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Terry Brooks - 1996 - Il Primo Re Di Shannara ... - Liberi di Leggere

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degli Elfi?" chiese. Bremen annuì. "Qualche forma <strong>di</strong> polvere <strong>di</strong> fata,<br />

suppongo. Qualche stregoneria dei tempi andati." Sorrise come un bambino<br />

<strong>di</strong>scolo. "Sai cosa mi succederebbe se Athabasca mi scoprisse con questo<br />

sacchetto?" "Lo so" rispose Bremen, con gravità. "Ma non lo troverà,<br />

vero?" Kahle guardò per un momento il sacchetto, pensosamente, poi lo<br />

fece sparire in una tasca. "No" rispose. "Non lo troverà." Aggrottò la<br />

fronte. "Ma non posso prometterti <strong>di</strong> usare la polvere, accada quello che<br />

accada. In questo soltanto io sono come Athabasca, Bremen. Sono<br />

contrario all'uso della magia nell'espletamento dei miei compiti. Mi<br />

<strong>di</strong>spiace veder usare la magia come strumento, qualunque sia lo scopo. Tu<br />

lo sai. Te l'ho già detto varie volte in passato, vero?" "Me l'hai<br />

detto." "Eppure mi chie<strong>di</strong> ugualmente <strong>di</strong> farlo?" "Sono costretto. A chi<br />

potrei rivolgermi? <strong>Di</strong> chi potrei fidarmi? Mi affido al tuo giu<strong>di</strong>zio,<br />

Kahle. Usa la polvere soltanto se la situazione sarà talmente grave da<br />

minacciare la vita <strong>di</strong> tutti, e se non rimarrà nessuno per occuparsi dei<br />

libri. Non permettere che cadano nelle mani <strong>di</strong> coloro che abuserebbero<br />

<strong>di</strong> quelle conoscenze. Sarebbe assai peggio <strong>di</strong> qualsiasi effetto negativo<br />

dell'impiego della magia." Kahle lo guardò con gravità, poi annuì. "Lo<br />

sarebbe davvero. Bene, terrò la polvere con me e la userò se dovesse<br />

succedere il peggio. Ma solo in quel caso." Nel silenzio che seguì, si<br />

guardarono ancora per qualche istante. Tutto era stato detto. "Dovresti<br />

ritornare sulla tua decisione <strong>di</strong> non venire con me" tentò Bremen,<br />

un'ultima volta. Kahle sorrise. Ossia, arricciò leggermente le labbra<br />

sottili. "Mi hai già chiesto una volta <strong>di</strong> venire con te, quando hai<br />

preferito lasciare Paranor per seguire altrove i tuoi stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> magia.<br />

Allora ti <strong>di</strong>ssi che non avrei mai lasciato il castello, che questo è il<br />

mio posto. Nulla è cambiato." Bremen sentì insinuarsi nell'animo una<br />

grande, <strong>di</strong>sperata amarezza, e si affrettò a sorridere per non tra<strong>di</strong>re<br />

quella nuova emozione. "Allora ad<strong>di</strong>o, Kahle <strong>Re</strong>se, mio migliore amico,<br />

mio primo amico. Riguardati." <strong>Il</strong> bibliotecario lo abbracciò,<br />

stringendogli con forza per qualche momento le spalle scarne. "Ad<strong>di</strong>o,<br />

Bremen" sussurrò. "Per quest'unica volta, mi auguro che ti sbagli."<br />

Bremen annuì, senza parlare. Poi si <strong>di</strong>resse alla porta e uscì senza più<br />

girarsi. Si scoprì ad augurarsi che la situazione fosse <strong>di</strong>versa, pur<br />

sapendo che non poteva esserlo. Attraversò in fretta il corridoio per<br />

ritornare alla porta che dava sulla scala da cui era entrato, e mentre<br />

passava guardò gli arazzi e il mobilio come se non li avesse mai visti,<br />

o come se fosse certo <strong>di</strong> non rivederli più. Gli pareva che una parte <strong>di</strong><br />

lui fosse scomparsa per sempre, come quando aveva lasciato Paranor la<br />

prima volta. Anche se non gli piaceva ammetterlo, quella era ancora la<br />

sua casa, più <strong>di</strong> qualsiasi altro luogo, e come succede per tutte le<br />

case, riven<strong>di</strong>cava i propri <strong>di</strong>ritti su <strong>di</strong> lui, in tanti mo<strong>di</strong> che non si<br />

potevano giu<strong>di</strong>care o valutare con precisione. Aprì la porta e si trovò<br />

nella penombra della scala, faccia a faccia con Risca e Tay Trefenwyd.<br />

Tay si fece avanti subito, per abbracciarlo. "Benvenuto a casa, druido"<br />

lo salutò, battendogli la mano sulla schiena. Tay era un elfo molto più<br />

alto e robusto della me<strong>di</strong>a della sua razza, allampanato e dall'aria<br />

piuttosto goffa, come se rischiasse da un momento all'altro <strong>di</strong><br />

inciampare nei suoi stessi pie<strong>di</strong>. Aveva il viso caratteristico degli<br />

Elfi, ma dava l'impressione che la sua testa fosse stata attaccata al<br />

corpo sbagliato. Era ancora giovane, nonostante i quin<strong>di</strong>ci anni

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