IL "CAMMINO" SEGRETO - Mariamadremia.Net
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di Dio e nella testimonianza cristiana. Ogni autentica partecipazione alla vita ecclesiale è una<br />
crescita nella fede.<br />
Si è definitivamente e totalmente cristiani solo in Paradiso (S. Ignazio di Antiochia, Lettera ai<br />
Romani, 4,2) per cui non c'è, qui in terra, un punto di arrivo definitivo ma, come diceva S. Teresa<br />
d'Avila, ogni giorno della nostra vita, nella fede, o si va avanti o si torna indietro. Nessuno<br />
può arrogarsi il monopolio della vita cristiana e dire che solo dopo 1518 anni di incontri asfissianti<br />
sei cristiano, mentre prima (o fuori) non sei cristiano!<br />
20) Tra i tanti abusi e le tante storture neocatecumenali è veramente ridicolo il fatto che tolgono,<br />
arbitrariamente, il Credo dalla Liturgia eucaristica, perché dicono coloro che sono in cammino<br />
non sono in grado, ancora, di professarlo con consapevolezza e maturità di adesione. Ma,<br />
stranamente poi le stesse persone che non sono ancora in grado di professare il Credo, vengono<br />
tranquillamente ammesse alla partecipazione della celebrazione eucaristica!<br />
In pratica all'Eucaristia può partecipare qualsiasi sprovveduto e immaturo nella fede, mentre per<br />
proclamare il Credo è necessario essere preparati e maturi!<br />
Mentre, quindi, il Concilio Vaticano II dice che "il sacrificio eucaristico è fonte e apice di tutta la<br />
vita cristiana" (Lumen Gentium, n° 11), i neocatecumenali, di fatto, con questa loro prassi,<br />
sembrano affermare che, invece, "il Credo è il culmine di tutta la vita cristiana"!<br />
In un articolo pubblicato sulla Rivista di Pastorale Liturgica, a cura di Ernesto Teodoro,<br />
giustamente, a questo proposito, viene fatto rilevare: "Il caso più discutibile è il Credo. Nulla da<br />
eccepire per chi non è cristiano: professerà la fede al termine d'un cammino ricevendo i sacramenti<br />
dell'iniziazione.<br />
Ma per chi è già battezzato sia pure "lontano"? Da una parte lo si ammette all'eucaristia,<br />
dall'altra lo si fa attendere a professare il "Credo". Ora, legalismo a parte, nell'eucaristia il<br />
popolo risponde alla Parola e "vi aderisce con la professione di fede": se non è in grado di<br />
pronunciare il "Credo", a maggior ragione non sarà in grado di rispondere alla Parola. Di<br />
più, proclamare l'Amen che conclude la preghiera eucaristica e assumere il Corpo e il Sangue di<br />
Cristo sono azioni più coinvolgenti e intense che non la proclamazione del Credo" (Rivista di<br />
Pastorale Liturgica, n° 178, MaggioGiugno, 1993/3, pp. 6869. La liturgia del cammino<br />
neocatecumenale: Aspetti problematici).<br />
21) I segni, nel cammino, sono assolutamente invariabili e posti in essere in modo scrupoloso e<br />
quasi maniacale. Anche un parroco che chiedesse qualche variazione verrebbe ritenuto capriccioso<br />
e quindi non più obbedito.<br />
22) I neocatecumenali sono tenuti all'oscuro di quello che accade nelle tappe successive alla tappa<br />
che stanno vivendo. Non c'è da meravigliarsi, allora, se talvolta, muovendo loro una critica su un<br />
errore che commettono ci si senta rispondere che la critica è falsa: in realtà, talvolta, la persona<br />
ignora quello che accadrà in seguito e per questo non riconosce come vera la contestazione che gli<br />
viene fatta.<br />
23) Altre volte, i neocatecumenali più "avanzati", alle contestazioni che vengono loro fatte sulla<br />
prassi del cammino rispondono che si tratta solo di sottolineature. Per i punti trattati in questo<br />
