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NN. 69/70 LUGLIO-AGOSTO/SETTEMBRE-OTTOBRE 2009

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quello che poteva darmi e invece non è stato così.”<br />

Susanna mi prende la mano. “Adesso è il momento di<br />

voltare pagina.”<br />

Chiudo gli occhi. “E’ come camminare da sola dopo<br />

tanto tempo.”<br />

“Ma hai sempre camminato da sola, anche quando stavi<br />

con Cristiano. Perché quello che tu volevi, lui non<br />

poteva dartelo!”<br />

Annuisco.<br />

“E’ questo il momento per voltare pagina, senza avere<br />

paura di nulla” aggiunge Susanna.<br />

Voltare pagina. In fondo in amore si perde sempre. Io<br />

ho perso tre anni, un sacco di emozioni e tanta voglia di<br />

viverle. Forse ha ragione Susanna, è il momento di<br />

riscattarsi, di voltare pagina. E con la solita tenacia che<br />

mi contraddistingue le dico: “E penso che sia anche il<br />

momento di andarci a fare una pizza, che mi è venuta<br />

fame! Questa bruschetta non sa di niente. Vieni con<br />

me?”<br />

Fuori continua a piovere. Che voglia di correre sotto<br />

questa pioggia incessante, penso tra me.<br />

Susanna mi prende sottobraccio. Il passo si fa sempre<br />

più veloce fino a quando ci ritroviamo a correre sotto la<br />

pioggia, come quando eravamo al liceo e il tempo<br />

sembrava essere tutto per noi.<br />

Ilaria Ferri — Ferrara (12 anni)<br />

IL RAGAZZO DELLA “PANTY”<br />

Per gridare sul serio, avrebbe dovuto fare un respiro<br />

profondo, ma era di gran lunga troppo spaventato per<br />

riuscirci. Era rimasto immobile per così tanto tempo che<br />

gli sembrava che il minimo cambiamento di posizione<br />

gli avrebbe fatto perdere l’equilibrio. Lo sfiorò il<br />

pensiero che avrebbe potuto essere costretto a<br />

rimanere lassù per tutta la notte.<br />

Il ragazzo, di nome Tim Bartley, era stato assunto dal<br />

capitano della nave, Gionatan Jamson, un mese prima a<br />

Brighton, una città affacciata sul Canale della Manica.<br />

Ora se ne stava lì, appeso al cordame della nave<br />

denominata “Panty”. Tre ore prima, mentre montava la<br />

guardia al vascello, e i suoi compagni erano andati in<br />

una locanda del porto di L’Avana, erano saliti a bordo<br />

dei malfattori che si erano impadroniti della nave. Tim<br />

era fuggito su per le corde delle vele e da lì non si era<br />

più mosso.<br />

Il capo di questi mascalzoni, che si faceva chiamare<br />

“Lupo”, subito dopo la conquista della “Panty” era<br />

rimasto in mezzo al ponte a ubriacarsi di rum insieme ai<br />

suoi compari. – E adesso? – si chiese Tim – Adesso<br />

cosa faccio? Resto quassù fino a quando non saranno<br />

sbarcati in un porto, o vado giù ad implorali di lasciarmi<br />

vivere facendo il mozzo a quel briccone che si fa<br />

chiamare “Lupo”? - Si sentiva inutile, appollaiato su<br />

delle corde a fissare, con occhi vaghi, chi aveva rubato<br />

la sua nave.<br />

Ad un tratto rabbrividì: il capitano aveva ordinato ad un<br />

marinaio di andare sul pennone a scrutare l’orizzonte.<br />

Ma in un attimo il ragazzo si nascose alla vista del<br />

pirata. Il cuore gli batteva all’impazzata. Avrebbe<br />

dovuto decidere se stare nascosto lassù o, a questo<br />

punto, unirsi a loro… non fece in tempo a decidere, che<br />

una voce profonda gridò:<br />

- Capitano! C’è un moccioso quassù! -.<br />

