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<strong>Artisti</strong> <strong>del</strong> <strong>Chianti</strong><br />
Giovanni Chilleri<br />
Da sempre Giovanni Chilleri avverte la necessità<br />
di semplificare le forme e liberare la<br />
scultura dall’esteriore per farla essere pura<br />
creazione. Una necessità che lo porta ad estrarre<br />
l’intima essenza <strong>del</strong>la figura umana, condensandola<br />
in una forma astratta che si ripete, con minime varianti,<br />
di opera in opera. La sua Femmina ha un corpo<br />
dai volumi pieni e arrotondati, la testa come un’asola,<br />
le gambe solide e agili; pur essendo di piccole dimensioni,<br />
esprime una corporeità monumentale<br />
nello slancio carico e potente <strong>del</strong>la massa. L’alternanza<br />
dei pieni e dei vuoti comunica invece l’intensità<br />
<strong>del</strong> sentimento. Aspetto, quest’ultimo, che ritroviamo<br />
anche nelle sculture in cui si oggettiva<br />
un’emozione o una condizione interiore: percorrendone<br />
le superfici con lo sguardo, sentiamo vibrare<br />
l’energia che le anima e al contempo le blocca in una<br />
sostanziale purezza. Spesso è la realtà di tutti i giorni<br />
ad offrirgli lo spunto ispirativo: le sue “case - urna”<br />
sono contenitori in cui custodire le paure e le speranze<br />
che scandiscono il quotidiano, ma anche scatole<br />
magiche che invitano a riscoprire il gioco come una<br />
<strong>del</strong>le possibili chiavi di lettura <strong>del</strong>la vita. Gli ultimi sviluppi<br />
<strong>del</strong>la sua ricerca si muovono su di un doppio<br />
binario: quello <strong>del</strong>l’opera che nasce dalla combinazione<br />
di materiali di scarto e oggetti d’uso comune,<br />
e quello <strong>del</strong>l’installazione che ridefinisce il rapporto<br />
<strong>del</strong>l’opera con lo spazio e con l’osservatore. Nel primo<br />
caso, il risultato è una scultura che, evocando<br />
una dimensione asfittica e senza via di uscita, ci<br />
spinge a riflettere sui pregiudizi che ancora oggi<br />
ostacolano la legittimazione dei linguaggi artistici<br />
contemporanei. Nel caso <strong>del</strong>l’installazione, invece, il<br />
suo interesse si concentra sul tema <strong>del</strong>la presenza<br />
dei bambini in carcere accanto alle madri detenute.<br />
Un problema di stringente attualità che lo scultore<br />
imprunetino interpreta riassumendo, in pochi elementi,<br />
le ragioni di un dramma che troppo spesso<br />
affoga nell’indifferenza <strong>del</strong>la società.<br />
Daniela Pronestì<br />
Uomo ferito, 2014, legno di recupero, h cm. 250 Uomo contemporaneo, 2013, legno di recupero, h cm. 220<br />
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