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UNIVERSITA' DI ROMA “LA SAPIENZA” - Padis

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l’indice può risultare vicino allo zero in quanto l’esposizione è acuta ma non cronica.<br />

Quindi, l’indice splenico risulta utile, come misura relativa del rischio, solo in situazioni di<br />

malaria stabile (Denise L. Doolan, 2002).<br />

1.6.4 Indicatori sierologi di trasmissione<br />

Considerando i limiti dati dai metodi entomologici e parassitologici, recentemente si è<br />

assistito allo sviluppo di altri metodi per la valutazione del rischio di esposizione: sono<br />

state create numerose mappe per ottenere modelli climatici arricchiti di informazioni<br />

riguardanti le precipitazioni, la temperatura e l’umidità relativa. Questi sono sicuramente<br />

fattori importanti per la sopravvivenza e la riproduzione dell’insetto vettore e lo sviluppo<br />

del parassita nel vettore stesso. Tuttavia, sebbene mostrino un buon accordo con i dati<br />

empirici a livello regionale e di nazione (Craig et al., 1999), questi modelli non si prestano<br />

per predizioni di endemicità malarica a livello della comunità individuale (Omumbo et al.,<br />

2004). Risulta, quindi, fondamentale avere misurazioni dirette della trasmissione di malaria<br />

all’interno della comunità. Inoltre, è necessario che questi metodi siano caratterizzati da<br />

un’elevata sensibilità, in modo da poterne usufruire anche in zone in cui la trasmissione è<br />

bassa.<br />

In seguito allo sviluppo di affidabili tecniche sierologiche, la misurazione della prevalenza<br />

di anticorpi anti-malaria nella popolazione locale rappresenta un potenziale indicatore del<br />

livello di trasmissione della malaria (Burattini et al., 1993). Draper, Voller e Carpenter,<br />

furono tra i primi ad applicare i dati sierologici ad un modello matematico al fine di<br />

stimare il tasso di infezione. Inoltre, misero in evidenza una proprietà importante dei dati<br />

sierologici: i dati raccolti in un indagine sierologica rappresentano la prevalenza di un<br />

“periodo” (l’esperienza totale di malaria in una comunità) in netto contrasto con la<br />

prevalenza del “momento” ottenuta dai dati parassitologici (Draper et al., 1972). Infatti, gli<br />

anticorpi possono persistere per mesi o anni dopo l’infezione rendendo questo metodo<br />

relativamente robusto a variazioni nella trasmissione che avvengono a breve termine<br />

(Corran et al., 2007) ma inappropriato per stimare l’esposizione alla malaria al livello<br />

individuale. Sebbene sia ancora dibattuta la persistenza degli anticorpi anti-malaria (Struik<br />

and Riley, 2004) è stato osservato che persistono decisamente più a lungo rispetto alle<br />

infezioni individuali e alle zanzare infette. Inoltre, è stato dimostrato che i livelli<br />

anticorpali aumentano rapidamente in individui che sono nuovamente esposti durante un<br />

epidemia (Migot et al., 1995), come anche in popolazioni da cui la malaria è stata<br />

eliminata di recente (Kaneko et al., 2000). Tuttavia, l’esistenza di una memoria della<br />

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