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Umberto Chiaramonte<br />

parlamentare si sarebbe fatta eco <strong>di</strong> tutte le farmacie delle cittaduzze<br />

interessate a mantenere le sottoprefetture, le preture, ecc.; così l’uno e l’altra<br />

avrebbero <strong>di</strong>scordamente concordato nell’aumento <strong>della</strong> burocrazia e nella<br />

relativa spesa [...]. Parlamento e Governo sono organicamente incapaci ad<br />

affrontare e risolvere <strong>il</strong> problema <strong>della</strong> riforma burocratica» 10 . In realtà, una<br />

riforma burocratica avrebbe dovuto essere affrontata con una «volontà<br />

rivoluzionaria» affermante una cultura autonomista e antiparassitaria.<br />

Certamente non erano temi nuovi né fac<strong>il</strong>i da risolvere nel panorama <strong>di</strong> un<br />

<strong>di</strong>battito che aveva travagliato la nazione 11 , nel momento in cui si<br />

rafforzarono i fautori <strong>della</strong> regione, ai quali mancò <strong>il</strong> supporto <strong>di</strong> una vera<br />

maturazione dell’idea regionalista 12 .<br />

74<br />

La Provincia nella concezione fascista<br />

Volendo considerare <strong>il</strong> programma del fascismo sulle autonomie, non si<br />

può fare a meno <strong>di</strong> valutarlo molto generico. Tra «gli obbiettivi imme<strong>di</strong>ati»<br />

enunciati nel programma del 1921, al punto 2 era previsto «<strong>il</strong> decentramento<br />

amministrativo per semplificare i servizi e per fac<strong>il</strong>itare lo sfollamento <strong>della</strong><br />

burocrazia, pur mantenendo l’opposizione recisa ad ogni regionalismo<br />

politico» 13 . In un <strong>di</strong>scorso alla Camera (21 giugno 1921) Mussolini aveva<br />

rifiutato «<strong>il</strong> socialismo <strong>di</strong> Stato», e sul decentramento amministrativo aveva<br />

concesso una con<strong>di</strong>zionata apertura «purché non si parli <strong>di</strong> federalismo e <strong>di</strong><br />

autonomismo, perché dal federalismo regionale si andrebbe a finire al<br />

federalismo provinciale» spaccando l’unità <strong>della</strong> nazione 14 . Sebbene,<br />

dunque, Mussolini si fosse pronunciato contro <strong>il</strong> f<strong>il</strong>one del centralismo<br />

socialista 15 , non aveva reciso del tutto i legami con esso. Nei suoi programmi<br />

non vi era alcun accenno alle autonomie locali, e <strong>il</strong> suo progetto politico<br />

mirava soltanto al decentramento burocratico, con una visione opposta a<br />

quella dei cattolici popolari e dei socialisti impegnati nelle amministrazioni<br />

locali. Le stesse <strong>di</strong>chiarazioni contrarie ad una invadenza dello Stato<br />

nell’economia e nella vita sociale non scaturivano dall’adesione alla<br />

tra<strong>di</strong>zione liberale, ma erano strumentali all’acquisizione del consenso <strong>della</strong><br />

classe impren<strong>di</strong>toriale, desiderosa <strong>di</strong> meno lacci e lacciuoli, ma sensib<strong>il</strong>e<br />

all’intervento statale quando le crisi la minacciarono. Né deve trarre in<br />

inganno <strong>il</strong> cauto e breve <strong>di</strong>battito che la nuova <strong>rivista</strong> <strong>di</strong> Mussolini,<br />

«Gerarchia», ospitò all’inizio sulla formazione dello Stato. In uno <strong>di</strong> questi<br />

interventi, lo Stato fu ancorato a due car<strong>di</strong>ni: al potere legislativo, assunto

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