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BOLLETTINO 178 - Società Filosofica Italiana

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chiamiamo comunemente qualia. Ma dal momento che è fortemente implausibile pensare che la<br />

spiegazione fisica funzioni per ogni cosa tranne che per i qualia, sarebbe comunque necessario<br />

ancorarli saldamente al regno della fisica.<br />

A prescindere dalla correttezza delle spiegazioni fisicaliste, Kim vuole focalizzare l’attenzione<br />

sull’idea che il linguaggio fisico sia adeguato per catturare ogni aspetto della realtà, per cui esso<br />

sarebbe un linguaggio oggettivo, nel senso di adeguata struttura descrittiva per tutta la realtà.<br />

Perciò tale linguaggio includerebbe termini che vanno oltre quelli della fisica teorica, includendo<br />

biologia, geologia e inoltre termini psicologici, mediante i quali possiamo descrivere e parlare di<br />

stati e fenomeni mentali da un punto di vista oggettivo, impersonale. Naturalmente esiste anche<br />

un linguaggio relativo a un punto di vista soggettivo e personale, e risulta assolutamente incompatibile<br />

con quello oggettivo e impersonale. Il linguaggio personale riguarda le ragioni che muovono<br />

un’azione, secondo il paradigma esplicativo “desiderio-credenza” dell’azione. Il linguaggio<br />

impersonale riguarda, invece, la predizione razionale dell’azione mediante spiegazioni<br />

causali/nomologiche, com’è ben descritto da D. Davidson. La sua idea è che le ragioni possano<br />

spiegare le azioni come loro cause. Per esempio, una persona può avere buoni motivi per fare<br />

qualcosa, come donare del denaro per i disagiati. Ma questa potrebbe essere solo una ragione<br />

apparente perché, ad es., la vera ragione sta nella volontà di ingraziarsi, tramite questa donazione,<br />

il suo direttore. Tuttavia solo le ragioni esplicative sono causalmente efficaci, mentre le altre<br />

sono virtuali e fittizie. Queste descrizioni diverse, per non dire opposte, di una medesima azione<br />

riflettono la natura dualista del nostro essere, e quindi delle nostre azioni.<br />

Nella quinta conferenza, Il problema mente-corpo al tramonto del secolo: Dove ci troviamo?<br />

Dove ci dirigiamo?, Kim tira le fila degli argomenti condotti nelle precedenti conferenze. Come<br />

creature razionali e autocoscienti vogliamo sapere quale genere di esseri siamo, ovvero quale sia<br />

la nostra natura. Inoltre vogliamo sapere come ci inseriamo nel mondo in cui viviamo. Per trovare<br />

delle risposte a queste domande dobbiamo rivolgerci necessariamente alla scienza. Solo essa<br />

può raccontarci l’origine della vita sulla Terra, le cause e le cure del cancro, la diminuzione dello<br />

strato di ozono, ecc. La forma complessiva e la costituzione del mondo dipendono essenzialmente<br />

da ciò che la fisica ci dice, in quanto nostra scienza fondamentale. Tale visione del mondo, che<br />

prende il nome di “fisicalismo”, ha condizionato gran parte della discussione filosofica sul problema<br />

mente-corpo durante il XX secolo. Il nocciolo del fisicalismo contemporaneo consiste<br />

nella tesi secondo cui nel mondo esistono solo pezzi di materia e strutture aggregate di pezzi di<br />

materia, tutte regolate dalle leggi della fisica. Da ciò sorge il problema metafisico di dove collocare<br />

la mente in un mondo fisico. L’intento di Kim è di configurare una visione globale del problema<br />

mente-corpo che paia sensata ed equilibrata. Essa consiste, in conclusione, nel riconoscimento<br />

del fisicalismo quale dottrina ontologica sufficientemente adeguata entro la quale dovremmo<br />

collocare la “soggettività”. Ma, mentre la componente cognitiva della soggettività risulta funzionalizzabile,<br />

e quindi riducibile, di contro l’aspetto fenomenico (costituito dalla coscienza e dai<br />

qualia) risulta non funzionalizzabile, e quindi irriducibile. Possiamo quindi concludere con Kim<br />

che «il fisicalismo globale è falso – falso per spiegare il residuo mentale dei qualia. Comunque,<br />

questo residuo è minuscolo nell’estensione e nel significato, comprendendo solo le qualità intrinseche<br />

assolute di esperienza. Quindi, il fisicalismo è abbastanza vicino alla verità, e spero che<br />

concorderete con me nell’affermare che l’essere abbastanza vicini va abbastanza bene».<br />

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Nicola Simonetti

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