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16 giugno 2007 - VicenzaPiù

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12 altovicentino <strong>16</strong> GIUGNO <strong>2007</strong><br />

Che fine ha fatto l’emergenza nomadi? Il clamore suscitato dall’iniziativa scledense è solo un ricordo. Ma ci sono novità in arrivo<br />

Nomadi: dopo il fossato, il silenzio. O quasi<br />

Di AnDreA AlbA<br />

Nomadi e Altovicentino. Sono passati<br />

ormai mesi dall’episodio del<br />

fossato, che ha proiettato il più<br />

popoloso Comune altovicentino<br />

nella stampa e nelle tv nazionali.<br />

Schio, che su questa tematica viene<br />

anzi da più parti additato come eccessivamente<br />

solidale, si è ritrovato<br />

ad un tratto ad essere tacciato di<br />

xenofobia. Sulla scia della polemica<br />

l’amministrazione scledense,<br />

per dimostrare che era tutto un<br />

equivoco e chiudere una volta per<br />

tutte una questione ormai cronica,<br />

spinge con forza presso le Giunte<br />

degli altri centri vicini (Piovene,<br />

Santorso, Malo, San Vito e Torrebelvicino),<br />

e porta avanti una trattativa<br />

mediata dal prefetto per arrivare<br />

a un compromesso comune<br />

per affrontare insieme il problema.<br />

Perché di problema si tratta, e ormai<br />

decennale: nei sei citati comuni<br />

altovicentini (andrebbe aggiunto<br />

anche Marano, per la verità), da 15<br />

o 20 anni ci sono 5 o 6 famiglie allargate<br />

di nomadi, in tutto 40 o 50<br />

persone che da tutto questo tempo<br />

continuano a fare micro-spostamenti<br />

in camper e caravan ma sempre<br />

nella stessa macro-area. Sono<br />

di etnia sinta, tutti con nazionalità e<br />

carta d’identità italiana, e a dire dei<br />

mediatori culturali (gli unici italiani<br />

che di fatto facciano almeno il<br />

tentativo di avere reali rapporti con<br />

questa gente) tutti con una gran<br />

voglia di diventare stanziali e di non<br />

muoversi più da qua.<br />

Problemi tanti,<br />

proposte stoppate<br />

Ovviamente i problemi sono notevoli,<br />

e i Comuni ne sono consapevoli:<br />

non si sa bene di cosa vivano,<br />

e le proteste degli imprenditori<br />

delle varie zone industriali ormai<br />

non fanno più notizia. A ciò si aggiunga<br />

il fatto che tra questi concittadini<br />

(perché tali ormai sono) vi è un<br />

enorme problema di analfabetismo.<br />

Ragazzini di quattordici anni incapaci<br />

di leggere una riga: incredibile,<br />

nell’Italia del <strong>2007</strong>. I mediatori culturali,<br />

in merito, hanno un quaderno<br />

intero di proposte per arrivare a una<br />

soluzione che faccia contenti tutti:<br />

chiedono un censimento (mai fatto:<br />

non si sa quanti siano), un percorso<br />

di collaborazione tra sinti e italiani<br />

per l’inserimento lavorativo e<br />

l’istruzione dei bambini, e una serie<br />

di piazzole di sosta concordate tra i<br />

Comuni dell’area perché le famiglie<br />

sinte suddette possano stabilirvisi e<br />

diventare stanziali pur non andando<br />

a vivere in appartamenti, a loro<br />

in genere invisi. Sul tavolo prefettizio<br />

si sono discussi proprio questi<br />

temi. E i sindaci hanno risposto in<br />

ordine sparso. Maurizio Colman,<br />

di Piovene, se n’è andato sbattendo<br />

la porta: di piazzole di sosta non ne<br />

vuol proprio sentir parlare. Anche<br />

perchè lui, i fossati, nei campi di<br />

Piovene da tempo li aveva scavati<br />

sul serio e senza fraintendimenti<br />

possibili: i suoi erano proprio per i<br />

nomadi. Gli altri 5 “sopravvissuti”<br />

di riunioni con il prefetto ne hanno<br />

fatte ancora, fino a fine 2006, concordando<br />

su una bozza d’intesa<br />

per un progetto per il quale ogni<br />

Comune avrebbe fatto la propria<br />

parte, a seconda delle dimensioni:<br />

chi avrebbe cercato il lavoro, chi<br />

accolto i bimbi a scuola, chi messo<br />

la piazzola, chi l’appartamento. Poi<br />

però gli incontri a casa del prefetto<br />

si sono improvvisamente interrotti.<br />

Che è accaduto in questi mesi?<br />

Una pausa elettorale<br />

La sensazione è che, passato il momento<br />

dell’emergenza, i 5 Comuni<br />

abbiano silenziosamente optato per<br />

“non decidere”, cioè per aspettare<br />

tempi migliori per avviare il progetto.<br />

Anche in vista delle Provinciali,<br />

scoglio politico non indifferente:<br />

la problematica dei nomadi è notoriamente<br />

molto poco popolare, a<br />

maggior ragione poco prima delle<br />

Un’area per le carovane zingare: un problema<br />

politico più che sociale<br />

elezioni. “A nostro avviso in questi<br />

mesi si è cominciata a vedere una<br />

certa tolleranza, verso le famiglie<br />

che sono qui intorno da decenni<br />

– commenta positivamente di Fabio<br />

Dalla Vecchia, mediatore culturale<br />

della Sucar Drom –: lo “stato<br />

dell’arte” è che ci sono circa 4 o 5<br />

famiglie, allargate, quindi in tutto<br />

una cinquantina di persone nel territorio<br />

altovicentino: una a Malo,<br />

