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Bivacco Giannantonj,<br />
un progetto<br />
<strong>di</strong> Giovanni Lonati<br />
. Sveglia alle 4.00. Tre ore<br />
<strong>di</strong> salita tra morene e nevai, mentre all’orizzonte<br />
un timido sole <strong>in</strong>izia a rischiarare<br />
le cime tutt’attorno. Ecco il passo Salarno.<br />
Meraviglia. L’Adamello. Poco più<br />
<strong>in</strong> là, alla mia s<strong>in</strong>istra, una scatola gialla:<br />
il bivacco Giannantonj. All’<strong>in</strong>terno è molto<br />
umido, freddo e sporco. Mi rammarico<br />
del suo stato deplorevole. Peccato,<br />
perché dormire al cospetto dei ghiacciai<br />
dell’Adamello deve essere un’esperienza<br />
magica, ed immag<strong>in</strong>o che l’alba vista<br />
da qui sia veramente superba.<br />
. A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni<br />
sono nuovamente al Passo Salarno, e<br />
da lì <strong>in</strong> poco al Giannantonj. Col passare<br />
del tempo, e a causa del nostro (<strong>di</strong> tutti<br />
noi, soci della sezione bresciana del<br />
CAI, proprietari del bivacco) gravissimo<br />
<strong>di</strong>s<strong>in</strong>teresse, la situazione è pesantemente<br />
peggiorata. Le lamiere <strong>di</strong> rivestimento<br />
<strong>in</strong> corrispondenza del giunto che<br />
unisce i due blocchi costituenti il bivacco<br />
si stanno sfaldando, lasciando così<br />
libero accesso all’acqua piovana e alla<br />
neve; all’<strong>in</strong>terno, dal soffitto, è un cont<strong>in</strong>uo<br />
stillici<strong>di</strong>o; il rivestimento ligneo <strong>in</strong>izia<br />
ad ospitare muschio e muffa.<br />
Difficile recuperare l’esistente, bisognerebbe<br />
progettare un nuovo bivacco...<br />
idea <strong>in</strong>trigante per la mia tesi <strong>di</strong><br />
laurea <strong>in</strong> <strong>in</strong>gegneria e<strong>di</strong>le – architettura...<br />
In alta quota, <strong>in</strong> questi ultimi anni,<br />
si è spettatori del proliferare <strong>di</strong> nuovi<br />
progetti e realizzazioni <strong>di</strong> rifugi alp<strong>in</strong>i e<br />
bivacchi, che ora non elencherò, visto<br />
l’amplissimo spazio <strong>di</strong> cui godono su<br />
varie riviste e siti <strong>in</strong>ternet.<br />
Devo però qui forzatamente citare la<br />
recente, e conosciutissima (vista la notevole<br />
campagna <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazione – pubblicizzazione)<br />
realizzazione del nuovo<br />
assai <strong>di</strong>scusso bivacco Gervasutti, nel<br />
gruppo del Monte Bianco.<br />
pag. 24 – Adamello 112<br />
Un tubo? La fusoliera <strong>di</strong> un aereo<br />
precipitato? Un sottomar<strong>in</strong>o? La forma<br />
poco apprezzabile è tuttavia accettabile<br />
se vista come la migliore per poter<br />
svolgere determ<strong>in</strong>ate funzioni? I vari<br />
accessori <strong>in</strong>stallati (computer, cuc<strong>in</strong>a<br />
con piastra ad <strong>in</strong>duzione, ventilazione<br />
meccanica, il tutto possibile grazie alla<br />
presenza <strong>di</strong> pannelli fotovoltaici <strong>in</strong> copertura<br />
e un pacco batterie d’accumulo)<br />
sono eticamente consoni <strong>in</strong> un bivacco?<br />
Funzioneranno? E la manutenzione?<br />
Difficile, se non impossibile, accontentare<br />
tutti: da un lato l’alp<strong>in</strong>ista eroico<br />
che ricerca ancora la lotta con l’alpe, il<br />
bivacco freddo, umido e maleodorante,<br />
il m<strong>in</strong>estrone al rifugio, la tra<strong>di</strong>zione;<br />
dall’altro lato l’alp<strong>in</strong>ista moderno e tecnologico,<br />
che si muove veloce seguendo<br />
la traccia sul suo GPS, e corre il più<br />
possibile per evitare spiacevoli pernottamenti<br />
nei rifugi, sempre che questi<br />
non siano <strong>di</strong> nuovissima e<strong>di</strong>ficazione,<br />
