e<br />

non di tutela” 303 . Secondo le idee di Giulio occorreva <strong>in</strong>sistere sull’importanza di una<br />

solida educazione elementare della classe operaia, non solo con il miglioramento delle<br />

scuole primarie, ma anche diversificando gli <strong>in</strong>dirizzi di quelle secondarie e creando<br />

opportuni <strong>in</strong>segnamenti di matematica, fisica, chimica e meccanica applicate alle arti.<br />

La Società d’Istruzione e di Educazione (1849-1852)<br />

Ben presto le idee di Giulio e di quella classe dirigente illum<strong>in</strong>ata si diffusero: la<br />

crescente attenzione del governo verso le esigenze del popolo e un più stretto rapporto tra<br />

governo e realtà scolastica, <strong>in</strong>dussero a un atteggiamento più attivo delle classi<br />

direttamente co<strong>in</strong>volte verso tali mutamenti. Gli anni ’50 dell’Ottocento furono ricchi di<br />

riflessioni, <strong>in</strong> particolare, sul tema dell’educazione e della formazione <strong>tecnica</strong>, e sul ruolo<br />

della scienza e della <strong>tecnica</strong> nella crescita produttiva della società. L’apertura dello Stato a<br />

proposte e critiche, e le libertà ottenute con lo Statuto Albert<strong>in</strong>o portarono alla nascita delle<br />

prime associazioni. A livello scolastico la più importante fu la Società d’Istruzione e di<br />

Educazione, fondata nel 1849 da un gruppo di 127 soci, tra cui comparivano i redattori<br />

dell’Educatore primario, giornale d’educazione ed <strong>istruzione</strong> elementare 304 (Paravia,<br />

302<br />

BPT, AG, cont. 33, lettera di Giulio al suocero Ignazio Pollone, 27.6.1855, Tor<strong>in</strong>o; cit., p. 1r (come le<br />

successive citazioni).<br />

303<br />

C.I. Giulio, Relazione presentata al M<strong>in</strong>istro dell’Istruzione Pubblica dalla Commissione <strong>in</strong>caricata di<br />

proporre il riord<strong>in</strong>amento delle Scuole tecniche di Tor<strong>in</strong>o, Tor<strong>in</strong>o, 5 giugno 1852, <strong>in</strong> un articolo della<br />

Gazzetta piemontese, nella sezione Interno del 3 agosto 1852.<br />

304<br />

L’Educatore Primario (Paravia, 1845-1848) era una rivista che usciva il 10, 20, e 30 di ogni mese e si<br />

occupava prevalentemente d’<strong>istruzione</strong> elementare e popolare. Lo scopo era di istruire e risvegliare le<br />

109


1845-1848), come Carlo Boncompagni, V<strong>in</strong>cenzo Troya (1806-1883), Carlo Ilarione Petitti<br />

di Roreto, Lorenzo Valerio, accanto ad altri esponenti del mondo della cultura e della<br />

scuola (nell’Appendice E è riportato un elenco più dettagliato dei soci che ebbero ruoli<br />

pr<strong>in</strong>cipali nella Società tra il 1849 e 1852).<br />

La sede centrale era a Tor<strong>in</strong>o, ma la Società era formalmente aperta a tutto il Regno<br />

d’Italia. Moltissimi italiani accolsero l’<strong>in</strong>vito del suo presidente, V<strong>in</strong>cenzo Gioberti, che<br />

vedeva nella Società un mezzo di unione tra tutti i popoli italiani; nel 1851 contava già<br />

1250 soci 305 (anche se la Direzione amm<strong>in</strong>istrativa era costituita perlopiù da personaggi<br />

provenienti dal Regno di Sardegna, come mostrato nell’Appendice E).<br />

Lo scopo primario della Società era farsi garante del bene dell’<strong>istruzione</strong> e<br />

dell’educazione, un “bisogno di tutti i tempi e di tutti i paesi”, 306 ma ridotto da molto<br />

tempo a uno stato d’<strong>in</strong>adeguatezza e fonte di disuguaglianza tra le classi sociali. L’idea,<br />

dunque, era di promuovere l’alfabetizzazione tra le classi popolari, sensibilizzare<br />

l’op<strong>in</strong>ione pubblica alla condizione della scuola italiana, e avviare un libero confronto tra<br />

tutti gli ord<strong>in</strong>i e gradi scolastici, e tutte le discipl<strong>in</strong>e, per rilevare i problemi e apportare<br />

soluzioni concrete. La Società rivela, dunque, f<strong>in</strong> dalla sua <strong>in</strong>augurazione una forte volontà<br />

di attivismo, conv<strong>in</strong>ta dell’importanza della partecipazione dei cittad<strong>in</strong>i alle decisioni dello<br />

Stato. Si riteneva, <strong>in</strong>fatti, che l’utopia di attendere passivamente miracolosi provvedimenti<br />

del governo avrebbe reso gli uom<strong>in</strong>i “ciechi, ignavi e despoti”.<br />

Ciechi, perché non veggono lo spettacolo meraviglioso delle moderne società, ove i<br />

bisogni economici <strong>in</strong>tellettuali e morali sonsi smisuratamente moltiplicati ed<br />

accresciuti. Ignavi, perché aspettano dagli altri il bene che dovrebbersi procacciare<br />

da se stessi e del loro difetto riversano sovr’altri la colpa che tutta su di loro ricade.<br />

Despoti f<strong>in</strong>almente, perché fatto un immenso olocausto delle <strong>in</strong>dividuali libertà al<br />

sovrano potere […] vorrebbero governare la società come un armento che obbedisce<br />

al v<strong>in</strong>castro del mandriano 307 .<br />

coscienze, al f<strong>in</strong>e di migliorare progressivamente l’<strong>istruzione</strong>, <strong>in</strong>troducendo novità nei metodi, sulla base<br />

degli <strong>in</strong>segnamenti di Ferrante Aporti (1791-1858), collaboratore della rivista. Il direttore era Agost<strong>in</strong>o Fecia<br />

(1803-1876), noto per le sue opere di grammatica, per gli scritti didattici per l’<strong>in</strong>segnamento dell’italiano ai<br />

bamb<strong>in</strong>i piemontesi, e per la fondazione nel 1849 di una scuola per la formazione delle maestre.<br />

305 Cfr. GSIE, 3, 1851, P. I, Studi critici, Introduzione per l’anno 1851; p. 1.<br />

306 GSIE, 1, 1849, fasc. 3°-5°, Introduzione; cit., p. 5.<br />

307 Giovanni Antonio Rayneri, discorso <strong>in</strong>augurale per il I Congresso generale. Cfr. GSIE, 1, 1849, fasc. 24,<br />

P. II, Atti, I Congresso, Tor<strong>in</strong>o, 26-30. 10. 1849; cit., p. 616.<br />

110


Questo discorso fu tenuto <strong>in</strong> occasione del Primo Congresso Generale della Società,<br />

(Tor<strong>in</strong>o, 26-30 ottobre 1849), da Giovanni Antonio Rayneri (1810-1867), tra i fondatori<br />

della Società, presidente della Giunta Direttrice del Giornale della Società (maggio 1849-<br />

1852), e collaboratore alla redazione della legge Boncompagni del 1848. Egli era<br />

sacerdote, si laureò a Tor<strong>in</strong>o <strong>in</strong> Filosofia e fu allievo di Ferrante Aporti (1791-1858), noto<br />

pedagogista, promotore del pr<strong>in</strong>cipio d’<strong>in</strong>tuizione di Pestalozzi, professore alla prima<br />

Scuola di Metodo a Tor<strong>in</strong>o dall’ottobre 1844, per la formazione degli <strong>in</strong>segnanti. Dopo<br />

l’esperienza presso la Società, nel 1857 Rayneri fu nom<strong>in</strong>ato membro ord<strong>in</strong>ario del<br />

Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, e nel 1866 fu <strong>in</strong>caricato dal M<strong>in</strong>istro della<br />

Pubblica Istruzione, Domenico Berti (1865-1867), di organizzare l’apparato scolastico del<br />

Regno d’Italia.<br />

Anche Domenico Berti (1820-1897) svolse un ruolo di primo piano all’<strong>in</strong>terno della<br />

Società, artefice della rivoluzione nell’organizzazione scolastica di questo periodo.<br />

Laureatosi anch’egli <strong>in</strong> Filosofia a Tor<strong>in</strong>o (1846), fu uno dei collaboratori delle Letture di<br />

famiglia, e professore di Filosofia all’Università di Tor<strong>in</strong>o (1849) e, dopo la breccia di<br />

Porta Pia, ottenne la cattedra di Storia della Filosofia a Roma. Dal 1850 s’impegnò <strong>in</strong><br />

politica f<strong>in</strong>o alla morte, sostenitore del liberalismo moderato, si occupò attivamente<br />

dell’<strong>istruzione</strong> popolare e femm<strong>in</strong>ile, e dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa; ricordiamo, <strong>in</strong><br />

particolare, la fondazione nella propria abitazione a Tor<strong>in</strong>o della prima Scuola Normale<br />

femm<strong>in</strong>ile d’Italia (1849). Come si è detto, fu m<strong>in</strong>istro dell’Istruzione con Lamarmora<br />

(1865-1867) e dell’Agricoltura e del Commercio con Depretis (1881-1884).<br />

Giovanni Maria Bert<strong>in</strong>i (1818-1876), laureato <strong>in</strong> Lettere a Tor<strong>in</strong>o, fu professore di<br />

Storia della Filosofia all’Università di Tor<strong>in</strong>o (1847). Il suo <strong>in</strong>teresse era rivolto<br />

maggiormente verso l’<strong>istruzione</strong> secondaria; fu lui a suggerire l’istituzione di una scuola<br />

media unica, senza l’<strong>in</strong>segnamento del lat<strong>in</strong>o, e a diffondere l’idea che la conoscenza del<br />

greco e del lat<strong>in</strong>o non dovesse essere un requisito per l’accesso all’Università.<br />

F<strong>in</strong> dal primo anno, la Società ritenne che il mezzo più efficace per avere un’eco nel<br />

mondo scolastico fosse l’istituzione di un Giornale. Tale <strong>in</strong>iziativa derivava<br />

dall’esperienza di numerose riviste sorte dai primi decenni del secolo. L’esplosione del<br />

giornalismo tra il 1849-1859 derivava dalla concessione delle libertà politiche e di stampa<br />

dello Statuto Albert<strong>in</strong>o, e dalla conseguente migrazione a Tor<strong>in</strong>o di molti esuli.<br />

111


Tra le riviste piemontesi degli anni precedenti ricordiamo L’Educatore primario (citato<br />

<strong>in</strong> precedenza), e i giornali di Lorenzo Valerio (1810-1865), pubblicati dagli editori Pomba<br />

e Paravia, ossia le Letture popolari (1837-1841) e il successivo giornale Lettere di famiglia<br />

(1842-1847), 308 che seguivano le idee liberali ed ebbero un peso notevole<br />

sull’arricchimento culturale dei ceti medi.<br />

Il Giornale della Società d’Istruzione e di Educazione si dist<strong>in</strong>se da tali riviste per il<br />

numero molto più ampio di temi cui si dedicò: per ogni ramo dell’<strong>istruzione</strong> si seguiva<br />

l’attività legislativa, si elevavano osservazioni e critiche, una volta evidenziati i problemi,<br />

si proponevano rimedi, che molto spesso erano presentati al governo. Il successo del<br />

Giornale discendeva anche dal co<strong>in</strong>volgimento di membri della classe dirigente e, <strong>in</strong><br />

generale, dal sostegno del governo 309 .<br />

Tra i soci che parteciparono alle adunanze del Comitato centrale ricordiamo: Domenico<br />

Capell<strong>in</strong>a 310 , Pietro Luigi Alb<strong>in</strong>i 311 , Francesco Predari 312 , Domenico Carutti 313 , Cesare<br />

Alfieri di Sostegno, Domenico Berti 314 , Antonio Nomis di Pollone, lo stesso C. I. Giulio,<br />

che fu eletto presidente onorario della Società 315 e V. Gioberti, che accettò la nom<strong>in</strong>a a<br />

presidente ottenuta all’unanimità.<br />

A capo della Società vi era un Comitato Centrale, che si riuniva settimanalmente per<br />

discutere delle diverse questioni, riguardanti ogni ramo dell’<strong>istruzione</strong>, da quella<br />

elementare a quella universitaria; si occupava, <strong>in</strong>oltre, dell’organizzazione dei Congressi<br />

generali, cui erano <strong>in</strong>vitati non solo i soci e gli <strong>in</strong>segnanti, ma anche le più alte cariche<br />

308<br />

Letture di famiglia (1842-1847), giornale settimanale, curato da Lorenzo Valerio, rivolto all’educazione<br />

morale, civile e religiosa. Usciva ogni sabato, <strong>in</strong> fascicoli da 8 pag<strong>in</strong>e. Nell’editoriale del n° 1, anno 4° (4<br />

gennaio 1845) si legge “[…] grideremo con tutta la potenza dell’anima: “date al povero <strong>istruzione</strong>, moralità,<br />

educazione, lavoro; fate che esso abbia coscienza della propria dignità, dei propri diritti e doveri, e gli<br />

ospedali allora convertirete <strong>in</strong> iscuole, <strong>in</strong> case di lavoro convertirete le carceri””.<br />

309<br />

GSIE, 1, 1849, fasc. 3°-5°, Introduzione: “Relazione degli atti e dei dibattimenti costitutivi della società;<br />

cit., p. 6.<br />

310<br />

Domenico Capell<strong>in</strong>a (1818-1860) laureato <strong>in</strong> filologia, <strong>in</strong>segnò alla Facoltà di lettere dell’Università di<br />

Tor<strong>in</strong>o, fu membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e deputato alla Camera, redasse<br />

numerose antologie per le scuole primarie e secondarie.<br />

311<br />

Pietro Luigi Alb<strong>in</strong>i (1807-) laureato <strong>in</strong> giurisprudenza (1829), fu docente universitario a Tor<strong>in</strong>o nella<br />

nuova cattedra di “enciclopedia e storia del diritto” (1846). All’<strong>in</strong>terno della Società riuscì a <strong>in</strong>serire<br />

l’<strong>in</strong>segnamento della “filosofia del diritto”, come corso fondamentale e unico.<br />

312<br />

Francesco Predari (1809-1870) fondò la “Rivista enciclopedica italiana” (1854-’56).<br />

313<br />

Domenico Carutti (1821-1909) fu direttore della Biblioteca Reale di Tor<strong>in</strong>o, segretario generale del<br />

M<strong>in</strong>istero degli affari esteri del Regno di Sardegna e poi del Regno d’Italia (1859-1862).<br />

314<br />

Domenico Berti (1820-1897) fu m<strong>in</strong>istro dell’Istruzione pubblica nei governi La Marmora II (1865-1866)<br />

e Ricasoli II (1866-1867), m<strong>in</strong>istro di Agricoltura, Industria e Commercio nei governi Depretis IV (1881-<br />

1883) e Depretis V (1883-1884).<br />

315<br />

Il 1° marzo 1849 fu eletto a pluralità Presidente della Società, ma rifiutò l’<strong>in</strong>carico. Cfr. GSIE, 1, 1849,<br />

fasc. 3°-5°, Introduzione: “Relazione degli atti e dei dibattimenti costitutivi della società; cit., p. 19.<br />

112


dello Stato. I Congressi erano molti simili alle Riunioni degli Scienziati italiani (annuali,<br />

1839-1847 e 1862-1863), <strong>in</strong> particolar modo per l’organizzazione (nell’Appendice F è<br />

riportato un confronto dettagliato). Erano create quattro Commissioni: per l’<strong>istruzione</strong><br />

elementare secondaria, <strong>istruzione</strong> tecnico-professionale, e universitaria. Esse avevano<br />

l’<strong>in</strong>carico di <strong>in</strong>dagare sul rispettivo ramo dell’<strong>istruzione</strong>; ogni delibera f<strong>in</strong>ale era poi<br />

sottoposta alle adunanze generali, qu<strong>in</strong>di davanti a tutte le Commissioni; tutto ciò<br />

coerentemente con il carattere di libertà, di confronto ad ampio raggio, e di “reciproca<br />

beneficienza” 316 su cui si fondava la Società.<br />

Ogni discussione e progetto f<strong>in</strong>ale era poi <strong>in</strong>serito sul Giornale, <strong>in</strong> uno speciale<br />

fascicolo (<strong>in</strong> Appendice è riportata la suddivisione dettagliata del Giornale nei quattro anni<br />

<strong>in</strong> cui uscì 1849-1852). Gli articoli presenti sul Giornale e le discussioni delle diverse<br />

sedute vertevano su vari argomenti e co<strong>in</strong>volgevano tutti i gradi scolastici: i programmi e<br />

metodi d’<strong>in</strong>segnamento per ciascuna discipl<strong>in</strong>a 317 , l’analisi e la proposta di libri di testo per<br />

allievi e per <strong>in</strong>segnanti 318 (per cui fu proposto un concorso a premi), 319 lo studio dei<br />

sistemi scolastici e dei libri di testo all’estero 320 , la laicizzazione della scuola 321 , proposte<br />

di riforme scolastiche, <strong>in</strong> particolare per le scuole tecniche e per la creazione delle scuole<br />

316<br />

Dal discorso di Rayneri, nel GSIE, 1, 1849, fasc. 24°, P.II, Atti, I Congresso, Tor<strong>in</strong>o, 26-30. 10. 1849; cit.,<br />

p. 626.<br />

317<br />

Cfr. GSIE, 3, 1851, P. I, Istr. Primaria, “Studi critici scientifici, letterari, statistici relativi all’<strong>istruzione</strong> e<br />

all’educazione”; pp. 146-156, articolo di F. Paoli sul Programma della classe prima del Corso elementare<br />

1849-50 del Collegio Nazionale di Tor<strong>in</strong>o; si occupò di: Lettura, Nomenclatura, Scrittura, Aritmetica,<br />

Geometria e disegno, Catechismo, ed elenca <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e i possibili libri utili ai maestri della prima classe<br />

elementare.<br />

318<br />

Cfr. GSIE, 1, 1849, fasc. 3°-5°, P. IV, “Bibliografia e corrispondenza”; p. 61 (testo di lat<strong>in</strong>o per le scuole<br />

elementari). GSIE, 4, 1852, P. II, Sez. Istr. Tecnica, articolo di F. Selmi, “Dei libri di testo per<br />

l’<strong>in</strong>segnamento elementare delle Scienze naturali”, pp. 349-356; e Sez. Istr. Primaria, articolo non firmato,<br />

“Lezioni sulla nomenclatura geometrica, la classificazione dei triangoli”, pp. 356-363.<br />

319<br />

Cfr. GSIE, 1, 1849, Introduzione, “Relazione degli atti e dei dibattimenti costitutivi della Società”; p. 7<br />

(proposta libri di testo) e p. 18 (per il concorso a premi); GSIE, 2, 1850, fasc. 3°- 4°, P. II, Atti, “Breve<br />

rendiconto delle tornate del Comitato centrale”, “Apertura di un concorso al premio di una medaglia d’oro<br />

equivalente a lire nuove di <strong>Piemonte</strong> 800 per un libro popolare <strong>in</strong>torno ai diritti ed ai doveri del cittad<strong>in</strong>o nel<br />

governo costituzionale”, p. 50.<br />

320<br />

Cfr. GSIE, 5, 1852, P. I, “Storia dello stato e dei progressi dell’Istruzione, universitaria, secondaria,<br />

primaria e <strong>tecnica</strong> nell’<strong>in</strong>terno ed all’estero”; pp. 15-16 (<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> e professionale <strong>in</strong> Belgio), pp.<br />

16-17 (riforma scuole pubbliche <strong>in</strong> Inghilterra), pp. 138-143 (Università di Eidelberg), p. 143 (maestri <strong>in</strong><br />

Inghilterra), pp. 203-205 (scuola di Commercio a Nizza e Cagliari), p. 206 (<strong>in</strong>segnamento secondario <strong>in</strong><br />

Francia), p. 265 (statistiche sull’Università <strong>in</strong> Prussia), p. 265 (pubblica <strong>istruzione</strong> <strong>in</strong> Turchia), pp. 268-320<br />

(<strong>istruzione</strong> primaria <strong>in</strong> Canada), p. 522 (Scuole Normali a Londra), etc.<br />

321<br />

Cfr. GSIE, 1, 1850, P. III, Atti ufficiali delle Università, Circolari del M<strong>in</strong>istero della Pubblica Istruzione,<br />

n° 2, M<strong>in</strong>istero della Pubblica Istruzione, Ispezione generale delle Scuole di Metodo ed elementari; p. 125.<br />

113


politecniche 322 , gli stipendi di professori e maestri 323 , l’istituzione di una cassa di mutuo<br />

soccorso 324 , ecc.<br />

Per quanto riguarda il mondo scientifico, molti tra i soci ne erano illustri rappresentanti,<br />

co<strong>in</strong>volti attivamente nei tentativi di riforme scolastiche, di collegamento con il mondo<br />

<strong>in</strong>dustriale per il progresso e la modernizzazione del Paese. Da una parte essi erano pronti a<br />

smentire l’idea, comune tra il popolo, del matematico slegato dalla realtà quotidiana,<br />

“disdegnoso di tutto che non può assoggettarsi a calcolo e non può misurarsi colla<br />

squadra o col compasso”; 325 dall’altra parte si battevano contro la conv<strong>in</strong>zione che le<br />

professioni tecnico-pratiche fossero poco dignitose.<br />

Ricordiamo che all’epoca vi era il desiderio comune tra i genitori di elevare il loro<br />

prestigio sociale, conferendo ai figli un’<strong>istruzione</strong> religiosa (dest<strong>in</strong>andoli al sacerdozio) o<br />

giuridica (per la professione di avvocato). Rientrava, qu<strong>in</strong>di, tra i membri della Società la<br />

volontà di dare alla scienza e alla <strong>tecnica</strong> quella stessa dignità sociale, cui lo stesso Giulio<br />

puntava nel fondare le Scuole di Meccanica e Chimica applicata alle arti. Il mezzo più<br />

efficace a tal f<strong>in</strong>e era l’<strong>istruzione</strong>, come spiegava il professor Giuseppe Barberis (1821-<br />

1896) prendendo ad esempio il caso del Belgio e dell’Inghilterra, dove gli operai e gli<br />

artigiani erano “onorati e rispettati, perché istruiti”. 326<br />

In occasione del secondo e terzo Congresso generale della Società, tenuti<br />

rispettivamente a Genova e ad Alessandria nell’ottobre del 1850 e 1851, si disquisì molto<br />

su questi argomenti e sui possibili rimedi a tale situazione. Nell’ottobre del 1850, <strong>in</strong><br />

particolare, nella seconda e terza tornata della sezione <strong>tecnica</strong>, si discusse sul tema della<br />

separazione dell’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> da quella classica, con la creazione di appositi istituti.<br />

Ci fu un confronto molto acceso, <strong>in</strong> cui tra i contrari alla divisione ci furono G. Lanza e G.<br />

Boccardo 327 , i quali vedevano l’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> come utile per ogni campo del sapere,<br />

322<br />

Cfr. GSIE, 1, 1850, P. II, Atti, II Congresso, Genova, 20-24. 10. 1850, Sez. Istr. Tecn.; pp. 606-622. E<br />

GSIE, 2, 1851, P. II, Atti, III Congresso, Alessandria, 14-23. 10. 1851, Sez. Istr. Tecn.; pp. 752-757.<br />

323<br />

Cfr. GSIE, 1, 1850, P. II, Atti, Breve rendiconto delle tornate del comitato centrale, 15-22. 3. 1850; p.<br />

101. E GSIE, 4, 1852, P. III, Atti; Direzione amm<strong>in</strong>istrativa; p. 53 (dove si sottol<strong>in</strong>ea che l’avvenuto aumento<br />

è stato favorito dall’<strong>in</strong>tervento della Società).<br />

324<br />

Cfr. GSIE, 2, 1851, P. II, Atti, Comitato Centrale, Tornata del 15.4.1851, 1° Mezzi per attivare la<br />

fondazione della cassa di mutuo soccorso per gli <strong>in</strong>segnanti; p. 275.<br />

325<br />

Dal discorso di Rayneri, nel GSIE, 1, 1850, P.II, Atti, I Congresso, Tor<strong>in</strong>o, 26-30. 10. 1849; cit., p. 624.<br />

326<br />

GSIE, 2, 1851, P. II, Atti, III Congresso, Alessandria 14-23. 10. 1851, Sez. Istruzione <strong>tecnica</strong>, tornata<br />

unica, presidenza di Cannizzaro; cit., p.752.<br />

327<br />

Gerolamo Boccardo (1829-1904), giornalista presso il Corriere mercantile di Genova, attivo<br />

politicamente, si laureò <strong>in</strong> legge e ottenne la cattedra di Storia e Geografia presso il Collegio-Convitto<br />

Nazionale di Genova, all’<strong>in</strong>terno di un corso “speciale” di scienza commerciale. Nel 1853 pubblicò il<br />

114


qu<strong>in</strong>di da <strong>in</strong>segnare non solo a chi ambiva a studi universitari, ma agli allievi di ogni<br />

ord<strong>in</strong>e e grado scolastico, perché discipl<strong>in</strong>a <strong>in</strong> grado di provvedere ai comuni bisogni di<br />

ogni classe di uom<strong>in</strong>i. Si trattava cioè di un <strong>in</strong>segnamento rivolto, secondo le parole<br />

dell’avvocato Raffaele Conforti (1804-1880), all’”utile universale”, 328 e, a sostegno di tale<br />

tesi, si sottol<strong>in</strong>eò il caso dell’Inghilterra. Nel Paese, come anche Giulio aveva osservato<br />

durante il suo viaggio 329 , vi era la tendenza dei dotti <strong>in</strong>glesi di specializzarsi <strong>in</strong> più<br />

discipl<strong>in</strong>e anche molto diverse, come l’economia e lo studio tecnico-scientifico. Tra i<br />

rimedi alla situazione, fu proposta da E. Fagnani 330 nel 1850 la suddivisione degli studi<br />

tecnici <strong>in</strong> due gradi: <strong>in</strong>feriore e superiore. Le scuole <strong>in</strong>feriori, dette “scuole tecniche<br />

popolari”, 331 dovevano essere dest<strong>in</strong>ate agli studenti provenienti dalle scuole elementari,<br />

presenti <strong>in</strong> tutti i paesi e le città, per diffondere <strong>in</strong>segnamenti scientifici generali. Nella<br />

stessa occasione, il professor Ansaldo aggiunse la denom<strong>in</strong>azione “preparatorii”, 332<br />

specificando che le lezioni avrebbero dovuto riguardare gli elementi della Geometria e<br />

della Chimica, della Meccanica applicata, della Metallurgia, della Botanica e del Disegno.<br />

Le scuole di grado superiore dovevano essere “scuole tecniche con relativa progressione<br />

nelle scuole secondarie e nell’università”, 333 una <strong>in</strong> ogni città, con <strong>in</strong>segnamenti più<br />

specifici, qu<strong>in</strong>di dette “completive”, 334 dist<strong>in</strong>te <strong>in</strong> sezioni differenti, <strong>in</strong> base alle necessità<br />

del paese.<br />

Emerge <strong>in</strong> questa sede anche l’idea di scuole politecniche, di livello universitario,<br />

basate sugli storici e celebri modelli francesi e tedeschi.<br />

La scuola poli<strong>tecnica</strong> darebbe all’<strong>istruzione</strong> speciale i maestri, e riceverebbe <strong>in</strong><br />

cambio allievi, che o si addestreranno nell’<strong>in</strong>segnamento, o nell’arte militare sì di<br />

terra che di mare: ed è tanto <strong>in</strong>dispensabile, che non si può concepire un sistema<br />

d’<strong>istruzione</strong> speciale senza di essa, come non sussisterebbe il sistema dell’<strong>istruzione</strong><br />

Trattato di economia politica, <strong>in</strong> tre volumi. Fu presidente nel 1865 dell’Istituto tecnico di Genova, Senatore<br />

nel 1877 e Membro dell’Accademia Nazionale dei L<strong>in</strong>cei.<br />

328 Rocca, segretario nella qu<strong>in</strong>ta tornata della sezione <strong>tecnica</strong>, GSIE, 2, 1850, P. II, Atti, II Congresso,<br />

Genova, 20-24. 10. 1850, V tornata, Sez. Istruzione <strong>tecnica</strong>; cit., p. 619.<br />

329 Cfr. MNRIT, Fondo Giulio, scatola 17 (d’ora <strong>in</strong> poi scat.), cart. 36, 53, lettera di C.I. Giulio a Carlotta<br />

Pollone, 24 settembre 1847, Londra. Il riferimento è ad una parte aggiunta, datata 27.9.1847.<br />

330 Epifanio Fagnani (1793-1868), <strong>in</strong>gegnere, fu deputato del Regno di Sardegna (dal 1848 al 1853) e<br />

corrispondente dell’Accademia delle scienze (dal 1837).<br />

331 Ausenda, segretario, II tornata Sez. Istr. Tecnica, GSIE, 2, 1850, P. II, Atti, II Congresso, Genova, 20-24.<br />

10. 1850, V tornata, Sez. Istruzione <strong>tecnica</strong>; cit., p.608.<br />

332 Rocca, segretario V tornata Sez. Istr. Tecnica, GSIE, 2, 1850, P. II, Atti, II Congresso, Genova, 20-24. 10.<br />

1850, V tornata, Sez. Istruzione <strong>tecnica</strong>; cit., p. 620.<br />

333 Ausenda, seconda tornata della sezione <strong>tecnica</strong>, nel Congresso…, Giornale…, 1850; cit., p. 608.<br />

334 Rocca, Giornale…, 1850; cit., p. 620.<br />

115


classica senza l’università. S<strong>in</strong>ora non se ne parlò perché nulla affatto era nel nostro<br />

paese ogni <strong>istruzione</strong>, che non fosse classica. 335<br />

I progetti presero forma compiuta al III Congresso generale, del 1851, tenuto ad<br />

Alessandria, dove si aggiungeva che le scuole politecniche sarebbero servite anche alla<br />

formazione dei professori di scienze applicate delle scuole tecniche. 336<br />

L’idea di una dist<strong>in</strong>zione sempre più netta tra percorso classico e tecnico, quest’ultimo<br />

culm<strong>in</strong>ante nelle scuole politecniche, andò acuendosi con i viaggi d’<strong>istruzione</strong> e le<br />

relazioni che alcuni membri della Società fecero <strong>in</strong> quegli anni. A tal proposito, ricordiamo<br />

i già citati viaggi di Giulio, Sella e Giordano, ma per la Società furono particolarmente<br />

rilevanti quelli dei deputati Luigi Parola 337 e V<strong>in</strong>cenzo Botta 338 che, nel novembre del<br />

1850, si recarono, su loro <strong>in</strong>iziativa, per 4 mesi <strong>in</strong> Germania allo scopo di studiarvi i<br />

sistemi scolastici e pedagogici. Al loro ritorno, grazie ad una ricca raccolta di documenti<br />

ufficiali 339 e appunti presi durante le ispezioni negli istituti scolastici, stesero una corposa e<br />

accurata relazione sull’<strong>in</strong>tero sistema scolastico <strong>in</strong> Prussia, Sassonia e Austria, Del<br />

pubblico <strong>in</strong>segnamento <strong>in</strong> Germania (Tor<strong>in</strong>o, 1851). L’opera si divide <strong>in</strong> 3 libri:<br />

“<strong>istruzione</strong> primaria”, “<strong>istruzione</strong> secondaria”, e “<strong>istruzione</strong> superiore”, ognuno diviso<br />

nelle sezioni: “Prussia”, “Sassonia”, “Austria”. Al term<strong>in</strong>e di ogni libro gli autori<br />

traggono le conclusioni e, sulla base di un confronto fra i modelli tedeschi e italiani, stilano<br />

le loro proposte di legge.<br />

Per quanto concerne l’<strong>in</strong>segnamento secondario, la proposta della dist<strong>in</strong>zione tra<br />

percorso classico e tecnico derivava dalla suddivisione prussiana <strong>in</strong> G<strong>in</strong>nasi (Gymnasien) e<br />

<strong>in</strong> Scuole Reali (Realschulen). I primi con lo scopo di preparare agli studi universitari, le<br />

335<br />

G. Barberis, Ord<strong>in</strong>amento dell’<strong>istruzione</strong> <strong>in</strong> <strong>Piemonte</strong>, capitolo Scuole di metodo, Scuole normali per le<br />

maestre, Università e scuola poli<strong>tecnica</strong>, <strong>in</strong> GSIE, 1, 1850, P. I, Tor<strong>in</strong>o, Paravia, 1850; cit., p. 318.<br />

336<br />

GSIE, 2, 1851, P. II, Atti, III Congresso, Alessandria, 14-23. 10. 1851, Sez. Istr. Tecn., tornata unica,<br />

presidenza di Cannizzaro; cit., p.752.<br />

337<br />

Luigi Parola (1805-1871), laureatosi <strong>in</strong> medic<strong>in</strong>a all’Università di Tor<strong>in</strong>o nel 1827, cont<strong>in</strong>uò la sua attività<br />

di ricerca <strong>in</strong> campo sanitario, unita ad un impegno politico-amm<strong>in</strong>istrativo. Egli era un conv<strong>in</strong>to sostenitore<br />

della necessità di diffondere l’<strong>istruzione</strong> tra il popolo, e nel 1851 fu uno dei promotori della Società di mutuo<br />

soccorso tra artisti e operai di Cuneo, con compiti di assistenza e d’<strong>istruzione</strong> dei soci e dei loro figli.<br />

338<br />

V<strong>in</strong>cenzo Botta (1818-1894), laureato <strong>in</strong> filosofia all’Università di Tor<strong>in</strong>o, nel 1848 fu nom<strong>in</strong>ato<br />

professore di Filosofia presso il liceo di Cuneo. L’anno successivo entrò alla Camera subalp<strong>in</strong>a come<br />

deputato.<br />

339<br />

I documenti furono trascritti <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua orig<strong>in</strong>ale e riportati <strong>in</strong> Appendice nel libro; cfr. L. Parola, V. Botta,<br />

Del pubblico <strong>in</strong>segnamento <strong>in</strong> Germania, Tor<strong>in</strong>o, Favale, 1851, Appendice, “Documenti <strong>in</strong>torno allo stato<br />

scolastico della Germania”; pp. 1004-1012 (Prussia), 1012-1017 (Sassonia), 1017-1020 (Austria).<br />

116


seconde alle professioni 340 . Nel testo si legge che tali Scuole Reali proponevano corsi di<br />

l<strong>in</strong>gue moderne e scienze positive (dette “reali” dai dotti tedeschi), “<strong>in</strong> quanto esse si<br />

dirigono agli usi del commercio, della mercatura o dell’<strong>in</strong>dustria, e <strong>in</strong> generale della vita<br />

pratica”. 341<br />

Le scuole tecniche, <strong>in</strong> particolare, sempre sulla base delle Scuole Reali prussiane<br />

dovevano essere divise <strong>in</strong> <strong>in</strong>feriori (obbligatorie <strong>in</strong> tutti i comuni) e superiori (<strong>in</strong> ogni<br />

capoluogo di prov<strong>in</strong>cia e nelle città che superano i 10.000 abitanti) 342 . Gli autori, <strong>in</strong>oltre,<br />

<strong>in</strong>sistono sulla necessità di ridurre il numero di g<strong>in</strong>nasi e aumentare quello degli istituti<br />

tecnici.<br />

Crediamo, che l’<strong>istruzione</strong> classica, anziché diffondersi per tutte le parti del regno,<br />

debba restr<strong>in</strong>gersi <strong>in</strong> quel numero che sia strettamente necessario per le carriere<br />

universitarie dello Stato […] e allargare poi <strong>in</strong> larga scala l’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong>. 343<br />

La proposta, secondo gli autori, avrebbe garantito le basi per una società fondata sulla<br />

giustizia e sull’equità; le scuole avrebbero, <strong>in</strong>fatti, dato il giusto <strong>in</strong>segnamento per ogni<br />

sfera sociale. L’efficacia di un simile ord<strong>in</strong>amento scolastico, dicono, è garantita dal<br />

“senno pratico, l’esperienza e le tradizioni”. 344<br />

Parola e Botta si occuparono, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, dell’<strong>istruzione</strong> superiore, basando le loro<br />

conclusioni sullo studio delle pr<strong>in</strong>cipali Università prussiane (Berl<strong>in</strong>o, Bonn, Breslavia,<br />

Greisfwalde, Halle, Könisberga). Nonostante la premessa per cui si riteneva che l’Italia<br />

non avesse nulla o poco da <strong>in</strong>vidiare a quelle straniere 345 , fu <strong>in</strong>dividuata una sua mancanza<br />

riguardo alla formazione <strong>in</strong> specifiche carriere.<br />

[…] suo vizio pr<strong>in</strong>cipale è quello, che restr<strong>in</strong>gesi ad un certo numero di primarie<br />

professioni sociali e lascia poi senza aiuto di studio e senza legge di discipl<strong>in</strong>a le<br />

altre molte e importanti carriere, che sono non meno utili, né meno necessarie allo<br />

sviluppo della moderna società. 346<br />

340<br />

Cfr. L. Parola, V. Botta, Del pubblico …, Libro II, Capo I, ”Osservazioni prelim<strong>in</strong>ari”, Punto 6, Tor<strong>in</strong>o,<br />

1851; p. 312.<br />

341<br />

Cfr. L. Parola, V. Botta, Del pubblico …, L. II, Sez. “Conclusione”, P. 1, Tor<strong>in</strong>o, 1851; p. 698.<br />

342<br />

Cfr. L. Parola, V. Botta, Del pubblico …, L. II, Sez. “Conclusione”, P. 4, Tor<strong>in</strong>o, 1851; p. 699.<br />

343<br />

Ibidem, <strong>in</strong> una nota al punto 4.<br />

344<br />

Cfr. L. Parola, V. Botta, Del pubblico …, L. II, C. I, ”Osservazioni prelim<strong>in</strong>ari”, P. 6, Tor<strong>in</strong>o, 1851; p.<br />

313.<br />

345<br />

Cfr. L. Parola, V. Botta, Del pubblico …, L. II, C. I, P. 6, Tor<strong>in</strong>o, 1851; p. 313.<br />

346<br />

L.Parola, V.Botta, Del pubblico …, L. III, Sez. “Conclusione”, P. 1, Tor<strong>in</strong>o, 1851; cit., p. 983 (come le<br />

citazioni seguenti).<br />

117


Il progetto che proponeva Botta prevedeva una riorganizzazione dell’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong><br />

complessiva, che partiva dalla conv<strong>in</strong>zione che le Università, seppur <strong>in</strong>dispensabili per il<br />

viver civile, gli <strong>in</strong>teressi e i bisogni del pubblico, dovessero essere affiancate da istituzioni<br />

altrettanto importanti, ossia da scuole politecniche. Il paragone era fatto con Vienna e<br />

Parigi, si osservava che simili scuole mancavano “<strong>in</strong> senso assoluto” nel Regno di<br />

Sardegna. 347 Egli ammetteva che <strong>in</strong> Italia esistevano già scuole per l’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong>, ma<br />

erano <strong>in</strong>sufficienti “alla natura dei tempi”, 348 non erano di livello universitario ed erano<br />

mancanti di un’organizzazione centrale e razionale, che potesse garantire un concreto<br />

beneficio allo Stato.<br />

Gli autori fecero riferimento esplicito alle Scuole di Meccanica e Chimica applicate alle<br />

arti 349 , che consideravano solo un “una promessa o piuttosto come un <strong>in</strong>dizio di più grande<br />

stabilimento”. La critica era <strong>in</strong>centrata sulla mancanza di un vero e proprio Istituto<br />

centrale, dist<strong>in</strong>to <strong>in</strong> diverse facoltà (arte agraria, forestale, arti tecniche, commerciali,<br />

<strong>in</strong>dustriali, belle arti, arte militare, il genio e la mar<strong>in</strong>a), che potesse coord<strong>in</strong>are e dirigere<br />

eventuali altre facoltà tecniche <strong>in</strong> altre città dello Stato, e che affiancasse l’attività<br />

dell’Università scientifica 350 .<br />

Gli studi di Parola e Botta furono presentati nei primi del 1851 al M<strong>in</strong>istro della<br />

Pubblica Istruzione, Pietro Gioia 351 (dal novembre 1850 all’ottobre1851) e discussi<br />

all’<strong>in</strong>terno della Società. F<strong>in</strong>almente le proposte di riforma e l’istituzione di una Scuola<br />

poli<strong>tecnica</strong>, avevano preso forma compiuta; essa, <strong>in</strong> def<strong>in</strong>itiva, era equivalente alla Scuola<br />

di applicazione ideata da Giulio, doveva essere posta a pari livello dell’Università, elevare<br />

il sapere scientifico italiano, e dare allo stesso tempo maggior dignità alle professioni<br />

tecniche.<br />

La proposta era molto ampia e ambiziosa, ed è esemplare della “rivoluzione mentale”<br />

che stava dilagando nella nuova classe dirigente, sempre più propensa alla<br />

modernizzazione e al confronto con i modelli stranieri. Nelle prossime sezioni vedremo<br />

come questo progetto fu portato avanti da Giulio, con la creazione dell’Istituto tecnico, e<br />

347<br />

L.Parola, V.Botta, Del pubblico …, L. III, C. XIII, “Scuola poli<strong>tecnica</strong> di Vienna”, nota al P. 1, Tor<strong>in</strong>o,<br />

1851; cit., p. 968.<br />

348<br />

L.Parola, V.Botta, Del pubblico …, L. III, Sez. “Conclusione”, P. 1, Tor<strong>in</strong>o, 1851; cit., p. 984.<br />

349<br />

Ibidem.<br />

350<br />

L.Parola, V.Botta, Del pubblico …, L. III, Sez. “Conclusione”, P. 20, art. 5, Tor<strong>in</strong>o, 1851; cit., p. 995.<br />

351<br />

Pietro Gioia (1795-1865), laureato <strong>in</strong> giurisprudenza all’Università di Parma, si occupò per tutta la vita di<br />

politica; le sue posizioni erano fermamente liberali <strong>in</strong> materia di rapporti fra Stato e Chiesa. Si dedicò anche a<br />

opere filantropiche, <strong>in</strong> particolare riguardo agli asili d’<strong>in</strong>fanzia.<br />

118


abbia preso forma compiuta grazie alla legge Casati e a Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella, con un curricolo<br />

che culm<strong>in</strong>ava con la Scuola di Applicazione per gli Ingegneri.<br />

Il Regio Istituto Tecnico (1852)<br />

Con un accordo tra il comune di Tor<strong>in</strong>o e il M<strong>in</strong>istero della pubblica <strong>istruzione</strong> fu<br />

attivato, con Regio decreto del 1° agosto 1852, firmato da Boncompagni, il Regio Istituto<br />

tecnico (oggi istituto Germano Sommeiller). Si trattava di una scuola <strong>tecnica</strong> (anche se f<strong>in</strong>o<br />

al 1856 fu quadriennale), nata da un lavoro di circa un anno di una Commissione composta<br />

da Antonio Nomis di Pollone (1799-1866), il presidente, da C. I. Giulio, dal professore di<br />

botanica dell’Università di Tor<strong>in</strong>o Giuseppe Moris 352 , da Luigi Federico Menabrea, da<br />

Ascanio Sobrero e dall’ebanista e professore Giuseppe Capello; costoro stesero il<br />

regolamento generale dell’Istituto e riuscirono ad autogestirsi prima della nom<strong>in</strong>a formale<br />

del Consiglio direttivo.<br />

La maggior parte delle <strong>in</strong>formazioni che abbiamo sui primi anni dell’Istituto sono state<br />

desunte da una corposa relazione scritta da Giulio nel 1855, Notizie storiche sul Regio<br />

Istituto tecnico di Tor<strong>in</strong>o 353 , sui primi tre anni della scuola, dest<strong>in</strong>ata al Consiglio superiore<br />

della pubblica <strong>istruzione</strong>, secondo il decreto legge voluto da Boncompagni. Giulio presentò<br />

il suo lavoro alla Commissione direttrice dell’Istituto nella seduta del 19 novembre 1855,<br />

per ottenerne l’approvazione.<br />

Nella prima parte del testo Giulio così def<strong>in</strong>ì l’opera del presidente della<br />

Commissione, Pollone:<br />

il buon andamento del medesimo, e il buon assetto dato alla sua amm<strong>in</strong>istrazione,<br />

sono pr<strong>in</strong>cipalissimamente dovuti ai lumi ed allo zelo di lui, al quale i progressi<br />

dell’<strong>istruzione</strong> Tecnica <strong>in</strong> <strong>Piemonte</strong> saranno debitori dell’ord<strong>in</strong>amento di questo<br />

Instituto Centrale. 354<br />

352<br />

Giuseppe Giac<strong>in</strong>to Moris (1796-1869), tor<strong>in</strong>ese, laureato <strong>in</strong> medic<strong>in</strong>a all’Università di Tor<strong>in</strong>o, ma si<br />

appassionò subito agli studi botanici, su cui scrisse Memorie apprezzate <strong>in</strong> tutta Europa. Nel 1829 divenne<br />

professore di Medic<strong>in</strong>a e Botanica all’Università di Tor<strong>in</strong>o, Direttore dell’Orto Botanico (dal 1831). Fu<br />

Membro della Società (poi Accademia) italiana delle scienze (1844), dal 1848 fu eletto Senatore e membro<br />

ord<strong>in</strong>ario del Consiglio superiore della pubblica <strong>istruzione</strong>, del quale divenne Vicepresidente negli anni 1858<br />

e 1861.<br />

353<br />

Il documento manoscritto è conservato presso l’Archivio Storico del Politecnico di Tor<strong>in</strong>o, faldone R.<br />

Istituto tecnico.<br />

354<br />

ASPT, faldone R. Istituto tecnico, C.I. Giulio, Notizie storiche sul R. Istituto tecnico di Tor<strong>in</strong>o, ms.,<br />

Tor<strong>in</strong>o, 1855; cit., Parte 1°, p. 9.<br />

119


Pollone era un nobile tor<strong>in</strong>ese che occupò importanti cariche nello Stato piemontese, tra<br />

cui quella di s<strong>in</strong>daco di Tor<strong>in</strong>o (1842-1843), membro del consiglio generale<br />

dell’Amm<strong>in</strong>istrazione del debito pubblico negli Stati di Terraferma, Ispettore generale e<br />

Direttore generale delle Poste, Vicepresidente e Presidente della Camera di commercio di<br />

Tor<strong>in</strong>o, Direttore della Scuola normale per i sordomuti, Socio dell’Accademia<br />

d’agricoltura di Tor<strong>in</strong>o (dal 1856). Nel 1855 ottenne, con nom<strong>in</strong>a regia, la carica formale<br />

di direttore del Consiglio di amm<strong>in</strong>istrazione e di perfezionamento dell’Istituto tecnico, poi<br />

divenuta Commissione Direttrice. Gli altri membri della Commissione erano personaggi di<br />

rilievo della classe dirigente e del mondo accademico; i ruoli furono mantenuti con il<br />

decreto legge del 1852, 355 che prevedeva che i quattro membri fossero scelti dal Re tra una<br />

rosa di candidati, due dei quali tra i professori dell’Istituto, gli altri due tra i professori<br />

universitari di Scienze aff<strong>in</strong>i e tra persone nell’ambiente dell’<strong>in</strong>dustria agraria e<br />

manifatturiera. Era <strong>in</strong>oltre previsto un segretario, che per l’anno 1855 fu un amico di Sella,<br />

Bartolomeo Gastaldi 356 , addetto anche alla conservazione delle librerie e delle collezioni.<br />

La costituzione di una struttura amm<strong>in</strong>istrativa fu necessaria perché l’idea alla base<br />

dell’<strong>in</strong>iziativa era unire le scuole di Meccanica e Chimica applicate alle arti, l’Istituto<br />

agrario, forestale e veter<strong>in</strong>ario di Venaria, e aggiungere i corsi di Geometria descrittiva e<br />

Disegno geometrico. Lo scopo pr<strong>in</strong>cipale delle Scuole era l’<strong>istruzione</strong> scientifica dei<br />

produttori <strong>in</strong>dustriali, realizzata <strong>in</strong>fondendo il desiderio di conoscenza scientifica tra gli<br />

artigiani e gli <strong>in</strong>dustriali, e adattando alle esigenze quotidiane un sapere f<strong>in</strong>o ad allora<br />

posseduto e compreso solo degli accademici. Si tratta, dunque, di un’opera di divulgazione<br />

scientifica, e di formazione professionale e didattica, che mantenne il carattere di totale<br />

libertà e gratuità già presente nelle Scuole di Meccanica e Chimica applicate alle arti. In<br />

particolare, non erano necessari corsi prelim<strong>in</strong>ari, né test per l’ammissione alla scuola, non<br />

era obbligatoria la frequenza alle lezioni, né l’esame al term<strong>in</strong>e dei corsi. Coloro che<br />

volevano sostenere l’esame, potevano ottenere un Certificato complessivo, utile<br />

eventualmente per procurarsi un lavoro <strong>in</strong> futuro.<br />

355 Cfr. Regio decreto del 1° agosto 1852 che riord<strong>in</strong>a le scuole tecniche di Tor<strong>in</strong>o e prescrive che debbano<br />

avere il titolo di Regio istituto tecnico, a firma di C. Boncompagni, Stup<strong>in</strong>igi, 1852; art. 2.<br />

