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UNIVERSITA' DI ROMA “LA SAPIENZA” - Padis

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Un altro sistema di protezione attiva è quello rivolto alle larve (Fig. 1.9). Si realizza<br />

mediante il trattamento dei focolai con larvicidi chimici (ad es. il Temephos) o con ormoni<br />

regolatori della crescita (Diflubenzuron o Pyriproxyfen), che uccidono le larve o ne<br />

bloccano lo sviluppo alla fase adulta. Un altro metodo, volto all’abbattimento della<br />

popolazione larvale, è rappresentato dall’introduzione di pesci larvivori (ad es. Poeciliidae<br />

quali Gambusia affinis), oppure di altri organismi (ad es. Bacillus thuringensis o B.<br />

sphaericus) in grado di produrre spore tossiche per le larve. Queste spore sono molto<br />

efficaci, ma il loro impiego nella lotta antilarvale è limitato dal loro costo e dal fatto che,<br />

una volta liberate sul pelo dell’acqua, in breve tempo tendono a concentrarsi sul fondale. Il<br />

rimedio antilarvale senza dubbio più efficace è costituito dal risanamento ambientale. La<br />

corretta gestione delle acque stagnanti superficiali, infatti, ha una importanza cruciale nel<br />

controllo della densità della popolazione del vettore. Ad esempio, la produzione di mattoni<br />

di argilla a scopo edilizio comporta la formazione di fosse che facilmente possono<br />

riempirsi di acqua piovana e divenire focolai di sviluppo larvale. La creazione di canali di<br />

scolo in cemento costituisce un valido rimedio per impedire il ristagno di acqua.<br />

Figura 1.9 Controllo attivo sullo stadio larvale del vettore<br />

Nell’ambito delle strategie di controllo in fase di sperimentazione va infine<br />

menzionato il tentativo di mettere a punto zanzare transgeniche refrattarie alla trasmissione<br />

del parassita. Progressi notevoli in questa direzione sono stati ottenuti nella comprensione<br />

dei meccanismi molecolari alla base della risposta immunitaria innata del vettore verso il<br />

parassita e delle interazioni molecolari tra ospite invertebrato e parassita, che si verificano<br />

nel corso del ciclo sporogonico (per esempio durante la penetrazione dell’oocinete nella<br />

parete intestinale del vettore e/o nel processo di invasione delle ghiandole salivari). A<br />

questi indubbi progressi sperimentali non corrisponde però, allo stato attuale, un progresso<br />

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