NN. 69/70 LUGLIO-AGOSTO/SETTEMBRE-OTTOBRE 2009
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Di nuovo faccio l’amore<br />
Con chi non ho mai conosciuto.<br />
Patrizia Trimboli — Ancona<br />
LA SE<strong>NN</strong>A<br />
Dove si adagia il fiume<br />
s’oscura l’ora<br />
delle sillabe misteriose<br />
che la luna rapina al vento.<br />
Declina, nelle sue acque materne<br />
voci soffuse, velate<br />
in un unico presente,<br />
stremato da intere vite, eclissate<br />
in una musica eterna, inviolabile<br />
che lo affina<br />
nella sua sinfonia nascente.<br />
Scende, lei, l’anima<br />
recide ombre<br />
sul tacco del destino, scandisce gigli e rovina<br />
in quieta armonia,<br />
e in quella sua pazienza premonitrice<br />
già sente, dentro, vacillare<br />
il secolo per vie straniere.<br />
Ravvisa, il fiume, i fragili crepacci<br />
le insidie, conosce<br />
le passioni, i fatui bagliori, le cupidigie.<br />
S’intorbida la pallida luce. Ingoia<br />
la sua voce, i sorrisi riflessi, l’inquietudine,<br />
gli universi muti.<br />
Nell’ora senza fine,<br />
lui, sopra i tracolli della sera<br />
al lieve bisbiglio delle stelle<br />
si cala nella sacra fluidità, vera.<br />
Sono con te, col cuore, qui, ora, e ancora.<br />
Valentino Vannozzi — Torrita di Siena (Si)<br />
PICCOLO FIORE<br />
Ho ricercato il tuo profumo<br />
in ogni piega del lenzuolo,<br />
in ogni lato del cuscino.<br />
Ho ricercato dentro me<br />
la sensazione di averti accanto,<br />
ho tenuto stretto il ricordo della notte passata,<br />
il tuo corpo, il tuo calore.<br />
Ho ricercato te<br />
ma non è stato piacevole,<br />
visto che è servito solo<br />
a ricordarmi che stanotte<br />
non sei qui con me.<br />
Sergio Cimino — Napoli<br />
LA SIGNORA A<strong>NN</strong>A<br />
Racconti_________<br />
In effetti, a pensarci bene, quel giorno non fu nessuno<br />
dei due ad attaccare bottone, con le anziane signore<br />
dirimpetto.<br />
Avvisaglie di un desiderio comune di far conoscenza ce<br />
ne erano state. Del resto come evitare che si crei un<br />
contatto minimo, tra persone educate, quando lo spazio<br />
tra i balconi ammonterà si e no a dodici metri.<br />
Ogni sguardo, gesto o cenno del capo, si erano sempre<br />
mantenuti in quel limbo dei comportamenti, situato tra<br />
l’indifferenza e la confidenza. Potremmo definirlo il<br />
limbo della consapevolezza dell’esistenza di un vicino.<br />
A volte, io e mia moglie, eravamo portati a sbrigare più<br />
velocemente certe pratiche che ci intrattenevano sul<br />
balcone, proprio al fine di evitare di sconfinare in un<br />
tempo, che avrebbe reso imbarazzante il permanere nel<br />
limbo.<br />
La stella che ci guidava nel perpetuare una simile<br />
condotta, ci tengo a chiarirlo, non era una sorta di<br />
cinismo o insensibilità estrema. Si trattava<br />
semplicemente di timidezza.<br />
Quel giorno dunque, fu mia sorella a bucare il fragile<br />
muro che ci divideva dalla confidenza con le due<br />
vecchiette, delle quali del resto, potevamo dire di<br />
conoscere, già molti elementi del loro menage, al pari<br />
dei condomini dei tre palazzi affaccianti sulla stessa<br />
verticale.<br />
Si dà il caso infatti, che gran parte della vita, potremmo<br />
dire, relazionale, delle due sorelle (ma che fossero<br />
sorelle lo avremmo scoperto solo dopo), si svolgesse<br />
sul loro piccolo terrazzino o nella prospiciente cucina,<br />
nella quale, vista l’abitudine di tenere la porta del<br />
balcone aperta, era possibile vederle e udirle, quasi<br />
come se stessero affacciate.<br />
A motivo della sordità parziale di una delle due, era<br />
possibile soprattutto udirle.<br />
Eravamo a conoscenza di gran parte dei motivi dei loro<br />
ricorrenti litigi, del nome di qualche parente, di qualche<br />
commento sui commercianti della zona.<br />
Quel giorno, al saluto di mia sorella, i nostri gesti<br />
ancora indefiniti, si aggrapparono lesti, mutando la loro<br />
natura definitivamente.<br />
Mia sorella era stata spinta verso quella decisione, sia<br />
dalla sua maggiore disinvoltura, sia dai nostri racconti<br />
delle due dirimpettaie, impastati di tenerezza e<br />
simpatia, dalle quali il suo animo sensibile, aveva<br />
estratto il nostro desiderio sotterraneo di approfondirne<br />
la conoscenza.<br />
Da quel momento fu sistematico il saluto, la parola di<br />
circostanza. Ma da lì, ci spostammo oltre.<br />
Le andammo a visitare a casa loro. Conoscemmo i loro<br />
nomi. Elena ed Anna. Sull’età non riuscimmo ad avere<br />
informazioni chiare. Elena comunque era la maggiore.<br />
La sua sordità ci costringeva a toni alti e a mimiche<br />
teatrali.<br />
Alle nostre prime visite, un giorno seguì quella di Anna.<br />
Venne da sola, senza la sorella, la quale avrebbe avuto<br />
difficoltà a scendere le due scalinate che conducono<br />
all’ingresso del nostro palazzo, situato al di sotto del<br />
livello della strada.<br />
Ma, come capimmo di lì a poco, l’impedimento fisico<br />
suddetto, non era il solo motivo né quello principale,<br />
dell’assenza di Elena.<br />
Anna voleva essere da sola, in quel frangente.<br />
Capimmo che voleva sfogarsi.<br />
8<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIII – <strong>NN</strong>. <strong>69</strong>/<strong>70</strong> <strong>LUGLIO</strong>-<strong>AGOSTO</strong>/<strong>SETTEMBRE</strong>-<strong>OTTOBRE</strong> <strong>2009</strong>