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6 LABATE - Conservatorio di Messina

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RINTRACCIARE IL NOVECENTO. IL TESTO LETTERARIO NEL TEATRO MUSICALE 321<br />

gonista fortemente simbolica nelle sue connotazioni realistiche. Proprio<br />

nel campo teatrale Berg sperimenta ar<strong>di</strong>te ricerche che le generazioni<br />

successive approfon<strong>di</strong>ranno.<br />

L’espressionismo fu un fenomeno culturale che segnò tutta l’epoca<br />

tra le due guerre ed in<strong>di</strong>cò con chiarezza la fine <strong>di</strong> vecchie istituzioni e<br />

società. Tuttavia, nonostante i progressi scientifici, economici e politici,<br />

si svilupparono follie assolutistiche, restrizioni <strong>di</strong> libertà e orrende<br />

soppressioni della vita fino ad un altro più stolido scontro fra i popoli.<br />

In questo stesso arco <strong>di</strong> tempo decisivo è il contributo <strong>di</strong> Kurt Weill<br />

(1900-1950). È del 1928 un suo capolavoro: Die Dreigroschenoper<br />

(L’opera da tre sol<strong>di</strong>), su testo del drammaturgo Bertolt Brecht 91 , a cui<br />

va data molta parte <strong>di</strong> merito per la buona creazione dei lavori <strong>di</strong><br />

Weill 92 . L’opera da tre sol<strong>di</strong> 93 è una mescolanza <strong>di</strong> singspiel e <strong>di</strong> musica<br />

da cabaret, con vari episo<strong>di</strong> musicali <strong>di</strong> taglio tra<strong>di</strong>zionale, ma in paro<strong>di</strong>a,<br />

accompagnati da piccola orchestra, su motivi jazzistici e alternati<br />

da parti recitate. L’opera 94 è una versione attualizzata della settecente-<br />

91 La condanna della società capitalistica si fa più evidente nei libretti <strong>di</strong> Bertolt Brecht (1898-<br />

1956). Brecht pose tutto il suo talento al servizio <strong>di</strong> una visione del mondo: il <strong>di</strong>sgusto per la rapacità<br />

e la cupi<strong>di</strong>gia dell’uomo, e per quelle forme <strong>di</strong> governo capitalistiche che incarnavano quella<br />

cupi<strong>di</strong>gia. Nella lotta contro il capitalismo non permise mai alcuna deroga. Nel senso che non<br />

permise mai ai suoi collaboratori musicisti <strong>di</strong> <strong>di</strong>luire o illeggiadrire i suoi lavori perché fossero<br />

benevolmente accetti. Egli voleva far pensare il pubblico, forzarlo ad affrontare spiacevoli verità e<br />

a prenderne parte. Ed egli rimase sempre fedele a questa gente comune inevitabilmente sconfìtta in<br />

ogni urto <strong>di</strong> opposti poteri (Cfr. PATRICK J. SMITH, cit., p. 369). Va dato merito a Giorgio Strehler che<br />

nel «Piccolo» <strong>di</strong> Milano ci ha offerto, poco prima della sua morte, un’immagine completa <strong>di</strong> Brecht,<br />

artista che appartiene ancora fortemente al nostro presente per l’efficacia <strong>di</strong> parlare, come i gran<strong>di</strong><br />

poeti, alle generazioni future. Con l’aiuto <strong>di</strong> tutti i mezzi au<strong>di</strong>ovisivi, con la recitazione e il canto,<br />

servendosi <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> interpreti brechtiani – tra i quali la straor<strong>di</strong>naria Milva – sviluppando un<br />

<strong>di</strong>scorso <strong>di</strong>alettico, ha messo a confronto i molteplici volti <strong>di</strong> Brecht: <strong>di</strong>datta, poeta, drammaturgo,<br />

musicista, uomo impegnato in tutte le problematiche sociali.<br />

92 HARTMUT KAHNT, Mahagonny: Weill e Brecht si cimentano col teatro d’opera, in LORENZO<br />

BIANCONI (a cura <strong>di</strong>), Drammaturgia musicale, Bologna, Il Mulino, 1986, pp. 93-117.<br />

93 L’azione si svolge nei bassifon<strong>di</strong> <strong>di</strong> Londra: in un negozio, in un bordello e in una prigione.<br />

L’azione morale <strong>di</strong> questo testo sta nell’invito continuo a «non giu<strong>di</strong>care», nel rifiuto dell’idea che<br />

il benpensante possa farsi giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> una decadenza morale <strong>di</strong> cui è corresponsabile: ma poi il protagonista<br />

della vicenda, il vecchio Peachum, re della malavita, appare egli stesso segnato dalla<br />

male<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> chi detiene la ricchezza e il potere. (Cfr. GUIDO SALVETTI, cit., p. 140).<br />

94 GUSTAVO MARCHESI, cit., pp. 82-83.

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