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BOLLETTINO 178 - Società Filosofica Italiana

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statuto stesso dell’amore. Per inciso, ad un risultato analogo conduceva l’analisi del film di<br />

Truffaut, Adele H., sviluppata da Curi nel libro precedente. È poi il mito di Orfeo ed Euridice a<br />

offrire uno dei richiami di un altro film dedicato all’amore, Moulin Rouge di Baz Luhrmann.<br />

L’analisi di Curi ne restituisce tutta la cangiante complessità, soprattutto quel legame amoremorte<br />

che, come aveva dolorosamente scoperto Orfeo, costituisce la natura doppia dell’amore, il<br />

suo essere unione e divisione, appropriazione e perdita, appagamento e insoddisfazione, felicità e<br />

dolore, vita e morte.<br />

Tra gli altri temi emersi dalla lettura dei film (“Il visibile e l’invisibile”, “L’altrove”, “Il lavoro<br />

del lutto”, “L’essenza del nichilismo”, “Polemos pater”, “La forza dello sguardo”), uno apre<br />

interrogativi particolarmente interessanti: “Cinema allo specchio”. Artificial Intelligence di<br />

Steven Spielberg e Mulholland Drive di David Lynch (2002) hanno in comune l’autoriflessione<br />

del cinema, già spesso sviluppata, anche esplicitamente, da molti registi, ma che qui è per dir così<br />

scoperta da Curi, almeno nel caso di Spielberg, in maniera del tutto inaspettata e con esiti, da<br />

parte dei due registi, molto diversi. Di Spielberg, peraltro, Curi si era già occupato nel libro precedente<br />

a proposito del film Schindler’s List, a suo avviso non un film storico sull’Olocausto, ma<br />

piuttosto la sua mitologia, pura narrazione secondo i canoni del mythos, applicati da Spielberg, in<br />

maniera esemplare nell’ultima sua produzione, indipendentemente dalla materia trattata. Così in<br />

A.I. non sarebbe semplicemente rappresentata in chiave moderna la vicenda del burattino<br />

Pinocchio, ma, attraverso le vicissitudini di un robot straordinariamente simile ad un bambino e<br />

che vorrebbe diventarlo davvero, Spielberg avanzerebbe una tacita dichiarazione poetica di morte<br />

del cinema, proponendo egli stesso un cinema concepito come un automa. Alla questione, posta a<br />

suo tempo da Benjamin, del destino dell’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, il regista<br />

americano risponderebbe consumando ogni pretesa artistica di originalità creativa del cinema, un<br />

cinema che ormai può essere soltanto tecnologia dell’immagine.<br />

Il film di Lynch è letto da Curi alla luce delle categorie del “perturbamento” in senso freudiano e<br />

del phoberon (ciò che suscita terrore) aristotelico, perseguiti attraverso una potenzialità tutta<br />

cinematografica, la sistematica manomissione del tempo, che valorizza al massimo ciò che<br />

Deleuze aveva dimostrato essere la caratteristica fondamentale del cinema, l’operare sul tempo.<br />

Anche il continuo ricorso agli enigmi, altro aspetto importante del film, contribuisce ad un effetto<br />

“perturbante”, inquietante e spaesante per lo spettatore, effetto che raggiunge il suo culmine nella<br />

rappresentazione del “luogo” che ospita l’intera vicenda: Hollywood, lo stesso cinema. Lo scambio<br />

tra realtà e rappresentazione si conclude in una realtà che è anche rappresentazione, nella fine<br />

del dualismo stesso. Il cinema allora non è morto, anzi la scena conclusiva suggerisce un ulteriore<br />

aggancio alla ricerca filosofica: una figura che emerge dall’oscurità, in un teatro brulicante di<br />

personaggi diversi, pronuncia una sola parola: Silenzio! Il Tractatus logico-philosophicus è evidentemente<br />

il testo di rimando, con tutte le questioni sul linguaggio aperte da Wittgenstein.<br />

Maria Pia Falcone<br />

B.M. Ventura, Esercitiamo il pensiero. Esperienze di insegnamento-apprendimento della filosofia<br />

nella scuola dell’obbligo, Milano 2002, pp. 160.<br />

La pubblicazione prospetta la possibilità di una «alfabetizzazione filosofica» da realizzare nella<br />

scuola dell’obbligo e che implica una particolare impostazione didattica e metodologica. Tale<br />

insegnamento precoce è finalizzato, si precisa nella presentazione, non tanto all’acquisizione di<br />

un sapere specializzato quanto piuttosto alla formazione di un atteggiamento critico e problemati-<br />

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