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NN. 69/70 LUGLIO-AGOSTO/SETTEMBRE-OTTOBRE 2009

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Mentana e sentiva come delle voci che lo chiamavano: Sembrava un incubo, o qualcosa del genere. Altre<br />

“Pietro, Pietro, vieni qua”. Non ci fece caso, non si era cinque o sei persone videro tale prodigio, ma di esse<br />

mai fidato delle sirene. Aveva studiato tanto, senza non si sa nulla, perché non raccontarono nulla. Invece<br />

conseguire nessun risultato decente: mattina a scuola, Vittoria, superato il momento d’inferno, iniziò a svelare<br />

pomeriggio a scuola, corsi di recupero, lezioni private, questa vicenda a quanti le capitasse, incurante della<br />

solite insufficienze. I colori, però, non tornavano. Pensò fama da ubriaca che ciò le aveva procurato. In una<br />

di passare la notte nel chiostro aperto, là nell’oblio, notte ventosa sognò di volare verso la luna piena e di<br />

nella memoria violata della città. Per noia tratteggiò in sentirne il profumo. Quando si risvegliò si trovò<br />

una colonna un volto umano. Un viso, ora, lo fissava. realmente fluttuante nel cielo infinito: il suo primo<br />

Non aveva paura di quegli occhi, né di qualcuno che lo pensiero fu di essere morta, ma poi dietro di lei notò il<br />

rimproverasse per aver imbrattato il chiostro. Nessuno, disegno animato che la scrutava, e dietro ancora scorse<br />

come al solito, lo avrebbe fatto. Si addormentò a un altro personaggio lontano e dai contorni non ben<br />

quattro passi dal pozzo. Poi si destò, era passata definiti. Era Pietro, anche lui misteriosamente volante in<br />

un’ora, e rientrò a casa. I colori erano ancora confusi quella notte. Numerose testimonianze di chi, lungo i<br />

nel vago avorio, tanto che dubitò che non fosse secoli, si è cimentato in un viaggio spaziale a corpo<br />

sbagliata la sua percezione, ma che la realtà fosse libero, concordano tutte su un punto. C’è un momento<br />

mutata. Stanco, malinconico e distrutto sollevò la in cui la tenebra dell’infinito torna ad emozionare, e il<br />

coperta leggera del letto quando urlò di spavento. Nel cuore di chi è lì è pieno, ritrova la sua ricchezza. È lì,<br />

suo letto c’era qualcuno, qualcuno che non aveva per nel tutto nuovo, che tornano i colori. La pelle si<br />

nulla voglia di cedere il posto. L’intruso sbuffò, afferrò il rattrappisce, e scorrono lacrime sovente unite a sangue<br />

lenzuolo e si coprì. Le urla del ragazzo fecero accorrere per l’impatto emotivo troppo forte. Lo stesso accadde a<br />

i genitori che constatarono la sorpresa. L’intruso sbarrò Pietro, che finalmente poté vedere i colori del pianeta<br />

gli occhi: non parlava, faceva paura perché era Saturno. Vi planarono attorno, avvertendo il fruscio che<br />

impalpabile, simile a un fantasma. Silenzioso s’alzò in traspira dalle sue turbolenze gassose. Il bagliore degli<br />

piedi, sul letto e allargò le braccia: i suoi occhi sgranati, anelli illuminava la notte senza tempo. Fu proprio dal<br />

da bambino, erano carichi di stupore e di domande. Fu più esterno degli anelli che udirono un miagolio.<br />

allora che Pietro si accorse che il personaggio era quello – C’è un gatto – notò lui.<br />

che un paio d’ore prima aveva disegnato nella colonna Gli anelli del secondo pianeta per grandezza sono fatti<br />

del chiostro aperto.<br />

di polvere ghiacciata. Su essi si può camminare, perché<br />

– Che cosa vuoi? – Chiese il ragazzo.<br />

solidi e robusti: sono sette, tutti concentrici. Gli ultimi<br />

Ma la domanda rimase senza risposta. Il disegno tre sono abitati da grandi bruchi che si cibano di vuoto.<br />

