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IN QUESTO NUMERO - Fondazione Museo Storico del Trentino

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Questo ha naturalmente <strong>del</strong>le ricadute sul turismoperché a chi decide di passare le vacanze in <strong>Trentino</strong>dovrebbero essere offerte le nostre specialità.Gli spaghetti allo scoglio sono indubbiamente moltobuoni, ma li si può mangiare ovunque. Lo stesso nonvale per un buon piatto di canederli preparato comesi deve.Come si potrebbe fare per rimediare a questo deficit<strong>del</strong>l’offerta locale?È necessario agire sulla preparazione dei cuochiaffinché tutti gli elementi che fanno parte <strong>del</strong>la ricchezzaculinaria e che hanno a che fare con storiae tradizione si radichino e vengano trasmessi. Algiorno d’oggi la maggior parte dei cuochi che lavoranonelle nostre cucine non sono trentini; sonoottime persone con una grande voglia di lavorare,ma non hanno nessuno che insegna loro le ricettetipiche. Io credo che da parte <strong>del</strong>le istituzioni o <strong>del</strong>levarie associazioni di categoria dovrebbe esserci unosforzo per garantire una adeguata formazione. Almomento la situazione è piuttosto stagnante e michiedo cosa succederà fra 10 o 20 anni se nessunoavrà trasmesso alla nuova generazione di professionistiil nostro sapere e le nostre tradizioni culinarie.Quando il 70% o 80% dei cuochi saranno stranieri c’èda un lato la possibilità di avere nuove espressioniculinarie, ma dall’altro anche il rischio di una perditadi un patrimonio importante. Così come è importantevalorizzare le Dolomiti, che rendono unico il nostroterritorio, allo stesso modo dobbiamo salvaguardaree tramandare le ricette di piatti tradizionali, resi unicidalla grande varietà <strong>del</strong>le nostre valli.Salvaguardare le ricette più tradizionali non limitain un certo senso la creatività di un cuoco?Non si tratta di un limite, anzi; questa motivazioneviene usata quasi come scusa facile per evitare diconfrontarsi con la storia che ci ha preceduti. Èappunto in questa sfida che emerge l’intelligenza e lasensibilità di un vero professionista. Faccio un esempio:perché i canederli devono essere grandi comeuna mela? Io preferisco farli più piccoli perché a mioparere sono più belli, più facili da mangiare e hannoun sapore più moderno. E nessuno mi vieta di usare,nell’impasto, <strong>del</strong> prosciutto cotto al posto <strong>del</strong> lardo.Questo non significa snaturare le ricette <strong>del</strong> passato,tutt’altro: è proprio grazie ad una costante ricerca ecuriosità nei confronti <strong>del</strong>la tradizione che è possibilemettere passione nella creazione di piatti tipici e portareavanti il nostro grande patrimonio culturale, chevive anche attraverso le produzioni gastronomiche.Quanto è importante oggi educare le persone ad uncorretto approccio nei confronti <strong>del</strong>la loro alimentazione?Direi che è molto importante, non solo per un discorsoesclusivamente legato alla salute, ma anche per lesue implicazioni sociali. Io non sono contrario a McDonald’s, anzi. Penso che vada bene andarci qualchevolta, ma la cosa fondamentale è non fare propriala “cultura” <strong>del</strong> fast food. Oggi in famiglia entrambii coniugi lavorano e non c’è più molto tempo, maquesto non deve diventare un pretesto per evitaredi sedersi tutti attorno a un tavolo, almeno una voltaal giorno. La mia filosofia in cucina è la semplicità,io non faccio cose straordinarie, però metto moltaattenzione nella scelta <strong>del</strong>le materie prime. Io credoche sia sufficiente un po’ di attenzione per prepararepiatti buoni e sani che contribuiscono, allo stessotempo, a tenere unita la famiglia. Mangiare un minestronefatto in casa, anche se semplice e non buonissimo,non è la stessa cosa che consumare lo stessopiatto fatto con il preparato in busta. Mettere un po’di cuore anche nella preparazione di cibi semplicirappresenta un valore aggiunto che alla lunga puòdare tanto all’unione e armonia <strong>del</strong>la famiglia. Nondobbiamo infatti dimenticare che la cucina è unaspecie di “anticamera”, è forse l’unico luogo <strong>del</strong>lacasa dove si riesce a parlare.Quali sono secondo lei le caratteristiche che deveavere un buon cuoco al giorno d’oggi?Il buon cuoco di oggi deve essere come quello diieri, con il vantaggio di avere a disposizione strumentipiù avanzati. Direi che deve avere un’ottimaconoscenza <strong>del</strong>la materia prima, deve rispettare lacultura, la tradizione e avere una grande sensibilitàin modo da apprezzare e sentire come suo tutto ilpatrimonio di conoscenze e abilità che lo hanno preceduto.E infine, un buon cuoco deve avere cuore,una dote che è il segreto di chi fa bene questo lavorooggi come ieri.18

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