ventimila beghe sotto i mari - CHIAIA MAGAZINE
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25<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
Alaimo alla scoperta delle origini di Partenope<br />
Scrittore dai molteplici interessi, con una spiccata passione<br />
per il mare, la navigazione e l’archeologia napoletana,<br />
Giovanni Alaimo nasce a Salerno nel 1938. Dopo una<br />
brillante carriera nell’industria chimica, si dedica alle sue<br />
passioni collaborando con il dipartimento di filologia classica<br />
dell’università Federico II e scrivendo libri. Con la sua<br />
seconda pubblicazione, “Origini di Partenope tra mito e<br />
storia” (Edizioni del Delfino), Alaimo ci conduce attraverso<br />
un percorso immaginario fino alle origini della<br />
città di Napoli. Grazie alle sue precise indicazioni,<br />
il percorso si presenta allo stesso<br />
tempo tangibile, facendo sì che il lettore più<br />
intraprendente possa toccare con mano le antiche<br />
mura che cingevano la “polis”. Partendo<br />
da una precisa descrizione del paesaggio, per<br />
meglio comprendere le esigenze dei nostri antenati,<br />
l’autore attraversa tutte le fasi di cambiamento<br />
e modificazione che il territorio ha<br />
subìto, cominciando dalla scomparsa del fiume<br />
che attraversava l’intera città: il Sebeto. È interessante<br />
scoprire l’origine dei nomi di alcune<br />
strade odierne che, a differenza di quanto si possa<br />
immaginare, non hanno nomi inventati ma affondano le<br />
loro radici nella storia di circa 2000 anni fa. San Carlo all’Arena,<br />
via Arenella, il quartiere Arenaccia, questi alcuni<br />
esempi di nomi di derivazione storica. In questo caso la radice<br />
“arena” che accomuna le diverse vie, fa riferimento a<br />
zone del territorio all’epoca investite da flussi torrentizi che<br />
prosciugatisi hanno lasciato solchi sabbiosi.<br />
Il libro si divide in due sezioni principali:<br />
una prima parte dedicata alla<br />
storia reale, divisa a sua volta in paragrafi,<br />
una seconda dedicata alla mitologia.<br />
La scelta di affiancare le immagini<br />
al testo è decisamente azzeccata e permette<br />
al lettore di identificare al meglio<br />
le zone ed i siti di interesse come<br />
appaiono oggi. Una lettura sicuramente<br />
interessante e coinvolgente,<br />
che si rivela molto utile per prendere<br />
coscienza del nostro passato in questo<br />
momento storico caratterizzato<br />
dalla corsa verso il futuro. (Manuela<br />
Borsari)<br />
di Aurora Cacopardo<br />
Libridine<br />
“LE VIE NASCOSTE”, ECHI DI PAESI PERDUTI<br />
Quando il paesaggio racconta di borghi, di paesi perduti, di luoghi nei<br />
quali i passi dell’uomo non risuonano più, pensiamo<br />
subito al volume “Le vie nascoste -<br />
Tracce di Italia remota” di Antonio<br />
Mocciola (Giam<strong>mari</strong>no editore). In esso<br />
ventuno paesi che, spesso, le guide<br />
sconsigliano di visitare ed alcuni non<br />
esistono nelle cartine geografiche, ritrovano<br />
la voce per dirci che le strade non<br />
sono mute, i monti parlano ancora, piccoli<br />
sentieri nascosti e serpeggianti ascoltano il<br />
sussurrìo dei rigagnoli. Ventuno paesi da<br />
Nord a Sud hanno ripreso a parlare anche<br />
se la consapevolezza che i luoghi siano custodi<br />
della parola non è naturale, proprio<br />
perciò Mocciola ci dice che è necessario apprenderla,<br />
evitando chiese, campanili, statue<br />
siano abbandonati, piccoli centri - vere opere<br />
d’architettura - restino inaccessibili, e le memorie<br />
vadano disperse. La letteratura per me è<br />
stata sempre fonte d’inquietudine ed ho compreso,<br />
con lo scorrere dei lustri, che scrivere è<br />
dare senso alla nostra finitudine. Mocciola ci fa<br />
comprendere che il tempo non esisterebbe senza<br />
uno spazio dove essere percepito. Ecco Argentiera,<br />
una miniera <strong>sotto</strong> le stelle, Curon Venosta, ultimo<br />
paese italiano prima del passo di Resia oltre il<br />
quale inizia l’Austria. Curon Venosta ha pagato al progresso<br />
un prezzo altissimo; nel dopoguerra il consorzio<br />
“Montecatini” con la concessione dello Stato annunciò<br />
l’innalzamento di 22 metri dei piccoli laghi naturali di<br />
Resia e di Lago di Mezzo. Inutilmente le popolazioni locali<br />
si ribellarono. Così nell’estate del 1950 l’acqua inghiottì<br />
i paesi, le strade, la storia. E nell’indifferenza di<br />
una nazione, si erse a futura memoria l’elegante ed<br />
umiliato campanile della Chiesa di S. Caterina, datato<br />
1357. Vogliamo ricordare anche Scurati ove l’autore<br />
ci consiglia di andare per conoscere meglio la Sicilia,<br />
oltre ai cannoli e alla mafia, il sole torrido e i carretti<br />
colorati, oltre le abbaglianti saline di Trapani e<br />
dei panorami vertiginosi di Erice, è necessario fermarsi<br />
nella misconosciuta Scurati dove esiste una<br />
grotta dall’ampio ingresso ed in questa grotta esiste<br />
un borgo, case basse, stalle ed un forno per il<br />
pane. L’ambizioso intento del nostro Autore è incoraggiare<br />
un turismo fatto di itinerari inediti,<br />
magari da percorrere a piedi, a dorso di mulo o<br />
in barca, comunque lontani dalle consuete<br />
rotte vacanziere d’élite, e per suo merito,<br />
come ho già detto, paesi perduti ritrovano la<br />
voce, una bellissima voce forse fioca ma magica<br />
e seducente. Voce che parla di nobiltà<br />
decadute, di antichi splendori, luoghi in cui i<br />
passi dell’uomo non risuonano più ma ogni<br />
sussurro diventa eco.