356 Bartolomeo Gastaldi (1818-1879), laureatosi <strong>in</strong> giurisprudenza a Tor<strong>in</strong>o nel 1839, a 30 anni avviò la sua<br />

formazione professionale presso l’École des m<strong>in</strong>es, dove conobbe Q. Sella, divenuto suo buon amico,<br />

nonostante i 10 anni di età che li separavano. Fu tra i pionieri nello studio della geologia delle Alpi e della<br />

glaciologia del territorio piemontese, <strong>in</strong>oltre, fu co-fondatore e secondo presidente del Club alp<strong>in</strong>o italiano.<br />

Socio nazionale dei L<strong>in</strong>cei (1875). Coltivò vari rami delle scienze, <strong>in</strong> particolare la paleontologia, scoprendo<br />

nuove faune, e la paletnologia, per cui fu un precursore.<br />

120


Era ormai pensiero comune tra la classe dirigente il ritenere fondamentale la libertà di<br />

frequenza delle scuole tecniche; <strong>in</strong> caso contrario si prevedeva assenteismo e abbandono,<br />

come si legge nella relazione della seduta della sezione <strong>tecnica</strong> del Congresso generale<br />

della Società d’Istruzione e di Educazione: “l’impero della legge che li faccia obbligatorii<br />

<strong>in</strong>durrà nell’animo la volontà di abbandonarli o trasandarli”. 357<br />

Nella Relazione della Commissione per il riord<strong>in</strong>o delle scuole tecniche, Giulio<br />

raccontò di come l’uditorio delle lezioni si differenziasse <strong>in</strong> un’<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita varietà <strong>in</strong> età,<br />

<strong>istruzione</strong>, capacità, professione, agiatezze e occupazione 358 . Coloro che frequentarono più<br />

assiduamente erano perlopiù proprietari, capi e direttori di fabbriche e offic<strong>in</strong>e, istitutori<br />

pubblici o privati, impiegati nella pubblica amm<strong>in</strong>istrazione e molti possessori di fondi<br />

terrieri. Pertanto, a causa degli orari di lavoro della maggior parte degli uditori, i professori<br />

dovevano strutturare i corsi <strong>in</strong> modo da porli nella condizione di seguire le lezioni, pur<br />

avendone perse alcune.<br />

Per le f<strong>in</strong>alità dell’Istituto le scuole tecniche dovevano essere tali da differenziarsi sia da<br />

quelle universitarie, sia da quelle “speciali” o “di arti e mestieri”:<br />

ma tenendo come fecer f<strong>in</strong>ora una tal qual via di mezzo saranno scuole di Scienze<br />

applicate alle arti; e non già a questa, od a quell’arte <strong>in</strong> particolare (tranne le due di<br />

Agraria e di forestale), ma a tutte. 359<br />

Pertanto, l’Istituto mirava a un’<strong>istruzione</strong> pratica, che però si dist<strong>in</strong>guesse dalle scuole<br />

speciali e dal praticantato nelle offic<strong>in</strong>e. Il disporre di diversi corsi e il cont<strong>in</strong>uo ricorso ai<br />

pr<strong>in</strong>cipi teorici della scienza evitava si mirasse a una specializzazione <strong>in</strong> una sola materia,<br />

la quale si credeva potesse essere appresa solo con lunga pratica di lavoro. Lo scopo della<br />

scuola non era, dunque, quello di <strong>in</strong>segnare nei dettagli un’arte, bensì di <strong>in</strong>iziare gli<br />

“uditori ai generali pr<strong>in</strong>cipii scientifici da cui quelle pratiche deggion esser rette, e di<br />

ammaestrarli, per via di esempli a far da sé, l’applicazione di questi pr<strong>in</strong>cipii a quelle<br />

pratiche.” 360<br />

357<br />

GSIE, 1, 1850, P. II, Atti, II Congresso, Genova, 20-24. 10. 1850, Sez. Istr. Tecn., III tornata, <strong>in</strong>tervento<br />

del professor Ausenda; cit., p. 611.<br />

358<br />

MNRIT, cart.44, C.I. Giulio, Relazione presentata al M<strong>in</strong>istro dell’Istruzione Pubblica dalla<br />

Commissione <strong>in</strong>caricata di proporre il riord<strong>in</strong>amento delle Scuole tecniche di Tor<strong>in</strong>o, ms., Tor<strong>in</strong>o, 5.6.1852;<br />

cit., p. 13.<br />

359<br />

MNRIT, cart.44, C.I. Giulio, Relazione presentata al M<strong>in</strong>istro dell’Istruzione Pubblica dalla<br />

Commissione <strong>in</strong>caricata di proporre il riord<strong>in</strong>amento delle Scuole tecniche di Tor<strong>in</strong>o, ms., Tor<strong>in</strong>o, 5.6.1852;<br />

cit., p. 18.<br />

360<br />

MNRIT, cart.44, C.I. Giulio, Relazione …, 1852; cit., p. 23 bis (pag<strong>in</strong>a 1 di 2).<br />

121


I programmi dei corsi dovevano essere concertati dai Professori e approvati dal<br />

M<strong>in</strong>istro, <strong>in</strong> modo da evitare lacune o duplicazione di argomenti <strong>in</strong> più corsi, tuttavia la<br />

Commissione dell’Istituto sottol<strong>in</strong>eò che non doveva <strong>in</strong> nessun modo essere v<strong>in</strong>colata la<br />

libertà di ogni professore sull’ord<strong>in</strong>amento del corso e sull’esposizione. Ciascun professore<br />

doveva tenere due lezioni a settimana della durata di un’ora e mezza, negli orari che più si<br />

confacevano agli impegni dell’uditorio specifico cui erano prevalentemente dest<strong>in</strong>ate 361 .<br />

Inoltre, per ciascun corso dovevano essere dedicate 8 o 12 lezioni, sulle 50 o 100 totali, per<br />

approfondire un particolare argomento 362 .<br />

Il metodo didattico era quello <strong>in</strong>duttivo, lo stesso adottato dalle Scuole di Meccanica e<br />

Chimica applicata alle arti: le lezioni dovevano mantenere il carattere di rigore e lo studio<br />

teorico della scienza, ma non dovevano limitarsi a semplici discorsi accademici 363 , bensì<br />

dovevano essere funzionali a dar senso alla parte pratica, la quale altrimenti rischiava di<br />

essere appresa come un <strong>in</strong>sieme di ricette empiriche o di segreti 364 . In def<strong>in</strong>itiva la teoria<br />

era resa più comprensibile da digressioni di applicazione pratica; diceva Giulio che<br />

occorreva “spargere le lezioni medesime di qualche fiore il quale, non tanto nasconda le<br />

sp<strong>in</strong>e dello studio, quanto ne faccia volentieri tollerar la puntura”. 365<br />

Fu mantenuta, dunque, l’idea che gli allievi dovevano avere a disposizione macch<strong>in</strong>e,<br />

strumenti, disegni e tutto ciò che poteva aiutarli nella comprensione delle lezioni, con la<br />

differenza che <strong>in</strong> tali scuole ci fu una grandissima cura e attenzione nella creazione di<br />

laboratori, gab<strong>in</strong>etti e collezioni. Queste ultime, <strong>in</strong> particolare, negli anni crebbero <strong>in</strong><br />

numero, grandezza e importanza a livello nazionale e <strong>in</strong>ternazionale. Si lavorò aff<strong>in</strong>ché la<br />

maggior parte dei corsi potesse disporre di una sua specifica collezione, e la grande cura di<br />

alcuni professori fece sì che, come vedremo <strong>in</strong> seguito, alcune Collezioni arrivassero alle<br />

Esposizioni universali europee o che fossero richieste da altri istituti della Prov<strong>in</strong>cia.<br />

Per il mantenimento delle collezioni e della libreria fu nom<strong>in</strong>ato un funzionario che<br />

svolgeva anche il ruolo di segretario dell’Istituto; era, <strong>in</strong>oltre, a disposizione dell’Istituto<br />

361 Cfr. GSIE, 3, 1852, P. IV, Atti, “Sunto degli atti pubblicati nel mese di agosto”, 1.8.1852: Regio Decreto<br />

sull’ord<strong>in</strong>azione del R. Istituto Tecnico di Tor<strong>in</strong>o.<br />

362 Cfr. Regio decreto del 1° agosto 1852 che riord<strong>in</strong>a le scuole tecniche di Tor<strong>in</strong>o e prescrive che debbano<br />

avere il titolo di Regio istituto tecnico, a firma di C. Boncompagni, Stup<strong>in</strong>igi, 1852; art. 9.<br />

363 MNRIT, cart.44, C.I. Giulio, Relazione …, 1852; cit., p. 17.<br />

364 MNRIT, cart.44, C.I. Giulio, Relazione …, 1852; cit., p. 20.<br />

365 MNRIT, cart.44, C.I. Giulio, Relazione presentata al M<strong>in</strong>istro dell’Istruzione Pubblica dalla<br />

Commissione <strong>in</strong>caricata di proporre il riord<strong>in</strong>amento delle Scuole tecniche di Tor<strong>in</strong>o, ms., Tor<strong>in</strong>o, 5.6.1852;<br />

cit., p. 15.<br />

122


un macch<strong>in</strong>ista per le riparazioni e il restauro degli strumenti e delle macch<strong>in</strong>e, e per<br />

l’assistenza alle lezioni pratiche.<br />

Gli elementi che garantirono il successo dell’Istituto furono, essenzialmente, la<br />

presenza di professori esperti e di grande fama nei rispettivi campi, l’<strong>in</strong>dirizzo pratico di<br />

ogni <strong>in</strong>segnamento e la cura di opportune Collezioni dedicate a ciascun corso.<br />

Il corso di Geometria applicata alle arti era tenuto dal professor Q. Sella (decreto di<br />

nom<strong>in</strong>a datato 2 dicembre 1852) ed era dedicato <strong>in</strong> particolare agli aspiranti Misuratori. Gli<br />

argomenti pr<strong>in</strong>cipali riguardavano “l’uso e la rettificazione degli strumenti”, 366 gli esercizi<br />

pratici vertevano sull’uso degli strumenti, mentre l’esame f<strong>in</strong>ale era una prova di<br />

livellazione del terreno e di rilevamento con la bussola. Poiché gli uditori non erano solo<br />

aspiranti Misuratori e Agrimensori, il corso prevedeva l’<strong>in</strong>segnamento anche delle<br />

applicazioni della Geometria ad altre arti.<br />

Per questo corso l’Istituto aveva a disposizione un’ampia varietà di strumenti, raccolti<br />

negli anni specialmente da Sella e Giulio. Come si osserva dalla loro corrispondenza, i due<br />

professori approfittavano sempre dei loro viaggi per acquistare oggetti scientifici<br />

all’avanguardia, costruiti egregiamente, e provenienti perlopiù dall’Inghilterra 367 e dalla<br />

Francia (per esempio due d<strong>in</strong>amometri acquistati <strong>in</strong> Francia, 368 un teodolite e un livello, 369<br />

una mira e una bussola di Simms 370 a Londra 371 , un goniometro di riflessione di<br />

Mayerste<strong>in</strong> 372 , etc.).<br />

Sella aveva anche l’<strong>in</strong>carico di ord<strong>in</strong>are la Collezione m<strong>in</strong>eralogica (nom<strong>in</strong>a nel<br />

giugno 1853), già appartenente all’Azienda generale economica degli Interni. Fu<br />

l’occasione per il giovane professore di mettere a frutto gli studi e le esperienze fatte<br />

all’estero. Grazie all’aiuto dell’amico B. Gastaldi, esperto geologo, dopo due <strong>in</strong>tensi anni<br />

di lavoro la collezione poteva vantare già di numerosi reperti. In particolare era costituita<br />

dall’unione di più raccolte: una sezione di Statistica M<strong>in</strong>eralogica (4800 esemplari circa),<br />

366<br />

ASPT, faldone R. Istituto tecnico, C.I. Giulio, Notizie storiche sul R. Istituto tecnico di Tor<strong>in</strong>o, ms.,<br />

Tor<strong>in</strong>o, 1855; cit., Parte 1°, p. 10.<br />

367<br />

Cfr. G. e M. Quazza, ES, vol. I, lettera di Sella a C.I. Giulio, Chambery, 12.9.1853; p.170. Sella scrisse:<br />

“fu una buona idea la Sua di procacciare alle Scuole Tecniche piuttosto strumenti <strong>in</strong>glesi nuovi che gli<br />

antichi e sempiterni francesi”.<br />

368<br />

Cfr. G. e M. Quazza, ES, vol. I, lettera di Sella a C.I. Giulio, S. Michel (Moriana), 22.9.1853; p.170.<br />

369<br />

Cfr. G. e M. Quazza, ES, vol. I, lettera di Sella a C.I. Giulio, Chambéry, 12.9.1853; p.170.<br />

370<br />

John Troughton (1756-1835) e William Simms (1793-1860) fondarono la compagnia lond<strong>in</strong>ese Troughton<br />

& Simms (1826) specializzata nella costruzione di strumenti scientifici, avente clienti <strong>in</strong> tutto il mondo.<br />

371<br />

Cfr. G. e M. Quazza, ES, vol. I, lettera di Sella a C.I. Giulio, Ciamberì, 7.10.1853; p.171.<br />

372<br />

Cfr. G. e M. Quazza, ES, vol. I, lettera di Sella a C.I. Giulio, Tor<strong>in</strong>o, 18.7.1854; p.179.<br />

123


proveniente dall’Azienda degli Interni, già ord<strong>in</strong>ata da V<strong>in</strong>cenzo Barelli 373 , una collezione<br />

sistematica appartenuta alla scuola delle m<strong>in</strong>iere di Moutiers (2260 esemplari), e piccole<br />

collezioni raccolte da <strong>in</strong>gegneri delle m<strong>in</strong>iere durante le loro escursioni; il tutto riord<strong>in</strong>ato,<br />

ripulito, risistemato e catalogato da Sella. La classificazione seguiva poi un criterio nuovo,<br />

più generale, basato non solo sulle prov<strong>in</strong>ce di provenienza, ma anche sull’uso che veniva<br />

fatto dei diversi m<strong>in</strong>erali. A fianco di ogni cristallo, <strong>in</strong>oltre, Sella aveva posto un modello<br />

di legno, costruito da operai all’<strong>in</strong>terno dell’Istituto, <strong>in</strong> modo da evidenziare la natura e la<br />

struttura poliedrica del m<strong>in</strong>erale.<br />

Tra il 1853 e 1855 la collezione ricevette ricche donazioni non solo dai due professori<br />

(7000 di Sella e 4000 di Gastaldi), ma anche da Ingegneri e Dottori (l’amico geologo<br />

Felice Giordano, il politico napoletano Gaetano Ricciardi (1808-1882), il professore di<br />

zoologia dell’Università di Tor<strong>in</strong>o Filippo De Filippi (1814-1867), il geologo fiorent<strong>in</strong>o<br />

Gaetano Burci (1826-1863), l’<strong>in</strong>gegner Edoardo Pecco (1823-1886), l’<strong>in</strong>gegnere delle<br />

m<strong>in</strong>iere Emilio Galvagno, il geologo Angelo Sismonda (1807-1878), il professore di<br />

Disegno geometrico G. B. Mart<strong>in</strong>-Frankl<strong>in</strong> 374 , il giornalista Giovan-Battista Bottero (1822-<br />

1897) e lo stesso Giulio 375 , ma anche la Società anglo-sarda ed esploratrice e il Museo<br />

M<strong>in</strong>eralogico di Genova). 376 Nel 1855 Sella, nom<strong>in</strong>ato direttore del gab<strong>in</strong>etto<br />

m<strong>in</strong>eralogico, donò all’Istituto la sua personale raccolta, costituita da 7.102 esemplari, da<br />

lui stesso reperiti e catalogati, con la condizione di non rendere pubblica la notizia. Giulio<br />

stimò che il valore della collezione era pari a circa 10.000 lire. 377 L’impegno di Sella fu<br />

così apprezzato che gli valse l’aggregazione all’Ord<strong>in</strong>e dei Santi Maurizio e Lazzaro 378 .<br />

Alla f<strong>in</strong>e del secolo la Collezione arrivò a raggiungere quasi 18.000 esemplari.<br />

Nel 1855 il lavoro di creazione di modelli era così utile e funzionante, che l’Istituto era<br />

<strong>in</strong> grado di accogliere le richieste di forniture per altre scuole e musei (nel 1855 erano già<br />

373 V<strong>in</strong>cenzo Barelli (1781-1843), capo della sezione dei Boschi e delle M<strong>in</strong>iere dello Stato sabaudo,<br />

pubblicò Cenni di statistica m<strong>in</strong>eralogica degli stati di S. M. il Re di Sardegna (2 vol. 1835, Tor<strong>in</strong>o). Con un<br />

lavoro di 30 anni raccolse una ricca collezione di m<strong>in</strong>erali, che donò all’Istituto e che andò <strong>in</strong> seguito a<br />

costituire il nucleo del Museo geo-m<strong>in</strong>eralogico del Politecnico di Tor<strong>in</strong>o.<br />

374 Giovanni Battista Mart<strong>in</strong>-Frankl<strong>in</strong>, luogotenente del Genio militare<br />

375 ASPT, faldone Regio Istituto tecnico, verbali della Commissione direttrice dell’Istituto tecnico, seduta del<br />

10 novembre 1853.<br />

376 ASPT, faldone Regio Istituto tecnico, verbali della Commissione direttrice dell’Istituto tecnico, seduta del<br />

26 novembre 1853.<br />

377 G. e M. Quazza, ES, vol. I, lettera di Sella a Giovanni Lanza, 10.8.1858; cit., p.231. Della stima di Giulio<br />

si parla nella lettera al m<strong>in</strong>istro dell’Istruzione Giuseppe Natoli, 2 aprile 1865; cit., p.582.<br />

378 G. e M. Quazza, ES, vol. I, lettera di Sella ad Antonio Nomis di Pollone, non datata (presumibilmente<br />

risalente al 1858); cit., pp. 235-236.<br />

124


state fornite ai Collegi nazionali di Genova e Chambéry, ed erano <strong>in</strong> corso di allestimento<br />

collezioni per l’École des M<strong>in</strong>es di Hartz e Parigi, il Museo del Giard<strong>in</strong>o delle Piante di<br />

Parigi e il Museo m<strong>in</strong>eralogico dell’Università di Tor<strong>in</strong>o). 379 Inoltre, Giulio sp<strong>in</strong>se Sella a<br />

presentare all’Esposizione universale di Parigi una raccolta di 1200 esemplari, estratti dalla<br />

Collezione, alcuni dei quali molto preziosi. Come si legge nel verbale del 4 aprile 1855, la<br />

Commissione direttrice decise di assumersi l’onere f<strong>in</strong>anziario e la responsabilità di un<br />

viaggio rischioso per tali oggetti, per il “bene del paese e specialmente // dell’Istituto<br />

tecnico”; 380 si trattava, <strong>in</strong>fatti, di una collezione ammirabile e onorevole a livello<br />

mondiale.<br />

Nel 1854-‘55 il corso di Sella era il più frequentato dell’Istituto: gli iscritti furono 40<br />

(tra cui 32 aspiranti misuratori, 3 maestri elementari, 2 macch<strong>in</strong>isti, un vetraio, un fumista),<br />

23 conclusero il corso e presero parte alle esercitazioni pratiche, ma solo <strong>in</strong> 5 si<br />

presentarono all’esame.<br />

Nel 1861 Sella redasse il testo “Sui pr<strong>in</strong>cipi geometrici del disegno e specialmente<br />

dell’axonometrico” (Milano, 1861), 381 tratto dalle lezioni di geometria che diede nel<br />

maggio-giugno del 1856 all’Istituto tecnico; la richiesta di tale opera fu <strong>in</strong>oltrata dal<br />

professor Carlo Ignazio Giulio, il quale, a conoscenza dei più recenti libri di Meccanica e<br />

di Tecnologia dotati di disegni assonometrici, gli chiese un “riassunto il più popolare<br />

possibile della teoria di questo disegno”. 382 L’opera è una testimonianza dell’adozione<br />

dell’assonometria anche <strong>in</strong> Italia, resa possibile grazie ai contatti di Sella con il professore<br />

della Bergakademie di Freiberg, Ludwig Julius Weisbach (1806-1871), uno dei più<br />

importanti autori tedeschi d’<strong>in</strong>izio Ottocento sull’assonometria. Il testo, dopo<br />

un’<strong>in</strong>troduzione sull’orig<strong>in</strong>e della discipl<strong>in</strong>a, si articola <strong>in</strong> una prima parte di trattazione<br />

generale del tema delle proiezioni, <strong>in</strong> una seconda riguardante i diversi metodi di<br />

rappresentazione (proiezioni quotate, la doppia proiezione ortogonale di Monge e la<br />

prospettiva), e si conclude poi con la descrizione del disegno assonometrico. Da una lettera<br />

di Sella al professor Giulio si legge che, nonostante le limitate conoscenze prelim<strong>in</strong>ari<br />

379<br />

Cfr. ASPT, faldone Regio Istituto tecnico, Notizie storiche sul R. Istituto Tecnico di Tor<strong>in</strong>o, ms., Tor<strong>in</strong>o,<br />

1855; p. 25.<br />

380<br />

ASPT, faldone Regio Istituto tecnico, verbale della Commissione direttrice, seduta del 4.4.1855; cit., pp.<br />

1v-2r.<br />

381<br />

BPT, AG, cont. 69, cam. 3, Sui pr<strong>in</strong>cipi geometrici del disegno e specialmente dell’axonometrico dalle<br />

lezioni di geometria applicata alle arti di Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella, s.d.. Si tratta di un opuscolo litografato con dedica<br />

autografa di Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella a Carlo Ignazio Giulio .<br />

382<br />

Cfr. G. e M. Quazza, ES, vol. I, lettera di Sella a C.I. Giulio, Tor<strong>in</strong>o, 3.6.1856; pp.199-202.<br />

125


degli studenti del corso di Geometria, gli <strong>in</strong>segnamenti impartiti furono molto bene<br />

acquisiti, tanto da sorprendere lo stesso professore del fatto che “dopo una lezione pratica<br />

di forse mezz’ora, <strong>in</strong>trapresero e cont<strong>in</strong>uarono f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e il disegno di modelli<br />

complicatissimi”. 383<br />

Nell’anno scolastico 1854-‘55 era previsto anche un ciclo di lezioni di Disegno<br />

topografico, tenuto dal professor Frankl<strong>in</strong>-Mart<strong>in</strong>. Quest’ultimo aveva appena term<strong>in</strong>ato,<br />

nell’estate del 1853, un viaggio <strong>in</strong> Francia, su <strong>in</strong>carico del M<strong>in</strong>istero della Pubblica<br />

Istruzione, per visitare le pr<strong>in</strong>cipali scuole di Disegno <strong>in</strong>dustriale, “la Scuola speciale di<br />

disegno e matematica applicata alle arti e all’<strong>in</strong>dustria di Parigi, il Conservatorio delle<br />

arti e mestieri e altri stabilimenti <strong>in</strong> Parigi; la scuola di disegno, pittura, scultura ed<br />

architettura di Digione, la scuola di belle arti e scienze <strong>in</strong>dustriali di Tolosa […] la scuola<br />

imperiale di belle arti di Lione”. Inf<strong>in</strong>e, Mart<strong>in</strong> cita la scuola di Mart<strong>in</strong>ière di Lione,<br />

ritenuta un modello da imitare “quasi di tutto punto”, 384 <strong>in</strong> particolare per l’organizzazione<br />

delle classi. Ricordiamo, <strong>in</strong>oltre, che nel 1854 Mart<strong>in</strong>-Frankl<strong>in</strong> tenne un corso preparatorio<br />

della durata di due mesi e mezzo per la formazione di Assistenti al suo corso. Dei dieci<br />

allievi che frequentarono (di cui sette appartenenti al Genio militare) quattro furono scelti<br />

come Assistenti per il suo corso. Nel 1855 gli fu affidato il corso di Disegno<br />

Geometrico 385 , che si tenne nelle ore serali, ma che durò solo c<strong>in</strong>que mesi, a causa di lavori<br />

di adattamento dei locali della scuola. Dei 78 studenti iscritti, 58 si presentarono alle<br />

lezioni, e il loro numero scese ancora con l’arrivo dei mesi estivi, quando le lunghe e calde<br />

giornate di lavoro impedivano agli operai di recarsi alle lezioni feriali.<br />

Il problema dell’orario delle lezioni era sentito da quasi tutti i corsi, e i professori<br />

faticarono a orientarsi sulla migliore scelta, funzionale al variegato uditorio. Se da una<br />

parte Mart<strong>in</strong>-Frankl<strong>in</strong> nel 1854 riteneva ottimali le ore serali, per la temperatura e per gli<br />

impegni lavorativi, dall’altra il professore di chimica agraria Michele Peyrone, nel 1855,<br />

preferiva mezzogiorno e mezzo, “ora più comoda pei proprietari di campagne ai quali<br />

383 G. e M. Quazza, ES, vol. I, lettera di Sella a C.I. Giulio, Tor<strong>in</strong>o, 3.6.1856; cit., p.200.<br />

384 BPT, AG, cont. 46, relazione di Mart<strong>in</strong>-Frankl<strong>in</strong> al M<strong>in</strong>istro della Pubblica Istruzione, oggetto:<br />

“Insegnamento della Geometria descrittiva e del disegno Geometrico nel Regio Istituto tecnico di Tor<strong>in</strong>o”,<br />

20 ottobre 1853, Tor<strong>in</strong>o, ms.; cit., pp. 1r-1v. La struttura organizzativa, cui Mart<strong>in</strong>-Frankl<strong>in</strong> ambiva,<br />

prevedeva 200 allievi (136 il primo anno, 66 il secondo) ripartiti <strong>in</strong> sei circoli (3 per la prima classe, e per la<br />

seconda), applicando così un sistema d’<strong>in</strong>segnamento “collettivo, adattato alle <strong>in</strong>telligenze mediocri e di<br />

facile mantenimento”.<br />

385 ASPT, faldone Regio Istituto tecnico, verbale della Commissione direttrice, seduta del 7.7.1853, per la<br />

nom<strong>in</strong>a; e BPT, AG, cont. 32, cam. 4, lettera di Mart<strong>in</strong>-Frankl<strong>in</strong> a Giulio, 17.9.1853, <strong>in</strong> cui il generale parla<br />

entusiasticamente dell’<strong>in</strong>carico ottenuto.<br />

126


sono specialmente dirette le lezioni”, 386 <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e il professore di agricoltura Giuseppe Borio<br />

richiese lo spostamento delle sue lezioni serali, per suoi problemi di salute 387 .<br />

Le lezioni del corso di Meccanica, svolte da Giulio, si tennero <strong>in</strong>vece nelle ore<br />

mattut<strong>in</strong>e, dall’<strong>in</strong>izio di giugno alla prima metà di luglio, ed erano dest<strong>in</strong>ate specialmente<br />

agli aspiranti misuratori. Gli uditori al corso erano circa 200, tra questi vi erano anche gli<br />

studenti di Matematica dell’Università, ma nessuno s’iscrisse all’esame f<strong>in</strong>ale. Gli<br />

argomenti del corso mutarono negli anni, <strong>in</strong> modo da essere sempre <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con i progressi<br />

<strong>in</strong>dustriali dei tempi: se presso la Scuola di Meccanica applicata alle arti, nell’anno<br />

scolastico 1846-47, Giulio <strong>in</strong>centrò il corso verso la C<strong>in</strong>ematica applicata alla<br />

composizione delle Macch<strong>in</strong>e, e dal 1848 al 1852 sui pr<strong>in</strong>cipi della Meccanica e le<br />

applicazioni alle arti, presso l’Istituto Tecnico, negli anni 1853-54, il corso si specializzò<br />

nella “D<strong>in</strong>amometria, e la dottr<strong>in</strong>a dell’equilibrio e del movimento equabile delle<br />

macch<strong>in</strong>e tenendo conto delle resistenze passive”, 388 <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, tra il 1853 e il 1855 si ristabilì<br />

l’assetto orig<strong>in</strong>ario del corso, improntato sullo studio della C<strong>in</strong>ematica.<br />

Il corso speciale di approfondimento tenuto dal professore nell’anno 1855 fu un corso<br />

di “Costruzione, verificazione, rettificazione ed uso delle Bilance e delle Stadere” 389 .<br />

Come per Sella, Giulio era responsabile della formazione del Gab<strong>in</strong>etto meccanico<br />

dell’Istituto, dotato di una collezione molto ampia, e nato <strong>in</strong>sieme all’istituto stesso da<br />

f<strong>in</strong>anziamenti pubblici. Anche <strong>in</strong> questo caso, per non gravare sulle spese della scuola, gli<br />

oggetti della collezione non erano acquistati all’estero, ma costruiti all’<strong>in</strong>terno dell’Istituto<br />

stesso. Il Gab<strong>in</strong>etto si componeva di diverse sezioni, tra cui: strumenti per il corso di<br />

Geometria, gli “elementi delle Macch<strong>in</strong>e ed organi Meccanici”, parte più compiuta della<br />

Collezione, dest<strong>in</strong>ata <strong>in</strong> particolare ai corsi di C<strong>in</strong>ematica, gli “strumenti d<strong>in</strong>amometrici di<br />

Macch<strong>in</strong>e a vapore e delle parti di esse”, specifica sezione per le dimostrazioni<br />

sperimentali che accompagnano i corsi di Meccanica e gli “strumenti di fisica”, 390 parte<br />

della Collezione proveniente dal soppresso istituto di Venaria. Nelle <strong>in</strong>tenzioni di Giulio,<br />

qualora i fondi lo avessero permesso, era prevista la creazione di una raccolta contenente le<br />

“materie prime <strong>in</strong>digene e maniere sulle quali le arti meccaniche si esercitano; de’<br />

386<br />

ASPT, faldone Regio Istituto tecnico, verbale della Commissione direttrice, 22.7.1855.<br />

387<br />

ASPT, faldone Regio Istituto tecnico, verbali della Commissione direttrice, sedute del 10.12.1852 e<br />

17.12.1854.<br />

388<br />

ASPT, faldone Regio Istituto tecnico, Notizie storiche…, 1855; cit., p. 12.<br />

389<br />

Ibidem.<br />

390<br />

ASPT, C. I. Giulio, Notizie storiche…, 1855; cit., p. 12bis.<br />

127


prodotti di queste arti; e delle macch<strong>in</strong>e e strumenti impiegati da esse.” 391 Il Governo dette<br />

disposizioni aff<strong>in</strong>ché questa sezione fosse collegata con i disegni e i modelli del<br />

“Conservatorio delle Privative <strong>in</strong>dustriali”. La nuova Legge sulle privative <strong>in</strong>dustriali<br />

(1855), <strong>in</strong>fatti, tolse all’Accademia delle scienze il controllo sulle <strong>in</strong>venzioni, e pose come<br />

sede del Conservatorio lo stesso Istituto tecnico. Seppur le due istituzioni fossero<br />

autonome, la presenza di disegni e modelli, che accompagnavano le richieste di brevetto,<br />

garantiva un accesso diretto agli studenti verso le <strong>in</strong>novazioni più recenti.<br />

Il Professor Giuseppe Borio (1812-1887) mantenne presso l’Istituto la cattedra di<br />

Agraria che aveva all’Istituto agrario-forestale-veter<strong>in</strong>ario di Venaria Reale. Egli fu<br />

membro ord<strong>in</strong>ario della Regia Accademia d’Agricoltura (dal 1855 al 1857) e consulente<br />

tecnico del catasto. Il suo corso di Agricoltura, <strong>in</strong> realtà, non ebbe vita facile. Giulio stesso<br />

riteneva che l’agricoltura fosse tra le applicazioni più difficili della scienza, perché <strong>in</strong><br />

cont<strong>in</strong>uo mutamento dovuto all’economia, alla politica, ma anche agli sviluppi tecnologici.<br />

Inoltre, era un campo per cui la pratica era essenziale, e vi erano dubbi che la teoria potesse<br />

dimostrarsi veramente utile. Inf<strong>in</strong>e, era un settore limitato a figli di proprietari, che<br />

difficilmente potevano trasferirsi per gli studi <strong>in</strong> paesi lontani dalle loro terre.<br />

A difesa dell’arte agricola si elevò lo stesso professor Giuseppe Borio, che<br />

nell’<strong>in</strong>troduzione alle sue Lezioni di agricoltura (Tor<strong>in</strong>o, 1853), pubblicate per facilitare lo<br />

studio degli allievi, dopo un bell’elogio del progetto dell’Istituto Tecnico, affermò che i<br />

vantaggi che il Paese poteva trarre da scuole agrarie erano evidenti dall’esempio delle più<br />

grandi e colte nazioni. Ai dubbi sulla collocazione di tali scuole dentro un Istituto dedicato<br />

perlopiù alle arti <strong>in</strong>dustriali, egli rispose: “dove può esser meglio collocata la madre che <strong>in</strong><br />

mezzo alle figlie sue? La qual cosa è tanto più vera ed evidentissima dacché la scienza,<br />

rivolto uno sguardo benevolo all’agricoltura, sollevò questa al grado di arte razionale<br />

[…]; e anziché nella dipendente relazione di madre e figlie, le tengono congiunte con<br />

v<strong>in</strong>coli di fraternità.” 392<br />

Ricordiamo che Giulio stesso fu tra i più attivi sostenitori del settore agricolo. In un<br />

Paese dotato di terreni fertili come il <strong>Piemonte</strong>, spiegava Giulio, <strong>in</strong> occasione del Giudizio<br />

del 1844, che per progredire era necessario risolvere i problemi che affliggevano<br />

l’agricoltura: la disorganizzazione sul credito agrario, nonostante gli sforzi<br />

391 ASPT, C. I. Giulio, Notizie storiche…, 1855; cit., p. 12tris.<br />

392 Borio, Lezioni di agricoltura dette nel R. Istituto tecnico di Tor<strong>in</strong>o, Luigi Conterno editore, Tor<strong>in</strong>o, 1853;<br />

cit., p. 15.<br />

128


dell’Associazione agraria subalp<strong>in</strong>a, la necessità di opere d’irrigazione e di bonifica,<br />

l’assenteismo dei proprietari, e qu<strong>in</strong>di la cura dei terreni da parte di agenti, affittuari o<br />

mezzadri impreparati <strong>tecnica</strong>mente, e l’affidamento delle tecniche agrarie ai soli metodi<br />

tradizionali 393 . Giulio e il professor Borio realizzarono con tale corso i progetti esposti nel<br />

Giudizio, mostrando così piena fiducia all’<strong>in</strong>segnamento tecnico-professionale per un<br />

settore importante non solo da un punto di vista economico, sociale 394 e politico, ma anche<br />

per gli stretti rapporti tra <strong>in</strong>dustria e agricoltura, elemento base del progresso del Paese.<br />

Nell’anno 1855 le lezioni di Borio all’Istituto tecnico riguardarono la Fisiologia<br />

vegetale, con applicazioni alla coltivazione delle piante fruttifere, e la Geologia agraria<br />

(stratificazione delle rocce e proprietà, connettivi terrosi, irrigazione…). Grazie al carattere<br />

fortemente applicativo e d’immediata utilità al mondo agricolo, il corso riscosse un gran<br />

successo tra gli uditori liberi, perlopiù, tra colti e agiati proprietari terrieri e coltivatori, che<br />

applicarono con “copioso frutto” 395 quanto appreso; gli allievi iscritti, però, erano <strong>in</strong><br />

numero esiguo e superarono tutti brillantemente l’esame f<strong>in</strong>ale.<br />

Nell’Istituto era presente una buona Collezione di semi, dedicata a tale corso, donata<br />

dal Governo <strong>in</strong>glese <strong>in</strong> occasione dell’Esposizione Universale di Londra del 1851. Erano,<br />

<strong>in</strong>oltre, presenti diversi strumenti aratori provenienti dall’Istituto agrario di Venaria; ma<br />

perché diventassero parte di una Collezione, si auspicava nella dotazione di un fondo<br />

maggiore per l’acquisto di modelli di macch<strong>in</strong>e più volum<strong>in</strong>ose, di un terreno, di sementi,<br />

concimi e strumenti appositi, dove applicare direttamente quanto appreso durante le<br />

lezioni.<br />

Nel 1855 fu attivato un corso speciale di Moricoltura e di Sericoltura, molto<br />

apprezzato dai suoi uditori, l’anno successivo la cattedra fu assegnata al professor<br />

Giovanni Audiffredi (1808-1875), ma il corso non fu term<strong>in</strong>ato per suoi problemi di salute.<br />

Anche Audifreddi era uno studioso di scienze agronomiche di alto livello nel panorama<br />

piemontese. In particolare fu <strong>in</strong>novatore e divulgatore di tecniche di coltivazione di bachi<br />

da seta, membro della Commissione di agricoltura e commercio (1855-1856), socio e<br />

393<br />

In particolare amava sottol<strong>in</strong>eare il loro valore sociale; “la vita de’ campi è custode della salute de’ corpi<br />

e della castità de’ costumi”[<strong>in</strong> A. Gar<strong>in</strong>o Can<strong>in</strong>a, Aspetti attuali del pensiero di Carlo Ignazio Giulio <strong>in</strong><br />

politica agraria, <strong>in</strong> “Annali dell’Accademia di Agricoltura di Tor<strong>in</strong>o”, adunanza del 22 febbraio 1959, vol.<br />

101, 1958-1959; Arti grafiche P. Conti, Tor<strong>in</strong>o, 1959; cit., p. 15].<br />

394<br />

BPT, AG, cont. 63, C. I. Giulio, Lezione per l’apertura delle Scuole di Meccanica e di Chimica applicate<br />

alle Arti, 1845; cit., p. 17.<br />

395<br />

APT, C.I. Giulio, Notizie storiche sul Regio Istituto tecnico di Tor<strong>in</strong>o, Tor<strong>in</strong>o, 1855, ms., cit., p. 15.<br />

129


presidente dell’Associazione agraria subalp<strong>in</strong>a di Tor<strong>in</strong>o, Senatore del Regno di Sardegna<br />

(dal 1853).<br />

Demetrio Giacomo Balestrieri 396 teneva presso l’Istituto tecnico il corso di Economia<br />

rurale e di estimo forestale; gli argomenti furono: la flora forestale e la coltura forestale<br />

naturale e artificiale, particolarmente <strong>in</strong>centrata sulle diverse specie di piante nei boschi,<br />

sulle condizioni della terra, del clima, di esposizione, di mantenimento, tutto ciò <strong>in</strong> vista<br />

dei vantaggi che potevano trarre i cittad<strong>in</strong>i e lo stato. Per questo corso l’Istituto disponeva<br />

di una Collezione dendrologica, che necessitava, per sua natura, di cont<strong>in</strong>ue cure e<br />

restaurazioni. Lo stesso professore se ne occupò, cercando anche di ampliarla con<br />

strumenti e oggetti relativi all’ambito forestale. Anche per questo <strong>in</strong>segnamento era<br />

richiesto un metodo didattico dalla forte connotazione pratica; furono fatte richieste di<br />

acquisto di un terreno per la creazione di un semenzaio, un vivaio e un piantonaio.<br />

Seppur il numero degli studenti non fosse così basso, nella Relazione si fece presente<br />

che per rendere più efficace tali <strong>in</strong>segnamenti, sarebbe stato opportuno rendere<br />

obbligatorio l’esame presso l’Istituto tecnico per gli agenti forestali dipendenti dallo Stato,<br />

mentre poteva essere solo un titolo preferenziale per quelli dipendenti dalle<br />

amm<strong>in</strong>istrazioni locali; come accadeva presso diversi paesi europei.<br />

Demetrio Balestrieri era stato <strong>in</strong>viato dal governo 397 a compiere un viaggio biennale <strong>in</strong><br />

Germania, per studiarne accuratamente i più importanti istituti agrari. Divenne negli anni<br />

successivi socio di diverse società scientifico-agrarie, fu membro ord<strong>in</strong>ario e Segretario<br />

della Regia Accademia di Agricoltura di Tor<strong>in</strong>o, costituita il 24 maggio 1785 con lo scopo<br />

di “promuovere e propagare le cognizioni teorico e pratiche riguardanti l’agricoltura, le<br />

scienze e le arti che vi hanno att<strong>in</strong>enza”. 398 Fu, <strong>in</strong>oltre, membro del Consiglio forestale,<br />

dipendente dal M<strong>in</strong>istero d’agricoltura, <strong>in</strong>dustria e commercio, istituito con R. Decreto il<br />

14 agosto 1864.<br />

Il corso di Chimica applicata alle arti, del professor A. Sobrero, della durata di due<br />

anni, trattava “dei metalli utili e de’ loro composti più frequentemente impiegati nelle<br />

396 Demetrio Giacomo Balestrieri, laureato <strong>in</strong> medic<strong>in</strong>a e chirurgia, fu membro ord<strong>in</strong>ario e segretario della<br />

Regia Accademia d’agricoltura di Tor<strong>in</strong>o, per la quale redasse il Resoconto dell’esposizione orto-agricola<br />

tor<strong>in</strong>ese (Tor<strong>in</strong>o, 1855).<br />

397 Cfr. L. Parola, V. Botta, Del pubblico <strong>in</strong>segnamento <strong>in</strong> Germania, Tor<strong>in</strong>o, 1851; libro III, capo VII, nota<br />

al punto 2; p . 882. Nel testo è riportata l’<strong>in</strong>formazione senza date precise, possiamo comunque desumere che<br />

il viaggio sia stato compiuto negli ultimi anni degli anni ’50.<br />

398 Annuario statistico del Regno d’Italia per l’anno 1864, compilato su dati ufficiali dal ragioniere Angelo<br />

Dell’Acqua, Anno VI, Milano, 1865, cit.; p. 418<br />

130


arti”. 399 Ricordiamo che Ascanio Sobrero fu una delle figure rilevanti del secolo, non solo<br />

per l’attività di chimico ricercatore, per cui ottenne grandi risultati anche grazie ai suoi<br />

viaggi d’<strong>istruzione</strong> all’estero, ma anche come didatta e come assessore all’ufficio d’igiene<br />

di Tor<strong>in</strong>o (ideò la prima rete fognaria tor<strong>in</strong>ese). La sua scoperta più celebre, ossia la s<strong>in</strong>tesi<br />

della nitroglicer<strong>in</strong>a, fu realizzata nel 1846 proprio presso il laboratorio dell’Istituto, <strong>in</strong> Via<br />

San Francesco da Paola.<br />

Il numero degli uditori del suo corso variava tra i 100 e i 200, tuttavia anche <strong>in</strong> questo<br />

caso, nel 1855, gli allievi iscritti erano solo dodici, e nessuno sostenne l’esame f<strong>in</strong>ale.<br />

Nella Relazione si spiega che ciò poteva essere dovuto all’<strong>istruzione</strong> elementare, il cui<br />

<strong>in</strong>dirizzo era molto lontano dagli studi riguardanti la chimica. Il corso voleva, dunque,<br />

essere anche un’occasione per garantire la formazione di validi <strong>in</strong>segnanti <strong>in</strong> grado di<br />

<strong>in</strong>iziare i giovani studenti a tale arte e alle sue applicazioni “ogni dì più estese e più<br />

importanti” 400 . Nel primo semestre il professor Sobrero tenne anche un corso speciale nel<br />

laboratorio dell’Istituto sui materiali per le costruzioni. Tale corso era rivolto agli studenti<br />

del quarto anno di Matematica dell’Università di Tor<strong>in</strong>o, per i quali il professore si trovò<br />

molto spesso costretto a richiamare anche le più elementari nozioni di chimica, di cui erano<br />

quasi del tutto sprovvisti.<br />

Nell’Istituto vi era poi un laboratorio per l’analisi dei m<strong>in</strong>erali, al servizio dei privati e<br />

del M<strong>in</strong>istero dei lavori pubblici, cui era “affidata l’esecuzione delle leggi sulle m<strong>in</strong>iere<br />

cave”. 401<br />

Il corso di Chimica Agraria era tenuto dal professor Michele Peyrone (1813-1883),<br />

anch’egli figura autorevole nel suo campo. Si laureò <strong>in</strong> medic<strong>in</strong>a all’Università di Tor<strong>in</strong>o<br />

nel 1835, e proseguì i suoi studi all’estero, visitando diversi laboratori e <strong>in</strong>dustrie chimiche,<br />

e studiando e lavorando presso famosi chimici che dettero importanti contributi alla<br />

chimica per l’agricoltura, la biochimica e la chimica organica. In particolare nel 1839<br />

conobbe Jean Baptiste André Dumas (1800-1884), che teneva il corso di chimica all’École<br />

Polytechnique, e nel 1842 lavorò e str<strong>in</strong>se una forte amicizia con Justus von Liebig (1803-<br />

1873) all’Università di Gießen, nel centro della Germania, il quale <strong>in</strong>fluì molto sulla sua<br />

attività di ricercatore (divenne famoso per lo studio sui complessi ammoniacali del Plat<strong>in</strong>o)<br />

399 ASPT, faldone Regio Istituto tecnico, C. I. Giulio, Notizie storiche…, 1855, ms.; cit., p. 19.<br />

400 ASPT, faldone Regio Istituto tecnico, C. I. Giulio, Notizie storiche…, 1855, ms.; cit., p. 20.<br />

401 ASPT, faldone Regio Istituto tecnico, C. I. Giulio, Notizie storiche…, 1855, ms.; cit., p. 21.<br />

131


e d’<strong>in</strong>segnante, sia all’Università di Genova (1849), sia all’Istituto tecnico di Tor<strong>in</strong>o<br />

(1854).<br />

Il suo corso all’Istituto si componeva di due parti: la cura e mantenimento delle piante,<br />

e la tecnologia della Chimica Agraria (procedimenti di essiccazione del legno,<br />

carbonizzazione, macerazione del l<strong>in</strong>o e della canapa, coltivazione, conservazione e<br />

panificazione dei cereali, fabbricazione e distillazione di alcolici e dell’aceto).<br />

La Collezione dedicata a questo corso, e curata dai professori di Agricoltura e di<br />

Chimica Agraria, era composta di diversi disegni su procedimenti tecnologici, modelli,<br />

strumenti, materie prime e prodotti specifici. Anche per questo corso fu proposto l’acquisto<br />

di un terreno per l’esecuzione di esperimenti e dimostrazioni pratiche, molto frequenti<br />

nelle lezioni; gli alti costi non permisero mai che tali richieste fossero soddisfatte.<br />

L’Istituto disponeva anche di una Biblioteca, che nel 1855 era ancora <strong>in</strong> costruzione, e<br />

per cui la maggior parte del patrimonio proveniva dalle scuole sulle quali l’Istituto era nato<br />

(di Venaria e di Chimica e Meccanica applicate alle arti). Professori e altri addetti<br />

dell’Istituto vi contribuirono, <strong>in</strong> particolare una gran quantità di libri fu donata da Giulio<br />

stesso, <strong>in</strong> seguito al suo viaggio del 1847; nella Relazione del 1855 è citata anche la<br />

donazione di un’opera da parte di Cavour. Negli anni successivi, per non gravare sulle<br />

spese della scuola, si propose di ampliarla sfruttando le pubblicazioni dei m<strong>in</strong>isteri, le<br />

Memorie dell’Accademia delle Scienze, e doni dei privati.<br />

Legami con il mondo del lavoro e l’Università<br />

Le strutture e i professori di alto livello fecero dell’Istituto tecnico un punto di<br />

riferimento per il mondo del lavoro. Nei primi anni la Commissione direttrice formalmente<br />

rifiutava un collegamento diretto e obbligatorio tra il conferimento di un diploma e<br />

l’accesso nei diversi settori lavorativi.<br />

L’esercizio di tutte le <strong>in</strong>dustrie (tranne pochissime e per ragioni affatto speciali) è<br />

<strong>in</strong>teramente libero, la Dio mercé; né si scorgerebbe quale utilità potrebbe nascere<br />

dal v<strong>in</strong>colarlo all’obbligo di studii e di esami prelim<strong>in</strong>ari. 402<br />

Giulio, <strong>in</strong> particolare, diceva di preferire il sistema delle antiche corporazioni di arti e<br />

mestieri, tendenti ad assicurare l’<strong>istruzione</strong> pratica, piuttosto che corsi obbligatori ed<br />

esami; ciò era coerente con la sua filosofia liberista. Tuttavia, il legame tra Istituto e<br />

402 ASPT, faldone Regio Istituto tecnico, C. I. Giulio, Notizie storiche…, 1855, ms.; cit., p. 31.<br />

132


l’amm<strong>in</strong>istrazione statale per alcune professioni esisteva, e spesso era richiesto dai<br />

professori stessi, che crearono corsi specifici <strong>in</strong> collaborazione con i m<strong>in</strong>isteri <strong>in</strong>teressati;<br />

un esempio fu il corso di Agraria, ma lo stesso discorso valeva per chi <strong>in</strong>tendeva lavorare<br />

nell’amm<strong>in</strong>istrazione del catasto o del demanio, o divenire perito di tribunale 403 .<br />

Il collegamento con la facoltà di matematica dell’Università era, <strong>in</strong>vece, molto più<br />

esplicito e forte, non solo per i professori 404 , ma anche perché alcuni corsi universitari<br />

erano <strong>in</strong> comune e si svolgevano all’<strong>in</strong>terno dell’Istituto, come quello di Chimica<br />

docismatica. In realtà l’ambizioso progetto di Giulio puntava a rendere l’Istituto un organo<br />

parallelo all’Università, detentore di un sapere teorico-pratico, <strong>in</strong>dispensabile per la<br />

formazione degli <strong>in</strong>gegneri: nella sua Relazione al m<strong>in</strong>istro dei Lavori Pubblici egli si fece<br />

portavoce delle idee, che ormai da anni circolavano tra la classe dirigente e il mondo<br />

scolastico (<strong>in</strong> particolare nella Società d’Istruzione e di Educazione), ossia di trasformare<br />

l’Istituto <strong>in</strong> una vera e propria “Scuola di applicazione” per gli <strong>in</strong>gegneri (“delle strade<br />

ferrate”, “di acque e strade” e “delle m<strong>in</strong>iere”) 405 , obbligatoria per poter entrare nei<br />