lum<strong>in</strong>osi, puliti ed estremamente confortevoli.<br />
Quale strada dunque per il futuro<br />
Giannantonj?<br />
Si potrebbe proporre la realizzazione<br />
<strong>di</strong> un facsimile del bivacco esistente,<br />
come recentemente si è fatto per il<br />
bivacco Lampugnani – Grassi, senza<br />
<strong>in</strong>contrare nuovi problemi e ulteriori <strong>di</strong>scussioni.<br />
Credo però che questa necessità<br />
sia l’occasione, il pretesto, per<br />
ricercare nuove soluzioni tecnologiche.<br />
Ecco il mio progetto.<br />
Innanzitutto ho voluto sentire la<br />
voce <strong>di</strong> chi frequenta i bivacchi, i miei<br />
committenti, raccogliendo i loro pareri<br />
e ascoltando i loro desideri. Ho qu<strong>in</strong><strong>di</strong><br />
pre<strong>di</strong>sposto un questionario e l’ho <strong>in</strong>viato<br />
a varie sezioni CAI e SAT, Collegi<br />
<strong>di</strong> Guide Alp<strong>in</strong>e, Scuole <strong>di</strong> Alp<strong>in</strong>ismo, e<br />
amici.<br />
Dalle loro risposte ho determ<strong>in</strong>ato<br />
i requisiti <strong>di</strong> base, come, per esempio,<br />
un’opportuna coibentazione, un’ade-<br />
guata visibilità, l’assenza <strong>di</strong> orpelli eccessivi,<br />
la facilità <strong>di</strong> trasporto e assemblaggio<br />
<strong>in</strong> quota, <strong>di</strong>mensioni m<strong>in</strong>ime;<br />
sono poi emersi anche vari requisiti secondari,<br />
opzionali (senza i quali comunque<br />
il bivacco svolge la sua funzione),<br />
come, per esempio, un telefono d’emergenza<br />
o un sistema <strong>di</strong> riscaldamento.<br />
Vi sono poi dei limiti da non sottovalutare,<br />
soprattutto <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i <strong>di</strong> costi e<br />
<strong>di</strong>mensioni.<br />
I problemi riscontrati dai miei <strong>in</strong>terlocutori<br />
sono sostanzialmente tre: il<br />
freddo, l’umi<strong>di</strong>tà, e, purtroppo, il vandalismo.<br />
Il freddo è causato dal fatto che non<br />
esistono fonti <strong>di</strong> riscaldamento all’<strong>in</strong>terno<br />
dei bivacchi, se non il calore prodotto<br />
dall’apporto termico degli occupanti<br />
(il ben noto “effetto stalla”); l’umi<strong>di</strong>tà è<br />
data dalla scarsa ventilazione, limitata<br />
volontariamente per non raffreddare<br />
ulteriormente l’<strong>in</strong>terno (“Tieni chiusa la<br />
f<strong>in</strong>estra che fa freddo!”... dopo un’oretta...<br />
”Apri che qui dentro non si respira<br />
più!”); il vandalismo è dato dal fatto che<br />
la Stupi<strong>di</strong>tà è sempre <strong>in</strong>c<strong>in</strong>ta e forse noi<br />
del CAI ci preoccupiamo ancora troppo<br />
poco <strong>di</strong> istruire i frequentatori della montagna<br />
<strong>in</strong> merito al comportamento da tenere<br />
nei rifugi e nei bivacchi.<br />
Dunque, potendo <strong>in</strong>stallare degli<br />
impianti <strong>di</strong> riscaldamento e deumi<strong>di</strong>ficazione,<br />
necessariamente supportati da<br />
ulteriori impianti <strong>di</strong> produzione (pannelli<br />
fotovoltaici, micro eolico...), e stoccaggio<br />
d’energia elettrica, come al Gervasutti,<br />
si potrebbe risolvere velocemente<br />
e facilmente il problema freddo-umi<strong>di</strong>tà.<br />
Troppo facile però, e, soprattutto, già<br />
fatto. Perché allora non provare a trovare<br />
soluzioni passive, ossia migliorare il<br />
comfort della nostra “scatola d’emergenza”<br />
senza l’uso <strong>di</strong> impianti?<br />
Non <strong>di</strong>mentichiamoci <strong>in</strong>fatti che<br />
l’obiettivo non è quello <strong>di</strong> raggiungere<br />
gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> benessere confrontabili con<br />
quelli richiesti dall’e<strong>di</strong>lizia civile, ma il