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numero 4 anno 2012 - CCIAA di Catanzaro - Camera di Commercio

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guardare in volto i piccoli e gran<strong>di</strong> pazienti, oancor meglio negli occhi, per comprendere tuttala loro gratitu<strong>di</strong>ne. Ciò che <strong>di</strong> loro ti colpiscenon è solo la resistenza alla sofferenza, ma quellaal male peggiore. La spiegazione credo stia nell’accettazione della selezione umana, già da piccolii più deboli muoiono e sono tantissimi, quelliche sopravvivono sono i più forti, perché, forse,ricchi <strong>di</strong> anticorpi».Quale parte <strong>di</strong> lei torna, con maggiore trasporto,in Ghana: l’uomo o il me<strong>di</strong>co?«Oggi torna l’uomo, prima che il me<strong>di</strong>co. Qualchetempo fa le avrei risposto il me<strong>di</strong>co, il contegnoformale, l’identificazione con il ruolo in cuimi sono riconosciuto totalmente per una vita…avrebbe prevalso. Ma oggi so che l’essere uomoha dominato nella mia esistenza, perché è dalmio modo <strong>di</strong> essere uomo che è <strong>di</strong>sceso il miomodo <strong>di</strong> essere me<strong>di</strong>co, la concezione della miaprofession».Quale parte <strong>di</strong> Emilio Rocca uomo-me<strong>di</strong>coha ritrovato e confermato grazie a questaesperienza in Gahna?«La consapevolezza che l’ascolto dell’ammalatoè fondamentale: perché è nell’esperienza dell’ascolto,verbale e non, che si concretizza la possibilità<strong>di</strong> incontrare l’umanità. E’ nell’ascolto,nell’apertura, che si concretizza l’amore per lapropria professione e per l’altro».Che cosa vorrebbe trasmettere a chi ci legge?«Vorrei fare insorgere il desiderio <strong>di</strong> vivere un’esperienza<strong>di</strong> profonda umanità simile a questache stiamo raccontando. Vorrei far nascere in chici legge il desiderio <strong>di</strong> darsi, <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi, <strong>di</strong> offrirsi».Il suo generoso desiderio <strong>di</strong> allargare al prossimol’esperienza vissuta si è già, in parte,concretizzato con la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> questaesperienza con le personalità istituzionali chericordava all’inizio della nostra chiacchierata.Accanto a lei ci sono altri compagni <strong>di</strong> viaggio,vero?«Sì, compagni e colleghi che desidero ringraziarecon tutto il cuore. Una straor<strong>di</strong>naria equipe me<strong>di</strong>cami ha coa<strong>di</strong>uvato, composta da Volontaridell’Associazione Me<strong>di</strong>ci in Africa che fa capo alProf. Berti Ribali <strong>di</strong> Genova e che conta <strong>numero</strong>siassociati in ogni regione italiana ed organizzaspe<strong>di</strong>zioni in molti paesi africani: la Dott.ssaRosa Gallo, anestesista, e il Dott. Lello Capillo,chirurgo pe<strong>di</strong>atra, entrambi dell’Ospedale Pugliese<strong>di</strong> <strong>Catanzaro</strong>. L’esperienza con loro è statabellissima, non solo perché proficua e produttivasul piano operativo e professionale, ma anche suquello umano».Che cosa si porta dentro?«Non so se questo sia il mal d’Africa <strong>di</strong> cui tuttiparlano, ma non riesco a togliermi dagli occhi ilsorriso dei bambini, <strong>di</strong>vertiti per la vista dei lorovolti sui nostri cellulari, fotografati nella loro bellezzae innocenza <strong>di</strong>sarmante. Già in altre circostanzeho avuto modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che quel posto appareai miei occhi come un angolo <strong>di</strong> Para<strong>di</strong>so,non solo per la sua natura bella e selvaggia, ma pertutto quello che contiene: laboratori, officine, fattoria,ma soprattutto Scuola e Ospedale. E pensareche tutto questo è opera <strong>di</strong> un solo uomo: unsacerdote illuminato, guidato dalla mano <strong>di</strong> Dio efiducioso nell’aiuto del prossimo, Padre RiccardoNovati, bergamasco, dell’or<strong>di</strong>ne Comboniano».OC - 53

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