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BOLLETTINO 178 - Società Filosofica Italiana

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semiselvagge”, estranee alla “grande famiglia ariano-semitica”, sono destinate ad essere assoggettate<br />

o sterminate» (p. 756).<br />

La voce di Nietzsche è la voce della disuguaglianza naturalizzata, inestinguibile, di una gerarchia<br />

dalla quale gli assoggettati non possono emergere perché naturalmente inferiori. Riecheggia quella<br />

antica di Callicle che, nel Gorgia platonico, afferma: «La natura stessa, a mio parere, ci mostra<br />

che è giusto che chi vale di più abbia la meglio su chi vale di meno e che chi è più forte prevalga<br />

su chi è più debole. Essa ci mostra che è così in molti casi, sia fra gli animali, sia fra gli uomini»<br />

(p. 469). Una voce di tipo socialdarwinistico, questa di Callicle, ripresa nel mondo moderno da<br />

Haller contro cui polemizza Hegel che, al contrario, si batte per la fuoriuscita dal mondo naturale<br />

e dalla legge del più forte che vi domina (ibid.). Nietzsche, il ribelle aristocratico, è il difensore<br />

di tale legge, di una gerarchia naturale insopprimibile, l’educatore, se vogliamo, del tipo nuovo di<br />

uomo, del superuomo, dell’uomo aristocratico, che deve essere collocato al vertice della nuova<br />

piramide sociale, una piramide che le rivoluzioni moderne e tutti i movimenti egualitaristici,<br />

come il Cristianesimo-Ebraismo («il cristiano […] combatte sempre per “diritti eguali”», p. 989),<br />

intendono rovesciare contro la legge di natura. L’Ebraismo è assimilato tanto al Cristianesimo<br />

quanto al socialismo e tutti hanno una comune origine in Socrate, un intellettuale sovversivo che<br />

ha funestamente iniziato il ciclo bimillenario delle rivoluzioni occidentali o di un’unica grande<br />

rivoluzione che ruota attorno alla categoria di uguaglianza: «Socrate, questo roturier, che fa della<br />

dialettica una micidiale arma di lotta e di vendetta contro l’aristocrazia». L’altro intellettuale sovversivo<br />

per eccellenza è Paolo di Tarso, «nel quale trova espressione “l’istinto sacerdotale degli<br />

ebrei”». E ancora: «”L’ebreo è dialettico e anche Socrate lo era. Si ha in mano uno strumento terribile:<br />

si confuta l’avversario compromettendo l’intelletto”» (p. 606).<br />

Nietzsche, conclude Losurdo, non rappresenta la fine delle grandi narrazioni, se mai sostituisce<br />

alle grandi narrazioni tradizionali, che radicalmente critica, una sua metanarrazione, un suo progetto<br />

politico: «Non si comprende perché il rinvio alla grande “economia del Tutto” ovvero alla<br />

“vita”, alla “legge suprema della vita”, all’“avvenire” di questa unità cosmica che è il mondo<br />

debba essere una spiegazione meno totalizzante di quella che rinvia al progresso dell’umanità. La<br />

lettura postmoderna di Nietzsche non conduce da nessuna parte» (p. 1065). È vero che «ai suoi<br />

occhi non ha senso parlare di progresso storico: l’umanità non ha fini comuni, “non progredisce,<br />

non esiste neppure”» (p. 1064). Il suo progetto politico è proprio in questo, nel blocco del processo<br />

storico, avviluppato in un processo rotatorio che gira eternamente su se stesso, nell’ideazione<br />

di un «nuovo illuminismo» inteso come «preparazione ad una filosofia dell’eterno ritorno», che<br />

combatta «la superstizione messianica e rivoluzionaria, liquidando la visione unilineare del<br />

tempo che è a suo fondamento» (p. 503). In questa titanica lotta contro il progresso si schiude la<br />

«grande economia del Tutto», dove non può che avere spazio la natura nel suo complesso e<br />

l’ordine sociale da essa forgiato, un ordine biologico, come quello degli animali, in cui prevale<br />

sempre ed è giusto che prevalga sul più debole il più forte, il genio del dominio, il superuomo.<br />

Domenico di Iasio<br />

David J. Levy, Hans Jonas. The Integrity of Thinking, Columbia-London 2002, pp. IX-152.<br />

Le copiose pubblicazioni su Hans Jonas, nei dieci anni successivi alla sua morte, sottolineano da<br />

sole il forte impatto che questo pensatore ha avuto nel pensiero contemporaneo. Uno dei motivi<br />

principali è la molteplicità delle sue indagini, che abbracciano diversi campi di ricerca, dall’interpretazione<br />

esistenziale dei miti antichi e dei movimenti religiosi all’analisi ontologica dell’orga-<br />

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