Corpi del Genio civile e delle M<strong>in</strong>iere.<br />

[…] la quotidiana sperienza dimostra troppo chiaro, che se a formare eccellenti<br />

<strong>in</strong>gegneri si richiede una solida ed estesa <strong>istruzione</strong> teorica, più <strong>in</strong>dispensabile<br />

ancora è un tiroc<strong>in</strong>io pratico che <strong>in</strong>segni a far buon uso delle conoscenze acquistate,<br />

a supplire con l’attenta osservazione de’ fatti alle lacune della scienza e tale che<br />

formi, come si suol dire, l’occhio pratico, che faccia conoscere al giovane <strong>in</strong>gegnere<br />

i metodi migliori e più acconci alle condizioni speciali di luoghi, di tempi, nelle quali<br />

egli avrà da operare. Questo pratico tiroc<strong>in</strong>io che l’educazione universitaria non<br />

può dare, e nella quale essa non può per niun modo supplire, dove la possono<br />

compiere i nostri <strong>in</strong>gegneri? 406<br />

L’Istituto voleva, dunque, assumere il carattere centrale e di completamento degli studi<br />

scientifici, tipico delle grandi scuole di applicazione europee, anche dette politecniche,<br />

403<br />

Per esempio, nel 1860 il direttore generale del Catasto, Antonio Rabb<strong>in</strong>i, chiese a Sella di tenere un breve<br />

corso di litologia, <strong>in</strong> cui si potesse affrontare lo studio delle rocce e dei terreni. Cfr. G. e M. Quazza, ES, vol.<br />

I, lettera di Sella al M<strong>in</strong>istro della Pubblica Istruzione, Gabrio Casati, della metà di gennaio 1860, Tor<strong>in</strong>o;<br />

cit., p. 245.<br />

404<br />

Per esempio Q. Sella nel novembre del 1853 fu nom<strong>in</strong>ato professore sostituto del corso di algebra e<br />

geometria complementare per il corso di filosofia positiva e del corso preparatorio all’esame di ammissione<br />

dell’Università.<br />

405<br />

APT, faldone R. Istituto tecnico, C.I. Giulio, Notizie storiche sul Regio Istituto tecnico, 1855, parte III,<br />

ms.; cit., pp. 37-38.<br />

406<br />

APT, faldone R. Istituto tecnico, C.I. Giulio, Notizie …, 1855, parte III, ms.; cit., p. 36.<br />

133


come le francesi École des M<strong>in</strong>es e École des ponts et chaussées, istituite a completamento<br />

della formazione presso l’École Polytechnique, <strong>in</strong> Belgio con l’École speciale du Génie<br />

civile di Gand e l’École speciale des m<strong>in</strong>es di Liegi, <strong>in</strong> Svizzera con il politecnico federale<br />

di Zurigo, o gli istituti politecnici tedeschi (Berl<strong>in</strong>o, Karlsruhe, Stoccolma, Monaco,<br />

Norimberga, Darmstadt, Dresda, Hannover e Brunswich). A differenza di tali scuole, però,<br />

Giulio premeva aff<strong>in</strong>ché l’Istituto fosse rivolto anche agli <strong>in</strong>gegneri che <strong>in</strong>tendevano<br />

dedicarsi alla libera professione o all’<strong>in</strong>dustria privata; conosceva, <strong>in</strong>fatti, le difficoltà che i<br />

giovani <strong>in</strong>gegneri avevano dopo la laurea nel tiroc<strong>in</strong>io pratico presso uffici di privati 407 .<br />

Inoltre, l’<strong>in</strong>tento di Giulio era che l’Istituto fungesse anche da “Scuola Normale” per i<br />

docenti, i professori e i maestri di scienze fisiche applicate nei Collegi nazionali e nelle<br />

scuole tecniche <strong>in</strong>dustriali pubbliche.<br />

Nel 1856 la proposta fu avanzata formalmente al M<strong>in</strong>istero da Giulio, <strong>in</strong> quell’anno<br />

nom<strong>in</strong>ato direttore dell’Istituto tecnico e presidente del Consiglio di amm<strong>in</strong>istrazione e<br />

perfezionamento, ma non fu accolta. Fu, <strong>in</strong>vece, accettata la richiesta di trasferimento degli<br />

esami per i misuratori dall’Università all’Istituto. La proposta di creazione di un “corso<br />

speciale di geometria teorico-pratica” per gli aspiranti misuratori presso l’Istituto fu<br />

avanzata da Sella, <strong>in</strong> accordo con Giulio, e si realizzò con il Regio decreto dell’8 ottobre<br />

1857 e col Regolamento del 22 ottobre 1857, firmati dal m<strong>in</strong>istro G. Lanza. Il corso<br />

sopprimeva il grado di Agrimensore, durava 7 mesi, per 6 ore al giorno, nei giorni feriali e<br />

non aveva frequenza obbligatoria, per non gravare sugli studenti fuori sede. Il percorso di<br />

studi comprendeva lezioni di geometria “applicata all’arte del misuratore”, 408 Disegno<br />

geometrico e topografico; Agraria ed Estimo; e Forestale. Erano, <strong>in</strong>oltre, previste<br />

esercitazioni pratiche <strong>in</strong> campagna e nell’Istituto. Queste ultime consistevano, oltre che nel<br />

Disegno geometrico e topografico, nel maneggio pratico di strumenti di topografia e<br />

compilazione di relazioni tecniche. Gli esami f<strong>in</strong>ali si dividevano <strong>in</strong> tre prove:<br />

un’operazione pratica, un lavoro scritto comprendente specifici disegni e la discussione<br />

verbale di un esperimento.<br />

407 APT, faldone R. Istituto tecnico, C.I. Giulio, Notizie …, 1855, parte III, ms.; cit., p. 39.<br />

408 M<strong>in</strong>istro Lanza, Regolamento per l’esecuzione del regio decreto 8 ottobre 1857, concernente gli esami di<br />

ammessione e di patente degli aspiranti misuratori nel distretto universitario di Tor<strong>in</strong>o (escluso il ducato di<br />

Savoia), ed il corso speciale di geometria teorico-pratica nel regio Istituto tecnico di Tor<strong>in</strong>o, 22.10.1857,<br />

Tor<strong>in</strong>o; cit., capo II, art. 14.<br />

134


In pochi anni la scuola divenne, “non di diritto, ma di fatto”, 409 una scuola di<br />

misuratori, anziché una scuola applicata alle arti, <strong>in</strong> quanto gli studenti del corso per<br />

misuratori e agrimensori dell’Università di Tor<strong>in</strong>o, si dice che quasi “<strong>in</strong>vasero” l’Istituto<br />

per poter acquisire la formazione <strong>tecnica</strong> che cercavano. Sella scrisse <strong>in</strong> una lettera a G. V.<br />

Schiaparelli: 410<br />

[…] malgrado un m<strong>in</strong>ervale di 25 lire, malgrado un severo regolamento <strong>in</strong> forza di<br />

cui gli allievi sono astretti a 6 ore di presenza alla scuola per ogni giorno, si ebbero<br />

forse 120 dimande, di cui 65 accettabili ed accolte. 411<br />

L’anno successivo furono il doppio, per poi tornare nel ’59-’60 e ‘60-’61 sui 60<br />

studenti. 412<br />

409 Pepoli, Relazione del M<strong>in</strong>istro di Agricoltura, <strong>in</strong>dustria e commercio sopra gli istituti tecnici, le scuole di<br />

arti e mestieri, le scuole di nautica, le scuole delle m<strong>in</strong>iere e le scuole agrarie, presentata alla Camera dei<br />

Deputati del Regno d’Italia nella tornata del 4.7.1862, Eredi Botta, Tor<strong>in</strong>o, 1862; cit., p. 13 (come la seguente<br />

citazione).<br />

410 Giovanni Virgilio Schiaparelli (1835-1910), laureatosi <strong>in</strong> <strong>in</strong>gegneri all’Università di Tor<strong>in</strong>o nel 1854, si<br />

specializzò <strong>in</strong> astronomia grazie a un lungo viaggio di studi <strong>in</strong> Germania e Russia, fortemente voluto da<br />

Giulio, che, <strong>in</strong> accordo con Menabrea e Sella, conv<strong>in</strong>se il m<strong>in</strong>istro della Pubblica Istruzione G. Lanza a<br />

concedergli una borsa di studio. Tornato <strong>in</strong> Italia con i suoi studi e le sue scoperte acquisì fama a livello<br />

mondiale.<br />

411 G. e M. Quazza, ES, vol. I, lettera di Sella a Giovanni Virgilio Schiaparelli, Tor<strong>in</strong>o,7.1.1858; cit., p. 225.<br />

412 G. Pepoli (1825-1881), Relazione del M<strong>in</strong>istro di agricoltura, <strong>in</strong>dustria e commercio sopra gli istituti<br />

tecnici, le scuole di arti e mestieri, le scuole di nautica, le scuole delle m<strong>in</strong>iere e le scuole agrarie, presentata<br />

alla Camera dei Deputati nella tornata del 4.7.1862, Tor<strong>in</strong>o, 1862; p. 15.<br />

135


LA LEGGE CASATI E LA VIA VERSO IL POLITECNICO<br />

La scienza, non più contenta di meditare e di scoprire,<br />

volle scendere nelle offic<strong>in</strong>e e<br />

rischiararle col lume della sua fiaccola. 413<br />

[C.I. Giulio]<br />

In questo capitolo affronteremo l’ultima fase del progetto di Giulio, riord<strong>in</strong>ato e reso<br />

possibile grazie a Sella e il suo lavoro sull’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> per la legge Casati. Vedremo<br />

come la sua Scuola di applicazione per gli <strong>in</strong>gegneri (1859) ridef<strong>in</strong>ì def<strong>in</strong>itivamente il<br />

ruolo degli <strong>in</strong>gegneri, separandolo da quello dei matematici. Insieme al Regio Museo<br />

<strong>in</strong>dustriale (1862), voluto da Giuseppe Dev<strong>in</strong>cenzi (1841-1903), la Scuola confluì, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e,<br />

nella prima Scuola poli<strong>tecnica</strong> italiana, diretta da Vito Volterra (1860-1940), e basata sul<br />

modello delle più importanti scuole estere, studiate a fondo negli anni, non solo Giulio e<br />

Sella, ma anche da alcuni membri della Società d’Istruzione e di Educazione, e progettata<br />

<strong>in</strong> modo da colmare la lacuna dell’<strong>istruzione</strong> teorico-pratica universitaria. L’istituzione,<br />

che nel 1906 divenne il Politecnico di Tor<strong>in</strong>o, mantenne sempre questa l<strong>in</strong>ea e, grazie<br />

anche a professori di alto livello e al contatto con le diverse realtà produttive italiane, dette<br />

importanti contributi al progresso del Paese, sviluppando tecnologie all’avanguardia per<br />

ogni settore produttivo.<br />

Inquadramento storico<br />

Grazie ad un’abile politica estera del primo m<strong>in</strong>istro sabaudo Camillo Benso di Cavour, la<br />

Francia e l’Inghilterra appoggiarono il Regno di Sardegna per combattere l’Austria nel<br />

1859, <strong>in</strong> quella che divenne la Seconda guerra d’<strong>in</strong>dipendenza, e ottenere così, con<br />

l’armistizio di Villafranca, la Lombardia. Tra marzo e ottobre del 1860 una serie di<br />

plebisciti portarono l’annessione al Regno anche di territori dell’Italia centrale (Emilia e<br />

Toscana). Giuseppe Garibaldi (1807-1882) con la spedizione dei mille liberò prima la<br />

Sicilia, poi i territori di Napoli dalla dom<strong>in</strong>azione borbonica. Le truppe piemontesi<br />

occuparono i territori pontifici nel centro Italia, ad esclusione di Roma. Il 17 marzo 1861<br />

fu proclamato il Regno d’Italia con capitale Tor<strong>in</strong>o e Vittorio Emanuele II Re d’Italia.<br />

413 BPT, AG, cont. 63, Lezione per l’apertura delle Scuole di Meccanica e di Chimica applicate alle arti,<br />

Tor<strong>in</strong>o, 1845; cit., p. 20.<br />

136


La Scuola di applicazione per gli Ingegneri (1859)<br />

In occasione della preparazione della legge Casati nel 1859, Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella si fece erede<br />

del progetto di Giulio di modernizzazione dell’Italia per mezzo di un’ampia diffusione<br />

dell’<strong>istruzione</strong> e delle conoscenze tecnico-scientifiche, e si rese mediatore tra le esigenze di<br />

matematici “puri” e degli <strong>in</strong>gegneri. Dà, <strong>in</strong>oltre, voce alle sempre più <strong>in</strong>fluenti proposte<br />

della Società d’<strong>istruzione</strong> e di Educazione di una riforma degli studi tecnici.<br />

Sella, sfruttando la sua esperienza e la conoscenza verso le istituzioni universitarie<br />

europee, <strong>in</strong> particolare francesi, riuscì a completare quell’ultimo passo che Giulio non ebbe<br />

modo di compiere: la def<strong>in</strong>izione della figura professionale dell’<strong>in</strong>gegnere, con la<br />

creazione di un’istituzione universitaria specifica e mirata, che, distaccandosi da studi<br />

troppo teorici, prendeva a modello delle scuole politecniche tedesche e francesi.<br />

Occorre ricordare che il suo impegnò si unì a quello dei maggiori matematici italiani<br />

dell’epoca: Enrico Betti (1823-1892), Francesco Brioschi (1824-1897), Luigi Cremona<br />

(1830-1903) e Angelo Genocchi (1817-1889); che assunsero importanti <strong>in</strong>carichi al<br />

M<strong>in</strong>istero dell’Istruzione e contribuirono pr<strong>in</strong>cipalmente nell’ambito della scuola<br />

secondaria nei dibattiti metodologici, nella stesura dei programmi di matematica e dei libri<br />

di testo.<br />

Il progetto delle scuole politecniche prese forma da un lavoro della Commissione pel<br />

riord<strong>in</strong>amento degli studi universitari convocata nell’agosto del 1859 da Casati, con<br />

membri piemontesi e, <strong>in</strong> seguito, anche lombardi, tra cui il professore di matematica<br />

applicata all’Università di Pavia, Francesco Brioschi (1824-1897), membro della Società<br />

d’Istruzione e di Educazione, e Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella, <strong>in</strong> qualità di esperti per gli studi tecnico-<br />

scientifici. Fu, dunque, prevista non sola la separazione tra discipl<strong>in</strong>e scientifiche e<br />

classiche negli studi <strong>in</strong>feriori, ma anche tra matematica e <strong>in</strong>gegneria <strong>in</strong> quelli universitari.<br />

In particolare erano proposti due livelli negli studi tecnici superiori: uno relativo agli<br />

“<strong>in</strong>gegneri del governo”, laureati, con una formazione scientifica e matematica, che<br />

completavano la formazione con una Scuola di applicazione, sul modello francese; l’altro<br />

relativo a “<strong>in</strong>gegneri civili”, non appartenenti a corpi statali, con formazione presso Istituti<br />

tecnici, con una dose modesta di matematica, sufficiente a “dirigere larghe tenute, grosse<br />

offic<strong>in</strong>e, ed importanti <strong>in</strong>dustrie”. 414 Nella facoltà di scienze fisiche, matematiche e<br />

414 C. G. Lacaita, Un <strong>in</strong>edito di Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella sull’ord<strong>in</strong>amento dell’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong>, <strong>in</strong> “Rivista milanese<br />

di economia”, 1990, pp. 118-139.<br />

137


naturali, la matematica “pura” assunse, qu<strong>in</strong>di, un suo spazio istituzionale; come voluto<br />

pr<strong>in</strong>cipalmente da Brioschi, legato tra gli altri a grandi matematici, come il piemontese<br />

Angelo Genocchi (1817-1889), Felice Casorati (1835-1890) e Luigi Cremona (1830-1903).<br />

Il m<strong>in</strong>istro della Pubblica Istruzione Gabrio Casati, con la legge del 13 novembre 1859,<br />

seguendo tali proposte, suddivise l’<strong>istruzione</strong> <strong>in</strong> tre gradi: elementari (quadriennale, nel<br />

1877 resa obbligatoria con Copp<strong>in</strong>o), secondarie e superiori. Le secondarie erano a scelta<br />

tra il G<strong>in</strong>nasio (qu<strong>in</strong>quennale), che trovava il suo compimento <strong>in</strong> un Liceo (triennale); e la<br />

Scuola Tecnica (triennale), a completamento dell’<strong>istruzione</strong> generale primaria, seguita da<br />

un Istituto tecnico (triennale), che doveva abilitare i giovani a carriere specifiche (del<strong>in</strong>eate<br />

solo con il Regolamento Mamiani nel 1860). Se per il Liceo lo sbocco f<strong>in</strong>ale era<br />

l’Università, per l’<strong>in</strong>dirizzo tecnico nasceva la Scuola di Applicazione.<br />

Per quanto riguarda le scuole secondarie, la legge codificava quella netta separazione<br />

tra <strong>istruzione</strong> classica e <strong>tecnica</strong>, voluta dalla Società d’Istruzione e di Educazione; tuttavia<br />

non elim<strong>in</strong>ava del tutto la disuguaglianza tra gli <strong>in</strong>dirizzi. Era, <strong>in</strong>fatti, prevista una scuola<br />

classica <strong>in</strong> tutti i capoluoghi di prov<strong>in</strong>cia e <strong>in</strong> tutti i centri di medie dimensioni (con i<br />

G<strong>in</strong>nasi a carico dei comuni, e i Licei dello Stato), mentre le Scuole tecniche dovevano<br />

sorgere solo nei capoluoghi, e gli Istituti tecnici dovevano sorgere “a misura che il bisogno<br />

se ne farà sentire, nelle città che sono centro di un più notevole movimento <strong>in</strong>dustriale e<br />

commerciale”. 415 La separazione era anche amm<strong>in</strong>istrativa: gli Istituti tecnici erano posti<br />

alle dipendenze del M<strong>in</strong>istero di agricoltura, <strong>in</strong>dustria e commercio, mentre le scuole<br />

d’<strong>in</strong>dirizzo classico sottoquello della Pubblica Istruzione.<br />

Per il grado scolastico superiore dell’<strong>in</strong>segnamento tecnico, gli articoli 53, 309 e 310<br />

della legge trasformarono l’Istituto tecnico di Tor<strong>in</strong>o <strong>in</strong> Regia Scuola di Applicazione per<br />

gli Ingegneri 416 , e istituivano un Istituto tecnico superiore a Milano (aperto nel 1863 sotto<br />

la direzione di Brioschi 417 ). Le due scuole saranno formalmente nom<strong>in</strong>ate Politecniche solo<br />

<strong>in</strong> seguito (nel 1906 a Tor<strong>in</strong>o).<br />

415 Legge Casati, Regio Decreto n° 3725 del 13 novembre 1859; cit., art. 283.<br />

416 Cfr. Legge Casati, Regio Decreto n° 3725 del 13 novembre 1859; art. 53. Nel titolo IV, relativo<br />

all’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong>, art. 309: “il Regio Istituto tecnico di Tor<strong>in</strong>o sarà convertito <strong>in</strong> iscuola d’applicazione<br />

per gl’<strong>in</strong>gegneri”.<br />

417 Francesco Broschi (1824-1897), laureatosi <strong>in</strong> <strong>in</strong>gegneria idraulica a Pavia, rivestì importanti cariche, come<br />

il rettorato dell’Università di Pavia, la presidenza del Consiglio direttivo dell’Accademia Scientificoletteraria,<br />

segretario generale del M<strong>in</strong>istero della Pubblica Istruzione, sotto il m<strong>in</strong>istro C. Matteucci (1811-<br />

1868), nel governo Rattazzi (1862).<br />

138


A Tor<strong>in</strong>o il primo rettore fu Prospero Richelmy (dal 1860 al 1880), egli s’impegnò<br />

aff<strong>in</strong>ché non avvenisse un meccanico trasferimento dall’Istituto tecnico alla Scuola,<br />

nonostante l’eredità di strutture, collezioni, e alcuni professori; l’<strong>in</strong>tento era, <strong>in</strong>fatti, di<br />

connettere maggiormente la Scuola con l’Università sabauda. L’impostazione assunta<br />

puntava maggiormente ad all<strong>in</strong>earsi a quella lagrangiana, che affidava le applicazioni<br />

pratiche allo studio prelim<strong>in</strong>are dei pr<strong>in</strong>cipi e delle dottr<strong>in</strong>e su cui esse poggiano; con le<br />

parole di Sella la base era la “teorica della pratica”. 418<br />

La prima parte del curricolo era dedicata alle discipl<strong>in</strong>e di base, demandate<br />

all’Università, la seconda, presso la Scuola di applicazione, triennale, si realizzava con<br />

corsi pratico-professionali. Secondo il decreto gli <strong>in</strong>segnamenti previsti presso la Scuola<br />

dovevano essere: 419<br />

1. Meccanica applicata alle macch<strong>in</strong>e ed<br />

Idraulica pratica;<br />

2. Macch<strong>in</strong>e a vapore e ferrovie;<br />

3. Costruzioni civili, idrauliche e stradali;<br />

4. Geodesia pratica;<br />

5. Disegno di macch<strong>in</strong>e;<br />

6. Architettura;<br />

7. M<strong>in</strong>eralogia e Chimica<br />

docismatica;<br />

8. Agraria ed Economia rurale.<br />

Le materie erano, dunque, più articolate, specialmente per il ramo dell’<strong>in</strong>gegneria civile,<br />

e con una maggiore decl<strong>in</strong>azione applicativa e tecnologica; manteneva, <strong>in</strong>oltre, la<br />

suddivisione dei percorsi per il diploma di Architetto e di Ingegnere.<br />

Sella dimostrava l’efficacia di un tale iter scolastico, improntato sulle esercitazioni<br />

pratiche, con la sua stessa esperienza fatta durante il viaggio di studio (dal 1847 al 1851) <strong>in</strong><br />

Francia.<br />

Una secolare esperienza ha qu<strong>in</strong>di mostrato che a farsi valenti direttori di m<strong>in</strong>iere<br />

ed us<strong>in</strong>e conviene studiare nelle scuole alcune scienze e la teorica di alcune arti,<br />

avvezzarsi nei laboratori annessi alle scuole, al maneggio degli stromenti che la<br />

scienza pone a sussidio dell’<strong>in</strong>dustriale e abilitarsi nelle offic<strong>in</strong>e e nei cantieri al<br />

pratico esercizio dell’arte e dell’<strong>in</strong>dustria a cui si aspira. Ne io credo che diversi<br />

418<br />

C. G. Lacaita, Un <strong>in</strong>edito di Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella sull’ord<strong>in</strong>amento dell’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong>, <strong>in</strong> “Rivista milanese<br />

di economia”, 1990, pp. 118-139; cit., p. 123.<br />

419<br />

Legge Casati, Regio Decreto n° 3725 del 13 novembre 1859.<br />

139


debbano essere i card<strong>in</strong>i sovra i quali convien poggiare l’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong><br />

qualunque sia il ramo di <strong>in</strong>dustria, che si ha <strong>in</strong> vista. 420<br />

Per garantire le sperimentazioni di alto livello, f<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio si sentì l’esigenza di una<br />

sede adatta all’Istituto. Sella, membro del Consiglio di amm<strong>in</strong>istrazione e perfezionamento<br />

della Scuola, s’impegnò aff<strong>in</strong>ché fosse realizzato il trasferimento dall’edificio del vecchio<br />

Istituto tecnico al palazzo del Valent<strong>in</strong>o. Quest’ultimo era, <strong>in</strong>fatti, molto più spazioso di un<br />

ristretto locale nel cuore della città, ma abbastanza vic<strong>in</strong>o al centro per essere facilmente<br />

raggiungibile da studenti e professori. Inoltre, la posizione era ottimale per disporre di<br />

grosse portate d’acqua, fondamentali per le lezioni pratiche di Idraulica, ma anche di<br />

giard<strong>in</strong>i, gallerie, e spazi coperti. Il castello del Valent<strong>in</strong>o liberato dalla caserma del Genio<br />

Pontieri 421 , divenne qu<strong>in</strong>di la sede della Scuola dal secondo anno, <strong>in</strong>augurato nell’autunno<br />

del 1861. Tuttavia, negli anni, con l’aumentare degli iscritti provenienti da tutta Italia,<br />

emersero difficoltà anche per tale sede. Degli otto iscritti al primo anno nel 1860, si passò a<br />

63 nell’anno successivo, aumentando rapidamente f<strong>in</strong>o a raggiungere i 361 nel 1875-’76.<br />

Osserviamo che nel 1862 si laurearono sei <strong>in</strong>gegneri, e alla f<strong>in</strong>e degli anni Sessanta il<br />

numero salì tra i 50 e i 90. Negli anni furono ampliati i locali del castello e costruite sedi<br />

più spaziose e attrezzate adiacenti; come l’edificio a sud del castello per le esperienze<br />

idrauliche, <strong>in</strong> sostituzione della casc<strong>in</strong>a Parella, troppo distante, dalle dimensioni ridotte, e<br />

dotata di strumenti ormai antiquati. I fondi per gli ampliamenti non erano solo statali ma,<br />

grazie a un <strong>in</strong>tervento di Sella, si riuscì a far <strong>in</strong>tervenire anche il Comune di Tor<strong>in</strong>o,<br />

giacché lo stabilimento portava vantaggi e prestigio all’<strong>in</strong>tera città.<br />

A partire dal 1860, Sella impartì lezioni di M<strong>in</strong>eralogia e fu nom<strong>in</strong>ato direttore della<br />

Collezione della Scuola, trasferita dal vecchio Istituto Tecnico, e divenuta <strong>in</strong> pochi anni un<br />

vero e proprio Museo M<strong>in</strong>eralogico, così come le altre raccolte.<br />

Sella andò sempre fiero della Scuola che contribuì a far nascere e progredire:<br />

[…] quante volte lo vidi compiacersi dei progressi che la Scuola andava facendo sia<br />

per le ampliate collezioni, sia per i nuovi laboratorii, sia per la numerosa scolaresca;<br />

quante volte lo sentii dire «e pensare quante difficoltà, quante opposizioni fu mestieri<br />

420 Ibidem.<br />

421 Anche se per circa quarant’anni molti locali erano occupati dalle merci accumulate residue della caserma.<br />

140


superare per ottenere quest’istituzione che era una necessità e che ha soddisfatto ad un<br />

vero bisogno del paese. 422<br />

La stretta correlazione tra didattica e ricerca sperimentale, realizzata grazie a laboratori<br />

e collezioni all’avanguardia, fu uno degli elementi che garantirono il successo<br />

<strong>in</strong>ternazionale della Scuola. Da essa uscirono valenti tecnici e scienziati, come Alberto<br />

Castigliano (1847-1884), laureato nel 1873, che formulò il teorema di meccanica <strong>tecnica</strong><br />

(che prende il suo nome), ossia un metodo di calcolo sulle derivate del lavoro di<br />

deformazione per sistemi elastici, ancor oggi tra i pr<strong>in</strong>cipi fondamentali della statica delle<br />

costruzioni. Tra i professori di alto livello ricordiamo quelli di Scienze delle costruzioni:<br />

Giovanni Curioni (1831-1887), seguito da Camillo Guidi (1853-1941), i quali<br />

improntarono i loro <strong>in</strong>segnamenti sulla costante sperimentazione e ricerca. Curioni creò il<br />

gab<strong>in</strong>etto di costruzioni (raccolta di materiali e modelli di costruzione, attrezzature di<br />

cantiere, disegni e fotografie), mentre Guidi fu il primo accademico italiano a tenere<br />

conferenze, all’<strong>in</strong>terno del suo corso, sul cemento armato (1900). Il brevetto Hennebique,<br />

con il quale si diede <strong>in</strong>izio alla storia moderna del cemento armato, fu depositato <strong>in</strong><br />

<strong>Piemonte</strong> proprio da uno degli allievi della scuola, Giovanni Antonio Porcheddu (1860-<br />

1937), dopo soli 10 giorni essere stato depositato <strong>in</strong> Francia.<br />

La progressiva immissione nel settore produttivo di tecnici e imprenditori provenienti<br />

dalle nuove scuole politecniche di Tor<strong>in</strong>o e di Milano, si dimostrò un’<strong>in</strong>iziativa v<strong>in</strong>cente<br />

specialmente nei comparti più moderni della nascente <strong>in</strong>dustria italiana; tra gli studenti<br />

tor<strong>in</strong>ese che <strong>in</strong>trapresero brillanti carriere, ricordiamo Tullio Allievo (1869-1919),<br />

Alessandro Artom (1867-1927), Giovanni Bairati (1876-1963), Riccardo Bianch<strong>in</strong>i (1867-<br />

1931), Enrico Bonelli (1855-1911), Riccardo Brayda (1849-1911), Galileo Ferraris (1847-<br />

1897), Miro Gamba (1879-1957), Giovanni Gribodo (1846-1924) e Giovanni Sacheri<br />

(1843-1925).<br />

Da Giulio a Sella: un nuovo ord<strong>in</strong>amento dell’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong><br />

In un clima di cont<strong>in</strong>ua <strong>in</strong>novazione ed elaborazione progettuale, che vide la nascita di<br />

una grande istituzione come la Scuola di applicazione per gli Ingegneri, e il realizzarsi<br />

della formazione tecnico-scientifica, tanto voluta da Giulio, Sella fu <strong>in</strong>caricato nell’aprile<br />

del 1860 di redigere un rapporto sull’ord<strong>in</strong>amento dell’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong>, <strong>in</strong> vista di<br />

422 G. Curioni, Commemoraz<strong>in</strong>e…, 1900 cit., p. 3.<br />

141


un’ulteriore riforma del m<strong>in</strong>istro della Pubblica Istruzione, Terenzio Mamiani (1799-<br />

1885), per il governo Cavour (1860-’61). Fu un’occasione per lui di esporre <strong>in</strong> maniera<br />

organica le sue idee sul tema dell’<strong>istruzione</strong>, e per noi di mettere <strong>in</strong> evidenza la misura <strong>in</strong><br />

cui l’allievo di Giulio ereditò le idee del maestro, e quanto esse abbiano <strong>in</strong>fluenzato il<br />

sistema scolastico negli anni seguenti.<br />

In generale, da quanto si è visto, l’idea che accumunava i due <strong>in</strong>gegneri era di avere<br />

Scuole tecniche libere, accomodate ai bisogni dell’uditorio cui erano rivolte, stabilite solo<br />

se fornite di validi strumenti e professori, e dove gli allievi potessero acquisire un “buon<br />

senso pratico”. 423 L’alto livello era garantito da professori, che dovevano avere anni di<br />

esperienza sul campo, <strong>in</strong> vere offic<strong>in</strong>e, non costruite ad hoc per le scuole.<br />

I professori stessi, quantunque talvolta dottissimi nella teorica delle operazioni che<br />

si fanno <strong>in</strong> una data <strong>in</strong>dustria […] <strong>in</strong>ciampassero <strong>in</strong> una serie di piccole difficoltà ed<br />

<strong>in</strong>convenienti, della cui esistenza le esperienze fatte nei laboratorii delle scuole non<br />

avevano neppure eccitato il sospetto. 424<br />

Se da un lato Giulio agì aff<strong>in</strong>ché l’efficienza di tali scuole fosse garantita da una solida<br />

<strong>istruzione</strong> elementare e dalla formazione degli <strong>in</strong>segnanti presso l’Istituto Tecnico,<br />

dall’altro Sella sentì maggiormente il bisogno di una scuola di alto livello, a<br />

completamento dell’<strong>istruzione</strong> non solo dei professori, ma anche degli allievi, dove si<br />

tenesse conto del problema del costante aggiornamento pratico, del collegamento con le<br />

più moderne ricerche scientifiche e con le esigenze dei diversi settori produttivi del Paese.<br />

Per entrambi, <strong>in</strong>oltre, il conferimento di diplomi abilitanti a impieghi governativi era da<br />

rifiutare; ma se da una parte lo spirito liberista di Giulio lo portava a preferire<br />

l’affidamento di tale onere alle associazioni di arti e di mestieri; dall’altra, Sella sp<strong>in</strong>geva<br />

aff<strong>in</strong>ché gli <strong>in</strong>carichi fossero dati <strong>in</strong> funzione dei risultati di concorsi, evitando così le<br />

raccomandazioni e favorendo il settore privato. Vi erano poi professioni particolari per le<br />

quali erano previste patenti abilitanti, come si era visto con l’Istituto tecnico di Giulio per<br />

gli impiegati catastali, demaniali e i periti dei tribunali; con Sella si propose di aggiungere<br />

gli impiegati telegrafici, i capi muratori, gli estimatori, i ragionieri e i misuratori.<br />

Dalle critiche di Giulio verso la legge Boncompagni del 1848 che non prevedeva una<br />

diversificazione d’<strong>in</strong>dirizzi per la scuola secondaria, si giunse al compiuto progetto di<br />

Sella, con la legge Casati del 1859, dove riuscì a <strong>in</strong>dividuare <strong>in</strong>dirizzi specifici per tali<br />

423 BPT, AG, cont. 46, lettera di Giulio a Ignazio Pollone, Tor<strong>in</strong>o, 27.6.1855; cit., p.<br />

424 C. G. Lacaita, Un <strong>in</strong>edito di…, 1990, pp. 118-139; cit., p. 122.<br />

142


scuole, ognuno pensato con una sua precisa dest<strong>in</strong>azione, <strong>in</strong> funzione delle diverse<br />

esigenze sociali.<br />

Innanzitutto, propose che nelle Scuole Tecniche <strong>in</strong>feriori non fossero impartiti<br />

<strong>in</strong>segnamenti tecnici approfonditi, poiché sarebbero stati comunque imperfetti per il poco<br />

tempo e le scarse conoscenze prelim<strong>in</strong>ari. Per questi motivi tali corsi potevano essere<br />

dannosi per una possibile <strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> futura, dove non solo si sarebbero ripetute le<br />

stesse nozioni (togliendo così “la più bella delle soddisfazioni”, secondo Sella, ossia<br />

“imparare cose nuove”), ma sarebbe aumentata la fatica per rimuovere le conoscenze<br />

apprese <strong>in</strong> modo scorretto; il motto consigliato doveva, dunque, essere: “pauca sed<br />

matura”. 425<br />

Per quanto riguarda il percorso scolastico che seguiva le Scuole tecniche, Sella nel<br />

rapporto a Mamiani <strong>in</strong>dividuava quattro categorie di allievi, per le quali sarebbero state<br />

necessarie specifiche scuole. Nella prima rientravano i giovani provenienti da famiglie che<br />

non potevano permettersi di sostenere i figli a scuola oltre i dieci anni; per loro Sella<br />

proponeva delle “Scuole per operai”, 426 <strong>in</strong> grado di dare nozioni elementari non solo<br />

d’italiano, ma anche delle Scienze e dei pr<strong>in</strong>cipi teorici su cui si basavano le attività cui<br />

erano dest<strong>in</strong>ati.<br />

La seconda categoria era costituita dai futuri “impiegati o capi operai”, 427 figli di<br />

proprietari di piccoli poderi o offic<strong>in</strong>e. La modesta <strong>istruzione</strong> a essi richiesta e, spesso,<br />

l’impossibilità per i genitori di lasciare per lungo tempo i figli a scuola, portavano alla<br />

conclusione che i primi anni delle Scuole tecniche dovessero, non solo fornire i primi<br />

rudimenti delle Scienze, delle l<strong>in</strong>gue, della geografia e della storia, ma avere un <strong>in</strong>dirizzo<br />

verso le professioni maggiormente sviluppate nella città <strong>in</strong> cui risiedevano, <strong>in</strong> modo da<br />

facilitare l’<strong>in</strong>serimento degli allievi nel mondo del lavoro.<br />

Nella terza classe Sella tenne conto degli studenti che, al term<strong>in</strong>e degli studi classici, per<br />

qualche motivo al posto dell’Università preferivano dedicarsi al commercio o all’<strong>in</strong>dustria.<br />

Per costoro, dopo un test di ammissione scientifico, si dovevano prevedere negli Istituti<br />

tecnici dei corsi preparatori, seguiti da corsi di Analisi f<strong>in</strong>ita, elementi di Calcolo<br />

differenziale, Geometria descrittiva, Disegno, Meccanica applicata, Topografia, Teorica<br />

delle Costruzioni, M<strong>in</strong>eralogia, Fisica, Chimica <strong>in</strong>dustriale, Agraria, Economia politica, e<br />

425 C. G. Lacaita, Un <strong>in</strong>edito di…, 1990, pp. 118-139; cit., p. 135.<br />

426 C. G. Lacaita, Un <strong>in</strong>edito di…, 1990, pp. 118-139; cit., p. 124.<br />

427 Ibidem.<br />

143


simili discipl<strong>in</strong>e. In questo modo gli allievi potevano ambire al diploma di Ingegnere civile<br />

e a carriere più elevate, rispetto a quelle previste per gli allievi della seconda categoria.<br />

La quarta categoria corrispondeva all’ord<strong>in</strong>e d’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> più elevato: le “Scuole<br />

per Ingegneri laureati”, 428 dedicate a chi aspirava a carriere di alto livello, e che qu<strong>in</strong>di<br />

doveva affrontare un percorso di studi lungo e, a meno di borse dal governo, anche molto<br />

costoso; costoro erano costretti qu<strong>in</strong>di a “rassegnarsi a trarre solo tardi partito dalle loro<br />

nozioni”. 429 Tali studenti sarebbero dovuti provenire da un percorso di studi classico; <strong>in</strong><br />

seguito, presso l’Università avrebbero appreso ogni dottr<strong>in</strong>a della matematica “pura” con<br />

tutto il rigore e l’ampiezza <strong>in</strong>dispensabili per essere pronti a dare loro stessi contributi alla<br />

scienza. Sarebbe seguito, poi, un percorso con <strong>in</strong>segnamenti di Scienze applicate “all’arte<br />

dell’<strong>in</strong>gegnere”, 430 ossia quelle scuole di applicazione, che Giulio chiamava<br />

“professionali”, e per cui la legge Casati aveva già provveduto con l’istituzione della<br />

Scuola di applicazione per <strong>in</strong>gegneri di Tor<strong>in</strong>o. Gli <strong>in</strong>segnamenti qui appresi, dovevano<br />

essere, poi, approfonditi ulteriormente con esercitazioni pratiche e con viaggi all’estero<br />

“per allargare sempre più i conf<strong>in</strong>i della loro erudizione, ed avvezzarsi a non vedere le<br />

cose attraverso gli occhiali del maestro, od i nazionali pregiudizii”. 431 Sella, <strong>in</strong><br />

quest’occasione, propose che ne fosse creata un’altra <strong>in</strong> Toscana, più specialmente rivolta<br />

agli Ingegneri m<strong>in</strong>eralogici, dove tale arte aveva maggior speranza di svilupparsi per la<br />

ricchezza di m<strong>in</strong>erali nel territorio.<br />

In l<strong>in</strong>ea con le idee già nate nella Società d’<strong>istruzione</strong> e di Educazione, Sella ambiva a<br />

dare alla Scuola di applicazione la stessa dignità e lo stesso livello dell’Università, ed era<br />

conscio dei vantaggi che il Paese avrebbe ricavato dalla creazione di un collegamento tra le<br />

due istituzioni, e qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong> un reciproco loro aiuto.<br />

Le scuole teoriche svolgerebbero di preferenza le parti delle scienze pure che trovano<br />

applicazione, e le scuole pratiche non cadrebbero <strong>in</strong> iscuole di mestieri, ma si<br />

atterrebbero a tal livello da ricambiare le scienze del sussidio che ne traggono. 432<br />

La proposta era, dunque, di assegnare diplomi non più per “Dottori <strong>in</strong>gegneri”, ma per<br />

“Dottori <strong>in</strong> matematica applicata”. Inoltre, secondo Sella, per <strong>in</strong>centivare un simile<br />

percorso, occorreva dare garanzie aff<strong>in</strong>ché gli studenti più lodevoli fossero agevolati<br />

428<br />

C. G. Lacaita, Un <strong>in</strong>edito di…, 1990, pp. 118-139; cit., p. 130.<br />

429<br />

Ibidem.<br />

430<br />

Ibidem.<br />

431<br />

C. G. Lacaita, Un <strong>in</strong>edito di…, 1990, pp. 118-139; cit., p. 131.<br />

432 Ibidem.<br />

144


nell’ottenere impieghi governativi; nei concorsi per tali professioni, fortemente voluti<br />

dall’<strong>in</strong>gegnere, tali studenti potevano primeggiare facilmente, potendo così ottenere<br />

<strong>in</strong>carichi prestigiosi, senza preoccuparsi delle raccomandazioni di altri studenti meno<br />

preparati. Questo criterio meritocratico, come spiegava Sella, s’ispirava al modello<br />

francese.<br />

Chi non è <strong>in</strong>vaso dal sacro fuoco della scienza non studia da noi che per esser<br />

promosso all’esame: colà studia <strong>in</strong>vece perché dalla sua operosità dipende il<br />

percorrere una bella carriera, o l’essere dannato ad una mesch<strong>in</strong>a 433 .<br />

Sella, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, fece anche attenzione a specificare l’importanza di istituire un’unica<br />

Scuola di applicazione nel Regno, per ciascun tipo di specializzazione <strong>in</strong>gegneristica (dei<br />

ponti e delle strade, navali, m<strong>in</strong>eralogici, …), <strong>in</strong> modo che gli allievi fossero giudicati <strong>in</strong><br />

modo equo, altrimenti, egli spiegò, “farebbero a chi dà maggiori punti agli allievi”. 434<br />

Come abbiamo visto, l’idea di un centro direttivo per tutti gli altri istituti del Paese era<br />

sostenuta anche dalla Società d’Istruzione e di Educazione.<br />

Si osserva, dunque, come Sella avesse un’idea precisa di come dovesse essere<br />

strutturato l’<strong>in</strong>segnamento tecnico, e di come fosse sostenuto da molti suoi contemporanei;<br />

nel Regolamento Mamiani, approvato con R. Decreto del 19 settembre 1860, si vedeva<br />

come molte delle sue idee avevano preso forma compiuta, e contribuirono a dare sempre<br />

maggior def<strong>in</strong>izione all’iter scolastico e alla figura professionale dell’<strong>in</strong>gegnere.<br />

Il regolamento attuativo della legge Casati del 1861 fece passare gli Istituti Tecnici sotto<br />

la dipendenza del M<strong>in</strong>istero dell’Agricoltura, l’Industria e il Commercio, 435 accorpandoli,<br />

dunque, alle scuole di operai, alle scuole speciali di agricoltura, <strong>in</strong>dustria e commercio, e<br />

ad altre scuole. 436 Questa <strong>in</strong>iziativa ebbe subito diversi oppositori, come Michele Copp<strong>in</strong>o,<br />

sostenitore del disegno orig<strong>in</strong>ario casatiano; mentre Francesco De Sanctis e Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella<br />

erano favorevoli a tale accorpamento con le scuole di arti e mestieri. Sella, <strong>in</strong> particolare,<br />

vedeva gli Istituti come abilitanti a esercitare particolari professioni <strong>in</strong> svariati rami<br />

dell’<strong>in</strong>dustria e dell’artigianato; dunque, dovevano essere di “pert<strong>in</strong>enza naturale del<br />

433<br />

C. G. Lacaita, Un <strong>in</strong>edito di…, 1990, pp. 118-139; cit., p. 134.<br />

434<br />

Ibidem.<br />

435<br />

Regio decreto, 28.11.1861. L’<strong>in</strong>iziativa fu fortemente criticata, e <strong>in</strong> effetti, portò a una netta divisione tra<br />

le scuole e gli istituti tecnici che si consolidò negli anni con effetti deleteri (quarant’anni dopo ciò fu<br />

sottol<strong>in</strong>eato dalla Commissione Reale istituita dal m<strong>in</strong>istro della Pubblica Istruzione, Leonardo Bianchi nel<br />

1905).<br />

436<br />

Regio decreto, 28.11.1861.<br />

145


m<strong>in</strong>istero di Agricoltura, <strong>in</strong>dustria e commercio” 437 . Solo nel 1877, a seguito della<br />

soppressione del M<strong>in</strong>istero dell’Agricoltura, gli istituti tecnici e tutte le scuole a <strong>in</strong>dirizzo<br />

professionale passarono alle dipendenze del M<strong>in</strong>istero della Pubblica Istruzione.<br />

Il decreto del 1861, <strong>in</strong>oltre, ripartì gli Istituti tecnici <strong>in</strong> quattro sezioni professionali:<br />

commerciale-amm<strong>in</strong>istrativa, chimica, agronomica, fisico-matematica. L’attestato di<br />

licenza ottenuto da tali sezioni dava l’accesso a “uffizi ed alle professioni, le quali, secondo<br />

le Leggi veglianti, non richiedono studi maggiori”. La sezione fisico-matematica abilitava,<br />

<strong>in</strong>vece, anche all’ammissione alla facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali;<br />

Gentile nel 1923 costruirà su tale sezione il Liceo scientifico.<br />

Nonostante i chiari progetti e lo sforzo di Sella, nell’arco di c<strong>in</strong>que anni si susseguirono<br />

dibattiti parlamentari sulla natura delle Scuole e degli Istituti tecnici, e sull’<strong>in</strong>dirizzo<br />

generale o professionalizzante che dovevano avere. Il nuovo m<strong>in</strong>istro della pubblica<br />

Istruzione, Francesco De Sanctis (1817-1883) aveva mostrato i suoi dubbi sul carattere<br />

delle Scuole Tecniche anche <strong>in</strong> una seduta del Parlamento.<br />

Signori, gli istituti tecnici sono un enigma, un <strong>in</strong>dov<strong>in</strong>ello, e perché molti Edipi si<br />

sono messi a decifrarlo, è divenuto ancora più oscuro. Voi avete udito, quanto a<br />

questa questione, da una parte l’onorevole Copp<strong>in</strong>o sostenervi che sono scuole di<br />

coltura generale; dall’altra parte l’onorevole Sella dimostrare che sono scuole<br />

speciali. 438<br />

La discussione <strong>in</strong> Parlamento del giugno del 1862 vedeva contrapporsi M. Copp<strong>in</strong>o 439 a<br />

Francesco De Sanctis e Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella, il primo contrario, gli altri favorevoli<br />

all’accorpamento dell’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> con le Scuole di agricoltura, arti e mestieri e<br />

commercio; fu un’occasione per i due m<strong>in</strong>isteri di un chiarimento sulle nuove scuole. Le<br />

idee di Sella trionfarono e nell’agosto del 1864 le sezioni furono soppresse e trasformate <strong>in</strong><br />

scuole professionalizzanti, denom<strong>in</strong>ate speciali e riunite, ripartite <strong>in</strong> ben 31 differenti<br />

corsi. 440 Inf<strong>in</strong>e, nel 1865 le scuole furono chiamate istituti <strong>in</strong>dustriali e professionali e le<br />

437 MAIC, Gl’Istituti Tecnici <strong>in</strong> Italia, Tipografia di G. Barbèra, Firenze, 1869; pp. 95-96.<br />

438 Atti del Parlamento italiano, sessione del 1861, 2° periodo: dal 20 novembre 1861 al 12 aprile 1862 (VIII<br />

Legislatura), seconda edizione riveduta da G. Galletti e P. Trompeo, vol. III, Discussioni della Camera dei<br />

deputati, Eredi Botta, Tor<strong>in</strong>o, 1862, tornata del 28 gennaio; cit. nell’<strong>in</strong>tervento di De Sanctis, p.894.<br />

439 Michele Copp<strong>in</strong>o (1822-1901) appartenente alla S<strong>in</strong>istra Storica, fu M<strong>in</strong>istro della Pubblica Istruzione nel<br />

I e II governo Depretis (1876-1878 e 1884-1888), varò la legge Copp<strong>in</strong>o (1877) che portava la durata delle<br />

elementari a 5 anni, ne rendeva obbligatoria e gratuita la frequenza, e prevedeva sanzioni per i genitori degli<br />

studenti che non obbedivano all’obbligo.<br />

440 Regio decreto 14.8.1864, n° 1354.<br />

146


sezioni furono ridotte a nove, 441 alcune di alto livello, sia per la qualità degli <strong>in</strong>segnamenti<br />

tecnico-scientifici, sia per gli <strong>in</strong>segnanti; tra queste ricordiamo la sezione di meccanica e<br />

costruzioni, che sostituì quella fisico-matematica, tra le più frequentate e distribuite<br />

capillarmente sul territorio.<br />

Nonostante questi cont<strong>in</strong>ui e radicali cambiamenti negli anni successivi crebbe il<br />

numero degli Istituti Tecnici e degli studenti iscritti (tra il 1861 e ’62 furono ord<strong>in</strong>ati 18<br />

istituti governativi, 24 Istituti Tecnici e Scuole speciali comunali o private, di cui 10 erano<br />

istituti d’arte e mestieri e 35 scuole nautiche 442 ; mentre gli alunni regolari passarono dai<br />

