ventimila beghe sotto i mari - CHIAIA MAGAZINE
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26<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
La Napoli di Siviero, una “Mater Munnezza” tinta di giallo<br />
Il commissario Abruzzese è tornato a Napoli. Dopo diversi<br />
anni alla questura di Milano, è stato trasferito nuovamente<br />
nella città dai mille problemi, dove ogni emergenza<br />
diventa cronica. Appena messo piede nel suo<br />
nuovo ufficio, Abruzzese, di nome e di nascita, si<br />
imbatte nell’efferato omicidio di una ragazza dell’est<br />
Europa, il primo crimine di una lunga serie.<br />
Un crescendo di suspence e colpi di scena che Massimo<br />
Siviero ha saputo con maestria tessere nel suo<br />
ultimo lavoro “Mater Munnezza” (Edizioni Cento<br />
Autori), che vede protagonista il commissario Abruzzese,<br />
vecchia conoscenza degli amanti del genere thriller<br />
poliziesco. Infatti, questo personaggio un po’ sui<br />
generis nacque dalla penna dell’autore nel 1992 con “Il diavolo<br />
giallo”, che valse a Siviero la vittoria del<br />
“Premio noir in Festival di Viareggio”. L’ambiente<br />
sordido del malaffare che emerge dalle<br />
indagini del commissario è un atto d’accusa<br />
verso quella borghesia colpevole della tragedia<br />
napoletana. Massimo Siviero giornalista,<br />
scrittore, saggista, redattore de Il Mattino per<br />
trent’anni e per dieci corrispondente del Messaggero,<br />
è attualmente l’unico napoletano<br />
contemporaneo a essere inserito nel “Dizionario<br />
enciclopedico Pirani” del giallo mondiale.<br />
(Lina Maiello)<br />
Alfredo Imperatore e la frizzante espressività del dialetto napoletano<br />
Alfredo Imperatore, medico urologo e pri<strong>mari</strong>o in pensione,<br />
cultore della lingua napoletana e dello studio<br />
delle radici delle sue parole, già autore di un altro libro<br />
sull’argomento, ha dato ora alle stampe questo<br />
“Parlare a Napoli” (Cuzzolin ed., 2010), scritto<br />
nella stessa maniera, ma di sole parole napoletane.<br />
Queste non nascono dal nulla e nel corso del<br />
tempo possono assumere significati diversi a volte<br />
contrastanti.<br />
Per esempio, “regalia” (dono del Re) man mano ha<br />
perso il suo significato fino a diventare una semplice<br />
mancia. Imperatore nella presentazione <strong>sotto</strong>linea<br />
con ironia la stravaganza di proporre lo studio dei<br />
dialetti regionali italiani nelle scuole e osserva che ciò sarebbe<br />
possibile solo per il nostro dialetto, dotato di un<br />
background letterario e grammaticale che<br />
manca a tutti gli altri. Secondo l’autore, è sufficiente<br />
che lo studio dei dialetti rimanga retaggio<br />
di appassionati cultori che lasciano<br />
così memoria alle future generazioni. Ne è<br />
scaturito un volume con un’indubbia valenza<br />
scientifica e didascalica che dimostra<br />
come - nell’evoluzione continua della cultura<br />
- risulti e risalti la sfolgorante e frizzante<br />
quotidianità espressiva del dialetto<br />
napoletano. (Francesco Iodice)<br />
L’insostenibile leggerezza della “malaparola”<br />
di Viviana Genovese<br />
Divertimento e provocazione sono le parole chiave dell’<br />
“Elogio della malaparola” (Tullio Pironti Editore), saggio<br />
che potrebbe scandalizzare i puritani per la sua<br />
spudoratezza. L’autore napoletano Aldo di Mauro<br />
rivendica, infatti, la dignità della “malaparola” ma<br />
non di quella volgarmente o abitualmente detta. La<br />
“malaparola” di cui parla va detta, ogni tanto, per<br />
esprimere con maggiore efficacia un concetto, per<br />
sdrammatizzare o per divertire, ammesso che la situazione<br />
lo permetta e che sia detta consapevolmente.<br />
È impossibile negare che le parolacce, come sono definite<br />
oggi in tono dispregiativo, non conferiscano pathos<br />
ad un discorso, non siano piene di carica emotiva<br />
e non siano schiette pur racchiudendo in sé molteplici<br />
significati. Il poeta lo dimostra mettendo a confronto espressioni<br />
italiane e napoletane, elencando proverbi<br />
noti a chi è nato nella città partenopea e riportando<br />
divertenti poesie di altri autori. C’è chi<br />
come Angelo Manna prende in giro Giacomo<br />
Leopardi, chi come Salvatore Di Giacomo<br />
esprime l’insensibilità e l’incoscienza attraverso<br />
una poesia dal titolo “Strunz” e chi<br />
come di Mauro si abbandona nel finale al divertimento<br />
spinto. L’ironia permea tutte le<br />
pagine in una climax ascendente che raggiunge<br />
l’apice nelle ultime pagine dove diventa<br />
pungente, dove non c’è più spazio per<br />
il finto perbenismo e per l’ ipocrisia.