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ventimila beghe sotto i mari - CHIAIA MAGAZINE

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ARTE<br />

Saper<br />

Vivere<br />

20<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

continua da pag 17<br />

Gli elementi tornano così a<br />

nuova vita a celebrare simbolicamente<br />

il ciclo naturale di<br />

nascita-morte-rinascita.<br />

Al suo debutto partenopeo<br />

anche un altro artista di fama<br />

riconosciuta: si tratta di<br />

Paolo Maggis, protagonista<br />

della personale della galleria<br />

The Apartment di vico Belledonne<br />

a Chiaia, 6 fino al 10<br />

novembre. La mostra, a cura<br />

della giovane Claudia Cosmo,<br />

è abbinata al libro “Paolo<br />

Maggis” di Carlo Cambi Editore<br />

sui 10 anni di lavoro dell’artista<br />

(2000-2010).<br />

L’artista, che con “Small<br />

Town Boy” è attualmente nel<br />

Padiglione Italiano della<br />

54esima Biennale di Venezia<br />

per la Regione Lombardia,<br />

per la prima volta mette insieme<br />

i suoi lavori più “forti”<br />

degli ultimi 10 anni. Opere<br />

che rappresentano fasi di<br />

cambiamento e presa di coscienza,<br />

sia stilistica che<br />

umana; opere della lotta e<br />

dell’equilibrio, opere dove pittura<br />

e vita, immagine e linguaggio,<br />

vita e morte, si<br />

intersecano senza più distinzione.<br />

“Sono i quadri che più<br />

di tutti mi hanno fatto fare dei<br />

passi in avanti, rappresentano<br />

dei passaggi, anche duri,<br />

che mi hanno cambiato la<br />

vita e il modo di fare arte” ha<br />

spiegato il giovane pittore milanese,<br />

già riconosciuto tra i<br />

maggiori talenti artistici europei.<br />

“Il mio tentativo - ha<br />

precisato Maggis - é di sintetizzare<br />

immagine e linguaggio<br />

in una forma di equilibrio instabile<br />

dove nessuno dei due<br />

livelli prevalga e lo sguardo<br />

passi dal soggetto alla pittura<br />

costantemente. L'altro elemento<br />

che cerco di evidenziare<br />

é la circolazione di<br />

energia e movimento in una<br />

sorta di indefinitezza dell'immagine.<br />

Questo tipo di sintassi<br />

è il prodotto di dieci anni<br />

di ricerca e di lotta continua<br />

tra questi due elementi, forma<br />

e contenuto”. Di grande interesse<br />

anche la collettiva “Una<br />

sola moltitudine”, inaugurata<br />

nel nuovo spazio espositivo<br />

Cellammare interno 56 nell’omonimo<br />

palazzo di via<br />

Chiaia 149/D. Visitabile fino<br />

allo scorso 29 ottobre (da<br />

martedì a sabato, dalle 16<br />

alle 20 su appuntamento), la<br />

mostra, a cura di Sabrina Vitiello<br />

e Fiorenzo D'Avino, ha<br />

riunito cinque artisti, Davide<br />

Bramante, Renata Cagno,<br />

Peppe Cerillo, Costanza Costamagna<br />

e Simon Page-Ritchie,<br />

che raccontano con stili<br />

e linguaggi diversi, dalla fotografia<br />

al disegno alla xerografia,<br />

città visibili, invisibili<br />

e possibili, deliri urbani e<br />

paesaggi dell'anima; improbabili<br />

architetture e dissacrate<br />

icone contemporanee.<br />

Le opere invitavano ad esplorare<br />

le labirintiche strade<br />

poco battute dell'identità relazionale<br />

e sociale, seguendo<br />

il fil rouge dell'esortazione del<br />

poeta Pessoa: “Sii plurale<br />

come l'universo”. Si è così<br />

composta una poesia corale,<br />

disgregata, ibridata ma soprattutto<br />

vissuta. Un mosaico<br />

di idee, immagini, emozioni, e<br />

spunti di riflessione.<br />

DALL’ALTO E DA SINISTRA<br />

Leonardo Drew:<br />

Number 33 A<br />

Tecnica mista<br />

Una sola moltitudine:<br />

Fotografie<br />

Red Matchbook

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