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BOLLETTINO 178 - Società Filosofica Italiana

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Afferma Colli: «Bisogna ascoltare N[ietzsche] come si ascolta la musica» ( «Appendice», p.<br />

1076). È questa lettura musicale che Losurdo critica e, in alternativa, propone una lettura storico-politica<br />

di scrupolosa contestualizzazione del testo.<br />

Qualche esempio. Uno dei bersagli principali di Nietzsche è il concetto universale di uomo che<br />

inizia nel mondo moderno il suo cammino con il cogito ergo sum di Descartes e con l’io-penso<br />

kantiano. Afferma Losurdo: «Nel chiamare in causa l’“io penso” come momento essenziale della<br />

preparazione ideologica della Rivoluzione francese, Nietzsche, ancora una volta, non è isolato.<br />

Un autore a lui noto e anche caro, e cioè Lichtenberg, indica nella “filosofia” e nel cogito ergo<br />

sum il presupposto del successivo “echeggiare del grido à la Bastille!”. D’altro canto, era stata la<br />

stessa Convenzione nazionale, il 2 ottobre 1793, a decidere il trasferimento al Pantheon delle<br />

ceneri di Descartes» (p. 717). Georg Christoph Lichtenberg risulta, dunque, uno dei principali<br />

ispiratori della critica nietzschiana del soggetto pensante e della Rivoluzione francese, una critica,<br />

quindi, che non è aleatoria, non nasce dal nulla, ma da idee e atteggiamenti intellettuali già presenti<br />

nella contemporaneità nietzschiana. Ancora: «Impegnandosi nella decostruzione del soggetto,<br />

Nietzsche riprende in ultima analisi il programma di Maistre» (p. 716), che definisce un errore<br />

di teoria la Dichiarazione dell’89 e dichiara nelle sue Considérations sur la France (1796) che<br />

l’uomo universale non esiste nel mondo e che, pertanto, non esiste il punto centrale, la leva che<br />

dovrebbe sorreggere l’apparato dei diritti universali dell’uomo. Una critica supportata da Burke:<br />

«Forse non è del tutto ignoto a Nietzsche questo autore, che in Germania gode subito di una<br />

straordinaria fortuna, in particolare nell’ambito della cultura romantica» (p. 80). La critica nietzschiana<br />

della rivoluzione francese non può, dunque, che annidarsi, secondo Losurdo, nella critica<br />

di questi grandi antagonisti che poi influenzano la cultura romantica. Nietzsche non esce dal suo<br />

tempo, dalla sua attualità, vi rimane dentro e sviluppa temi congeniali al suo atteggiamento intellettuale<br />

che è intrinsecamente anti-rivoluzionario: si scaglia contro tutte le rivoluzioni che si sono<br />

coagulate nella storia attorno alla categoria di uguaglianza, a cominciare dall’Ebraismo e dal<br />

Cristianesimo per finire alla Rivoluzione francese, alla guerra di Secessione (1861-1865) per<br />

l’abolizionismo e alla Comune di Parigi.<br />

Gli uomini in Nietzsche sono naturalmente disuguali, profondamente divisi tra servi e signori,<br />

tra malriusciti e benriusciti. Il filosofo, sottolinea Losurdo, accarezza sogni eugenetici per la<br />

selezione dei migliori e così si esprime in Così parlò Zarathustra: «piena è la terra di superflui,<br />

corrotta è la vita a causa dei troppi; si potesse attrarli fuori da questa vita allettandoli con la<br />

“vita eterna”» (p. 637). Anche qui, l’eugenetica non è inventata da Nietzsche, ma è già presente<br />

nel suo tempo. È un atteggiamento, sottolinea Losurdo, di Galton, cugino di Darwin, di<br />

Lombroso, Le Bon, Carlyle, Karl Pearson, Emerson e tanti altri (pp. 753-7), un atteggiamento<br />

che si ispira al «modello ellenico» (p. 636), soprattutto quello platonico, per la selezione della<br />

razza dei governanti. E nei contemporanei di Nietzsche il modello eugenetico «confina pericolosamente<br />

col genocidio vero e proprio», quando si scarica sulle «popolazioni coloniali superflue»<br />

(p. 754). Dunque, espressioni come «annientamento dei malriusciti» (Vernichtung der<br />

Mißrathenen) o «annientamento delle razze decadenti» (Vernichtung der verfallenden Rassen),<br />

che si ritrovano nei Frammenti postumi 1884-85, sono spie di eventi tragici che si consumavano<br />

già dall’alba del mondo moderno a carico delle popolazioni coloniali. Naturalmente, avverte<br />

Losurdo, «non mancano voci critiche e persino indignate tra i contemporanei di Nietzsche»,<br />

come Albert Friedrich Lange, «un autore a lui noto (e vicino alla socialdemocrazia)», che nel<br />

1865 «richiama l’attenzione sullo “sterminio” degli indigeni, in atto negli Stati Uniti, in<br />

Australia e in altre parti del mondo, nonché sulle crudeltà di ogni genere inflitte dai conquistatori<br />

europei ai popoli assoggettati» (p. 756). Nietzsche, evidentemente, non ascolta queste voci<br />

critiche, bensì le voci che provengono dalla parte opposta come quella, oltre alle già citate, di<br />

Joseph Ernest Renan che, «pur considerandosi liberale […] non ha dubbi sul fatto che le “razze<br />

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