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IL "CAMMINO" SEGRETO - Mariamadremia.Net

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Fede e ragione, separate, conducono ad errori:<br />

"La ragione privata della fede ha perso il suo fine. La fede privata della ragione ha sottolineato il<br />

sentimento e l’esperienza, correndo il rischio di non essere più una proposta universale /.../ senza<br />

la ragione la fede cade nel grave pericolo di essere ridotta a mito o superstizione" (F.R., n. 48).<br />

La fede si rivolge alla ragione e alla sua capacità di verità.<br />

Giovanni Paolo II ai Vescovi della Nuova Zelanda ha ribadito: "La fede ha bisogno della<br />

ragione per non scadere nella superstizione. La ragione ha bisogno della fede per non cedere<br />

alla disperazione" (Osservatore Romano, 23­24/11/1998, p. 11).<br />

Non si dà verità, dunque, solo con la fede; non si dà verità solo con la ragione: ma si dà la verità<br />

solo nell’unità armonica di fede e ragione, un’unità rispettosa dei rispettivi ruoli (cfr. F.R., n.<br />

16).<br />

Non si dà maturità di fede solo nell’esperienza; non si dà maturità di fede solo nell’intelligenza o<br />

nella ragione; ma è necessaria l’unità di esperienza e intelligenza, di esperienza e<br />

discernimento, un’unità rispettosa dei rispettivi ruoli.<br />

È sbagliato contrapporre esperienza e ragione. La posizione giusta è: "esperienza e ragione". La<br />

posizione settaria è: "esperienza o ragione".<br />

Il Papa Giovanni Paolo II nell’enciclica "Veritatis splendor" indica nel binomio di "ragione ed<br />

esperienza" ­ insieme ­ una fonte di insegnamento (cfr. n. 86), non nella sola esperienza.<br />

Dunque: né solo sentimento, né fideismo, né intellettualismo, né esperienzialismo (idolatria<br />

dell’esperienza).<br />

Per capire bene le caratteristiche e la pericolosità dell’anti­intellettualismo di tipo luterano si<br />

leggano le incisive e illuminanti pagine scritte su questo tema da Jacques Maritain nella sua opera "I<br />

tre riformatori", Morcelliana, 1990, pp. 69­89.<br />

8) La fabbrica dei segni<br />

Kiko è ossessionato dai segni, e i neocatecumenali ripetono come burattini un rigido rituale dei<br />

segni (tutto è rigidamente determinato: per ogni atto della comunità, per ogni azione è previsto un<br />

comportamento, dei gesti, delle sequenze a cui viene attribuita una importanza esasperata ­ es. il<br />

sacerdote prima dell'assoluzione deve prendere per le spalle il penitente, sollevarlo, ecc... e i<br />

catechisti controllano che tutto venga fatto scrupolosamente come se la cosa fosse di istituzione<br />

divina!).<br />

Tutto questo è la conseguenza di una visione meccanica e razionalistica di Kiko il quale pensa che<br />

nella Chiesa non c’è la fede perché non ci sono i segni e allora l'unica soluzione è fabbricare<br />

artificialmente dei segni della fede in modo che chi li osserva si converte.<br />

Da questo deriva l’ossessiva attenzione ai segni e la preoccupazione dei neocatecumenali di porre<br />

dei segni secondo un rigido rituale che va osservato scrupolosamente.<br />

Vediamo come Kiko, mosso da una preoccupazione che sembra solo sociologica e<br />

meccanicistica stabilisce che fabbricati i segni della fede ­ automaticamente ­ la gente crederà in<br />

Cristo.<br />

Questo sociologismo della fede, questo programma­ingranaggio lo dichiara esplicitamente: "...gli<br />

altri segni, il tempio, la messa, il sacerdote, il vescovo, non sono segni, perché bisogna avere già<br />

fede per credere in essi... bisogna dare nuovi segni (pag. 38).<br />

"Dobbiamo trovare una presenza di Gesù Cristo per la quale NON SIA NECESSARIO<br />

AVERE LA FEDE, per la quale un uomo, pagano, ateo, un uomo desacralizzato, un tecnico, un<br />

pragmatico, che non ha fede in Gesù Cristo e non viene più alla Chiesa, vedendo questa presenza,<br />

questo segno, conosca Gesù Cristo" (pag. 21).<br />

"Questa comunità che è segno, alla lunga cambierà la pastorale e la struttura della parrocchia" (cfr.<br />

pag. 28 e pag. 76); "Bisogna dare dei segni nuovi di fede: l'amore e l'unità. Non vi preoccupate se<br />

parlando dell'amore e dell'unità lo ripeterete molte volte nelle prime catechesi, perché impressiona<br />

sempre la gente" (pag. 31) fino al punto che "se non si danno i segni della fede, non si dà la<br />

Chiesa". (pag. 88).<br />

"Questa Chiesa (quella primitiva) crea fortemente i segni della fede e fa dire ai pagani: guardate<br />

come si amano" (pag. 59).<br />

Commento:<br />

(N.d.R. = È veramente incredibile che si pensi che posti i segni automaticamente la gente crede. La<br />

fede è dono gratuito di Dio (Ef 2,8; Gv 6,44: "Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre<br />

che mi ha mandato."; Eb 12,2: "Gesù... è autore e perfezionatore della fede).<br />

Il mistero della conversione di una persona non si può ridurre banalmente solo alla presentazione<br />

dei segni: anche i Farisei avevano visto i segni della fede, avevano visto i miracoli, e tanti, e non<br />

avevano creduto (Gv 6,64­65).<br />

Molti pagani avevano pure visto molti segni lo stesso, ma non si sono convertiti, anzi i romani hanno<br />

perseguitato i cristiani fino a massacrarli nelle arene; la fede non la dà nessun uomo e nessuna<br />

comunità; è un dono della grazia che va implorato da Dio, per i fratelli, attraverso i mezzi di grazia<br />

che si trovano nella Chiesa.<br />

Inoltre bisogna ricordare che la storia del cristianesimo è piena di esempi di persone che sono<br />

arrivate alla fede perché Dio è direttamente intervenuto nella loro vita (vedi ad es. S. Paolo, S.<br />

Francesco, S. Ignazio di Loyola).<br />

Essi non si sono convertiti perché hanno incontrato dei segni, che pure mai sono mancati. Prima<br />

della conversione i segni c'erano, e anche forti (si pensi a S. Paolo e alle comunità cristiane da lui<br />

perseguitate), ma se la grazia di Dio non apre i nostri occhi, (At 9,18) posso passare tra<br />

migliaia di segni veri, e rimanere cieco e insensibile.<br />

Nel discorso di Kiko, invece, tutto sembra dipeso da gesti, atti, segni ed esempi umani (come<br />

pensano i Pelagiani) senza mai riferimento all'azione della grazia e alle sue vie che non sono<br />

automatiche e meccaniche come i programmi dei computer!!<br />

Questa fabbrica dei segni ­ ("Vogliamo formare questi segni della fede" pag. 27) sembra una<br />

rappresentazione scenica, una manifestazione teatrale, una sorta di nuovo FARISEISMO (Mt<br />

23,27­28) che conduce i neocatecumenali a sentirsi "cristiani di serie A" mentre tutti gli altri<br />

sarebbero "cristiani di serie B".<br />

Torniamo all'ultima affermazione di Kiko ­ spesso ripetuta nel testo ­ nella quale più forte è<br />

evidente il capovolgimento dei valori e questa sua mentalità sociologica: "...esiste una crisi di fede.<br />

Perché non c'è fede? PERCHÈ NON SI DANNO I SEGNI DELLA FEDE... gli uomini si

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