BOLLETTINO 178 - Società Filosofica Italiana
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cetto di “velo d’ignoranza”, poiché esso trasforma individui egoisti in persone morali<br />
nel senso kantiano, mosse non da interessi privati ma da considerazioni universali. Da<br />
tali contenuti emergerà che l’idea di giustizia di Rawls si arresta all’interno di norme<br />
formali e deontologiche perché la legge è astratta ed assicura soltanto l’equità legale fra<br />
gli uomini; è a questo proposito che l’esempio di Antigone diventa più che mai opportuno,<br />
poiché di fronte al tragico dell’azione rivela la formalità ed universalità della<br />
legge, che non può guardare alla particolarità dei casi e alle passioni degli uomini. È<br />
così che Antigone sceglie di infrangere le leggi della città, di obbedire alle ragioni del<br />
cuore seguendo il sentimento della pietas, dell’amore e della compassione.<br />
Il 2° gruppo avrà il compito di analizzare i seguenti contenuti tratti da Il giusto<br />
di Ricoeur: la giustizia legata all’idea di Bene e intesa come pace sociale. Dalla lettura<br />
del testo emergerà come Ricoeur approdi ad una giustizia vista non soltanto come correzione<br />
di distribuzioni ingiuste, ma volta anche alla piena riabilitazione del cittadino.<br />
Qui non è in gioco l’equità legale, ma la giustizia che deve essere esercitata quando la<br />
legge particolare non è contemplata dalla norma. Il giusto per Ricoeur deve essere sempre<br />
legato all’idea di Bene, per cui in questi casi la saggezza del giudizio o equità della<br />
situazione singola sarà assicurata solo se la coscienza prenderà il nome di convinzione.<br />
E poiché la coscienza è quel luogo intessuto di parole e discorsi, la phronesis non è che<br />
l’effetto di queste parole e di questi discorsi che vengono pronunciati ogni qualvolta si<br />
deve dare un giudizio. Sono questi giudizi che costituiscono il legame sociale tra gli<br />
individui e da essi dipende la “dignità” del cittadino. Pertanto, se Aristotele ci ha insegnato<br />
che la phronesis è la razionalità che verte sui mezzi, non sui fini, e quindi, nel<br />
caso della giustizia, sulla conoscenza della situazione singola nella quale si deve agire,<br />
questa deve essere esercitata nelle situazioni particolari per realizzare quel bene cui è<br />
strettamente legata l’idea di giustizia: la pace sociale.<br />
Gli studenti, confrontando i due autori, potranno riflettere sulla presenza della<br />
filosofia antica e moderna nel pensiero filosofico del Novecento 6 . Sulla base di queste<br />
premesse e delle distinzioni fra i due autori, è possibile guidare gli studenti a completare<br />
la costruzione del concetto di giustizia, dei suoi aspetti deontologici e teleologici e<br />
della dicibilità multivoca che il giusto assume a seconda dell’aspetto e del punto di<br />
6 Tenendo conto del percorso svolto, è inoltre utile che il docente proponga esercizi di confronto<br />
con passi tratti da opere di filosofi dell’antichità e della modernità richiamati durante lo svolgimento<br />
del percorso. Mi riferisco ai seguenti testi: Etica Nicomachea, libro V, la giustizia e le tre<br />
prospettive aristoteliche del concetto di “giusto”; libro VI, le virtù dianoetiche e la phronesis.<br />
Queste pagine saranno utilmente proposte come sintesi del concetto di “giusto”, che Aristotele<br />
distingue secondo tre prospettive (sul piano teleologico si configura con l’idea di Bene, sul piano<br />
deontologico con l’idea di legale, sul piano della saggezza pratica con l’idea di equo), e come<br />
ulteriore riflessione sulla distinzione che Aristotele compie tra le virtù etiche (tra le quali spicca<br />
la giustizia) e quelle dianoetiche o intellettuali (tra le quali emerge per importanza la phronesis,<br />
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