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NN. 69/70 LUGLIO-AGOSTO/SETTEMBRE-OTTOBRE 2009

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dispiega le mani. Come se la risposta fosse lì, tra le sue<br />

dita. “Paola, la tua storia con Cristiano non è mai stata<br />

di quelle che ti hanno fatto battere il cuore, sudare le<br />

mani o sentire le farfalle nello stomaco, ma<br />

semplicemente perché lui non è quel genere di ragazzo.<br />

Però non dirmi che l’hai capito solo ora!” una nota di<br />

rimprovero attraversa le sue parole.<br />

In fondo ha ragione. Cri non mi ha mai fatto battere il<br />

cuore. Neppure all’inizio della nostra storia. Ad uno dei<br />

primi appuntamenti Cristiano mi aveva portata in un<br />

ristorante dall’arredamento minimalista, dove l’unico<br />

colore che prevaleva era il rosso scuro, denso. Rosse<br />

erano le sedie, le tavole, i tovaglioli e persino le posate.<br />

Mi ricordava il sangue nelle provette che vedo<br />

all’ospedale ogni volta che vado a fare un prelievo.<br />

“Vedrai, passeremo una serata intima e piacevole” mi<br />

aveva detto prima che un cameriere gay ci portasse il<br />

menù.<br />

“Vi posso consigliare le nostre specialità?” domandò il<br />

cameriere che guardava con troppa insistenza Cristiano.<br />

“Volentieri” risposi.<br />

“No, Paola. Se permetti vorrei ordinare anche per te<br />

alcuni piatti che già conosco” disse Cristiano<br />

abbassando la voce e poggiando una mano sul mio<br />

braccio, con fare fin troppo premuroso.<br />

“Va bene… fai pure…” non mi sono mai piaciute queste<br />

iniziative, ma era la prima volta che andavamo a cena e<br />

non volevo deluderlo.<br />

Sbagliai clamorosamente. Risultato: cinque portate,<br />

dall’antipasto al dolce, tutto a base di aceto balsamico.<br />

“Sai, sono modenese e amo l’aceto balsamico. La mia<br />

famiglia produce da generazioni…” parlò per circa<br />

un’ora dell’attività della sua famiglia, mentre io cercavo<br />

di uscirne viva da tutto quell’aceto balsamico che, oltre<br />

a farmi schifo, faceva pan dan con il colore<br />

dell’arredamento.<br />

Non posso proprio dire di aver sentito le farfalle nello<br />

stomaco.<br />

“Sì, hai ragione…” dico guardando Susanna “Però non<br />

puoi negare le emozioni che mi ha regalato, il modo in<br />

cui mi è stato vicino, la sua dolcezza, la sua tenerezza.”<br />

Mi rivedo con lui al Teatro Regio a Parma. Adoro l’opera<br />

lirica, ma nessuna mia amica, per non parlare del mio<br />

ex fidanzato, ha mai voluto accompagnarmi e tanto<br />

meno prestarsi a un tipo di spettacolo diverso dai<br />

concerti a San Siro. Cristiano, una sera di febbraio, mi<br />

aveva regalato i biglietti per Lucia di Lammermoor. Fu<br />

una gioia immensa.<br />

“Mi hai detto tante volte che ti piace l’opera e così ti ho<br />

voluto fare questo regalo”<br />

Durante lo spettacolo, lo vidi commuoversi quando i<br />

due amanti si giurano amore eterno e alla fine, quando<br />

Edgardo si uccide per raggiungere Lucia, una lacrima gli<br />

rigò il volto. Gli strinsi la mano e capii in quel momento<br />

che lui non mi avrebbe lasciata mai, mi amava di un<br />

amore puro, che non voleva nulla in cambio, solo un po’<br />

di affetto. E il problema fu proprio quello.<br />

“Certo, questo non lo metto in dubbio” risponde<br />

Susanna “Cristiano ti è sempre stato vicino e sarebbe<br />

sempre stato accanto a te, lo sappiamo. Lui è la<br />

persona che ti dà fiducia, tenerezza, coccole, che ti<br />

sprona, ti ascolta, ti sollecita. E il resto? L’amore di cui<br />

tanto hai parlato un fino a un minuto fa? Lui te l’ha<br />

