16 giugno 2007 - VicenzaPiù
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24 tradizioni <strong>16</strong> GIUGNO <strong>2007</strong><br />
A picco sulla Valdastico, la fortezza italiana è uno dei siti della Prima Guerra Mondiale meglio conservati di tutto l’Altopiano<br />
Corbin, il forte che la guerra ha solo sfiorato<br />
Di bePPA rigoni<br />
Lo si potrebbe definire: “il forte<br />
dove non si è mai veramente<br />
combattuto”, anche se tutto<br />
attorno all’area, si possono rilevare<br />
crateri provocati da tiri<br />
di mortaio nemico provenienti<br />
da Forte Kerle o dal Verle, del<br />
calibro di 305 mm, in grado di<br />
lanciare granate da 420 Kg. Le<br />
distruzioni che si rilevano (malgrado<br />
la certosina e ventennale<br />
opera di restauro tuttora in atto<br />
da parte del proprietario del forte<br />
Severino Panozzo e della sua<br />
famiglia, che a questo scopo ha<br />
dedicato la vita), sono state fatte<br />
ad arte. In primis, ad opera del<br />
nostro esercito dopo il 15 maggio<br />
del 19<strong>16</strong> (in seguito al crollo<br />
del ponte di Roana in linea d’aria<br />
vicinissimo al forte, durante la<br />
S t r a f e x p e -<br />
dition), con<br />
l’intento di<br />
non lasciare<br />
in mano<br />
nemica un<br />
forte ancora<br />
utilizzabile.<br />
In secundis,<br />
ad opera dei<br />
recuperanti a<br />
guerra finita,<br />
che son quasi<br />
riusciti a<br />
smantellare<br />
la struttura<br />
per estrarre<br />
tutte le parti<br />
metalliche.<br />
Ma si sa,<br />
ai tempi la fame era tanta ed il<br />
controllo zero!<br />
I lunghi corridoi del corpo centrale. Ai nostri giorni<br />
sono suggestivi luoghi da visitare<br />
Gastronomia<br />
Una veduta della costruzione, posta allo sbarramento della Valdastico<br />
Sul fondo del pozzo delle torrette,<br />
tanto per dirne una, è stato praticato<br />
un foro che potrebbe suggerire<br />
un tunnel disegnato ad hoc dai<br />
genieri, per ricupero bozzoli o residui:<br />
no invece, è stato appositamente<br />
praticato proprio dai recuperanti,<br />
per<br />
far passare i<br />
pezzi di calottasmembrati<br />
e troppo<br />
pesanti per<br />
esser sollevati<br />
coi mezzi<br />
inadeguati in<br />
loro possesso.<br />
Se si pensa<br />
che le calotte<br />
avevano lo<br />
spessore di <strong>16</strong><br />
mm e che la<br />
forma schiacciata,lentico-<br />
lare (a saetta<br />
ridotta in<br />
gergo tecnico),<br />
aveva il diametro di 5 mt.:<br />
tante tonnellate tanto guadagno!<br />
l’eden<br />
da lino<br />
Frutta e Verdura<br />
Tel. e fax 0444.550766<br />
Via Legione Antonini, 157<br />
VICENZA<br />
Evacuato dagli italiani, il forte venne<br />
occupato dagli austriaci solo<br />
per un mese, perché a seguito dello<br />
sfondamento della linea russa,<br />
sempre nel ’<strong>16</strong>, sarebbe stato impossibile<br />
rifornirlo di truppe fresche<br />
e così ci fu da parte nemica la<br />
scelta a propria volta,<br />
di abbandonarlo velo-<br />
cemente. Le vedette<br />
italiane in avanscoperta<br />
dopo la Strafexspedition,<br />
ritornando<br />
sul sito, ebbero la<br />
sorpresa di trovarlo<br />
vuoto e la decisione fu<br />
di riutilizzarlo successivamente<br />
solo come<br />
magazzino e caserma,<br />
quindi niente più<br />
combattimenti: ecco<br />
perché lo stato di con-<br />
servazione delle strutture murarie,<br />
è così buono.<br />
Ma veniamo alla posizione in cui il<br />
forte è stato costruito nel lontano<br />
1906. Posto strategicamente allo<br />
sbarramento della Valdastico, alle<br />
spalle di Piovene Rocchette e collocato<br />
sopra<br />
uno sperone<br />
roccioso a<br />
1096 mt. di<br />
altitudine,<br />
dà subito la<br />
sensazione<br />
di un’opera<br />
di ardita ed<br />
altissima tecnologiaingenieristica.<br />
La<br />
complessità<br />
e la raffinatezza<br />
della<br />
costruzione<br />
(che si rilevano<br />
tuttora<br />
sia nel primo<br />
edificio dove<br />
al posto del<br />
Quartier Generale durante il conflitto,<br />