462 degli anni 1861-62, a 4436 degli anni 1874-75), 443 ciò testimoniò il fatto che il nuovo<br />

sistema d’<strong>istruzione</strong> <strong>in</strong>trodotto dalla legge Casati, almeno nella prima fase di vita, aveva<br />

riscontrato un crescente favore nelle classi medie del Paese.<br />

La struttura scolastica che Sella prospettava per il futuro nel suo rapporto del 1860,<br />

stava diventando realtà.<br />

I tre anni delle Scuole tecniche, previste dalla legge Casati, corrispondevano, secondo i<br />

progetti del professore, alle Scuole per i futuri “impiegati d’ord<strong>in</strong>e e capi operai”,<br />

appartenenti a quella che lui chiamava la “seconda categoria”. L’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> era<br />

generale e accomodata ai bisogni della città <strong>in</strong> cui era situata.<br />

Per la “terza categoria”, ossia le “Scuole per <strong>in</strong>gegneri civili”, erano previsti gli Istituti<br />

tecnici, come si è detto, già esistenti e funzionanti; essi erano <strong>in</strong> grado di dare una<br />

formazione più specialistica per chi non <strong>in</strong>tendeva proseguire gli studi, ma dedicarsi subito<br />

ad attività <strong>in</strong>dustriali o commerciali.<br />

Le “Scuole per operai”, ossia quelle della “prima categoria”, non furono realizzate dal<br />

governo, bensì dai comuni, da società, da enti e associazioni d’<strong>in</strong>dustriali e di commerciali,<br />

ma anche da privati cittad<strong>in</strong>i; nascevano sotto forma di scuole di offic<strong>in</strong>a e per apprendisti,<br />

ed erano create per un rapido avvio alle professioni dopo gli anni della scuola<br />

441 I programmi e le disposizioni furono raccolti <strong>in</strong> un volume, oggi di estrema rarità, pubblicato a cura di<br />

MAIC, dal titolo Insegnamento <strong>in</strong>dustriale e professionale, 1864. Le nove sezioni erano: commercio e<br />

amm<strong>in</strong>istrazione; ragioneria; agronomia e agrimensura; <strong>in</strong>dustrie chimiche; <strong>in</strong>dustrie meccaniche; <strong>in</strong>dustrie<br />

fisico-chimiche e <strong>in</strong>dustrie meccaniche di perfezione; meccanica e costruzione; mar<strong>in</strong>a mercantile; e<br />

m<strong>in</strong>eralogia e metallurgia.<br />

442 F. Pruneri, L’<strong>istruzione</strong> professionale <strong>in</strong> Italia: lo sviluppo della legislazione, <strong>in</strong> E. Bandol<strong>in</strong>i (a cura di),<br />

L’eredità del beato Lodovico Pavoni storia e sviluppo della sua fondazione nel periodo 1849-1949,<br />

Pavoniani, Brescia, 2009; pp. 119-141.<br />

443 R. Scoth, La matematica negli istituti tecnici italiani. Analisi storica dei programmi d’<strong>in</strong>segnamento<br />

(1859-1891), presentazione di Livia Giacardi, C.R.S.E.M., Cagliari, 2010; p. 39.<br />

147


dell’obbligo 444 . L’<strong>in</strong>iziativa della creazione di tali scuole professionali, non di rado,<br />

proveniva dagli stessi professori dell’Istituto tecnico, o da artigiani e <strong>in</strong>dustriali illum<strong>in</strong>ati;<br />

come accadde a Tor<strong>in</strong>o per le Scuole Tecniche San Carlo (1848), volute da Gabriele<br />

Capello; o nella prov<strong>in</strong>cia di Tor<strong>in</strong>o, come a Biella con una Scuola dedicata al settore<br />

tessile, riorganizzata dallo stesso Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella nel 1869, dove s’<strong>in</strong>segnava anche<br />

l’edilizia per la costruzione d’<strong>in</strong>frastrutture civili, la meccanica applicata e l’agronomia.<br />

Molte scuole di questo tipo nacquero proprio negli anni seguenti lo scritto di Sella,<br />

nella seconda metà dell’Ottocento, dove Tor<strong>in</strong>o, avendo perso il ruolo di capitale (1865),<br />

cercava di stabilire un nuovo primato <strong>in</strong> campo economico. Tra queste <strong>in</strong>iziative<br />

ricordiamo quelle sostenute dal Comune, su pressione degli <strong>in</strong>dustriali locali, come la<br />

scuola serale di commercio dedicata a Teofilo Rossi di Montalera (1865); le scuole serali<br />

di disegno (1868); i corsi di ricamo, rammendo e cucito e la Scuola femm<strong>in</strong>ile di disegno<br />

<strong>in</strong>dustriale (1869); la Scuola serale di chimica Cavour (1878), che fu poi collocata (1903)<br />

<strong>in</strong> un nuovo grande locale <strong>in</strong> Corso S. Maurizio 8, divenendo un istituto professionale<br />

operaio (oggi Istituto A. Avogadro).<br />

I tentativi di riforma organica per tali scuole da parte dello Stato fallirono; secondo<br />

alcuni studiosi, ciò era forse dovuto al fatto che erano viste come una sorta di assistenza<br />

sociale 445 .<br />

Inf<strong>in</strong>e, per quanto riguarda il progetto di Sella di “Scuole per <strong>in</strong>gegneri laureati”, ossia<br />

delle Scuole politecniche per gli studenti della “quarta categoria”, si realizzò, tra la f<strong>in</strong>e<br />

dell’Ottocento e l’<strong>in</strong>izio del Novecento, a partire dalla sua Scuola di applicazione per<br />

Ingegneri e il Regio Museo <strong>in</strong>dustriale del deputato Giuseppe Dev<strong>in</strong>cenzi.<br />

Il Regio Museo <strong>in</strong>dustriale italiano di Tor<strong>in</strong>o (1862)<br />

Nel 1862 il panorama dell’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> crebbe ulteriormente, ancora una volta,<br />

grazie a uom<strong>in</strong>i politici illum<strong>in</strong>ati e consci dell’importanza di imitare i modelli esteri. Si<br />

tratta del contributo dato dal deputato al Parlamento italiano (1861-68) Giuseppe<br />

Dev<strong>in</strong>cenzi, che studiò filosofia, scienze naturali e diritto. Con gli anni i suoi <strong>in</strong>teressi di<br />

proprietario terriero lo attrassero agli studi di agricoltura, chimica, agronomia e tecnologia<br />

meccanica. Tra il 1849 e il 1860 si trasferì all’estero, <strong>in</strong> particolare a Londra e Parigi. Fu<br />

444 Fissata a soli tre anni dalla legge Copp<strong>in</strong>o del 15.7.1877.<br />

445 Cfr. R. Sante di Pol, Scuola e popolo nel riformismo liberale di <strong>in</strong>izio secolo, S<strong>in</strong>tagma, Tor<strong>in</strong>o, 1996; pp.<br />

108.<br />

148


nom<strong>in</strong>ato Commissario per l’Esposizione Internazionale di Londra del 1862, <strong>in</strong>sieme al<br />

fratello di Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella, Giuseppe Venanzio (1823-1876); 446 l’<strong>in</strong>gegnere Giac<strong>in</strong>to Berruti<br />

(1837-1904), un collaboratore di Sella; e Gustavo Benso di Cavour, 447 presidente del<br />

Comitato centrale italiano dell’Esposizione. In quest’occasione Dev<strong>in</strong>cenzi fu colpito dal<br />

South Kens<strong>in</strong>gton Museum di Londra, di cui studiò attentamente l’organizzazione e i<br />

possibili immensi vantaggi che poteva dare una simile struttura all’Italia, se sovvenzionata<br />

dal governo e da contributi di privati. Inoltre, vedeva il progetto realizzabile per i crescenti<br />

progressi dell’Italia, posizionatasi nell’Esposizione al quarto posto per numero di<br />

medaglie, dopo la Gran Bretagna, la Francia e la Russia. Consultò dotti <strong>in</strong>glesi e italiani e<br />

propose al M<strong>in</strong>istro di Agricoltura, Industria e Commercio, G. Pepoli 448 , il suo progetto,<br />

per il quale non era prevista una spesa eccessiva grazie alle molte donazioni di prodotti di<br />

manifattori <strong>in</strong>glesi e italiani; stimate per un totale di circa un milione di lire.<br />

La proposta fu accolta e fu istituito il Regio Museo Industriale Italiano con Regio<br />

Decreto del 23 novembre 1862, situato <strong>in</strong> via dell’Ospedale 32 (oggi piazzale Valdo Fusi);<br />

con lo scopo di “promuovere l’<strong>istruzione</strong> <strong>in</strong>dustriale e il progresso dell’<strong>in</strong>dustria e del<br />

commercio”. 449 L’articolo 2 del Regio Decreto prevedeva che il Museo fosse alle<br />

dipendenze dell’Istituto Tecnico di Tor<strong>in</strong>o. Questa disposizione fu molto criticata<br />

all’epoca, f<strong>in</strong> dallo stesso Dev<strong>in</strong>cenzi, poiché rendeva il Museo una succursale di un<br />

<strong>in</strong>segnamento secondario, screditandolo così tra gli <strong>in</strong>dustriali italiani e stranieri.<br />

Fu nom<strong>in</strong>ato direttore lo stesso Dev<strong>in</strong>cenzi, che strutturò il suo progetto sul modello<br />

del Museo di Kens<strong>in</strong>gton e del Conservatoire des Arts et Métiers di Parigi, creando<br />

un’esposizione permanente di macch<strong>in</strong>e e altri oggetti, a uso degli <strong>in</strong>segnanti dell’Istituto.<br />

In particolare, dalla raccolta <strong>in</strong>iziale, il Museo andò arricchendosi di ricche collezioni. Si<br />

trattava di prodotti di varia natura: macch<strong>in</strong>e <strong>in</strong>dustriali e agricole, <strong>in</strong> particolare un<br />

numeroso assortimento di aratri, prodotti delle <strong>in</strong>dustrie di ferro, acciaio, porcellane, di<br />

materie tessili (lana e cotone perlopiù), sostanze alimentari e prodotti dell’agricoltura,<br />

come una ricca varietà di semi di piante, ma anche volumi di studi parlamentari <strong>in</strong>glesi<br />

sull’agricoltura, documenti, e libri educativi, strumenti tecnologici costruiti per facilitare<br />

446<br />

Fu <strong>in</strong>caricato di redigere il testo Notizie sull’<strong>in</strong>dustria laniera (Biella, 1863), ancora oggi fonte di molta<br />

utilità per la storia dell’<strong>in</strong>dustria laniera italiana.<br />

447<br />

Gustavo Benso di Cavour (1806-1864), fratello di Camillo, fu tra i fondatori del giornale clericale<br />

L’Armonia della religione colla civiltà (1848) e deputato dalla IV all’VIII legislatura.<br />

448<br />

Gioacch<strong>in</strong>o Napoleone Pepoli (1825-1881), bolognese, m<strong>in</strong>istro dell’Agricoltura, <strong>in</strong>dustria e commercio.<br />

449<br />

Regio Decreto del 23 novembre 1862, n° 1001, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, n°<br />

288 del 1862; cit. art. 1.<br />

149


l’attività didattica, illustrazioni di processi <strong>in</strong>dustriali; 450 “tutto ci si trova raccolto per<br />

formare il cuore, e la mente pratica e scientifica d’un perfetto <strong>in</strong>dustriale”. 451<br />

Il museo concorreva con la Scuola di applicazione, fornendo anche <strong>in</strong>segnamenti<br />

teorici, oltre a esercitazioni pratiche, per la formazione degli <strong>in</strong>gegneri <strong>in</strong>dustriali e civili. I<br />

corsi erano liberi, cosicché qualsiasi privato cittad<strong>in</strong>o poteva accedere a lezioni e<br />

laboratori. A f<strong>in</strong>e Ottocento nel Museo si trovava: una scuola con un laboratorio di<br />

elettro<strong>tecnica</strong>, diretta dall’<strong>in</strong>gegnere e scienziato Galileo Ferraris (1847-1897), una scuola<br />

con laboratorio di elettrochimica, e un gab<strong>in</strong>etto di economia politica, diretto<br />

dall’economista Salvatore Cognetti de Martiis (1844-1901). Una caratteristica del Museo<br />

era che gli allievi non erano specializzati <strong>in</strong> un preciso ramo della scienza, ma dotati di una<br />

formazione, appunto, poli<strong>tecnica</strong>, qu<strong>in</strong>di dotati di un sapere unitario applicabile alle<br />

richieste di un’esigente società <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uo sviluppo economico e tecnologico.<br />

Come vetr<strong>in</strong>a degli sviluppi resi possibili grazie a queste nuove scuole tecniche<br />

superiori, nei locali del Regio Museo <strong>in</strong>dustriale si tenne l’<strong>in</strong>augurazione nel 1871 del<br />

traforo ferroviario del Fréjus, dove furono esposti campioni di macch<strong>in</strong>e e lavorazioni<br />

metalliche. Anche l’Esposizione <strong>in</strong>dustriale di Milano del 1881 e l’Esposizione nazionale<br />

di Tor<strong>in</strong>o del 1884, furono occasioni per pubblicizzare le scuole e il loro contributo alla<br />

nazione. Nell’Esposizione tor<strong>in</strong>ese, <strong>in</strong> particolare, la mostra dell’elettricità fu la<br />

protagonista; organizzata dall’assistente di Fisica teorica del Regio Museo Industriale di<br />

Tor<strong>in</strong>o Galileo Ferraris, il quale, dedicandosi agli studi sull’elettromagnetismo, dette<br />

importanti contributi nel campo dei trasformatori, delle correnti e del campo magnetico<br />

rotante. Per la mostra scelse di stupire e porre un alto faro sulla stazione di Porta Nuova, <strong>in</strong><br />

grado di illum<strong>in</strong>are tutta via Roma, illum<strong>in</strong>ò la Galleria Subalp<strong>in</strong>a, e <strong>in</strong>stallò cent<strong>in</strong>aia di<br />

lum<strong>in</strong>arie nei padiglioni dell’Esposizione, fra il castello del Valent<strong>in</strong>o e il ponte Isabella.<br />

In queste occasioni si vide come l’elemento di maggior vitalità e forza era dato proprio<br />

dalla nuova cultura tecnico-scientifica, che come affermava Giuseppe Colombo (1836-<br />

1921), professore di Meccanica e Ingegneria <strong>in</strong>dustriale (1865-1911) all’Istituto tecnico<br />

superiore di Milano, era necessaria e impresc<strong>in</strong>dibile poiché “dalla motrice a vapore alla<br />

450 Rivista Contemporanea nazionale italiana, vol. XL, anno XIII, Augusto Federico Negro Editore, Tor<strong>in</strong>o,<br />

1865; di Alessandro Gicca, Il Museo <strong>in</strong>dustriale italiano <strong>in</strong> Tor<strong>in</strong>o; pp. 234-238. Dati presi da Annuario del<br />

M<strong>in</strong>istero di agricoltura, <strong>in</strong>dustria e commercio, anno 1863; p. 399.<br />

451 Scipione Staffa Da V<strong>in</strong>cenzo, L’Italia agricola <strong>in</strong>dustriale, Tipografia dei classici italiani, Napoli, 1867;<br />

cap. XI, “Museo Industriale italiano”.<br />

150


più umile macch<strong>in</strong>a, tutto si fa e si calcola colle regole che la teoria, sussidiata<br />

dall’esperienza, va sempre più chiaramente additando”. 452<br />

Durante il Congresso <strong>in</strong>ternazionale di Como, del 1899, per le celebrazioni del<br />

centenario della pila di Volt, anche il fisico e <strong>in</strong>gegnere britannico Lord William Thomson<br />

(1824-1907) commentò gli importanti sviluppi dell’Italia <strong>in</strong> fatto d’<strong>istruzione</strong>, che<br />

“malgrado la pochezza di mezzi” aveva saputo riemergere “non copiando servilmente i<br />

modelli degli altri, ma trovando la soluzione adatta e realizzandola con energia e<br />

coraggio”. 453 Queste parole ricordano quelle di Giulio, che vedeva nell’Istituto tecnico un<br />

vero e proprio <strong>in</strong>vestimento, non solo per il futuro della scienza e dell’<strong>in</strong>dustria, ma anche<br />

per le f<strong>in</strong>anze dello Stato.<br />

È vero che noi non abbiamo gli immensi capitali che altri hanno potuti impiegare ne’<br />

lavori dell’<strong>in</strong>dustria: ma sapete voi come l’hanno essi creato questo Capitale, e come<br />

potremo crearlo anche noi? Coll’<strong>in</strong>dustria medesima, aiutata, illum<strong>in</strong>ata, guidata dalla<br />

Scienza. Tutti i Capitali del mondo, senza Scienza non servono a nulla, non possono<br />

produr nulla. Ma molta Scienza con poco Capitale, con grande animo, con ferma<br />

costanza, può far maraviglie, le ha fatte altrove, le farà presso di noi ancora, e non a<br />

torto dicono gli <strong>in</strong>glesi enfaticamente la Scienza è potenza. 454<br />

Tutto questo fa capire quanto Giulio, forte della sua esperienza, dei suoi studi e <strong>in</strong>teressi<br />

scientifici, economici e politici, fosse riuscito a vedere lontano nei suoi progetti<br />

d’<strong>in</strong>tensificazione della formazione tecnico-scientifica.<br />

Per quanto riguarda il mondo agricolo, anche nelle aree più economicamente avanzate si<br />

cont<strong>in</strong>uò ad adottare un impianto tradizionalista, ma come possiamo notare dalle parole di<br />

uno dei maggiori imprenditori serici piemontesi, Louis Bonnefon-Craponne 455 , si realizzò<br />

solo il progetto di acculturamento di tale classe sociale e non l’<strong>in</strong>dustrializzazione: “nelle<br />

bigattiere sono ancora pochi i termometri e gli igrometri, ma almeno si è f<strong>in</strong>almente capito<br />

che la migliore profilassi contro le malattie è costituita dalla pulizia. I contad<strong>in</strong>i hanno<br />

452<br />

G. Colombo, Industria e politica nella storia d’Italia; cit., p. 256.<br />

453<br />

F. S. Nitti, La conquista della forza, <strong>in</strong> Scritti di economia e f<strong>in</strong>anza, vol. II, parte II, Bari, Laterza, 1966;<br />

cit., p. 79.<br />

454<br />

C.I. Giulio, BPFG, cont. 46, Dell’<strong>in</strong>segnamento tecnico …, ms.; cit., p. 1v.<br />

455<br />

Louis Bonnefon-Craponne fu presidente e fondatore della Lega <strong>in</strong>dustriale tor<strong>in</strong>ese (1906), primo<br />

esempio di organizzazione s<strong>in</strong>dacale <strong>in</strong>dustriale.<br />

151


sempre paura del tuono che fa cadere l’allevamento, ma hanno imparato a dis<strong>in</strong>fettare le<br />

camere e a lasciarvi penetrare aria e luce <strong>in</strong> abbondanza”. 456<br />

Gli stabilimenti che, <strong>in</strong>vece, adottavano attrezzature e metodi più avanzati si trovavano<br />

perlopiù nel milanese, <strong>in</strong> particolare nel settore della sericoltura, che riuscì a mantenere<br />

una quota rilevante del mercato mondiale (circa 1/3) f<strong>in</strong>o alla prima guerra mondiale.<br />

Il Regio Politecnico di Tor<strong>in</strong>o (1906)<br />

Intanto, giunti alle soglie del Novecento, il lungo programma di riord<strong>in</strong>o delle Scuole<br />

tecniche entrò nell’”era giolittiana”, periodo d’<strong>in</strong>tenso sviluppo <strong>in</strong>dustriale, il cosiddetto<br />

“grande slancio”. Tra il 1896 e 1908, <strong>in</strong>fatti, <strong>in</strong> Italia e <strong>in</strong> <strong>Piemonte</strong> ci fu un <strong>in</strong>cremento<br />

dell’<strong>in</strong>dustrializzazione e della domanda, non più di operai analfabeti, ma di manodopera<br />

qualificata. Lo statista Giovanni Giolitti (1842-1928), alla guida del governo italiano per<br />

oltre un decennio (1903-1914), <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con la tendenza dell’epoca, mirava ad accrescere<br />

l’<strong>istruzione</strong> popolare e professionale, per soddisfare le esigenze dello sviluppo produttivo<br />

nazionale, mediante il co<strong>in</strong>volgimento delle classi meno abbienti.<br />

Nel 1903 fu nom<strong>in</strong>ata una Commissione “per lo studio e l’ord<strong>in</strong>amento di un istituto<br />

politecnico nella città di Tor<strong>in</strong>o”, 457 composta, tra gli altri, da due grandi protagonisti del<br />

panorama scientifico: Stanislao Cannizzaro (1826-1910) e Vito Volterra.<br />

Il primo, laureatosi <strong>in</strong> medic<strong>in</strong>a all’Università di Palermo (1841), <strong>in</strong>traprese una<br />

prestigiosa carriera nel campo chimico. A Pisa nel 1846 fu assistente di Raffaele Piria<br />

(1815-1865), il primo chimico che preparò l’acido salicilico; negli anni successivi non solo<br />

fece scoperte ammirate a livello <strong>in</strong>ternazionale, ma fu sempre attento alla sua carriera<br />

d’<strong>in</strong>segnante; sembra che dicesse: “l’opera mia è quella di un modesto maestro di<br />

scuola!”. 458 Fu professore di chimica all’Università di Genova (1855), di Palermo (1865-<br />

’71), dove fu Rettore (1866-’68), e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e a Roma (1871).<br />

Vito Volterra, <strong>in</strong>vece, fu uno dei pr<strong>in</strong>cipali fondatori dell’Analisi funzionale e della<br />

teoria delle equazioni <strong>in</strong>tegrali. Nato ad Ancona, si laureò all’Università di Pisa nel 1878 e<br />

fu ammesso l’anno successivo alla Scuola Normale Superiore, dove conobbe Enrico Betti<br />

(1823-1892). Insegnò Meccanica razionale all’Università di Pisa (1883), e a Tor<strong>in</strong>o (1892)<br />

e, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, Fisica matematica a Roma (1900). All’<strong>in</strong>izio del secolo visitò le pr<strong>in</strong>cipali Scuole<br />

456 L. Bonnefon-Craponne, L’Italie au travail, Parigi, 1916, trad. It. Tor<strong>in</strong>o, 1991 ; cit., p. 28.<br />

457 Regio Decreto del 17.12.1903, a firma di Giolitti, Orlando e Rava.<br />

458 Senato del Regno, Atti parlamentari, Discussioni, 11.5.1910; Commemorazione di Stanislao Cannizzaro,<br />

tenuta dal Presidente Giuseppe Manfredi.<br />

152


di Ingegneria svizzere e tedesche per analizzarne il funzionamento e stilò un’accurata<br />

relazione tra il 1904 e il 1905.<br />

Il 26 giugno 1905 la Commissione propose il disegno di legge per l’istituzione del<br />

Regio Politecnico di Tor<strong>in</strong>o, per il quale il Municipio e la Prov<strong>in</strong>cia di Tor<strong>in</strong>o accettarono<br />

di contribuire f<strong>in</strong>anziariamente; esso fu presentato al Senato dall’onorevole Fortis,<br />

presidente del Consiglio dei M<strong>in</strong>istri. Il 22 maggio 1906 il progetto fu def<strong>in</strong>itivamente<br />

approvato, l’8 luglio 1906 fu abrogata la legge che istituiva il Regio Politecnico di Tor<strong>in</strong>o,<br />

alle dipendenze del M<strong>in</strong>istero della Pubblica Istruzione. Il Politecnico nasceva dalla<br />

fusione della Scuola di applicazione per gli <strong>in</strong>gegneri con il Museo <strong>in</strong>dustriale. 459 Vito<br />

Volterra fu nom<strong>in</strong>ato Regio Commissario, poi sostituito il 9 novembre dello stesso anno<br />

dal senatore E. D’Ovidio (1843-1933). Il f<strong>in</strong>e della nuova istituzione era “sia la formazione<br />

degli <strong>in</strong>gegneri e degli architetti, sia la promozione di studi mirati a favorire <strong>in</strong> generale lo<br />

sviluppo <strong>in</strong>dustriale e commerciale della nazione, mediante collezioni, laboratori e corsi di<br />

perfezionamento di <strong>in</strong>dustrie speciali” 460 . Il 3 novembre 1906 fu <strong>in</strong>augurato il primo anno<br />

scolastico, ma solo con il R. decreto del 5 gennaio 1908 il palazzo del Valent<strong>in</strong>o e il<br />

palazzo del Regio museo <strong>in</strong>dustriale, con annessi tutti i materiali e capitali, divennero di<br />

proprietà del Regio Politecnico.<br />

I corsi proposti dal nuovo Ateneo mantenevano il carattere tecnico <strong>in</strong>gegneristico voluto<br />

dalla legge Casati, <strong>in</strong> particolare tra il 1906 e il 1923 (anno della Riforma Gentile) furono<br />

istituiti undici corsi di laurea, con durata differente, con l’aggiunta di corsi liberi<br />

complementari.<br />

5 anni 3 anni 2 anni<br />

1. Ingegneria Civile;<br />

2. Ingegneria<br />

Industriale<br />

Meccanica;<br />

3. Ingegneria<br />

Industriale<br />

Chimica;<br />

4. Architettura.<br />

1. Corso Superiore di<br />

Elettro<strong>tecnica</strong>;<br />

2. Corso di Perfezionamento di<br />

Ingegneria M<strong>in</strong>eraria;<br />

3. Corso Superiore di<br />

Elettrochimica<br />

1. Corso di Perfezionamento<br />

di Industrie Meccaniche<br />

ed Elettriche.<br />

459 Regio Decreto, 8.7.1906, n° 321. Gazzetta ufficiale del Regno d’Italia, n° 167, 18.7.1906; art. 1.<br />

460 G. M. Lupo, La cultura poli<strong>tecnica</strong> da Casati a Gentile, <strong>in</strong> “Storia Illustrata di Tor<strong>in</strong>o”, vol. 7: “Tor<strong>in</strong>o<br />

dal fascismo alla Repubblica”, Tor<strong>in</strong>o, 1993; pp. 1881-1882; cit., p. 1984.<br />

153


I corsi liberi erano <strong>in</strong> Costruzioni Elettromagnetiche, Telegrafia e Telefonia,<br />

Tecnologia degli Impianti elettrici, Tecnologia della Carta, Ventilazione e Riscaldamento,<br />

Aeronautica.<br />

Negli anni si proseguì, dunque, perfezionando gli <strong>in</strong>segnamenti tecnico-scientifici,<br />

mantenendo sempre la l<strong>in</strong>ea della formazione teorico-pratica, avviata f<strong>in</strong> dai tempi di<br />

Plana, Bidone e Michelotti all’Università, mantenuta e sp<strong>in</strong>ta su un percorso parallelo<br />

all’Università da Giulio e Sella, e realizzata compiutamente <strong>in</strong> un percorso accademico da<br />

Vito Volterra.<br />

Tra i professori che <strong>in</strong>segnarono <strong>in</strong> questi primi anni al Politecnico, troviamo nomi<br />

illustri <strong>in</strong> svariati campi della scienza, molti dei quali provenienti dalla Scuola di<br />

applicazione o dal Museo Industriale: Enrico D’Ovidio, oltre alla nom<strong>in</strong>a di Regio<br />

Commissario, fu professore di Geometria Analitica e Pratica (1908-1918); Guido Fub<strong>in</strong>i<br />

Ghiron (1879-1943) professore di Analisi Matematica (1908-’38); Luigi Balbiano (1852-<br />

1917), a cui si devono importanti scoperte <strong>in</strong> campo chimico, fu professore di Chimica<br />

organica. Oltre a questo primo nucleo del corpo docente, troviamo negli anni successivi:<br />

Giuseppe Albenga (1882-1957), professore di Costruzioni di Ponti (1928) e Rettore presso<br />

il Politecnico (1929-’32), il quale dette importanti contributi <strong>in</strong> campo aeronautico;<br />

Giuseppe Armell<strong>in</strong>i (1887-1958), professore di Meccanica Razionale (1915-1920),<br />

dist<strong>in</strong>tosi <strong>in</strong> cosmologia planetaria; Alessandro Artom (1867-1927), assistente di Galielo<br />

Ferraris, uno dei pionieri delle applicazioni radiotelegrafiche <strong>in</strong> Italia; Augusto Cavallari<br />

Murat (1911-1989), che si laureò al Politecnico (1934), dove poi svolse un’<strong>in</strong>tesa attività<br />

didattica per i corsi di Architettura, le sue idee <strong>in</strong> campo didattico, basate su nozioni e i<br />

suoi metodi <strong>in</strong>terdiscipl<strong>in</strong>ari, sono ancora oggi imposte per la formazione dei progettisti <strong>in</strong><br />

campo edilizio. Ci fu poi Gustavo Colonnetti (1886-1968), laureatosi <strong>in</strong> matematica (1911)<br />

con Corrado Segre (1863-1924), fu professore al Politecnico di Meccanica Tecnica<br />

Superiore (1920), di Scienza delle Costruzioni (1928), e, con la sua teoria del pr<strong>in</strong>cipio del<br />

m<strong>in</strong>imo, contribuì allo sviluppo della <strong>tecnica</strong> del cemento precompresso. Eligio Perucca<br />

(1890-1965), laureato <strong>in</strong> fisica all’Università di Pisa (1910), ebbe la cattedra di Fisica<br />

Sperimentale al Politecnico nel 1922, e dette importanti contributi negli studi sulla<br />

polarizzazione della luce, sull’effetto Volta, sull’effetto fotoelettrico; fu Rettore del<br />

Politecnico dal 1947 al 1955, dedicandosi alla sua <strong>in</strong>tera ricostruzione dopo la Seconda<br />

Guerra mondiale. Antonio Capetti (1895-1970) fu un altro protagonista del Politecnico:<br />

154


assistente alla cattedra di Meccanica Applicata alle Macch<strong>in</strong>e e Costruzioni Aeronautiche,<br />

professore di Motori per automobili (1919-’24 e 1934), e di Macch<strong>in</strong>e Termiche (1924); fu<br />

Rettore dal 1955 al 1970, e si occupò del trasferimento nella sede <strong>in</strong> Corso Duca degli<br />

Abruzzi (1958).<br />

Il successo del Regio Politecnico <strong>in</strong>centivò lo sviluppo anche dei gradi più bassi<br />

dell’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong>. Il sogno dell’elim<strong>in</strong>azione della disuguaglianza tra studi classici e<br />

scientifici f<strong>in</strong>almente si stava realizzando, e <strong>in</strong> risposta a quel “classicume”, tanto amaro<br />

per la Società d’Istruzione e di Educazione, le Scuole e gli Istituti tecnici dell’”era<br />

giolittiana” videro aumentare la popolazione scolastica del 163,8%, rispetto al 27,6%<br />

dell’<strong>istruzione</strong> classica.<br />

155


Conclusioni e sviluppi successivi<br />

In def<strong>in</strong>itiva l’impegno dei matematici risorgimentali fu ampio e di fondamentale<br />

rilevanza per il futuro del Paese; esso si manifestò non solo nell’ambito della ricerca<br />

scientifica pura e applicata, ma anche <strong>in</strong> quello politico, istituzionale e educativo.<br />

Sicuramente uno stimolo per questi grandi cambiamenti fu il forte spirito patriottico che<br />

accumunava i protagonisti dei grandi cambiamenti di questo periodo; politici, <strong>in</strong>gegneri e<br />

matematici erano animati da uno spirito d’italianità, che traspariva da lettere, prefazioni di<br />

libri, articoli di giornali, discorsi parlamentari e d’<strong>in</strong>augurazione dei Congressi nazionali.<br />

La lotta che fu portata avanti f<strong>in</strong> dalla metà dell’Ottocento si esplicò, non solo <strong>in</strong> vere e<br />

proprie battaglie armate per l’<strong>in</strong>dipendenza dell’Italia, ma anche e soprattutto nel<br />

contribuire a elevare la nazione a livello <strong>in</strong>dustriale e culturale al pari delle grandi potenze<br />

europee. Nel 1844 Giulio aveva riassunto nelle sue Notizie sulla patria <strong>in</strong>dustria un<br />

progetto di modernizzazione realizzato attraverso la diffusione dell’<strong>istruzione</strong> tecnico-<br />

scientifica. Si può dire che nel c<strong>in</strong>quantennio successivo, il mondo politico e scolastico<br />

collaborarono e raggiunsero tale obiettivo.<br />

Vogliamo, dunque, mostrare l’epilogo della nostra storia, e vedere <strong>in</strong> che misura i<br />

matematici risorgimentali abbiano condotto il Regno di Sardegna, e poi il Regno d’Italia,<br />

verso lo sviluppo di un’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> di alto livello e, parallelamente, verso la crescita<br />

<strong>in</strong>dustriale e del prestigio <strong>in</strong>ternazionale della cultura tecnico-scientifica italiana.<br />

Le esperienze di attività <strong>in</strong> ambito politico, istituzionale e educativo di Carlo Ignazio<br />

Giulio e Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella, come abbiamo visto, non furono isolate, ma aumentarono negli<br />

anni. Tra gli anni Settanta e Novanta, un numero crescente di matematici di professione<br />

accettò <strong>in</strong>carichi politici e istituzionali, col f<strong>in</strong>e di modernizzare concretamente<br />

l’<strong>in</strong>segnamento e permettere l’all<strong>in</strong>eamento dell’Italia ai modelli stranieri (Germania e<br />

Francia). Molti furono senatori del Regno (Francesco Brioschi, Giusto Bellavitis (1803-<br />

1880), Fortunato Padula (1816-1881), Domenico Berti, Luigi Cremona, Antonio Scialoja,<br />

Achille Sannia (1823-1892), Domenico Turazza (1813-1892), …), altri furono m<strong>in</strong>istri<br />

(Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella, Luigi Cremona, …), segretari generali della Pubblica Istruzione (Sella,<br />

Brioschi, Betti, Camillo Ferrati (1822-1888), …), membri di varie Commissioni<br />

d’<strong>in</strong>chieste, o presidenti dell’Accademia dei L<strong>in</strong>cei (Sella, Brioschi, …), ma anche membri<br />

del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (Giuseppe Battagl<strong>in</strong>i (1826-1894),<br />

156


Bellavitis, Beltrami, Betti, Brioschi, Valent<strong>in</strong>o Cerruti (1850-1909), Cremona, Ulisse D<strong>in</strong>i<br />

(1845-1918), D’Ovidio, …). 461<br />

Le esperienze della Scuola di applicazione per gli <strong>in</strong>gegneri (1859) e il Museo<br />

<strong>in</strong>dustriale (1862) mostravano i loro frutti durante le Esposizioni universali milanese<br />

(1881) e tor<strong>in</strong>ese (1884), l’<strong>in</strong>augurazione nel 1871 del traforo del Fréjus, e la<br />

partecipazione di professori a importanti Congressi di scienziati. Ciò fu favorito da docenti<br />

di alto livello, da <strong>in</strong>segnamenti istituiti per far fronte alle esigenze del Paese, e dalla<br />

cont<strong>in</strong>uazione della tradizione dei viaggi di studio all’estero. Le mete pr<strong>in</strong>cipali si<br />

spostarono dalle Università e Scuole francesi, a quelle tedesche. Gli esempi più rilevanti di<br />

viaggi f<strong>in</strong>anziari dal M<strong>in</strong>istero sono: Alberto Tonelli (Gött<strong>in</strong>gen, 1877), Alfredo Capelli<br />

(Berl<strong>in</strong>o, 1878), Salvatore P<strong>in</strong>cherle (Berl<strong>in</strong>o, 1877-1878), Gregorio Ricci Curbastro<br />

(Monaco, 1877-1878), Luigi Bianchi (Monaco, con Kle<strong>in</strong>, 1879-1880), Giuseppe Veronese<br />

(Leipzig, 1880-1881), Ernesto Pascal (Gött<strong>in</strong>gen, 1893-1894), Federigo Enriques<br />

(Gött<strong>in</strong>gen, 1903). 462<br />

Lo stesso successo non si rilevò per l’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> di grado <strong>in</strong>feriore. Luigi<br />

Cremona, grazie alla sua esperienza come Ispettore <strong>in</strong> diverse scuole secondarie italiane, si<br />

rese conto della loro condizione assai scadente. Nonostante le <strong>in</strong>novazioni avviate con<br />

Giulio nelle Scuole di Meccanica e Chimica applicate alle arti, e le nuove idee<br />

pedagogiche diffuse grazie a giornali, come quello della Società d’Istruzione e di<br />

Educazione, la didattica era ancora <strong>in</strong>adeguata: i docenti non curavano le esercitazioni<br />

pratiche, le lezioni erano ancora <strong>in</strong> forma dogmatica, ex-cattedra, né erano presenti libri di<br />

testo adatti. Gli <strong>in</strong>segnanti, <strong>in</strong>oltre, spesso non erano laureati ed erano impreparati <strong>in</strong><br />

matematica. Di questo problema si discusse già presso la Società d’Istruzione e di<br />

Educazione, cont<strong>in</strong>uando f<strong>in</strong>o al 1901 nel nuovo giornale La Rivista Tecnica. 463 La<br />

presenza di scuole di formazione di alto livello, come le Scuole di applicazione per gli<br />

<strong>in</strong>gegneri e il Museo <strong>in</strong>dustriale (1862), nate anche per ovviare al problema, non furono<br />

461 Cfr. L. Giacardi, “Pel lustro della Scienza italiana e pel progresso dell’alto <strong>in</strong>segnamento”. L’impegno<br />

dei matematici risorgimentali, <strong>in</strong> Le Università e l’Unità d’Italia (1848-1870), Bologna, 2011; p. 2.<br />

462 Tra il 1877 e il 1891 la dest<strong>in</strong>azione per i viaggi di perfezionamento si ripartì nel seguente modo: 71% <strong>in</strong><br />

Germania, 15% <strong>in</strong> Austria e 18% <strong>in</strong> Francia. Cfr. L. Giacardi, “Pel lustro della Scienza italiana e pel<br />

progresso dell’alto <strong>in</strong>segnamento”. L’impegno dei matematici risorgimentali, <strong>in</strong> Le Università e l’Unità<br />

d’Italia (1848-1870), Bologna, 2011; p. 7.<br />

463 Cfr. La Rivista Tecnica delle Scienze, delle Arti applicate all’<strong>in</strong>dustria e dell’<strong>in</strong>segnamento <strong>in</strong>dustriale,<br />

Ed. Roux e Viarengo, Tor<strong>in</strong>o, 1901, anno I, fasc. 1, gennaio 1901, Sez. III, L’<strong>in</strong>segnamento <strong>in</strong>dustriale; p.<br />

53.<br />

157


sufficienti. Le cause pr<strong>in</strong>cipali erano le scarse opportunità di avanzamento <strong>in</strong> carriera e le<br />

modeste retribuzioni; cosicché nel decennio 1862-71 solo il 14,1% dei laureati a Tor<strong>in</strong>o si<br />

dedicò all’<strong>in</strong>segnamento, e la percentuale si abbassò f<strong>in</strong>o al 6,3% nel decennio 1890-99. 464<br />

Nacque, dunque, l’esigenza di una mediazione da parte dei matematici e professori<br />

universitari, volta ad adattare gli <strong>in</strong>segnamenti universitari alle scuole di grado <strong>in</strong>feriore;<br />

responsabilità non più lasciata ai soli <strong>in</strong>segnanti. I programmi e le <strong>in</strong>dicazioni<br />

metodologiche proposti da Cremona nel decreto Copp<strong>in</strong>o (1867) mostrano come la<br />

matematica com<strong>in</strong>ciava a essere concepita, non più solo come mezzo d’<strong>in</strong>formazione, per<br />

impartire teorie da applicare ai bisogni della vita, ma come un mezzo di formazione delle<br />

capacità logiche e <strong>in</strong>tellettuali dei futuri cittad<strong>in</strong>i. In particolare, si specificò per il<br />

programma della V G<strong>in</strong>nasio e del primo biennio dei Licei, l’<strong>in</strong>troduzione del metodo<br />

ipotetico-deduttivo euclideo, riprist<strong>in</strong>ando gli Elementi di Euclide come manuale di<br />

geometria (seguendo l’esempio delle scuole <strong>in</strong>glesi). Inoltre, al f<strong>in</strong>e di creare un unico<br />

percorso didattico che dalla sezione fisico-matematica portasse alle Scuole di applicazione<br />

per gli <strong>in</strong>gegneri, nel 1871 nei programmi furono <strong>in</strong>trodotti <strong>in</strong>segnamenti di matematica<br />

più avanzata (come l’Algebra complementare, la Geometria proiettiva e le applicazioni, la<br />

Geometria descrittiva, …). 465<br />

La didattica <strong>in</strong>iziò il suo vero periodo di r<strong>in</strong>novamento, favorito anche dalle ricerche sui<br />

fondamenti della matematica e dal fiorire della manualistica. I maggiori matematici italiani<br />

dell’epoca pubblicarono manuali di alto livello (Enrico Betti, Francesco Brioschi, Achille<br />

Sannia, Enrico D’Ovidio, Aureliano Faifofer (1843-1909), Riccardo De Paolis (1854-<br />

1892), Giuseppe Veronese (1854-1917), Michele De Franchis (1875-1946), Federigo<br />

Enriques, Ugo Amaldi (1875-1957), …).<br />

Intanto, l’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> all’<strong>in</strong>izio degli anni Ottanta stava acquisendo un grande<br />

successo tra la popolazione: il numero degli studenti che frequentavano le Scuole Tecniche<br />

oltrepassò le 24.000 unità. 466<br />

464 Cfr. Ferraresi, La formazione degli <strong>in</strong>gegneri nella seconda metà dell’Ottocento. Per una ricerca sulla<br />

Scuola di applicazione e sul Museo <strong>in</strong>dustriale di Tor<strong>in</strong>o (1860-1906), “Nuova rivista storica”, LXVII, 1983;<br />

pp. 637-656, <strong>in</strong> particolare si fa riferimento alle pp. 652-653.<br />

465 Cfr. R. Scoth, I programmi di matematica per gli Istituti tecnici italiani del 1871: ricadute didattiche di<br />

un progetto avveniristico, Società italiana di Storia delle Matematiche, X Congresso, Brescia, 26.11.2010.<br />

466 Cfr. S. Soldani, L’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> nell’Italia liberale (1861-1900), “Studi Storici”, 22.1.1981, <strong>in</strong> G. Turi<br />

(a cura di), Fare gli italiani. Scuola e cultura nell’Italia contemporanea, Il Mul<strong>in</strong>o, Bologna, 1993; pp. 79-<br />

117; cit., p. 109.<br />

158


Tra gli anni Novanta e l’<strong>in</strong>izio del Novecento, sul lato dell’<strong>istruzione</strong> si osserva ancora<br />

un grande fermento politico e sociale; l’esperienza della Società d’Istruzione e di<br />

Educazione, seguita dalla Società di mutuo soccorso fra gli <strong>in</strong>segnanti (1853-1966), sfociò<br />

nel 1895 nell’associazione tor<strong>in</strong>ese degli <strong>in</strong>segnanti, L’Associazione Mathesis fra gli<br />

<strong>in</strong>segnanti di matematica delle scuole medie (1895, Rodolfo Bettazzi ne fu il primo<br />

presidente, coadiuvato nella fondazione dagli <strong>in</strong>segnanti Francesco Giudice e Aurelio<br />

Lugli), <strong>in</strong>izialmente aperta solo ai professori delle scuole secondarie, e la Federazione<br />

Nazionale Insegnanti Scuola Media (1901, di Gaetano Salvem<strong>in</strong>i e Giuseppe Kirner).<br />

Inoltre, tra i viaggi di perfezionamento e di studio, aumentano quelli a Gött<strong>in</strong>ga, dove molti<br />

matematici vennero <strong>in</strong> contatto con Felix Kle<strong>in</strong> (1849-1925); tra questi, Corrado Segre,<br />

G<strong>in</strong>o Fano (1871-1952), Giuseppe Veronese, Giovanni Vailati, Federigo Enriques.<br />

Kle<strong>in</strong>, dalla pubblicazione del suo Programma di Erlangen (1872), si occupò<br />

dell’<strong>in</strong>segnamento della matematica, tracciando un quadro dest<strong>in</strong>ato a evolversi negli anni<br />

fra il 1872 e il 1900. Gli assunti metodologici che il professore proponeva, spesso<br />

co<strong>in</strong>cidenti con quelli di Giulio e Sella, erano: la necessità di colmare la frattura fra<br />

<strong>in</strong>segnamento secondario e universitario; valorizzare le applicazioni della matematica a<br />

tutte le scienze naturali; <strong>in</strong>trodurre precocemente i concetti di funzione e di trasformazione;<br />

far uso dell’aspetto storico della discipl<strong>in</strong>a; catturare l’<strong>in</strong>teresse dell’allievo presentandogli<br />

la materia <strong>in</strong> modo <strong>in</strong>tuitivo; occuparsi della formazione degli <strong>in</strong>segnanti. Queste idee<br />

<strong>in</strong>fluenzeranno i progetti e le proposte dei matematici italiani d’<strong>in</strong>izio secolo; come nei<br />

programmi e nelle istruzioni metodologiche di Giovanni Vailati per i licei moderni (istituiti<br />

dal m<strong>in</strong>istro Guido Baccelli (1830-1916) nel 1898 e <strong>in</strong>terrotti l’anno dopo), e nella nuova<br />

visione di “scuola laboratorio”.<br />

Nonostante questi nuovi spiragli di luce per l’<strong>in</strong>segnamento secondario, tra il 1881 e il<br />

1904 si assistette a una progressiva svalutazione della matematica (assenza della geometria<br />

analitica e dei primi elementi del calcolo <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itesimale, nessun coord<strong>in</strong>amento con la<br />

fisica), che culm<strong>in</strong>ò nel 1904 con il Decreto Orlando che consentiva la scelta tra il greco e<br />

la matematica agli studenti di II Liceo (norma abolita solo nel 1911).<br />

Per quanto concerne l’<strong>istruzione</strong> tecnico-scientifica superiore, <strong>in</strong>vece, il Regio<br />

Politecnico di Tor<strong>in</strong>o cont<strong>in</strong>uò negli anni ad aumentare la qualità dei suoi <strong>in</strong>segnamenti,<br />

aperti <strong>in</strong> particolare alle Scienze applicate, <strong>in</strong> risposta alle esigenze di una città <strong>in</strong> pieno<br />

sviluppo <strong>in</strong>dustriale. I professori del Politecnico, ancora di alto livello, spesso ottennero<br />

159


iconoscimenti anche <strong>in</strong> contesti <strong>in</strong>ternazionali. Esemplare a tal proposito è Galileo<br />

Ferraris, fondatore della Scuola elettro<strong>tecnica</strong> (1889) presso il R. Museo <strong>in</strong>dustriale, poi<br />

<strong>in</strong>corporata nel Politecnico di Tor<strong>in</strong>o. Il professore diede importanti contributi nel trasporto<br />

a distanza di energia elettrica, nello sfruttamento dell’energia idraulica, e nel 1885 <strong>in</strong>ventò<br />

il suo motore as<strong>in</strong>crono generato da un campo magnetico rotante, <strong>in</strong>venzione che gettò le<br />

basi della grande <strong>in</strong>dustria elettrica moderna. Tali <strong>in</strong>novazioni alla discipl<strong>in</strong>a furono così<br />

rilevanti da garantirgli prestigiosi riconoscimenti <strong>in</strong>ternazionali. In particolare, al<br />

Convegno Internazionale di Elettro<strong>tecnica</strong> a Francoforte (1891) il decano degli scienziati<br />

convenuti, Hermann Von Helmholtz (1821-1894), padre del pr<strong>in</strong>cipio di conservazione<br />

dell’energia, gli cedette la sua poltrona di presidente del convegno. Ferraris fu riconosciuto<br />

“tra i maggiori elettrotecnici del mondo” 467 e padre della moderna Teoretische<br />

Elektrotechnik. 468 Due anni dopo, al Convegno Internazionale di Elettricità di Chicago<br />

(1893), dove fu <strong>in</strong>vitato da Thomas Edison (1847-1931), per la sua scoperta del motore<br />

as<strong>in</strong>crono, fu da tutti riconosciuto il suo genio e la sua autorità si affermò a livello<br />

mondiale.<br />

Come abbiamo detto, molti professori delle scuole tecniche superiori furono importanti<br />

scienziati, membri di Accademie e associazioni. I Congressi nazionali degli scienziati<br />

italiani, term<strong>in</strong>ati nel 1863, non furono un’esperienza isolata; la tradizione delle riunioni<br />

delle grandi menti italiane fu portata avanti, non solo dall’antica Società dei XL (Verona,<br />

1782), fondata da Antonio Maria Lorgna (1735-1796), ma anche r<strong>in</strong>novata e modernizzata<br />

dalla Società italiana per il progresso delle Scienze (oggi SIPS, 1906) di Vito Volterra.<br />

La Società dei XL fu fondata a Verona nel 1782 con il nome di Società Italiana delle<br />

Scienze, (chiamata correntemente “dei Quaranta” per il numero <strong>in</strong>iziale dei membri) 469 su<br />

<strong>in</strong>iziativa del matematico e <strong>in</strong>gegnere idraulico veronese Antonio Maria Lorgna (1735-<br />

1796), con scopi analoghi ai Congressi degli Scienziati italiani, ossia radunare i più illustri<br />

scienziati da ogni parte d’Italia, e pubblicarne le Memorie <strong>in</strong> modo da favorire il confronto<br />

e la circolazione sul territorio dei lavori di ricerca più recenti.<br />

467<br />

Cfr. R. Maiocchi, La ricerca <strong>in</strong> campo elettrotecnico, <strong>in</strong> Storia dell’<strong>in</strong>dustria elettrica <strong>in</strong> Italia, Laterza,<br />

