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IN QUESTO NUMERO - Fondazione Museo Storico del Trentino

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scienza medica e le cure dispensate alla popolazionecontro la malattia che cominciava allora ad affacciarsiappena nella parte meridionale <strong>del</strong> <strong>Trentino</strong> se primanon si fosse riusciti ad assicurare ai poveri contadiniun vitto sicuramente più abbondante, ma soprattuttopiù “sicuro” di quello consumato in quel momento.Ancora Benigno Canella, nel medesimo rapporto,criticava il consumo di una bibita diffusa specie inperiodo di vendemmia. Si trattava <strong>del</strong> cosiddetto“acquarolo”, sorta di “liquore fermentato”, ottenutodalla miscela di tanta acqua con una minima quantitàd’uva di qualità inferiore. Il medico riconduceval’insorgenza di numerosi malesseri all’uso di questabevanda. A tale convincimento sembra far eco unrapporto <strong>del</strong> Giudizio distrettuale di Vezzano <strong>del</strong>l’8marzo 1822, che indicava nella proibizione <strong>del</strong>l’”uso<strong>del</strong> vino derivante da uve immature e quindi acido disua natura” un utile provvedimento per contrastarela temuta diffusione <strong>del</strong>la pellagra (Archivio di statodi Trento, Giudizio distrettuale di Vezzano, Sanità,1822, cart. nn.).In un altro rapporto <strong>del</strong> 16 luglio 1815, nel pieno <strong>del</strong>laterribile carestia che imperversò nel triennio 1814-1816, il medico rivano torna ad esprimere i suoitimori nei confronti <strong>del</strong> drastico peggioramento registratonella quantità e nella qualità dei cibi ordinariamentepresenti sulla mensa <strong>del</strong>le frange più povere<strong>del</strong>la popolazione. Mais e qualche verdura di qualitàscadente formavano la gran parte <strong>del</strong> vitto caratterizzato,dunque, a suo dire da una grave penuria dicarne, pane di frumento, latte e suoi derivati e perfinopatate, la cui coltura doveva essersi già largamenteaffermata (Archivio comunale di Riva <strong>del</strong> Garda, Attiriguardanti la sanità, cart. 45).Quanto testimoniato dal medico Canella in terminidi percezione ed atteggiamenti culturali trova pienacorrispondenza nell’azione intrapresa dalle autoritàpolitico-amministrative, che non solo mostrano diaccogliere le cosiddette avvertenze generali elaboratedai teorici <strong>del</strong>la polizia medica, ma cercano diapplicarle in altrettanti interventi normativi, volti acontrastare quelle che erano ritenute “errate” abitudinialimentari.Un avviso reso noto dal Podestà di Riva <strong>del</strong> Garda il10 maggio 1811, così come un ordine <strong>del</strong> Capitanatocircolare di Trento <strong>del</strong> 23 agosto 1836, proibiva lavendita di frutta fresca non perfettamente matura. Unavviso pubblicato dal Giudizio distrettuale di Vezzanonel 1823 vietava la raccolta e la vendita <strong>del</strong>le “nocciuoleimmature”. Una circolare, infine, <strong>del</strong> Capitanatocircolare di Rovereto, datata 29 settembre 1850, invitavai parroci a far opera di convincimento presso ife<strong>del</strong>i, affinché rinviassero la raccolta dei “prodotti<strong>del</strong> suolo” ancora immaturi a causa di una stagioneparticolarmente inclemente.Altrettanto sentito appare il timore nei confronti<strong>del</strong>l’avvelenamento accidentale causato <strong>del</strong>l’ingestionedi vegetali tossici, specie i funghi. A piùriprese specifici avvisi pubblici con i quali s’invitavala popolazione a prestare la massima attenzione nellaraccolta e nell’ingestione raccomandavano prima diogni consumo la preventiva ispezione da parte di“esperti conoscitori”. Una circolare <strong>del</strong> Capitanatodi Trento, datata 30 dicembre 1820, incaricava i variuffici giudiziali “d’invigilare che non si portino e sivendono sulle pubbliche piazze, che quelle specie difunghi che sono riconosciuti da tutti per innocui, e diordinare ai curatori d’anime <strong>del</strong> proprio distretto diavvertire il popolo dall’altare di non raccogliere e dinon cibarsi d’altra sorte di funghi, che di quelli, chesono riconosciuti generalmente buoni”. Non mancarononeppure suggerimenti circa gli accorgimenti dicottura da adottare per eliminare eventuali tracce diveleno. Un avviso <strong>del</strong> 1837 <strong>del</strong> Capitanato circolaredi Trento invitava a mangiare le spongiole solo dopolunga cottura in abbondante acqua.Particolare riguardo è riservato ai bambini. Il Capitanatocircolare di Trento, ad esempio, avvertivanel 1822 tutti i maestri affinché istruissero adeguatamentei propri scolari sul modo di riconoscerealcune piante ed erbe palesemente pericolose e inparticolare la cicuta, poiché le sue foglie e le sueradici erano spesso confuse rispettivamente con ilprezzemolo e le carote. La circolare appena ricordatarecepiva anche le conclusioni cui era giunta un’appositainchiesta promossa per appurare quale generedi bacche potessero causare “cattive e funeste conseguenze”se ingerite.Altra eventualità da contrastare e <strong>del</strong>la quale si trovapuntuale riscontro nella normativa era il consumo dicarni prelevate da bestie decedute per morbo. Undecreto governativo <strong>del</strong> 13 settembre 1829 stabiliva,nel caso di bestie “crepate”, l’obbligo <strong>del</strong>la preventivaautorizzazione da parte di un medico prima diogni uso alimentare. In simile prospettiva sarebbestato quanto mai opportuno poter attivare in ognipaese o distretto la figura <strong>del</strong> cosiddetto “scorticatore”chiamato a svolgere funzioni di visitatore <strong>del</strong>lecarni e più nello specifico a sorvegliare l’esatta applicazione<strong>del</strong>le norme che proibivano ogni tipo di illecitoutilizzo dei capi di bestiame vittime d’infermitàcontagiosa.Innumerevoli, infine, sono gli “avvertimenti” circa lostato dei recipienti utilizzati per la cottura e la conservazionedei cibi. Già un’ordinanza aulica <strong>del</strong> 14 aprile1771, rinnovata il 2 agosto 1773 e infine nuovamentepubblicata per la Provincia <strong>del</strong> Tirolo il 28 marzo1816, imponeva l’obbligo di stagnare i recipienti dirame. Successivamente un’”ordinazione concernentela vendita di veleni, il traffico di merci, ed erbe12

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