6 LABATE - Conservatorio di Messina
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RINTRACCIARE IL NOVECENTO. IL TESTO LETTERARIO NEL TEATRO MUSICALE 281<br />
in risalto il valore culturale e artistico insostituibile e inconfon<strong>di</strong>bile<br />
ancora oggi dell’opera lirica. Eppure oggi l’opera lirica deve fare i conti<br />
con numerose <strong>di</strong>fficoltà oggettive. Prima fra tutte: l’interesse del pubblico.<br />
La teoria che il melodramma fosse un genere superato avviò un<br />
processo critico a carico del teatro d’opera che fu solo <strong>di</strong>sgregatore.<br />
Dopo la prima e più ancora dopo la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale il pubblico<br />
cominciò a considerare con <strong>di</strong>stacco le manifestazioni operistiche, ponendosi<br />
rispetto ad esse piuttosto come spettatore deferente che come<br />
testimone a cuore caldo: quasi che nel genere gli sia impossibile ricercare<br />
una qualsivoglia attualità, una contingenza spirituale del nostro tempo.<br />
Eppure nell’Ottocento era vivissimo il bisogno <strong>di</strong> vedere nell’opera<br />
un modello <strong>di</strong> comportamento ideale, come del resto nel romanzo: <strong>di</strong><br />
trovare sanciti nell’espressione canora i sogni, i miti, i sentimenti <strong>di</strong> una<br />
società e <strong>di</strong> un’epoca. La vita dell’opera consisteva principalmente<br />
nella produzione quoti<strong>di</strong>ana, corrente, nell’adozione e nel consumo<br />
delle convenzioni melodrammatiche come termini <strong>di</strong> una <strong>di</strong>alettica in<br />
atto. I capolavori medesimi nascevano quali documenti <strong>di</strong> una particolare<br />
contingenza del presente: e solo più tar<strong>di</strong>, a circuito compiuto si<br />
trasformavano, nell’ammirazione dei contemporanei, in collaudati saggi<br />
d’arte: quando cioè la scoperta, l’invenzione, la carica <strong>di</strong>namica in<br />
essi contenuta già aveva agito ed era <strong>di</strong>ventata un fatto <strong>di</strong> pubblico dominio.<br />
In tal modo, passando il melodramma per un continuo processo<br />
evolutivo, si manteneva desto il gusto del pubblico e aperta e prensile<br />
l’attualità. Poggiando sui capolavori consacrati e fermo alle opere <strong>di</strong><br />
ieri, il repertorio corrente perpetua la gloria <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione, ma ne<br />
blocca e insterilisce la continuità. In questo immobilismo, in questa<br />
cristallizzazione del gusto, nella reticenza del pubblico a sintonizzare<br />
tale gusto con le espressioni del linguaggio operistico contemporaneo<br />
sta sostanzialmente la crisi del teatro musicale, nell’equivoco in atto tra<br />
teatro e museo: teatro musicale arduo o incomprensibile per la novità e<br />
operismo da museo <strong>di</strong>ventato facile per assuefazione.<br />
Per scuotere il pubblico da una inerzia che può provocare (o ha già<br />
provocato) nei giovani compositori anche reazioni violente bisogne-