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UNIVERSITA' DI ROMA “LA SAPIENZA” - Padis

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infatti, esprimono sulla loro superficie molecole con proprietà adesive di produzione<br />

parassitaria che fanno sì che gli eritrociti aderiscano gli uni con gli altri e con gli endoteli<br />

dei vasi sanguigni, evitando così di essere trasportati alla milza dove verrebbero distrutti.<br />

Se questo fenomeno, detto sequestramento, avviene a livello delle reti capillari degli organi<br />

interni, ne consegue che i tessuti a valle dell'ostruzione non ricevono nutrimento ed<br />

ossigeno. Il risultato finale sarà la necrosi degli organi interessati, con effetti disastrosi che<br />

possono portare alla morte (es. malaria cerebrale). Invece, tra i vari fattori legati all’ospite,<br />

particolare importanza riveste l’immunità. L’uomo mostra una certa resistenza al<br />

plasmodio fino a circa sei mesi dalla nascita, dovuta sia alla difficoltà di questo a<br />

metabolizzare l’emoglobina fetale, sia ad una parziale difesa fornita dall’immunità<br />

materna. Di conseguenza, i soggetti più esposti al rischio di contrarre le forme gravi della<br />

malattia sono i bambini in età compresa tra i 6 mesi e i 5 anni di età. A questi si<br />

aggiungono le donne in gravidanza, coloro che hanno trascorso diversi anni fuori dall’area<br />

endemica di origine, turisti provenienti da zone in cui la malattia non è presente e soggetti<br />

immunodepressi. Infatti, anche dopo parecchie esposizioni al parassita, gli uomini non<br />

sono totalmente protetti da successive infezioni, ma sviluppano soltanto una parziale<br />

immunità che attenua ed a volte anche reprime completamente i sintomi della malattia.<br />

Quindi l’immunità che il soggetto acquisisce è principalmente funzione dell’intensità<br />

dell’infezione, ovvero dell’intensità della trasmissione. Anche i fattori sociali ed economici<br />

giocano un ruolo importante nell’esito della malattia. Molti paesi in via di sviluppo sono<br />

carenti nei servizi preventivi di base e l’inaccessibilità ai farmaci e cure adeguate può far<br />

progredire rapidamente l’infezione fino a comportare la morte del soggetto.<br />

1.5 Strategie e bersagli nella lotta antimalarica<br />

Negli anni ’50 e ’60, la malaria è stata eradicata dalla maggior parte dei Paesi<br />

temperati (Stati Uniti ed Europa), come conseguenza di un’evoluzione delle pratiche<br />

agricole, della costruzione di case in muratura e soprattutto di programmi mirati al controlli<br />

del vettore. Tuttavia nelle zone tropicali e sub-tropicali non si sono ottenuti gli stessi<br />

successi. Queste differenze dipendono dagli stessi fattori che influenzano l'epidemiologia<br />

della malaria, ossia dalle specie di plasmodio, dalle caratteristiche biologiche del vettore,<br />

dall'ecosistema cui esso è legato ed infine l'uomo stesso (organizzazione sociale e grado di<br />

immunità). Di fatto, il successo nell'eradicazione dell'infezione malarica fu ottenuto solo in<br />

quelle zone geografiche che erano climaticamente marginali rispetto all'ecosistema che<br />

mantiene stabilmente la malattia (ad esempio quello tropicale). L'endemia malarica nelle<br />

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