dato?”<br />

Sul mio volto compare la rassegnazione. “No, quel tipo<br />

di amore che voglio io, no. Lui non me l’ha dato”<br />

“E non pensare che Cristiano non sia capace di amare,<br />

ma per lui amore è starsene seduti sul divano a<br />

guardare Harry ti presento Sally, andare nel ristorante<br />

sotto casa e rientrare per mezzanotte, vivere circondati<br />

dalla campagna o al massimo da un piccolo paese. Tu,<br />

invece? Roma, è la tua città, l’America latina la tua<br />

seconda casa, l’Africa il posto dove trascorrere le estati”<br />

Susanna viene interrotta da un indiano che vende<br />

ombrelli. E’ entrato nel locale nonostante la proprietaria<br />

lo abbia intimato ad uscire con lo sguardo. “Non a caso<br />

ti eri innamorata di Pavel, che vive in un furgone, che<br />

trascorre le estati sul mare, e che viaggia in America<br />

Latina durante l’inverno”<br />

“Dimentichi che lui mi ha lasciata per uno di questi<br />

viaggi”<br />

“No, sei tu che l’hai lasciato perché ha deciso di partire.<br />

E dopo hai conosciuto Cristiano!”<br />

“Non mi starai mica dicendo che avrei dovuto stare con<br />

uno che per cinque mesi all’anno se ne va?”<br />

“Non voglio entrare nel merito, voglio solo dire che tu<br />

tendi ad innamorati di chi è simile a te, Pavel lo è.<br />

Cristiano…”<br />

“Cristiano fa parte di un altro mondo. Ricordi, Susanna,<br />

cosa mi ha detto alcuni mesi fa, a proposito del mio<br />

lavoro?”<br />

Susanna annuisce.<br />

Eravamo a casa sua, in veranda. Il tramonto si<br />

spegneva sulla campagna. Gli stavo raccontando del<br />

reportage che stavo scrivendo sulla situazione in<br />

Burundi e Congo, quando lui si è alzato infastidito.<br />

“Che c’è?” domandai.<br />

“Niente, perché?” lui non ha mai voluto affrontare una<br />

discussione. E quindi ha sempre risposto in questo<br />

modo.<br />

“Guarda che ti conosco. Perché ti sei alzato in quel<br />

modo?”<br />

“Sono stanco di stare seduto.”<br />

Beveva dandomi la schiena.<br />

“Cri? Allora?”<br />

Si voltò e in pochi istanti le mie certezze crollarono.<br />

“Vedi, io a volte vorrei che tu fossi come Cinzia o Laura”<br />

“Che intendi?” ma già avevo capito.<br />

“Un lavoro qui oppure nei dintorni, tutte le sere a casa<br />

e una vita regolare insieme. Capisci, Paola? Regolare! E<br />

invece tu prendi, vai, fai e disfi valige. Pensi al tuo<br />

lavoro, va bene. Pensi alle tue ambizioni, ok. E noi, che<br />

posto occupiamo, noi?”<br />

Ora di fronte ho Susanna. “Ricordi quando mi ha detto<br />

queste cose?”<br />

Susanna mi guarda con gli occhioni grandi di chi<br />

vorrebbe parlare ma tace perché il silenzio, a volte, dice<br />

molto di più delle singole parole. E nel silenzio, con la<br />

sola forza dello sguardo, le dico che piango perché ho<br />

paura di restare sola. Mi è venuta a mancare la<br />

sicurezza, l’affetto, il sostegno di Cristiano e che forse,<br />

nessun altro, potrà darmi.<br />

Lei non stacca gli occhi da me. “Non puoi stare con un<br />

uomo perché hai paura di restare sola. Tu l’avevi capito<br />

fin dall’inizio che tipo era, eppure ci sei stata, perché<br />

avevi bisogno di un uomo al tuo fianco” la voce di<br />

Susanna nasconde di nuovo un rimprovero.<br />

“E’ vero. Mi sono illusa. Pensavo potesse bastarmi<br />

14<br />

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIII – <strong>NN</strong>. <strong>69</strong>/<strong>70</strong> <strong>LUGLIO</strong>-<strong>AGOSTO</strong>/<strong>SETTEMBRE</strong>-<strong>OTTOBRE</strong> <strong>2009</strong>

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