ventimila beghe sotto i mari - CHIAIA MAGAZINE
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EVE<br />
NTI<br />
Saper<br />
Vivere<br />
UN PALAZZO DEL CINEMA<br />
A NAPOLI ENTRO IL 2012<br />
In Europa le case del cinema sono luoghi di ritrovo e di<br />
fruizione di diverse forme d’arte che spesso trovano spazio<br />
in quartieri dedicati agli artisti. Indinapolicinema<br />
sta lavorando affinché anche a Napoli possa nascere un<br />
Palazzo del Cinema, un posto che sia il punto di contatto,<br />
aggregazione di scrittori, cineasti, pittori, scultori,<br />
musicisti e teatranti. La neonata associazione, infatti,<br />
ha partecipato al bando della Curia per ottenere in comodato<br />
d’uso una chiesa nel centro storico di Napoli e<br />
sta lavorando per entrare nella graduatoria del Comune<br />
per l’assegnazione di beni confiscati alla camorra. Tra i<br />
soci fondatori di Indinapolicinema ci sono architetti,<br />
scenografi e tecnici che si sono già attivati per elaborare<br />
piani di recupero per tali beni immobili, gestendo i fondi<br />
strutturali europei a disposizione, magari anche con<br />
l’aiuto di una sponsorizzazione privata. Una volta realizzato,<br />
il Palazzo del Cinema sarà la banca dati di tutti<br />
i film napoletani, un laboratorio di incubazione di imprese<br />
e di progetti, di sperimentazione e ricerca di nuovi<br />
linguaggi e di nuove tecnologie, di sperimentazione di<br />
scenografie e costumi digitali, oltre che il luogo dove<br />
conservare e mettere a disposizione le scenografie e i<br />
fabbisogni di scena dei film realizzati (che oggi vanno<br />
perdute). Un luogo dove studiare e fare formazione<br />
avanzata, dove i giovani potranno conoscere i tanti mestieri<br />
che il cinema offre e capire quale percorso seguire.<br />
Un posto dove chi vuole pensare cinema può entrare ed<br />
essere certo di non rimanere deluso.<br />
23<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
paese serio i commissari del<br />
Mibac, il suo direttore generale,<br />
i funzionari della Rai<br />
che lo hanno bocciato, i selezionatori<br />
di Venezia, che gli<br />
hanno preferito altri film, sarebbero<br />
stati mandati a casa.<br />
La modifica radicale del<br />
sistema di diffusione dei<br />
film indipendenti è uno<br />
degli obiettivi principali<br />
di Indinapolicinema.<br />
L’esperienza di “e io ti<br />
seguo”, il film su Siani che<br />
ti ha portato al Festival<br />
des Films du Monde di<br />
Montreal, ma penalizzato<br />
dalla distribuzione locale<br />
e nazionale, cosa ti ha insegnato<br />
in questo senso?<br />
Il caso di “e io ti seguo” è<br />
quello che conosco meglio<br />
ma tutti i film indipendenti<br />
hanno problemi di diffu-<br />
cinema indipendente napoletano<br />
e italiano, emittenti televisive<br />
che programmino<br />
cicli sul cinema indipendente.<br />
Nonostante la scarsità dei<br />
finanziamenti per i giovani<br />
cineasti campani, il<br />
ricercatore scozzese Alex<br />
Marlow-Mann ha pubblicato<br />
uno studio in cui<br />
parla del “Nuovo Cinema<br />
Napoletano” come uno dei<br />
più sorpredenti fenomeni<br />
emergenti del panorama<br />
nazionale ed internazionale.<br />
Credi che il pubblico<br />
sia consapevole di questo<br />
“movimento”? Cosa si può<br />
fare per alimentare una<br />
cultura del cinema “made<br />
in Naples”?<br />
Mi sembra evidente che sia il<br />
pubblico che le istituzioni lo-<br />
screzionalità delle Commissioni<br />
(composte da un massimo<br />
di 5 persone<br />
competenti, tra cui un rappresentante<br />
dei cineasti, che<br />
cambino ogni 3 anni). La<br />
Regione deve, a pubblicazione<br />
della delibera, garantire<br />
il pagamento secondo la<br />
formula in vigore in Europa<br />
del programma Eurimages<br />
(60% il primo giorno di riprese,<br />
20% a completamento<br />
copia digitale, 20% prima<br />
proiezione in pubblico e consegna<br />
