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9/ storia e calcio<br />

PARALLELI INEVITAB<strong>IL</strong>I di Duccio Balestracci<br />

Stampe della collezione Ettore Pellegrini<br />

Tanto è inutile: anche se si dovesse rigiocare insieme per mill’anni, tutte le volte sarebbe<br />

giocoforza paragonare la partita alla storia di secoli fa. Hai voglia a voler sublimare,<br />

razionalizzare, ragionare: quei secoli di astio e di rancori sono lì e non li cancella nemmeno<br />

il padreterno con la gomma da inchiostro.<br />

Un anno fa avevamo rivissuto una Montaperti calcistica, quest’anno c’è toccato ingollare<br />

il rospo della sconfitta. “Colle con un po’ di culo”, mi scrive sul cellulare, appena<br />

finita la partita, l’amico Sergio, fiorentino della Fiorentina, garbato interlocutore dell’altra<br />

parte della barricata, col quale condivido giornate di lavoro all’università, smoccolamenti<br />

per la riforma Moratti, trepidazione per i rispettivi amori calcistici e affettuosi, reciproci<br />

sfottò.<br />

Colle? Mah…Se proprio dovessi cercare un episodio che, nella storia del disgraziato<br />

rapporto che per secoli abbiamo avuto con quelli della riva d’Arno, assomigli a quel che<br />

s’è visto la sera del 26, forse non sceglierei Colle 1269 ma, semmai, Scannagallo 1554.<br />

Era la battaglia-chiave della guerra fra Siena e Cosimo dei Medici. Non doveva essere<br />

persa in nessuna maniera. Invece, chi, ancora a secoli di distanza, la analizza rimane sconcertato<br />

dal modo in cui fu preparata e per come la interpretò il comandante delle truppe<br />

senesi, Pietro Strozzi, (certo che anche noi a confonderci con un fiorentino…! mah…).<br />

Sapeva di avere davanti un esercito agguerrito, fra i migliori che ci fossero al momento<br />

sui campi di calcio, pardon: di battaglia, d’Italia; sapeva di avere sotto di sé un’armata<br />

non all’altezza di quella nemica ma nemmeno indecorosa. Insomma, poteva giocarsela<br />

e magari cavarne con onore le gambe.<br />

Invece sbagliò tutto dall’inizio: fece muovere le truppe sotto il sole d’agosto che picchiava<br />

come un matto; rimandò a Siena le artiglierie perché tanto non gli servivano (quell’altri<br />

ce l’avevano eccome, le artiglierie, e le usarono con effetti determinanti contro l’esercito<br />

senese); si rinfidò nella capacità della cavalleria francese che invece si rivelò un<br />

budino che, al primo affondo dei fiorentini, si squagliò sparendo dal terreno di gioco, pardon,<br />

di scontro; lasciò che i fiorentini attaccassero quando le sue truppe erano nel passaggio<br />

più infido, a cavallo del fosso di Scannagallo, mezze di qua e mezze di là.<br />

I senesi per la verità giocarono, pardon: combatterono, bene e vendettero cara la<br />

pelle. Ma non ci fu niente da fare. Quel giorno vinse Firenze e i bianconeri tornarono<br />

(quelli che tornarono) a casa avviliti.<br />

Lo Strozzi non fu esonerato, pardon: non fu rimosso dal comando, ma tutti quelli che<br />

hanno scritto la storia di quella giornata sono concordi nel dire che, con tutto l’affetto<br />

per un comandante che aveva ben meritato (e che, per la verità, continuò a ben meritare<br />

anche in seguito) nei confronti di Siena, tuttavia in quella giornata ci aveva messo del<br />

suo per tornare a casa con un amaro zero a due. ■

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