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6 LABATE - Conservatorio di Messina

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RINTRACCIARE IL NOVECENTO. IL TESTO LETTERARIO NEL TEATRO MUSICALE 287<br />

D’Annunzio, insomma, appare subito come colui che intreccia il<br />

<strong>di</strong>fficile tessuto delle relazioni tra il Novecento letterario e quello musicale.<br />

La musica entra nella poetica dannunziana attraverso una gamma<br />

<strong>di</strong> gradazioni che da una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> assimilazione dall’esterno (fino<br />

ad animare internamente la sempre riconosciuta musicalità della sua<br />

poesia) giunge alla funzione <strong>di</strong> regolatore <strong>di</strong> un gusto, <strong>di</strong> una moda.<br />

Eppure Pizzetti negli stessi anni teorizzava la necessità <strong>di</strong> un dramma<br />

musicale contrapposto alla lirica. Perché se il dramma è lo scorrere<br />

continuo degli avvenimenti, la lirica ne è il suo arbitrario arresto, in cui<br />

la musica prevarica con le sue autonome ragioni a scapito della verità<br />

drammatica. Alla musica deve essere data la possibilità <strong>di</strong> rilevare la<br />

profon<strong>di</strong>tà dell’azione oltre i limiti che la parola non può e non potrà<br />

mai varcare. Con questa poetica <strong>di</strong> base Pizzetti temette l’invadenza<br />

del linguaggio dannunziano nei suoi drammi 24 .<br />

In senso stretto l’età del Decadentismo si colloca tra il 1871 e la prima<br />

guerra mon<strong>di</strong>ale, nel periodo, cioè, in cui avviene definitivamente il<br />

passaggio dall’età moderna a quella contemporanea 25 . Furono i Parnassiani,<br />

tendenti ad una forma poetica espressiva d’impeccabile perfezione,<br />

ad in<strong>di</strong>care in letteratura il Decadentismo. Questo poi si coagulò intorno<br />

alla rivista «Le Dècadent» formando un gruppo <strong>di</strong> poeti e letterati<br />

detti maledetti appunto per la loro <strong>di</strong>versità d’impatto col presente e per<br />

il loro <strong>di</strong>chiarato atteggiamento <strong>di</strong> estraneità alla società e conseguente<br />

24 Cfr. GUIDO SALVETTI, cit, p. 184.<br />

25 Scoperte scientifiche e tecnologiche sono decisive per l’instaurarsi <strong>di</strong> nuovi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vita<br />

(ve<strong>di</strong> l’utilizzazione dell’elettricità e del petrolio). La concentrazione industriale segna la fine della<br />

libera iniziativa. Il capitale salda sempre più la classe politica a quella finanziaria e questa finisce<br />

col determinare la scelta dei governi. La massiccia richiesta <strong>di</strong> mano d’opera provoca emigrazione<br />

sia verso i centri industriali, sia verso il nuovo continente. I principi che avevano ispirato la Rivoluzione<br />

francese vengono praticamente invertiti. L’uguaglianza è negata dalla reale miseria e dallo<br />

sfruttamento cui sono sottoposte le classi operaie. La fratellanza è negata dallo sviluppo coloniale<br />

e dal <strong>di</strong>ffondersi del concetto d’inferiorità <strong>di</strong> tutte le razze che non siano quella bianca. La libertà<br />

viene negata alla stampa (ve<strong>di</strong> la Germania <strong>di</strong> Bismark) e alle associazioni sindacali (ve<strong>di</strong> la repressione<br />

dei Fasci Siciliani o la carica del gen. Bava Beccaris a Milano nel 1898).

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