- Portalo giù, Saigang! – gli gridò di rimando Lupo;<br />

immediatamente Saigang cercò di afferrarlo, ma Tim<br />

saltò su un’altra corda, però perse l’equilibrio e per<br />

poco non finì di sotto. Saltò ancora, ma il pirata lo<br />

raggiunse e lo stordì con un pugno ben assestato.<br />

Quando tornò in sé, si trovò in una cella semi illuminata<br />

e incatenato; subito dopo entrò il capitano con uno<br />

strano sorriso sulle labbra e disse:<br />

- Ecco il mio giovane prigioniero, notte tranquilla?<br />

Comunque… come ti chiami ragazzo? -<br />

- Tim Bartley –<br />

- Bene…-<br />

- Mi ucciderete, non è vero? –<br />

- Vedremo… Saigang! –<br />

Il pirata, che era appoggiato alla sua carabina, slegò il<br />

ragazzo e lo portò di peso fino all’albero di maestra<br />

dove lo legò nuovamente.<br />

La sera stessa, ci fu una terribile tempesta, durante la<br />

quale il prigioniero si dimostrò molto coraggioso; il<br />

giorno dopo Lupo avrebbe voluto farlo fuori, ma,<br />

proprio mentre Tim, con le mani legate, stava per fare<br />

l’ultimo passo sul trampolino, si sentì una forte<br />

detonazione e subito dopo una palla di cannone andò a<br />

schiantarsi contro l’albero di mezzana, che cadde in<br />

mare. Subito i pirati iniziarono a combattere contro la<br />

nave nemica, una leggera nave spagnola sbucata<br />

improvvisamente dalla foschia. Nel frattempo Tim si<br />

nascose dietro una grossa botte.<br />

La nave del capitano spagnolo Sombres però stava per<br />

cedere sotto i colpi nemici quando, dal deposito della<br />

polvere da sparo della Panty uscì un fumo nero come il<br />

carbone, indice di un enorme incendio che sicuramente<br />

avrebbe fatto saltare in aria l’intera nave. I pirati, che<br />

erano dei gran codardi, si gettarono subito in mare.<br />

Nel frattempo Tim riuscì a liberarsi dalle corde e a<br />

tuffarsi in mare; nuotò più in fretta che poté verso la<br />

nave spagnola. Issato a bordo, il ragazzo raccontò la<br />

sua avventura ai marinai del capitano , il quale lo<br />

riportò a L’Avana, dove incontrò i suoi compagni: il<br />

vecchio capitano Jamson, dopo aver ascoltato il suo<br />

racconto, nominò Tim nostromo.<br />

Dopo qualche anno Tim diventò capitano, si comprò un<br />

brigantino (che chiamò “Lupo dei mari”) e dedicò tutta<br />

la sua vita alla caccia dei pirati.<br />

Umberto Pasqui — Forlì<br />

MONDO D’AVORIO<br />

Aveva un cerchio alla testa quella sera che non riusciva<br />

più a distinguere i colori. Per lui il mondo era tutto<br />

uniforme, profuso di un avorio spruzzato, liquido, ma<br />

possente come zanne. Pensava che l’effetto svanisse in<br />

fretta, il bagliore dello smarrimento lo accecava. Volle<br />

uscire. La notte è sempre complice in questo: il buio<br />

confonde i colori, li copre, li nasconde. Passeggiò per le<br />

strade del centro, spirava un vento che sapeva di<br />

primavera. Ma era freddo. Non c’era nessuno. Tutto<br />

spento: un mercoledì da lontano occidente, da ombre<br />

proiettate verso il vuoto. Attraversò il voltone di via<br />

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove A<strong>NN</strong>O XIII – <strong>NN</strong>. <strong>69</strong>/<strong>70</strong> <strong>LUGLIO</strong>-<strong>AGOSTO</strong>/<strong>SETTEMBRE</strong>-<strong>OTTOBRE</strong> <strong>2009</strong> 15

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