ventimila beghe sotto i mari - CHIAIA MAGAZINE
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<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
spalmato come una colossale mano di cipria sulle infezioni del<br />
territorio? Fra innocentisti e colpevolisti la temperatura è in<br />
rialzo. Ma almeno c’è una consolazione: che la piattaforma<br />
debba sparire, lo dice una legge dello Stato (ndr, n.582/96) che<br />
impone il ripristino dell’antica morfologia della costa.<br />
I conti non tornano. A scanso di equivoci, che la location sia<br />
scellerata gli ambientalisti lo hanno ribadito anche nell’esposto,<br />
presentato in Procura il 21 settembre: in altre parole, visto che,<br />
dicono i comitati, i politici sono duri d’orecchie, non è restato<br />
che chiedere ai giudici il sequestro dell’area sospetta. Indagini a<br />
parte, però, di sicuro lo scompiglio sollevato dagli ecologisti ha<br />
indotto i pubblici amministratori a sbilanciarsi sulla bonifica incompiuta<br />
del litorale: «Dopo le regate, nel 2013, si farà innanzitutto<br />
il disinquinamento dei fondali», ha anticipato il<br />
vicesindaco Tommaso Sodano, avvitandosi però in apparenza su<br />
due grosse contraddizioni. La prima è che, se la bonifica della<br />
colmata verrà dopo quella del mare, questa secondo gli ecologisti<br />
è una vera follia perché proprio la colmata è la causa di tutto,<br />
ed è quindi la prima cosa da cancellare. La seconda è che, se<br />
quello è lo scadenzario, la kermesse della vela si svolgerà per<br />
forza in area a rischio. Per i guastafeste è evidente: i conti non<br />
tornano. Inoltre, gli ambientalisti fanno notare che lo Stato (cioè<br />
ministero delle Infrastrutture, Provveditorato alle opere pubbliche<br />
della Campania e Commissariato alla bonifica delle acque<br />
della Campania) ha previsto una spesa di 64 milioni di euro per<br />
bonificare i fondali: e non è questa la prova che mare e colmata<br />
sono pericolosi? E, messa così, farci le regate non è un azzardo?<br />
Poi, il 27 ottobre, l’affondo finale: «La colmata - hanno dichiarato<br />
- è un mostro friabile di 27 ettari, tre volte più esteso della<br />
Villa Comunale, saturo di idrocarburi cancerogeni, che sta contaminando<br />
l’acqua, i fondali e la spiaggia». Infine: «Quella colmata<br />
fa gola: è in agguato la speculazione edilizia». E questa,<br />
come la raccontano i comitati, è la curva a gomito di tutta la<br />
storia.<br />
Procura in campo. Tutte perplessità che spingono a ragionare<br />
anche su quanto accade nel retroterra: qui, nel cuore del vecchio<br />
stabilimento, i magistrati ci sono arrivati da un pezzo. La presunzione<br />
è la stessa: troppe incognite sulla bonifica dei terreni.<br />
Anche qui, insomma, aleggerebbe lo spettro di un mezzo pasticcio<br />
ambientale. E’ dal 2009, infatti, che alla Procura di Napoli<br />
spuntano piste investigativo-giudiziarie sul disinquinamento dei<br />
suoli all’interno della ex acciaieria, nel tentativo di accertare<br />
eventuali profili di responsabilità e la consistenza di possibili rischi<br />
per la salute pubblica: faldoni che si sono intrecciati tra loro<br />
fino a confluire di recente nell’alveo di un’inchiesta penale gestita<br />
dai piemme Stefania Buda e Francesco Greco e supportata<br />
tecnicamente dalla consulenza del professor Benedetto De Vivo,<br />
superesperto in geochimica. Di sicuro c’è che il 20 settembre una<br />
delegazione della Commissione Parlamentare sulle ecomafie,<br />
composta dal senatore Gaetano Pecorella e dai deputati Alessandro<br />
Bratti e Raffaele Volpi, ha ispezionato l’intero sito, trattenendosi<br />
inoltre a colloquio con i magistrati inquirenti. Risultato:<br />
onorevoli assai perplessi perché le operazioni di disinquinamento<br />
dei suoli non avrebbero rispettato gli standard previsti, con relativa<br />
permanenza di rischi potenziali per la salute: «Lavori, insomma<br />
- hanno dichiarato i parlamentari - che, secondo le<br />
analisi di tre laboratori internazionali, sarebbero stati condotti<br />
male». Ipotesi che esige ovviamente accertamenti ulteriori ma