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ma a Moises non servono. Non molto <strong>di</strong>stante da noi segue<br />

il gruppetto dei quattro austriaci. Due sole cordate sfidano<br />

il Diavolo.<br />

Il percorso <strong>di</strong>venta più impegnativo con il passare delle<br />

ore. In alcuni punti sulla morena si devono usare le mani. Ai<br />

lati il terreno strapiomba ripido. È impossibile vedere il vuoto<br />

ma lo percepisci. È come un’ombra nera sul fondo scuro della<br />

montagna. L’<strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>e porta a concentrarsi sui s<strong>in</strong>goli<br />

passaggi. Ed è bene.<br />

È ancora buio pesto quando giungiamo al ghiacciaio.<br />

Un freddo del <strong>di</strong>avolo<br />

La neve è dura. I ramponi tengono bene. Aumenta il freddo.<br />

Mary ha i pie<strong>di</strong> gelati f<strong>in</strong>o all’<strong>in</strong>sensibilità. Sosta obbligata<br />

con <strong>in</strong>tervento d’emergenza per riattivare la circolazione<br />

sanguigna. Pium<strong>in</strong>o attorno ai pie<strong>di</strong> e tepore dell’acqua tolta<br />

dal thermos effettuano il miracolo. L’arrivo del sole riscalda<br />

anche lo spirito e completa il miracolo. Il Diavolo troneggia<br />

arcigno sopra <strong>di</strong> noi. Ha il fianco fitto <strong>di</strong> p<strong>in</strong>nacoli <strong>di</strong>sposti<br />

come un’urticante barriera sp<strong>in</strong>osa. Intimorisce, ma l’altro<br />

<strong>di</strong>avolo ha preso il sopravvento e gli <strong>di</strong>co ad alta voce: v<strong>in</strong>co<br />

<br />

La vetta del <strong>di</strong>avolo<br />

Superato l’unico punto con <strong>di</strong>fficoltà alp<strong>in</strong>istica, una calata<br />

<strong>in</strong> sicurezza su cresta strapiombante, rimane da affrontare<br />

il ripido pen<strong>di</strong>o degli ultimi 300 metri <strong>di</strong> <strong>di</strong>slivello. Non<br />

molti, ma superati i 5.000 metri è cosa più facile a <strong>di</strong>rsi che<br />

a farsi. Avanti a noi c’è lo spettacolo affasc<strong>in</strong>ante dei nieves<br />

penitentes. Leggere o guardare le fotografie è veramente altra<br />

cosa dal dover attraversare un campo <strong>di</strong> lame <strong>di</strong> ghiaccio<br />

<strong>di</strong>ssem<strong>in</strong>ate sul ripi<strong>di</strong>ssimo pen<strong>di</strong>o che porta alla cima. Non<br />

avevo mai camm<strong>in</strong>ato tra queste conformazioni e ne sono<br />

esaltato. Come la fatica ne risulta <strong>in</strong>gigantita, così grande<br />

è la sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> avanzare con passo irregolare f<strong>in</strong>o a<br />

spezzare il fiato, ma con l’eccitazione <strong>di</strong> vivere una nuova<br />

magnifica esperienza.<br />

P<strong>in</strong>nacoli e lame, <strong>in</strong> alcuni punti, sono alti f<strong>in</strong>o ad un metro.<br />

Le variazioni <strong>di</strong> temperatura, <strong>in</strong>dotte dal forte irraggiamento<br />

solare e il gelo notturno, hanno elaborato un labir<strong>in</strong>to<br />

verticale <strong>di</strong>abolico che <strong>di</strong>segna un irto e selvaggio territorio.<br />

I raggi del sole fanno brillare le creste affilate delle lame<br />

ghiacciate. Lo spettacolo è strepitosamente bello. Tanto affasc<strong>in</strong>ante<br />

che porta a <strong>di</strong>menticare lo sforzo fisico neces-<br />

pag. 33 – Adamello 112<br />

sario per superarlo. L’arrivo <strong>in</strong> vetta regala la sod<strong>di</strong>sfazione<br />

primor<strong>di</strong>ale della conquista ed un panorama mozzafiato. Un<br />

m<strong>in</strong>uto per con<strong>di</strong>videre la gioia abbracciandoci, riprendere<br />

fiato e siamo a goderci l’<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito montagnoso che circonda.<br />

La fatica e la paura che un cuore non più <strong>in</strong> perfetto ord<strong>in</strong>e<br />

potesse impe<strong>di</strong>re il vivere nuovamente queste emozioni si è<br />

<strong>di</strong>ssolta nel pieno <strong>di</strong> un benessere fisico e mentale.<br />

e altre splen<strong>di</strong>de cime sono testimoni<br />

della riconquistata fiducia nelle mie risorse.<br />

Il <strong>di</strong>scorso del <strong>di</strong>avolo<br />

e il camm<strong>in</strong>o del senso<br />

Il cielo si sta coprendo <strong>di</strong> nubi ed il ritorno è molto lungo.<br />

Ci attende la Prima dobbiamo superare<br />

una ripi<strong>di</strong>ssima <strong>di</strong>scesa su detriti <strong>in</strong>stabili e l’<strong>in</strong>term<strong>in</strong>abile<br />

valle <strong>di</strong> . È bella e selvaggia. La stanchezza impe<strong>di</strong>sce<br />

però <strong>di</strong> apprezzare per <strong>in</strong>tero il suo valore.<br />

Durante tutto il percorso <strong>di</strong> ritorno il Diablo mi ha parlato.<br />

“Sei come prima” sussurrava flebile e <strong>in</strong>si<strong>di</strong>oso come una<br />

sirena il maligno che farebbe meglio a rimanere muto. “Sono<br />

quel che sono oggi” mi <strong>di</strong>ce la ragione ammansita dal sentimento<br />

<strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione con il magnifico mondo che mi sta<br />

davanti.<br />

Il panorama si accalca <strong>di</strong> ghiaccio brillante segmentato<br />

da seracchi che danzano gli uni sugli altri v<strong>in</strong>cendo la gravità.<br />

Come loro <strong>in</strong>frangono l’attrazione del basso, io subisco il richiamo<br />

dell’alto e arbitrariamente contesto i limiti imposti da<br />

una scienza me<strong>di</strong>ca fondata solo sulla statistica.<br />

Il <strong>di</strong>avolo tentava e metteva alla prova. Ripenso, ora che<br />

sona a casa, a tutto quel rimug<strong>in</strong>are tumultuoso che la salita<br />

al Diablo Mudo aveva provocato nella mia coscienza. E<br />

con le parole del poeta Pessoa nella lirica Mare portoghe<br />

se rispondo all’<strong>in</strong>terrogativo che ogni persona, e non solo<br />

l’alp<strong>in</strong>ista, si pone dopo avere faticato per raggiungere un<br />

obiettivo: <br />

<br />

Sì, ed io, più che seguire il <strong>di</strong>avolo, proseguo sul camm<strong>in</strong>o<br />

che consapevolmente ho sceltoIl tempo che resta deve<br />

essere il tempo della vita, e non quello cronologico<br />

dell’orologio. Per sconfiggere i <strong>di</strong>avoli <strong>di</strong> ogni sorta adesso<br />

ho meglio capito che bisogna salirgli <strong>in</strong> groppa e tentare <strong>di</strong><br />

domarli. Il risultato atteso non è certo. Quel che è certo è<br />

che scalare una montagna, come affrontare a viso aperto le<br />

paure del futuro, porta ad accrescere <strong>di</strong> senso la nostra vita.<br />

Adamello 112 – pag. 33

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