da qualche mese; tre piccoli gruppi<br />

famigliari a Schio, esclusi gli Helt e<br />

le carovane di passaggio; la famiglia<br />

che risiedeva a Piovene, prima<br />

dell’ordinanza municipale, e che<br />

ora è costretta a risiedere a Schio”.<br />

Scene di vita in un campo nomade<br />

Piovene mormorò:<br />

non passa il nomade<br />

A Piovene il sindaco, come promesso<br />

in campagna elettorale, oltre ai<br />

fossati, appena eletto ha emesso<br />

un’ordinanza con la quale si impedisce<br />

sosta e passaggio di carovane<br />

nel territorio del Comune, e anche<br />

la sosta in terreni di proprietà se<br />

non attrezzati ad uso abitativo.<br />

Una famiglia sinta, proprietaria<br />

di un campo a Piovene, è dovuta<br />

“sloggiare” a Schio. Il caso interessa<br />

anche la magistratura:<br />

Maurizio Colman per<br />

questa ordinanza è stato<br />

denunciato dai mediatori<br />

culturali Sucar Drom. E la<br />

situazione cambia molto a<br />

seconda dei confini comunali.<br />

A Schio, ad esempio,<br />

oltre ai gruppi semi stanziali<br />

di cui si è detto c’è anche<br />

il caso di una famiglia<br />

con cui il tentativo di integrazione<br />

è stato avviato<br />

da molti anni: per il nucleo<br />

famigliare degli Helt<br />

il Comune ha a suo tempo<br />

costruito e mantiene una<br />

piccola area attrezzata ai<br />

confini della zona industriale.<br />

Il progetto è in realtà<br />

aspramente criticato e tacciato<br />

di assistenzialismo,<br />

da più direzioni politiche. C’è da<br />

dire che, in effetti, non è mai stato<br />

reso noto quanti dei componenti<br />

della specifica famiglia allargata<br />

abbiano un’occupazione: da quel<br />

che si sa, porta ancora avanti tutto<br />

l’ormai anziana madre, che lavora.<br />

La faccenda in genere è invisa agli<br />

scledensi: gli attivisti di estrema<br />

destra di Azione Sociale, che in<br />

dicembre hanno raccolto contro<br />

gli Helt le firme con un banchetto<br />

in piazza, sono rimasti sorpresi<br />

nel vedere fermarsi a firmare tre<br />

volte più gente del solito. Se non<br />

altro, però, i figli degli Helt vanno<br />

a scuola.<br />

L’integrazione possibile:<br />

il caso Santorso<br />

Un’altra realtà ancora, confinante<br />

con Piovene, è Santorso, l’unico<br />

municipio che in questi sei mesi<br />

sembri aver dato concretamente<br />

una svolta. Non priva<br />

di critiche: in aprile<br />

l’amministrazione ha<br />

assegnato un alloggio<br />

comunale a una<br />

famiglia di sinti. Padre,<br />

madre, tre bimbi dai<br />

2 agli 8 anni. Come<br />

sono andati i primi tre<br />

mesi? “Non se ne parla<br />

molto, per fortuna,<br />

perché finora è andato<br />

tutto bene – commenta<br />

contento Pietro Menegozzo,<br />

primo cittadino<br />

orsiano – e quel che va bene non fa<br />

notizia. A parte le battute, secondo<br />

me il progetto sta andando avanti<br />

positivamente: si comportano come<br />

una famiglia normale. Il padre va a<br />

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Passata<br />

l’emergenza<br />

i 5 Comuni<br />

hanno optato<br />

per non<br />

decidere e<br />

spostare più<br />

avanti nel<br />

tempo una<br />

soluzione<br />

lavorare e paga l’affitto, i figli, a seconda<br />

dell’età, vanno a scuola. Il più<br />

grande l’anno prossimo verrà a scuola<br />

a Santorso. Abbiamo avuto un percorso<br />

di accoglienza positivo, e finora<br />

nessuno è mai venuto a lamentarsi di<br />

questa famiglia in municipio”.<br />

Per la verità in aprile c’è stato un<br />

consiglio comunale molto affollato<br />

sul tema, e la Lega Nord è passata<br />

all’attacco raccogliendo anche le<br />

firme. “Sì, ma non sono mai venuti a<br />

portarmele in municipio: si vede che<br />

non hanno trovato abbastanza gente<br />

che firmi – replica Menegozzo –. Nel<br />

nostro caso si trattava di un singolo<br />

nucleo famigliare, non di un gruppo<br />

allargato, e le cose sono state più facili.<br />

E’ una famiglia già semi integrata:<br />

la madre è andata a scuola, e parlano<br />

dialetto. Comunque, nella prossima<br />

riunione con il prefetto presenterò<br />

questa mia esperienza di amministratore,<br />

e porteremo avanti il progetto<br />

delle piazzole unifamiliari: noi a Santorso<br />

– annuncia con decisione - ne<br />

costruiremo una per<br />

una singola famiglia”.<br />

Il passo è notevole, ed<br />

è prevedibile che verrà<br />

seguito da polemiche.<br />

E, proprio a testimoniare<br />

che lo scoglio<br />

politico per le riunioni<br />

col Prefetto erano le<br />

Provinciali, ecco che si<br />

materializza un nuovo<br />

incontro degli, ormai,<br />

5 Comuni col Prefetto:<br />

è previsto entro una<br />

settimana, ma il tutto<br />

viene tenuto un po’ in sordina. Tra<br />

le righe, sembra anche che i Comuni<br />

siano in trattativa con il Ministero<br />

degli Affari Sociali per ottenere fondi<br />

specifici. Se ne vedranno delle belle?

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