rendiconto). Se i termini<br />
previsti non vengono<br />
rispettati, devono esserci pesanti<br />
sanzioni. Vogliamo una<br />
legge sul cinema indipendente<br />
che sia innovativa,<br />
equa, propulsiva e da modello<br />
per il resto d’Europa.<br />
Vogliamo anche che tutti i<br />
fondi europei gestiti dalla<br />
Regione e indirizzabili sul cinema<br />
siano regolamentati<br />
con bandi pubblici trasparenti.<br />
Basta con i clientelismi<br />
e la spartizione dei soldi europei.<br />
Perché ci si accorge di<br />
prodotti indipendenti<br />
come “Là-bas” o di altre<br />
opere prime di registi locali<br />
solo quando vengono<br />
scelte per concorrere<br />
nell’ambito di un festival<br />
come Venezia?<br />
“Là-bas” è un caso emblematico.<br />
Era un’ottima sceneggiatura<br />
e un buon<br />
progetto. È stato per ben due<br />
volte rifiutato dalla Commissione<br />
delle opere prime del<br />
Ministero dei Beni Culturali<br />
per il finanziamento, la Rai<br />
lo ha scartato per poi comprarlo<br />
senza saperlo, perché<br />
era in un pacchetto di film,<br />
la Mostra di Venezia non ha<br />
avuto il coraggio di metterlo<br />
in concorso e quando se l’è<br />
ritrovato alla Settimana Internazionale<br />
della Critica, temendo<br />
che potesse vincere<br />
premi ufficiali, ha cercato di<br />
boicottarlo. Con un pizzico<br />
di fortuna ha vinto. Ora tutti<br />
riconoscono le sue qualità,<br />
perfino in Korea, dove, al<br />
Busan International Film Festival,<br />
ha vinto il premio<br />
come miglior lungometraggio.<br />
Il punto è che per un “Làbas”<br />
che ce la fa ci sono decine<br />
di ottimi progetti che<br />
non si realizzano. Dopo un<br />
caso come “Là-bas” in un<br />
sione. Il primo film di Giorgio<br />
Diritti “Il vento fa il suo<br />
giro” è un caso da studiare.<br />
Un film indipendente che è<br />
stato programmato per oltre<br />
un anno e mezzo al cinema<br />
Mexico di Milano.<br />
Un piccolo successo.<br />
Forse i film indipendenti devono<br />
essere diffusi così, una<br />
sola sala per un anno, come<br />
dire: se vuoi assaggiare la<br />
sfogliatella, devi venire a Napoli.<br />
Un film indipendente<br />
che viene realizzato con<br />
qualche centinaia di migliaia<br />
di euro, non può spendere il<br />
mezzo milione di euro che<br />
occorre per distribuirlo in<br />
Italia.<br />
Secondo questo sistema, un<br />
film, che costa anni di lavoro<br />
di progettazione e realizzazione,<br />
deve nel primo weekend<br />
di uscita in sala<br />
ottenere un risultato economico<br />
uguale alle megaproduzioni<br />
hollywoodiane. Occorre<br />
un nuovo sistema di diffusione:<br />
un network di sale<br />
multifunzionali in grado di<br />
programmare un nuovo<br />
modo di vedere cinema, un<br />
portale web che sia in grado<br />
di offrire in tutto il mondo il<br />
cali lo ignorino completamente.<br />
La cosa grave è che anche il<br />
mondo dell’imprenditoria<br />
considera il cinema un lavoro<br />
per perditempo. Il<br />
punto è che noi abbiamo una<br />
classe dirigente vecchia, arrogante<br />
e presuntuosa. In<br />
Europa a decidere ci sono dirigenti<br />
di meno di quarant’anni.<br />
Io penso che il cinema<br />
napoletano in trenta anni<br />
abbia fatto conoscere Napoli<br />
e la sua cultura nel mondo.<br />
Ha dato voce alle tante<br />
anime culturali di questa<br />
città, ai diversi quartieri e<br />
modi di vivere. Alex Marlow-<br />
Mann scrive che Napoli nel<br />
cinema è un brand, un marchio<br />
riconoscibile, assai più<br />
di New York, che il nostro<br />
modo di fare cinema, senza<br />
essere mai stato un vera<br />
scuola, è un modello ammirato<br />
ed emulato. Eppure,<br />
non ho letto una recensione<br />
del libro di Malow-Mann in<br />
Italia. In Italia e a Napoli il<br />
“Nuovo Cinema Napoletano”<br />
non esiste. Indinapolicinema<br />
lavora affinchè<br />
questo stato delle cose<br />
cambi. Radicalmente.