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Umberto Chiaramonte<br />

Benevento (circondario <strong>di</strong> Pie<strong>di</strong>monte d’Alife) e <strong>di</strong> Frosinone. Tutte le<br />

sottoprefetture d’Italia, anche quelle rimaste indenni dopo la prima<br />

«ecatombe», vennero soppresse 115 . Mussolini presentò in Consiglio <strong>il</strong> testo<br />

del decreto che l’ufficio stu<strong>di</strong> e legislativo del ministero aveva elaborato per<br />

Federzoni, ma egli lo corresse eliminando alcuni passaggi e aggiungendone<br />

altri <strong>di</strong> suo pugno 116 . La relazione conteneva gli elementi che per <strong>il</strong> fascismo<br />

costituivano l’innovazione e la svolta rispetto al passato: tutto <strong>il</strong> sistema<br />

amministrativo degli enti locali venne riformato e messo sotto la tutela dello<br />

Stato. Se <strong>il</strong> capo del fascismo fece propria gran parte <strong>della</strong> relazione, sua fu<br />

la scelta esclusiva dei capoluoghi <strong>di</strong> Provincia elevati in quella storica seduta<br />

del 6 <strong>di</strong>cembre 1926: Aosta, Bolzano, Brin<strong>di</strong>si, Castrogiovanni (cui <strong>di</strong>ede<br />

personalmente l’antica denominazione <strong>di</strong> Enna), Frosinone, Gorizia,<br />

Matera, Nuoro, Pescara, Pistoia, Ragusa, Rieti, Savona, Terni, Varese,<br />

Vercelli, Viterbo. È da notare come <strong>il</strong> fascismo esperì la strada del decretolegge<br />

sostenendo l’urgenza senza giustificarla realmente 117 .<br />

A riprova che la creazione <strong>di</strong> nuove provincie faceva parte <strong>della</strong> riforma<br />

generale <strong>della</strong> pubblica amministrazione, e non <strong>di</strong> una concessione<br />

autonomista, nella stessa seduta <strong>il</strong> governo varò lo «Schema <strong>di</strong> Regi decreti<br />

riguardante le mo<strong>di</strong>fiche all’organico dei ruoli dell’Amministrazione civ<strong>il</strong>e<br />

dell’Interno», approvò la nomina dei <strong>di</strong>ciassette prefetti destinati nelle<br />

provincie <strong>di</strong> nuova istituzione e ne trasferì o <strong>di</strong>missionò altri trenta.<br />

Dall’elenco dei nuovi rappresentanti del governo si evince che soltanto a<br />

Vercelli, Bolzano, Gorizia, Viterbo, Pescara, Matera e Rieti furono inviati<br />

prefetti già in organico, mentre per gli altri <strong>di</strong>eci capoluoghi furono elevati al<br />

rango <strong>di</strong> prefetto altrettanti vice prefetti o personalità legate al fascismo 118 .<br />

Nelle sedute dei giorni successivi fu approvato uno schema <strong>di</strong> decreto reale che<br />

stab<strong>il</strong>iva la data <strong>della</strong> cessazione delle amministrazioni or<strong>di</strong>narie e straor<strong>di</strong>narie<br />

e dell’inizio delle funzioni dei Podestà e delle Consulte municipali nei comuni<br />

capoluoghi <strong>di</strong> provincia 119 , ma in altra seduta <strong>il</strong> consiglio dei ministri delegò<br />

Mussolini, come capo del governo e ministro dell’Interno, a fissarne la data 120 .<br />

Arnaldo Mussolini, fratello del duce e <strong>di</strong>rettore de «Il Popolo d’Italia»,<br />

elogiò «la creazione ponderata e ragionata» delle nuove provincie in quanto<br />

significò l’accantonamento <strong>della</strong> regione proposta da Sturzo e dai popolari,<br />

«ridotta ad espressione topografica». Per <strong>il</strong> fratello del duce, <strong>il</strong> nuovo assetto<br />

periferico garantiva una «perequazione» più coerente e sanava quegli<br />

squ<strong>il</strong>ibri che erano stati consentiti da macroscopiche <strong>di</strong>versità tra le<br />

provincie italiane; «la nuova sistemazione provinciale permette[va] ai<br />

prefetti una maggiore opera <strong>di</strong> controllo, <strong>di</strong> dominio, <strong>di</strong> presi<strong>di</strong>o e <strong>di</strong><br />

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