c’è oggi un piccolo museo,<br />
sia nel corpo principale antistante<br />
la piazza d’armi, ad esso collegato<br />
Costruito su<br />
uno spuntone<br />
di roccia,<br />
l’edificio è<br />
un’opera<br />
di alta<br />
tecnologia<br />
ingegneristica<br />
Uno degli innesti delle calotte dei cannonieri,<br />
ancora in buono stato<br />
da un ingegnoso tunnel coperto),<br />
dimostrano quanto fosse anacronistico<br />
l’utilizzo di strutture architettoniche<br />
militari tradizionali, quali<br />
castelli medioevali in cemento<br />
armato e navi corazzate ancorate<br />
alla roccia, ancora in auge all’inizio<br />
del secolo scorso. Il corpo principale<br />
è composto da due livelli: al<br />
piano terra le camerate,<br />
l’infermeria, la stanza del<br />
medico, i magazzini i depositi<br />
di munizioni intermedi,<br />
il punto di arrivo<br />
del carrello che portava<br />
le munizioni dalla “Santa<br />
Barbara”, collegato con<br />
due elevatori meccanici<br />
al piano superiore; al<br />
primo piano i corridoi e<br />
le scalette che portavano<br />
alle sei cannoniere. Sei al<br />
secondo piano infatti, le<br />
postazioni<br />
in cupola<br />
lenticolare<br />
da 149 mm.,<br />
più un osservatorio<br />
di bilanciamento<br />
del<br />
tiro; sei le scale corrispondenti;<br />
sei porte<br />
molto larghe, in linea,<br />
per far scendere velocemente<br />
i cannoni in<br />
caso di guasto o colpo<br />
ricevuto ed essere<br />
velocemente sostituito. A fianco<br />
di ogni scaletta una strana nicchia<br />
nel muro con un foro al centro, per<br />
far passare comunicazioni fra i tiratori<br />
e i rifornitori, in modo del<br />
tutto simile alla posta pneumatica<br />
(immaginiamo per un attimo cosa<br />
dovesse accadere lì dentro durante<br />
un attacco:<br />
f r a s t u o n o<br />
ininterrotto,<br />
fumo,<br />
concitazione,<br />
odore<br />
di cordite,<br />
polvere da<br />
sparo ovunque,<br />
terrore,<br />
rischio di<br />
combustione,<br />
di far<br />
partire tutto<br />
per una<br />
scintilla caduta<br />
su materialecom-<br />
burente).<br />
Ecco il<br />
motivo per cui i serventi al pezzo<br />
utilizzavano scarpe con una<br />
particolare suola di corda, che<br />
non provocavano attrito con la<br />
polvere da sparo ovunque disseminata.<br />
Anche all’interno della<br />
Santa Barbara (troppo distante<br />
dalla zona di tiro nell’ottica<br />
guerresca germanica, dove si<br />
privilegiava la vicinanza ai cannoni<br />
per una questione ergonomica,<br />
in barba alla maggior sicurezza<br />
per le truppe!), vennero<br />
La Santa Barbara del Corbin. Il forte è stato costruito nel 1906<br />
usate tutte le precauzioni, come<br />
l’uso di lampade ad olio per illuminare<br />
al posto dell’elettricità,<br />
o la scelta strutturale di costruire<br />
l’entrata in cemento armato,<br />
a forma di “esse” per diminuire<br />
al massimo il pericolo di deflagrazione.<br />
Tanti accorgimenti<br />
tecnici che assieme alla solidità<br />
della struttura e alla collocazione<br />
strategica, avevano fatto del<br />
Corbin il punto di forza della<br />
nostra linea difensiva.<br />
Per noi che andiamo a visitarlo<br />
oggi e lo troviamo sostanzialmente<br />
integro, è un bene che il<br />
suo utilizzo sia rimasto incompiuto,<br />
a differenza di quanto<br />
accaduto per altri forti italiani<br />
e austriaci, la cui descrizione<br />
si può riassumere con le sole<br />
parole: “insensato massacro e<br />
folle distruzione!” E’ perciò un<br />
luogo da vedere, non solo per la<br />
sicurezza delle opere di ristrutturazione<br />
effettuate che garantiscono<br />
in toto l’incolumità dei<br />
visitatori, ma anche per l’ innegabile<br />
fascino dettato dalla sua<br />
grandiosità e solidità.<br />
Percorso: si parte dalla chiesa<br />
di Treschè Conca e si prosegue<br />
per circa sei Km, in parte<br />
in sterrato, in parte in mezzo<br />
al bosco, fino al parcheggio di<br />
fronte al cancello d’ingresso, e<br />
si arriva direttamente…nel cuore<br />
della storia.