Roma-Bari, 1992; cit., p. 167.<br />

468<br />

E. Canadelli, Milano scientifica, 1875-1924, vol. 1, “La rete del grande Politecnico”, Sironi editore,<br />

Milano, 2008; p. 77.<br />

469<br />

Con la morte del suo fondatore la Società prese il nome di Società Italiana delle Scienze detta dei XL, si<br />

trasferì a Milano, poi Modena e, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, Roma (1875). Nel 1949 la denom<strong>in</strong>azione divenne Accademia<br />

nazionale dei XL, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, fu modificata <strong>in</strong> Accademia nazionale delle Scienze nel 1979.<br />

160


La Società ebbe importanti riconoscimenti <strong>in</strong>ternazionali da parte di Accademie<br />

straniere (russa, francese, americana, …) e <strong>in</strong> pochi anni si affermò come l’unica<br />

rappresentante della scienza italiana. Tra i soci troviamo nomi illustri: per i matematici,<br />

Paolo Ruff<strong>in</strong>i (1765-1822), Francesco Brioschi (1824-1896), Luigi Cremona (1830-1903),<br />

Ulisse D<strong>in</strong>i, Vito Volterra (1860-1940), Ugo Amaldi (1875-1957), Francesco Severi<br />

(1879-1961); per i fisici, Carlo Matteucci (1811-1868), Antonio Pac<strong>in</strong>otti (1814-1912),<br />

Alessandro Volta (1845-1827), Orso Mario Corb<strong>in</strong>o (1876-1937), Amedeo Avogadro<br />

(1776-1856); il naturalista Lazzaro Spallanzani (1729-1799), il m<strong>in</strong>eralogista Arcangelo<br />

Scacchi (1810-1893); per i chimici, Stanislao Cannizzaro (1826-1910). Inf<strong>in</strong>e, tra i membri<br />

della Società vi furono sette premi Nobel: Guglielmo Marconi (1874-1937), Camillo Golgi<br />

(1843-1926), Enrico Fermi (1901-1954), Giulio Natta (1903-1979), Daniel Bovet (1907-<br />

1992), Giovanni Battista Mar<strong>in</strong>i Bettolo (1915-1996), Carlo Rubbia (1934, ancora <strong>in</strong> vita)<br />

e Levi-Montalc<strong>in</strong>i (1909, ancora <strong>in</strong> vita).<br />

Accanto ai soci italiani, si susseguirono negli anni prestigiosi scienziati stranieri: Jean-<br />

Anto<strong>in</strong>e Caritat de Condorcet (1743-1794), Louis Pasteur (1822-1895), Benjam<strong>in</strong> Frankl<strong>in</strong><br />

(1706-1790), Alexander von Humboldt (1769-1859), Albert E<strong>in</strong>ste<strong>in</strong> (1879-1955), Justus<br />

von Liebig (1803-1873), Jacques Monod (1810-1976), Dmitrij Ivanovič Mendeleev (1834-<br />

1907), Niels Bohr (1885-1962).<br />

Accanto alla Società dei XL, Vito Volterra volle fondare una società italiana per il<br />

progresso delle scienze a somiglianza di quelle esistenti all’estero. Nel settembre del 1906<br />

si decise, allora, di istituire la Società Italiana per il Progresso delle Scienze, dalle ceneri<br />

dei Congressi degli scienziati italiani (1839-1867), <strong>in</strong> un’associazione che mirava alla<br />

cont<strong>in</strong>uazione, ma nello stesso tempo alla dist<strong>in</strong>zione dalle tradizionali Accademie di<br />

scienziati. In particolare, la Società prevedeva l’affiancamento ai dotti scienziati di giovani<br />

menti provenienti dalle nuove Scuole, per dare maggiore apertura, vitalità e d<strong>in</strong>amicità<br />

all’associazione; un’idea che non può non rimandare ai Congressi degli scienziati, ma<br />

anche allo spirito dello stesso Regio Politecnico di Tor<strong>in</strong>o, <strong>in</strong> cui agli <strong>in</strong>segnamenti teorici<br />

universitari tradizionali erano affiancati quelli di ricerca applicata all’avanguardia. Inoltre,<br />

la Società puntava su un carattere “scientificamente democratico”, ossia era aperta a tutti<br />

gli amanti delle Scienze, sia chi vi contribuì attivamente, sia chi era solo desideroso di<br />

161


impadronirsene; 470 ideale molto vic<strong>in</strong>o a quello dei Congressi degli scienziati italiani. Il<br />

carattere democratico si esprimeva anche nella struttura della Società, articolata <strong>in</strong> ben 14<br />

sezioni, tra le quali ampio spazio fu dato alle Scienze applicate, <strong>in</strong> risposta alle esigenze di<br />

un Paese <strong>in</strong> mutamento. 471<br />

La Società sfruttò, qu<strong>in</strong>di, i punti di forza e la struttura delle vecchie associazioni e<br />

Accademie, ma seppe anche essere un’adeguata risposta alle nuove istanze del progresso,<br />

della modernizzazione italiana, della nascente società di massa e del nuovo ruolo sociale<br />

della cultura. Tra i soci che parteciparono alle Riunioni dal 1907 ci furono, oltre al primo<br />

presidente Vito Volterra, il chimico Giacomo Luigi Ciamician (1857-1922), lo scienziato e<br />

medico Camillo Golgi, Valent<strong>in</strong>o Cerruti, Alfonso Sella (1865-1907, figlio di Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o),<br />

Stanislao Cannizzaro, Federigo Enriques, lo statistico ed economista Rodolfo Ben<strong>in</strong>i<br />

(1862-1956), Francesco D’Ovidio, e molti altri illustri nomi.<br />

L’epilogo di questo lungo camm<strong>in</strong>o che vide l’impegno di grandi matematici, il fiorire<br />

di nuove Istituzioni scolastiche, Società e Giornali, aventi l’obiettivo comune di<br />

promuovere le Scienze e la loro divulgazione, è fornito dallo stesso Vito Volterra. Nella<br />

relazione <strong>in</strong>augurale della sua neonata Società Italiana per il Progresso delle Scienze (I<br />

Congresso, Parma, 23 settembre 1907) riassunse i progressi compiuti dall’Italia nel<br />

trentennio che trascorse dall’ultimo Congresso degli Scienziati italiani.<br />

Nel periodo da allora trascorso le condizioni materiali e morali d’Italia si sono<br />

profondamente modificate, mentre il pensiero scientifico universale si è svolto e<br />

maturato <strong>in</strong> modo rapido e sicuro. L’<strong>in</strong>sieme dei fatti scientifici nuovi manifestatisi<br />

<strong>in</strong> questo pur così breve lasso di tempo ha r<strong>in</strong>novellato, <strong>in</strong> una con le abitud<strong>in</strong>i della<br />

vita, l’<strong>in</strong>dirizzo generale della cultura, ed ha sviluppato e consolidato un sentimento<br />

tutto nuovo, moderno e orig<strong>in</strong>ale, che chiamerei sentimento scientifico, il quale<br />

dom<strong>in</strong>a beneficamente la nostra epoca […]. Questo sentimento, che ormai pervade<br />

ogni manifestazione di vita sociale, patrimonio così dei grandi come degli umili, è<br />

frutto della genialità degli spiriti più eletti a cui si devono le grandi scoperte e le<br />

470<br />

Cfr. V. Volterra, Proposta di una Associazione Italiana per il progresso delle scienze, <strong>in</strong> Saggi scientifici,<br />

Zanichelli, Bologna, 1990; p. 90.<br />

471<br />

Le sezioni erano: I Matematica, Astronomia, Geodesia; II Fisica, Fisica terrestre, Meteorologia; III a)<br />

Meccanica ed <strong>in</strong>gegneria; b) Elettro<strong>tecnica</strong>; IV Chimica ed applicazioni; V Agronomia; VI Geografia; VII<br />

M<strong>in</strong>eralogia, Geologia, Paleontologia; VIII Botanica; XI Anatomia ed Istologia; XII Fisiologia e<br />

Farmacologia; XIII Patologia, Igiene, Batteriologia; XIV Statistica e Scienze economiche. Cfr. Società<br />

Italiana per il Progresso delle Scienze, Indice generale storico-cronologico alfabetico e analitico. Lavori,<br />

contributi e quadri direttivi (1839-2005), p.30.<br />

162


grandi idee, e della feconda attività pratica della <strong>in</strong>tera società odierna, che<br />

<strong>in</strong>defessamente le applica. Alla sua opera animatrice si deve oggi il risveglio delle<br />

più sane e vitali energie. 472<br />

In conclusione, nei primi del Novecento l’impegno profuso f<strong>in</strong> dalla metà<br />

dell’Ottocento da una classe dirigente illum<strong>in</strong>ata, da professori e scienziati attivi <strong>in</strong> campo<br />

politico diede i suoi frutti. Il percorso fu faticoso: avviato da Michelotti, Plana, Bidone<br />

all’<strong>in</strong>terno del mondo universitario; fu spostato con Giulio verso nuove realtà scolastiche<br />

più vic<strong>in</strong>e ai bisogni di una società <strong>in</strong> pieno sviluppo <strong>in</strong>dustriale. Inf<strong>in</strong>e, con il diffondersi<br />

di nuove idee pedagogiche e della consapevolezza dell’importanza di un cont<strong>in</strong>uo<br />

confronto tra <strong>in</strong>segnanti, ma anche tra scienziati, il camm<strong>in</strong>o si concluse grazie a Sella,<br />

Dev<strong>in</strong>cenzi e Volterra con le grandi scuole politecniche e le Società degli scienziati.<br />

La figura dell’<strong>in</strong>gegnere fu così del<strong>in</strong>eata, l’<strong>istruzione</strong> tecnico-scientifica acquisì la<br />

dignità e il ruolo da protagonista, nazionale e <strong>in</strong>ternazionale, e il sentimento scientifico<br />

riuscì a pervadere tutti gli strati della popolazione. Tutto ciò, come Giulio aveva previsto<br />

nel suo Giudizio dell’Esposizione del 1844, fu fondamentale per assicurare all’Italia del<br />

nuovo secolo un posto tra le più grandi nazioni d’Europa.<br />

472 V. Volterra, Il momento scientifico presente e la nuova Società italiana per il progresso delle Scienze, Atti<br />

della prima riunione (Parma, 1907), Roma, 1908; cit., p.6.<br />

163


Appendice A<br />

APPENDICI<br />

Gli <strong>in</strong>dici dei testi di Meccanica di Giulio, Venturoli, Poisson, Francoeur<br />

A. 1) C.I. Giulio, Scuola di Meccanica Razionale e Teoria delle Macch<strong>in</strong>e del chiarissimo<br />

Professore Commendatore Giulio. Programma anno scolastico 1850-1851. 473<br />

PARTE PRIMA<br />

MECANICA RAZIONALE. Lezioni 105.<br />

SEZIONE PRIMA – Statica. Lezioni 45.<br />

1. Nozioni prelim<strong>in</strong>ari e def<strong>in</strong>izioni……………………......................................Lez. 4<br />

2. Composizione e risoluzione delle forze…………………...………..……………. >> 5<br />

3. Centri di Gravità…………………………………...……………………………….. >> 7<br />

4. Equilibrio d’un punto…………….…………………………………………………. >> 3<br />

5. Momenti di rotazione……………………......……………………………………… >> 4<br />

6. Equilibrio di un sistema di forze parallele………...………………..…………… >> 3<br />

7. Riduzione delle forze, ed equilibrio de’sistemi rigidi <strong>in</strong> generale…………...... >> 4<br />

8. Poligoni funicolari………………………………………………………………...… >> 4<br />

9. Curve funicolari, Catenarie………………………………………………………… >> 5<br />

10. Curve elastiche……………………………………………………………………… >> 2<br />

11. Equilibrio tenendo conto dell’attrito………………………………..…………… >> 4<br />

SEZIONE SECONDA – D<strong>in</strong>amica. Lezioni 60.<br />

12. Moto equabile di unpunto………………………………..………………………. >> 1<br />

13. Moto equabilmente accelerato e ritardato……………………………………. >> 4<br />

14. Moto vario <strong>in</strong> generale…………………………………………………………… >> 4<br />

15. Lavoro d<strong>in</strong>amico……...…………………………………………………………… >> 3<br />

16. Moto curvil<strong>in</strong>eo di un punto liber……………………………………………….. >> 7<br />

17. Moto sopra una curva o sopra una superficie…………………………………. >> 4<br />

18. Moto dei Pendoli………….………………………………………………………. >> 4<br />

473 BPT, AG, Regia Università di Tor<strong>in</strong>o, Facoltà di Scienze fisiche e Matematiche, Classe di Matematiche,<br />

3° anno di corso, Scuola di Meccanica Razionale e Teoria delle Macch<strong>in</strong>e del chiarissimo Professore<br />

Commendatore Giulio. Programma anno scolastico 1850-1851, 11 Agosto 1850, Tor<strong>in</strong>o, Stamperia Reale;<br />

cont. 48, cam.2, cit., pp. 29-30.<br />

164


19. Moto di un sistema di masse animate da un moto comune di progressione. >> 3<br />

20. Del momento d’Inerzia……………………………………………...……………. >> 4<br />

21. Degli Assi pr<strong>in</strong>cipali……………………………………………………………… >> 3<br />

22. Moto di rotazione <strong>in</strong>torno un asse fisso………………………………………… >> 4<br />

23. Moto dei Pendoli composti…………………………………….…………………. >> 3<br />

24. Moto d’un sistema rigido e libero, animato da forze operanti nel piano di due assi<br />

pr<strong>in</strong>cipali condotti pel Centro di Gravità……………..………………………. >> 2<br />

25. Teoremi geometrici sul moto d’un sistema rigido…………………………….. >> 4<br />

26. Equazioni differenziali del moto di un corpo <strong>in</strong>torno un punto fisso, e del moto di un<br />

corpo libero………………………………………………………………………... >> 3<br />

27. Della Percossa……………………………….………………………..………….. >> 7<br />

PARTE SECONDA<br />

DELLE MACCHINE. Lezioni 35.<br />

28. Equilibrio delle macch<strong>in</strong>e, astrazion fatta dagli attriti..…………………….. >> 8<br />

29. Stato prossimo al moto delle macch<strong>in</strong>e……………………………………....... >> 4<br />

30. Digressione sui motori più impiegati nelle Arti………………………………. >> 8<br />

31. Moto equabile delle macch<strong>in</strong>e…………………………………………………… >> 1<br />

32. Moto vario delle Macch<strong>in</strong>e…………………………………………………….… >> 4<br />

33. Perdita di forza viva nelle Macch<strong>in</strong>e – Avvertenze pr<strong>in</strong>cipali nello stabilimento delle<br />

Macch<strong>in</strong>e…………………..…………………………………………..………….… >> 4<br />

34. Organi direttori de movimento delle Macch<strong>in</strong>e…………………..…………... >> 3<br />

35. Veri vantaggi delle Macch<strong>in</strong>e…………………………….………………………. >> 3<br />

A. 2) G.Venturoli: Elementi di Meccanica e di Idraulica (3° edizione, Milano, 1817) Vol. I<br />

LIBRO I: Dell’equilibrio (Nozioni prelim<strong>in</strong>ari; della composizione delle forze; formule<br />

che esprimono la risultante, date le componenti, e viceversa; risoluzione di una forza <strong>in</strong><br />

altre ad essa parallele; del centro delle forze parallele; del centro di gravità; ricerca del<br />

centro di gravità delle l<strong>in</strong>ee e figure più semplici; formule pel centro di gravità delle<br />

superfici e de’ solidi di rivoluzione; modo di trovare per approssimazione le superficie, le<br />

solidità e i centri di gravità delle figure delle quali non abbiasi l’equazione; equilibrio delle<br />

forze concorrenti <strong>in</strong> un punto; del momento di rotazione; proprietà pr<strong>in</strong>cipali de’ Momenti<br />

di rotazione; equilibrio d’un sistema di forma <strong>in</strong>variabile; pressioni sugli appoggi d’un<br />

sistema rigido equilibrato; Equilibrio d’un sistema rigido animato da forze parallele; de’<br />

165


sistemi di forma variabile; del poligono funicolare; del Poligono funicolare carico di pesi;<br />

delle Curva funicolare; Della Catenaria; Della Curva elastica.)<br />

LIBRO II: Del moto,<br />

SEZIONE I: del Moto d’un punto o elemento materiale. (Del moto equabile e del<br />

moto vario; Del moto equabile accelerato o ritardato, Del moto verticale de’ gravi;<br />

Moto de’ gravi ne’ mezzi resistenti; Del moto curvil<strong>in</strong>eo, De’ gravi projetti; Via<br />

de’ projetti nell’aria, Modo di descrivere per approssimazione la trajettoria de’<br />

projetti nell’aria; Del moto sopra una data curva, o sopra una data superficie;<br />

Discesa de’ gravi pei piani <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>ati; Discesa de’ gravi per la Cicloide; Discesa de’<br />

gravi per archi circolari; Del pendolo semplice; Moto de’ pendoli ne’ mezzi<br />

resistenti)<br />

SEZIONE II: del Moto de’ sistemi di forma <strong>in</strong>variabile. (Del moto de’ sistemi <strong>in</strong><br />

generale; Del momento d’<strong>in</strong>erzia; Degli Assi pr<strong>in</strong>cipali; Del moto d’un sistema<br />

rigido attorno un Asse immobile; Del Centro di Percossa; Del Centro<br />

d’Oscillazione; Movimento <strong>in</strong>iziale d’un sistema rigido e libero sollecitato da una<br />

data forza; Della composizione de’ moti rotatorj; Del Movimento d’un Corpo<br />

libero sollecitato da più forze; Della Rotazione d’un Corpo libero attorno gli Assi<br />

pr<strong>in</strong>cipali)<br />

SEZIONE III: del Moto cagionato dalla Percossa. (Della percossa diretta e centrale;<br />

Della percossa de’ corpi elastici; Della percossa eccentrica; Della percossa obliqua)<br />

LIBRO III: Delle forze moventi e resistenti (Qualità meccaniche de’ corpi; Della Gravità;<br />

Dell’Elasticità, Elasticità dell’aria; Elasticità de’ vapori acquei; Forza della polvere<br />

d’archibugio; Forza degli agenti animati; Della forza assoluta dell’uomo; Della forza<br />

permanente dell’uomo; Del rapporto tra la forza e la velocità; Della forza delle bestie;<br />

Dell’Attrito; Seconda specie d’attrito; Terza specie d’attrito; Della rigidezza assoluta de’<br />

canapi; Resistenza assoluta de’ solidi; Resistenza rispettiva de’ solidi; Resistenza de’ solidi<br />

sostenuti nelle estremità; Resistenza de’ solidi alla compressione).<br />

LIBRO IV: Dell’equilibrio delle fabbriche (Nozioni generali; Dell’equilibrio de’ Piediritti;<br />

R<strong>in</strong>fianchi de’ piediritti; Della sp<strong>in</strong>ta de’ Terrapieni; Dell’equilibrio e della sp<strong>in</strong>ta de’<br />

Poligoni; Dell’equilibrio degli Archi e delle Cupole; Degli Archi di grossezza f<strong>in</strong>ita; Delle<br />

Volte piane, o Piattabande; Delle Cupole di grossezza f<strong>in</strong>ita; Dell’equilibrio delle Volte,<br />

avendo riguardo alla resistenza dell’attrito; Dell’equilibrio delle Volte, avendo riguardo<br />

alla tenacità de’ cementi; Della fermezza de’ Modelli<br />

LIBRO V: Delle macch<strong>in</strong>e,<br />

166


SEZIONE I: delle Macch<strong>in</strong>e <strong>in</strong> equilibrio. (Della leva; Della Bilancia; Altre<br />

maniere e comb<strong>in</strong>azioni di Leve; Dell’Asse nella ruota; Della Troclea e della<br />

Taglia; Del piano <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>ato; Della Vite e del Cuneo)<br />

SEZIONE II: delle Macch<strong>in</strong>e nello stato prossimo al moto. (Equazione dello stato<br />

prossimo al moto; Applicazione alla Leva, ed all’Asse nella ruota; Applicazione<br />

alle Ruote dentate; Applicazione alla Troclea, ed alla Taglia; Applicazione al Piano<br />

<strong>in</strong>cl<strong>in</strong>ato, ed alla Vite; Applicazione ad altre Macch<strong>in</strong>e composte)<br />

SEZIONE III: delle Macch<strong>in</strong>e <strong>in</strong> moto. (Del moto equabilmente accelerato delle<br />

Macch<strong>in</strong>e; Del moto variabilmente accelerato; Del moto uniforme delle Macch<strong>in</strong>e;<br />

Del moto variabilmente accelerato; Del moto uniforme delle Macch<strong>in</strong>e; Della<br />

disposizione più vantaggiosa delle Macch<strong>in</strong>e; De’ veri vantaggi delle Macch<strong>in</strong>e)<br />

APPENDICE: sul pr<strong>in</strong>cipio delle velocità virtuali, e suoi usi nella meccanica (Esposizione<br />

e dimostrazione del Pr<strong>in</strong>cipio delle Velocità virtuali; Teoremi statici dedotti dal pr<strong>in</strong>cipio<br />

delle velocità virtuali; Come dal Pr<strong>in</strong>cipio delle Velocità virtuali si deducano le condizioni<br />

e le equazioni dell’equilibrio; Pr<strong>in</strong>cipio delle Velocità virtuali applicato ai corpi <strong>in</strong> moto;<br />

Teoremi d<strong>in</strong>amici per lo stesso Pr<strong>in</strong>cipio dimostrati; Come dal medesimo Pr<strong>in</strong>cipio si<br />

ricav<strong>in</strong>o le equazioni del moto).<br />

A. 3) S.D. Poisson, Traité de Mécanique (Bachelieur, 1833). Il testo si compone di 2 volumi,<br />

ciascuno con un <strong>in</strong>dice molto dettagliato; se ne riporta una breve s<strong>in</strong>tesi dei primi quattro<br />

libri, tralasciando la parte relativa all’Idrostatica e l’Idrod<strong>in</strong>amica.<br />

Libro primo (pp.43-202) – Statica 1° Parte<br />

Cap. 1°: Composizione ed equilibrio delle forze applicate ad uno stesso punto<br />

Cap. 2°: Equilibrio della leva<br />

Cap. 3°: Composizione ed equilibrio delle forze parallele<br />

Cap. 4°: Considerazioni generali sui corpi pesanti e sui centri di gravità<br />

Cap. 5°: Determ<strong>in</strong>azione dei centri di gravità<br />

Cap. 6°: Calcolo dell’attrazione dei corpi<br />

Libro secondo (pp.203-496) – D<strong>in</strong>amica 1° Parte<br />

Cap. 1°: Sul movimento rettil<strong>in</strong>eo e la misura delle forze<br />

Cap. 2°: Esempi di movimento rettil<strong>in</strong>eo<br />

Cap. 3°: Sul movimento curvil<strong>in</strong>eo<br />

Cap. 4°: Sulla forza centrifuga<br />

167


Cap. 5°: Esempi del movimento di un punto materiale su una curva o su una superficie data<br />

Cap. 6°: Esempi del movimento di un mobile completamente libero<br />

Cap. 7°: Digressione sull’attrazione universale<br />

Libro terzo (pp.497-696) – Statica 2° Parte<br />

Cap. 1°: Equilibrio di un corpo solido<br />

Cap. 2°: Teoria dei momenti<br />

Cap. 3°: Esempi dell’equilibrio di un corpo flessibile<br />

Cap. 4°: Pr<strong>in</strong>cipio delle velocità virtuali<br />

Libro quarto (pp.1-502) – D<strong>in</strong>amica 2° Parte<br />

Cap. 1°: Pr<strong>in</strong>cipio generale e della d<strong>in</strong>amica<br />

Cap. 2°: Determ<strong>in</strong>azione dei momenti d’<strong>in</strong>erzia e degli assi pr<strong>in</strong>cipali<br />

Cap. 3°: Movimento di un corpo solido <strong>in</strong>terno ad un asse fisso<br />

Cap. 4°: Sul movimento di un corpo solido <strong>in</strong>terno ad un punto fisso<br />

Cap. 5°: Sul movimento di un corpo solido completamente libero<br />

Cap. 6°: Sul movimento di un corpo solido pesante su un piano dato<br />

Cap. 7°: Sull’urto dei corpi di forma qualsiasi<br />

Cap. 8°: Esempi del movimento di un corpo flessibile (vibrazioni di una corda)<br />

Cap. 9°: Equazioni e proprietà generali del movimento di un sistema di corpi.<br />

A. 4) L.B. Francoeur: Traité élémentaire de mécanique (4° edizione, Parigi, Bernard, 1807).<br />

LIBRO I – STATICA<br />

Cap. I: Equazioni di equilibrio – 1) Proposizioni generali; 2) Parallelogramma delle forze;<br />

3) Forze che concorrono <strong>in</strong> uno stesso punto, momenti; 4) Forze parallele, momenti; 5)<br />

Forze di direzioni qualsiasi agenti su un corpo solido; 6) Sforzi su punti ed assi fissi.<br />

Cap. II: Centri di gravità – 1) Proposizioni generali; 2) Corpi delimitati da rette e piani; 3)<br />

Curve, aree, volumi; 4) Metodo di Guild<strong>in</strong>o.<br />

Cap. III: Macch<strong>in</strong>e – 1) Poligono funicolare; Equilibrio su una superficie, piano <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>ato;<br />

3) Leva, bilancia, stadere; 4) Pulegge, sistemi di pulegge; 5) Argano, cabestano, ruote per<br />

strade; 6) Ruote dentate, orologi a pendolo, orologi portatili; 7) Cric; 8) Vite; Cuneo; Vite<br />

senza f<strong>in</strong>e, gru ed altre macch<strong>in</strong>e composte.<br />

Cap. IV: Resistenze che <strong>in</strong>contrano le forza che agiscono sulle macch<strong>in</strong>e – Riflessioni<br />

generali; 2) Attrito; 3) Rigidezza delle corde; 4) Attrito di una corda avvolta su un cil<strong>in</strong>dro.<br />

168


LIBRO II – DINAMICA<br />

Cap. I: Movimento di un punto <strong>in</strong> rettil<strong>in</strong>eo<br />

Cap. II: Movimento di un punto su una traiettoria curva – 1) Equazioni generali, pr<strong>in</strong>cipio<br />

delle aree e delle forze vive; 2) Traiettorie dei corpi pesanti nel vuoto e nei mezzi resistenti;<br />

3) Forze centrali; 4) Movimento dei pianeti, attrazione mutua dei corpi; 5) Movimento di<br />

un corpo pesante <strong>in</strong> un canale; 6) Pendolo semplice, durata delle oscillazioni, lunghezza del<br />

pendolo; 7) Proprietà meccaniche della cicloide; 8) Movimento su una curva piana,<br />

pr<strong>in</strong>cipio delle forze vive, forza centrifuga; 9) Movimento su una superficie curva, pendolo<br />

conico.<br />

Cap. III: Movimento di un sistema – 1) Urto dei corpi rigidi, forze proporzionali ai prodotti<br />

delle masse per le velocità, forze vive, pressioni, pesi; 2) Resistenza dei mezzi; Urto dei<br />

corpi elastici; 4) Pr<strong>in</strong>cipio di d’Alembert, applicazioni, macch<strong>in</strong>a di Atwood; 5) Momenti<br />

d’<strong>in</strong>erzia, assi pr<strong>in</strong>cipali; 6) Corpi urtati, sostenuti da un asse fisso, centro di percussione;<br />

7) Movimento angolare non uniforme, pendolo composto; 8) Percussione, avendo riguardo<br />

alla forma dei corpi; 9) Movimento di un sistema, conservazione delle forze vive e del<br />

centro di gravità. Piano <strong>in</strong>variabile, movimento di un solido; 10) Corde vibranti.<br />

A. 5) C. I. Giulio, Sunti delle lezioni di Meccanica applicata alle arti, dette l’anno 1846-47<br />

nelle Regie Scuole tecniche di Tor<strong>in</strong>o (Tor<strong>in</strong>o, 1847) 474<br />

PREFAZIONE<br />

PARTE PRIMA: Degli organi meccanici e della composizione delle macch<strong>in</strong>e.<br />

LEZIONE I: Scopo e classificazione delle arti. – Oggetto della meccanica. – Piano di un<br />

corso di meccanica applicata alle arti.<br />

LEZIONE II: Dist<strong>in</strong>zione delle varie specie di moto rispetto alle l<strong>in</strong>ee descritte.<br />

LEZIONE III: Dist<strong>in</strong>zione delle varie specie di moto rispetto alla velocità. Tavola delle<br />

velocità di diversi movimenti.<br />

LEZIONE IV E V: Del moto comune e del moto proprio: del moto assoluto e del moto<br />

relativo: della composizione e della scomposizione del moto.<br />

LEZIONE VI: Def<strong>in</strong>izione delle macch<strong>in</strong>e. – Trasmissione e trasformazione del moto. –<br />

Meccanismo.<br />

LEZIONE VII ED VIII: Organi meccanici.<br />

LEZIONE IX: Vario modo di azione degli organi meccanici.<br />

474 BPT, AG, cont. 51, Sunti delle lezioni di meccanica applicata alle arti, date nell’anno 1846-47, nelle<br />

Regie Scuole tecniche di Tor<strong>in</strong>o, Giuseppe Pomba e comp., Tor<strong>in</strong>o, 1847.<br />

169


LEZIONE X E XI: Teoremi fondamentali sulla trasmissione del movimento.<br />

LEZIONE XII E XIII: Dei cunei e della rappresentazione geometrica o grafica del<br />

movimento.<br />

LEZIONE XIV E XV: Eccentrici e manovelle conduttrici.<br />

LEZIONE XVI: Dei bocciuoli.<br />

LEZIONE XVII, XVIII E XIX: Dei bocciuoli cil<strong>in</strong>drici e conici, delle eliche e delle viti.<br />

LEZIONE XX: Del contatto di sviluppo e dell’uso di esso per la trasmissione equabile del<br />

movimento tra due assi paralleli.<br />

LEZIONE XXI: Della comunicazione equabile del movimento per isviluppo tra due assi<br />

non paralleli.<br />

LEZIONE XXII: Della trasmissione del moto per isviluppo con ragion variabile di<br />

velocità.<br />

LEZIONE XXIII E XXIV: Dei c<strong>in</strong>goli.<br />

LEZIONE XXV: Delle diverse specie di ruote dentate.<br />

LEZIONE XXVI E XXVII: Del computo e della notazione dei rotismi dentati. Tipo di un<br />

orologio comune da tasca.<br />

LEZIONE XXVIII: Generazione e proprietà delle epicicloidi.<br />

LEZIONI XXIX E XXX: Uso delle epicicloidi per la trasmissione del movimento<br />

equabile di rotazione.<br />

LEZIONE XXXI: Applicazione delle soluzioni precedenti alla costruzione delle ruote<br />

dentate.<br />

LEZIONE XXXII E XXXIII: Costruzione delle ruote dentate.<br />

LEZIONE XXXIV: Costruzione delle ruote dentate, Soluzione 3° e ruote di Hooke o di<br />

White.<br />

LEZIONE XXXV: Costruzione delle ruote coniche e dei bocciuoli atti a produrre un moto<br />

di rotazione.<br />

LEZIONE XXXVI E XXXVII: Dell’uso dei tiranti per la trasmissione del moto con<br />

ragion costante di velocità.<br />

LEZIONI XXXVIII, XXXIX E XL: Dell’uso de’ tiranti per la trasmissione del<br />

movimento con ragione variabile di velocità.<br />

LEZIONI XLI E XLII: Dei giunti e degli <strong>in</strong>nesti mobili.<br />

LEZIONE XLIII: Dei nottol<strong>in</strong>i, degli arresti e degli scappamenti.<br />

LEZIONI XLIV E LXV: Dei moti complessi.<br />

170


Appendice B 475<br />

Scritti di C. I. Giulio relativi alle Scuole di Meccanica e Chimica applicate alle arti<br />

Illustrissimo Signore<br />

20 marzo 1844 476<br />

Le scuole di Meccanica di Chimica applicata alle arti che si apriranno nel prossimo mese di<br />

novembre, debbono tendere verso il triplice scopo<br />

Di eccitare nel pubblico l’amore per gli studi positivi, e la stima per quelle professioni che<br />

dipendono dall’applicazione di questi studi ai bisogni della vita civile.<br />

Di chiamare l’attenzione de’ giovani <strong>in</strong>gegneri e chimici verso le applicazioni utili, e di<br />

gettar così i semi di una preziosa generazione di Ingegneri e di Chimici <strong>in</strong>dustriali.<br />

Di procurare ai proprietari, direttori, m<strong>in</strong>istri, ed operai delle fabbriche e manifatture<br />

meccaniche e chimiche i mezzi di procurarsi l’<strong>istruzione</strong> più <strong>in</strong>dispensabile pel progresso<br />

delle fabbriche medesime e dell’<strong>in</strong>dustria nazionale.<br />

Questa <strong>in</strong>dicazione basta a dimostrare che gli uditori che frequenteranno le nuove Scuole, saranno<br />

probabilmente molto diversi tra loro, di età, di condizione, di prelim<strong>in</strong>are <strong>istruzione</strong>: <strong>in</strong> generale è<br />

da temere che su quest’ultimo punto essi sieno tutti o quasi tutti assai deficienti. E qu<strong>in</strong>di derivano<br />

tosto alcune conseguenze:<br />

1°. E’ conveniente, anzi è necessario pel successo delle nuove Scuole, di somm<strong>in</strong>istrare a coloro<br />

che vorranno frequentarle qualche mezzo di procurarsi facilmente, prima della loro apertura le più<br />

elementari ed <strong>in</strong>dispensabili cognizioni prelim<strong>in</strong>ari. //<br />

2°. Nel corso medesimo del nuovo <strong>in</strong>segnamento è necessario tenere un metodo tale che<br />

all’esposizione delle verità teoriche si accompagn<strong>in</strong>o sempre le applicazioni pratiche, onde quelle e<br />

queste si rischiar<strong>in</strong>o a vicenda.<br />

Le Dimostrazioni sieno quanto è possibile a portata de’ meno istrutti, la qual cosa si ottiene<br />

facendo <strong>in</strong>tervenire quanto è possibile il sussidio dei sensi, mettendo sotto gli occhi degli allievi gli<br />

oggetti medesimi di cui si tratta, od almeno buoni modelli, e disegni regolari <strong>in</strong> grande scala.<br />

3°. Debbono essere soggetti a regole differenti quegli uditori che frequenteranno la Scuola per<br />

semplice curiosità, o per lodevole desiderio di acquistare cognizioni generali sulle <strong>in</strong>dustrie<br />

meccaniche e chimiche, e quelli che vorranno attendere più particolarmente a questi studi, <strong>in</strong> modo<br />

pratico e con l’<strong>in</strong>tenzione di giovarsene nell’esercizio di qualche arte o mestiere.<br />

475 I documenti sono conservati presso l’Archivio Storico della Prov<strong>in</strong>cia di Tor<strong>in</strong>o, contenitore 69.<br />

476 BPT, AG, cont. 69, cam. 1, ms., senza dest<strong>in</strong>atario, Progetto di ord<strong>in</strong>amento delle scuole di Meccanica e<br />

Chimica applicate alle arti; pp. 1r-3r<br />

171


4°. A questa seconda classe di uditori, oltre l’<strong>in</strong>segnamento simultaneo dato dalla cattedra, è<br />

conveniente di somm<strong>in</strong>istrare un <strong>in</strong>segnamento <strong>in</strong>dividuale e pratico per mezzo di particolari<br />

esercizi da cui saranno esclusi i semplici dilettanti.<br />

5°. F<strong>in</strong>almente per mettere i Professori <strong>in</strong> grado di adempiere con frutto il difficile dovere che è<br />

loro affidato, è necessario dar loro i mezzi di procurarsi que’ libri specialmente consacrati alle<br />

Applicazioni della Scienza alle arti, che pel numero e pel prezzo loro stessi non potrebbero<br />

procacciarsi co’ mezzi proprii.<br />

Queste considerazioni sono comuni all’<strong>in</strong>segnamento // della Meccanica e a quello della Chimica.<br />

Facendo ora più particolarmente l’applicazione al primo <strong>in</strong>segnamento, che solo riguarda il<br />

Sottoscritto, si noterà:<br />

1°. Che lo studio della Meccanica, presuppone di necessità quello dell’Aritmetica, della Geometria,<br />

e de’ pr<strong>in</strong>cipj del Disegno geometrico.<br />

2°. Che l’<strong>in</strong>segnamento della Geometria si può, pei primi anni almeno, affidare al professore<br />

medesimo di Meccanica, il quale dividerà il suo corso <strong>in</strong> due parti, esponendo nella prima i pr<strong>in</strong>cipj<br />

della Geometria applicata, e nella seconda i pr<strong>in</strong>cipj della Meccanica applicata. In avvenire però<br />

sarà necessario di aggiungere alle due Cattedre ora stabilite, una terza di Geometria e di Disegno.<br />

3°. Che sarebbe impossibile al Professore di Meccanica di <strong>in</strong>segnare i pr<strong>in</strong>cipj, e particolarmente la<br />

pratica dell’Aritmetica <strong>in</strong>dispensabile al successo così del suo <strong>in</strong>segnamento, come di quello del<br />

suo Collega.<br />

4°. Che per l’<strong>in</strong>segnamento della Geometria e della Meccanica saranno <strong>in</strong>dispensabilmente<br />

necessari molti oggetti, strumenti, e disegni, di cui non sarebbe possibile compilar f<strong>in</strong> d’ora una<br />

nota coll’<strong>in</strong>dicazione de’ prezzi.<br />

5°. Che il Professore avrà parimenti bisogno di provvedersi alcuni libri e giornali specialmente<br />

consacrati alle applicazioni della Geometria e della Meccanica.<br />

6°. Che aprendosi una Scuola di Meccanica applicata per cui f<strong>in</strong>ora non esiste nell’Università<br />

alcuna cattedra speciale, e che questa Scuola dovendo stabilirsi <strong>in</strong> un locale somm<strong>in</strong>istrato<br />

dall’Università // medesima, parrebbe conveniente che il Programma del nuovo corso si cambiasse<br />

<strong>in</strong> modo ch’esso potesse riuscire utile eziandio agli Studenti di Matematiche dell’Università, e<br />

qu<strong>in</strong>di che venisse sottoposto all’approvazione del Presidente Capo del Magistrato della Riforma.<br />

La qual cosa pare dover egualmente applicarsi al Corso di Chimica applicata.<br />

Per tutte queste ragioni io chiederei alla S.V. Illustrissima di sottoporle un progetto di Regolamento<br />

diviso <strong>in</strong> due parti: la prima unicamente diretta a provvedere alle nuove Scuole i mezzi di cui esse<br />

bisognano. La seconda dest<strong>in</strong>ata a prescrivere doveri e norme a coloro che vorranno seguire i nuovi<br />

corsi.<br />

172


Nella prima parte io proporrei:<br />

Che fosse messa a disposizione del professore di Meccanica una somma di mila e<br />

c<strong>in</strong>quecento lire, dest<strong>in</strong>ata all’acquisto di quei disegni, modelli, strumenti, e libri che gli<br />

saranno più <strong>in</strong>dispensabili per l’<strong>in</strong>segnamento che gli [hanno] commesso. Che dell’impiego<br />

di questa somma egli renda conto al M<strong>in</strong>istro di tre <strong>in</strong> tre mesi. Che egli sia f<strong>in</strong> d’ora<br />

autorizzato a com<strong>in</strong>ciare a prendere le necessarie disposizioni per raccogliere gli oggetti di<br />

cui può prevedere di dover avere bisogno f<strong>in</strong> dai primi mesi del suo Corso. Che gli oggetti<br />

e i libri così acquistati rest<strong>in</strong>o deposti presso la Scuola, e le siano affetti come dote.<br />

Che si desse l’<strong>in</strong>carico a qualche giovane <strong>in</strong>gegnere di aprire nel prossimo mese di Agosto<br />

un Corso gratuito, o quasi gratuito di Aritmetica e di disegno l<strong>in</strong>eare, da cont<strong>in</strong>uarsi ne’ tre<br />

mesi di Agosto, Settembre ed Ottobre nelle ore della sera, per coloro che vorranno<br />

prepararsi al corso di Chimica e di Meccanica pel prossimo Novembre.<br />

Che il Professore di Meccanica sia autorizzato a far precedere al Corso di Meccanica,<br />

l’<strong>in</strong>segnamento de’ pr<strong>in</strong>cipj della Geometria applicata alle arti. Ch’egli sia parimenti<br />

autorizzato a fare una o più volte per settimana, <strong>in</strong> luogo della Scuola pubblica, un<br />

esercizio pratico particolare, cioè riservato a quelli soli che si applicheranno ex-professo<br />

allo studio, e vorranno riportare <strong>in</strong> f<strong>in</strong> dell’anno un attestato di aver frequentato la Scuola,<br />

come tosto si dirà. In questi esercizi il Professore dovrà essere coadiuvato dal suo<br />

Assistente. //<br />

Quanto all’ord<strong>in</strong>amento delle Scuole ed agli obblighi degli Allievi, io proporrei:<br />

2°. Che la Scuola di Meccanica sia libera, cioè che sia permesso a tutti di <strong>in</strong>tervenirvisi senza<br />

alcuna condizione di ammissione, né di iscrizione.<br />

3°. Che coloro però che vorranno <strong>in</strong> f<strong>in</strong> dell’anno riportare un attestato di aver frequentato la<br />

Scuola debbano:<br />

a) Farsi <strong>in</strong>scrivere <strong>in</strong> pr<strong>in</strong>cipio dell’anno scolastico presso il professore, il quale dopo le prime<br />

lezioni, trasmetterà la nota degli iscritti al M<strong>in</strong>istero.<br />

b) Frequentare assiduamente la Scuola, ritenendo <strong>in</strong> essa il luogo particolare che verrà loro<br />

assegnato dal professore.<br />

c) Assistere agli esercizi pratici che si faranno una o più volte per settimana, e fare i lavori<br />

che gli verranno prescritti dal Professore e dall’Assistente.<br />

4°. Che coloro che avranno ottenuto un attestato di aver frequentato la Scuola, possano, sulla loro<br />

domanda, essere ammessi a prendere un esame nella forma da stabilirsi, e del cui esito si farà<br />

risultare per mezzo di processo verbale.<br />

5°. Che un certo numero di Medaglie d’argento si distribuiscano alla f<strong>in</strong>e dell’anno agli allievi più<br />

diligenti e più dist<strong>in</strong>ti a titolo di <strong>in</strong>coraggiamento.<br />

173


1°. Che la Scuola di Meccanica si faccia due o tre volte per Settimana, alla Sera, ed <strong>in</strong> quei giorni<br />

che saranno concertati col Professore di Chimica applicata, e col Magistrato della Riforma.<br />

Rimesso al Cav. r di Pollone, Giugno 1845 477<br />

Le Scuole di Chimica e di Meccanica applicate alle arti, che debbono aprirsi nel prossimo<br />

Novembre sono dest<strong>in</strong>ate<br />

1° A far conoscere ed apprezzare da tutte le classi del popolo l’utilità delle cognizioni<br />

scientifiche e l’<strong>in</strong>fluenza loro pel miglioramento di tutti i rami di <strong>in</strong>dustria: ad <strong>in</strong>spirare<br />

qu<strong>in</strong>di il desiderio e la stima.<br />

2° A servir come di supplemento agli studj universitari, di Matematiche e di Chimica, e a<br />

diriggere alcuni de’ giovani usciti dall’Università verso le imprese dell’<strong>in</strong>dustria e delle<br />

arti.<br />

3° A dare agli artefici ed operai una opportunità di imparare i primi pr<strong>in</strong>cipj delle Scienze,<br />

dalle quali dipende il retto servizio [?] delle arti loro, e a mettergli così <strong>in</strong> grado di<br />

conoscere e di praticare i miglioramenti <strong>in</strong> essa <strong>in</strong>trodotti <strong>in</strong> altre più fortunate contrade.<br />

Dei molti ostacoli che i professori delle novelle scuole avranno da superare, il più formidabile è<br />

quello che nasce dalla poca e // cattiva <strong>istruzione</strong> del popolo, frutto amaro della poca cura f<strong>in</strong>ora<br />

apportata al progresso di questo essenzialissimo elemento di felicità pubblica. Cioè le Scuole<br />

elementari f<strong>in</strong>ora sono state poche, poco frequentate, e mal condotte. Così voglia concedere il<br />

Signore che si moltiplich<strong>in</strong>o e miglior<strong>in</strong>o! Intanto il popolo (grande e piccolo) ignora i primi<br />

pr<strong>in</strong>cipj della l<strong>in</strong>gua, dell’Aritmetica, della Geometria (per non parlare della religione, della morale,<br />

e delle leggi), cioè non possiede quei primi rudimenti che potrebbero fargli scala a studj elementari<br />

di Scienze applicate. Come si parlerà di Chimica e di Meccanica a povera gente che appena appena<br />

frantendono l’italiano? Che non hanno l’occhio e la mente avvezze all’<strong>in</strong>telligenza dei disegni?<br />

Che non sono <strong>in</strong> grado di copiare bene o male una figura? Che non sognano neppur l’esistenza di<br />

una proposizione di Geometria?<br />

Dovere di chi presiede alla educazione del popolo, dovere di chi governa Scuole elementari,<br />

dovere di chi tiene maestri e suoi stipendj, è dunque (così vuole lo // spirito, la necessità dei tempi)<br />

che si <strong>in</strong>troduca nelle Scuole elementari l’<strong>in</strong>segnamento dell’Aritmetica s<strong>in</strong>o a compiere le<br />

operazioni sulle frazioni e le regole del tre, la cognizione del sistema legale di pesi e delle misure,<br />

gli elementi della Geometria piana e solida, le più essenziali nozioni sulle produzioni e sui metodi<br />

della natura e dell’arte, la cognizione del disegno l<strong>in</strong>eare, i pr<strong>in</strong>cipj della Meccanica e della Fisica.<br />

A questi bisogni provvederà quell’<strong>in</strong>segnamento elementare superiore, che ord<strong>in</strong>ato da molti<br />

anni presso le nazioni Civili del cont<strong>in</strong>ente europeo, ed <strong>in</strong> alcune prov<strong>in</strong>cie d’Italia, a noi manca<br />

477 BPT, AG, cont. 69, cam. 3, Memoria trasmessa al Cav. Pollone, giugno 1845, sulle scuole di Chimica e<br />

Meccanica applicate alle arti, ms., 1845; pp. 1r-2v.<br />

174


ancora purtroppo, e forma l’oggetto di caldi desiderj degli illum<strong>in</strong>ati e dei buoni. Desiderio che sarà<br />

prossimo ad essere soddisfatto quando le amm<strong>in</strong>istrazioni municipali, tutrici degli <strong>in</strong>teressi del<br />

popolo, rivolgeranno concordi al governo le loro supplicazioni per ottenere da lui facoltà e norme<br />

per l’<strong>in</strong>stituzione delle Scuole elementari superiori.<br />

Ma <strong>in</strong>tanto che tutto ciò non è che un sogno, o meglio un voto che si adempierà <strong>in</strong> tempi più o<br />

men vic<strong>in</strong>i, è necessario provvedere <strong>in</strong> modo imperfetto sì, ma rapido, a preparare per le novelle<br />

Scuole di Scienze applicate uditori capaci di trar qualche frutto da questa <strong>in</strong>stituzione. Quale fra gli<br />

attuali stabilimenti si può più facilmente adattare a questo f<strong>in</strong>e? Gli <strong>in</strong>stituti di beneficienza come<br />

l’ospedale di Carità, e l’albergo di virtù non hanno <strong>in</strong> sé neppure il pr<strong>in</strong>cipio di una <strong>istruzione</strong><br />

scientifica (purtroppo), e d’altronde sono dest<strong>in</strong>ati ciascuno ad un numero ristretto di giovani, e non<br />

accessibili al rimanente della popolazione tor<strong>in</strong>ese. Le Scuole di Geometria e di disegno fondate e<br />

mantenute dall’Illustrissima Città è senza dubbio il solo <strong>in</strong>stituto che pel suo scopo, per // l’ottima<br />

regola con cui è condotto, pel sapere e per lo zelo de’ professori cui è affidato, possa adempiere il<br />

f<strong>in</strong>e che ora si dee prendere <strong>in</strong> vita. Il Sottoscritto prende qu<strong>in</strong>di la libertà di confidare alle Carte<br />

alcuni pensieri sul modo che a lui sembra potere a ciò condurre.<br />

Le scuole di Chimica e di Meccanica applicate, dovendo aprirsi nel prossimo Novembre, forza è<br />

giovarsi de’ pochi mesi che restano, onde sarebbe necessario, che per amore del pubblico bene, i<br />

professori r<strong>in</strong>unziassero per quell’anno alle vacanze solite farsi ne’ mesi di Settembre e di Ottobre,<br />

ed attendessero specialmente <strong>in</strong> tali mesi all’<strong>in</strong>segnamento prelim<strong>in</strong>are di cui ora stiamo trattando.<br />

