BOLLETTINO 178 - Società Filosofica Italiana
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J. Rawls: una proposta sulla giustizia distributiva<br />
Silvia Mari<br />
1. Il principio di differenza: giustizia per la società nazionale<br />
Con la teoria della giustizia come equità J. Rawls, di cui ricordiamo la recente<br />
scomparsa, è tornato sui classici principi della tradizione democratica al fine di difenderne<br />
l’autentico valore da quelle contingenze naturali e sociali che li hanno, nel corso<br />
del tempo, spesso limitati a una condizione di mera formalità. È in particolar modo<br />
rispetto al principio di eguaglianza che la storia dei moderni stati democratici ha rivelato<br />
le maggiori mancanze e incertezze. Quanto al principio di libertà Rawls è fedele alla<br />
tradizione liberale, ma nella teoria della giustizia è proprio l’uguaglianza ad avere un<br />
particolare rilievo rispetto al primo principio sulla garanzia delle inalienabili libertà<br />
dell’individuo, che comunque conserva una priorità di tipo lessicale sul secondo.<br />
Partendo dall’assunzione preliminare che la società debba essere un sistema di<br />
equa cooperazione, è sul principio di differenza 1 , assunto come riferimento delle relazioni<br />
e degli scambi sociali, che Rawls costruisce la sua teoria. Tale principio prevede<br />
che le diseguaglianze all’interno della società, dovute a caratteristiche naturali o a inevitabili<br />
meccanismi della competitività economica, siano regolate da un criterio di<br />
equità per il quale esse vadano «a vantaggio di tutti», ovvero contribuiscano sempre a<br />
migliorare, in certa misura, le condizioni dei meno avvantaggiati. È in questo modo che<br />
emerge quanto le diverse letture e applicazioni della giustizia distributiva acquistino<br />
visibilità e priorità negli interrogativi sul futuro della democrazia. Con il principio di<br />
differenza Rawls costruisce la sua critica all’utilitarismo che, risolvendo il problema<br />
delle risorse e della loro destinazione in un principio di massimizzazione, pone esclusivamente<br />
un problema di giustizia allocativa, senza fornire criteri dirimenti per il problema<br />
della distribuzione. Se la società deve essere un sistema di equa cooperazione, e se<br />
quindi i cittadini non sono indifferenti alla ripartizione delle quote dei benefici sociali<br />
cui hanno contribuito, se ne desume che un principio di sola efficienza, da Rawls presentato<br />
nella versione dell’ottimo paretiano, non riuscirebbe né a risolvere pacificamente<br />
i confronti interpersonali, né quindi a garantire uno stabile sviluppo sociale. Se,<br />
appunto, il principio di differenza, applicato alle istituzioni di base della società, preve-<br />
1 J. Rawls, Una teoria della giustizia , Milano 1982, pp. 61-110.<br />
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