lavoro abbiamo visto che non si tratta di sottolineature ma di punti sostanziali.<br />
24) Contro coloro che sono più attivi o efficaci nel denunciare abusi o singole falsità del<br />
movimento, oppure che hanno rifiutato il "cammino", viene sollevata un'azione di persecuzione,<br />
gettando su di loro, in tutti i modi, disistima, discredito, calunnie: coloro che disapprovano e<br />
combattono gli aspetti negativi delle catechesi di Kiko e quegli aspetti non accettabili evidenziati in<br />
questa relazione, vengono chiamati col nomignolo di "Faraone" e quindi combattuti.<br />
Eppure lo stesso Kiko continuamente sbandiera che bisogna amare nella dimensione della Croce,<br />
che bisogna amare il nemico(Orientamenti alle équipes di catechisti per la iniziazione alla preghiera",<br />
p. 183). Come mai nonostante tutti questi bei proclami, quando uno esce dal "cammino"<br />
viene considerato indemoniato e non lo si saluta neanche più? Come mai, nonostante questi<br />
proclami evangelici, vengono riversati calunnie, discredito e rancore verso coloro che fanno rilievi e<br />
critiche al "cammino"?<br />
25) Una catechista spagnola ha riferito che Kiko avrebbe riconosciuto che nel testobase usato<br />
per le catechesi ci sono effettivamente errori che sono in contrasto con l'insegnamento della Chiesa,<br />
ma che essi, ogni anno, integrano nuove catechesi: non risulta, però, che le comunità abbiano<br />
modificato o rinnegato nulla di quegli insegnamentibase.<br />
Ad esempio continuano a non organizzare mai, come comunità, momenti di adorazione al SS.<br />
Sacramento a causa di quella frase banale e falsa, riportata proprio nel testobase; continuano a<br />
mantenere la stessa catechesi sull'Eucaristia, sul Sacramento della Penitenza, sulla storia della<br />
Chiesa, sul ruolo abusivo dei catechisti, ecc.<br />
Inoltre, se anche fosse vero quanto riportato da quella catechista, un po’ di buon senso suggerisce<br />
che non bisogna fidarsi di persone che ogni anno cambiano i contenuti della catechesi: la Chiesa,<br />
con la sua perenne fedeltà all'insegnamento autentico di Cristo, è l'unica che merita la nostra fiducia<br />
incondizionata.<br />
26) Il Cammino non promuove il primato della persona, ma il colettivismo, una mentalità<br />
collettivista: "La comunità ti dice, la comunità ti manda, la comunità ha deciso, la comunità ti toglie,<br />
la comunità ti fa la correzione fraterna, la comunità ti richiama, la comunità ti impone le mani, la<br />
comunità... la comunità...la comunità".<br />
Nella vera comunità cristiana si vive il primato della persona e il principio della responsabilità<br />
personale: non si è schiavi di mentalità collettiviste.<br />
Nella nostra fede esiste sia la dimensione personale che la dimensione comunitaria, ma il primato è<br />
alla persona. La comunità è costituita da persone in comunione con Cristo e quindi tra di loro (cfr.<br />
Gv 15,111).<br />
Jacques Maritain così esprime bene questo primato della persona: "Nella comunità di persone<br />
umane che forma la società, la Chiesa, conformemente alle esigenze della verità, dà il primato alla<br />
persona sulla comunità, mentre il mondo d’oggi fa primeggiare la comunità sulla persona.<br />
La Chiesa diverrà sempre più e ne sia benedetta il rifugio e il sostegno (unici forse) della<br />
persona" (J. Maritain, Il contadino della Garonna, Morcelliana, 1980, p. 82).<br />
Infatti "Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il Sabato" (Mc 2,27). Personalismo,<br />
dunque significa né individualismo, né collettivismo.<br />
Quando la comunità, abusivamente, diventa un "assoluto", diventa un "idolo", è possibile ogni