Un avviso pubblicato dalla Città nel mese di Luglio, e ripetutamente ripubblicato <strong>in</strong> Agosto<br />

dovrebbe dar notizie alla popolazione Tor<strong>in</strong>ese delle benefiche disposizioni date dalla Città per<br />

tenere aperte le Scuole durante l’Autunno; ed <strong>in</strong>vitare i giovani che si dest<strong>in</strong>ano all’<strong>in</strong>dustria a<br />

giovarsi di quanto fa il mezzo di acquistare le cognizioni necessarie.<br />

DELL’INSEGNAMENTO TECNICO 478<br />

Introduzione<br />

Il bisogno suggerisce le arti, l’ist<strong>in</strong>to le crea, la pratica le migliora; ma la Scienza sola le porta<br />

alla perfezione. Voi ammirate ogni giorno i progressi veramente ammirabili che tutte le arti hanno<br />

fatti da pochi anni, e vanno facendo cont<strong>in</strong>uamente le <strong>in</strong>venzioni che succedono alle <strong>in</strong>venzioni: la<br />

rapidità, la perfetta regolarità del lavoro delle moderne offic<strong>in</strong>e, la squisita bellezza, il buon prezzo<br />

ognor crescente de’ loro prodotti! Ebbene, tuttociò è frutto, è dono delle Scienze, della Geometria,<br />

della Meccanica, della Fisica, della Chimica. Vedete quanta differenza da un uomo all’altro, da un<br />

popolo all’altro, da un secolo all’altro, rispetto ai prodotti delle arti e dei mestieri. Come ci vanno<br />

pietà certi lavori, che un secolo fa eccitavano la maraviglia de’ nostri padri! Come le nostre<br />

478 BPT, AG, cont. 46, Dell’<strong>in</strong>segnamento tecnico, ms., senza data (posteriore al 1852); pp. 1r-3r.<br />

175


produzioni sono superiori a quelle delle nazioni meno civili, e diciamolo schiettamente, come esse<br />

sono ancora sovente <strong>in</strong>feriori a quelle di altri popoli più avvanzati di noi! Che cosa ci manca<br />

dunque a far bene quanto gli altri e meglio? Non abbiam noi // <strong>in</strong>gegno e braccia come gli altri?<br />

Credetelo, amici, ci manca pr<strong>in</strong>cipalmente la Scienza.<br />

È vero che noi non abbiamo gli immensi capitali che altri hanno potuti impiegare ne’ lavori<br />

dell’<strong>in</strong>dustria: ma sapete voi come l’hanno essi creato questo Capitale, e come potremo crearlo<br />

anche noi? Coll’<strong>in</strong>dustria medesima, aiutata, illum<strong>in</strong>ata, guidata dalla Scienza. Tutti i Capitali del<br />

mondo, senza Scienza non servono a nulla, non possono produr nulla. Ma molta Scienza con poco<br />

Capitale, con grande animo, con ferma costanza, può far maraviglie, le ha fatte altrove, le farà<br />

presso di noi ancora, e non a torto dicono gli <strong>in</strong>glesi enfaticamente la Scienza è potenza.<br />

Dunque per esser buoni operai, buoni artefici, buoni agricoltori, buoni fabbricatori dovremo<br />

esser tutti dotti, e studiar sui libri, <strong>in</strong>vece di accudir a’ fatti nostri, girar per le biblioteche <strong>in</strong>vece di<br />

starcene a bottega!<br />

Ohibò, amici miei, non vi si domanda dottr<strong>in</strong>a, ma <strong>istruzione</strong>: voi non dovete divenir scienziati,<br />

ma bensì conoscere, stimare, amare, praticare quelle conseguenze e quelle regole cui la Scienza ha<br />

condotto. //<br />

Voi non dovete farvi Geometri, Fisici, Chimici, no: ma dovete conoscere le regole pratiche<br />

scoperte per vostro uso e beneficio dai Chimici, dai Fisici e dai Geometri: e dovete acquisire tanto<br />

di Scienza da poter da voi medesimi trovare delle altre regole, eguali o migliori.<br />

Voi siete falegname, mio buon amico! Non vi è mai succeduto di trovarvi imbrogliato a segnare<br />

sul legname le l<strong>in</strong>ee secondo cui deve essere tagliato? Non vi è mai succeduto di sbagliare, e di<br />

sprecare il tempo, la fatica ed il legno? Quando avete da fare una scala, un lavoro di Architettura,<br />

non siete sovente imbrogliato voi medesimo a farvi una giusta idea della forma e della commessura<br />

della parti che dovete impiegare: e non accettereste con premura l’aiuto di un amico discreto e<br />

saggio che sciogliesse tutti i vostri dubbi, e vi <strong>in</strong>segnasse una regola sicura e chiara, di far bene e<br />

presto? Quest’amico lo vorrete voi resp<strong>in</strong>gere, perché ha un nome che non comprendete, perché<br />

<strong>in</strong>vece di chiamarsi Marco, o Bernardo // si chiama la Geometria Descrittiva?<br />

Voi siete t<strong>in</strong>tore, mio caro vic<strong>in</strong>o! Siete voi sempre sicuro di raggiungere la giusta t<strong>in</strong>ta che<br />

cercate? Non vi vien mai fallito nessun colore? Non siete mai <strong>in</strong>gannato nelle compere delle<br />

droghe?<br />

Voi siete Pentolaio, Stovigliaio, fabbricatore di Maiolico di Porcellana! Ma non vi succede mai<br />

di sbagliare la qualità delle terre? Di riuscir male la vetr<strong>in</strong>a? Di guastare gli smalti? Di fare una<br />

cattiva cotta? Oh per carità, non abbiate vergogna di dirlo, non abbiate timore di chiamare <strong>in</strong> vostro<br />

aiuto un Consigliere che non vi mancherà mai, che sarà la vostra fortuna!<br />

Saggio, fedele, discreto: e sapete voi chi è questo Consigliere? Egli si chiama la Chimica.<br />

176


Voi siete oriuolaio! Avete <strong>in</strong>gegno, siete attento, assiduo, laborioso, frugale: voi avete quanto è<br />

necessario per riuscir bene e far fortuna, eppure le faccende si succedono male: perché? Perché vi<br />

siete messo <strong>in</strong> capo una chimera, che vi fa consumare il tempo, la veglia, e il danaro: vi siete fitto<br />

di voler fare un mul<strong>in</strong>o che con un solo cavallo, mac<strong>in</strong>i più e meglio che quelli delli San Mars<strong>in</strong>a<br />

con venti ruote e pale. //<br />

Vi siete messo nell’impegno di fare una macch<strong>in</strong>a che alzi l’acqua cento braccia, e tanto da<br />

irrigar un podere, con poco o niente di spesa e pover<strong>in</strong>i, ci avete speso quanto avevate da spendere,<br />

e più ancora. Ma caro amico! Perché fate così, perché non parlate, perché non domandate lumi alla<br />

Meccanica, ch’essa non vi avrebbe lasciato perdere a cercar cose, che non si possono trovare,<br />

perché sono impossibili?<br />

E non crediate già, mio caro, che la Meccanica sia buona soltanto ad impedir di tentare le<br />

cose impossibili: essa <strong>in</strong>segna ancho le possibili, e come si debbano fare, e quello che se ne possa<br />

aspettare. Voi avete comb<strong>in</strong>ato un meccanismo <strong>in</strong>gegnoso: ma avete messo dieci ruote dove due<br />

bastavano: ma avete fatta questa parte troppo massiccia, quest’altra troppo debole: ma avete<br />

applicata la forza <strong>in</strong> modo poco conveniente: ma la cosa che credete nuova è vecchia e caduto per<br />

le sue imperfezioni <strong>in</strong> disuso: ma <strong>in</strong>somma voi avete operato con molto <strong>in</strong>gegno, ma con poche<br />

cognizioni di fatti e di cause. Voi non vi siete consigliato prima con la Meccanica.<br />

La pratica val più che la grammatica dicevano i nostri vecchi: e dicevano bene, perché allora<br />

quelli che facevano le grammatiche non sempre sapevano di pratica.<br />

Ma adesso, vedete, la cosa camm<strong>in</strong>a d’altro modo. I dotti, una volta, di quello che si facci<br />

nelle botteghe e nei laboratori degli artigiani, si davano poco fastidio, e quasi parea che temessero<br />

di macchiarsi i panni, e di <strong>in</strong>sozzarsi le dita a toccare, e quasi a guardare le opere fabbrili. Ma<br />

adesso chi dirigge le fabbriche, chi guida le operazioni delle arti, almen <strong>in</strong> paesi dove le arti sono<br />

cresciute e salite <strong>in</strong> grande onore? Gli Ingegneri, i Chimici, gli Scienziati <strong>in</strong>somma: e quali sono i<br />

più eccellenti operai? Quelli che sanno la Geometria, la Meccanica, la Chimica.<br />

E poi, che venite voi parlando del tempo dei nostri nonni?<br />

Appendice C 479<br />

Selezione di lettere di C.I. Giulio alla moglie Carlotta, tra agosto e novembre 1847<br />

Ma toute bonne et Chère petite Charlotte.<br />

Bruxelles 480 26 Août 1847<br />

479<br />

Le lettere sono conservate nel Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Tor<strong>in</strong>o, Fondo Famiglia<br />

Giulio, scatola 17, cartella 36.<br />

480<br />

MNRIT, Fondo Giulio, scat. 17, cart. 36, 48, pp. 1r-2v.<br />

177


Eh mon Dieu! Me voici donc enf<strong>in</strong> à Bruxelles: me voici lisant et relisant tes deux chères lettres<br />

du 11 et du 18, me voici me figurant que je te vois, que je te parle, que je t’embrasse, que je vois et<br />

que j’embrasse mon bon petit Charles, mon aimable bijoux que j’ai eu la bêtise de quitter, que<br />

j’aurais tant de beso<strong>in</strong> de retrouver! Combien il me tardait de les recevoir ces bonnes petites lettres!<br />

Allons: vois-là la première fois que nous nous séparons: mais voilà bien certa<strong>in</strong> amant aussi la<br />

dernière: aussi-bien les curiosités de ce monde sont bien lo<strong>in</strong> de vouloir le bonheur d’être<br />

ensemble: et quant à l’<strong>in</strong>struction, bien dupe est celui qui croit s’<strong>in</strong>struire en voyageant.<br />

À l’heure qu’il est notre petit Charles a donc f<strong>in</strong>i ses examens: vous êtes <strong>in</strong>stallés à la Campagne: tu<br />

es un peu mo<strong>in</strong>s seule, un peu mo<strong>in</strong>s triste! Que Dieu bénite les bonnes âmes qui réparerons mes<br />

torts en te tenant compagnie! Pour moi je ne fait que me reprocher d’avoir rendu a so<strong>in</strong> nécessaire:<br />

je comprends toujours mo<strong>in</strong>s comment j’ai pu m’y résoudre: je me demande à tout <strong>in</strong>stant ce que tu<br />

dirais, ce que tu ferais, ce que tu éprouverais si tu étais avec nous. Et je conclus toujours de la<br />

même manière, que j’ai été cruel envers tous les deux, par un sentiment de délicatesse que j’aurais<br />

du … lo<strong>in</strong> de moi comme une mauvaise pensée. // Depuis ma dernière lettre de Liège mes jeunes<br />

amis des Chem<strong>in</strong>s de fer ne m’ont plus quitté: nous avons visité ensemble à Liège une filature de<br />

L<strong>in</strong> qui m’a vivement <strong>in</strong>téressée, et une grande manufacture de draps à Verriers. Ce mat<strong>in</strong> nous<br />

sommes partis de Liège à sept heures un quart, pour arriver à Louva<strong>in</strong> à neuf: nous y avons rendu<br />

visite à M.r le Prof. Band vieux savoyard qui nous à reçus avec une cordialité antique. Pagani était<br />

absent: mai j’en vu Madame qui a bien voulu me dire mille choses obligeantes, me présenter à sa<br />

mère agée de 84 ans, et à une jeune nièce de son mari, et me charger de te faire mille amitiés.<br />

Pagani dis-je était absent, il était à Bruxelles: je m’y promettais l’y voir ce soir: mais par une<br />

fatalité s<strong>in</strong>gulière, pendant que nous attendions à Louva<strong>in</strong> le départ du convoi qui devait nous<br />

porter à Bruxelles, il partait lui de Bruxelles et retournait à Louva<strong>in</strong>. A<strong>in</strong>si nous nous sommes<br />

croisés sans nous voir. Madame Pagani est très affligée de la perte d’une sœur plus agées qu’elle,<br />

aveugle, et très malheureuse, à ce qu’elle m’a dit. Son mari compte la conduire faire un voyage de<br />

trois sema<strong>in</strong>es pour la distraire, et il n’est pas impossible que je les retrouverait en Angleterre.<br />

Je ne puis rien te dire de Bruxelles, puisque je n’y suis arrivé qu’à c<strong>in</strong>q heures et demi, et que je<br />

n’ai eu que temps de d<strong>in</strong>er, et de sortir un moment pour donner un premier coup d’ail aux vues et<br />

aux places vois<strong>in</strong>es de notre hotel, qui m’ont paru fort animées, fort élégantes, mais fort éloignées<br />

de la beauté sérieuse et vraie de celles de Tur<strong>in</strong>. Eh! Mon beau Tur<strong>in</strong>, je n’ai rien vu jusqu’ici qui te<br />

vailles! Rien qui soit comparable à la majesté de la vue de la Doire, à la grandeur de la vue du Po’.<br />

Tout ici // me semble fardé, lissé, faussé, pour l’apparence: tuttes ces villes ne sont que des<br />

devantures de boutiques, des va<strong>in</strong>s étalages d’un luxe de cartons: mais la véritable beauté, la<br />

grandeur solide de l’Italie n’y sont pas, ou je n’ai pas d’yeux pour la voir!<br />

178


À propos de Louva<strong>in</strong>, j’oubliais de dire que j’y ai admiré l’hotel de ville, entièrement restauré<br />

de 1827 à 1842. L’église de Sa<strong>in</strong>t Pierre ou de Sa<strong>in</strong>t Paul, avec un très beau jubé, quelques<br />

remarquables pe<strong>in</strong>tures de Hem<strong>in</strong>gs, et quelques méchantes croutes modernes: et que M.r Band<br />

nous a conduits voir une galerie particulière, ou parmi une foule de tableaux d’une désolante<br />

médiocrité, généreusement baptisées du noms glorieux de Mieris, de Van-Ostade, de Rembrandt,<br />

de Teniers, et de Vousvermuns, nous avons vu quelques bons tableaux.<br />

Dema<strong>in</strong> je ferai mes visites à Monsieurs Arrivabene, Masuy, et Quetelet. Je viens de recevoir<br />

une lettre de M.r Mauss qui m’en envoie une de recommandation pour M.r le M<strong>in</strong>istre des travaux<br />

publics, qui n’est plus m<strong>in</strong>istre depuis quelques jours et que je ne verrais pas. J’ai reçu aussi une<br />

lettre de Prandi qui a pris pour nous un petit quartier tous près du soi, ou je serai j’espère très bien<br />

et très commodément casé. Enf<strong>in</strong> Paul-Emile [Botta] m’a écrit aussi pour me remercier de me<br />

proposition, et me disant qu’il n’est pas assez agé pour accepter la retraite que je lui propose.<br />

Je ne sais trop combien de jours je m’arrêterai encore en Belgique: je compte bien voir Mal<strong>in</strong>es,<br />

Gand, Anvers et Maneur: je m’embarquerai très probablement à Ostende pour Margate. Je crois<br />

que ce que tu peux faire de mieux c’est d’adresser tes lettres à Monsieur Fortunato Prandi // 13.<br />

Davie’s Street Berkeley Square Londres, pour remettre à M.r Ch. Giulio: ou bien tout simplement à<br />

M.r Giulio, poste restante à Londres. Mais de toute manière ne manques pas de m’écrire, de<br />

m’écrire souvent, de m’écrire beaucoup, car tes lettres me font un grand bien: je serais à Londres<br />

avec bien plus de plaisir si j’ai l’espoir d’y en trouver!<br />

J’en reviens encore à la même idée: je me trouve très mal dispose pour tirer parti de mon<br />

voyage: je ne suis pas assez ignorant pour qu’une observation superficielle me puisse beaucoup<br />

apprendre: mai je suis lo<strong>in</strong> d’être assez <strong>in</strong>struit pour pouvoir rien approfondir en courant le monde<br />

comme je suis forcé de le faire. Mon voyage n’aboutira à rien, qu’à me tenir éloigné de tout ce que<br />

j’ai du plus cher au monde, et à satisfaire une va<strong>in</strong>e curiosité.<br />

J’espère bien que l’amélioration que tu m’annonces dans l’état de notre jeune nièce se sera<br />

soutenu: donnes-moi de ses nouvelles et de celles de toute la famille et des Scialoja si tu en as: fais<br />

pour moi mille amitiés à tout le monde, à qui je n’écris pas parce-que le temps me manque.<br />

J’aurai à écrire une longue lettre à M.r Desambrois, qui me volera une partie du temps que je<br />

voudrais donner à t’écrire. Mais surtout sois bien tranquille à notre égard, car nous partons fort<br />

bien, et nous nous soignons de toutes nos forces. Aimez-moi. Soignes toi. Soignes toi. Soignes toi :<br />

car je n’ai d’autre bien que de te savoir bien portante. Emile est toujours charmant: j’espère que ce<br />

voyage lui profitera: il vous embrasse et vous écrira bientôt. Bonjour mes belles âmes: adieu mon<br />

petit bonhomme. Souvient toi de ton père.<br />

Giulio<br />

179


Le 27 Août Je viens de voir Pagani qui est revenu de Louva<strong>in</strong> ce mat<strong>in</strong>: nous avons passé une partie<br />

de la journée ensemble: nous nous retrouverons ce soir avec lui et plusieurs de Professeurs des<br />

Universités Belges. Je suis bien aise d’avoir une occasion de connaitre ces Messieurs: je regrette<br />

seulement devoir leur dévoiler ma nullité. Alors patience, il faut bien de résoudre à ne paraitre que<br />

ce que l’on est. Adieu ma chère, ma bonne Charlotte. Soignes-toi.<br />

Mia Cara Carlotta.<br />

G.<br />

Brusselle 481 29 Agosto 1847.<br />

Tor<strong>in</strong>o ha una specie di bellezza che è tutta sua, la quale risente della perfetta regolarità ed<br />

armonia delle sue parti: una gravità, una serietà che non son forse sempre piacevoli, ma che hanno<br />

<strong>in</strong> se alcunché di grande e d’imponente. Così piace ciascuno de’ suoi edificj, niuno non può dirsi<br />

veramente bello, pure <strong>in</strong> tutti traspare non so che di armonioso e <strong>in</strong>sieme di solido, di stabile, di<br />

dasseno, che permette di disapprovare, ma non consente la celia né il disprezzo. Or bene: Brusselle<br />

è appunto tutto al contrario: un po’ di regolarità, molta irregolarità: nissuna armonia, e così è<br />

particolarmente nelle parti più nuove: grandi strade e case picc<strong>in</strong>e; grandi piazze e palazzi<br />

mesch<strong>in</strong>i, grandi chiese senza stile, senza nobiltà, senza bellezza. Un bel giard<strong>in</strong>o pubblico, che<br />

chiamano il parco e vilissime statue per onorarlo o meglio per guastarlo. Ho detto cose picc<strong>in</strong>e e<br />

<strong>in</strong>tendo più ancor picc<strong>in</strong>e di gusto e ignobili per materia, che per mole. Legnami, e stuoie, e<br />

<strong>in</strong>tonacature, ma ricoperte di stucchi e di vernici e f<strong>in</strong> d’<strong>in</strong>dorature: poi botteghe tutte lastre di<br />

cristallo e tutti specchi, e tutte eleganza, e belletti e attillature, e affettature, e poi lunghi passaggi<br />

che sono vie coperte con tetti di cristallo, tutte a botteghe splendentissime, e colonne e pilastri di<br />

marmo, e statue di gesso e di stucco, ma statue fatte, diresti con la riga e col compasso. E le donne<br />

sono come le case e come i palazzi e come le chiese: ben pett<strong>in</strong>ate, e ben acconciate, e ben<br />

addobbate, e ben attillate, e ben affettate e belle niente, niente, niente, niente affatto. E gli uom<strong>in</strong>i,<br />

gente che cercano il danaro, e i commodi e lo sfoggio, e lo sfarzo talora, ma il bello, il grande, il<br />

poetico, il pittoresco, oibò! Ch’esso non è per loro, ed essi non sono per lui. Insomma, evviva<br />

l’Italia! Evviva anche quel po’ d’Italia che è <strong>in</strong> <strong>Piemonte</strong>, e lodi chi vuole questa civiltà di carta<br />

pesta e di danaro, chi non sono per Lei, e se altro modo di progredire <strong>in</strong> Civiltà non vi fosse che<br />

questo, io quasi // quasi mi eleggerei di non progredire affatto, a dispetto del buon Baruffi. Ma via,<br />

non diciamo bestemmie. Ella ci è pure un’altra civiltà, una civiltà che coltiva l’<strong>in</strong>gegno, e non<br />

<strong>in</strong>aridisce il cuore, e non agghiaccia l’immag<strong>in</strong>azione, che studia la Meccanica e non ispregia la<br />

poesia: che non sagrifica Archimede a Virgilio, né Virgilio ad Archimede, né la Bibbia ai conti<br />

481 MNRIT, Fondo Giulio, scat. 17, cart. 36, 63 bis; pp. 1r-2v.<br />

180


fatti, né Raffaello alle strade ferrate. La civiltà che conviene all’Italia: <strong>in</strong> una parola la civiltà di Pio<br />

nono!<br />

Dacch’io sono <strong>in</strong> Brusselle non passo quasi più un momento da solo. Prima ho i miei buoni<br />

allievi che mi accompagnano sovente; poi Pagani con cui ci ritroviamo un par di volte al giorno.<br />

Poi Pagani mi ha fatto conoscere i Signori Dumont Geologo Van Cusso matematico, e Murstoz<br />

professor di Meccanica all’Accademia militare, e Iobart direttore del Museo d’<strong>in</strong>dustria. E Iobart<br />

mi ha fatto conoscere due commissari mandati dal Re di Prussia a visitare l’esposizione belga di<br />

arti e mestieri. E Dumont mi ha fatto conoscere Vandermorde direttore dell’Istituto geografico. E i<br />

miei giovani amici mi han fatto conoscere il Sig. Masuy direttore delle strade di ferro, ed il Sig.<br />

Chandellon professore di chimica <strong>in</strong> Liegi, ma che adesso è a Brusselle, e con tutte queste<br />

conoscenze io perdo i tre quarti della giornata e non fo nulla di ciò che vorrei fare, e fo molte cose<br />

che non vorrei fare.<br />

Ho visitato una prima volta, ma con molta furia e con poco frutto l’esposizione d’<strong>in</strong>dustria: ma<br />

tornerò a visitarla dopo domani <strong>in</strong> compagnia dei membri del giuri che debbon fare le relazioni al<br />

Re. Ho visitato santa Gudule (la cattedrale) e il Palazzo di Città che mi ha crudelmente<br />

desappoienté, e il Museo dell’<strong>in</strong>dustria, che vorrei poter rubare a questi cani di belgi che non ne<br />

fanno nulla non ci avendo annesso Scuole di Meccanica, né di Geometria, né di Fisica, né di<br />

Chimica, né d’altro, // mentre noi che abbiamo le Scuole non abbiamo il Museo, né l’istituto<br />

geografico che ha prodotto già e produce molte ed utili carte: ed ho visitati il nostro M<strong>in</strong>istro Conte<br />

di Monsalto che ci ha <strong>in</strong>vitati a pranzo per domani, ed il Nunzio apostolico Monsignore di San<br />

Marzano che ci ha lungamente trattenuti degli affari d’Italia. Ed il Signor Masui con cui ho avuto<br />

una assai lunga conferenza: ed il Signor Conte Arrivabene che era fuori di Brusselle alla caccia ed<br />

il Sig. Quetelet che è a Parigi, e che non tornerà prima di Martedì. Mi restano poi da visitare i<br />

Mul<strong>in</strong>i a vapore dalle parti di Fiandra; e una tessitoria meccanica, e la Zecca, e il Museo de’ quadri,<br />

e l’Armeria, e la carriera di Soipais a poche miglia di qua, e il Campo di battaglia di Waterloo. E<br />

non so quando lascerò Brusselle per Anversa.<br />

Non so s’io t’abbia già scritto, ma non mi pare, che ho avuto risposta da Prandi il quale ha<br />

trovato per noi a Londra un alloggio accanto al suo, dove saremo assai meglio che <strong>in</strong> un albergo, e<br />

avremo il vantaggio di essere vic<strong>in</strong>i a lui.<br />

Ma <strong>in</strong>somma io ti parlo di tutto fuorché di tuo marito e di tuo figliuolo di cui tuttavia so troppo<br />

bene che t’importa ch’io ti dica qualche cosa. Or ecco. Noi ci alziamo al matt<strong>in</strong>o il più tardi che<br />

possiamo senza danno. Ci vestiamo, usciamo, camm<strong>in</strong>iamo, camm<strong>in</strong>iamo, camm<strong>in</strong>iamo tutto il<br />

giorno, e molta parte della sera. Facciamo colazione tra le sei e le dieci di matt<strong>in</strong>a, pranziamo tra<br />

l’una e le sette pomeridiane, ma più sovente verso le sette che verso l’una, e stiamo, malgrado la<br />

stanchezza e l’irregolarità del regime, molto bene. E per prova, io non ho avuto più, dal dì della<br />

181


partenza, una emicrania ben condizionata, ma soltanto due aborti di emicrania, una <strong>in</strong> Eidelberg,<br />

l’altra <strong>in</strong> Liegi. Non credere però che per questo star bene io <strong>in</strong>p<strong>in</strong>gui punto, né che tu abbi mal a<br />

pensare nel riconoscermi; no, no, io son sempre quella medesima acciuga che son sempre stato.<br />

Emilio sta molto bene, e mi par che si affaccia assai bene a questa vita sciupata, e che // sia più<br />

sereno, o meno annuvolato del consueto.<br />

30 Agosto<br />

Ripiglio la penna più lietamente ch’io non l’ho lasciata, e gli ambasciatori e i loro pranzi<br />

com<strong>in</strong>ciano a parermi più utili ch’io non avea creduto: e perché mò? Perché il nostro M<strong>in</strong>istro mi<br />

ha rimesso una tua lettera che gli era stata mandata dal m<strong>in</strong>istero <strong>in</strong> un dispaccio. Che tu sia<br />

benedetta, che non ti scordi di mandarmi nuove di te e de’ nostri! Dì pure a Carluccio che io sono<br />

contento di lui, e che se Borgogno gli ha carpito il primo premio, ei lo dee all’età sua più adulta, e<br />

che s’egli seguita a lavorare come ha fatto quell’anno, ed io seguiterò ad amarlo come ho fatto<br />

sempre, e che procurerò di portargliene dal mio viaggio qualche tangibile prova; ma ch’io voglia<br />

ch’egli mi scriva, e mi scriva a modo suo senza farsi aiutare da nessuno, ma lì proprio come gli<br />

detta il Cuore.<br />

Son quasi certo che l’onorevole missione della Camera di Commercio non mi rimuoverà dal<br />

pensiero di passare il mese di Settembre <strong>in</strong> Inghilterra, e tanto più, quanto sarò costretto a tardar più<br />

ad entrarvi. Domani comb<strong>in</strong>erò una lettera malata ed <strong>in</strong>significante di r<strong>in</strong>graziamenti pel Conte di<br />

Pollone.<br />

Oggi ho visitati con molto piacere i mul<strong>in</strong>i a vapore, e passate quattro ore all’esposizione <strong>in</strong><br />

compagnia del Sig.r de Hann celebre chimico di Varsavia. Oh! Le cose ch’egli mi ha raccontato<br />

della sua povera patria! E noi osiamo lagnarci! E sì che il buon Professore è l’uomo più temperato e<br />

più solo del mondo. Domatt<strong>in</strong>a avrò una lunga seduta col Sig. Schneider <strong>in</strong>ventore di un nuovo<br />

apparecchio per la fabbricazione e la concentrazione dell’acido solforico: poi un’altra egualmente<br />

lunga all’esposizione.<br />

R<strong>in</strong>grazia per me, se puoi, la zia Calandra e la Cug<strong>in</strong>a Bellone delle care loro letter<strong>in</strong>e.<br />

Scrivimi a Londra come ti ho detto: dì ad Ignazio che mi scriva pure qualche cosa. Fa’ cento<br />

complimenti a tutti i tuoi che sono pure i miei e particolarmente alla buona mamma. Domani<br />

ricom<strong>in</strong>cerò un’altra lettera per te: sta’ di buon animo, la mia buona, la mia cara, la mia amata<br />

Carlotta che dal mio esilio un terzo oramai è passato e gli altri due passeranno pur presto punto tu<br />

abbi di te quella cura che mi hai promesso di avere, e che non può essere mai troppa. Buon prò ti<br />

faccia l’uva, ma abbiti cura, abbiti cura, e sta’ tranquilla sul fatto nostro che noi ce n’abbiamo oltre<br />

al bisogno. Abbracciami. Addio Carluccio<br />

Giulio<br />

182


P.S. non ho avuto lettere di Scialoja. Se puoi mandargli mille saluti per me e fargli dire che non sia<br />

offeso dal mio silenzio, ma che veramente mi manca il tempo di scrivere non pur lettere, ma anche<br />

le note che avrei maggior bisogno di scrivere per me. G.<br />

Londra 482 24 Settembre [1847]<br />

Ben semplice è chi crede che vi sia niente al mondo di semplice; chi crede poter caratterizzare<br />

un popolo, un paese, una città con una parola, con una sentenza; chi crede poterne avere una giusta<br />

idea con una occhiata, con una passeggera osservazione. Londra dunque come ogni altra città, più<br />

che niuna altra città è cosa di mille aspetti, e chi non l’ha veduta sotto tutti gli aspetti non ha veduto<br />

Londra ma una somiglianza di essa soltanto. I quali aspetti non solamente sono tra loro differenti,<br />

ma molto sovente contrari, e quasi contraddittorii, anzi contradittorii senza n<strong>in</strong>un quasi. Vi ha<br />

Londra la bella e Londra la bruttissima, Londra la ricca e Londra la misera bellissima, Londra la<br />

virtuosa e saggia, e Londra la corrotta e la pazza, Londra la potente e Londra la debolissima,<br />

Londra la commerciante e Londra la pigra e <strong>in</strong>dolente, Londra la dotta e Londra la ignorantissima,<br />

Londra la religiosa e devota, e Londra la miscredente. Or chi non ha veduta e chi non descrive tutte<br />

queste Londre diverse, non ha veduto e non descrive la Londra unica che risulta dal loro<br />

complesso. E ancora la compiuta descrizione dovrebbe passare successivamente per tutte le<br />

stagioni dell’anno, e per tutte le vicende della politica e del commercio.<br />

Venuto qui da qu<strong>in</strong>dici giorni soltanto, venuto con sì poca cognizione della l<strong>in</strong>gua, venuto a<br />

parlamento chiuso, e col fior della cittad<strong>in</strong>anza fuor della Città, che poss’io dunque dire di Londra,<br />

come poss’io darne altrui quella esatta pittura, ch’io stesso non posso concepire? Pure ecco quattro<br />

colpi di pennello // che serviranno forse di l<strong>in</strong>eamenti fondamentali al ritratto. L’antica Londra; la<br />

vecchia municipalità col suo governo quasi <strong>in</strong>dipendente dal governo generale, co’ suoi privilegi<br />

quasi repubblicani, la City <strong>in</strong>somma forma come il cuore, il nocciolo, o l’ombelico che vogliam<br />

dire della Londra moderna. Qui sono la Cattedrale di San Paolo, la Torre, il Palazzo Civico<br />

(Guildhall), la dimora del Lord Mayor (Mansion-house), la Borsa (the Exchange), il banco di<br />

Inghilterra (the Bank). Qui i banchi de’ ricchissimi negozianti Lond<strong>in</strong>esi, e qui per conseguenza si<br />

fanno le transazioni commerciali più estese del mondo, qui si costruiscono quelle smisurate fortune<br />

che ci fanno <strong>in</strong>vidia, e qui crollano esse con una rapidità che ci mette spavento. Verso la città, cioè<br />

verso il banco e la borsa concorrono ogni matt<strong>in</strong>a quanti specolatori sono <strong>in</strong> Londra, e da tutte le<br />

parti tu vedi correre, volare, <strong>in</strong>crociarsi, mescolarsi, oltrepassarsi, e pur l’andarsi con mirabile<br />

destrezza non so quante migliaia di carrozze, di birocci , di Omnibus, a tal segno che un oste della<br />

Città, pretende che chi entra nella sua taverna ha 2659 occasioni nel giorno di partirne <strong>in</strong> omnibus,<br />

perché altrettanti ne passano d<strong>in</strong>anzi alla sua porta. Il pian terreno d’ogni casa non è che una<br />

482 MNRIT, Fondo Giulio, scat. 17, cart. 36, 53; cit., pp. 1r-6r.<br />

183


ottega, tutta quanta aperta sul d<strong>in</strong>anzi, e sostenuta da leggerissime colonnette di ferro fuso. I piani<br />

superiori, che per lo più sono due e men sovente tre, si direbbe che non sien fatti ad altro f<strong>in</strong>e che a<br />

servire d’<strong>in</strong>segne alla bottega tante e sì madornali sono le <strong>in</strong>scrizioni che ne coprono le facciate.<br />

Questa è la parte più alta della Città; scendendo <strong>in</strong> riva al fiume si trova un altro e non m<strong>in</strong>ore, ma<br />

più spiacevole tumulto. Non più carrozze eleganti, non più splendide botteghe, ma strade tortuose,<br />

e strette e fangose, e puzzolenti, magazz<strong>in</strong>i ricchissimi ma luridi e repulsori, e mercanti, e il grande<br />

e nero edificio della dogana e i dokes e bac<strong>in</strong>i di S. Catter<strong>in</strong>a, di Londra, e delle Indie Occidentali,<br />

e cent<strong>in</strong>aia e migliaia di carri, carrettoni, carrette, carriole, e veicoli d’ogni maniera. Tutt’<strong>in</strong>torno la<br />

città propriamente detta è c<strong>in</strong>ta da una corona di borghi, che furono una volta separati da essa, e ora<br />

si congiungono // e si confondono con essa, che ogni giorno si allargano, si distendono nella vic<strong>in</strong>a<br />

campagna, e che coprono oramai una superficie di cento miglia quadrate sulle due rive del Tamigi,<br />

rive per dirla passando, unite da sei ponti e da un Tunnel. Dei quali borghi, o quartieri, o Sestieri, o<br />

rioni che vogliamo chiamarli, uno, quello che è sulla riva destra del fiume, detto Southwarth non è<br />

altro quasi che un ammasso di fabbriche e d’offic<strong>in</strong>e separate da vie, perlopiù non ancora<br />

<strong>in</strong>s<strong>in</strong>iciate, e fangose da non potersi a mala pena camm<strong>in</strong>are. Un altro, quello che sta a ponente<br />

della Città, il West-end, quello dove abitiamo noi, è il soggiorno della Nobiltà, della Aristocrazia<br />

territoriale e commerciale, e s’attacca per un lato a Westm<strong>in</strong>ster, sede della famiglia reale del<br />

governo e del parlamento. In questa parte di Londra strade larghe e diritte, grandi piazze dette<br />

Square, con bei giard<strong>in</strong>i nel mezzo, e qui bellissimi parchi San Giames, Green-Park, Hyde-Park, e<br />

Viegent Park, che sono una delle più belle fattezze di Londra. Poi <strong>in</strong>torno a questa corona di borghi<br />

che fan parte della Città, una seconda corona di altri borghi che appena sono separati da essa, come<br />

Stepney, Mile-end, Isl<strong>in</strong>gton, Pad<strong>in</strong>gton, Kens<strong>in</strong>gton, Chelsea, Battersea, N<strong>in</strong>e-elms etc. Ma io mi<br />

avveggo che col voler fare una rapida pittura di questa Cittadona mi sono messo <strong>in</strong> un impegno da<br />

non uscirne <strong>in</strong> un anno, nonché <strong>in</strong> poche ore, e me ne scuso. Ne parleremo lungamente<br />

quest’<strong>in</strong>verno presso al cam<strong>in</strong>o della sala da pranzo, col mio Carluccio sui g<strong>in</strong>occhi, alternando<br />

dolcemente i baci e le parole.<br />

27. 7bre<br />

Poiché dunque a dip<strong>in</strong>gere la metropoli con l’<strong>in</strong>chiostro mi mancano il sapere e il tempo, mi<br />

proverò a dip<strong>in</strong>gere la campagna, per quanto la conosco: ma prima debbo dire il perché e il quando<br />

e il come io ci sia andato. I dotti <strong>in</strong> questo paese non sono quella razza di m<strong>in</strong>chioni che sono da<br />

noi, tutti sciupati dalla scienza, e niente dal proprio <strong>in</strong>teresse: oibò! Essi qui attendono alle due cose<br />

ad un tempo. Così, a cagion d’esempio Cobden è economista e fabbricante di tele stampate; così<br />

ancora Wheatstone è professore di fisica, e mercante di strumenti musicali. Così f<strong>in</strong>almente Sir<br />

John Will. Lubboke è matematico e <strong>in</strong>sieme ricchissimo banchiere. Orbene, io aveva una<br />

Commandatizia del Barone Plana pel Baronetto Lubboke, il quale // oltre al riaversi<br />

184


gentilissimamente ed al profferirsi pronto ad ogni cosa <strong>in</strong> cui potesse giovarci, naturalmente<br />

secondo l’usanza, ci <strong>in</strong>vitò a pranzo da lui (e qui sarebbe il luogo di <strong>in</strong>castrare una bellissima<br />

digressione sulle utilità e sulle <strong>in</strong>utilità delle Commandatizie, ma il tempo manca). Bisogna sapere<br />

ancora che l’aria ne’ quartieri centrali di Londra, nella vecchia City è così buona che <strong>in</strong> pochi anni<br />

vi si <strong>in</strong>tesi chi sa, e che i ricchi negozianti che tengono banco <strong>in</strong> essa non abitano <strong>in</strong> essa però, ma<br />

nell’<strong>in</strong>verno al West-end, e nella bella stagione <strong>in</strong> campagna, onde ogni giorno vengono a Londra,<br />

ed ogni sera vanno a raggiungere la famiglia. Bisogna sapere ancora che il Signor Lubboke per<br />

farci cortesia ci <strong>in</strong>vitò a passare la Domenica alla sua campagna <strong>in</strong> compagnia di un giovane<br />

matematico tedesco a lui raccomandato dall’astronomo Schumacher di Vienna; bisogna sapere<br />

f<strong>in</strong>almente che la campagna del Signor Lubbock è a quattordici miglia di Londra, a sei miglia al di<br />

là di Greenwich dov’è l’osservatorio reale, e dove abita il Signor Airy al quale io avevo scritto, e<br />

dal quale io doveva passare a prendere una risposta, e che il Colonnello Sab<strong>in</strong>e, per cui ho pure una<br />

Commendatizia abita a Black-Heath poco distante da Greenwich. Tuttociò premesso riprendo il filo<br />

del mio dire; il Signor Lubbock avendo <strong>in</strong>formato il giovane tedesco, per nome Goerze che io era<br />

<strong>in</strong>vitato con lui, ecco che il Signor Goerze mi venne a trovare per concertare <strong>in</strong>sieme il tempo e il<br />

modo dell’andata. Una bella fortuna per me di poter andare <strong>in</strong> buona compagnia: ma non bisogna<br />

far festa mai di nulla, poiché dopo c<strong>in</strong>que m<strong>in</strong>uti di conversazione risulta chiaramente, che il<br />

Signor Goerze ed io tra tutti e due parliamo benissimo c<strong>in</strong>que l<strong>in</strong>gue, cioè egli il tedesco e<br />

l’<strong>in</strong>glese, io l’italiano il francese e il lat<strong>in</strong>o, ma che non abbiamo l<strong>in</strong>gua che ci sia comune. Pure la<br />

necessità e la madre dell’<strong>in</strong>dustria, ed <strong>in</strong> breve parlando egli un po’ di francese, io un po’ di tutto<br />

giungiamo ad <strong>in</strong>tenderci quasi la metà delle volte, concertiamo il viaggio, e ieri matt<strong>in</strong>a (26.7bre) ci<br />

mettiamo <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o per la via ferrata di Greenwich. Colà giunti andiamo all’osservatorio,<br />

troviamo la risposta del Signor Airy, camm<strong>in</strong>iamo un ora e mezzo <strong>in</strong> cerca della casa del<br />

Colonnello Sab<strong>in</strong>e // senza riuscire a trovarlo, e preso a nolo un Fly che è una specie di Char… à<br />

bane copitto, ce ne andiamo parlando la nostra l<strong>in</strong>gua babilonica a N<strong>in</strong>e Elms, dove giungiamo<br />

verso le due e mezzo. Il Sig. Lubbock ci riceve, ci presenta a Madame Lubbock, donna<br />

ottimamente conservata ancorchè madre e nutrice di otto figliuoli maschi e di due femm<strong>in</strong>e, e ci<br />

conduce a passeggiare f<strong>in</strong>o alle sei, nei suoi giard<strong>in</strong>i, ne’ suoi campi, ne’ suoi prati, ne’ suoi boschi,<br />

a vedere le due stalle, le sue scuderie, la sua casc<strong>in</strong>a, la sua birreria, il suo forno, i suoi bagni, tutto<br />

ciò <strong>in</strong> somma che forma il necessario corredo di una villeggiatura Inglese. Sarebbe difficile, per noi<br />

due impossibile, il far comprendere con iscritti quali siano l’ord<strong>in</strong>e, la buona disposizione, la<br />

nettezza, la semplice e convenevole eleganza di tutte queste fabbriche di tutte queste offic<strong>in</strong>e:<br />

dappertutto la traccia evidente della cura e della vigilanza del padrone. Ma più difficile ancora il<br />

dip<strong>in</strong>gere la scena generale che il paese <strong>in</strong>glese, illum<strong>in</strong>ato da un bellissimo sole, immerso <strong>in</strong> una<br />

tranquilla e limpidissima atmosfera, presentano ai nostri occhi. Belle e dolci e ben coltivate e<br />

185


ellissimamente arboreggiate coll<strong>in</strong>ette, separate da placide, fresche e fertilissime vallette: mezzo<br />

campagna, mezzo giard<strong>in</strong>o, ma giard<strong>in</strong>i dove i novi decimi delle bellezze sono della natura, e un<br />

decimo solo dell’arte. Scappate di viste <strong>in</strong>cantevoli sulla pianura e sul lontano fiume: niuna città,<br />

niun borgo, niun villaggio vic<strong>in</strong>i a <strong>in</strong>terrompere o turbare dirò meglio il sentimento di solitud<strong>in</strong>e e<br />

di riposo. Solo qui e qui una villa signorile, una capanna contad<strong>in</strong>a nulla a rammemorare<br />

l’esistenza de’ nostri simili, e temperare // ciò che l’assoluto isolamento avrebbe di troppo amaro.<br />

Tuttociò condito dalla compagnia di un ospite amabile quanto dotto, che ci rendea ragione d’ogni<br />

cosa, che ci facea premura di condurci ne’ siti più belli, ci fece passare una amenissima giornata,<br />

coronata da un buon pranzo e chiusa da una lunga, varia, e piacevole conversazione accanto al<br />

fuoco f<strong>in</strong>o alle dieci di sera. Stamatt<strong>in</strong>a poi, fatto colazione con tutta la famiglia, il Sig. Lubboke ci<br />

ricondusse con la sua carrozza f<strong>in</strong>o alla prossima stazione delle vie di ferro, e per queste sempre<br />

con lui ce ne tornammo a Londra.<br />

Qui tornati dopo una visita al Sig. Novelli, ed una al Sig. Heath, ce ne andammo Emilio ed io a<br />

visitare le nuove fabbriche di L<strong>in</strong>coln’s Inn, una parte del Museo Britannico che avevamo veduto<br />

troppo alla sfuggita, ed il nuovo Collegio dell’Università (University College) Scuole di Geometria,<br />

Fisica, Chimica, Meccanica, e Scienze mediche dove ho veduto le molte cose degne di imitazione,<br />

molte buone ad averle vedute per non imitarle.<br />

Domani faremo colazione col Sig. Chadwick uno de’ promotori più zelanti de’ miglioramenti<br />

fatti o tentati pel r<strong>in</strong>sanicamento della città, e pel sollievo delle classi meno agiate: andremo poi a<br />

visitare una grande fabbrica di vetture per strade ferrate. Mercoledì torneremo a Greenwich a<br />

visitare l’osservatorio e a pranzare coll’astronomo Reale e poi Dio provvederà. //<br />

Prima della f<strong>in</strong>e della settimana partiremo probabilmente per Birm<strong>in</strong>gham, Manchester,<br />

Liverpool, Sheffield, e Nott<strong>in</strong>gham, la qual corsa ci occuperà sette otto giorni; poi visiteremo<br />

l’Università di Cambridge, poi torneremo a Londra, e dopo uno o due giorni ce ne andremo<br />

f<strong>in</strong>almente a Parigi, dove sono impaziente di giungere, perché Parigi è men lontana da Montafia<br />

che Londra, e perché spero ricever là più sovente delle tue lettere. Al ricevere di questa tu puoi<br />

dunque <strong>in</strong>dirizzarmi a Parigi quelle che mi scriverai, e il meglio sarà di <strong>in</strong>dirizzarle a dirittura à<br />

Monsieur Scipione Botta pour remetre a M. Giulio, rue Var<strong>in</strong> n°.3.<br />

Io chiudo questa lettera col rammarico di non aver ancora avute dacché son qui direttamente<br />

delle tue nuove, e con la speranza sempre r<strong>in</strong>ascente di riceverne di giorno <strong>in</strong> giorno. Dio voglia<br />

che questa speranza non sia più oltre delusa. Amami: ricordami al mio Carluccio: fammi presente a<br />

tutta la famiglia: manda nuove di me e d’Emilio a tutti i Calandra, e a tutti gli amici. Credimi<br />

sempre, e sempre più tutto tuo Giulio.<br />

Mio Caro Carluccio<br />

186


Oh! Se tu sapessi quanto mi spiace di non averti con me! Prima pel piacere che avrei di vederti e di<br />

abbracciarti: e poi pel piacere che avresti tu di vedere tante cose nuove e s<strong>in</strong>golari: tante belle<br />

botteghe, e tante belle stampe, e tanti begli uccelli d’ogni razza e d’ogni colore. L’altro dì ho veduti<br />

<strong>in</strong> una gabbia tre bei Wisteti non più grossi che tre gatt<strong>in</strong>i di otto giorni, graziosi quanto mai, ma<br />

tanto dilicati e freddolosi che difficilissimamente potrebbero sostenere la fatica del viaggio. Poi vi<br />

sono qui tante bellissime focacce, e pasticci, e pasticcetti, e biscott<strong>in</strong>i che è una delizia: ora, prega<br />

la tua nonna che ti faccia fare una bella focaccia per consolarti di queste che non puoi vedere né<br />

assaggiare. Addio, mio bell’angioletto, vuoglimi molto di quel bene che io voglio a te. Emilio ti<br />

abbraccia, ed io ti bacio centomila volte.<br />

Appendice D 483<br />

Lettere di Giulio e Sella a Carlotta Pollone durante il viaggio a Parigi del 1855<br />

Mia cara Carlotta<br />

Tuo padre<br />

Parigi 484 , 20 luglio 1855<br />

Oggi, mirabile a dirsi, non è piovuto affatto, ma per compenso ha tratto vento assai forte; pure il<br />

vedere il sereno del cielo è un gran bel gusto. Anche oggi ho perduto la giornata tutta <strong>in</strong>tiera. Oh!<br />

Questi signori giurati, miei onorevoli colleghi, sono qu<strong>in</strong>di sci operoni; tornando a casa n’avrò da<br />

raccontar delle belle! Buon per me, che ho meco l’ottimo Sella, se no me ne morrei dalla rabbia; e<br />

buon per me che ho portato meco un po’ di lavoro se no morrei dalla noia. Questa sera la Rachel ha<br />

rappresentato (per l’ultima volta, diceva l’affisso) la Fedra; e Lunedì (pur per l’ultima volta)<br />

rappresenterà la Ermione; ma io non l’ho sentita stasera, e non la sentirò Lunedì. Lunedì, caspita!<br />

Avrò l’onore di pranzare col pr<strong>in</strong>cipe Napo, per la tenue spesa di 60 lire!<br />

22 Luglio<br />

E neppur ieri non è piovuto, né pioverà oggi; tuttavia il caldo per nulla non ci molesta. Mi<br />

molesta bensì e molto il non aver più avuto lettere dopo quella prima del qu<strong>in</strong>dici; e te ne ho scritte<br />

tre almeno, cioè una da Ciamberì, una da Lione, ed una, da Parigi (anzi due), le quali spero avrai<br />

ricevute. Ieri ho com<strong>in</strong>ciato a poter lavorare un poco alla esposizione. Uh! Che pasticcio, che<br />

guazzabuglio, che confusione, che parapiglia // tra Espositori, Delegati, Custodi, Segretarii,<br />

Ispettori, Commissarii, giurati e supplenti! E come vanno questi giudizii! E quanti mali umori, e<br />

gare, e broglii, ed <strong>in</strong>trighi!<br />

483<br />

Le lettere sono conservate nel Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Tor<strong>in</strong>o, Fondo Famiglia<br />

Giulio, cartella 44.<br />

484<br />

MNRIT, Fondo Giulio, cart. 44; pp. 1r-2r.<br />

187


Io m’era dato a credere che tutti questi Signori fossero Eroi sovrumani, e veggo con <strong>in</strong>credibile<br />

sorpresa che sono pur uom<strong>in</strong>i come noi. Ma l’esposizione è oltre ogni dire magnifica! Se non che,<br />

un anno almeno ci vorrà a vederla bene.<br />

Inegualissima, già si comprende, secondo le varie nazioni. Francia, Prussia, Belgio, Svizzera,<br />

