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ventimila beghe sotto i mari - CHIAIA MAGAZINE

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LIBRI<br />

Saper<br />

Vivere<br />

24<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

di Viviana Genovese<br />

Salvatore Morra, diplomato<br />

in chitarra e laureato in discipline<br />

arabo islamiche<br />

presso l’Università L’Orientale<br />

di Napoli, coniuga abilmente<br />

in questo volume<br />

entrambe le sue passioni: la<br />

musica e il mondo orientale.<br />

Infatti il protagonista assoluto<br />

delle cento pagine di<br />

“Liuto magico” (Iuppiter<br />

Edizioni) è l’ūd, strumento<br />

di origine antichissima e di<br />

assoluta importanza per la<br />

musica orientale ancora e<br />

soprattutto ai giorni nostri.<br />

Attraverso passaggi graduali<br />

Morra conduce il lettore ad<br />

una conoscenza sempre più<br />

dettagliata del liuto, termine<br />

italiano derivante dalla fusione<br />

dell’articolo “al” con il<br />

sostantivo “ud”, e gli permette<br />

di comprendere la sua<br />

lunga evoluzione nel tempo.<br />

dal contesto politico-culturale<br />

in questione. Ma questi<br />

tre aspetti, apparentemente<br />

separati tra loro, costituiscono<br />

un trinomio inscindibile<br />

e la magia del liuto<br />

consiste proprio in questo: il<br />

numero delle corde risponde<br />

sì ad un bisogno pratico, ma<br />

è al contempo portatore di<br />

una serie di significati “filosofici”<br />

così come le tecniche<br />

e il momento della composizione<br />

non dipendono solo<br />

dall’artista ma anche e soprattutto<br />

dall’ascoltatore,<br />

che fornisce input e instaura<br />

Kamel Gharbī. Del liuto,<br />

che Sergio Ragni nella sua<br />

prefazione al volume definisce<br />

“strumento misterioso”,<br />

Morra si mostra grande appassionato<br />

e conoscitore, dimostrando<br />

di appartenere a<br />

quella categoria di musicisti<br />

che non solo padroneggia lo<br />

strumento, ma riesce anche<br />

a ricostruirne la storia e la<br />

cultura da cui prende le<br />

mosse. Il risultato, come<br />

scrive Ragni, è “un volumetto<br />

che apre orizzonti<br />

esplorati solo in minima<br />

parte, e in maniera assai<br />

Un salto<br />

tra le corde del liuto<br />

Il viaggio di Salvatore Morra alla scoperta dell’ūd tra musica e suggestioni orientali<br />

Morra si mostra<br />

grande<br />

appassionato e<br />

conoscitore,<br />

dimostrando di<br />

appartenere a<br />

quella categoria di<br />

musicisti che non<br />

solo padroneggia<br />

lo strumento, ma<br />

riesce anche a<br />

ricostruirne la<br />

storia e la cultura<br />

da cui prende le<br />

mosse<br />

marginale, da chi frequenta<br />

le nostre sale da concerto.<br />

Le suggestioni della musica<br />

araba, nel nostro immaginario,<br />

figurano soltanto come<br />

ipotetiche colonne sonore di<br />

film che rievocano atmosfere<br />

esotiche, e soprattutto<br />

in chiave favolistica. Da<br />

quella dimensione narrativa,<br />

in ogni caso imprescindibile<br />

anche nella più<br />

irreprensibile delle dissertazioni,<br />

presente quindi anche<br />

in questo volume, il lettore<br />

si può avventurare in un<br />

viaggio alla scoperta dell’ūd,<br />

strumento privilegiato della<br />

musica araba”.<br />

La storia di questo strumento,<br />

infatti, risale al IX<br />

sec a.C., data in cui viene<br />

attestato per la prima volta<br />

nel Vicino Oriente, suo<br />

luogo natale, e si articola in<br />

modo differente secondo le<br />

aree geografiche interessate,<br />

quindi di zona in zona cambiano<br />

la struttura (numero<br />

delle corde e cassa armonica),<br />

le tecniche e il rapporto<br />

con il pubblico,<br />

condizionato ovviamente<br />

con il primo una vera comunione<br />

emotiva, che conduce<br />

talvolta ad uno stato di<br />

trance. Date queste caratteristiche,<br />

non è difficile spiegarsi<br />

come l’ūd, definito<br />

giustamente “ingrediente<br />

cosmico”, da strumento accompagnatore<br />

della voce<br />

umana è divenuto strumento<br />

solista concertante.<br />

Ed è proprio questo il risultato<br />

a cui vuole approdare<br />

l’autore che, come già aveva<br />

sostenuto nella sua tesi di<br />

laurea, mostra come quello<br />

strumento, filtro d’amore<br />

nelle Mille e una notte,<br />

abbia fatto innamorare con<br />

il suo suono il mondo di<br />

oggi, Orientale e Occidentale<br />

indistintamente. Salvatore<br />

Morra, napoletano,<br />

classe ’81, recentemente insignito<br />

del Premio Rea per<br />

la musica, attualmente incide<br />

per la casa discografica<br />

Draft-records<br />

ed affianca allo studio<br />

della chitarra, proseguito<br />

con il maestro<br />

Stefano Aruta, quello<br />

della musica del mondo<br />

arabo islamico e dell’ūd a<br />

Tunisi con il maestro

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