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ventimila beghe sotto i mari - CHIAIA MAGAZINE

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Gira la ruota<br />

HHa origini<br />

così antiche che nessuno<br />

le conosce. Ma forse il suo segreto<br />

è racchiuso nel nome: la<br />

Smorfia ha quasi certamente nel suo<br />

etimo Morfeo, il Dio dei sogni. E il<br />

mondo onirico sembra essere la radice<br />

dalla quale è nato e cresciuto il libro che<br />

ogni napoletano, e in generale ogni giocatore<br />

del Lotto, considera come un breviario.<br />

La maggior parte delle teorie sulle<br />

origini della Smorfia napoletana, infatti,<br />

conducono inevitabilmente alla conclusione<br />

che essa derivi da versioni volgarizzate<br />

degli antichi libri dei sogni. Difficile<br />

stabilire quando abbia avuto inizio la consuetudine<br />

di interpretare le visioni notturne.<br />

L’esempio più antico e famoso si trova nella<br />

Bibbia ed è rappresentato dal sogno premonitore<br />

del faraone in cui egli aveva visto<br />

prima sette vacche grasse e poi sette<br />

magre. Sogno che, interpretato da Giuseppe,<br />

figlio di Giacobbe, come un avvertimento<br />

del Signore che annunziava, dopo<br />

sette anni di abbondanza, sette anni di carestia,<br />

salvò l’Egitto da sicura rovina. L’interpretazione<br />

dei sogni fu inoltre praticata<br />

dai Caldei, dagli Arabi e dai Persiani. In<br />

Egitto, in Grecia e a Roma era affidata a<br />

speciali sacerdoti, gli «oneirocritai» che<br />

diedero vita all’Oniromanzia, ovvero, la<br />

«Divinazione dei sogni». E non a caso, il<br />

primo esempio di Smorfia in forma scritta<br />

si chiamava appunto «Libro divinatore universale<br />

del Lotto», libro che i «postieri»,<br />

cioè i ricevitori dei Regi Lotti napoletani,<br />

di Laura Cocozza<br />

Quella Bibbia<br />

dei numeri<br />

avevano sempre accanto a sé e che indicava<br />

tutti i numeri corrispondenti ad avvenimenti<br />

e personaggi. Di questi manuali<br />

erano autori per lo più scrittori anonimi che<br />

si rifacevano agli scritti di quei maghi e<br />

scienziati che nelle epoche precedenti avevano<br />

studiato e praticato l’oniromanzia e<br />

la Qabbalah ebraica. Il primo di questi fu<br />

Artemidoro di Daldi, medico greco, che<br />

nel II secolo dopo Cristo scrisse cinque libri<br />

sul sogno, classificandoli in altretanti tipi:<br />

sogni simbolici, visioni diurne, sogni oracolari,<br />

quelli che rappresentano l’appagamento<br />

di un desiderio e gli incubi.<br />

Successivamente, anche Macrobio, nel<br />

400 d.C. scrisse un trattato in cui classificava<br />

i sogni in cinque tipologie ed anch’egli<br />

conveniva che ce n’erano<br />

alcuni, gli oracoli, che rappresentavano<br />

la risposta degli dei alle domande<br />

poste dagli uomini. E<br />

oracoli erano anche i<br />

luoghi dove gli indovini parlavano per<br />

bocca di un dio. Sebbene l’arte divinatoria<br />

di questi ultimi non sopravvisse all’avvento<br />

del Cristianesimo, la credenza che<br />

nei sogni si manifestassero esseri superiori<br />

o demoni, proseguì anche nei secoli successivi.<br />

Nel Medioevo e nel Rinascimento<br />

fiorirono grandi cabalisti: Gaurio, Ruggeri,<br />

Nostradamus, Cardano, Della Porta i quali<br />

diedero vita - basandosi su una propria<br />

attività di ricerca o sullo studio degli autori<br />

antichi e moderni - ad affascinanti teorie<br />

che mescolavano occultismo, oniromanzia<br />

e astrologia. La caratteristica principale<br />

della Qabbalah è infatti, il simbolismo. La<br />

parola stessa, di origine ebraica, significa<br />

tradizione, ovvero tradizione delle<br />

cose divine. Abraham Abulafia, mistico<br />

cabalista ebreo-spagnolo del<br />

XIII secolo, basandosi sul fatto che<br />

nell’ebraico ogni lettera corrisponde<br />

a un valore<br />

numerico, affidò proprio ai numeri la trascrizione<br />

delle sue meditazioni, realizzando<br />

un’opera letteraria di sole cifre. Nei<br />

secoli successivi, pensatori e mistici continuarono<br />

ad alimentare la teoria secondo<br />

cui è possibile desumere da ogni parola il<br />

valore numerico corrispondente, cercando<br />

il connubio tra scienza divina e sapienza<br />

umana, per nobili fini. Ma già dalla metà<br />

del Cinquecento la Cabala venne piegata,<br />

invece, ad una popolarizzazione che trasforma<br />

il cabalista in un interprete di segni<br />

o sogni, da tradurre in numeri.<br />

La Smorfia è il risultato delle diverse tradizioni<br />

confluite nel gioco: c’è quella orale,<br />

che collega i numeri ai sogni e ai fatti<br />

della vita quotidiana e quella colta, esoterica,<br />

che usa la Cabala per indovinare<br />

i numeri. Il libro della Smorfia<br />

è infatti diviso in due parti. La<br />

prima è una sorta di vocabolario<br />

che raggiunge<br />

VI

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