Svezia e Norvegia hanno fatto mirabilia. Toscana arci-mirabilissima. Gli Stati Uniti, assai poco;<br />

noi pochissimo; l’Inghilterra non molto a fronte ciò che si sarebbe potuto. Ma torno a dire, <strong>in</strong><br />

complesso è un prodigio. L’uomo <strong>in</strong>somma è padrone oramai padrone assoluto delle forze della<br />

natura (dai terremoti, e dalle epidemie <strong>in</strong> fuori); or perché è desso si poco padrone delle proprie<br />

passioni? Perché sembra esso dimenticare ogni giorno meglio il modo di governar se stesso?<br />

Se fossi un Baruffi 485 tenterei una descrizione delle Maraviglie del Palazzo dell’<strong>in</strong>dustria; ma, io<br />

poveretto non sono da tanto; una montagna, una Selva, d’Oro, d’argento, di Seta, di Gemme, di<br />

diamanti, di travi, di paglia, di grani, di far<strong>in</strong>e, di ferri, di Macch<strong>in</strong>e, di Pellicce, di Carrozze, di //<br />

cuoi, di porcellane, di Marmi, di tutto; e di ciascuna cosa una quantità, una varietà, una bellezza<br />

senza f<strong>in</strong>e. E di cose venute dalle universe parti del mondo, dalla Tartaria, dalla C<strong>in</strong>a, dalle Grandi<br />

Indie, dalle Antille, dall’Egitto, dalla Siria, dall’Asia M<strong>in</strong>ore, dai pr<strong>in</strong>cipati danubiani, per non dire<br />

dalle prov<strong>in</strong>ce più vic<strong>in</strong>e. I legnami del Canada, il rame delle Montagne rocciose, l’oro della<br />

California e dell’Australia, le seterie e le porcellane della C<strong>in</strong>a, le armi di damasco, e via via, e via<br />

dicendo, e più che non si posso dire. Il diamante, il reggente, e tutti i diamanti di questa Corona, e<br />

il nuovo diamante Stella del Sud stimato a otto milioni, e le credenze piene d’argenteria, e i vasi di<br />

Sèvres grossi come botti, e, e, e, e… e uno de’ maggiori Lioni uccisi dal Gérard,… e le vetr<strong>in</strong>e<br />

piene piene di Fantocc<strong>in</strong>i e di bombol<strong>in</strong>e <strong>in</strong>glesi vestite abbigliate, acconciate, da far deliverare<br />

tutte le fanciull<strong>in</strong>e dell’Universo. Ma di tutto ciò chiacchiereremo a bell’agio all’ombra della nostra<br />

Catalpe.<br />

Madama di Fréville è giunta ier l’altro a Parigi, io dovea ieri far colazione con Lei; ma non ho<br />

potuto per causa della esposizione; pranzerò con Lei questa sera. A Madama Pagani non ho scritto<br />

ancora, perché voglio poter iscriverle cose sicure. Le carte dei Botta quando verranno? //<br />

Ho scritto a Emilio ieri; poche righe, e solo per raccomandargli ancora, se mai il colera<br />

<strong>in</strong>acerbisse colà, a tornarsene subito <strong>in</strong> patria; oh quanto avrei caro di sentirvi tutti <strong>in</strong>sieme riuniti; e<br />

quanto più caro ancora avrò di venirvi a raggiungere!<br />

485 Giuseppe Francesco Baruffi (1801-1875), ord<strong>in</strong>ato sacerdote (1824), si dedicò all’<strong>in</strong>segnamento di<br />

filosofia nel Collegio delle Prov<strong>in</strong>ce (1827) e, <strong>in</strong> seguito, all’Università di Tor<strong>in</strong>o, dove ebbe la cattedra di<br />

filosofia positiva (1833). Promosse il r<strong>in</strong>novamento dell’agricoltura e fu membro attivo dell’Accademia<br />

agraria e della Associazione omonima di Tor<strong>in</strong>o. Il riferimento a Baruffi nella lettera di Giulio deriva dalla<br />

fama che il professore acquisì <strong>in</strong> seguito alla stesura di un articolo comparso nell’Annotatore piemontese<br />

(vol. I, fasc. 3; pp. 171-183), dal titolo Cenni d’una peregr<strong>in</strong>azione da Tor<strong>in</strong>o a Londra, <strong>in</strong> cui descrive ogni<br />

aspetto della vita lond<strong>in</strong>ese, da quelli più salienti e spettacolari, all’organizzazione urbanistica della città.<br />

188


Della salute, sto non pur bene, ma meglio del consueto; fate voi, miei cari, di star meglio di me<br />

ancora se si può; io non ho maggior consolazione che di sapervi tutti sani.<br />

Oggi Domenica ho voluto far festa anch’io, e sono andato solo soletto a fare una visita alla<br />

Galleria, o come dicono qui al Museo del Louvre; quanto bella sarebbe stata la festa se meco avessi<br />

avuto il nostro Emilio! Quanto più belli mi sarebbero sembrati, veduti con lui, i capi lavori di<br />

Leonardo, di Raffaello, di tutti i grandi nostri Pittori, da Cimabue <strong>in</strong> poi. Una Collezione <strong>in</strong> cui<br />

meglio che <strong>in</strong> questa si possano seguitare passo passo i progressi e il decadimento della Pittura, io<br />

non credo che esista altrove. Vorrei dire di tante stupende opere qualche parola; ma la troppa<br />

moltitud<strong>in</strong>e delle cose vedute mi toglie la parola; e prima di attentarmi a scrivere nulla, voglio<br />

tornarvi altre volte.<br />

Buongiorno per oggi; domani ricom<strong>in</strong>cerò a scrivere.<br />

Giulio<br />

Biella 486 , 27/8/55<br />

Alla Stimatissima Signora, la Signora Carlotta Giulio nata Pollone, S. Giorgio Canavese.<br />

Stimatissima Signora.<br />

Quando io ebbi l’onore di partire per Parigi assieme al suo Sig. Marito, ella certamente<br />

s’immag<strong>in</strong>ava, stimatissima Signora che io gli sarei stato fedele compagno, e che senza Lui non<br />

avrei fatto ritorno <strong>in</strong> Patria, e tale era <strong>in</strong>fatti il mio proposito, ma le circostanze non mi permisero<br />

di mandarlo ad effetto.<br />

Già da parecchi giorni era term<strong>in</strong>ata la debolissima opera, che siccome giunto io potevo prestare<br />

<strong>in</strong> Parigi, mentre appena allora com<strong>in</strong>ciava l’ufficio del Suo S. Marito; ma ciò non ostante io avrei<br />

potuto passare a Parigi settimane e mesi, ed impiegarli utilmente per tante cose nuove, e<br />

piacevolmente <strong>in</strong> compagnia del Suo S. Marito. Ma va avvic<strong>in</strong>andosi il term<strong>in</strong>e della gravidanza di<br />

mia moglie, ed io credetti dover mio di cedere alle istanze di ritorno che ella mi faceva. Il Suo Sig.<br />

Marito sempre troppo buono coll’antico Suo discepolo mi perdonò l’<strong>in</strong>fedeltà della compagnia. Io<br />

debbo ora pregare anche Lei di volermi perdonare, e compatire se mi trovai pressoché forzato ad<br />

abbandonare il mio amato maestro.//<br />

Al momento del commiato il Suo Sig. Marito mi <strong>in</strong>vitò a dare a Lei notizie della Sua salute: egli<br />

è dietro questo <strong>in</strong>vito che io mi sono fatto tanto ardito da rivolgerLe questa lettera.<br />

Durante le sei o sette settimane che ebbi la ventura di passare col Suo Sig. Marito egli non fu<br />

mai fortemente annoiato da niun <strong>in</strong>comodo. Qualche volta ebbe a lagnarsi di qualche mal di capo,<br />

ma niuno fu di lunga durata, e niuno prese un deciso carattere di emicrania. Io ebbi piacere di<br />

mangiare presso che sempre con Lui, e posso accertarLa che salvo poche volte egli ebbe sempre<br />

486 BPT, AG, cont. 33, lettera di Sella a Carlotta Pollone, pp. 1r-2r.<br />

189


discreto appetito. Sicchè io ritengo che Ella possa star tranquilla sulla salute Sua, giacché il clima e<br />

le circostanze della vita che ci eravamo fatte a Parigi non gli sono sfavorevoli. Le dirò anzi che io<br />

fui qualche giorno alquanto <strong>in</strong>comodato, e che egli ebbe tanta bontà a farmi da <strong>in</strong>fermiere, ma che<br />

per buona ventura egli non ebbe mai il menomo bisogno che io gli ricambiassi il servigio che mi<br />

aveva reso.<br />

Non le debbo tacere che alcune volte la confusione di cose e di persone, e la leggerezza del<br />

carattere Francese vanno causando a Lui e a tutti i forestieri che or sono <strong>in</strong> Parigi più di una noia:<br />

ma l’amicizia del Villerné, del Poncelet e le nuove amicizie che van facendo, come anche la novità<br />

e l’<strong>in</strong>teresse // di parecchie delle cose esposte che gli tocca esam<strong>in</strong>are fanno tanta diversione, per<br />

procurare tale un compenso alle seccature <strong>in</strong> cui talvolta s’imbatte, che io ritengo pure che ella non<br />

abbia ad <strong>in</strong>quietarsi del suo buon umore.<br />

Ad una sola noia egli non può trovar compenso, a quella di essere lontano dalla sua famiglia; e<br />

per reggere a tal vuoto egli abbisogna certamente di tutto il suo patriottismo, di tutta la sua tanta<br />

volontà di rendersi utile al paese. Ma io voglio sperare che Lei o Signora, che la Sua assenza non<br />

andrà oltre i 20 del mese venturo, sicché possa la troppo preziosa salute Sua avere ancora qualche<br />

settimana di riposo prima delle fatiche dell’anno scolastico.<br />

Perdoni stimatissima Sig.a l’arditezza che ho avuto nel rivolgerLe queste povere mie l<strong>in</strong>ee, e mi<br />

permetta che siccome del Suo Sig. Marito io mi pregio di essere devotissimo ed affezionatissimo<br />

discepolo della Sua Signora pure io mi dica<br />

Appendice E<br />

La nascita della Società<br />

La Società d’Istruzione e di Educazione<br />

Devotissimo ed obbedientissimo servitore<br />

Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella<br />

La data di nascita della Società d’Istruzione e di Educazione risale al 29 gennaio 1850, su<br />

<strong>in</strong>iziativa di un gruppo d’<strong>in</strong>segnanti ed esponenti del mondo della cultura, alcuni dei quali redattori<br />

dell’Educatore primario (1845-1848). Accumunati dallo scopo comune di migliorare il sistema<br />

scolastico e il lavoro degli <strong>in</strong>segnanti, si riunirono <strong>in</strong> un Comitato d’<strong>istruzione</strong> e stilarono un<br />

progetto, diviso <strong>in</strong> sedici articoli, che chiariva la natura, lo scopo, la struttura e i mezzi che avrebbe<br />

avuto la Società.<br />

Il Comitato mandò un <strong>in</strong>vito a tutti gli <strong>in</strong>segnanti di Tor<strong>in</strong>o per partecipare il 29 gennaio 1849<br />

all’esposizione del progetto. L’<strong>in</strong>iziativa ebbe un grande successo e vi parteciparono 150 persone di<br />

tutti i gradi della pubblica <strong>istruzione</strong>, pubblica e privata, di cui 127 s’iscrissero subito alla Società<br />

190


neonata; nel giro di otto giorni il numero raggiunse i trecento. Nell’anno successivo raggiunse un<br />

picco di 1250 nel 1850, 487 per poi scendere a 791 nel 1851. 488<br />

Tra i soci illustri che negli anni s’iscrissero ricordiamo: gli editori della rivista L’Educatore<br />

primario e professori universitari, Carlo Boncompagni, Antonio Rayneri (18010-1867), Domenico<br />

Berti (1800-1897), Giovanni Maria Bert<strong>in</strong>i (1818-1876) e Antonio Rosm<strong>in</strong>i (1797-1855);<br />

collaborarono anche Carlo Ignazio Giulio e altri importanti uom<strong>in</strong>i di Stato, come Cesare Alfieri di<br />

Sostegno (1799-1869) e il m<strong>in</strong>istro Carlo Cadorna (1809-1891); e professori presso Collegi<br />

nazionali, come Domenico Capell<strong>in</strong>a (1818-1860).<br />

Il 20 aprile 1849 fu istituito l’Ufficio del Promotore, costituito da alcuni rappresentanti della<br />

Società, aventi il compito di analizzare la situazione scolastica e promuovere Comitati nelle<br />

rispettive prov<strong>in</strong>ce. Tra i promotori vi furono: 12 Professori di retorica, 11 Ispettori delle Scuole<br />

elementari, 5 Provveditori agli studi, 5 Professori di Filosofia, 3 Presidi di Collegi, 2 Provveditori<br />

locali agli studi, 1 Ispettore generale per le scuole di Metodo ed Elementari, 1 Maestro di Lat<strong>in</strong>ità,<br />

1 Professore di Grammatica, 1 Vicario generale. È da notare, <strong>in</strong>oltre, che tutti provenivano dal<br />

Regno di Sardegna, <strong>in</strong> particolare: 13 dalla Divisione di Cuneo, 8 da quella di Tor<strong>in</strong>o, altrettanti per<br />

quelle di Alessandria e di Novara, 4 da quella di Nizza, 3 dalla Divisione di Genova, uno da Aosta<br />

e, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, uno dalla Sardegna. 489<br />

Gli obiettivi della Società<br />

La Società si proponeva di migliorare l’<strong>istruzione</strong> e l’educazione, e la condizione degli<br />

<strong>in</strong>segnanti 490 . I mezzi per conseguire tali scopi erano: la redazione di un Giornale, le petizioni,<br />

l’organizzazione di Congressi generali annuali, le Adunanze Generali annuali della Società e le<br />

Adunanze settimanali del Comitato centrale della Società. In particolare, <strong>in</strong> queste occasioni si<br />

aprivano discussioni su temi disparati legati al mondo scolastico, tutte poi riportate <strong>in</strong> una sezione<br />

apposita del Giornale da un segretario, e che spesso confluivano nella creazione di proposte di<br />

legge.<br />

La Società si autof<strong>in</strong>anziava con i contributi annuali di sedici lire da parte di ciascun socio; le<br />

spese pr<strong>in</strong>cipali erano per la redazione del Giornale della Società; nel caso i fondi fossero stati<br />

487 Cfr. GSIE, 3, 1851, P. I, Studi critici, Introduzione per l’anno 1851; p. 1.<br />

488 Cfr. GSIE, 3, 1851, P. II, Atti, III Congresso, Alessandria, 14-23. 10. 1851, Apertura del Congresso e<br />

prima adunanza generale; p. 644.<br />

489 Cfr. GSIE, 1, 1849, fasc. 6°-9°, P. II, Atti, “Elenco dei promotori della Società d’Istruzione e<br />

d’Educazione”; p. 119.<br />

490 Cfr. GSIE, 1, 1849, fasc. 3°-5°, P. II, Atti, “Statuto organico della Società per l’<strong>istruzione</strong> ed<br />

educazione”, Art. II; pp. 54.<br />

191


sufficienti, era prevista l’apertura di concorsi per la compilazione di libri di testo e l’istituzione di<br />

una cassa di mutuo soccorso per gli <strong>in</strong>segnanti 491 .<br />

L’organizzazione e i membri della Società<br />

Dopo dieci sedute il Comitato arrivò alla votazione f<strong>in</strong>ale dello Statuto organico, determ<strong>in</strong>ante i<br />

limiti e il f<strong>in</strong>e dell’associazione.<br />

Al nome Comitato fu sostituito quello di Società, essa fu estesa a tutto il Regno e non solo agli<br />

<strong>in</strong>segnanti, ma a tutti coloro che concorrevano alla formazione della gioventù. Fu istituito un<br />

Comitato centrale, con sede a Tor<strong>in</strong>o, formato da tutti i soci che richiedessero di farne parte, vi<br />

potevano <strong>in</strong>tervenire i membri della Società, e manteneva una corrispondenza con i Comitati situati<br />

nelle prov<strong>in</strong>ce 492 . A capo del Comitato centrale vi era la Direzione amm<strong>in</strong>istrativa della Società, i<br />

cui membri erano eletti durante le adunanze generali della Società 493 . La tabella di seguito mostra la<br />

composizione della Direzione nei primi anni; la prima fu eletta dal Comitato centrale, le seguenti<br />

per votazione durante i Congressi generali. Per i personaggi non ancora citati, sono riportati i<br />

luoghi di provenienza (con l’abbreviazione odierna delle Divisioni amm<strong>in</strong>istrative del Regno di<br />

Sardegna, cui i Paesi natali facevano parte tra il 1849 e il 1851) e le professioni che i membri<br />

svolgevano <strong>in</strong> quegli anni. Manca l’anno 1852, poiché nel quarto volume del Giornale sembra non<br />

sia stato riportato l’esito della votazione della Direzione.<br />

Direzione amm<strong>in</strong>istrativa della Società<br />

Ruolo (1.3.1849) 494 (29.10.1849) 495 (8.1.1851) 496 (17.10.1851) 497<br />

Presid<br />

ente<br />

Vice-<br />

Presid<br />

ente<br />

GIOBERTI<br />

V<strong>in</strong>cenzo<br />

RAYNERI<br />

Antonio<br />

RAYNERI Antonio<br />

(VC, Prof. Retorica al<br />

Collegio di Tor<strong>in</strong>o)<br />

BONCOMPAGNI<br />

Carlo<br />

CADORNA Carlo<br />

(NO, avvocato e<br />

deputato)<br />

ALBINI Pietro<br />

(NO, Prof. Univ. di<br />

Pr<strong>in</strong>cipi razionali del<br />

diritto)<br />

CADORNA Carlo<br />

ALBINI Pietro<br />

491 Cfr. GSIE, 1, 1849, fasc. 3°-5°, P. II, Atti, Art. i XVII, XIX-XX; pp. 55-56.<br />

492 Cfr. GSIE, 1, 1849, fasc. 3°-5°, P. II, Atti, Art. i III, XIX; pp. 54, 56.<br />

493 Cfr. GSIE, 1, 1849, fasc. 3°-5°, P. II, Atti, Art. i VII, IX-XI.; p. 54.<br />

494 Cfr. GSIE, 1, 1849, fasc. 3°-5°, P. II, Atti; p. 57.<br />

495 Cfr. GSIE, 1, 1849, fasc. 24°, P. II, Atti, Congresso generale; p. 714.<br />

496 Cfr. GSIE, III, 1851, P. II, Atti, “Nuova direzione amm<strong>in</strong>istrativa”; p. 34.<br />

497 Cfr. GSIE, 3, 1851, P. II, Atti, III, Congresso, Alessandria, Quarta adunanza generale; p.764.<br />

(NO, Prof. Univ. di<br />

Pr<strong>in</strong>cipi razionali del<br />

diritto)<br />

192


Consig<br />

lieri<br />

Segret<br />

ari ed<br />

Econo<br />

mi<br />

BERTI Domenico<br />

(consigliere)<br />

(TO, Prof. Univ.<br />

Metodo)<br />

DE ANDREA<br />

Giovanni<br />

(consigliere)<br />

(Prof. Retorica al<br />

Collegio di<br />

Mondovì)<br />

DANNA<br />

Casimiro<br />

(consigliere)<br />

(TO, Prof. Univ. di<br />

Lettere e <strong>in</strong>segnante<br />

al Liceo)<br />

BERTINI<br />

Giovanni<br />

(segretario)<br />

(TO, Prof. Univ. di<br />

Storia della<br />

Filosofia)<br />

CAPELLINA<br />

Domenico<br />

(segretario)<br />

(VC, Prof. Retorica<br />

al Collegio di<br />

Tor<strong>in</strong>o)<br />

BARBERIS<br />

Giuseppe<br />

BERTI Domenico<br />

(TO, Prof. Univ.<br />

Metodo)<br />

CAPELLINA<br />

Domenico<br />

(VC, Prof. Retorica al<br />

Collegio di Tor<strong>in</strong>o)<br />

DANNA<br />

Casimiro<br />

(TO, Prof. Univ. di<br />

Lettere e <strong>in</strong>segnante al<br />

Liceo)<br />

BARBERIS<br />

Giuseppe<br />

(VC, Prof. Lettere<br />

italiane al Collegio di<br />

Tor<strong>in</strong>o)<br />

SOLA<br />

Carlo<br />

(CN, Professore di<br />

Filosofia)<br />

BACCHIALONI<br />

Carlo<br />

(CN, Professore<br />

assistente alla Scuola di<br />

Metodo)<br />

BONA<br />

Bartolomeo<br />

ELLENA Domenico<br />

(GE, Prefetto)<br />

RE Felice<br />

(consigliere)<br />

(Avvocato, fu censore<br />

univ. per il Magistrato<br />

della Riforma)<br />

TORELLI<br />

Luigi (consigliere)<br />

(Sondrio, Regno<br />

Lombardo-Veneto,<br />

m<strong>in</strong>istro<br />

dell’Agricoltura nel<br />

1848, poi deputato)<br />

BUNIVA<br />

Giuseppe<br />

(consigliere)<br />

(TO, Prof. Univ.<br />

Diritto Civile)<br />

RIGNON<br />

Egidio<br />

(consigliere)<br />

(TO, Dott. Colleg.<br />

Medic<strong>in</strong>a e Chirurgia)<br />

GARGANO<br />

Sebastiano<br />

(economo)<br />

(Prof. Collegioconvitto<br />

Tor<strong>in</strong>o)<br />

CAPRIOLO<br />

V<strong>in</strong>cenzo<br />

(AL, avvocato)<br />

BERTI Domenico<br />

(consigliere)<br />

(TO, Prof. Univ.<br />

Metodo)<br />

BUNIVA<br />

Giuseppe<br />

(TO, Prof. Univ.<br />

Diritto Civile)<br />

BARBERIS<br />

Giuseppe<br />

(VC, Prof. Lettere<br />

italiane al Collegio di<br />

Tor<strong>in</strong>o)<br />

MELEGARI<br />

Amedeo<br />

(Reggio Emilia,<br />

Ducato, avvocato)<br />

RAYNERI Antonio<br />

(TO)<br />

RAYNERI Antonio SCHIAPARELLI<br />

193


Cassie<br />

re<br />

(segretario)<br />

(VC, Prof. Lettere<br />

italiane al Collegio<br />

di Tor<strong>in</strong>o)<br />

CARUTTI<br />

Domenico<br />

(segretario)<br />

(TO, Direttore della<br />

Biblioteca Reale di<br />

Tor<strong>in</strong>o)<br />

BACCHIALONI<br />

Carlo (economo)<br />

(CN, Prof.<br />

assistente alla<br />

Scuola di Metodo)<br />

PARAVIA<br />

Giovanni Battista<br />

(TO, tipografo)<br />

(AT, Prof. Univ.<br />

Grammatica generale e<br />

L<strong>in</strong>gua greca)<br />

BUNIVA<br />

Giuseppe<br />

(TO, Prof. Univ. Diritto<br />

civile)<br />

ALBINI Pietro<br />

(NO, Prof. Univ. di<br />

Pr<strong>in</strong>cipi razionali del<br />

diritto)<br />

PARAVIA Giovanni<br />

Battista<br />

(segretario)<br />

(TO)<br />

BERTI<br />

Domenico<br />

(segretario)<br />

SCHIAPARELLI<br />

Luigi<br />

PARAVIA<br />

Giovanni Battista<br />

(TO, tipografo)<br />

Luigi<br />

GARGANO<br />

Sebastiano<br />

(Prof. Collegioconvitto<br />

Tor<strong>in</strong>o)<br />

RE<br />

Felice<br />

(Avvocato, fu censore<br />

univ. per il Magistrato<br />

della Riforma)<br />

PARAVIA<br />

Giovanni Battista<br />

(TO, tipografo)<br />

Osserviamo come quasi tutti i membri della Direzione della Società fossero professori (perlopiù<br />

universitari) e avvocati; i quali aumentarono di numero negli ultimi anni. Ricordiamo, <strong>in</strong>oltre, che<br />

da una prima elezione per la presidenza emerse il nome di Carlo Ignazio Giulio, il quale però<br />

r<strong>in</strong>unciò all’<strong>in</strong>carico e fu così nom<strong>in</strong>ato Presidente onorario 498 . Al suo posto fu eletto V<strong>in</strong>cenzo<br />

Gioberti, che da un anno aveva term<strong>in</strong>ato il suo mandato come Presidente del Consiglio dei m<strong>in</strong>istri<br />

del Regno di Sardegna (dal 16 dicembre 1848 al 21 febbraio 1849).<br />

L’appoggio del governo fu evidente f<strong>in</strong> dal giorno dell’<strong>in</strong>augurazione, alla quale partecipò<br />

l’allora M<strong>in</strong>istro della Pubblica Istruzione, Carlo Cadorna, il quale espresse la sua profonda stima e<br />

ammirazione verso l’<strong>in</strong>iziativa.<br />

Divisione del Comitato centrale<br />

Durante le tornate tra il 15 marzo e il 12 aprile 1849 del Comitato centrale si decise che fosse<br />

diviso <strong>in</strong> quattro Commissioni: per l’<strong>istruzione</strong> elementare, secondaria, professionale e<br />

universitaria. Ognuna di esse aveva il compito di eseguire accurate <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i su tutto ciò che<br />

498 Cfr. GSIE, 1, 1849, fasc. 3°-5°, Introduzione: “Relazione degli atti e dei dibattimenti costitutivi della<br />

società; cit., p. 19.<br />

194


atteneva al suo ramo d’<strong>istruzione</strong>, rilevarne i pregi, i difetti, proporre miglioramenti parziali o<br />

generali 499 . Di seguito la Tabella riporta le nom<strong>in</strong>e delle diverse Commissioni per il primo anno.<br />

Commissione per l’Istruzione Universitaria 500<br />

Presidente GIULIO Carlo Ignazio Professore di Meccanica (Università di Tor<strong>in</strong>o).<br />

Vice-<br />

Presidente<br />

Segretari<br />

Membri<br />

della<br />

Giunta<br />

Presidente<br />

Vice-<br />

Presidente<br />

RE Felice Avvocato, (fu censore <strong>in</strong>tendente dell’Università di<br />

Tor<strong>in</strong>o per il Magistrato della Riforma).<br />

BONA Bartolomeo Professore di Grammatica generale e greca (Università<br />

di Tor<strong>in</strong>o).<br />

PATERI Filiberto Professore di Diritto (Università di Tor<strong>in</strong>o).<br />

ALBINI Pietro (Legge)<br />

BANAUDI Casimiro (Teologia)<br />

BARICCO Pietro (Teologia)<br />

BONA Bartolomeo (Lettere)<br />

BUNIVA Giuseppe (Legge)<br />

CORTE Pietro (Filosofia)<br />

DELPONTE Giovanni Battista (Medic<strong>in</strong>a)<br />

DEMARIA Carlo (Medic<strong>in</strong>a)<br />

GIROLA Lorenzo (Medic<strong>in</strong>a)<br />

POLLONE Ignazio (Scienze fisiche e<br />

matematiche)<br />

Commissione per l’Istruzione Secondaria<br />

Professori e Dottori collegiati<br />

riuniti <strong>in</strong> una delle Giunte create<br />

dalla Commissione per preparare<br />

un progetto di riforma delle leggi<br />

generali dell’Università<br />

BONA Bartolomeo Professore di Grammatica generale e greca<br />

(Università di Tor<strong>in</strong>o).<br />

CAPELLINA Domenico Professore di Retorica (Collegio di Tor<strong>in</strong>o).<br />

499 Cfr. GSIE, 1, 1849, fasc. 1°-2°, P. II, Atti, Sez. “Deliberazione del Comitato”, <strong>in</strong> “Breve rendiconto delle<br />

tornate del Comitato centrale”, Tor<strong>in</strong>o, 15, 17, 22. 3.1850 e 12.4.1849; p. 107.<br />

500 Cfr. GSIE, 1, 1849, fasc. 1°-2°, P. II, Atti, “Lavori delle Commissioni”; p. 108.<br />

195


Segretari<br />

BARBERIS Giuseppe Professore di Lettere italiane (Collegio di Tor<strong>in</strong>o).<br />

BACCHIALONI Carlo Professore assistente di Scuole di Metodo.<br />

Commissione per l’Istruzione Primaria<br />

Presidente FAVA Angelo Ispettore delle Scuole elementari.<br />

Vice-<br />

Presidente<br />

Segretari<br />

PASERO Giovanni Professore.<br />

RICHETTI Carlo<br />

Emanuele<br />

BUSCAGLIONI Professore.<br />

Professore di Grammatica lat<strong>in</strong>a.<br />

Commissione per l’Istruzione Professionale<br />

Presidente BERTI Domenico Professore di Metodo (Università di Tor<strong>in</strong>o).<br />

Il Giornale della Società d’Istruzione e di Educazione<br />

L’articolo XIII dello Statuto organico prevedeva che la Società disponesse di un giornale,<br />

diretto da una Giunta, eletta all’<strong>in</strong>terno del Comitato centrale, e dest<strong>in</strong>ato esclusivamente<br />

all’<strong>istruzione</strong> e all’educazione.<br />

Il Giornale usciva ogni qu<strong>in</strong>dici giorni, dal gennaio 1850 al gennaio del 1852, <strong>in</strong> fascicoli di due<br />

fogli e con la copert<strong>in</strong>a. 501 Dal gennaio 1852 al dicembre 1852 uscì alla f<strong>in</strong>e di ogni mese, non più<br />

<strong>in</strong> fascicoli, ma <strong>in</strong> quattro fogli. 502 Alla f<strong>in</strong>e dell’anno erano pubblicati volumi contenenti tutti i<br />

fascicoli, con <strong>in</strong>dici generali. Ogni socio riceveva una copia del Giornale e aveva il diritto di<br />

scrivere articoli, anche se l’approvazione f<strong>in</strong>ale spettava alla Giunta 503 . La Società si faceva<br />

<strong>in</strong>teramente carico delle spese, grazie al versamento annuo del contributo dei soci.<br />

La Direzione amm<strong>in</strong>istrativa, nell’adunanza del 21 novembre 1852, constatate le difficoltà nel<br />

seguire <strong>in</strong> modo ampio e approfondito tanti temi legati a più rami dell’<strong>istruzione</strong>, decise di sc<strong>in</strong>dere<br />

501 Cfr. GSIE, 1, 1849, P. II, fasc. 6°-9°, Atti, “Regolamento per la Giunta direttrice del Giornale”; p. 109.<br />

502 Cfr. GSIE, 4, 1852, P. III, Atti, Direzione amm<strong>in</strong>istrativa, “Riforma del Giornale”; p. 51.<br />

503 Cfr. GSIE, 1, 1849, fasc. 3°-5°, P. II, Atti, “Statuto organico della Società”, Art. i XIII, XVI; p. 55.<br />

196


il Giornale <strong>in</strong> due periodici settimanali dist<strong>in</strong>ti: “La Rivista delle Università e dei Collegi” (1852-<br />

1854), dedicato all’<strong>istruzione</strong> secondaria e universitaria, e “L’Istitutore” (Paravia, 1852-1894), per<br />

l’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> e primaria 504 . Quest’ultimo era uscito prima ancora della divisione def<strong>in</strong>itiva<br />

(14 agosto 1852), sotto la direzione di Domenico Berti, ebbe maggior successo del primo, e<br />

proseguì seguendo il percorso <strong>in</strong>trapreso nel Giornale della Società, occupandosi della difesa della<br />

libertà scolastica e didattica, e aprendo il dialogo verso una nuova concezione di pedagogia. Il<br />

successo della rivista si deve anche alla pubblicazione dei resoconti della Società di mutuo<br />

soccorso fra gl’<strong>in</strong>segnanti, comprendente esempi metodologici e didattici di notevole giovamento<br />

ai maestri.<br />

Suddivisione del Giornale<br />

Per i primi tre anni il Giornale era diviso nelle seguenti quattro parti (a meno di piccole<br />

variazioni dei titoli):<br />

PARTE 1° - “Studi critici, scientifici, letterari, statistici relativi all’<strong>istruzione</strong> e all’educazione”<br />

Argomenti: si tratta di articoli scritti dai professori delle diverse sezioni della<br />

Società, <strong>in</strong> cui erano riportate osservazioni, sollevati problemi e critiche<br />

sull’organizzazione dell’<strong>in</strong>segnamento e sui libri di testo, venivano proposti<br />

programmi per specifici corsi, descritti metodi didattici sperimentati; erano <strong>in</strong>oltre<br />

presenti articoli che riportavano cenni storici su particolari scuole e riord<strong>in</strong>i<br />

legislativi.<br />

Suddivisione: se nel primo volume, del 1849, questa sezione conteneva articoli di<br />

ogni ramo dell’<strong>istruzione</strong>, nel 1850 fu divisa <strong>in</strong> “<strong>istruzione</strong> universitaria”,<br />

“secondaria”, “primaria” e “generale”, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, nel 1851 la suddivisione si mantenne<br />

<strong>in</strong>variata ad eccezione dell’”<strong>istruzione</strong> universitaria” che non comparve più.<br />

PARTE 2° - “Atti della Società”<br />

Argomenti: <strong>in</strong> ogni volume erano <strong>in</strong>seriti i rendiconti delle tornate settimanali del<br />

Comitato centrale, i riassunti dei lavori delle Commissioni nelle adunanze generali, e<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, era sempre dedicata una corposa parte per i rendiconti delle tornate di ogni<br />

sezione del Congresso generale annuale.<br />

Suddivisione: nel primo anno la sezione conteneva anche lo Statuto organico, la lista<br />

dei membri degli organi direttori, e i Regolamenti della Giunta direttrice del<br />

Giornale e del Comitato centrale.<br />

504 Cfr. GSIE, 4, 1852, P. III, Atti, Direzione amm<strong>in</strong>istrativa, adunanze del 21-25-29.11.1852 e 7-13-12.1852;<br />

pp. 752-754.<br />

197


Nel 1850, con l’ampliamento della Società, gli argomenti furono suddivisi <strong>in</strong><br />

funzione dei diversi comitati: “Comitato centrale”, “Comitato di Genova”, “Comitati<br />

Prov<strong>in</strong>ciali” e “Secondo Congresso generale”. Mentre nel 1851 la ripartizione era<br />

fatta <strong>in</strong> funzione degli organi amm<strong>in</strong>istrativi: “Comitato centrale”, “Direzione<br />

Amm<strong>in</strong>istrativa”, e “Terzo Congresso generale tenutosi <strong>in</strong> Alessandria”.<br />

PARTE 3° - “Atti ufficiali delle Università” (o “della Pubblica Istruzione” nel 1851)<br />

Argomenti: si tratta della raccolta di tutte le Circolari m<strong>in</strong>isteriali, i Decreti e i<br />

Progetti di legge, le nom<strong>in</strong>e e le promozioni al M<strong>in</strong>istero della Pubblica Istruzione o<br />

all’Università di Tor<strong>in</strong>o e Genova; <strong>in</strong> generale ogni provvedimento preso dal<br />

governo <strong>in</strong> ambito scolastico. In più era sempre presente una piccola parte dedicata<br />

alla descrizione di leggi e ord<strong>in</strong>amenti scolastici <strong>in</strong> alcuni paesi esteri (Francia,<br />

Prussia e Russia).<br />

Suddivisione: <strong>in</strong> ogni volume si mantenne <strong>in</strong>variata la suddivisione nelle sezioni<br />

“Interno” ed “Estero”; nel 1852 fu aggiunto alla sezione “Interno” il titolo “Leggi,<br />

Decreti, Regolamenti, Circolari, Istruzioni, Notificazioni e provvedimenti, nom<strong>in</strong>e e<br />

promozioni”, che nel 1852, al posto di “nom<strong>in</strong>e e promozioni” term<strong>in</strong>ava con<br />

“provvedimenti diversi”.<br />

PARTE 4° - “Miscellanea, Bibliografia e Corrispondenza” (nel 1851 fu <strong>in</strong>vertito l’ord<strong>in</strong>e di<br />

“Miscellanea” e “Corrispondenza”).<br />

Argomenti: nella parte “Miscellanea” erano raccolti documenti di diverso tipo,<br />

riguardanti, per esempio, i programmi per scuole <strong>in</strong>fantili, avvisi di concorsi, lettere<br />

di professori con osservazioni sull’<strong>in</strong>segnamento, etc. Nella “Bibliografia” erano<br />

<strong>in</strong>dicati i libri pubblicati di recente.<br />

Per quanto riguarda la “Corrispondenza” era riportata quella che viene <strong>in</strong> ogni<br />

volume denom<strong>in</strong>ata “Cronichetta dell’<strong>istruzione</strong> e dell’educazione”, contenente i<br />

fatti più rilevanti accaduti nei 2-3 mesi precedenti la pubblicazione di ciascun<br />

fascicolo, comprendente anche il necrologio di professori e uom<strong>in</strong>i autorevoli<br />

(ricordiamo quella del professore di Geometria all’Università di Tor<strong>in</strong>o, Antonio<br />

Marta). 505<br />

Suddivisione: nei tre volumi si mantenne la rigida struttura preannunciata dal titolo<br />

della sezione.<br />

505 Cfr. GSIE, 3, 1851, fasc. 17°, P. IV, “Antonio Marta”; p. 516.<br />

198


Nel dicembre del 1851 la Direzione amm<strong>in</strong>istrativa stabilì che il Giornale dell’anno successivo<br />

avrebbe dovuto modificare le sezioni nel modo seguente:<br />

PARTE 1° - “Storia dello stato e dei progressi dell’<strong>istruzione</strong> universitaria, secondaria, primaria<br />

e <strong>tecnica</strong>, nell’<strong>in</strong>terno ed all’estero” (16 pp.)<br />

Comprendeva dati, statistiche e organizzazione di specifiche scuole, descrizioni di<br />

riforme scolastiche, ma anche articoli storici (“Il colpo di Stato Napoleonico nella<br />

pubblica <strong>istruzione</strong>”, 506 “La crisi m<strong>in</strong>isteriale” 507 ). Se negli anni precedenti la parte<br />

sulle scuole all’estero era molto breve, nel 1852 essa è decisamente più ampia,<br />

superando <strong>in</strong> numero gli articoli riguardanti le scuole nazionali.<br />

PARTE 2° - “Lavori teorici e pratici sui quattro rami dell’<strong>istruzione</strong> pubblica, e specialmente<br />

sulla primaria” (32 pp.)<br />

Nella sezione erano presenti articoli di diversi professori (P. Alb<strong>in</strong>i, C. Danna, D.<br />

Capell<strong>in</strong>a, G. Peyretti, C.E. Richetti,…), <strong>in</strong> cui si facevano alcune osservazioni su<br />

progetti di riord<strong>in</strong>amento, sui metodi d’<strong>in</strong>segnamento, sui modi per migliorare la<br />

condizione degli <strong>in</strong>segnanti e sui libri di testo. Era, <strong>in</strong>oltre, dedicata una parte<br />

piuttosto ampia alla scuola elementare, <strong>in</strong> cui erano proposte alcune lezioni ed<br />

esercizi (con soluzione) di diverse materie (nomenclatura geometrica, 508 di<br />

geografia 509 , esercizi di Aritmetica 510 , ecc.)<br />

PARTE 3° - “Sunto degli atti della Società e dei Comitati” (10 pp.)<br />

Questa sezione era analoga agli anni precedenti, ampliata tenendo conto delle<br />

adunanze dei nuovi Comitati istituiti nelle prov<strong>in</strong>ce. La suddivisione era la seguente:<br />

“Direzione amm<strong>in</strong>istrativa”, “Comitato centrale”, “Comitato d’Asti”, “Comitato di<br />

Novi”, “Comitato di Mortara”, “Comitato di Alessandria”, e, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, “V Congresso<br />

della Società”.<br />

PARTE 4° - “Annunzi e sunti degli atti ufficiali: Notizie <strong>in</strong>terne: Bibliografia” (6 pp.)<br />

Questa sezione riuniva le parti 3° e 4° delle edizioni precedenti del Giornale; era,<br />

pertanto, ricca di documenti, divisi <strong>in</strong>: “Decreti Reali”, contenente Decreti e<br />

Regolamenti per Collegi e Università (come il Regolamento provvisorio per la<br />

506<br />

Cfr. GSIE, 4, 1852, P. I; “Il colpo di Stato Napoleonico nella pubblica <strong>istruzione</strong>”; pp. 136-137.<br />

507<br />

Cfr. GSIE, 4, 1852, P. I, “La crisi m<strong>in</strong>isteriale”; pp. 137-138.<br />

508<br />

Cfr. GSIE, 4, 1852, P. II, Lezioni di nomenclatura geometrica, nei diversi fascicoli, sono riportate le<br />

lezioni: XI (l<strong>in</strong>ea retta e curva, superficie piana e curva; p. 109), XII (L<strong>in</strong>ee rette parallele convergenti,<br />

divergenti, angoli, modo di leggere il punto, le l<strong>in</strong>ee, gli angoli; p. 164), XIII (Rette perpendicolari, oblique,<br />

verticali, orizzontali, angoli, ecc.; p. 232), ecc.<br />

509<br />

Cfr. GSIE, 4, 1852, P. II, Lezioni di Geografia, “la terra, gli oceani e i cont<strong>in</strong>enti: l’atmosfera o le<br />

plaghe”; p. 296.<br />

510<br />

Cfr. GSIE, 4, 1852, P. II, Esercizi di Aritmetica, “quesito s’un trasporto di marmo”; p. 50.<br />

199


Facoltà di scienze fisiche e matematiche nella R. Università di Tor<strong>in</strong>o 511 );<br />

“Istruzioni, circolari, avvisi”, perlopiù per le notifiche di concorsi; e “Notizie e<br />

bibliografia” (contenente anche una memoria storica sulla costituzione<br />

dell’Università di Tor<strong>in</strong>o dalla sua fondazione al 1848). 512<br />

Membri della Giunta direttrice del Giornale<br />

Il Regolamento della Giunta prevedeva che degli undici membri, con nom<strong>in</strong>a semestrale, c<strong>in</strong>que<br />

fossero designati per le c<strong>in</strong>que facoltà pr<strong>in</strong>cipali dell’Università: Teologia, Medic<strong>in</strong>a e Chirurgia,<br />

Giurisprudenza, Scienze fisiche e matematiche e Lettere. I restanti dovevano provenire<br />

dall’ambiente delle scuole secondarie e primarie. Di seguito è riportata una Tabella che mostra i<br />

vari componenti della Giunta nei diversi anni di vita del Giornale. Come si può vedere, nel 1851 si<br />

optò per una ripartizione nelle due sezioni: “universitaria” (con un membro per ogni facoltà), e<br />

“secondaria e primaria” (riunite). Nel 1852 si assiste a un’ulteriore suddivisione, derivante dalle<br />

nuove ripartizioni decise per il Giornale, che prevedevano dei Compilatori speciali assegnati per<br />

ciascuna sezione (1 per la prima parte, 4 per la seconda, 1 per la terza e quarta). 513<br />

Giunta direttrice della Società<br />

Ruolo (1.3.1849) 514 (8.1.1851) 515 (17.12.1851) 516<br />

Presidente RAYNERI Antonio CADORNA Carlo CADORNA Carlo<br />

Membri<br />

sezione<br />

univers.<br />

BARONE Francesco<br />

(Prof. Univ. Teologia)<br />

ALBINI Pietro<br />

(NO, Prof. Univ. di<br />

Pr<strong>in</strong>cipi razionali del<br />

diritto)<br />

BERRUTI Secondo<br />

Giovanni<br />

BARONE Francesco<br />

RE Felice<br />

DEMARIA Carlo<br />

ALBINI Pietro<br />

(per P. II del Giornale,<br />

<strong>istruzione</strong> universitaria)<br />

511<br />

Cfr. GSIE, 4, 1852, P. IV, Decreti Reali, “Regolamento provvisorio per la Facoltà di scienze fisiche e<br />

matematiche nella R. Università di Tor<strong>in</strong>o”; p. 128.<br />

512<br />

Cfr. GSIE, 4, 1852, P. IV, Notizie e bibliografia, “Della costituzione dell’Università di Tor<strong>in</strong>o dalla sua<br />

fondazione s<strong>in</strong>o all’anno 1848”; p. 447.<br />

513<br />

Cfr. GSIE, IV, 1852, P. III, Direzione amm<strong>in</strong>istrativa; p. 52.<br />

514<br />

Cfr. GSIE, 1, 1849, fasc. 3°-5°, P. II, Atti; p. 58.<br />

515<br />

Cfr. GSIE, III, 1851, P. II, Atti, “Nuova direzione amm<strong>in</strong>istrativa”; p. 36.<br />

516<br />

Cfr. GSIE, IV, 1852, P. III, Direzione amm<strong>in</strong>istrativa; p. 52.<br />

200


Membri<br />

sezione<br />

secondaria<br />

e primaria<br />

(AT, Prof. Univ.<br />

Fisiologia)<br />

POLLONE Ignazio<br />

(TO, Prof. Univ. Matem.)<br />

BONA Bartolomeo<br />

(AT, Prof. Univ.<br />

Grammatica generale e<br />

L<strong>in</strong>gua greca)<br />

MURATORI<br />

Francesco<br />

(CN, Prof. Univ.<br />

Retorica)<br />

BERTI Domenico<br />

(TO, Prof. Univ. Metodo)<br />

SONZA Giuseppe<br />

(Prof. Retorica)<br />

Redattore CALDERA Pietro<br />

(Prof. Retorica)<br />

Cassiere PARAVIA Giovanni<br />

Battista<br />

(Dottore colleg. Univ. Tor<strong>in</strong>o)<br />

SISMONDA Eugenio<br />

(CN, Prof. Univ. M<strong>in</strong>eralogia)<br />

CAPELLINA Domenico<br />

(NO, Prof. Retorica Collegio To)<br />

BARBERIS Giuseppe<br />

(VC, Prof. Lettere italiane al<br />

Collegio di Tor<strong>in</strong>o)<br />

BACCHIALONI Carlo<br />

(CN, Prof. assistente alla Scuola<br />

di Metodo)<br />

GARGANO Sebastiano<br />

(Prof. Collegio-convitto Tor<strong>in</strong>o)<br />

MURATORI Francesco<br />

BERTI Domenico<br />

(TO, Prof. Univ. Metodo)<br />

CALDERA Pietro<br />

PARAVIA Giovanni Battista<br />

BARBERIS Giuseppe<br />

(per P. II Giornale,<br />

<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong>)<br />

RAYNERI Giovanni<br />

Antonio<br />

(per P. II Giornale,<br />

<strong>istruzione</strong> primaria)<br />

CAPELLINA Domenico<br />

(per P. II Giornale,<br />

<strong>istruzione</strong> secondaria)<br />

CALDERA Pietro<br />

(per P. III, IV Giornale)<br />

PARAVIA Giovanni<br />

Battista<br />

201


(TO, Tipografo)<br />

Per la Giunta direttrice si osserva una predom<strong>in</strong>anza di professori universitari, anche per le<br />

sezioni dell’<strong>istruzione</strong> secondaria e primaria, tutti provenienti Regno di Sardegna.<br />

I Congressi generali<br />

I Congressi generali erano organizzati dal Comitato centrale della Società annualmente, nel<br />

mese di ottobre, ogni volta presso una città diversa. La caratteristica che accomunava i Congressi<br />

fu la partecipazione di autorevoli professori universitari, di alte cariche dello Stato, d’<strong>in</strong>segnanti e<br />

maestri di ogni ramo dell’<strong>istruzione</strong>; e un ampio co<strong>in</strong>volgimento della popolazione locale.<br />

I Congresso, Tor<strong>in</strong>o (26-30 ottobre 1849):<br />

Partecipanti: l’<strong>in</strong>vito fu mandato non solo ai membri della Società, ma anche alle maggiori<br />

cariche del governo (Senatori, Deputati, Membri delle Accademie delle Scienze, di<br />

Medic<strong>in</strong>a e Chirurgia, a professori e Dottori collegiati delle Università, a Professori<br />

dell’Accademia militare). Il M<strong>in</strong>istro della Pubblica Istruzione Cristoforo Mameli accettò<br />

l’<strong>in</strong>vito e concesse le sale dell’Università di Tor<strong>in</strong>o per le adunanze generali (teatro di<br />

fisica) e per le Commissioni (due scuole del piano superiore e due al pianterreno). 517<br />

Parteciparono 186 membri sugli oltre 800 soci (lo scarso numero era dovuto perlopiù a<br />

motivi di lavoro degli <strong>in</strong>segnanti). Tra i soci e gli <strong>in</strong>vitati, il numero dei partecipanti arrivò<br />

a 266. La tabella seguente mostra le professioni dei partecipanti, e, per alcune, quanti di<br />

loro erano soci.<br />

I Congresso generale, Tor<strong>in</strong>o, 1849 518<br />

Professione Partecipanti Soci<br />

Accademici, Professori Univ., Scuole secondarie 150 113<br />

Deputati 36 16<br />

Maestri, professori elementari 23<br />

Ispettori 16<br />

Senatori 14 4<br />

Medici, Avvocati e impiegati 10<br />

Professori e dotti stranieri 9<br />

Provveditori regi o locali 5<br />

M<strong>in</strong>istri 5<br />

517 Cfr. GSIE, 1, 1849, fasc. 24°, P. II, Atti, I Congresso, Tor<strong>in</strong>o, 26-30- 10- 1849; p. 610.<br />

518 Cfr. Ibidem; p. 611.<br />

202


È da notare che 79 erano sacerdoti e 191 laici; <strong>in</strong>oltre, tra gli uditori alle adunanze si<br />

contavano circa 500 persone, tra colti e signore.<br />

Era prevista un’iscrizione speciale a una delle quattro sezioni <strong>in</strong> cui di divideva il<br />

