numero 2 anno 2013 - CCIAA di Catanzaro - Camera di Commercio
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fratello portava sulle spalle, a<br />
turno, la Croce penitenziale.<br />
Inizialmente quin<strong>di</strong> le processioni<br />
erano 4 ma dal 1937<br />
<strong>di</strong>ventò una sola e si arricchì<br />
e mo<strong>di</strong>ficò fino ad arrivare a<br />
quella dei nostri giorni.<br />
Le Croci Penitenziali (la Bianca<br />
della Confraternita del Carmine,<br />
la Celeste dell’Immacolata,<br />
la Nera e la Rossa del S.<br />
Giovanni e la Nera dell’Arciconfraternita<br />
del Rosario (la<br />
più antica <strong>di</strong> tutte e risalente<br />
al 1401) ed il Gonfalone della<br />
Reale Arciconfraternita dei SS<br />
Giovanni Battista ed Evangelista<br />
dei Cavalieri <strong>di</strong> Malta ad<br />
Honorem, i Novizi, i Confratelli,<br />
la Cattedra e quin<strong>di</strong><br />
i Terz’or<strong>di</strong>ni Francescani, il<br />
Clero, la banda <strong>di</strong> Settingiano<br />
coor<strong>di</strong>nata da Francesco e<br />
Raffaele Mercurio e Antonio<br />
Cotroneo, si snodano verso<br />
via Poerio, via J<strong>anno</strong>ni, Piazza<br />
Roma, Corso Mazzini; si<br />
f<strong>anno</strong> largo con una coda <strong>di</strong><br />
piccole addolorate e figuranti<br />
a pie<strong>di</strong> scalzi. Tutti sotto l’attento<br />
sguardo del servizio d’or<strong>di</strong>ne<br />
affidato alla Associazione<br />
Volontari Carabinieri “G. Arruzzo”<br />
e l’Associazione <strong>di</strong> Volontariato<br />
“Dolce Solidary”<br />
entrambe <strong>di</strong> <strong>Catanzaro</strong>.<br />
E un crescendo fino a quando<br />
la Naca rientra nella chiesa<br />
che l’ha ospitata e vista uscire,<br />
splen<strong>di</strong>da e rinnovata. «Abbiamo<br />
portato con noi, lungo le<br />
nostre strade, a passi cadenzati<br />
e quasi cullandole le immagini<br />
del dolore e della morte: il<br />
Cristo non è più nella culla<br />
<strong>di</strong> Betlemme, ma nel sudario<br />
<strong>di</strong>nanzi a sua madre addolorata<br />
- ha esor<strong>di</strong>to Bertolone al<br />
termine della processione -.<br />
Ai nostri occhi sembrano normalissime<br />
immagini <strong>di</strong> ogni<br />
creatura umana: l’uomo che<br />
nasce e muore, e perciò viene<br />
adagiato in questa culla <strong>di</strong><br />
morte, fino ad essere sepolto<br />
nel buio della terra. L’uomo,<br />
alzi la donna Addolorata che,<br />
se sopravvive alla morte <strong>di</strong> un<br />
altro, del figlio, non può che<br />
affliggersi, fino a rasentare la<br />
<strong>di</strong>sperazione. Due immagini<br />
umane, dunque, come quelle<br />
<strong>di</strong> Adamo ed Eva, nostri progenitori,<br />
<strong>di</strong> fronte alle quali<br />
ci sentiamo come Qohelet, e<br />
perciò non troviamo altro da<br />
<strong>di</strong>re che tutto quello che accade<br />
sotto il sole è privo <strong>di</strong> senso:<br />
tutto piomba prima o poi<br />
nel buio della morte”. Eppure<br />
nelle immagini terrene da noi<br />
riviste nelle effigi dolorose <strong>di</strong><br />
Gesù e Maria “portate in processione<br />
in questa nostra città<br />
dei due mari, non possiamo<br />
parlarci soltanto <strong>di</strong> fine, sofferenza,<br />
<strong>di</strong> dolore e buio. Aprite<br />
gli occhi - è l’invito <strong>di</strong> Bertolone<br />
- gli occhi dell’anima e del<br />
cuore per poter vedere meglio.<br />
L’azione dello Spirito Santo<br />
fa sì che alla vecchia immagine<br />
dell’uomo subentri quella<br />
dell’uomo celeste, ovvero<br />
dell’uomo e della donna che,<br />
guidati dal Risorto possono finalmente<br />
ritornare al giar<strong>di</strong>no<br />
delle origini. Contempliamo e<br />
adoriamo il mistero <strong>di</strong> morte<br />
- ha concluso Bertolone - ma<br />
continuiamo a sperare, abbandonandoci<br />
fiduciosamente a<br />
lui perché promessa, certezza<br />
<strong>di</strong> una vittoria sul male, sul<br />
peccato e sulla morte».<br />
OC - 41