animato emise un sibilo e si dissolse. Quella notte fu Un gatto, snello e tigrato, ama cacciare quei grossi<br />

insonne per tutta la famiglia e Pietro fu dispensato vermi, unica sua fonte di cibo. Appena vide i due<br />

dall’andare a scuola la mattina successiva. Impiegò la viaggiatori dello spazio, il felino smise di miagolare.<br />

vacanza inaspettata per tornare nel chiostro aperto. Il – Oh – sospirò – c’è qualcuno che ha perso qualcosa.<br />

suo disegno sulla colonna era scomparso. Le altre – Non abbiamo perso nulla – rispose Vittoria – anzi,<br />

scritte immonde c’erano tutte: mancava solo quel volto, vorremmo sapere perché siamo qui.<br />

era fuggito. La colonna era bianca, dell’unico colore che Il gatto si gonfiò e si distese. Il disegno animato si<br />

ancora riusciva a vedere. Avvertì quel sibilo inquietante: sedette sul ciglio dell’anello e sorrise guardando<br />

era lì, era dietro di lui, e portava al guinzaglio un l’infinito.<br />

tilacino. Del resto Forlì è una città in cui ci sono luoghi – Certo; so tutto, a parte i vostri nomi.<br />

che fanno da scenografia a fatti impossibili, scorci che I due viaggiatori si presentarono al felino, che disse di<br />

si rivedono in paesi immaginari, onirici.<br />

chiamarsi Fionda.<br />

– Che cosa vuoi? – Domandò con insofferenza il – Sapete qual è il vostro problema? – Domandò il<br />

ragazzo, benché fosse attratto dal mistero.<br />

gatto.<br />

La figura dal perimetro incerto scomparve di nuovo. – No! – Risposero basiti i due.<br />

– Che cosa vuoi tu? Sei tu che mi hai fatto – Pietro – È che non sapete fare le fusa…<br />

avvertì una voce ronzare nella sua mente.<br />

Lui rimase perplesso, e così lei. Il gatto si voltò e se ne<br />

Si sentì sopraffatto dalla suggestione e pianse: la andò.<br />

percezione dei colori non era tornata. Era così solo. I – Fionda – lo richiamarono – aiutaci.<br />

sensi non gli rispondevano più. Eppure quella figura – Vedete che avete perso qualcosa?<br />

esisteva: non era stato l’unico ad averla vista. Vittoria, –Ti sbagli! – S’irritò lei.<br />

la figlia del cartolaio, passava dal chiostro come fa tutte - Avete perso la pazienza – stabilì Fionda – ho<br />

le mattine e notò il disegno staccarsi dalla colonna e ragione io, come al solito.<br />

principiare una corsa che lo trasformò in un vento Il gatto si volse puntando un bruco, attese un po’,<br />

fresco. Diede la colpa allo stomaco vuoto, ma il infine, spiccato un balzo, lo ghermì.<br />

turbamento la fece tribolare per qualche giorno: – Sono fortunato – sorrise Fionda masticando la<br />

rinchiuse questo segreto dentro sé. Finché la figura preda – questo sa di fragola.<br />

ricomparve, e si accostò dietro di lei, come per I due, in effetti, erano un po’ spazientiti.<br />

aspettarla e per inseguirla allo stesso tempo.<br />

Non capivano che cosa avrebbe potuto dir loro il gatto,<br />

– La verità è qui di fronte, tagliente, dolorosa, e non comprendevano perché stavano perdendo tempo<br />

straziante… - le mormorò nell’orecchio il disegno in quel luogo. Da un lato erano convinti che Fionda non<br />

animato - Tu non vivi all’altezza dei tuoi desideri. avrebbe avuto niente da rivelare, dall’altro provavano<br />

una sottile attrazione misteriosa verso quel felino.<br />

16<br />

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIII – <strong>NN</strong>. <strong>69</strong>/<strong>70</strong> <strong>LUGLIO</strong>-<strong>AGOSTO</strong>/<strong>SETTEMBRE</strong>-<strong>OTTOBRE</strong> <strong>2009</strong>

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