Congresso; la suddivisione dei partecipanti fu la seguente: 69 per l’università, 77 per la<br />

secondaria, 60 per la primaria, 37 per la <strong>tecnica</strong>; 23 nomi non avevano iscrizione<br />

speciale 519 .<br />

Presidenza delle Commissioni – 1849<br />

Presidenza Commissioni I Congresso generale, Tor<strong>in</strong>o, 1849 520<br />

Commissione Universitaria Secondaria Primaria Tecnica<br />

Presidente<br />

Vice-<br />

Presidente<br />

BOTTO<br />

Giuseppe<br />

(GE, Prof. Univ.<br />

Fisica)<br />

BUFFA<br />

Domenico<br />

(AL,deputato)<br />

BUNIVA<br />

Giuseppe<br />

(TO, Prof. Univ.<br />

Diritto Civile)<br />

CAPELLINA<br />

Domenico<br />

(NO, Prof.<br />

Retorica Collegio<br />

To)<br />

TECCHIO<br />

Sebastiano<br />

(Vicenza, R.<br />

Lombardo-Veneto,<br />

magistrato)<br />

GARELLI<br />

V<strong>in</strong>cenzo<br />

(CN, Prof.<br />

Filosofia Collegio<br />

nazion. Genova)<br />

RAYNERI<br />

Antonio<br />

(TO)<br />

PAOLI<br />

Francesco<br />

(Maestro<br />

elementare)<br />

VERGA<br />

Luigi<br />

Le pr<strong>in</strong>cipali discussioni affrontate per le diverse sezioni furono:<br />

Sezione Istruzione <strong>tecnica</strong><br />

(NO, avvocato)<br />

LANZA<br />

Giovanni<br />

(TO, deputato)<br />

BERTI<br />

Domenico<br />

(TO, Prof. Univ.<br />

Metodo)<br />

SCARABELLI<br />

Luciano<br />

(Piacenza, R.<br />

Lombardo-Veneto,<br />

scrittore e storico)<br />

Progetto di legge di D. Berti per l’istituzione di una Commissione editrice di opere di<br />

pedagogia 521 . Essa avrebbe avuto il compito di pubblicare una biblioteca rivolta ai “padri<br />

519<br />

Cfr. Ibidem; pp. 611-612.<br />

520<br />

Cfr. GSIE, 1, 1849, P. II, Atti, I Congresso, Tor<strong>in</strong>o, 26-30. 10. 1849, Convocamento e apertura del<br />

Congresso; p. 634.<br />

521<br />

Cfr. GSIE, 1, 1849, fasc. 24, P. II, Atti, I Congresso, Tor<strong>in</strong>o, Sez. Istr. Tecn., tornata II, 27.10.1849; pp.<br />

635-644.<br />

203


di famiglia”, 522 agli artigiani, agricoltori e maestri, ossia libri per i Collegi nazionali, per<br />

l’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> e professionale, e di educazione “domestica e sociale”. 523<br />

La libreria metodica per l’<strong>istruzione</strong> ed educazione gratuita del popolo fu poi fondata nel<br />

1853 da Domenico Berti, Terenzio Mamiani e Pasquale Stanislao Manc<strong>in</strong>i. La Società<br />

deliberò durante il IV Congresso (Asti, 1852) che avrebbe contribuito a promuovere tale<br />

<strong>in</strong>iziativa 524 .<br />

Sezione Istruzione primaria<br />

Proposta della deputazione genovese di mandare una petizione per ottenere una legge che<br />

rendesse obbligatoria una parte dell’<strong>istruzione</strong> primaria “per l’esercizio dei diritti”, 525 con<br />

sanzione consistente nella perdita dei diritti civili. La proposta fu fortemente sostenuta da<br />

Cadorna e adottata nell’adunanza generale solo per l’obbligatorietà, non per le<br />

sanzioni 526 .<br />

Sezione Istruzione secondaria<br />

Proposta di una legge per l’ord<strong>in</strong>amento dell’<strong>istruzione</strong> secondaria, da esam<strong>in</strong>arsi alla<br />

Camera dei Deputati “con urgenza”, sostenuta dal professor G. Barberis, e per cui fu<br />

nom<strong>in</strong>ata una Commissione formata da Boncompagni, D. Berti e G. Barberis 527 . Il<br />

professor Ber<strong>in</strong>i, membro del Consiglio superiore, presentò il progetto di legge al<br />

m<strong>in</strong>istero 528 .<br />

Fu approvata la questione della prevalenza degli studi classici nell’<strong>istruzione</strong> secondaria,<br />

nonostante la vivace discussione che vedeva contrari il professor D. Berti e il deputato<br />

Buffa 529 .<br />

Sezione Istruzione universitaria<br />

Progetto di riorganizzazione del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione proposto<br />

dal professor Bona, che prevedeva che fosse composto unicamente da professori<br />

universitari, provenienti dalle diverse Facoltà 530 .<br />

522 GSIE, 1, 1849, fasc. 24, P. II, Atti, I Congresso, Tor<strong>in</strong>o, Sez. Istr. Tecn., 1849; cit., p. 637.<br />

523 GSIE, 1, 1849, fasc. 24, P. II, Atti, I Congresso, Tor<strong>in</strong>o, Sez. Istr. Tecn.,1849; cit., p. 642.<br />

524 Cfr. GSIE, 4, 1852, P. III, Atti, IV Congresso, Asti, VIII adunanza generale, 27.10.1852; p. 667.<br />

525 GSIE, 1, 1849, fasc. 24, P. II, Atti, I Congresso, Tor<strong>in</strong>o, Sez. Istr. Prim., 1849; cit., p. 654.<br />

526 GSIE, 1, 1849, fasc. 24, P. II, Atti, I Congresso, Tor<strong>in</strong>o, Sez. Istr. Prim., 1849; cit., p. 705.<br />

527 Cfr. GSIE, 1, 1849, fasc. 24, P. II, Atti, I Congresso, Tor<strong>in</strong>o, Sez. Istr. Sec., 1849; p. 665.<br />

528 Cfr., GSIE, 1, 1849, fasc. 24, P. II, Atti, I Congresso, Tor<strong>in</strong>o, 6° adunanza generale; p. 724.<br />

529 Cfr. GSIE, 1, 1849, P. II, Atti, I Congresso, Tor<strong>in</strong>o, Sez. Istr. Sec.; p. 667.<br />

530 Cfr. GSIE, 1, 1849, fasc. 24, P. II, Atti, I Congresso, Tor<strong>in</strong>o, Sez. Istr. Univ., 1849; p. 686.<br />

204


II Congresso, Genova (20-24 ottobre 1850)<br />

Partecipanti: nel Giornale non fu riportato il numero preciso di partecipanti, si disse che<br />

furono <strong>in</strong> numero <strong>in</strong>feriore rispetto al precedente Congresso, specie per le personalità più<br />

autorevoli. 531<br />

Presidenza delle Commissioni – 1850<br />

Presidenza Commissioni II Congresso generale, Genova, 1850 532<br />

Commissione Universitaria Secondaria Primaria Tecnica<br />

Presidente<br />

Vice-<br />

Presidente<br />

MAMIANI<br />

Terenzio<br />

(GE, Prof. Univ.<br />

Fisica)<br />

TORRE<br />

Pietro<br />

(Professore)<br />

COSTA<br />

Ettore<br />

(GE, Medico)<br />

CAPELLINA<br />

Domenico<br />

(NO, Prof. Retorica<br />

Collegio To)<br />

ISNARDI<br />

Lorenzo<br />

(GE, Preside Collegio<br />

nazionale di Genova)<br />

GARELLI<br />

V<strong>in</strong>cenzo<br />

(CN, Prof. Filosofia<br />

Collegio nazion.<br />

Genova)<br />

RAYNERI<br />

Antonio<br />

(TO)<br />

BOSELLI<br />

Luigi<br />

(GE,<br />

direttore<br />

Istituto per<br />

sordo-muti)<br />

SCAVIA<br />

Giovanni<br />

(AL, Prof.<br />

Scuola di<br />

Metodo)<br />

FAGNANI<br />

Epifanio<br />

(Pavia, R. Lombardo-<br />

Veneto, <strong>in</strong>gegnere)<br />

LANZA<br />

V<strong>in</strong>cenzo<br />

(Foggia, deputato e<br />

medico)<br />

CONFORTI<br />

Raffaele<br />

(Salerno, R. delle due<br />

Sicilie, per cui fu<br />

m<strong>in</strong>istro dell’Interno<br />

(1848), avvocato e<br />

deputato a Genova e<br />

Tor<strong>in</strong>o)<br />

La discussione più rilevante durante il Congresso fu all’<strong>in</strong>terno della Commissione per<br />

l’Istruzione <strong>tecnica</strong>.<br />

Sezione Istruzione <strong>tecnica</strong><br />

L’approvazione di una petizione al governo perché si occupasse di diffondere e sviluppare<br />

l’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong>, creando stabilimenti per l’<strong>istruzione</strong> secondaria nel maggior numero<br />

possibile di città e prov<strong>in</strong>ce; ed “organizzando <strong>in</strong>oltre un istituto politecnico dove possa<br />

aversi l’alto <strong>in</strong>segnamento <strong>in</strong>dustriale”. 533 La proposta fu approvata con vasto consenso<br />

531 Cfr. GSIE, 2, 1850, P. II, Atti, II Congresso, Genova, Convocamento e apertura del Congresso; p. 585.<br />

532 Cfr. GSIE, 2, 1850, P. II, Atti, II Congresso, Genova, Convocamento e apertura del Congresso; p. 606.<br />

533 GSIE, 2, 1850, P. II, Atti, II Congresso, Genova, 20-24. 10. 1850, IV adunanza generale; cit., p. 692.<br />

205


del Congresso; uno degli <strong>in</strong>terventi più <strong>in</strong>cisivi a riguardo fu quello del giornalista,<br />

economista e politico genovese Gerolamo Boccardo (1829-1904). Egli sosteneva la<br />

necessità dell’estensione dell’<strong>in</strong>segnamento tecnico alla scuola secondaria, e riteneva che<br />

“la sostituzione della scienza utile al più gran numero dei cittad<strong>in</strong>i alla scienza<br />

fatalmente monopolizzata da pochi” fosse “forse una delle rivoluzioni <strong>in</strong>tellettuali più<br />

notevoli della civiltà moderna”. 534<br />

III Congresso, Alessandria (14-23 ottobre 1851)<br />

Partecipanti: il Congresso ebbe maggior successo del precedente, sia per il numero di<br />

partecipanti (210 membri effettivi, di cui 155 erano soci, e ben 500 uditori), 535 sia per la<br />

varietà degli argomenti trattati. Ciò può essere dovuto alla grande attenzione della città per<br />

il Congresso; furono, <strong>in</strong>fatti, stanziati fondi per l’organizzazione dell’evento, comprendente<br />

anche <strong>in</strong>trattenimenti vari durante le pause (la banda musicale, il tiro al bersaglio,<br />

l’illum<strong>in</strong>azione del teatro del municipio, la collocazione di una lapide marmorea a ricordo<br />

del Congresso). 536<br />

III Congresso generale, Alessandria, 1851 537<br />

Professione Numero partecipanti<br />

Maestri elementari 68<br />

Professori 51<br />

Avvocati 25<br />

Impiegati 14<br />

Titoli vari 13<br />

Stranieri (di nascita) 11<br />

Medici 8<br />

Consiglieri municipali e divisionali 7<br />

Provveditori locali e prov<strong>in</strong>ciali 6<br />

Deputati 5<br />

Ispettori prov<strong>in</strong>ciali 5<br />

Ingegneri 4<br />

Ufficiali superiori 3<br />

Causidici e notai 3<br />

Tra tutti i membri: 68 erano sacerdoti, 142 laici. Fu, <strong>in</strong>oltre, considerata la statistica del<br />

numero dei professori divisi per le rispettive discipl<strong>in</strong>e:<br />

534<br />

GSIE, 2, 1850, P. II, Atti, II Congresso, Genova, 20-24. 10. 1850, IV adunanza generale; cit., p. 688.<br />

535<br />

Cfr. GSIE, 3, 1851, P. II, Atti, III Congresso, Alessandria, 14-23. 10. 1851, Apertura del Congresso e<br />

prima adunanza generale; p. 643.<br />

536<br />

Cfr. GSIE, 3, 1851, P. II, Atti, III Congresso, Alessandria, 14-23. 10. 1851, Apertura …; p. 642.<br />

537<br />

Cfr. GSIE, 3, 1851, P. II, Atti, III Congresso, Alessandria, 14-23. 10. 1851, Apertura …; p. 643.<br />

206


51 professori (III Congresso generale, Alessandria, 1851) 538<br />

Discipl<strong>in</strong>a Numero partecipanti<br />

Retorica 12<br />

Metodo 12<br />

Grammatica 10<br />

Filosofia 7<br />

Legge 4<br />

Religione 2<br />

Teologia 1<br />

Abbiamo anche a disposizione i luoghi di provenienza dei membri del Congresso; quelli<br />

appartenenti al Regno di Sardegna sono stati riuniti nelle diverse Divisioni cui<br />

appartenevano all’epoca. Notiamo la presenza di diversi partecipanti provenienti dagli altri<br />

Regni d’Italia.<br />

Provenienza membri (III Congresso generale, Alessandria, 1851) 539<br />

Città Numero partecipanti<br />

Divisione di Alessandria 64<br />

Divisione di Genova 13<br />

Divisione di Tor<strong>in</strong>o 12<br />

Divisione di Cuneo 7<br />

Lombardia 4<br />

Divisione di Novara 4<br />

Sicilia 3<br />

Divisione di Nizza 2<br />

Veneto 2<br />

Napoli 1<br />

Boemia 1<br />

Inf<strong>in</strong>e, i membri si divisero tra le sezioni nella seguente misura: 98 per la primaria, 42 per<br />

l’universitaria, 44 per la secondaria e 22 per la <strong>tecnica</strong>. 540<br />

538<br />

Cfr. GSIE, 3, 1851, P. II, Atti, III Congresso, Alessandria, 14-23. 10. 1851, Apertura del Congresso e<br />

prima adunanza generale; p. 643.<br />

539<br />

Cfr. GSIE, 3, 1851, P. II, Atti, III Congresso, Alessandria, 14-23. 10. 1851, Apertura del Congresso e<br />

prima adunanza generale; p. 643.<br />

540<br />

Cfr. GSIE, 3, 1851, P. II, Atti, III Congresso, Alessandria, 14-23. 10. 1851, Apertura del Congresso e<br />

prima adunanza generale; p. 643.<br />

207


Presidenza delle Commissioni – 1851<br />

Presidenza Commissioni III Congresso generale, Alessandria, 1851 541<br />

Commissione Universitaria Secondaria Primaria Tecnica<br />

Presidente<br />

Vice-<br />

Presidente<br />

CADORNA<br />

Carlo<br />

(NO, avvocato e<br />

deputato)<br />

TORRE<br />

Pietro<br />

(Professore)<br />

MOIA<br />

Cristoforo<br />

(AL, avvocato)<br />

CAPRIOLO<br />

(Avvocato)<br />

DEGIORGIS<br />

(Professore)<br />

BARBOTTI<br />

(Professore)<br />

RAYNERI<br />

Antonio<br />

(TO)<br />

CANNIZZARO<br />

Stanislao<br />

SCAVIA<br />

Giovanni<br />

(AL, Prof. Scuola<br />

di Metodo)<br />

CANNIZZARO<br />

Stanislao<br />

(Palermo, R. delle<br />

due Sicilie, Prof.<br />

Chimica e Fisica al<br />

Collegio nazionale<br />

di Alessandria)<br />

MANTELLI<br />

Antonio<br />

(AL, avvocato)<br />

SPANTIGATI<br />

Federico<br />

(AL, avvocato)<br />

Nel discorso di apertura del Congresso si parlò diffusamente dei problemi riguardanti:<br />

la libertà d’<strong>in</strong>segnamento, l’importanza del rendere cosciente l’op<strong>in</strong>ione pubblica delle<br />

modifiche legislative per la scuola, la formazione dei professori e maestri <strong>in</strong> ogni grado<br />

scolastico, la creazione di programmi e testi per l’<strong>istruzione</strong> secondaria, primaria e<br />

<strong>tecnica</strong>. 542 Nella Commissione <strong>tecnica</strong>, <strong>in</strong> particolare, l’argomento pr<strong>in</strong>cipale riguardò la<br />

suddivisione della scuola <strong>tecnica</strong> <strong>in</strong> due gradi 543 e la creazione della scuola poli<strong>tecnica</strong>.<br />

Sezione Istruzione <strong>tecnica</strong><br />

Proposta di Barberis per l’istituzione di una scuola poli<strong>tecnica</strong>, sulla base di quella<br />

francese, dove si osservò che le 4/5 ore di esercizi pratici per 3 volte a settimana<br />

avevano permesso la formazione di fisici, chimici e matematici con un’<strong>istruzione</strong><br />

molto estesa. Si discusse sulla necessità di formare professori istruiti (Barberis), e sul<br />

541<br />

Cfr. GSIE, 3, 1851, P. II, Atti, III Congresso, Alessandria, 14-23. 10. 1851, Prima tornata delle Sezioni;<br />

p.649<br />

542<br />

Cfr. GSIE, 3, 1851, Atti, III Congresso, Alessandria, 14-23.10.1851, Discorso di apertura del Congresso;<br />

pp. 646-649.<br />

543<br />

Cfr. GSIE, 3, 1851, P. II, Atti, III Congresso, Alessandria, 14-23.10.1851, Sez. Istr. Tecn., Tornata unica,<br />

21.10.1851; p. 755.<br />

208


fatto che la scuola dovesse essere unica, per essere gestita meglio e non essere troppo<br />

dispendiosa (Cannizzaro). 544<br />

IV Congresso, Asti (21-29 ottobre 1852)<br />

Partecipanti: il numero dei partecipanti al Congresso fu ancora maggiore dell’anno<br />

precedente, <strong>in</strong> particolare i membri furono 240, e gli uditori superarono i 500. Anche la<br />

città di Asti accolse con grande entusiasmo il Congresso, organizzando diverse feste ed<br />

eventi. 545<br />

IV Congresso generale, Asti, 1852 546<br />

Professione N. partecipanti<br />

Provveditori, Ispettori, Professori 80<br />

Avvocati 21<br />

S<strong>in</strong>daci, consiglieri divisionali, prov<strong>in</strong>ciali e municipali 20<br />

Medici 18<br />

Ufficiali superiori 14<br />

Proprietari 10<br />

Regi Impiegati 9<br />

Membri dei tribunali 7<br />

Deputati 6<br />

Notai e causidici 5<br />

Intendenti generali e prov<strong>in</strong>ciali 3<br />

Ingegneri 3<br />

Tra tutti, vi erano 52 sacerdoti e 188 laici. I luoghi di provenienza non furono<br />

specificati.<br />

Presidenza delle Commissioni – 1852<br />

Presidenza Commissioni IV Congresso generale, Asti, 1852 547<br />

Commissione Universitaria Secondaria Primaria Tecnica<br />

Presidente<br />

BERTINI<br />

Bernard<strong>in</strong>o<br />

(CN, Dott. Coll.<br />

CAPELLINA<br />

Domenico<br />

(NO, Prof.<br />

BERTI<br />

Domenico<br />

(TO, Prof. Univ.<br />

FERRATI<br />

Camillo<br />

(TO, <strong>in</strong>gegnere, prof.<br />

544<br />

Cfr. GSIE, 3, 1851, P. II, Atti, III Congresso, Alessandria, 14-23.10.1851, Apertura del Congresso e prima<br />

adunanza generale; pp. 756-757.<br />

545<br />

Cfr. GSIE, 4, 1852, P. III, Atti, III Congresso, Asti, Apertura del Congresso e discorso del Presidente; p.<br />

37.<br />

546<br />

Cfr. GSIE, 4, 1852, P. III, Atti, IV Congresso, Asti, 21-28.10.1851, Apertura …; p. 579.<br />

547<br />

Cfr. GSIE, 4, 1852, P. III, Atti, IV Congresso, Asti, 21-28.10.1851, Ufficio delle Sezioni e del Congresso;<br />

p. 587.<br />

209


Vice-<br />

Presidente<br />

Medic<strong>in</strong>a) Retorica Collegio<br />

To)<br />

AUBERT<br />

Pietro<br />

(TO, avvocato)<br />

BAINO<br />

Luigi<br />

(AT, deputato)<br />

ARRI<br />

Giovanni<br />

(AT, Teologo,<br />

prof. Collegio<br />

nazion. di Asti)<br />

FRASSETTO<br />

Placido<br />

(AT, preside del<br />

Collegio nazion. di<br />

Asti)<br />

Metodo)<br />

BAINO<br />

Giovanni<br />

(avv., R.<br />

provveditore agli<br />

studi)<br />

SAVINA<br />

Giuseppe<br />

(AT, vice-s<strong>in</strong>daco)<br />

Univ. Geom. pratica.<br />

a Tor<strong>in</strong>o)<br />

BERRUTI<br />

Ignazio<br />

(AT, avvocato e<br />

deputato)<br />

DENINA<br />

Pietro<br />

(AT, giudice)<br />

Nel discorso <strong>in</strong>augurale del Congresso il presidente Cadorna fece una rapida<br />

panoramica dei miglioramenti avvenuti nei pochi anni precedenti, dovuti soprattutto alle<br />

riforme di Boncompagni; tuttavia evidenzia esplicitamente uno scoramento verso<br />

l’avvenire, per la lentezza con la quale si stavano prendendo provvedimenti per il riord<strong>in</strong>o<br />

generale dell’<strong>in</strong>segnamento 548 .<br />

Sezione Istruzione <strong>tecnica</strong><br />

Non vi furono proposte molto diverse dagli anni precedenti, si assistette a discussioni sul<br />

carattere delle scuole tecniche, <strong>in</strong> particolare sul modo di sostituirle ai Collegi nazionali.<br />

Tra le proposte per cui si arrivò ad una votazione e approvazione ci fu la seguente.<br />

Proposta, ideata da D. Berti e formulata da Cannizzaro, per la nom<strong>in</strong>a di una<br />

Commissione nella Società, con il compito di conv<strong>in</strong>cere le amm<strong>in</strong>istrazioni comunali del<br />

“bisogno e della convenienza di mutare le scuole di lat<strong>in</strong>ità <strong>in</strong>compiute <strong>in</strong> iscuole<br />

tecniche di varii gradi”. Si proponeva, <strong>in</strong>oltre, di chiedere al Congresso lo stanziamento<br />

di fondi dalla Società per la pubblicazione di alcuni scritti e per la corrispondenza con i<br />

Comitati prov<strong>in</strong>ciali, i s<strong>in</strong>daci e i provveditori.<br />

Sollecitazione, promossa da Cannizzaro, a <strong>in</strong>sistere presso il governo aff<strong>in</strong>ché fosse<br />

stabilita una scuola poli<strong>tecnica</strong>, a cui dare la massima estensione; e se tale impresa fosse<br />

ritenuta troppo difficile o dispendiosa, si chiedeva di <strong>in</strong>sistere per una riforma degli<br />

<strong>in</strong>segnamenti tecnici e speciali.<br />

548 Cfr. GSIE, 4, 1852, P. III, Atti, IV Congresso, Asti, Discorso di apertura del Congresso di Cadorna; p.<br />

583.<br />

210


Appendice E<br />

La II Riunione degli Scienziati italiani (Tor<strong>in</strong>o, 1840)<br />

Dal 1839 al 1847, e dal 1862 al 1863, si tennero annualmente <strong>in</strong> diverse città d’Italia le<br />

Congressi degli Scienziati italiani. Si tratta di congressi <strong>in</strong> cui i più importanti uom<strong>in</strong>i di scienza del<br />

tempo s’<strong>in</strong>contravano e confrontavano.<br />

La prima “Riunione degli scienziati italiani” fu promossa a Pisa, nell’allora Granducato di<br />

Toscana, dallo zoologo Carlo Luciano Bonaparte (1803-1857, nipote di Napoleone I), il fisico,<br />

naturalista e astronomo Giovanni Battista Amici (1786-1863), il matematico e Provveditore<br />

Generale dell’Università di Pisa, Gaetano Giorg<strong>in</strong>i (1795-1874), il geologo e docente universitario<br />

di storia naturale, Paolo Savi (1798-1871) e il medico e professore di Cl<strong>in</strong>ica e medic<strong>in</strong>a<br />

dell’Arcispedale di Firenze, Maurizio Bufal<strong>in</strong>i (1787-1875). 549 Alla prima riunione parteciparono<br />

ben 421 tra scienziati, docenti universitari, tecnici di diverse formazioni; molti <strong>in</strong>gegneri<br />

provenivano da istituzioni militari o civili, nonché medici e agronomi.<br />

La presenza di un numero e di una varietà così ampia di partecipanti era segno di una volontà<br />

precisa dell’istituzione di essere “democratica”, e differenziarsi così dalle Accademie già esistenti<br />

<strong>in</strong> Italia, che altro non erano che circoli di alta specializzazione dal numero chiuso e prefissato.<br />

Oltre ai soci, cultori delle più varie discipl<strong>in</strong>e, potevano, dunque, assistere ai convegni anche gli<br />

“amatori” delle Scienze. In realtà, <strong>in</strong> generale, alle Riunioni partecipò <strong>in</strong> larga scala solo il pubblico<br />

colto, a fianco di studiosi tra i più famosi e maestri <strong>in</strong>signi.<br />

La “II Riunione degli Scienziati italiani” si tenne a Tor<strong>in</strong>o, nei saloni della Filarmonica, nel<br />

1840 per 15 giorni, sotto la presidenza del generale Alessandro di Saluzzo (1775-1851), figlio di<br />

Giuseppe Angelo (fondatore dell’Accademia delle Scienze). Vi parteciparono 573 scienziati.<br />

Evidenziamo le pr<strong>in</strong>cipali analogie tra questi Congressi e quelli della Società d’Istruzione e di<br />

Educazione.<br />

Nell’organizzazione: nell’Adunanza generale del primo giorno i partecipanti si dividevano <strong>in</strong> sei<br />

Sezioni, <strong>in</strong> ognuna i membri eleggevano (con votazione a schede segrete e a maggioranza<br />

assoluta di voti) il proprio Presidente. A differenza dei Congressi della Società i Vice-presidenti<br />

e i Segretari erano eletti dal Presidente 550 . Si ebbe, qu<strong>in</strong>di, la seguente suddivisione:<br />

549 Cfr. Società Italiana per il Progresso delle Scienze, Indice generale storico-cronologico alfabetico e<br />

analitico. Lavori, contributi e quadri direttivi (1839-2005), Tipografia Mura Srl, Roma, 2005; p. 14.<br />

550 Cfr. Atti della Seconda riunione degli Scienziati italiani, tenuta <strong>in</strong> Tor<strong>in</strong>o nel settembre del 1840,<br />

Tipografia Cassone e Marzorati, Tor<strong>in</strong>o, 1841; “Relazione del Prof. Giuseppe Gené, segretario generale”;<br />

pp. VII.<br />

211


Presidenza Sezioni – II Riunione degli Scienziati italiani (Tor<strong>in</strong>o, 1840) 551<br />

Medic<strong>in</strong>a TOMMASINI Giacomo<br />

Geologia, M<strong>in</strong>eralogia e Geografia PARETO Lorenzo<br />

Fisica, Chimica e Scienze matematiche PLANA Giovanni<br />

Agronomia e Tecnologia GERA Francesco<br />

Botanica e Fisiologia vegetale MORIS Giuseppe Giac<strong>in</strong>to<br />

Zoologia e Anatomia comparata<br />

S.E. BONAPARTE Carlo Luciano, Pr<strong>in</strong>cipe di<br />

Can<strong>in</strong>o e Musignano<br />

Nell’adunanza generale il Presidente teneva un discorso, rivolto pr<strong>in</strong>cipalmente alla città<br />

ospitante e ai progressi della scienza italiana. Dopo l’elezione dei Presidenti, ogni Sezione si<br />

riuniva; i lavori e le discussioni erano riportati dai Segretari di ciascuna Sezione e, brevemente,<br />

letti all’Adunanza generale dell’ultimo giorno 552 .<br />

Al posto del Giornale, nelle Riunioni degli scienziati si provvedeva a diffondere i risultati<br />

delle adunanze con la compilazione degli Atti, <strong>in</strong> cui erano riportate le discussioni delle sedute<br />

per ogni sezione, e, al term<strong>in</strong>e di ognuna, erano elencate le Memorie depositate dai diversi<br />

scienziati. Gli Atti erano conservati nel Regio Museo di Fisica, e Storia Naturale di Firenze 553 .<br />

Nell’Adunanza del 17 settembre 1840, fu elevata la proposta di un giornale mensile, dove<br />

fossero raccolti i pr<strong>in</strong>cipali progressi delle Scienze di anno <strong>in</strong> anno; fu citato il giornale “Annali<br />

di Chimica, Fisica e Matematica” che il professor Majocchi era <strong>in</strong> proc<strong>in</strong>to di pubblicare 554 .<br />

Nei partecipanti: scorgiamo alcuni dei membri che negli anni successivi parteciparono ai<br />

Congressi generali della Società d’Istruzione e di Educazione:<br />

551<br />

Cfr. Atti della Seconda riunione degli Scienziati italiani, tenuta <strong>in</strong> Tor<strong>in</strong>o nel settembre del 1840,<br />

Tipografia Cassone e Marzorati, Tor<strong>in</strong>o,1841; “Elenco dei Membri della Riunione”; pp. XXVII.<br />

552<br />

Cfr. Atti, II Riunione naz., Tor<strong>in</strong>o, 1840, “Relazione del Prof. Giuseppe Gené, segretario generale”; p.<br />

XII.<br />

553<br />

Cfr. Atti, II Riunione naz., Tor<strong>in</strong>o, 1840, Regolamento; p. 1.<br />

554<br />

Cfr. Atti, II Riunione naz., Tor<strong>in</strong>o, 1840, Sez. Fisica, Chimica e Matematica; pp. 1-2.<br />

212


Membri Società partecipanti alla II Riunione degli Scienziati italiani – Tor<strong>in</strong>o (1840) 555<br />

Nome Professione Ruolo nella Società<br />

ARRI<br />

Giovanni Antonio<br />

BERRUTI<br />

Giovanni Secondo<br />

BERTINI<br />

Bernard<strong>in</strong>o<br />

BONA<br />

Bartolomeo<br />

BOTTO<br />

Giuseppe<br />

BONCOMPAGNI<br />

Carlo<br />

CORTE<br />

Pietro<br />

DELPONTE<br />

Giovanni Battista<br />

DEMARIA<br />

Carlo<br />

FAGNANI<br />

Epifanio<br />

Teologo e membro della R. Accademia<br />

delle Scienze di Tor<strong>in</strong>o<br />

Prof. Fisiologia<br />

(Univ. To)<br />

Preside Collegio di Medic<strong>in</strong>a<br />

(Univ. To)<br />

Teologo, membro del Collegio di<br />

Scienze e Lettere (Univ. To)<br />

Prof. Fisica (Univ. To), membro della<br />

R. Accademia delle Scienze di Tor<strong>in</strong>o<br />

Membro della Commissione Superiore<br />

di Statistica e Direttore delle Scuole<br />

<strong>in</strong>fantili<br />

Vicepresidente Sez. secondaria<br />

(IV Congresso)<br />

Giunta direttrice, Sez. Univ.<br />

Presidente Sez. Univ. (IV<br />

Congresso)<br />

Direzione amm<strong>in</strong>istrativa e<br />

Giunta direttrice della Società<br />

(1849)<br />

Presidente Comm. Univ.<br />

(I Congresso)<br />

Direzione amm<strong>in</strong>istrativa<br />

(1849)<br />

Professore (Univ. To) Comitato centrale, Comm. Istr.<br />

Assistente all’Orto Botanico<br />

(Univ. To)<br />

Dottore Collegiato <strong>in</strong> Medic<strong>in</strong>a<br />

(Univ. To)<br />

Socio corrispondente della R.<br />

Accademia delle Scienze di Tor<strong>in</strong>o<br />

Univ. (1849)<br />

Comitato centrale, Comm. Istr.<br />

Univ. (1849)<br />

Comitato centrale, Comm. Istr.<br />

Univ. (1849), Membro Giunta<br />

direttrice, Sez. Univ. (1851)<br />

Presidente Comm. Tecnica<br />

(II Congresso)<br />

RIGNON Dott. Collegiato <strong>in</strong> Medic<strong>in</strong>a Consigliere nella Direzione<br />

555 Cfr. Atti, II Riunione naz., Tor<strong>in</strong>o, 1840, Elenco dei membri della Riunione; pp. XXVII-XLVI.<br />

213


Egidio amm<strong>in</strong>istrativa (1851)<br />

Tra i Professori del R. Istituto tecnico e della R. Università di Tor<strong>in</strong>o parteciparono:<br />

Giuseppe Borio, Carlo Ignazio Giulio, Giuseppe Giac<strong>in</strong>to Moris (fu Presidente della Sezione di<br />

“Botanica e Fisiologia vegetale”), Luigi Federico Menabrea, Antonio Marta, Luigi Palmieri,<br />

Giovanni Plana (fu Presidente della Sezione di “Fisica, Chimica e Scienze matematiche”),<br />

Prospero Richelmy, Angelo Sismonda, Ascanio Sobrero, Giuseppe Tecco e Giuseppe<br />

Talucchi. 556<br />

Nello scopo: se da una parte i Congressi della Società si occupavano esclusivamente del<br />

progresso e della diffusione dell’<strong>istruzione</strong> e dell’educazione <strong>in</strong> Italia, dall’altra le Riunioni<br />

degli Scienziati italiani erano f<strong>in</strong>alizzate al progresso e alla diffusione delle Scienze e delle loro<br />

applicazioni 557 .<br />

Nella tipologia dei membri: nei Congressi della Società le riunioni erano aperte a tutto il mondo<br />

scolastico di tutto il Regno d’Italia e dei Paesi esteri; le Riunioni degli scienziati erano aperte a<br />

tutti i cultori delle Scienze. L’<strong>in</strong>tenzione era proprio quella di distaccarsi dalla tradizione delle<br />

Accademie, che si rifacevano, <strong>in</strong> un certo senso, ai circoli esoterici pitagorici. I promotori delle<br />

Riunioni optarono più per il modello delle “agorà” greche, dove la conoscenza, la scienza e la<br />

libertà d’<strong>in</strong>tervento nelle discussioni dovevano essere per tutti e non per pochi eletti. Gli<br />

<strong>in</strong>terventi pr<strong>in</strong>cipali erano, comunque, dei soci, specialisti delle diverse discipl<strong>in</strong>e, membri di<br />

Accademie o Società scientifiche, Professori di Scienze fisiche e matematiche, Direttori di<br />

stabilimenti scientifici, e Impiegati nei Corpi del Genio e dell’Artiglieria, nazionali ed esteri 558 .<br />

Nelle discussioni (Sezione di Fisica, Chimica e Matematica)<br />

I discorsi tenuti durante le Adunanze erano leggermente differenti da quelli dei Congressi della<br />

Società: di solito com<strong>in</strong>ciavano con la lettura di memorie, ed erano seguite da discussioni.<br />

Tra gli argomenti, oltre alla disquisizione su teorie 559 , esperimenti eseguiti durante l’anno <strong>in</strong><br />

diverse materie e nuovi strumenti 560 , si parlò, seppur <strong>in</strong> un breve <strong>in</strong>tervento, dell’<strong>in</strong>segnamento.<br />

556 Cfr. Atti della Seconda riunione degli Scienziati italiani, tenuta <strong>in</strong> Tor<strong>in</strong>o nel settembre del 1840,<br />

Tipografia Cassone e Marzorati, Tor<strong>in</strong>o, 1841; “Elenco dei Membri della Riunione”; pp. XXVII- XLVI.<br />

557 Cfr. Atti, II Riunione naz., Tor<strong>in</strong>o, 1840, “Regolamento generale per le annuali Riunioni italiane dei<br />

Cultori delle Scienze naturali”, art. I; pp. XLVII<br />

558 Cfr. Atti, II Riunione naz., Tor<strong>in</strong>o, 1840, “Regolamento”, art. II; pp. XLVII<br />

559 Per esempio, fu esposto un breve sunto della Memoria del matematico Felice Chiò (1813-1871) su lavori<br />

su alcune serie pr<strong>in</strong>cipali e sulla convergenza delle serie. Cfr. Atti, II Riunione, Tor<strong>in</strong>o, 1840, Sez. Fisica,<br />

Chimica e Matematica, Adun. 29.9.1849; p.45.<br />

560 Per la matematica: il progetto della “macch<strong>in</strong>a analitica” di Charles Babbage, primo esempio di macch<strong>in</strong>a<br />

calcolatrice programmabile. Cfr. Atti, II Riunione, Tor<strong>in</strong>o, 1840, Sez. Fisica, Chimica e Matematica, Adun.<br />

29.9.1849; p.47.<br />

214


In particolare, la discussione ebbe orig<strong>in</strong>e <strong>in</strong> seguito alla lettura del professor L. F. Menabrea, 561<br />

della sua Memoria, “Considerazioni sul pr<strong>in</strong>cipio delle velocità virtuali”, dove si spiegava<br />

l’utilità d’<strong>in</strong>trodurre nell’<strong>in</strong>segnamento elementare una dimostrazione generale, rigorosa ed<br />

elementare del pr<strong>in</strong>cipio, con applicazioni nella meccanica <strong>in</strong>dustriale, che fossero più<br />

“facilmente <strong>in</strong>telligibili ai pr<strong>in</strong>cipianti”. 562 Si cita a riguardo l’opera di Poncelet, ritenuta già<br />

soddisfacente allo scopo che Menabrea si proponeva 563 .<br />

561<br />

Cfr. Atti, II Riunione naz., Tor<strong>in</strong>o, 1840, Sez. Fisica, Chimica e Matematica, Adun. 18.9.1840; p. 6.<br />

562<br />

Ibidem.<br />

563<br />

Cfr. Atti, II Riunione naz., Tor<strong>in</strong>o, 1840, Sez. Fisica, Chimica e Matematica, Adun. 18.9.1840; p. 7.<br />

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degli Scienziati italiani tenuta <strong>in</strong> Lucca nel novembre del MDCCCXLIII, Lucca,<br />

Tipografia Giusti, 1844; pp. 164-165.<br />

PETITTI DI RORETO Carlo Ilarione, Notizia sull’esposizione pubblica de’ prodotti<br />

dell’<strong>in</strong>dustria de’ regi Stati di terraferma di S.M. il Re di Sardegna, seguita <strong>in</strong> Tor<strong>in</strong>o<br />

dal 20 maggio al 30 giugno 1844, <strong>in</strong> Annali universali di statistica, vol. LXXXI,<br />

Milano, 1844<br />

PETITTI DI RORETO Carlo Ilarione, Brevetto col quale S. M. sarda stabilisce <strong>in</strong> Tor<strong>in</strong>o,<br />

sotto la dipendenza della regia segreteria di Stato per gli affari dell’<strong>in</strong>terno, due<br />

pubbliche scuole, una di chimica e l’altra di meccanica applicata alle arti, <strong>in</strong> Opere<br />

scelte, volume I, cap. 29, a cura di G. M. Bravo, Tor<strong>in</strong>o, Fondazione Luigi E<strong>in</strong>audi,<br />

1969; pp. 987-991<br />

PETITTI DI RORETO Carlo Ilarione, Giudizio della R- Camera di agricoltura e<br />

commercio di Tor<strong>in</strong>o e notizie sulla patria <strong>in</strong>dustria, <strong>in</strong> Opere scelte, volume I, cap. 29,<br />

a cura di G. M. Bravo, Tor<strong>in</strong>o, Fondazione Luigi E<strong>in</strong>audi, 1969; pp. 943-987<br />

PETITTI DI RORETO Carlo Ilarione, Ord<strong>in</strong>amento del sistema metrico decimale<br />

legalmente ord<strong>in</strong>ato negli stati sardi, <strong>in</strong> Opere scelte, volume I, cap. 29, a cura di G. M.<br />

Bravo, Tor<strong>in</strong>o, Fondazione Luigi E<strong>in</strong>audi, 1969; pp. 991-995<br />

221


POISSON Denis, Traité des mécanique, Tomo II, Paris, Courcier, 1811<br />

POISSON Denis, Traité des mécanique, Tomo I, Paris, Courcier, 1833<br />

PONCELET Jean Victor, Cours de mécanique appliquée aux mach<strong>in</strong>es, Paris, Gauthier,<br />

1874<br />

PRUNERI Fabio, L’<strong>istruzione</strong> professionale <strong>in</strong> Italia: lo sviluppo della legislatura, <strong>in</strong><br />

L’eredità del beato Lodovico Pavoni, storia e sviluppo della sua fondazione nel periodo<br />

1849-1949, a cura di E. Bandol<strong>in</strong>i (e altri), <strong>in</strong> Atti del Convegno di studi, 13 ottobre<br />

2007, Brescia, Pavoniani, 2009; pp. 119-141.<br />

QUAZZA Marisa e MARCANDETTI Andrea, Epistolario di Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella, Vol. IX,<br />

Indice generale dei nomi di persona e di luogo, Istituto per la Storia del Risorgimento<br />

Italiano, Roma, Gangemi, 2011<br />

RICHELMY Prospero, Commemorazione di Carlo Ignazio Giulio, 21.11.1869, Atti della<br />

Reale Accademia delle Scienze di Tor<strong>in</strong>o, vol. 5, Tor<strong>in</strong>o, Stamperia Reale, 1869<br />

RICHELMY Prospero, Intorno alla Scuola di applicazione per gli <strong>in</strong>gegneri fondata a<br />

Tor<strong>in</strong>o nel 1860 – Cenni storici e statistici, Tor<strong>in</strong>o, Tipografia Fodratti, 1872<br />

ROERO Clara Silvia, La Facoltà di scienze matematiche fisiche naturali di Tor<strong>in</strong>o 1848-<br />

1998, Tomo primo, Ricerca, Insegnamento, Collezioni scientifiche, Centro di Storia<br />

dell’Università di Tor<strong>in</strong>o, Studi e Fonti IX, Deputazione Subalp<strong>in</strong>a di Storia Patria,<br />

Tor<strong>in</strong>o, 1999<br />

ROERO Clara Silvia, La Facoltà di scienze matematiche fisiche naturali di Tor<strong>in</strong>o 1848-<br />

1998, Tomo secondo, I docenti, Centro di Storia dell’Università di Tor<strong>in</strong>o, Studi e Fonti<br />

X, Deputazione Subalp<strong>in</strong>a di Storia Patria, Tor<strong>in</strong>o, 1999<br />

ROERO Clara Silvia, Matematici piemontesi al servizio della patria (1830-1861), con<br />

un’appendice di lettere <strong>in</strong>edite di C.I. Giulio alla moglie, Annali del Centro Pannunzio,<br />

2012<br />

222


SCOTH Roberto, I programmi di matematica per gli Istituti tecnici italiani del 1871:<br />

ricadute didattiche di un progetto avveniristico, Società italiana di Storia delle<br />

Matematiche, X Congresso, Brescia, 2010<br />

SCOTH Roberto, La matematica negli istituti tecnici italiani. Analisi storica dei<br />

programmi d’<strong>in</strong>segnamento (1859-1891), Cagliari, C.R.S.E.M., 2010<br />

SELLA Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o, Discorsi del deputato Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella: pronunziati alla Camera del<br />

Deputati nelle tornate delli 14, 17 e 21 marzo, Roma, Eredi Botta, 1881<br />

SELLA Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o, Epistolario di Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella: 1842-1865, Vol. 1, a cura di Guido e<br />

Marisa Quazza, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Roma, 1984<br />

SELLA Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o, Epistolario di Qu<strong>in</strong>t<strong>in</strong>o Sella: 1866-1869, Vol. 2, a cura di Guido e<br />

Marisa Quazza, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Roma, 1984<br />

VENTUROLI Giuseppe, Elementi di Meccanica e d’Idraulica, Vol. 1, Terza edizione,<br />

Milano, Stamperia di P. E. Giusti, 1817<br />

Atti del Parlamento italiano, sessione del 1861, 2° periodo: dal 20 novembre 1861 al 12<br />

aprile 1862 (VIII Legislatura), seconda edizione riveduta da G. Galletti e P. Trompeo,<br />

vol. III, Discussioni della Camera dei deputati, Tor<strong>in</strong>o, Eredi Botta, 1862<br />

Atti della Seconda Riunione degli Scienziati italiani tenuta <strong>in</strong> Tor<strong>in</strong>o nel settembre del<br />

1840, Tor<strong>in</strong>o, Tipografia Cassone e Morzorati, 1841<br />

Calendario generale pe’ regii stati, pubblicato con autorità e con privilegio di S.S.R.M.:<br />

terzo anno 1826, Tor<strong>in</strong>o, Stamperia di Giuseppe Pomba, 1826 (da Google libri)<br />

Calendario generale pe’ regii stati, pubblicato con autorità e con privilegio di S.S.R.M.:<br />

nono anno 1832, Tor<strong>in</strong>o, Stamperia di Giuseppe Pomba, 1832 (da Google libri)<br />

Il Giornale della Società d’Istruzione e di Educazione (1850-1852), Tor<strong>in</strong>o, Tipografia<br />

Paravia<br />

223


La Fama, rassegna di Scienze, Lettere ed Arti, anno V, Milano, Tipografia del Giornale,<br />

1840<br />

La Rivista Tecnica delle Scienze, delle Arti applicate all’<strong>in</strong>dustria e dell’<strong>in</strong>segnamento<br />

<strong>in</strong>dustriale (1901-1904), Tor<strong>in</strong>o, Editori Roux e Viarengo<br />

Memorie Reale Accademia delle Scienze di Tor<strong>in</strong>o, Serie II, Tomo III, Tor<strong>in</strong>o, Stamperia<br />

Reale, 1841<br />

Raccolta Atti (1847-1860), Raccolta degli Atti del Governo di Sua Maestà il Re di<br />

Sardegna, Tor<strong>in</strong>o, Stamperia Reale<br />

Fonti archivistiche<br />

Archivio della Famiglia Giulio, Biblioteca storica della Prov<strong>in</strong>cia di Tor<strong>in</strong>o<br />

Faldone Regio Istituto Tecnico, Archivio Storico del Politecnico di Tor<strong>in</strong>o<br />

Fondo Famiglia Giulio, Museo Nazionale del Risorgimento italiano di Tor<strong>in</strong>o<br />

Fonti digitali<br />

http://areeweb.polito.it/strutture/cemed/museovirtuale/storia/ (Museo virtuale del<br />

politecnico di Tor<strong>in</strong>o, sezione “la storia”)<br />

http://dht.revues.org/1486#text (Rivista Documents pour l'histoire des techniques, n.<br />

19: 2e semestre 2010 : Les techniques et la technologie entre la France et la Grande-<br />

Bretagne XVIIe-XIXe siècles)<br />

http://www.accademiadellescienze.it/ (Accademia delle Scienze di Tor<strong>in</strong>o)<br />

http://www.dm.unito.it/sism/<strong>in</strong>dex.html (Società italiana di Storia delle Matematiche)<br />

http://www.educational.rai.it/timemap/ (Timel<strong>in</strong>e del Risorgimento, Rai, 150° anniversario<br />

dell’Unità d’Italia)<br />

http://www.funzionepubblica.gov.it/lazione-del-m<strong>in</strong>istro/il-centoc<strong>in</strong>quantenario-dellunita-<br />

ditalia/biografie/10062011---pietro-gioia.aspx (Governo italiano, Presidenza del<br />

Consiglio dei M<strong>in</strong>istri, notizie sul m<strong>in</strong>istro Pietro Gioia)<br />

224


http://www.imss.fi.it/biblio/icongressi.html (Istituto e Museo di Storia della Scienza, Atti<br />

della seconda Riunione degli Scienziati italiani tenuta a Tor<strong>in</strong>o, 1840)<br />

http://www.l<strong>in</strong>cei-celebrazioni.it/iprotago.html (Comitato nazionale per il IV centenario<br />

della fondazione dell'Accademia dei L<strong>in</strong>cei, 1603-2003)<br />

http://www.senato.it/relazioni/21617/genpag<strong>in</strong>a.htm (Archivio storico del Senato della<br />

Repubblica, i Senatori del Regno di Sardegna)<br />

http://www.sips<strong>in</strong>fo.it/ (Società Italiana per il Progresso delle Scienze)<br />

http://www.storia<strong>in</strong>dustria.it/repository/fonti_documenti/biblioteca/testi/Testo_Scuola_e_i<br />

ndustria.pdf (Aldo Salassa, Scuola e Industria a Tor<strong>in</strong>o e <strong>in</strong> <strong>Piemonte</strong>, testo per<br />

Storia<strong>in</strong>dustria.it, Centro on l<strong>in</strong>e, “Storia e cultura dell’Industria, il Nord Ovest dal<br />

1850, 2009)<br />

http://www.stradeanas.it/<strong>in</strong>dex.php?/news/download/file/489 (Anas, Nota storica sui<br />

Cantonieri)<br />

http://www.subalp<strong>in</strong>amathesis.unito.it/storia<strong>in</strong>s/it/provvedimenti.php (Associazione<br />

subalp<strong>in</strong>a Mathesis, sezione: “Provvedimenti legislativi”)<br />

225

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