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6 LABATE - Conservatorio di Messina

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RINTRACCIARE IL NOVECENTO. IL TESTO LETTERARIO NEL TEATRO MUSICALE 299<br />

la creazione <strong>di</strong> meccanismi capaci <strong>di</strong> riprodurre un vasto spettro <strong>di</strong> possibilità<br />

rumoristiche, calcolate sull’oggettiva astrattezza delle infinite<br />

frammentazioni sintattiche, verbali e toniche <strong>di</strong> un testo. Una musica,<br />

dunque, fondata sull’organizzazione dei rumori, anziché sul suono determinato.<br />

Nel corso <strong>di</strong> una serata futurista (Teatro Storchi <strong>di</strong> Modena)<br />

venne presentato nel 1919 uno scoppiatore, una macchina-strumento<br />

che riproduceva, dal grave all’acuto, il rumore <strong>di</strong> un motore a scoppio.<br />

Più tar<strong>di</strong>, al Teatro Verme <strong>di</strong> Milano si passò ad<strong>di</strong>rittura ad un concerto<br />

con orchestra <strong>di</strong> <strong>di</strong>ciotto intonarumori ormai perfezionati e sud<strong>di</strong>visi in<br />

gorgogliatori, stropicciatori, ululatori, scoppiatori, sibilatori, ronzatori,<br />

crepitatori e scrosciatori, in modo da consentire un’idea della partitura. I<br />

tempi del concerto hanno titoli descrittivi volutamente bizzarri: II risveglio<br />

<strong>di</strong> una grande città; Si pranza sulla terrazza del Kursaal; Convegno <strong>di</strong><br />

automobili e <strong>di</strong> aeroplani; effetti, insomma, da colonna sonora.<br />

La sperimentazione musicale sulle «parole in libertà» <strong>di</strong> Filippo<br />

Tommaso Marinetti, volta cioè a stabilire sull’onda della «immaginazione<br />

senza fili» un nesso fra nucleo verbale <strong>di</strong>sarticolato e la sua esteriorizzazione<br />

fonica sino al rumore, si arrestò poco oltre i limiti della<br />

onomatopea (La fontana malata <strong>di</strong> Aldo Palazzeschi) o tutt’al più della<br />

metafora, senza trovare comunque nella «portentosa invenzione» del<br />

Russolo spazi significativi.<br />

All’opus futurista provvide la stesso Francesco Balilla Pratella con<br />

L’aviatore Dro (composta prima, ma rappresentata a Lugo <strong>di</strong> Romagna<br />

nel 1920). In essa convengono stilisticamente un po’ tutte le esperienze<br />

musicali precedenti (un Debussy me<strong>di</strong>ato da Puccini e Pizzetti). L’argomento<br />

è verista. In sostanza l’opera si ascrive all’esperienza futurista<br />

per tre scene nelle quali gli intonarumori – adattati per la descrizione del<br />

volo e per la caduta del pilota – si mischiano all’orchestra. L’opera si<br />

conclude con un lampo enorme, preceduto da ululato <strong>di</strong> sirena, che<br />

solca cielo, mare e terra prima della fine <strong>di</strong> tutto e del ritorno al caos primor<strong>di</strong>ale.<br />

Le in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> tempo sono sostituite con situazioni <strong>di</strong> stati<br />

d’animo (vivo spasimo, gioia sfolgorante, impotenza, lussuria, ecc.).

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