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BOLLETTINO 178 - Società Filosofica Italiana

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nismo, dalla riflessione sulla realtà trascendentale alla valutazione etica del più moderno comportamento<br />

tecnologico dell’uomo. Il lodevole contributo del Levy consiste proprio nell’individuare<br />

il centro unificante – nella sua complessità – del pensiero di Jonas, così vasto e apparentemente<br />

disordinato. Secondo il Levy è dall’integrità del pensiero di Jonas che si può osservare questa<br />

unità. Per ‘integrità’ s’intende, prima di tutto, che Jonas è onesto nell’accostarsi da vicino alle<br />

questioni e ai problemi, senza fuggire da questi con termini misteriosi , pseudo-poetici e confusi.<br />

In secondo luogo, l’integrità di Jonas è manifestata nel suo resoconto sull’esistenza dell’uomo,<br />

che «avvolge l’intera varietà dell’esperienza umana in tutte le sue innumerevoli modalità» (p. 3).<br />

Questa analisi dell’integrità del pensiero di Jonas è accompagnata da una sintesi informativa delle<br />

diverse fasi del suo itinerario intellettuale. Levy dedica un capitolo ad ogni nucleo di ricerca di<br />

Jonas: religione gnostica, filosofia della natura ed etica della responsabilità. Inoltre egli compie<br />

un lavoro originale nel presentare la teologia speculativa di Jonas come estensione spontanea<br />

della sua antropologia filosofica.<br />

Il saggio è dominato da uno sforzo costante volto a collocare Jonas ed il suo contributo rispetto<br />

alla tradizione filosofica. Confrontando tale pensatore con Aristotele, Husserl, Bultmann,<br />

Heidegger, L. Strauss, Wittgenstein, Gadamer, Scheler, Plessner, Gehlen ecc., il Levy cerca la<br />

specifica identità di Jonas: «naturalista filosofico», «filosofo esistenziale», «eccellente pensatore<br />

empirico» sono alcune delle sue proposte. L’autore sostiene che la filosofia di Jonas è assolutamente<br />

moderna ed allo stesso tempo una filosofia del recupero (cfr. p. 47). In particolare egli<br />

cerca di scoprire le affinità-differenze filosofiche tra Jonas e filosofi come Heidegger, Aristotele<br />

e Kant. Jonas stesso aveva riconosciuto, apertamente e ripetutamente, l’impronta dovuta ai suoi<br />

grandi maestri R. Bultmann, E. Husserl e M. Heidegger. Il suo primo, grande lavoro sulla religione<br />

gnostica, condotto sotto la supervisione di Heidegger e Bultmann, lo testimonia. Non stupisce<br />

il fatto che l’identità di Jonas, nella tradizione filosofica, sia sempre collegata in particolare al suo<br />

venerato maestro Heidegger. Da un lato il Levy riconosce l’influenza iniziale di Heidegger su<br />

Jonas; dall’altro egli si mobilita per dimostrare l’integrità, nel senso indicato sopra, del pensiero<br />

di Jonas, andando al di là dell’analisi heideggeriana del Dasein. Secondo il Levy, Jonas non<br />

estende i domini del pensiero di Heidegger, ma crea una interpretazione filosofica parallela.<br />

Infatti Kant, Hegel e Marx occupano un ampio spazio nel suo lavoro sull’etica della responsabilità,<br />

mentre spicca l’assenza di Heidegger. Un elemento caratterizzante della filosofia di Jonas, a<br />

confronto con quella di Heidegger, è la fusione della recuperata saggezza antica e delle attuali<br />

verità scientifiche. Infine la filosofia di Heidegger, soprattutto nell’ultima parte, era segnata<br />

dall’abbandono della ragione. Invece Jonas, attraverso le sue riflessioni sulla metafisica, rimette<br />

la ragione al suo giusto posto nella speculazione filosofica.<br />

Numerosi sono stati i tentativi per evidenziare le radici aristoteliche nella filosofia di Jonas. Anche<br />

il Levy sottolinea le tracce aristoteliche presenti in tale pensatore a tutti i livelli, soprattutto nella<br />

biologia filosofica. Senza dubbio Jonas cita Aristotele molto frequentemente e con una certa<br />

approvazione, in tutte le fasi del suo pensiero. Egli considera il De Anima come la prima opera di<br />

biologia filosofica. L’attenzione di Jonas verso i fatti empirici, la transizione dalla filosofia<br />

dell’organismo alla pratica della ricerca politica ed etica, e alcune tendenze teleologiche nella<br />

natura potrebbero essere di ispirazione aristotelica. Le importanti virtù della ‘prudenza’ e della<br />

‘moderazione’, intese come gli atteggiamenti più favorevoli per la conservazione dell’umanità<br />

futura nell’etica della responsabilità, lasciano intravvedere un recupero aristotelico. Ma il concetto<br />

dell’esistenza metabolica dell’organismo all’interno di un “lavoro propositivo” della natura, e la<br />

conseguente graduale emersione dei vari stadi della libertà, non possono essere identificati così<br />

semplicemente con la cosmologia e la metafisica di Aristotele. Questi sono frutto della riflessione<br />

di Jonas sulle moderne acquisizioni scientifiche e biologiche: egli era infatti piacevolmente sorpreso<br />

nel trovare una simile intuizione in Whitehead più che in ogni altro filosofo.<br />

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